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Idea originale della copertina!

Introduzione
Natale, luci, bancarelle, neve, biscottini allo zenzero, renne e atmosfera magica, se
cercate tutto questo a Natale allora Salisburgo fa proprio al caso vostro. A dire la
verità io e Silvia abbiamo scelto Salisburgo perché notoriamente una bella città e
perché desideravamo fare un viaggetto in macchina senza necessariamente passare
una settimana in autostrada. Decidiamo di partire il 19, fare sosta a Bolzano e
ripartire la mattina seguente per Salisburgo dove abbiamo pianificato di stare fino al
22.
Prenotiamo subito le due notti di Salisburgo mentre tergiversiamo su Bolzano. Una
mattina vengo oltretutto “smontato” in quanto, dopo aver ricercato un hotel adatto
alle nostre esigenze ed averlo trovato mi sento dire: “A Bolzano possiamo anche
andare senza prenotare, si cerca un albergo al momento”!
Prima di entrare nel dettaglio del viaggio, ecco l’itinerario suggerito dalla Guida
Michelin:
L’ “Hic sunt leones” non è ovviamente presente per una qualsivoglia discriminazione
razziale ma piuttosto perché la cartina da me disegnata ricorda, vista l’imprecisione,
la cartografia dell’antica Roma secondo cui (ma non è confermato) le zone
inesplorate come Asia ed Africa venissero etichettate con “Qui ci sono i leoni”.
19 Dicembre 2013-12-26
Prevediamo di partire intorno alle 13, quindi la mattina è a completa disposizione per
espletare gli ultimi preparativi in vista della partenza tra cui comprare il kit della
colazione di sopravvivenza, composto da:
 Numero 10 plumcake mulino bianco;
 Numero 3 succhi di frutta alla pesca;
 Numero 3 succhi di frutta alla mela/banana.
Si definisce “colazione di sopravvivenza” quel processo per cui si tenta di placare la
fame chimica del risveglio nell’attesa di passare alla colazione ufficiale al bar o in
Hotel.
Nonostante i buoni propositi partiamo da Firenze intorno alle 15 ed arriviamo a
Bolzano approssimativamente alle ore 19.30. Da sottolineare come “qualcuno di cui
non faccio il nome” abbia passato i secondi 50 minuti di viaggio all’insegna
unicamente dei bisogni primari di un comune essere umano: mangiare – respirare –
dormire, non necessariamente in questo ordine.
Una volta fatto il check-in al “4 Points Sheraton” di Bolzano, entriamo in camera per
prepararci ad un paio d’ore di relax nel centro benessere presente al 7° piano.
Nonostante le raccomandazioni di Silvia a tal proposito, ci presentiamo al centro
benessere vestiti e con gli accappatoi in mano, facendo la figura dei ragazzi di
campagna che per la prima volta dopo 43 anni attraversano i confini del proprio orto.
Andiamo dunque a metterci in accappatoio e riproviamo, sperando in una maggiore
fortuna. Il centro benessere ci mette a disposizione vasca idromassaggio (la cui
accensione ha richiesto più di qualche minuto di studio della zona circostante alla
ricerca di un bottone, una leva, un meccanismo gotico con candela rimovibile che
azionasse l’idromassaggio), una piscina, bagno turco, sauna finlandese ed un
gradevole infuso alla mentadai pericolosi poteri diuretici.
Terminato il tutto facciamo , per non andare a letto senza cena, un salto al McDonald
vicino all’albergo dopodiché andiamo a letto in vista della seconda tappa BolzanoSalisburgo.

20/12/2013
Ci alziamo alla buonora in modo da fare un giretto in centro a Bolzano prima di
risalire in macchina e partire per Salisburgo. Appena parcheggiato in Walter Platz, ci
dirigiamo al bar della Loacker, individuato da Silvia dopo 20 secondi netti di
camminata. Ordiniamo due pezzi dolci e due caffè, che ci vengono serviti in modo
molto compatto sulla vetrina delle paste. Con la mia consueta calma inizio a muovere
le tazzine, i bicchieri d’acqua ed i piattini come se stessi giocando al gioco delle tre
carte con degli ignari turisti. Alla fine di tale mescolamento ossessivo-compulsivo la
mia tazzina si trova in quarta fila e nel cercare di prenderla vedo la stessa piegarsi
minacciosamente su un lato rovesciando inesorabilmente il contenuto sulla vetrina.
La prima reazione è una bestemmia strozzata, per poi passare alla fase di vergogna e
poi a quella goliardica in cui sia io che Silvia trattenevamo a stento le risate e con lei
che mi ripeteva: “E’ la frenesia…è la frenesia”. La scena del crimine, a meno delle
mie capacità artistiche, era come in figura!
Lasciato il bar iniziamo a battere le viuzze di Bolzano con le sue vetrine curate, gli
addobbi natalizi e il profumo di cannella e wurstel che riempie l’aria. Da buon
carnivoro non resisto al fascino del wurstel e ne prendo, per il pranzo, uno di circa 1
metro e 20 mentre Silvia ripiega su un più dietetico Bretzel. Terminato il pasto
torniamo alla macchina e partiamo alla volta di Salisburgo. Durante le circa 5 ore di
viaggio, attraversiamo paesaggi innevati, una piccola nevicata nei pressi di Innsbruck
ed un bestemmiatore bolzanese che all’autogrill ci ha venduto il tagliando
autostradale per circolare in Austria. Tale bestemmiatore è riuscito nella notevole
impressa di creare un ossimoro, nei confronti di un collega che lo disturbava,
affiancando le parole “E’ natale” a “xxx Porco” e proseguendo con “non è che mi
puoi rompere il cazzo così”.
Arriviamo a Salisburgo intorno alle 19 a causa di una lunga coda all’ingresso della
città e di alcuni piccoli errori in autostrada che ci hanno fatto fare avanti e indietro un
paio di volte facendoci vedere lo stesso Burger King una dodicina di volte.
L’Hotel Amadia Salzburg era pulito, con camere sufficientemente grandi e distante
circa 15-20 minuti a piedi dal centro.
Passiamo la serata dando un primo sguardo alla città ed ai ricchi mercatini di Natale,
prima di andare a cena in un ristorante che dall’esterno sembrava molto caratteristico.
Per dovere di cronaca il ristorante si chiama “Zipfer Bierhaus” (www.zipferbierhaus.au) ma lo sconsiglio vivamente. Il cameriere era odioso ed impaziente, il
cibo di medio-bassa qualità e, inammissibile, ci viene portato il conto senza averlo
chiesto in modo da sgombrare velocemente il tavolo. Spulciando TripAdvisor al
ritorno in Italia ho trovato questa recensione, che sottoscrivo in toto.

Terminata la cena (senza nemmeno un centesimo di mancia contravvenendo alle mie
abitudini) proseguiamo con la passeggiata in centro prima di tornare a piedi in
albergo.
21/12/2013
Sveglia intorno alle 8 e subito dritti al punto informazioni di Mozartplatz per
comprare la Salzburgcard ed i biglietti per il concerto di musica classica (Mozart e
Bach) che si terrà la sera nella sala dei marmi nel castello di Mirabell. La
Salzburgcard per un giorno (24h effettive) costa 23€ e garantisce un notevole
risparmio se si vogliono visitare un po’ di attrazioni. Tanto per dare un’idea abbiamo
pagato 23€ per vedere varie attrazioni che, se pagate singolarmente, ci sarebbero
costate 55€.
Una volta espletate queste priorità facciamo colazione al “Caffè Tommaselli” (Alter
Markt 9) ed iniziamo la visita vera e propria della città.
Il tour (de force) parte da Residentz Platz e dall’adiacente duomo, una cattedrale con
due torri e cupola a bulbo, capolavoro dell’arte barocca.

Attraversando Domplatz ci dirigiamo verso l’abbazia di St. Peter ma la nostra
attenzione viene catturata da un mulino che si trova a pochi passi dall’abbazia. Tale
mulino è azionato dall’acqua che scorre nell’antico sistema di canali di Salisburgo e
macina il grano che poi verrà utilizzato nel sottostante panificio (Stiftsbackerei), il
più antico della città, fondato dai monaci. Non lasciate il posto senza aver acquistato
il pane dolce all’uvetta ed il pane nero.
Lasciandosi alle spalle il forno e proseguendo in leggera salita, si giunge al
complesso dell’abbazia, arricchito dal cimitero e dalle catacombe scavate nella parete
rocciosa. A due passi da questo complesso si trova la chiesa francescana, chiesa
caratterizzata da un “collage” di stili architettonici e meritevole di una visita interna.

Dirimpetto alla chiesa si trova il museo “Rupertinum”, galleria legata all’arte
moderna e ospitante esposizioni di arte contemporanea. La galleria è molto deludente
ma se paragonata al museo di arte moderna, che visiteremo in seguito, può essere
considerato un capolavoro degno pretendente del Guggenheim di New York o
dell’Hermitage di San Pietroburgo.
Terminata la visita alla galleria abbiamo pranzato con del gulash ad un chioschetto su
una via, parallela a Getreidegasse, che fiancheggiala chiesa universitaria.
Quest’ultima è l’unica chiesa che non ci è piaciuta nella sua bianchezza ed
essenzialità. In parole povere: “Non c’era niente”.

Mentre torniamo indietro per andare alla funicolare che porta al castello, un signore
con passo particolarmente lento va a sovrapporsi alla nostra traiettoria per una
quindicina di secondi causando lo spazientimento di Silvia che dice: “O via..ti vuoi
muovere?Mica siamo in ferie qui!”. Tale battuta allude al fatto che i nostri ritmi
fossero “un tantino” serrati permettendoci alla fine di vedere in un singolo giorno
quanto la Lonely Planet suggeriva in quattro. Ma andiamo avanti, ricordando
comunque al lettore che, nonostante le cose viste, non sto descrivendo il 12° giorno a
Salisburgo ma solo il primo!
Alzando la testa e osservando il cielo salisburghese è facile imbattersi nella fortezza
che domina da una rocca l’intera città. Per raggiungerla è possibile stimolare
polpacci, quadricipiti e legamenti vari camminando circa 15 minuti oppure servirsi
della funicolare che in pochi minuti raggiunge la vetta. Visto che per noi il tempo è
sovrano optiamo per la seconda soluzione.
Questa fortezza fu fatta costruire a partire dal 1077 ma deve la sua struttura attuale al
principe-arcivescovo (1495-1519) Leonard Von Keutschach.

Salire al castello è sicuramente un must della visita a Salisburgo ma onestamente è un
po’ deludente rispetto alle aspettative. Forse ciò è dovuto ad una fitta nebbia che
impediva la vista oltre i cinque metri impedendo così di godere del panorama sulla
città. La guida Lonely afferma: “non è difficile trascorrere in questa fortezza
un’intera giornata” ma non sono molto d’accordo, a meno che la frase sottintenda un
qualcosa del tipo “se avete voglia di passare metà giornata a tirare sassolini in una
fontana”. Nel momento in cui ho letto a Silvia la frase incriminata, lei ha risposto in
modo piuttosto conciso, lapidario e perentorio dicendo: “Chissà che spaccamento di
maroni”.
Terminata la visita al castello facciamo i salti mortali per aggiungere anche il Museo
di Arte Moderna visto che sarebbe chiuso alle 18. Per raggiungere il museo è
necessario prendere un ascensore seguendo le indicazioni per il MdM (Museum der
Moderne). Inizialmente la mia era solo una battuta ma, una volta visitato, ho avuto la
conferma che l’acronimo MdM non significasse “Musuem Der Moderne” ma
piuttosto “Museo Di Merda”, non andateci nemmeno sotto tortura staliniana. Qui ci
fermiamo comunque nella stanza del guardaroba per fare il punto della situazione!
A poche centinaia di metri dall’ingresso all’ascensore si trova l’Augustiner Braustubl,
un birrificio gestito dal monastero agostiniano che serve birra artigianale in boccali di
ceramica. Scendendo la scalinata d’ingresso si percorre un corridoio su cui si
affacciano banchini gastronomici che offrono prodotti quali wurstel, patate, bretzel,
stinco di maiale e così via. Ai lati del corridoio si aprono le sale con i tavoli, in cui
non è semplice trovare posto. Puntiamo un tavolo che si stava liberando e che al
momento ospitava solo una coppia di lingua germanica sulla sessantina.
Lei, una donna arcigna, severa e priva di muscoli facciali per il sorriso, ci mostra
subito un cartellino con scritto “prenotato” mentre il marito, decisamente più affabile,
ci dice che possiamo restare almeno un’oretta e ci dà il suo benvenuto.
In ogni caso dopo pochi minuti si libera un altro tavolo in cui ci spostiamo e
consumiamo la nostra cena a base di stinco, wurstel, patate e bretzel. La donna
draconiana risponde a tutto ciò mettendosi a fare la maglia la proprio tavolo.

Verso le 19.30 lasciamo la birreria e ci dirigiamo verso il castello di Mirabell in
quanto alle 20 sarebbe iniziato il concerto. La sala dei marmi è meravigliosa ed anche
il concerto non è da meno. Peccato per il violinista che, mentre esegue la Ciaccona di
Bach, si blocca e si scusa dicendo che ha bisogno di prendere lo spartito.
Terminato il concerto, durato in tutto un paio d’ore, torniamo direttamente in albergo
a riposare i nostri poveri corpi in vista dell’ultima mezza giornata in città.
22/12/2013
Sveglia alle 7.45, check out in albergo e già alle 8.45 siamo in giro, perché il
programma della mattina prevede:





Visita della residenza di Mozart
Visita della casa natale di Mozart
Visita della residenza dei principi-arcivescovi
Acquisti vari e mercatini

Iniziamo con la visita della residenza di Mozart, interessante ed arricchita da
un’audio-guida con le opere di Mozart in sottofondo.
Dopo aver attraversato lo Straatsbrucke ci dirigiamo alla casa natale di Mozart,
museo la cui unica attrazione interessante è il piccolo violino ¼ suonato da Mozart in
giovane età.
Lasciamo la casa di Mozart e attraversiamo Judengasse che, vista l’ora appare così:

Consumata una veloce colazione in un bar sulla via, puntiamo dritti alla Residenz, il
palazzo che ospitò i principi-arcivescovi fino all’inizio del XIX secolo. Gli interni
sono meravigliosi, con molti cimeli originali dell’epoca e sale degne del Palazzo di
Schonbrunn a Vienna.
Finita la visita iniziamo la fase di shopping e ripassiamo da Judengasse dove Silvia
dice: “Non c’erano mica tutti sti negozi stamani”. “Sì Silvia, c’erano ma era l’alba ed
erano tutti chiusi!”.
Proseguiamo in Getreidegasse, famosa per le insegne in ferro battuto, dove
pranziamo al Nordsee con panino alla aringhe, sandwich al salmone, gamberi e
patatine fritte.

Vicino al Nordsee troviamo un Despar che razziamo senza pietà di palle di Mozart e
cioccolate varie tant’è che la scena all’uscita era più o meno così:

Usciamo dal Despar carichi ma rimaniamo un po’ delusi per non essere le persone
più cariche della via in quanto c’era una ragazza che portava sottobraccio una specie
di cassa da morto di un paio di metri quadri. Finito lo shopping è il momento di
tornare in albergo e ripartire verso Firenze. Il viaggio di ritorno è tranquillo fino al
Brennero dove, prima entriamo in un posto sperduto spacciato per autogrill e poi ci
fermiamo all’autogrill della catena “Siriogrill”, forse l’unico in tutto il vecchio
continente. La vetrina dei panini è una rappresentazione concreta dello “spazio
vuoto” visto che offre un’unica tipologia di schiaccina con cotto e fontina. Tali
schiaccine ricordavano paurosamente la “Luisona”, istituzione che i lettori di “Bar
Sport” di Stefano Benni conosceranno sicuramente. Una volta terminato lo spuntino
ripartiamo per Firenze dove arriveremo intorno alle 24, terminando così il nostro
viaggetto.

Conclusioni
Salisburgo è una città deliziosa che richiede un paio di giorni completi per essere
visitata senza troppi affanni. A parte la residenza dei principi-arcivescovi e la
residenza di Mozart, le altre attrazioni al chiuso non sono degne di nota. Tuttavia
anche una visita al castello è d’obbligo. Con Silvia è stato un viaggio fantastico,
abbiamo riso molto, corso come dei forsennati e siamo riusciti a mettere il segno di
spunta a tutto quello che volevamo fare. L’unica cosa è che ora servirebbe una
vacanza per riposarsi dalla vacanza!!
Alla prossima!
Matteo

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Diario di viaggio salisburgo

  • 1.
  • 2. Idea originale della copertina! Introduzione Natale, luci, bancarelle, neve, biscottini allo zenzero, renne e atmosfera magica, se cercate tutto questo a Natale allora Salisburgo fa proprio al caso vostro. A dire la verità io e Silvia abbiamo scelto Salisburgo perché notoriamente una bella città e perché desideravamo fare un viaggetto in macchina senza necessariamente passare una settimana in autostrada. Decidiamo di partire il 19, fare sosta a Bolzano e ripartire la mattina seguente per Salisburgo dove abbiamo pianificato di stare fino al 22. Prenotiamo subito le due notti di Salisburgo mentre tergiversiamo su Bolzano. Una mattina vengo oltretutto “smontato” in quanto, dopo aver ricercato un hotel adatto alle nostre esigenze ed averlo trovato mi sento dire: “A Bolzano possiamo anche andare senza prenotare, si cerca un albergo al momento”! Prima di entrare nel dettaglio del viaggio, ecco l’itinerario suggerito dalla Guida Michelin:
  • 3. L’ “Hic sunt leones” non è ovviamente presente per una qualsivoglia discriminazione razziale ma piuttosto perché la cartina da me disegnata ricorda, vista l’imprecisione, la cartografia dell’antica Roma secondo cui (ma non è confermato) le zone inesplorate come Asia ed Africa venissero etichettate con “Qui ci sono i leoni”. 19 Dicembre 2013-12-26 Prevediamo di partire intorno alle 13, quindi la mattina è a completa disposizione per espletare gli ultimi preparativi in vista della partenza tra cui comprare il kit della colazione di sopravvivenza, composto da:  Numero 10 plumcake mulino bianco;  Numero 3 succhi di frutta alla pesca;  Numero 3 succhi di frutta alla mela/banana. Si definisce “colazione di sopravvivenza” quel processo per cui si tenta di placare la fame chimica del risveglio nell’attesa di passare alla colazione ufficiale al bar o in Hotel. Nonostante i buoni propositi partiamo da Firenze intorno alle 15 ed arriviamo a Bolzano approssimativamente alle ore 19.30. Da sottolineare come “qualcuno di cui non faccio il nome” abbia passato i secondi 50 minuti di viaggio all’insegna
  • 4. unicamente dei bisogni primari di un comune essere umano: mangiare – respirare – dormire, non necessariamente in questo ordine. Una volta fatto il check-in al “4 Points Sheraton” di Bolzano, entriamo in camera per prepararci ad un paio d’ore di relax nel centro benessere presente al 7° piano. Nonostante le raccomandazioni di Silvia a tal proposito, ci presentiamo al centro benessere vestiti e con gli accappatoi in mano, facendo la figura dei ragazzi di campagna che per la prima volta dopo 43 anni attraversano i confini del proprio orto. Andiamo dunque a metterci in accappatoio e riproviamo, sperando in una maggiore fortuna. Il centro benessere ci mette a disposizione vasca idromassaggio (la cui accensione ha richiesto più di qualche minuto di studio della zona circostante alla ricerca di un bottone, una leva, un meccanismo gotico con candela rimovibile che azionasse l’idromassaggio), una piscina, bagno turco, sauna finlandese ed un gradevole infuso alla mentadai pericolosi poteri diuretici. Terminato il tutto facciamo , per non andare a letto senza cena, un salto al McDonald vicino all’albergo dopodiché andiamo a letto in vista della seconda tappa BolzanoSalisburgo. 20/12/2013 Ci alziamo alla buonora in modo da fare un giretto in centro a Bolzano prima di risalire in macchina e partire per Salisburgo. Appena parcheggiato in Walter Platz, ci dirigiamo al bar della Loacker, individuato da Silvia dopo 20 secondi netti di camminata. Ordiniamo due pezzi dolci e due caffè, che ci vengono serviti in modo molto compatto sulla vetrina delle paste. Con la mia consueta calma inizio a muovere le tazzine, i bicchieri d’acqua ed i piattini come se stessi giocando al gioco delle tre carte con degli ignari turisti. Alla fine di tale mescolamento ossessivo-compulsivo la mia tazzina si trova in quarta fila e nel cercare di prenderla vedo la stessa piegarsi minacciosamente su un lato rovesciando inesorabilmente il contenuto sulla vetrina. La prima reazione è una bestemmia strozzata, per poi passare alla fase di vergogna e poi a quella goliardica in cui sia io che Silvia trattenevamo a stento le risate e con lei che mi ripeteva: “E’ la frenesia…è la frenesia”. La scena del crimine, a meno delle mie capacità artistiche, era come in figura!
  • 5. Lasciato il bar iniziamo a battere le viuzze di Bolzano con le sue vetrine curate, gli addobbi natalizi e il profumo di cannella e wurstel che riempie l’aria. Da buon carnivoro non resisto al fascino del wurstel e ne prendo, per il pranzo, uno di circa 1 metro e 20 mentre Silvia ripiega su un più dietetico Bretzel. Terminato il pasto torniamo alla macchina e partiamo alla volta di Salisburgo. Durante le circa 5 ore di viaggio, attraversiamo paesaggi innevati, una piccola nevicata nei pressi di Innsbruck ed un bestemmiatore bolzanese che all’autogrill ci ha venduto il tagliando autostradale per circolare in Austria. Tale bestemmiatore è riuscito nella notevole impressa di creare un ossimoro, nei confronti di un collega che lo disturbava, affiancando le parole “E’ natale” a “xxx Porco” e proseguendo con “non è che mi puoi rompere il cazzo così”.
  • 6. Arriviamo a Salisburgo intorno alle 19 a causa di una lunga coda all’ingresso della città e di alcuni piccoli errori in autostrada che ci hanno fatto fare avanti e indietro un paio di volte facendoci vedere lo stesso Burger King una dodicina di volte. L’Hotel Amadia Salzburg era pulito, con camere sufficientemente grandi e distante circa 15-20 minuti a piedi dal centro. Passiamo la serata dando un primo sguardo alla città ed ai ricchi mercatini di Natale, prima di andare a cena in un ristorante che dall’esterno sembrava molto caratteristico. Per dovere di cronaca il ristorante si chiama “Zipfer Bierhaus” (www.zipferbierhaus.au) ma lo sconsiglio vivamente. Il cameriere era odioso ed impaziente, il cibo di medio-bassa qualità e, inammissibile, ci viene portato il conto senza averlo chiesto in modo da sgombrare velocemente il tavolo. Spulciando TripAdvisor al ritorno in Italia ho trovato questa recensione, che sottoscrivo in toto. Terminata la cena (senza nemmeno un centesimo di mancia contravvenendo alle mie abitudini) proseguiamo con la passeggiata in centro prima di tornare a piedi in albergo. 21/12/2013 Sveglia intorno alle 8 e subito dritti al punto informazioni di Mozartplatz per comprare la Salzburgcard ed i biglietti per il concerto di musica classica (Mozart e Bach) che si terrà la sera nella sala dei marmi nel castello di Mirabell. La Salzburgcard per un giorno (24h effettive) costa 23€ e garantisce un notevole risparmio se si vogliono visitare un po’ di attrazioni. Tanto per dare un’idea abbiamo pagato 23€ per vedere varie attrazioni che, se pagate singolarmente, ci sarebbero costate 55€. Una volta espletate queste priorità facciamo colazione al “Caffè Tommaselli” (Alter Markt 9) ed iniziamo la visita vera e propria della città.
  • 7. Il tour (de force) parte da Residentz Platz e dall’adiacente duomo, una cattedrale con due torri e cupola a bulbo, capolavoro dell’arte barocca. Attraversando Domplatz ci dirigiamo verso l’abbazia di St. Peter ma la nostra attenzione viene catturata da un mulino che si trova a pochi passi dall’abbazia. Tale mulino è azionato dall’acqua che scorre nell’antico sistema di canali di Salisburgo e macina il grano che poi verrà utilizzato nel sottostante panificio (Stiftsbackerei), il più antico della città, fondato dai monaci. Non lasciate il posto senza aver acquistato il pane dolce all’uvetta ed il pane nero.
  • 8. Lasciandosi alle spalle il forno e proseguendo in leggera salita, si giunge al complesso dell’abbazia, arricchito dal cimitero e dalle catacombe scavate nella parete rocciosa. A due passi da questo complesso si trova la chiesa francescana, chiesa caratterizzata da un “collage” di stili architettonici e meritevole di una visita interna. Dirimpetto alla chiesa si trova il museo “Rupertinum”, galleria legata all’arte moderna e ospitante esposizioni di arte contemporanea. La galleria è molto deludente ma se paragonata al museo di arte moderna, che visiteremo in seguito, può essere considerato un capolavoro degno pretendente del Guggenheim di New York o dell’Hermitage di San Pietroburgo. Terminata la visita alla galleria abbiamo pranzato con del gulash ad un chioschetto su una via, parallela a Getreidegasse, che fiancheggiala chiesa universitaria.
  • 9. Quest’ultima è l’unica chiesa che non ci è piaciuta nella sua bianchezza ed essenzialità. In parole povere: “Non c’era niente”. Mentre torniamo indietro per andare alla funicolare che porta al castello, un signore con passo particolarmente lento va a sovrapporsi alla nostra traiettoria per una quindicina di secondi causando lo spazientimento di Silvia che dice: “O via..ti vuoi muovere?Mica siamo in ferie qui!”. Tale battuta allude al fatto che i nostri ritmi fossero “un tantino” serrati permettendoci alla fine di vedere in un singolo giorno quanto la Lonely Planet suggeriva in quattro. Ma andiamo avanti, ricordando comunque al lettore che, nonostante le cose viste, non sto descrivendo il 12° giorno a Salisburgo ma solo il primo! Alzando la testa e osservando il cielo salisburghese è facile imbattersi nella fortezza che domina da una rocca l’intera città. Per raggiungerla è possibile stimolare polpacci, quadricipiti e legamenti vari camminando circa 15 minuti oppure servirsi della funicolare che in pochi minuti raggiunge la vetta. Visto che per noi il tempo è sovrano optiamo per la seconda soluzione.
  • 10. Questa fortezza fu fatta costruire a partire dal 1077 ma deve la sua struttura attuale al principe-arcivescovo (1495-1519) Leonard Von Keutschach. Salire al castello è sicuramente un must della visita a Salisburgo ma onestamente è un po’ deludente rispetto alle aspettative. Forse ciò è dovuto ad una fitta nebbia che impediva la vista oltre i cinque metri impedendo così di godere del panorama sulla città. La guida Lonely afferma: “non è difficile trascorrere in questa fortezza un’intera giornata” ma non sono molto d’accordo, a meno che la frase sottintenda un qualcosa del tipo “se avete voglia di passare metà giornata a tirare sassolini in una fontana”. Nel momento in cui ho letto a Silvia la frase incriminata, lei ha risposto in modo piuttosto conciso, lapidario e perentorio dicendo: “Chissà che spaccamento di maroni”. Terminata la visita al castello facciamo i salti mortali per aggiungere anche il Museo di Arte Moderna visto che sarebbe chiuso alle 18. Per raggiungere il museo è necessario prendere un ascensore seguendo le indicazioni per il MdM (Museum der Moderne). Inizialmente la mia era solo una battuta ma, una volta visitato, ho avuto la conferma che l’acronimo MdM non significasse “Musuem Der Moderne” ma piuttosto “Museo Di Merda”, non andateci nemmeno sotto tortura staliniana. Qui ci fermiamo comunque nella stanza del guardaroba per fare il punto della situazione!
  • 11. A poche centinaia di metri dall’ingresso all’ascensore si trova l’Augustiner Braustubl, un birrificio gestito dal monastero agostiniano che serve birra artigianale in boccali di ceramica. Scendendo la scalinata d’ingresso si percorre un corridoio su cui si affacciano banchini gastronomici che offrono prodotti quali wurstel, patate, bretzel, stinco di maiale e così via. Ai lati del corridoio si aprono le sale con i tavoli, in cui non è semplice trovare posto. Puntiamo un tavolo che si stava liberando e che al momento ospitava solo una coppia di lingua germanica sulla sessantina. Lei, una donna arcigna, severa e priva di muscoli facciali per il sorriso, ci mostra subito un cartellino con scritto “prenotato” mentre il marito, decisamente più affabile, ci dice che possiamo restare almeno un’oretta e ci dà il suo benvenuto. In ogni caso dopo pochi minuti si libera un altro tavolo in cui ci spostiamo e consumiamo la nostra cena a base di stinco, wurstel, patate e bretzel. La donna draconiana risponde a tutto ciò mettendosi a fare la maglia la proprio tavolo. Verso le 19.30 lasciamo la birreria e ci dirigiamo verso il castello di Mirabell in quanto alle 20 sarebbe iniziato il concerto. La sala dei marmi è meravigliosa ed anche il concerto non è da meno. Peccato per il violinista che, mentre esegue la Ciaccona di Bach, si blocca e si scusa dicendo che ha bisogno di prendere lo spartito.
  • 12. Terminato il concerto, durato in tutto un paio d’ore, torniamo direttamente in albergo a riposare i nostri poveri corpi in vista dell’ultima mezza giornata in città. 22/12/2013 Sveglia alle 7.45, check out in albergo e già alle 8.45 siamo in giro, perché il programma della mattina prevede:     Visita della residenza di Mozart Visita della casa natale di Mozart Visita della residenza dei principi-arcivescovi Acquisti vari e mercatini Iniziamo con la visita della residenza di Mozart, interessante ed arricchita da un’audio-guida con le opere di Mozart in sottofondo. Dopo aver attraversato lo Straatsbrucke ci dirigiamo alla casa natale di Mozart, museo la cui unica attrazione interessante è il piccolo violino ¼ suonato da Mozart in giovane età. Lasciamo la casa di Mozart e attraversiamo Judengasse che, vista l’ora appare così: Consumata una veloce colazione in un bar sulla via, puntiamo dritti alla Residenz, il palazzo che ospitò i principi-arcivescovi fino all’inizio del XIX secolo. Gli interni sono meravigliosi, con molti cimeli originali dell’epoca e sale degne del Palazzo di Schonbrunn a Vienna. Finita la visita iniziamo la fase di shopping e ripassiamo da Judengasse dove Silvia dice: “Non c’erano mica tutti sti negozi stamani”. “Sì Silvia, c’erano ma era l’alba ed erano tutti chiusi!”.
  • 13. Proseguiamo in Getreidegasse, famosa per le insegne in ferro battuto, dove pranziamo al Nordsee con panino alla aringhe, sandwich al salmone, gamberi e patatine fritte. Vicino al Nordsee troviamo un Despar che razziamo senza pietà di palle di Mozart e cioccolate varie tant’è che la scena all’uscita era più o meno così: Usciamo dal Despar carichi ma rimaniamo un po’ delusi per non essere le persone più cariche della via in quanto c’era una ragazza che portava sottobraccio una specie di cassa da morto di un paio di metri quadri. Finito lo shopping è il momento di tornare in albergo e ripartire verso Firenze. Il viaggio di ritorno è tranquillo fino al Brennero dove, prima entriamo in un posto sperduto spacciato per autogrill e poi ci
  • 14. fermiamo all’autogrill della catena “Siriogrill”, forse l’unico in tutto il vecchio continente. La vetrina dei panini è una rappresentazione concreta dello “spazio vuoto” visto che offre un’unica tipologia di schiaccina con cotto e fontina. Tali schiaccine ricordavano paurosamente la “Luisona”, istituzione che i lettori di “Bar Sport” di Stefano Benni conosceranno sicuramente. Una volta terminato lo spuntino ripartiamo per Firenze dove arriveremo intorno alle 24, terminando così il nostro viaggetto. Conclusioni Salisburgo è una città deliziosa che richiede un paio di giorni completi per essere visitata senza troppi affanni. A parte la residenza dei principi-arcivescovi e la residenza di Mozart, le altre attrazioni al chiuso non sono degne di nota. Tuttavia anche una visita al castello è d’obbligo. Con Silvia è stato un viaggio fantastico, abbiamo riso molto, corso come dei forsennati e siamo riusciti a mettere il segno di spunta a tutto quello che volevamo fare. L’unica cosa è che ora servirebbe una vacanza per riposarsi dalla vacanza!! Alla prossima! Matteo