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INDICE
Introduzione................................................................................................................. p. 2
Capitolo I – La politica estera del Regno di Napoli nel Decennio francese...... p. 5
Capitolo II – I rapporti tra il Regno di Napoli e il Levante............................. p. 15
Capitolo III – Consoli e ambasciatori italiani e inglesi a Costantinopoli....... p. 28
Capitolo IV –La politica estera inglese tra Mediterraneo e Mar Nero nella
corrispondenza della legazione napoletana: rapporti regolari (1807 – 1814) p. 36
Appendice ..........................................................................................................p. 48
Fonti ..................................................................................................................p. 75
Bibliografia ...................................................................................................... p. 77
Sitografia........................................................................................................... p.80
Ringraziamenti .................................................................................................... p.81
2
Introduzione
Gli avvenimenti storici che hanno caratterizzato l’area mediterranea e l’area del
Mar Nero sono ben noti a coloro i quali interessa studiarli, così come possono
essere facilmente reperibili nei testi riguardanti tale materia da coloro che non
ne sono esperti.
Nelle opere che si potrebbero utilizzare per rintracciare le vicissitudini di
queste due aree non sono presenti però dettagli che si possono ricavare invece
da documentazioni più particolaristiche, come lo sono le corrispondenze
diplomatiche custodite negli archivi storici di diverse città.
L’obiettivo di questo lavoro è quello di fornire dettagli sull’area del Mar Nero
nel periodo del Decennio Francese, attraverso la lettura della corrispondenza
dei consoli napoletani che risiedono a Costantinopoli e che vivono tutte le
vicende che qui si verificano, estrapolando dettagli atti a comprendere aspetti
di una cultura ritenuta, erroneamente, a noi estranea troppo a lungo e provando
ad arricchire di particolari quelle informazioni che già possediamo a
riguardo.Più precisamente, nella prima parte del lavoro viene illustrata la
politica estera del Regno di Napoli nel Decennio, le sue relazioni con la Russia,
nuova potenza che rapidamente vuole introdursi nei giochi d’equilibrio
mediterranei e levantini, così come le sue relazioni col Mar Nero nell’ottica di
voler smentire l’idea di una loro storica lontananza. La sezione continua
fornendo particolari riguardanti le motivazioni che giustificano la grande
importanza che viene data alla corrispondenza diplomatica, le modalità con cui
3
questa avvienee come arriva a destinazione. Ben pochi sanno come la posta
napoletana sia stata la più prestigiosa dell’epoca e ancora in questa prima
sezione viene introdotta la figura di colui che ha tentato di renderla ancora più
preziosa per salvaguardare la continuità della corrispondenza: Guglielmo
Maurizio Ludolf. Una seconda parte è destinata a tracciare il profilo dei
rapporti specifici tra Regno di Napoli e Levante con un iniziale excursus che
cerchi di inquadrare i rapporti tra i due attori dal XVIII secolo al
Decennio,anche da un punto di vista commerciale,per entrare poi nel dettaglio
dei documenti analizzati che presentano i contenuti più disparati. Considerando
che le corrispondenze analizzate vengono redatte in un momento di
cambiamento per l’Impero, sia al suo interno che al suo esterno col
coinvolgimento nel lungo ed estenuante conflitto coi russi, viene descritta una
fase ardua per la popolazione turca ma anche per i funzionari diplomatici
residenti a Costantinopoli e questo è assolutamente evidente se si comparano
corrispondenze anche di poco precedenti al Decennio con quelle redatte in
questo periodo. Il cambiamento della realtà circostante cambia lo sguardo del
narratore e con esso la percezione che il lettore ha di quel mondo. Con la terza
parte si danno cenni biografici dei personaggi incontrati nelle prime due
sezioni e si vogliono introdurre quelli che agiscono poi nella quarta ed ultima
parte. Questa tratta di un particolare argomento estratto dalle corrispondenze
che ho analizzato e che ho deciso poi di approfondire maggiormente: la politica
estera inglese nell’area levantina.
Le corrispondenze che ho utilizzato per approfondirequesto tema sono
custodite nell’Archivio di Stato di Napoli e hanno offerto dettagli e
4
avvenimenti non noti la cui analisi mi ha suggerito una conclusione abbastanza
semplice che credo possa essere applicata anche ai tempi moderni: nonostante
le potenze possano entrare in conflitto bellico e riportare vittorie nei luoghi in
cui queste guerre si combattono, gli equilibri politici si giocano sempre su ben
altri tavoli. Se si considera il caso inglese che ho voluto approfondire, si nota
come l’Inghilterra abbia utilizzato nella gran parte dei casi degli specifici ed
elaborati stratagemmi diplomatici per raggiungere il proprio obiettivo o,
quantomeno, per mantenere alta la sua influenza sui territori dell’Impero.
Queste elaborazioni quasi mai sono state rumorose e manifeste, ma sembrano
avere avuto come caratteristiche vincenti la loro messa in atto in maniera
celata, senza che al di fuori ne siano stati chiare le motivazioni e le modalità
d’utilizzo; quand’anche i piani
inglesi non siano stati realizzati in sordina va comunque sottolineata la
sorprendente capacità dei diplomatici inglesi di realizzare i loro progetti non
vacillando dalla loro posizione di potenza egemone tra quelle europee insieme
con la Francia e di essersi insinuata negli affari e di aver contribuito a
sgretolare, anche grazie alla diplomazia, un Impero con più di mezzo millennio
di vita.
5
Capitolo I
La politica estera del Regno di Napoli nel Decennio francese
Il Regno di Napoli è l’antico stato italiano formatosi nel XII secolo grazie
all’unificazione monarchica del Mezzogiorno ad opera dei Normanni e che,
nonostante le numerose dinastie succedutesi al suo trono e la sua tendenza
centrifuga e particolarista invece che unitaria, è tra i protagonisti della nostra
penisola fino al XIX secolo1
.
Per tutte le dinastie che in esso si succedono, il Regno è uno dei più importanti
pilastri per il dominio politico e commerciale nel Mediterraneo grazie alla sua
posizione strategica che permettedi avere un controllo ravvicinato sui turchi,
sul Nordafrica e sulla Santa Sede oltre che esercitare un controllo sulle
dirompenti ambizioni territoriali napoleoniche2
.
Come, infatti, osserva Giuseppe Galasso: ‘la monarchia trascinava il regno
come parte del suo sistema nella grande politica internazionale e gliene
addossava il peso tutt’altro che lieve’3
.Proprio a causa delle sue numerose
reggenze, il Regno di Napoli è spesso oggetto malleabile nelle mani delle
diverse dominazioni, comportando delle debolezze politiche di cui ancora in
1
Per un’analisi più approfondita del Regno di Napoli rinvio a A. LEPRE, Storia del
Mezzogiorno d’Italia, Napoli 1986, vol 1, pp. 11-19.
2
Su questo argomento approfondire con F. BARRA, Il Mezzogiorno e le potenze europee
nell’età moderna, Milano 1993,pp.21-22.
3
Per approfondimenti si consulti G. GALASSO, Il Mezzogiorno da ‘‘questione’’ a ‘’problema
aperto’’, Manduria (TA) 2005, pp.178-179.
6
futuro si potranno sentire i retaggi. Questa sfera politica complicata dalla
convivenza ‘forzata’ di tante diversità e anche dall’interesse di alcuni sovrani a
mantenere il Regno in una condizione di sottomissione,non impediscono a
questo attore di sfruttare i vantaggi derivanti dalla propria posizione
territorialeguardando soprattutto all’aspetto commerciale.Nel ‘700 il
Mediterraneo assume, infatti, un ruolo importante per le strategie
commerciali e marittime e conseguentemente per i giochi d’equilibrio europei4
,
anche se è doveroso considerare che i paesi più forti esercitano una pressione
ovviamente maggiore a livello commerciale, per cui le reggenze, in particolar
modo quella borbonica, cercano di rilanciare l’economia meridionale con una
serie di trattati di navigazione e di commercio facendole guadagnare rapporti
regolari con la Danimarca, la Svezia e l’Olanda allo scopo di sfruttare le vie
commerciali fino a quel momento non sperimentate come l’Oceano o il Mar
del Nord5
.
L’Europa degli ultimi decenni del Settecento e dei primi dell’Ottocento èil
teatro di numerose guerre tra vecchie ed emergenti potenze a causa di
motivazioni strettamente legate alla sfera commerciale. A suscitare tale
interesse e a creare tante controversie è in primo luogo una gara tra le varie
potenze per la conquista balcanica; a questa sono da affiancarsi poi gli interessi
per i flussi di merci del Mediterraneo orientale che si realizzano in particolare
tra i porti di Napoli, Odessa, Costantinopoli, Messina, Pietroburgo e
4
Per un approfondimento sull’argomento si rinvia a di G. GALASSO, Il Regno di Napoli: il
Mezzogiorno borbonico e napoleonico (1734-1815), Torino 2007, pp. 494.
5
Si rimanda alla consultazione dei testi: F. BARRA, Il Mezzogiorno d’Italia e R. AJELLO, I
Borbone di Napoli e i Borbone di Spagna, pp. 307-308.
7
Palermo.6
In questi decenni la Russia ‘illuminata’ di Caterina II vede
incrementare la
propria immagine a seguito soprattutto della stipulazione del trattato di
KüçükKaynarca(1774) che presenta una nuova Russia capace di imporsi come
inaspettato grande attore nell’equilibrioeuropeo e, come tutte le altre grandi
potenze che agiscono in questo spazio, intenzionata ad accaparrarsi anch’essa
un ruolo di punta nei commerci mediterranei e del Sud in generale7
.
La zarina è consapevole dell’importanza di affidarsi allo strumento diplomatico
per il raggiungimento dei suoi fini e come lei lo sono anche molte altri stati,
come lo stesso Regno di Napoli che già fa grande affidamento sui propri
rappresentanti all’estero.
Non a caso, le relazioni diplomatiche tra il Regno e la Russia nei primi anni
dell’Ottocento sembrano essere particolarmente fittee le cause sono da
ricondursi a motivazioni politiche oltre che, più ovviamente, economiche8
.Per
quanto riguarda le prime è necessario precisare che la figura del diplomatico è
in questo momento sostanzialmente l’unica a poter procurare informazioni di
ogni genere ai governi del proprio paese, in quanto, parlandosi di ‘missioni
diplomatiche’ lasciando così intendere il trasferimento del console in altri
territori, nelle relazioni, dispacci o ‘lettere’,si riportano episodi, grandi
6
Per un quadro generale si rimanda al testo M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno
d’Italia tra Sette e Ottocento, Bari 2004, p. 14.
7
Questo dato emerge chiaramente nel lavoro di M. MAFRICI, La diplomazia in azione nel
Sette-Ottocento: rapporti commerciali tra la Russia e il Regno di Napoli in Mediterraneo e/è
Mar Nero: due mari tra età moderna e contemporaneaa cura di L. MASCILLI MIGLIORINI e
M. MAFRICI, Napoli 2012, pp. 35- 40.
8
Per un maggiore arricchimento della tematica riferirsi a M. SIRAGO, Il consolato napoletano
nel Mar Nero e lo sviluppo di Odessa tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento,
Procida 2008, pp.18-19e M. MARZANO, I de Ribas: una famiglia napoletana a Odessa in
Mediterraneo e/è Mar Nero, cit., pp. 143-145.
8
avvenimenti o anche scene di normale vita quotidiana cui lo stesso diplomatico
assiste nella città che ospita la sua missione9
.Le informazioni raccolte sono
assolutamente necessarie a dare un’idea politica e sociale di paesi lontani che
spesso proprio per questo finiscono col rimanere sconosciuti ai più.L’idea
politica che se ne acquisisce non è da vedersi come disgiunta da un’idea
economica del paese; l’accordo politico può essere visto infatti come
un’anticamera per il raggiungimento di obiettivi economici che riguardano,
nella maggior parte dei casi, l’incremento significativo dello scambio
economico tra il paese straniero e la madrepatria10
.Spesso chiamati
‘bollettini’,nei documenti di stampo economico che sono pervenuti nonsolo si
riporta l’elencazione delle quantità di merci importate o riferimenti a
pagamenti effettuati, ma si evince anche la funzione di mediazione negli scali e
nei centri di consumo e scambio, talvoltaricoperta dagli stessi funzionari
diplomatici con la collaborazione dimercanti e negozianti11
.
Come precedentemente accennato, i rapporti del Regno di Napoli con la Russia
sono molto fitti grazie a una serie di trattati commerciali che il primo ha
assoluto interesse nel concludere; interesse ovviamente non unilaterale, visto il
desiderio russo di entrare in nuovi mercati mediterranei da cui il Regno di
Napoli, in quanto senza dubbio geograficamente in nettissimo vantaggio sulle
altre potenze, trae indiscutibili guadagni.
9
Questo dato emerge particolarmente dalla corrispondenza degli ambasciatori europei dalla
metà del Settecento al 1815.
10
Si rinvia al testo A. DI VITTORIO, Il commercio tra Levante ottomano e Napoli, Napoli
1979, pp.34-36.
11
L. MASCILLI MIGLIORINI eM. MAFRICI, Mediterraneo e/è Mar Nero, cit., p. XII.
9
L’interesse napoletano a concludere una partnership commerciale con l’impero
russo si innesca in particolar misura con la concessione della libertà di
navigazione che Caterina ottiene nel Mar Nero, insieme con Austria e
Francia12
. Si presenta quindi per il Regno la ghiotta occasione di allacciare
proficui rapporti commerciali non solo con il nuovo Impero, ma anche col
Levante e in generale con tutta l’area del Mar Nero, spesso ancora identificato
con l’antica dicitura ‘lago ottomano’13
.Guardare a questo accordo col mondo
levantino come fosse un evento di rara portata è in realtà quasi ingiustopoiché
potrebbe suggerire quasi una lontananza di questi due mondi fino a quel
momento, come fossero due identità vissute in tempi e spazi lontani e distaccati
l’unodall’altra, mentre la realtà si presenta indiscutibilmente ben diversa14
.
Il Mediterraneo ed il Mar Nero sono stati due attori in connessione sin da tempi
molto remoti; basti pensare alle strette relazioni tra i due attori nate già tra il
980 a.C. ed il Trecento, quando l’Islam identificò come punti di riferimento
culturali la cultura persiana e soprattutto quella ellenica15
.Rimarchevole è
osservare che è stato proprio grazie al mondo islamico che l’Europa ha potuto
recuperare una buona parte delle testimonianze del mondo culturale
classico16
.Ciò non può che comportare la conferma di una forte relazione tra
queste due identità che, erroneamente, si pensano essere disgiunte e con una
12
Si consulti M.L. CAVALCANTI, Alle origini del Risorgimento. Le relazioni commerciali tra
il Regno di Napoli e la Russia 1777-1815, Genève 1979, pp. 78-80.
13
F. CANALE CAMA, D. CASANOVA, R.M. DELLI QUADRI, Storia del Mediterraneo
moderno e contemporaneo,Napoli 2009, p. 122.
14
Per ulteriori ricerche sul mondo ottomano si rinvia ai testi R. MANTRAN, Storia dell’Impero
ottomano, Lecce 1999 e C. KING, Storia del Mar Nero, Roma 2005.
15
Per approfondire la tematica si rintraccino i testi N. ASCHERSON, Mar Nero. Storie e miti
del Mediterraneo d’Oriente, Torino 1999, pp. 56-57 e F. BRAUDEL, Memorie del
Mediterraneo, Milano 1999, p. 45.
16
F. CANALE CAMA, D. CASANOVA, R.M. DELLI QUADRI, Storia del Mediterraneo,
cit., pp. 26-27.
10
storia personale distaccata dall’altra, senza fermarsi a guardare al fatto che pur
essendovi periodi storici di forte conflitto tra i due o di affievolito contatto,
esso non è mai interrotto17
.Non guardare a questi elementi fa si che le due
identità siano considerate solo in termini spaziali, mentre è da notare che l’area
ottomana rileva le stesse problematiche interne e gli stessi intercorsi storici che
anche il Mediterraneo riscontra nel corso della sua storia ed è per questo che le
due identità possono essere addirittura sovrapposte18
.
L’Impero ottomano è stato considerato per buona parte della sua durata
un’entità chiusa, arroccata in se stessa, condizione, questa, la cui smentitanon è
da rintracciarsiin epoche così lontane come l’età classica, ma è sufficiente
guardare al settecentesco sultanato di Ahmed III,particolarmente improntato ad
intensificare e migliorare le relazioni con l’esteroattraverso regolari rapporti
con gli ambasciatori stranieri residenti ad Istanbul, promuovendo fortemente
anche l’invio di propri rappresentanti ed osservatori nelle capitali europee19
. Da
questo momento, le corrispondenze e i rapporti tra potenze europee e Impero
ottomano si fanno sempre più costanti e tra i fautori di questa fervente
comunicazione si rintraccia proprio il Regno di Napoli.
Installare legazioni diplomatiche a Costantinopoli si rivela essere
assolutamente irrinunciabile per il raccoglimento di informazioni politiche,
economiche e sociali e l’obiettivo è favorire questa corrispondenza in tutte le
17
J. GOODWIN, I Signori degli orizzonti, Torino 1998, p. 30.
18
Ci si riferisce a di L. M. MIGLIORINI e M. MAFRICI, Mediterraneo e/è Mar Nero, cit., pp.
5-8.
19
Per approfondire le relazioni tra l’Impero ottomano e le potenze europee si rinvia ai testiF.
CANALE CAMA, D. CASANOVA, R.M. DELLI QUADRI, Storia del Mediterraneo, cit., p.
199 e F. CARDINI, Europa e Islam. Storia di un malinteso, Roma-Bari, p. 89.
11
sue modalità, poiché la capitale ottomana è ampioriferimentoper laconfluenza
di tutti i traffici da e verso l’Europa.
Le corrispondenzetra i diplomatici napoletani a Costantinopoli e la madrepatria
conferiscono ai destinatari un’idea spesso ben precisa delle caratteristiche della
popolazione turca: si comprende il loro modo di prepararsi e compattarsi sia
spiritualmente che militarmente per affrontare grandi guerre che spesso
generano situazioni di enorme povertà, come la mancanza del pane e di cibo
che danno luogo ascene di forte tensione che sembrano colpire molto lo stesso
mittente; le reazioni della popolazione ad avvenimenti catastrofici come le
epidemie di peste; l’estrema riverenza e rispetto dimostrata al Sultano e a tutto
ciò che lo riguardi; la tolleranza nei confronti dei diplomaticinonostante siano
culturalmente estranei al mondo levantino20
. Molta importanza è data anche
alle descrizioni dei rapporti tra i consoli delle diverse legazioni che raramente
sembrano essere tesi, salvo casi in cui i rispettivi governi entrano in guerra tra
loro o quando si verificano incidenti diplomatici che generano attrito tra questi,
come accaduto con ‘l’affareDendrinò’ che coinvolge Inghilterra e Francia21
.
20
Questi avvenimenti emergono molto chiaramente nella corrispondenza degli ambasciatori
napoletani residenti a Costantinopoli durante il Decennio Francese e quindi tra gli anni 1806-
1815.
All’epoca fu a servizio della Legazione il console Biagio F. Salzani che, alla sua morte, fu
sostituito dal figlio Domenico.
21
Nel 1809la tensione tra le due potenze fu innescata dall’ordine francese di arrestare il
corfiotaDendrinò il quale, obbligato da molto tempo a stare lontano dalla sua terra, fu
nominato cancelliere e residente della ‘Repubblica delle Sette Isole’ dall’Ambasciatore inglese
Adair. Questi sperava che tale Dendrinò potesse arruolare altri sotto la ‘Bandiera Ionica’ per
scatenare agitazioni e sollevazioni contro la Francia, la quale aveva precedentemente riunito
quelle terre sotto il suo potere a forza di numerosi trattati.
In conseguenza dell’arresto, l’Ambasciatore Inglese si affidò alla Sublime Porta allo scopo di
intermediare per il rilascio del corfiota, ma l’Incaricato Francese precisò di considerarlo come
un qualunque criminale francese e che quindi per il da farsi era soggetto solo agli ordini del suo
re.
La Porta riuscì a conferire con l’Incaricato di Francia riuscendo a farsi consegnare il Dendrinò
alla condizione che questo garantisse di non intromettersi più in nessun affare simile. In caso
12
La conoscenza di questi particolari da ai governi della madrepatria
informazioni più chepreziose e, proprio in virtù di ciò appare,
fondamentalericercare i mezzi di trasporto migliori per ricevere le informazioni
il prima possibile, tenendo sempre in considerazione il fatto che grandi sono le
distanze da coprire. Proprio a causa di ciò è obbligatorio ricorrere al trasporto
navale ma, per le distanze più piccole, la via maggiormente utilizzata è quella
terrestre che può essere spesso compromessa o addirittura interrotta a causa di
guerre o di altri avvenimenti che ne compromettono l’efficienza. Se le vie
terrestri sono
da considerarsi non sicure anche in tempi di pace a causa della presenza di
malviventi, in tempi diguerra divengono assolutamente impraticabili22
.Gli
itinerari postali seguono le vie di Ragusa, Malta e Vienna, ritenuta la più sicura
quindi quasi sempre utilizzata nella corrispondenza tra i ministri murattiani e
gli ambasciatori napoletani Biagio Francesco Salzani e, successivamente, il
figlio Domenico. Oltre a queste, il governo napoletano può usufruire anche di
altri due itinerari postali per comunicare con Costantinopoli: il primo
attraversando il tratto marittimo che unisce Brindisi a Durazzo e il secondo che
collega invece Barletta e Ragusa23
.
contrario il governo francese lo avrebbe punito severamente. Su questo particolare episodio cfr.
il <<Giornale Italiano>> n. 248 reperibile in formato elettronico al sito:
http://books.google.it/books?id=eUJEAAAAcAAJ&pg=PT259&dq=affare+dendrin%C3%B2+
1809&hl=it&sa=X&ei=yJXUUbHgDMqL7AbLoIDgDA&ved=0CDQQ6AEwAA
22
Per approfondimenti si veda il testo B. CAIZZI, Dalla posta del re alla posta di tutti.
Territorio e comunicazioni in Italia dal XV secolo all’Unità, Milano 1993,p. 249.
23
Per ulteriori ricerche confrontarsi con G. MOTTA, I Turchi, il Mediterraneo e l’Europa ,
Milano 1998, p. 20.
13
La corrispondenza non può essere interrotta per lunghi periodi poiché per i
governi della madrepatria è necessaria un’informazione costante che, nel caso
del Regno di Napoli ottocentesco, è settimanale24
e tale costanza dev’essere
garantita anche durante le cicliche epidemie di peste che dilagano nell’Impero:
le lettere dei diplomatici, pur di arrivare a destinazione evitando però la
diffusione da contatto del morbo, vengono ‘spurgate’ a Barletta immergendole
in aceto e ‘profumandole poi col fumo di lana, o di paglia bruciata, o di
segatura di tavole’25
.
Il ruolo della legazione napoletana in terra ottomana è sicuramente tra i
preminenti grazie soprattutto al contributo di Guglielmo Maurizio Ludolf
prima e successivamente del figlio Guglielmo Costantino,incaricati d’affari a
Costantinopoli rispettivamente negli anni 1747-1789 e 1789-1820.Per
aumentare il prestigio della Legazione napoletana lo stesso Guglielmo
Maurizio Ludolfvuole realizzare il progetto di un nuovo piano postale,
unitamente alla corte Imperiale di Vienna, dividendo così in egual misura
profitti e perdite, risparmiando notevolmente sulle spese e utilizzando
congiunti uffici ragusani e di Costantinopoli. Essendo in atto un conflitto tra gli
austriaci e la Sublime Porta, questo progetto è da trattarsi con la massima
segretezza o altrimenti la fiducia osmanlica di cui godono i napoletani può
compromettersi26
.Il Ludolfè fermamente convinto che se il nuovo servizio
napoletano forniscecelerità anche in tempi drammatici, tutti i diplomatici se ne
24
Per una panoramica sulla tematica esaminare V. MANCINI, Storia postale del Regno delle
due Sicilie, Molfetta 1986, pp. 41-42.
25
M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia, cit., p. 33.
26
In proposito si confrontino V. MANCINI, Storia postale, cit., pp. 41-42 e A. BULGARELLI
LUKACS, Le comunicazioni nel Mezzogiorno dall’arrivo di Carlo di Borbone al 1815. Strade
e Poste, in <<Archivio Storico per le Province napoletane>>, 1977, pp. 291-292.
14
serviranno, annientando quelle di Venezia e di Spagna e acuendo il prestigio
dei napoletani. La proposta non convince però il governo napoletano ed il
progetto non viene quindi attuato, per cui le potenze europee continuano a
preferire le già collaudate poste di Vienna, Madrid e Venezia27
.Nonostante il
fallimento di questo progetto, l’immagine del Ludolf non viene minimamente
compromessain quanto a precedere la sua fama è l’apprezzato lavoro
diplomatico svolto chenon passa inosservato nemmeno agli stessi governi
sultaniali28
.
Nei primi anni dell’Ottocento molti ambasciatori storici accreditati a
Costantinopoli iniziano ad essere sostituiti, per cui per i governi europei si
presenta un serio problema nel rimpiazzarli, soprattutto perché i diplomatici
stessi ritengono che essere accreditati a Costantinopoli sia una punizione dal
cielo a causa della difficoltà nella gestione delle relazioni con un governo così
differente dalla propria cultura ed anche per la ben nota intransigenza della
politica ottomana.A succedere a Guglielmo Maurizio alla carica consolare è il
figlio, Guglielmo Costantino, della cui nomina particolarmente entusiasta è
proprio il governo napoletano, sollevato per avere alla guida della sua
legazione un ambasciatore avvantaggiato rispetto agli altri: Guglielmo
Costantinoèinfatti residente a Costantinopoli sin dalla nascita, per
27
M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia, cit., pp. 15-16 e 46.
28
Per approfondire la tematica affidarsi ai testi G. GALLAVRESI, Un ambassadeuritaliensous
l’ançienrégime, Parigi 1905, p. 5 e M. MAFRICI, Diplomazia e commerci tra il regno di
Napoli e La Sublime Porta: Guglielmo Maurizio Ludolf (1747-1789) inRapporti diplomatici e
scambi commerciali nel Mediterraneo Moderno, a cura di M. MAFRICI, Soveria Mannelli
2004, pp. 90-91.
15
cuioffreinformazioni alla madrepatria con una consapevolezza e sicurezza ben
differenti rispetto agli ambasciatori delle altre legazioni29
.
Capitolo II
I rapporti tra il Regno di Napoli eil Levante
Con i suoi 623 anni di vita l’Impero ottomano è da considerarsi il protagonista
forse più prorompente, nonché tra i più longevi, della storia del Mar Nero e non
solo.Le potenze europee, da quelle più fortemente consolidate a quelle di
nuova ascesa, guardano alla Porta d’Oriente con un grande timore per la sua
irruenza e per le sue incontentabili mireespansionistiche
e,contemporaneamente, con grande curiosità dovuta al mistero e al senso di
estraneità che suscita.Come già precedentemente discusso, questo elemento
non deve trarre in inganno lasciando intendere che i turchi abbiano praticato
una chiusura in se stessi, come si potrebbe invece affermare per altri tipi di
storie come quella dei millenari imperi cinesi e giapponesi. Sarebbe un tipo di
soluzione semplicistica e addirittura erronea.Ovviamente, non si voglia
29
M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia, cit., pp. 15-16.
16
intendere nemmeno l’esatto contrario; si guardi più semplicemente ad una
conclusione che si trovi a metà tra le due tesi.
Gli europei, da sempre incuriositi da quel gigante che possiamo dire essere
l’Impero ottomano, hanno un interesse tale per l’area del Mar Nero e
soprattutto per i prodotti turchi,da tentare di avviare, attraverso trattati e
concessioni di Capitolazioni, importanti traffici con quest’area. C’è da
precisare che l’Impero non è sempre ben disposto in merito: per i turchi, infatti,
il Mar Nero rappresenta un approvvigionamento considerevole ed
irrinunciabile per Istanbul30
per cui le Capitolazioni vengono concesse solo ad
alcuni paesi e semprerispettando strettissime condizioni31
.Il XVIII secolo vede
un’imponente inversione di marcia a riguardo soprattutto grazie all’abilità
europea di imporre la propria presenza sfruttando una fase di trasformazione e,
se si vuole, di vulnerabilità dell’Impero dovuta soprattutto a questioni
interne32
.Tra queste a farla da padrone è indubbiamente la crisi del sistema
annonario finora messo in atto, provocata da una crescita demografica di
Costantinopoli e da un’evidente crisi agraria cui i sultani cercano di rispondere
con un inasprimento del sistema annonario stesso che va ad identificarsi
sempre più con una politica di sfruttamento delle province33
.Da qui la politica
ottomana inizia a barcamenarsi tra una rigida applicazione del sistema
annonario e una meno selettiva concessione di Capitolazioni; questo duplice
30
Per un approfondimento completo sul tema si guardi al testo R. MANTRAN, Storia
dell’Impero ottomano, cit., pp. 310-311.
31
Sono possibili ulteriori ricerche con la consultazione del testo di S. FAROQHI, L’impero
ottomano, Londra 2004, pp. 109-113.
32
R. MANTRAN, Storia dell’Impero ottomano, cit., pp. 312-313.
33
Per un confronto a riguardo si rinvia al testo di A. DI VITTORIO, Il commercio tra Levante
ottomano e Napoli, cit., pp. 41-43.
17
atteggiamento è provocato soprattutto dall’inserimento dell’Impero in conflitti
bellici internazionali e anche da un’intenzione di allacciare di relazioni
commerciali aprendosi quindi verso l’esterno.
Questi i conflitti che impediscono l’instaurazione di un dialogo diretto tra
l’Impero ed alcune identità mediterranee come il Regno di Napoli con cui i
turchi hanno un primo contatto quando, nel 1718, firmano con l’Impero
asburgico un trattato che coinvolge indirettamente anche i partenopei che però
non ne accettano i punti cardine34
.Il momento di reale contatto tra i due attori
avviene solo nel 1740 quando il Regno riesce a rientrare nella rosa dei partner
commerciali dell’Impero, non senza l’intervento massiccio dei diplomatici
napoletani, spinti da Carlo di Borbone che preme molto per lo sviluppo di un
commercio tra i due35
. Viene pattuito che il trattato di commercio e
navigazione stipulato ha una validità di vent’anni e ciò, oltre a suscitare molte
aspettative da parte di entrambi i contraenti,avvia tra loro rapporti
diplomaticiregolari che, anche col calo degli scambi commerciali che si
registrerà in futuro, non accennerà mai ad affievolirsi.
Per inserirsi nel traffico levantino, la legazione napoletana sfrutta molto
astutamente la stasi del commercio francese e inglese col Levante ed è qui che
a giocare un ruolo di primo piano è il già citato abilissimo rappresentante della
diplomazia napoletana: Guglielmo Maurizio Ludolf.
Nonostante si sia presentato il momento propizio per avviare un fiorente
scambio turco-napoletano, la decadenza dei commerci rimane però immutata e
34
Si ricerchino ulteriori approfondimenti A. DI VITTORIO, Gli austriaci e il regno di Napoli,
1707-1734: ideologia e politica di sviluppo, Napoli 1973, p. 305.
35
Maggiori nozioni sulla questione possono ritrovarsi in A. SALZANO, La marina borbonica,
Napoli 1924, pp. 37-40.
18
così proseguirà per tutta la seconda metà del secolo36
.E’ importante non
tralasciare che tali rapporti commerciali registrano l’inizio della loro caduta
proprio nel momento di massimo consolidamento della marina mercantile
napoletana che imbarca ingenti carichi di prodotti alimentari, materie prime e
manufatti che, tra gli anni ’40 e ’60 del secolo, trovano enorme smercio, oltre
che a Smirne e Salonicco, proprio a Costantinopoli in quanto grandissimo
mercato di consumo soprattutto grazie alla caratteristica di essere altamente
popolata, molto più di tante capitali europee37
.
Per entrare brevemente nei dettagli basti indicare che le merci che partono da
Napoli alla volta di Costantinopoli sono diversificate e numerosissime tra cui
figurano seta, pepe, cioccolato, vino, salumi e maccheroni38
;le imbarcazioni
ritornano poicariche di balle di pelo di cammello, cordovani, cotone, tappeti,
legni e tavole di noce39
e ciò costituisce un flusso significativo di merci cui
corrisponde un traffico contrario di egualportata40
.Il naviglio napoletano non
trasporta solo le merci ma viene spesso anchenoleggiato dai mercanti turchi per
i loro traffici nel Mediterraneo orientale e gli stessi napoletani si pongono ben
volentieri nei confronti di questa pratica41
.
36
cfr. F. BARBAGALLO, Discussioni e progetti sul commercio tra Napoli e Costantinopoli
nel ‘700, in <<Rivista Storica Italiana>>, 1971,pp. 262-296.
37
Per una panoramica sul tema rinvio a di A. DI VITTORIO, Il commercio tra Levante
ottomano e Napoli, cit., p. 83 e J. MATHIEX, Il Mediterraneo, in Storia del Mondo Moderno,
Milano 1967, p. 649.
38
Per approfondire la tematica si guardi L. DE ROSA, Navi, merci, nazionalità, itinerari in un
porto dell’età preindustriale. Il porto di Napoli nel 1760, Napoli 1968, pp. 332-337.
39
cfr. M.PIA PEDANI, Breve storia dell’Impero ottomano, Roma 2006, p. 100 e C.W.
CRAWLEY, Il vicino oriente e l’impero ottomano (1798-1830) in Le guerre Napoleoniche e la
restaurazione (1790- 1830), a cura di C.W. CRAWLEY,Cambridge 1969,pp. 630-637.
40
A. DI VITTORIO, Il commercio tra Levante ottomano e Napoli, cit., pp. 113-114.
41
Si rinvia a R. CISTERNINO - G. PORCARO, La marina mercantile napoletana dal XVI al
XIX, Napoli 1954, pp. 332-337.
19
Nonostante il momento di massimo contatto economico tra le due parti sia
quindi relativamente breve, in quanto per lo più circoscritto agli anni ’40 del
Settecento, non ne è opinabile il vigore42
.All’indomani di questo non si parla
di una radicale scomparsa delle navi battenti bandiera napoletana, ma di una
presenza assai rara così come lo sarà negli anni successivi, complice una
pirateria nel Mediterraneo orientale mai effettivamente domata del tutto.In
realtà, il commercio napoletano con altri protagonisti quali l’Inghilterra, la
Francia, l’Olanda e lo Stato della Chiesa continua ad essere attivo e fiorente,
per cui le cause di un calo del commercio levantino così stridente col resto dei
partenariati commerciali napoletani è da ricondursi ad una causa dirompente e
nuova rispetto a quelle già analizzate: la ripresa degli obiettivi mercantili
ragusani dopo la loro stasi conseguente al terremoto del 166743
.
Il Regno riuscirà a riallacciare nuovamente rapporti economici neanche troppo
incisivi col Levante solo grazie all’intermediazione russa. Infatti, intorno al
1781, la regina Maria Carolina inizia a guardare con forte interesse alla potenza
russa e, grazie all’abile struttura diplomatica di cui godeva il Regno, nel 1787
conclude con la zarina Caterina II un trattato commerciale. Tale trattato
nasconde però in se una clausola segreta che concede ai
bastimenti napoletani di navigare nel Mar Nero con bandiera russa usufruendo
così di riduzioni daziarie molto notevoli44
.Questo escamotage è l’unica
alternativa per i partenopei di reinstallare rapporti commerciali con l’Impero
42
Esauriente a riguardo è il testo di C. KING, Storia del Mar Nero, cit., p. 161-162.
43
Si rinvia al testo di S. ANSELMI, Venezia, Ragusa, Ancona: tra Cinque e Seicento, Ancona
1969, pp. 26-27.
44
Si rintraccino ulteriori riferimenti a questo tema nei testi di M. MAFRICI, La diplomazia in
azione nel Sette-Ottocento, cit., pp. 48-49 e F. VENTURI, I rapporti italo-russi della seconda
metà dalla seconda metà del Settecento al 1825, Torino 1973, p. 10.
20
visto il fallimento deltentativo macchinato nel 1783 da Guglielmo Maurizio
Ludolf, per pervenire ad un accordo per concedere libera navigazioneai
bastimenti napoletani nel Mar Nero.In realtà, anche questo tentativo non
produce gli effetti sperati, nonostante a riporvi delle aspettative in
merito sia anche lo stesso sultano Selim III, che, cosciente dell’arretratezza del
suo impero, teme fortemente di essere escluso dal traffico marittimo che sipotrà
facilmente sviluppare tra il Regno e la Russia45
.Durante il decennio in cui il
trattato è in vigore, gli scambi diretti sono molto limitati, così come rare sono
le navi borboniche che navigano con bandiera russa e che varcano il Bosforo e
i Dardanelli ed anzi, addirittura nessuno di questi bastimenti è avvistato fino al
1793. Per sei anni i napoletani non sfruttano i vantaggi derivanti dalla clausola
segreta del trattato che, in seguito, non verrà più ufficialmente rinnovato a
causa della precipitazione degli eventi del Regno,concedendo, però, in via
ufficiosa ai borbonici di continuare a navigare con bandiera russa in nome
dell’amicizia ormai instauratasi con gli zar46
.
Il 1802 è un anno che sembra segnare una svolta: la Sublime Porta acconsente
a concedere anche alla bandiera napoletana la libera navigazione del Bosforo e
dei Dardanelli. Il passaggio di mercantili borbonici continua ad essere
abbastanza sporadico con dei netti miglioramenti tra il 1802 ed il 1805,
complice anche l’abbondante traffico marittimo che interessa il
45
Un valido testo per approfondire la ricerca è F. CARDINI, Europa e Islam, cit., pp. 180-181.
46
E’ possibile approfondire la questione con M. MAFRICI, La diplomazia in azione nel Sette-
Ottocento, cit., p. 96 e di V. GIURA, Russia, Stati Uniti d'America e Regno di Napoli nell'età
del Risorgimento, Napoli 1967, pp. 11.
21
messinese47
.Nota è la dirompenza delle campagne napoleoniche che
comportano con non poche conseguenze: il Regno di Napoli, in particolare, ne
ha di significative con l’incoronazione del fratello dell’Imperatore, Giuseppe
Napoleone, prevedendo quindi una politica di adeguamento napoletano alla
linea politica francese. Ciò comporta una rottura dei rapporti commerciali con i
russi48
i quali riconoscono il Bonaparte Re di Napoli inimicandosi così i
Borbone.Questi intanto sono stati esiliati a Palermo e si avvalgono della
sorveglianza inglese delle coste siciliane perostacolare i traffici russi. Le
relazioni tra i due Stati saranno riprese solo intorno al 181249
.Tutti questi
risultati, seppur meno incisivi di quanto si speri, sono possibili per i napoletani
solo grazie all’attività consolare svolta dalla Legazione, che si avvale di
personaggi la cui abilità non viene riconosciuta dalla sola madrepatria. Questo
è il motivo principale per cui la Russia richiede l’intermediazione napoletana
per le trattative di pace con i turchi nel 1790-9150
. Questa richiesta è dovuta
soprattutto al ruolo di primo piano della Legazione napoletana a
Costantinopoli, identificatasi in breve tempo come un punto di riferimento per
tutti i consoli delle altre ambasciate risiedenti nella capitale turca, tant'è vero
che molto spesso questi rintracciano le informazioni che i Ludolf inviano alla
madrepatria e le traducono nella propria lingua cambiando solo minimi
dettagli. Da questo si evince chiaramente la fama che precede Guglielmo
47
Si rintraccino ulteriori particolari nel testo di F. BARRA, Il Mediterraneo tra ancien regime
ed età napoleonica, cit., pp. 37-40.
48
V. GIURA, Russia, Stati Uniti d’America e Regno di Napoli, cit., pp. 27-28.
49
Si consideri il testo di M. PEZZI, Aspettando la pace:l'impero ottomano nei documenti
diplomatici napoletani : 1806-1812, Rossano 1992, p. 61.
50
Si prenda in considerazione il testo di N. CORTESE, La mediazione napoletana nelle
trattative di pace tra Russia e Turchia nel 1790-91, in<<Russia>>, 1921, pp. 93.
22
Maurizio Ludolf ed il figlio Guglielmo Costantino51
ed è necessario menzionare
che nel 1817, alla vigilia della sua partenza per un nuovo incarico diplomatico
a Londra, Guglielmo Costantino riceve una lettera del gran visir in cui viene
elogiatoil suo operato e viene ammessa la soddisfazione del governo ottomano
in merito.
La documentazione archivistica relativa al periodo tra la fine Settecento ed i
primi decenni dell’Ottocento è molto vasta ed è strumento fondamentale per la
comprensione dei rapporti tra il Regno di Napoli e l’Impero osmanlico,
trovatosi in una fase di trasformazione fortemente evincibile comparando le
informative del console de Marini prima e quelle del successivo console Biagio
Francesco Salzani e del figlio Domenico, poi.
Queste corrispondenze, destinate al Ministro degli Affari Esteri, carica
ricoperta in questo periodo storico da Marzio Mastrilli Marchese Poi Duca Di
Gallo, tracciano il profilo di due dimensioni dell’Impero non solo
temporalmente diverse ma anche politicamente e socialmente. Nelle
corrispondenze del primo sembra vi sia un frequente dilungarsi su numerose
questioni di poco conto, effimere se si preferisce, come le descrizioni
dettagliate di feste e cerimonie che vengono organizzate molto frequentemente
nella capitale dal governo osmanlico stesso od anche dai consoli delle varie
ambasciate.52
In queste occasioni i consoli tentano di assicurarsi i favori e/o la
benevolenza dei rappresentanti del governo ottomano, con ciò denotando un
altissimo livello di corruzione se si considera che nessun console o invitato può
51
Ci si riferisca al testo di M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia, cit., p. 71.
52
Si consulti il testo di A. PEZZI, Aspettando la pace, cit., pp. 20-21.
23
mai venir meno alla pratica di presentarsi, per qualsivoglia evento, con doni per
il Gran Signore53
.Nelle corrispondenze non mancano ovviamente righe
riguardanti questioni di politica interna ma quando queste sono di così poco
conto da non poter costituire l’intero contenuto del documento, sono i
particolari della vita di città o della cerchia diplomatica a farla da
padrone54
.Napoleone e le sue guerre, la prosecuzione del conflitto russo-turco,
le insurrezioni interne e le epidemie di peste comportano un cambiamento di
rotta nelle abitudini della cerchiadiplomatica della capitale e, quindi, anche dei
toni della corrispondenza consolare, come si evince dalle missive dei consoli
Salzani.Biagio Francesco Salzani, console in carica tra il 1806 ed il 1813, si
ritrova a ricoprire tale ruolo in tempi particolarmente difficili per l’Impero,
quando il regnante è Mahmud II, promotore di un cambiamento interno
particolarmente inviso alle vecchie gerarchie che non tardano a manifestare il
loro disappunto creando delle tensioni di non poco conto, senza calcolare il
contesto internazionale non semplice in cui si trova al momento la Porta a
causa del suo coinvolgimento nel conflitto coi russi.
Le missive redatte dal Salzani descrivono una Costantinopoli ben lontana da
quella ricca di feste e cerimonie d’ogni tipo. Nel periodo del suo operato, ad
esempio, non è più assicurato l’annuale e colossale festeggiamento del
compleanno del Gran Napoleone tenuto dall’ambasciata francese55
, in quanto
53
Per un’indagine più approfondita si consiglia la lettura del testo di M.S. ANDERSON, The
Rise of ModernDiplomacy, New York 1993, pp. 69.
54
Per ulteriori ricerche si rimanda ai testi di R. MANTRAN, Storia dell’Impero ottomano, cit.,
p. 310 e H. NICHOLSON, Storia della diplomazia, Milano 1995, p. 43.
55
Per indagare su questa tradizione e su altre dell’ambasciata francese un valido strumento di
ricerca è il testo di E. DE MARCÉRE, Une ambassade à Costantinople – La politique
orientale de la Révolutionfrançaise. Paris 1927.
24
le frequenti epidemie di peste e la scarsità di fondi da poter spendere ne
scoraggiano l’organizzazione. Lo stesso governo osmanlico è intento a curarsi
di ben altre problematiche rispetto alle sontuose cerimonie di palazzo.
Col Salzani si delinea il profilo di una Costantinopoli segnata dal delicato
contesto esterno che, inevitabilmente, influisce su quello interno e,
sicuramente, viceversa56
,L’Impero sta dando i primi segnali di lento, lentissimo
declino dovuto a delle mutilazioni territoriali e, probabilmente, all’inserimento
nello scenario internazionale di potenze che destano non pochi allarmi, così
come i turchi hanno provocato timore a loro volta alle potenze europee secoli
addietro57
.Ciononostante, Salzani racconta di un popolo conscio di una certa
inferiorità numerica rispetto alle truppe russe ma che comunque si prepara alla
guerra con un certo sforzo, precisandone lo zelo, la fermezza e l’unità
nell’aspirare alla vittoria in ogni caso58
. La stessa preparazione alla partenza
del Sultano per il campo, che avviene in ritardo rispetto alle truppe che già
combattono al fronte, è guardata con solennità dall’apprensivapopolazione così
come dal rispettoso console murattiano59
.Egli descrive le strade di
Costantinopoli ingombrate dalla soldatesca, il più delle volte intenta a
molestare passanti, bottegai, magazzinieri e a sbarrare le strade a chicchessia,
attirando la sua attenzione così come le scene di forte malcontento scatenate da
56
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 11.IV.1809), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318
57
Si rinvia al testo di D. QUATAERT, L’impero ottomano (1700-1922), Cambridge 2000,pp.
211-213.
58
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.VII.18010), ASN, Esteri, fasc.
5326, ff. 318.
59
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 1.VII.1810), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318.
25
importanti rincari dei prezzi per affrontare i costi della guerra60
.I fornai sono
continuamente assaliti dal popolo61
, il che alla lunga comporterà uno
scarseggiare del pane e la precipitazione in una situazione di quasi anarchia.
Gli interventi del governo porranno qualche rimedio, ma per le strade
continuano ad esserci scene di lotta tra nemici, tant’è vero che lo stesso console
racconta di essere stato costretto a barricarsi in casa per alcuni giorni62
.Con
questi equilibri senza dubbio delicati aumentano le possibilità di scontri e/o
incidenti diplomatici, soprattutto tra la Sublime Porta e la Francia63
, anche se
non sembrano portare ad una crisi dei loro rapporti, descritti invece dal Salzani
come abbastanza saldi, nonostante questi siano soggetti ad essere minacciati
dagli inglesi che cercano di avviare‘intrighi colla Porta’64
in sfavore dello stesso
governo napoleonico, senza però riuscire completamente nel loro scopo, vista
l’iniziale diffidenza osmanlica.
Connesse ai racconti di guerra ed alle vicissitudini tra truppe russe e turche
sono le questioni commerciali, in quanto tale scontro comporta un
atteggiamento estremamente difensivo da parte del Levante che cerca di
impedire alle navi mercantili europee movimenti per il Mar Nero sia di giorno
che di notte, pena il ‘mandarle a picco senza riguardo alla Bandiera’65
.Essendo
la corrispondenza molto fitta, non sempre viene assicurato il racconto di
60
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.VIII.1810), ASN, Esteri, fasc.
5326, ff. 318.
61
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.III.1810), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318.
62
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.VIII.1810), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318.
63
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.VI.1809), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318 e Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.VII.1809), ASN, Esteri, fasc.
5326, ff. 318.
64
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.IX.1809), ASN, Esteri, fasc. 318.
65
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 1.VII.1810), ASN, Esteri, fasc. 318.
26
importanti novità politiche o questioni interne, per cui il Salzani è talvolta
costretto a dilungarsi su questioni più ‘leggere’ come la partecipazione ad un
pranzo offerto da un altro console o feste (l’unica di cui parlerà il Salzani in
quanto l’unica ad essere organizzatain questo periodo proprio a causa della
difficoltà finanziarie in cui vertevano tutte le ambasciate) come quella
organizzata per la ricorrenza del compleanno
del Gran Napoleone e che egli scrive essere iniziata in mattinata con una
celebrazione nella Cappella di San Luigi e proseguita con la recitazione di un
sonetto in italiano in onore dell’Incaricato di Francia ed infine con un Ballo
protrattosi fino al mattino seguente.
Interessanti, per conoscere particolari biografici del console, sono anche i
racconti riguardoquestioni di tipo personale come la sua contrazione di un
debito col Signor Renard66
o come le descrizioni di sue particolari
problematiche di salute, che lo hanno costretto talvolta ad un’interruzione più
importante nelle comunicazioni. A ricorrere spesso nelle sue missive è anche la
preoccupazione per il futuro dei propri figli, che spesso sfocia in una richiesta
esplicita di assunzione di questi come Giovani di Lingua al servizio della
Legazione ch’egli rivolge più volte al Ministro, ottenendo infine l’assunzione
del figlio Domenico, cui viene prima affidato il ruolo di Cancelliere, il 3
Agosto 1813 e poi, dopo la conferma delle sue credenziali, il ruolo consolare
che fu del padre.Con l’insediamento di Domenico non ci sarà un cambiamento
assai rilevante nei toni e nelle tematiche delle corrispondenze, salvo un numero
66
Per maggiori indagini sull’affare ci si riferisca al testo M. PEZZI, Impero ottomano e
Mezzogiorno d’Italia, cit., pp.63-65.
27
importante di lettere concentrate nell’anno 1814 in cui egli richiederà la
protezione del Barone di Stürmerper se stesso e per i sudditi napoletani
trovantisi nei domini ottomani67
.
L’analisi delle corrispondenze tra i diplomatici e le madrepatrie costituisce
un’interessante possibilità di conoscere più a fondo particolari di questioni
storiche e popolazioni che crediamo essere lontane da noi, senza considerare
che sono più vicine di quanto possano sembrare. La particolarità di queste
documentazioni è lo sguardo più che diretto sugli eventi riportati proprio
perché raccontati da chi non informa sulla base della lettura di testi o di
documenti di terzi ma sulla base di chi, nella realtà di cui parla, concretamente
vive ed opera.
67
Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.VI.1814), ASN, Esteri, fasc.
5326, ff. 318.
Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.VIII.1814), ASN, Esteri, fasc.
5326t, ff. 318.
Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.IV.1814), ASN, Esteri, fasc.
5326, ff. 318.
Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 16.XI.1814), ASN, Esteri, fasc.
5326, ff. 318.
28
Capitolo III
Consolie ambasciatori italiani e inglesi a Costantinopoli
Nella corrispondenza relativa al periodo 1807-1814 la maggior parte delle
informazioni da inviare ai Ministri napoletani è raccolta dal console Biagio
Francesco Salzani. Fino al 1808 è stato un negoziante napoletano68
, ma già dai
primi mesi di quell’anno ricopre la carica di Regio Cancelliere e Segretario di
legazione del Regno di Napoli. Padre di due figli, Domenico e Giacomo, cui ha
insegnato le lingue orientali una volta terminato il loro percorso di studi in
collegio.Proprio per le alte spese che questo comporta, il Salzani richiede in più
di un’occasione al Marchese Di Gallo, Ministro degli Affari Esteri cui invia la
sua corrispondenza, di assumere almeno uno dei suoi due figli come Giovane
68
Per rintracciare ulteriori informazioni biografiche si rinvia al testo di M.PEZZI, Impero
ottomano e Mezzogiorno d’Italia, cit., pp. 63-64.
29
di Lingua presso la legazione, così da poter risanare parte delle sue finanze69
.I
suoi problemi a riguardo sono stati causati soprattutto da un credito di 2500
piastre che egli ha con il signor Renard, un cancelliere interino di
Napoli,fuggito una volta dichiaratosi fallitonon sanando maiil suo debito.
Il giorno 1 Maggio 1812 Biagio Salzani riceve le credenziali per svolgere
l’attività consolare,rimanendo in carica fino al 2 Agosto 1813, anno della sua
morte a seguito di un colpo apoplettico.Grazie alla sua intercessione, il figlio
Domenico viene nominato Giovane di Lingua per la legazione di Napoli in
Costantinopoli l’11 Novembre 1807 , dopo aver ricoperto in molte occasioni il
ruolo di dragomanno per piccoli affari di dogana e per questioni particolari
riguardanti alcuni sudditi marinari. Una volta morto il padre, si prende cura di
tutte le documentazioni della legazione da questo possedute e continua di sua
sponte la corrispondenza con la madrepatria; il suo operato non passa
inosservato al signor ambasciatore di Francia e all’Incaricato d’Affari, il signor
de la Tour-Mauburg, che ne richiedono la nomina a Cancelliere generale della
legazione, richiesta che non può però essere soddisfatta,ma che porta
comunque alla sua nomina a Cancelliere della legazione nell’agosto 1813 con
una remunerazione di 6000 piastre annue più altre 3000 come gratificazione
per lui e per la sua famiglia70
.
Tra le figure presenti all’interno di una legazione diplomatica si prevede anche
la presenza di un ambasciatore, che tiene spesso le redini dei rapporti con il
resto della cerchia diplomatica, e la scaltra gestione di queste, da parte della
69
Biagio Salzani al Marchese De Gallo (Costantinopoli, 20.I.1807), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 317.
70
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 3.VIII.1813), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 317.
30
legazione napoletana, è dovuta a Guglielmo Costantino Ludolf, figlio del
precedente ambasciatore napoletano Guglielmo Maurizio Ludolf. Originario di
Erfurt, in Turingia, ricopre la carica che fu del padre tra il 1789 ed il 1817.
Prima di avviare la sua carriera, il 24 Giugno 1781 sposaElénoreWeyröhter,
con la quale parte subito dopoper un viaggio di nozze verso l’Italia allo scopo
di omaggiare il sovrano borbonico. Del privato del giovane Ludolf si apprende
poco e le scarne informazioni che si hanno fanno ipotizzare sia padre di almeno
quattro figli: François-Costantin che morirà a causa di una violenta epidemia di
vaiolo scoppiata a Costantinopoli nel 1783, Paolo, Carolina e Giuseppe
Costantino, che proseguirà la carriera diplomatica del padre e del nonno.
Guglielmo Costantino riesce ad avviare la sua carriera diplomatica grazie
all’intercessione paterna, che richiede per lui un incarico al servizio del Regno
che gli viene quasi subito affidato, in quanto il governo borbonico ha già avuto
testimonianza delle abilità del giovane Ludolf e della sua vasta conoscenza
acquisita soprattutto nei suoi lunghi viaggi. Infatti, nel Maggio 1781 il padre si
dimette e al suo posto, nel marzo dell’anno seguente, subentraGuglielmo
Costantino.
A Marzo 1788 risale la prima volta in cui egli rappresenta il governo
napoletano in occasione di un’udienza che ottiene dal Gran Visir e le sue prime
corrispondenze col ministro degli Esteri napoletano avvengono nel 1789,
nonostante queste siano ancora supervisionate e corrette dal padre che muore
però il 22 Aprile 1793, pochi mesi dopo la dipartita della consorte.
Il giovane Ludolfha così la possibilità di mostrare appieno le proprie abilità,
apprezzatissime sia dalla cerchia diplomatica europea a Costantinopoli sia
31
dallo stesso governo osmanlico. Difatti, se tutti gli altri rappresentanti sono
spesso sostituiti, egli si distingue per essere quello rimasto alla guida di
un’ambasciata estera sul suolo ottomano ininterrottamente dalla rivoluzione
francese al Congresso di Vienna, complice la sua profonda conoscenza degli
usi e costumi osmanlici in quanto nato e cresciuto in quei territori.
Personalità forte e leale, l’eco dei suoi traguardi è forte al punto che lo stesso
Napoleone tenta di averlo a suo servizio, ricevendo sempre un secco rifiuto in
quanto Ludolfdichiara di essereestremamente contrario alle idee repubblicane.
Tali rifiuti gli valgono una sempre maggior stima dei governanti turchi,
prescindendo dai vari Ministri che si alternavano al Divano, soprattutto
considerando il fatto che il console murattiano vive in condizioni
finanziariamente misere essendo anche parecchio indebitato.
Nel biennio 1803-1804 egli si assenta da Pera per compiere un lungo viaggio a
Napoli allo scopo di omaggiare il sovrano e di sistemare degli affari privati;
vive poi a Roma, Vienna e San Pietroburgo, dove la figlia diviene damigella
d’onore dell’Imperatrice Madre. Al suo ritorno, nel Settembre 1804, viene
costretto ad un periodo di quarantena di venti giorni a causa dell’epidemia di
peste scoppiata ad Odessa ma nell’Ottobre dello stesso anno può riprendere le
sue funzioni.Nel 1817, dopo 28 anni di servizio presso la Legazione
napoletana, viene destinato alla prestigiosa sede di Londra71
.
Nelle lettere del Salzani egli accenna in più di un’occasione a come il conte
Ludolf si trovi a proprio agio con i funzionari dell’ambasciata inglese,
instaurando con loro un rapporto quasi preferenziale. All’interno di questa si
71
M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia, cit., pp. 51-58.
32
sono succeduti tre funzionari diplomatici durante il Decennio francese e il
primo di questi, in ordine cronologico, è Robert Adair72
che nasce a Londra nel
Maggio 1763 e in gioventù frequenta la Westminister School e l’Università di
Göttingen.Grazie ai suoi viaggi in Europa, in particolare a Berlino, Vienna e
San Pietroburgo ha la possibilità di poter studiare gli effetti della Rivoluzione
francese oltre ad acquisire conoscenze per la propria carriera diplomatica.
Tra il 1799 ed il 1812 diviene membro della fazione Whig del Parlamento
inglese e durante questi anni sposa la figlia del Marchese de
l’Escuyerd’Hazincourt, Angélique Gabrielle con la quale vivrà però un
matrimonio definito ‘disastroso’.
Nel Giugno 1808 è spedito a Costantinopoli, da George Canningstatista e
politico inglese, per prestare servizio all’ambasciata britannica e l’abilità con
cui operadurante tale incarico gli vale la nomina a Cavaliere nel Molto
Onorevole Ordine del Bagno e a membro del Consiglio Privato di Sua Maestà
nel 1828.Destinato alla missione diplomatica in Belgio tra il 1831 ed il 1835 in
cui mise in campo la propria diplomazia per il conflitto tra fiamminghi e
danesi, si garantisce così la nomina anche a Cavaliere di Gran Croce, una delle
classi del Molto Onorevole Ordine del Bagno. Morirà il 3 Ottobre di quindici
anni dopo aver pubblicatoun memoriale delle sue attività diplomatiche svolte
nell’Ottocento.
A ricevere le credenziali per svolgere l’attività diplomatica nell’ambasciata
inglese, successivamente ad Adair, è StratfordCanning, cugino del politico
72
Si rinvia al sitohttp://www.historyofparliamentonline.org/volume/1790-1820/member/adair-
robert-1763-1855
33
George Canning che nasce il 4 Novembre 1786 e diviene molto noto proprio
per la sua missione diplomatica nell’Impero Ottomano73
.Con il suo
operatol’Inghilterra diventa una presenza forte nell’Impero turco, addirittura
finendo col dare la percezione che i turchi siano sempre più sotto l’evidente
influenza inglese.Il suo percorso di studi inizia ad Eaton e prosegue al King’s
College eper quanto concerne il suo privato sono noti i suoi due matrimoni: il
primo con Harriet Raikes che muore però a 27 anniprobabilmente di parto e il
secondo con Eliza Charlotte Alexander con la quale genera almeno cinque
figli, di cui solo quattro sopravvissuti fino all’età adulta, lasciando però
l’ambasciatore senza una discendenza.
Egli inizia la sua carriera diplomatica con una missione in Danimarca nel 1807
e nell’anno seguente compie il suo primo viaggio a Costantinopoli a seguito
dell’ambasciatore Adair. Quando questi lascia la capitale turca, egli viene
nominato Ministro plenipotenziario e risulta molto rilevante nei negoziati di
pace del Trattato di Bucarest del 1812.Tornato a Londra, nel 1814 ricopre il
ruolo di inviato straordinario e Ministro plenipotenziario in Svizzera e in
Ottobre di quello stesso anno si reca a Vienna dove agisce come aiuto di Lord
Castlereagh. Mandato a Washington, egli ricopreil medesimo ruolo ricoperto in
Svizzera e nel 1820 anch’egli diviene parte del Consiglio Privato di Sua
Maestà.L’elenco delle sue missioni si arricchisceulteriormente nel 1823
quando viene mandato in Russia, per poi essere reimpiegato a servizio della
madrepatria a Costantinopoli nel 1825 col ruolo di ambasciatore, lasciando
73
Per ulteriori accenni biografici si consulti il sito
http://www.historyofparliamentonline.org/volume/1820-1832/member/canning-stratford-1786-
1880
34
però la città nel 1827 per seguire la Battaglia di Navarino e fare ritorno a
Londra dove si stabilisce per alcuni anni tentando di far carriera nella politica
inglese. Nel 1831 è impiegato nuovamente come ambasciatore nella capitale
ottomana, seppur per breve tempo, facendovi ritorno infatti l’anno seguente ed
accettando in seguito l’incarico nell’ambasciata di Madrid.
L’incarico turco più lungo che accetta è da lui ricoperto tra il 1842 ed il 1852
ed è proprio durante questo arco di tempo che si costruisce il suo prestigio.Una
volta tornato a Londra, egli spera che gli sia offerta una qualsiasi altra
ambasciata straniera, magari quella parigina, ma è invece prima nominato
Visconte Stratford de Redcliffe nella Contea del Somerset e poi, alla fine del
1852, nuovamente incaricato per una missione turca.Quest’ultimo incarico
presso la capitale ottomana è probabilmente tra quelli più ardui, in quanto
Canning si ritrova a dover fronteggiare la conflittualità tra Napoleone III e
Nicola I che sfocianella guerra di Crimea; ed è in questa occasione che
l’ambasciatore viene accusato di incoraggiare i turchi a respingere qualsiasi
pacificazione.Dal 1858 fino alla sua morte, avvenuta il 14 Agosto 1880, egli
decide di vivere una vita ritirata, dedicandosi ad attività scolastiche e
partecipando a riunioni della Camera dei Lords, nella quale parla
frequentemente di politica estera e nel 1869 è insignito come membro
dell’Ordine della Giarrettiera.
35
Alla figura di Canning succede quella di Robert Liston74
. Egli nasce nel 1742 a
Kirkliston, in Scozia e frequenta l’Università di Edimburgo; sposa, senza
generare figli, Henrietta Marchant di Antigua, un’ereditiera dotata di
particolare fascino e tatto, qualità che tornerannospesso utili alle attività
diplomatiche del marito.
Anche Liston, come i suoi citati predecessori all’ambasciata inglese a
Costantinopoli, fa parte del Consiglio Privato di Sua Maestà e nel 1816 viene
premiato con la nomina a Molto Onorevole Ordine del Bagno.Grazie alla sua
conoscenza di 10 lingue,è impiegato in diverse ambasciate inglesi, tra cui
quella spagnola nel 1783, seguita da quella svedese tra il 1788 ed il 1793 e da
quella ottomana nel triennio 1793-1796 e nel 1812. Tra il 1796 ed il 1803
ricopre ruoli straordinari presso l’ambasciata degli Stati Uniti, della Repubblica
Batava e della Danimarca. Muore nel 1836, circa sei anni dopo Henrietta.
74
Si rimanda al sito
http://books.google.it/books?id=eLkTAAAAQAAJ&pg=PA27&lpg=PA27&dq=robert+liston+
diplomat+biography&source=bl&ots=7tsIloMq-
w&sig=kaGt5DPBvpjs_uS7cUp726EbQDw&hl=it&sa=X&ei=kr3UUbD9KsjS4QTyp4GACw
&ved=0CC4Q6AEwADgU#v=onepage&q=robert%20liston%20diplomat%20biography&f=fal
se
36
Capitolo IV
La politica estera inglese tra Mediterraneo e Mar Nero nella
corrispondenza della legazione napoletana: rapporti regolari
(1807-1814)
Analizzare documentazioni archivistiche ed in particolare le corrispondenze
diplomatiche permette di dare una visione molto più completa e dettagliata di
un evento o di un periodo storico e ne permette l’arricchimento attraverso
dettagli non noti.Questo è il risultato cui si arriva se si esamina la
37
corrispondenza dei consoli Salzani inerente al periodo 1809-1814 che riguarda
la descrizione della politica estera inglese in questo decennio.
Per comprendere efficacemente questa è fondamentale considerare innanzitutto
il conflitto d’interessi creatosi tra l’Inghilterra e la Francia e scatenato da
motivazioni commerciali cui, col tempo, la prima conferisce anche una
connotazione politico-ideologica. Questa evoluzione del conflitto avviene
conseguentemente all’evidenza dei fatti: Napoleone ha fortemente scosso gli
equilibri europei e alto è il rischio della diffusione degli ideali rivoluzionari,
per cui l’Inghilterra inizia ad essere cosciente del fatto che sconfiggere la
Francia non è più possibile col solo uso della forza, in quanto questa è abile
nell’imporre il suo modello di governo nei territori di cui acquisisce il
controllo.75
Dal canto loro, i francesi tentano di escludere gli inglesi dagli equilibri
economico-politici europei con scarsi risultati, visto l’intensificarsi della
presenza marittima inglese nel Mediterraneo76
.
Molto ben evidente, soprattutto nella corrispondenza diplomatica di Biagio
Salzani, è questo astio reso ancora più palese da un particolare episodio che
riguarda la diffusione di un bollettino di matrice inglese, in cui vi è
l’espressione di tutto l’odio nei confronti dei nemici francesi e la cui infamità
75
Per un approfondimento di questa tematica si rimanda al testo di D. D’ANDREA, La
insularstrategy della Gran Bretagna in Mediterraneo e/è Mar Nero, p. 193.
76
Consultare i seguenti testi per ulteriori riferimenti: E.H. CARR, Great Britain as a
MediterraneanPower, Nottingham 1937, p. 50 e C.R. RICOTTI, Il costituzionalismo
britannico nel Mediterraneo1794-1818, Milano-Roma 2005, p.10.
38
scatena una tale eco da portare il governo osmanlico ad intimare
all’ambasciatore inglese di non fabbricarne altri per nessun motivo77
.
I tentativi di minare alla posizione francese nel Mar Nero non si traducono solo
in azioni eclatanti, poiché nella maggior parte della sua corrispondenza il
Salzani riporta l’uso inglese di strategie applicate molto più in sordina o di
tentativi di intrighipolitici avviati con il governo della Porta che, però, e a detta
del console napoletano, per fortuna non sembrano sortire molti effetti,
soprattutto dopo la diffusione di una notizia, non accertata, di un probabile
allontanamento dell’allora ambasciatore inglese Robert Adair dovuto ad
un’ipotetica pace tra Francia e Austria che dovrebbe poi portare ad una
riconciliazione coi russi.
Sarebbe quantomeno erroneo identificare solo la componente ideologica nel
conflitto franco-inglese, in quanto questa funge solo da copertura per celare
unpiù semplicistico desiderio di predominio inglese sulle vie del commercio
orientale con annesso tentativo di scalzare i francesi dal loro primato78
.
Questi ultimi, insieme alla Russia, riescono a sconvolgere l’equilibrio di potere
europeo per cui gli inglesi si convincono di poter affrontare questa realtà
‘inglesizzando’ tutti i territori insulari europei ritenuti strategici, come la Sicilia
e Malta79
.L’adozione di questa politica ‘talassocratica’ viene inizialmente
applicata nel tentativo di stanare l’espansione francese ma, col tempo, diviene
uno strumento per diffondere gli ideali costituzionali inglesi in quelle isole
77
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.IX.1809), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318.
78
Per una panoramica sull’argomento si rinvia a M. PEZZI, Aspettando la pace, pp. 36-39.
79
Si effettuino ulteriori ricerche nei testi di M. D’ANGELO, Mercanti inglesi a Malta (1800-
1825), Milano 1990, p. 57 e D. D’ANDREA, La insularstrategy, p. 93.
39
rimaste al di fuori del controllo giacobino, per cui dal XIX secolo vascelli
inglesi attraversano il Mediterraneo accrescendo così lebasi navali della
madrepatria80
.La politica talassocratica e quindi di controllo insulare non è
applicato solo nei territori non già sotto il controllo francese: talvolta, proprio
per creare dei movimenti anti-giacobini e per minare l’autorità francese, questa
politica viene perseguita su isole già occupate da Napoleone, come dimostra il
già citato ‘affare Dendrinò’81
che comporta una rumorosa qurelle diplomatica
tra i due governi.
La forte spinta inglese a perseguire così fortemente tali obiettivi commerciali e
politico-ideologici comporta talvolta l’avvenire di episodi anche abbastanza
ambigui di cui non sempre se ne comprende la natura o addirittura la veridicità,
come quello avvenuto nell’inverno del 1810 in cui tra turchi e francesi inizia a
girare la voce che una squadra di circa 20 imbarcazioni inglesi sta viaggiando
per il Mediterraneo in direzionedel Bosforo. La popolazione si divide a
secondadelle diverse interpretazioni del fatto: taluni ritengono che lo scopo di
tale atto possa essere politico e quindi architettato nel tentativo di incitare i
turchi ad appoggiare gli interessi inglesi; altri guardano all’episodio come
espressione della volontà inglese di unirsi alle truppe ottomane e insieme
sconfiggere i russi. Qualunque sia l’interpretazione giusta nessuna delle due
sarà mai né confermata né smentita82
.
80
Ulteriori informazioni sono rintracciabili nel testo di F. CANALE CAMA, D. CASANOVA,
R.M. DELLI QUADRI, Storia del Mediterraneo moderno e contemporaneo, cit.,p. 229.
81
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.VII.1809), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318 e Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 11.XII.1809), ASN, Esteri, fasc.
5326, ff. 318.
82
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.III.1812), ASN, Esteri, fasc.5326,
ff. 318.
40
Per raggiungere i propri scopi economici e commerciali in Oriente gli inglesi
hanno bisogno di essere supportati dal protagonista ottomano e i rapporti tra i
due, descritti da Biagio Salzani e dal figlio Domenico, non sembrano da
interpretarsi in accezione solo positiva o solo negativa ma bisogna denotarne
una maggior complessità e, se si vuole, anche una certa ambiguità.Infatti, in
molti casi, la Porta appare ammaliata dai vari ambasciatori britannici, tant’è
vero che, nelle sue corrispondenze, Salzaniprecisa quanto le relazioni tra questi
due attori siano distese ma occulte, esprimendo molta
preoccupazione per l’eventualità che i turchi perseverino nel farsi influenzare
dagli inglesi83
, preoccupazione acuitasicon la diffusionedella notizia che
l’ammiraglio inglese Sidney Smith sta per giungere nel mare turco per proporre
al governo un’alleanza in funzione anti-russa84
.
Nonostante i momenti di benevolenza turca sembra comunque chiaro che
l’Inghilterra sia dedita a macchinazioni e a politiche non così trasparenti,
perseguendo progetti non sempre chiari di cui lo stesso console napoletano
dichiara saper poco. I rapporti spesso amicali tra le due potenze non devono
però trarre in inganno: è evincibile che se la storia racconta di un’importante
penetrazione estera negli affari dell’Impero tale da esserne in parte causa del
crollo, è anche vero che non dev’essere stata un’interferenza troppo facile da
realizzare in quanto, come ovvio, l’impero osmanlico non spiana di certo la
strada alle potenze europee per permettere facilmente la loro ingerenza nei suoi
affari.Nelle lettere analizzate è infatti chiaro come gli ambasciatori
83
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.I.1810), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318.
84
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.III.1810), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318.
41
inglesi,Adair prima e StratfordCanning dopo, non riescano ad ottenere sempre
la realizzazione dei propri progetti dovendosi scontrare con la testardaggine e
le politiche ottomane in più di un’occasione, come accade ad esempio con la
questione russa.In merito Salzani racconta di numerose conferenze tra
l’ambasciatore inglese ed il governo osmanlico avvenute successivamente alla
stipulazione della pace tra i primi e la Russia, rischiando però di
compromettere notevolmente i rapporti con i turchi ancora impegnati nel
conflitto contro le truppe di Alessandro I85
.
Per evitare questo effetto collaterale, Canning cerca di avvicinare le due
posizioni per raggiungere un accordo di pace, incontrando però la forte
resistenza ottomana, tant’è vero che, proprio a riguardo, il console napoletano
racconta di una scenata avvenuta in un incontro con il Reis Effendi in cui,
preso dalla collera per non essere riuscito a convincere
il governo osmanlico ad accettare la sua proposta, l’inglese millanta di
allontanarsi dal paese coi suoi collaboratori86
.
I rapporti anglo-russi successivi alla stipulazione della pace sono descritti come
di forte intesa e a dimostrazione di ciò Salzani riporta al Ministro degli Esteri
Di Gallo della visita di un ufficiale russo, tale Sig.re Bulcacoff, figlio di un
ministro russo in Costantinopoli e vecchia conoscenza dell’ambasciatore
inglese, che viene ospitato dal Canning nel Palazzo d’Inghilterra insieme col
suo dragomanno. A destare maggiore curiosità è il repentino cambio di
programma circa la partenza dell’ospite, annullata a tempo indeterminato una
85
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.III.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318.
86
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.III.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318.
42
volta che questi è messo al corrente dell’arrivo del nuovo ambasciatore inglese
(Canning sta per portare a termine il suo incarico), tale Sir Robert Liston. Per
giustificare la sua improvvisa permanenza e il suo trasferimento in una piccola
casa indipendente, gli viene riconosciuto un Diploma d’Incaricato di Russia.87
Intantoè in corso la registrazione dell’insediamento del Liston e si diffonde la
notizia di una conclusa ma non troppo pubblicizzata pace russo-turca, che
provoca non poco entusiasmo nel partito anglo-russo, al punto da ipotizzare la
possibilità di fondare una straordinaria ambasciata che rappresenti lo zar nei
territori ottomani. Questa appare però essere più un’idea dettata dagli
entusiasmi che da una reale possibilità che possa realmente verificarsi in
quanto, secondo il Salzani, allo stato delle cose non sarebbe possibile88
.
Se il partito anglo-russo si invischia in una serie di accordi e trame celate al
resto della cerchia diplomatica e alla Porta stessa, è anche vero che non sempre
questo è abile nel lasciarle passare in sordina: il console napoletano è testimone
di un episodio che consiste nello scoppio di alcuni razzi nelle notti del 22 e del
24 Novembre 1812 a BuyukDere nel Palazzo del Signor d’Italinsky,
plenipotenziario di Russia, e contemporaneamente, nel giardino del Palazzo
d’Inghilterra a Costantinopoli. L’episodio avviene apparentemente senza
motivo né tantomeno in occasione di una qualche vittoria congiunta sui fronti.
Salzanisi augura siano solo dicerie, altrimenti sarebbe da ritenersi più che certa
87
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 18.VI.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318.
88
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.VIII.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318.
43
la forte amicizia tra le due parti e la congiunzione dei loro obiettivi89
.
La sostituzione di Robert Adair con Robert Liston non comporta stravolgimenti
degni di nota, in quanto il neo-console persegue gli obiettivi della madrepatria
similmente al predecessore, senza quindi rendere troppo noti i suoi movimenti
e i suoi interessi così come quelli della madrepatria e, come il precedente
rappresentante, anch’egli sembra ben trovarsi con il napoletano Conte Ludolf,
il quale vive per tutto l’anno a BuyukDere e alloggia dallo stesso Liston le rare
volte che si reca in città.
I rapporti tra questo e l’ambasciata inglese si rintracciano già dalle
corrispondenze del 1812 in cui il Salzani descrive il non interesse del Signor
Canning a frequentare altri della cerchia diplomatica, se non lo stesso Ludolf
che, a sua volta,ha visibilmente instaurato con l’ambasciatore un rapporto quasi
preferenziale90
giustificato forse dal fatto che egli si veda assegnare dal
Canningalcuni fondi per vivere, in quanto economicamente alle
strette e parecchio indebitato. Questo è sicuramente il motivo per cui
l’Inghilterra si adopera molto per nominarlo Ministro della Corte di Palermo,
arrivando addirittura a passare una somma di denaro alla Porta per far sì che
questo accada o comunque per trovar lui una collocazione di un qualsiasi
rango, incontrando però la secca resistenza osmanlica.Tale forte cooperazione
89
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.X.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318.
90
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.XI.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318 e Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.I.1813), ASN, Esteri, fasc.
5326, ff. 318.
44
diplomatica porterà poi le due parti a concludere una convenzione nell’anno
successivo, per permettere un libero commercio tra i rispettivi porti91
.
Il rapporto tra la diplomazia inglese e il governo turco non è assolutamente
nuovo a tentativi di corruzione o ‘strane’ intese che alludano ad altri fini e non
bisogna andare molto indietro nel tempo rispetto al Decennio francese per
rintracciare altri episodi del genere: si può considerare un avvenimento del
1803, raccontato dal cancelliere napoletano Giacomo De Marini, in cui una
nave inglese ormeggiata nel porto saluta il passaggio del Gran Signore con 21
spari di cannone. Per questo gesto il sultano decide di ringraziare il capitano
della nave con una tabacchiera tempestata di preziosi, gli ufficiali della nave
con fazzoletti ricamati di pregiatissima fattura ed il resto dell’equipaggio con
alte somme di danaro ciascuno. Una serie di omaggi di questa
portatainsospettiscono il cancelliere il quale ne deduce l’elargizione per motivi
ben differenti dalla semplice riconoscenza e ben più celati92
.
Così come pervengono testimonianze di proficui rapporti tra l’Impero e la
potenza marittima,si hanno particolari anche riguardo incidenti diplomatici
avvenuti tra questi, tra cui spicca quello riguardante la richiesta agli osmanlici
avanzata da Liston di nominare il Console inglese Mons. Morien ambasciatore
e ricoprire congiuntamente la carica. La risposta ottomana è di ovvia natura
negativa, in quanto non è ammissibile riconoscere due rappresentanti per uno
stesso paese e per giunta di pari rango, per cui il massimo che se ne può
ricavare è nominare tale Console Morien come capo dei negozianti inglesi
91
Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 9.IV.1814), ASN, Esteri, fasc.
5327, ff. 320.
92
Una più ampia panoramica è possibile attraverso il testo di M. PEZZI, Impero ottomano e
Mezzogiorno d’Italia, p. 94.
45
stabilitisi nel Levante, con la funzione di essere un rifermento per gli altri
commercianti inglesi e riferire di quanto accade tra questi all’ambasciatore
inglese in carica, il quale a sua volta ne da comunicazione alla Porta, cosicché
Morien non possa avere con questa né con la Corte di Londra nessun contatto,
nemmeno di tipo epistolare93
.
Una delle questioni rimaste irrisolte che hanno origine ben prima del Decennio
Francese è la guerra di corsa ad opera dei pirati presenti nelle reggenze
barbaresche, che depredano navi e annessi carichi, salvo quelli appartenenti a
paesi stranieri coi quali questi concludono accordi commerciali.
Un caso che riguarda direttamente il consolato napoletano è quello del
Capitano Vincenzo Cacace, un sorrentino che naviga con ciurma napoletana e
che ha spesso navigato con bandiere estere, tra cui quella francese che
l’ambasciatore Horace Sébastiani gli prometteper commerciare esclusivamente
in porti turchi e russi che affaccino sul Mar Nero e non su quello Bianco. Il
Cacace è spesso anche navigantesotto protezioneturca e nel 1812 acquisisce
quella inglese per un viaggio con destinazione Malta94
.Il comandante diviene
però vittima di un sequestro corsaro proprio nell’arcipelago maltese da parte di
pirati che giudicano di loro interesse sia la nave che il carico, rilasciando lo
stesso Cacace e l’equipaggio. Egli decide quini di recarsi a Chio per fondare un
suo Consolato di Mare e, successivamente, si presenta all’ambasciata
napoletana a richiedere aiuto per la sua causa; aiuto che però lo stesso Salzani
ritiene difficile da offrirgli in quanto il comandante continua a voler essere un
93
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.X.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 318.
94
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.IX.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff. 319.
46
protetto inglese, per cui l’ambasciata napoletana è impossibilitata ad agire in
prima persona.
Il console napoletano si dichiara comunque intenzionato ad aiutarlo per quanto
possibile e inizia innanzitutto dal recupero dei nominativi dell’intero
equipaggio dichiarando, però di voler agire con delicatezza estrema per non
creare ulteriori problematiche, qualora anche questi avessero voluto persistere
nel rimanere protetti inglesi.
Il console murattiano informa il Ministro degli Affari Esteri di conoscere da
tempo il Cacace e di sapere che egli risiede a Galata con una donna greco-
cattolica nativa dell’isola di Tinos con cuiha avuto alcuni figli, dei quali solo
un maschio ed una femmina sono però sopravvissuti. Il console murattiano
conosce anche la situazione economica non molto florida del capitano ed anzi
chiede al Ministro Di Gallo se non sia più consono tentare di aiutarlo
finanziariamente per ricacciarlo da quella non umana condizione, in quanto
pesa già fortementeaver perso la sua nave e tutto il suo carico95
.Nell’ inverno
del 1813 i bastimenti inglesi non sembrano avere molta fortuna nei loro viaggi:
a Gennaio alcuni di questi, una volta superato lo stretto dei Dardanelli,
vengono bloccati dal governo ottomano in quanto venuti a conoscenza del
particolare che non si tratta di merci e carichi coloniali, bensì di carichi di
munizioni di guerra. Alla richiesta da parte del ministro inglese per il passaggio
95
Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.XII.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326,
ff.319.
47
del carico in Mar Nero, il governo turco risponde con un rifiuto secco per poi
intimare al Sig. Liston di rispedire il carico in madrepatria96
.
Un secondo sfortunato evento si presenta nello stesso mese, quando un corsaro
francese preda ben tre bastimenti inglesi, di cui uno carico di vino, l’altro di
commestibili vari ed il terzo, partito da Malta, ricco di caffè, zuccheri ed altre
merci pregiate. Nonostante le rappresaglie corsare, la politica talassocratica
inglese non accenna ad affievolirsi e uno degli ultimi esempi risale a Luglio
1814, quando il Liston riceve da Corfù la notizia che le truppe di Sua Maestà
inglese ed i suoi alleati hanno occupato la suddetta isola, costringendo il
Governatore napoleonico Francis Donzelot, insignito a tale carica proprio per
proteggere l’isola da eventuali attacchi inglesi, a lasciare l’isola e a tornare in
Francia insieme con tutta la milizia ed i collaboratori. Liston scopre in seguito
che l’accaduto si è verificato ben prima, nel mese di Giugno, ma Domenico
Salzani, intanto succeduto al padre Biagio nella carica di console della
legazione, riporta che neanche lo stesso conte Andreossy, l’ambasciatore di
Francia, ha ricevuto notizie dell’accaduto né tantomeno di una pace
conclusasisuccessivamente; riceverà, invece, una piccola summa degli
avvenimenti tempo dopo, coll’ordinariodi Vienna. Andreossy, riconfermato al
suo ruolo,notifica al Liston l’avvenuta pace tra le due parti e, visto che è usanza
attendere che il primo passo per le questioni importanti tra le ambasciate delle
due nazioni lo faccia proprio l’ambasciatore francese, questi decide di
attendere il Liston nella chiesa del suo Palazzo, che si presenta poco dopo con
96
Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.V.1813), ASN, Esteri, fasc.
5326, ff. 319.
48
la consorte e con gran parte del suo entourage.Liston, per celebrare l’avvenuta
pace,fa illuminare unafacciata del suo Palazzo in maniera così visibile che lo
stesso Salzani lo definisce ‘un colpo d’occhio’.Al termine del racconto di tale
avvenimento, il Salzani accenna ad un episodio assai particolare: in quello
stesso mese i Ministri di Francia, Inghilterra, Russia ed Austria ricevono una
lettera anonima97
in cui si rendono note ingiustizie ed abusi gravi avvenuti
all’interno delle loro Cancellerie, con allegata minaccia che se tali situazioni
non sono domateal più presto gli anonimi mittenti scatenerannotumulti di egual
portata a quelli accaduti a Smirne nel 179798
.
Appendice
Eccellentissimo Signore!
A Sua Eccellenza Il Signore
Marchese dè Gallo
Ministro degl’Affari Esteri
di Sua Maestà Il Re
Delle due Sicilie
Napoli
97
Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.VII.1814), ASN, Esteri, fasc.
5327, ff.320.
98
L’avvenimento accadde in occasione di una rissa che scoppiò tra un venetoed un Giannizzero
posto a guardia di un teatro che tentava di impedirgli di entrare senza pagare per vedere lo
spettacolo. Durante la rissa il veneto sparò un colpo di pistola uccidendo il Giannizzero
causando un imprevedibile tumulto. Il corpo dei Giannizzeri chiese al governo la consegna
dell’uccisore senza alcun risultato, per cui per protesta appiccò un incendio nel quartiere
franco, uccise dei greci che erano per strada e molestò ed uccise dei turchi continuando ad
appiccare in tutto il quartiere dei fuochi di cui furono vittime tutti i palazzi consolari. Gli
impiegati delle ambasciate, insieme con gli stessi consoli si rifugiarono sulle navi e anche i
negozianti cercarono di trarre in salvo le loro merci. I tumulti continuarono per un paio di
giorni distruggendo grandissima parte del quartiere.
Per ulteriori informazioni sull’episodio si consulti il documento <<Gazzetta Universale: O
Sieno Notizie Istorice, Politiche, Di Scienze, Arti Agricoltura, EC, Volume 24>>.
49
Ho l’onore di presentare alla Grandezza di Vostra Eccellenza la copia
dell’ultima sommessa mia.
Mi rifferisco a quanto detto con suddetta ultima mia umilissima intorno
gl’affari Politici che d’un giorno all’altro s’intorbidiscono viappiù e
generalmente. Il gran Visir Y.P. è ben arrivato ed ha molto bene preso le
Redini del suo Sublime posto, dicesi che non lascierà la Capitale ma bensì
destinerà nelle sue veci un Generalissimo a dirigervi le armate Ottomane.
In oltre poi si parla in Paese pubblicamente della freddezza nata fra qto
governo con l’Incaricato di Francia lacchè mi dispiace al sommo; Il publico
pretende e vuole che questa Rottura sia inevitabile; se ciò sarà si vede
chiaramente che l’Ambasciatore D’Inghilterra predomina; giachè sin dal suo
arrivo le cose hanno cambiato d’aspetto di molto; ripeto, quale sarà la nostra
sorte dietro questi sconvolgimenti che si succedono spesso.
[…]
Ho l’alto onore di rassegnarmi sempre nelle distinte grazie della Grandezza di
Vostra Eccellenza.
Costantinopoli ad 10.Maggio 1809
L’U.mo Devotis.mo ed
U.mo Servitore
Vero
Biagio Salzani
A Sua Eccellenza Il Signore
Marchese dè Gallo
Ministro degl’Affari Esteri
di Sua Maestà Il Re
Delle due Sicilie
Napoli
Eccellentissimo Signore!
Ho l’onore di rimettere alla Grandezza di Vostra Eccellenza qui retro la Copia
dell’ultima sommessa mia de’10. Corrente dappoi in qua non essendovi nulla
di rimarchevole degno della sua curiosità, gli dirò soltanto che domani seguirà
50
la paga de’ Giannizzeri, e fra dieci o quindeci giorni, Il Generalissimo si
metterà in marcia con un numero di circa 100/mille uomini di truppe.
Lo spagnuolo in questione come marcatole in Copia nominato don Juan Iabat
sedicente Ministro spagnuolo è ben qui giunto sono alcuni giorni, ed ha preso
quartiere in una locanda in Pera. Il di 22 Corrente ebbe /accompagnato dal
Sig.re Pisani G.mo Dragomano D’Inghilterra / una audienza particolare del
Reis-Effendi, m’imagino che fràpuochi giorni si sviluperà il nodo gordiano
giacchè sin qui non si sa precisamente, quale fù il risultato di questa
conferenza. Frattanto gli dirò che l’Inghilterra gli à ottenuto una guardia di
Giannizzeri, cioè orlà guardia di onore che si suole accordare dalla Porta, tal
distinzione alli Ministri Europei, su tutto ciò non mi permetto nissuna
riflessione lascio il tutto ciò al sublime intendimento dell’Eccellenza Vostra.
Dicesi presentemente che la flotta ottomana partirà forsi per il Mare nero;
tuttavia si trova ancorata in Porto.
[…]
Ho costantemente l’alto onore di rassegnarmi sempre nelle distinte grazie
dell’Eccellenza vostra.
Costantinopoli ad 26.Giugno 1809
L’U.mo. Devotis.mo ed
U.mo Servitore
Vero
Biagio Salzani
A Sua Eccellenza Il Signore
Marchese dè Gallo
Ministro degl’Affari Esteri
di Sua Maestà Il Re
Delle due Sicilie
Napoli
Eccellentissimo Signore!
In seguito di quello ebbi l’alto onore di dirgli nell’ultima sommessa mia data
26. Scaduto Giugno gli dirò che in fatti la Paga de’ Giannizzeri seguì il giorno
prefisso e che il Giannizzar Agà marciò sin de’3. Corrente con le sue truppe ed
il Generalissimo fece la sua sortita sin’ dà 6.corrente e costantemente si
spediscono tuttacua de’ regimenti che si radunano a Daut Pascià per indi
mettersi in marcia nella corrente di questa settimana e così il Paese sarà
liberato dalle continue molestazioni delle truppe.
51
Il giorno 30.Giugno scorso verso la sera la Porta deputò un Emissario munito
d’un permessi per andare in Palazzo di Francia e dimandare la liberazione della
persona del nominato Dendrinò, di nazione ionica e fù Cancelliere del passato
Ministero Ionico giù, ch’era ivi in arresto sin dà 20.Aprile per avere egli
all’istigazione dell’Ambasciatore d’Inghilterra formato un partito nel Paese ed
arrolato della gente sotto la Bandier Ionica, che non esiste, come si sa, e che
per conseguenza l’Incaricato di Francia fece mettere in arresto sin’ da
quell’Epocca; la Porta li fece domandare varie volte, egli si ricusò sempre da
uomo di carattere che è dicendo che non poteva avere mai consegnarlo
avendolo carcerato come delinquente suddito francese e che attenderebbe
gl’ordini del suo sovrano per l’ultimatum. Fu la medesima risposta all’uffiziale
della Porta che fece la nuova dimanda il 30. Giugno e si è rinchiuso nel suo
Palazzo più che mai, avendo anche sugellato per di fuori le sue porte. Nel
frattemposi negoziò la facendatrà la Porta e l’Incaricato, ed il 4. Di questo
Corrente mese ebbe una lunga conferenza con il Reis-Effendi ed al ritorno che
fece al Palazzo fu accompagnato onorevolmente con un nuovo Ortà e fece
subito spalancare la porta del Palazzo di Francia e la Communicazionetrà di
loto si stabilì di nuovo. Il delinquente Dendrinòfù consegnato alla Porta, sotto
strette e rigorose condizioni e sotto sua garanzia che mai più non deve ingerirsi
in nissun affare di quella natura, in qual’caso il Ministero della Francia
andrebbe in qualunque tempo sià della sua autorità sopra di lui per castigarlo,
oltre poi dicesi sarà rilegato con la sua famiglia da Pera al Canale, sito nel
fondo del Porto di rimpetto all’arsenale ove abitano de’Greci.
L’Eccellenza vostra non può immaginarsi quanto mi fece piacere questo
evenimento felice della reconciliazione del Ministero di Francia con la Porta,
voglia il Cielo mantenerla.Il sedicente Ministro di Spagna Don Juan Iabat
continua occultamente le sue negoziazioni con la Porta; ma pare a vista del
paese che questa sin’qui non li hà dato retta però il partito inglese crede che
forse riuscirà nel suo intento.
Costantinopoli ad 10.Luglio 1809L’U.mo. Devotis.mo ed
U.mo Servitore
Vero
Biagio Salzani
***
A Sua Eccellenza Il Signore
Marchese dè Gallo
Ministro degl’Affari Esteri
52
di Sua Maestà Il Re
Delle due Sicilie
Napoli
Eccellentissimo Signore!
[…]
Presentemente che la Pace trà la Francia e l’Austria è stabilita,
immancabilmente stabilirsi deve pure l’antico ed il ben regolato Corriere di
Vienna con il Levante, lacchè mi incoragiasse di riprendere di nuovo il filo
d’una corrispondenza regolare con la Grandezza di Vostra Eccellenza, se mi
permetterà.
In coerenza della mia relazione nell’umilissima mia lettera de 10/11 Luglio
intorno la deffinizione meravigliosa dell’affare Dendrinò rapporto anche la
reconciliazione della Porta Ottomana, coll’Ill.mp Signore Incaricato di Francia.
L’ambasciatore d’Inghilterra continua li suoi intrighi colla Porta in disfavore
della Francia, ma mi giova sperare che sono pene perdute, che non potrà
riuscire nel’suo intento; anzi corre voce sorda che forse si ritirerà i qui in breve,
dietro la nuova della ristabilita Pace tra la Francia e l’Austria, lacchè forse
sarebbe appertura ad una riconciliazione con li Russi.
Per dare un’idea all’Eccellenza vostra dell’astio inglese per li Francesi
gl’accludo un bollettino data a giorno nell’ Estate passata, che il suo contenuto
fa orrore, non si puol’dare al Pubblico un si odioso scelerato sentimento, come
in fatti lo è ma scorgerà poi il contenuto onesto, onestissimo di quello qui
accluso pure dell’Incaricato di Francia in risposta al sopradetto indegno libello.
Giusto a motivo del suo scelerato contenuto, non ho ardito in debito tempo di
passarlo all’Intelligenza di Vostra Eccellenza ma in oggi glielo mando per
fargli conoscere gli sentimenti di quella Nazione. Non dico altro.
Anzi, quallora a suo tempo, fù distribuito al Pubblico, una quantità d’esemplari
di detto indegno Bollettino, venne pure alla Conoscenza della Sublime Porta,
che immediatamente intimò all’Ambasciatore d’Inghilterra di non più farne
fabricare bollettini sopra qualunque oggetto. In fatti la cosa restò là.
[…]
Ho l’alto onore di baciargli umilmente le vesti.
Costantinopoli 25.Novembre 1809
Eccellentissimo Signore!
Della Grandezza di Vostra Eccellenza!
L’U.mo. Devotis.mo ed
U.mo Servitore
53
Vero
Biagio Salzani
***
A Sua Eccellenza Il Signore
Marchese dè Gallo
Ministro degl’Affari Esteri
di Sua Maestà Il Re
Delle due Sicilie
Napoli
Eccellentissimo Signore!
Non trovo espressione abbastantemente forte, per esprimere alla Grandezza di
Vostra Eccellenza, la sensibilità indicibile di cui fui mosso nell’legere il Real
Dispaccio che mi onorò servirmi.
Non mancherò di profittare di tutti i mezzi e di tutte le vie di buona vista per
fargl pervenire le copie delle mie lettere cè li farò passare in originale con la
solita via di Vienna, per la quale vie essendomi pervenuto con uno dè Corrieri
austriaci il venerato suo sopradetto Dispaccio. Segno evidente che la Porta sarà
stabilita in Vienna o in Buda o in Pest.
Parmi che la via di Salonicco, Corfù ed Otranto sia assai sollecita e sicura, ma
dubito che si possa aprofittarne nell’avvenire, stante che dicesi che
presentemente Corfù sia bloccato dai Inglesi e che le altre Isole Yoniche si
sono resi alliMedesmi; Giusto in conseguenza di tale notizia, l’ambasciatore
d’Inghilterra in una conferenza colla Porta, dimandò per assoluto lo
sprigionamento del connoto Dendrinò ma la Porta rispose molto saviamente,
che quallora sarebbe sciente del fatto per parte di questo Ministero di Francia
in allora aderirebbe alla sua dimanda frattanto tutte le disposizioni dello
Ministro britannico, dimostrano una imminente partenza, anzi molti individui
Mercanti ed altri di sua nazione oltre avvere messo il loro bene in sicuro hanno
scambiati di protezione ed hanno preso quella di Danimarca, giunto a tutto ciò
un Brik inglese ben armato che trovasi in Rada a Copana e che
premurosamente si approvigiona di una maniera cospicua.
Ho l’onore di sempre raccomandarmi nelle distinte grazie della Grandezza di
Vostra Eccellenza.
P.S. La Porta viene di dare la libertà al connoto Dendrinòavvendolo liberato
come Rayà suddito del G.V. e col consenso del Ministro di Francia, patuito
colla Porta ch’esso Dendrinò non si cuoprirebbe mai più d’altra qualsiasi
protezione di Ministro Europeo residente qui, anzi si passò atto pubblico di tale
54
convenzione in Cencelleria di Francia e così l’affare terminò senza maggior
rumore.
[…]
Costantinopoli ad 11. Dicembre 1809
Eccellentissimo Signore!
L’U.mo. Devotis.mo ed
U.mo Servitore
Vero
Biagio Salzani
***
A Sua Eccellenza Il
Marchese dè Gallo
Ministro degl’affari Esteri
di Sua Maestà Il Rè
delle Due Sicilie
Napoli
Eccellentissimo Signore!
[…]
Per quello concerne il Ministro Britannico le cose sono nel segnatole stato,
dicesi che s’aspettano dell0avvisi per poscia ultimare la sua di qui partenza, la
quale sarebbe di già seguita se non fosse stato la quantità di guinee che ha qui
seminato frà il Corpo dè Giannizzeri che sostiene la sua causa.
Il sedicente Ministro poi della giunta di Seviglia, Don Juan de Iabat di rittorno
da Buyuk –dere, hà preso quartiere in pera, di rimpetto al Palazzo di Hollanda e
si diverte al solito, il quale poi seguirà la sorte del Ministro Brittanico.
Ho l0alto onore di bacciargli umilmente il lembo delle vesti della Grandezza di
Vostra Eccellenza.
Costantinopoli ad 23.Dicembre 1809
L’U.mo. Devotis.mo ed
Ub.mo Servitore vero
B.Salzani
55
***
A Sua Eccellenza Il
Marchese dè Gallo
Ministro degl’affari Esteri
di Sua Maestà Il Rè
delle Due Sicilie
Napoli
Eccellentissimo Signore!
[…]
Circa il Politico non aviamo auto niente di più particolare, degno di essergli
partecipato se non chi quello motivatogli con ultima umilissima mia dè 23.
Corrente mese che le confirmo, tanto più ch’abbiamo la conferma ad un presso
puoco, di tutto quello avvanzai all’Eccellenza Vostra, riguardo la rotta auta
questa gente dà Russi.
Intorno il Ministro Britannico le confermo ugualmente quello dettole
ultimamente e nulla di più nuovo, egli ad onta della staggione rigorosa
d’inverno vive le tre quarti del tempo nella Campagna di Belgrado, senza
troppo confondersi nel Politico, come faceva prima della Conclusione della
Pace coll’Austria.
Alcuni giorni sono, corre voce generalmente in Piazza trà franchi e la gente del
Paese, qualmente una squadra forte di circa 20 vascelli di Linea Inglesi
preparasi nel Mediterraneo qui venire all’Imboccatura del Canale; gli avvisi
sono però divisi, sopra quest’annunzio; alcuni dicono che vengono tali navi per
fare spiegazione questa Gente sul partito che prendere devono nel Politico ed
alcuni pretendono che vengono a unirsi alla squadra Ottomanna per passare
ambedue in Mare Nero e ivi attaccare gli Russi. Tale nuova non è Ministeriale
e secondo mè non è credibile, in oggi che la pace è conclusa trà la Francia e
l’Austria, onde si riguarda tale notizia da molti come apocrifo.
Ho l’alto onore di rassegnarmi con il più profonod’ossequio nella grazia della
Grandezza di Vostra Eccellenza.
Costantinopoli ad 10.Gennaio 1810
L’Um.o.Devotisimo ed
Ub.mo Servitore Vero
B.Salzani
56
***
A Sua Eccellenza Il
Marchese dè Gallo
Ministro degl’affari Esteri
di Sua Maestà Il Rè
delle Due Sicilie
Napoli
Eccellentissimo Signore!
[…]
Pare che qto ambasciatore brittanico abbia abbagliato gl’occhi de’ Turchi,
come dettole, le sue relazioni colla Porta hanno principiato ma occultamente, e
si vede a vista del Paese che la sua di qui partenza sia differita per ora e ciò dà
a pensare a molti per la sorte di questi contorni, se tuttavia questa gente
persevera nel sentimento di conservarsi l’influenza inglese nel politico qui nel
Paese vi regna gran tristezza, tanto per gl’affari di fuori che quelli di dentro e
ancora più per la caristia de’ viveri in generale; […]
Costantinopoli ad 25.Gennaro 1810
L’Um.oDevotisimo ed
Ub.mo Servitore Vero
B.Salzani
A Sua Eccellenza
Il Signore Mrchesedè Gallo
Ministro degl’Affari Esteri di
Sua Maestà Il Rè
Delle due Sicilie
Napoli
Eccellentissimo Signore!
[…]
La missione inglese resta per ora molto quieta, non si discorre presentemente di
partenza generale, ma bensì dicesi che l’Ambasciatore Mons. Adair partirà
solo, lasciando qui per Incaricato degl’affari Britannici il Sig.Canning suo
Secretario d’Ambasciata; si vedrà fràpuoco se tutto ciò si verificherà oppure se
le circostanze faranno cambiare d’aspetto le cose.Corre un’altra voce nel Paese
da tre a quattro giorni che l’ammiraglio inglese SiedneiScmithpreparavasi a qui
Il regno di napoli e la sublime porta nel decennio francese rapporti regolari (1807 1814) definitiva
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Il regno di napoli e la sublime porta nel decennio francese rapporti regolari (1807 1814) definitiva

  • 1. 1 INDICE Introduzione................................................................................................................. p. 2 Capitolo I – La politica estera del Regno di Napoli nel Decennio francese...... p. 5 Capitolo II – I rapporti tra il Regno di Napoli e il Levante............................. p. 15 Capitolo III – Consoli e ambasciatori italiani e inglesi a Costantinopoli....... p. 28 Capitolo IV –La politica estera inglese tra Mediterraneo e Mar Nero nella corrispondenza della legazione napoletana: rapporti regolari (1807 – 1814) p. 36 Appendice ..........................................................................................................p. 48 Fonti ..................................................................................................................p. 75 Bibliografia ...................................................................................................... p. 77 Sitografia........................................................................................................... p.80 Ringraziamenti .................................................................................................... p.81
  • 2. 2 Introduzione Gli avvenimenti storici che hanno caratterizzato l’area mediterranea e l’area del Mar Nero sono ben noti a coloro i quali interessa studiarli, così come possono essere facilmente reperibili nei testi riguardanti tale materia da coloro che non ne sono esperti. Nelle opere che si potrebbero utilizzare per rintracciare le vicissitudini di queste due aree non sono presenti però dettagli che si possono ricavare invece da documentazioni più particolaristiche, come lo sono le corrispondenze diplomatiche custodite negli archivi storici di diverse città. L’obiettivo di questo lavoro è quello di fornire dettagli sull’area del Mar Nero nel periodo del Decennio Francese, attraverso la lettura della corrispondenza dei consoli napoletani che risiedono a Costantinopoli e che vivono tutte le vicende che qui si verificano, estrapolando dettagli atti a comprendere aspetti di una cultura ritenuta, erroneamente, a noi estranea troppo a lungo e provando ad arricchire di particolari quelle informazioni che già possediamo a riguardo.Più precisamente, nella prima parte del lavoro viene illustrata la politica estera del Regno di Napoli nel Decennio, le sue relazioni con la Russia, nuova potenza che rapidamente vuole introdursi nei giochi d’equilibrio mediterranei e levantini, così come le sue relazioni col Mar Nero nell’ottica di voler smentire l’idea di una loro storica lontananza. La sezione continua fornendo particolari riguardanti le motivazioni che giustificano la grande importanza che viene data alla corrispondenza diplomatica, le modalità con cui
  • 3. 3 questa avvienee come arriva a destinazione. Ben pochi sanno come la posta napoletana sia stata la più prestigiosa dell’epoca e ancora in questa prima sezione viene introdotta la figura di colui che ha tentato di renderla ancora più preziosa per salvaguardare la continuità della corrispondenza: Guglielmo Maurizio Ludolf. Una seconda parte è destinata a tracciare il profilo dei rapporti specifici tra Regno di Napoli e Levante con un iniziale excursus che cerchi di inquadrare i rapporti tra i due attori dal XVIII secolo al Decennio,anche da un punto di vista commerciale,per entrare poi nel dettaglio dei documenti analizzati che presentano i contenuti più disparati. Considerando che le corrispondenze analizzate vengono redatte in un momento di cambiamento per l’Impero, sia al suo interno che al suo esterno col coinvolgimento nel lungo ed estenuante conflitto coi russi, viene descritta una fase ardua per la popolazione turca ma anche per i funzionari diplomatici residenti a Costantinopoli e questo è assolutamente evidente se si comparano corrispondenze anche di poco precedenti al Decennio con quelle redatte in questo periodo. Il cambiamento della realtà circostante cambia lo sguardo del narratore e con esso la percezione che il lettore ha di quel mondo. Con la terza parte si danno cenni biografici dei personaggi incontrati nelle prime due sezioni e si vogliono introdurre quelli che agiscono poi nella quarta ed ultima parte. Questa tratta di un particolare argomento estratto dalle corrispondenze che ho analizzato e che ho deciso poi di approfondire maggiormente: la politica estera inglese nell’area levantina. Le corrispondenze che ho utilizzato per approfondirequesto tema sono custodite nell’Archivio di Stato di Napoli e hanno offerto dettagli e
  • 4. 4 avvenimenti non noti la cui analisi mi ha suggerito una conclusione abbastanza semplice che credo possa essere applicata anche ai tempi moderni: nonostante le potenze possano entrare in conflitto bellico e riportare vittorie nei luoghi in cui queste guerre si combattono, gli equilibri politici si giocano sempre su ben altri tavoli. Se si considera il caso inglese che ho voluto approfondire, si nota come l’Inghilterra abbia utilizzato nella gran parte dei casi degli specifici ed elaborati stratagemmi diplomatici per raggiungere il proprio obiettivo o, quantomeno, per mantenere alta la sua influenza sui territori dell’Impero. Queste elaborazioni quasi mai sono state rumorose e manifeste, ma sembrano avere avuto come caratteristiche vincenti la loro messa in atto in maniera celata, senza che al di fuori ne siano stati chiare le motivazioni e le modalità d’utilizzo; quand’anche i piani inglesi non siano stati realizzati in sordina va comunque sottolineata la sorprendente capacità dei diplomatici inglesi di realizzare i loro progetti non vacillando dalla loro posizione di potenza egemone tra quelle europee insieme con la Francia e di essersi insinuata negli affari e di aver contribuito a sgretolare, anche grazie alla diplomazia, un Impero con più di mezzo millennio di vita.
  • 5. 5 Capitolo I La politica estera del Regno di Napoli nel Decennio francese Il Regno di Napoli è l’antico stato italiano formatosi nel XII secolo grazie all’unificazione monarchica del Mezzogiorno ad opera dei Normanni e che, nonostante le numerose dinastie succedutesi al suo trono e la sua tendenza centrifuga e particolarista invece che unitaria, è tra i protagonisti della nostra penisola fino al XIX secolo1 . Per tutte le dinastie che in esso si succedono, il Regno è uno dei più importanti pilastri per il dominio politico e commerciale nel Mediterraneo grazie alla sua posizione strategica che permettedi avere un controllo ravvicinato sui turchi, sul Nordafrica e sulla Santa Sede oltre che esercitare un controllo sulle dirompenti ambizioni territoriali napoleoniche2 . Come, infatti, osserva Giuseppe Galasso: ‘la monarchia trascinava il regno come parte del suo sistema nella grande politica internazionale e gliene addossava il peso tutt’altro che lieve’3 .Proprio a causa delle sue numerose reggenze, il Regno di Napoli è spesso oggetto malleabile nelle mani delle diverse dominazioni, comportando delle debolezze politiche di cui ancora in 1 Per un’analisi più approfondita del Regno di Napoli rinvio a A. LEPRE, Storia del Mezzogiorno d’Italia, Napoli 1986, vol 1, pp. 11-19. 2 Su questo argomento approfondire con F. BARRA, Il Mezzogiorno e le potenze europee nell’età moderna, Milano 1993,pp.21-22. 3 Per approfondimenti si consulti G. GALASSO, Il Mezzogiorno da ‘‘questione’’ a ‘’problema aperto’’, Manduria (TA) 2005, pp.178-179.
  • 6. 6 futuro si potranno sentire i retaggi. Questa sfera politica complicata dalla convivenza ‘forzata’ di tante diversità e anche dall’interesse di alcuni sovrani a mantenere il Regno in una condizione di sottomissione,non impediscono a questo attore di sfruttare i vantaggi derivanti dalla propria posizione territorialeguardando soprattutto all’aspetto commerciale.Nel ‘700 il Mediterraneo assume, infatti, un ruolo importante per le strategie commerciali e marittime e conseguentemente per i giochi d’equilibrio europei4 , anche se è doveroso considerare che i paesi più forti esercitano una pressione ovviamente maggiore a livello commerciale, per cui le reggenze, in particolar modo quella borbonica, cercano di rilanciare l’economia meridionale con una serie di trattati di navigazione e di commercio facendole guadagnare rapporti regolari con la Danimarca, la Svezia e l’Olanda allo scopo di sfruttare le vie commerciali fino a quel momento non sperimentate come l’Oceano o il Mar del Nord5 . L’Europa degli ultimi decenni del Settecento e dei primi dell’Ottocento èil teatro di numerose guerre tra vecchie ed emergenti potenze a causa di motivazioni strettamente legate alla sfera commerciale. A suscitare tale interesse e a creare tante controversie è in primo luogo una gara tra le varie potenze per la conquista balcanica; a questa sono da affiancarsi poi gli interessi per i flussi di merci del Mediterraneo orientale che si realizzano in particolare tra i porti di Napoli, Odessa, Costantinopoli, Messina, Pietroburgo e 4 Per un approfondimento sull’argomento si rinvia a di G. GALASSO, Il Regno di Napoli: il Mezzogiorno borbonico e napoleonico (1734-1815), Torino 2007, pp. 494. 5 Si rimanda alla consultazione dei testi: F. BARRA, Il Mezzogiorno d’Italia e R. AJELLO, I Borbone di Napoli e i Borbone di Spagna, pp. 307-308.
  • 7. 7 Palermo.6 In questi decenni la Russia ‘illuminata’ di Caterina II vede incrementare la propria immagine a seguito soprattutto della stipulazione del trattato di KüçükKaynarca(1774) che presenta una nuova Russia capace di imporsi come inaspettato grande attore nell’equilibrioeuropeo e, come tutte le altre grandi potenze che agiscono in questo spazio, intenzionata ad accaparrarsi anch’essa un ruolo di punta nei commerci mediterranei e del Sud in generale7 . La zarina è consapevole dell’importanza di affidarsi allo strumento diplomatico per il raggiungimento dei suoi fini e come lei lo sono anche molte altri stati, come lo stesso Regno di Napoli che già fa grande affidamento sui propri rappresentanti all’estero. Non a caso, le relazioni diplomatiche tra il Regno e la Russia nei primi anni dell’Ottocento sembrano essere particolarmente fittee le cause sono da ricondursi a motivazioni politiche oltre che, più ovviamente, economiche8 .Per quanto riguarda le prime è necessario precisare che la figura del diplomatico è in questo momento sostanzialmente l’unica a poter procurare informazioni di ogni genere ai governi del proprio paese, in quanto, parlandosi di ‘missioni diplomatiche’ lasciando così intendere il trasferimento del console in altri territori, nelle relazioni, dispacci o ‘lettere’,si riportano episodi, grandi 6 Per un quadro generale si rimanda al testo M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia tra Sette e Ottocento, Bari 2004, p. 14. 7 Questo dato emerge chiaramente nel lavoro di M. MAFRICI, La diplomazia in azione nel Sette-Ottocento: rapporti commerciali tra la Russia e il Regno di Napoli in Mediterraneo e/è Mar Nero: due mari tra età moderna e contemporaneaa cura di L. MASCILLI MIGLIORINI e M. MAFRICI, Napoli 2012, pp. 35- 40. 8 Per un maggiore arricchimento della tematica riferirsi a M. SIRAGO, Il consolato napoletano nel Mar Nero e lo sviluppo di Odessa tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, Procida 2008, pp.18-19e M. MARZANO, I de Ribas: una famiglia napoletana a Odessa in Mediterraneo e/è Mar Nero, cit., pp. 143-145.
  • 8. 8 avvenimenti o anche scene di normale vita quotidiana cui lo stesso diplomatico assiste nella città che ospita la sua missione9 .Le informazioni raccolte sono assolutamente necessarie a dare un’idea politica e sociale di paesi lontani che spesso proprio per questo finiscono col rimanere sconosciuti ai più.L’idea politica che se ne acquisisce non è da vedersi come disgiunta da un’idea economica del paese; l’accordo politico può essere visto infatti come un’anticamera per il raggiungimento di obiettivi economici che riguardano, nella maggior parte dei casi, l’incremento significativo dello scambio economico tra il paese straniero e la madrepatria10 .Spesso chiamati ‘bollettini’,nei documenti di stampo economico che sono pervenuti nonsolo si riporta l’elencazione delle quantità di merci importate o riferimenti a pagamenti effettuati, ma si evince anche la funzione di mediazione negli scali e nei centri di consumo e scambio, talvoltaricoperta dagli stessi funzionari diplomatici con la collaborazione dimercanti e negozianti11 . Come precedentemente accennato, i rapporti del Regno di Napoli con la Russia sono molto fitti grazie a una serie di trattati commerciali che il primo ha assoluto interesse nel concludere; interesse ovviamente non unilaterale, visto il desiderio russo di entrare in nuovi mercati mediterranei da cui il Regno di Napoli, in quanto senza dubbio geograficamente in nettissimo vantaggio sulle altre potenze, trae indiscutibili guadagni. 9 Questo dato emerge particolarmente dalla corrispondenza degli ambasciatori europei dalla metà del Settecento al 1815. 10 Si rinvia al testo A. DI VITTORIO, Il commercio tra Levante ottomano e Napoli, Napoli 1979, pp.34-36. 11 L. MASCILLI MIGLIORINI eM. MAFRICI, Mediterraneo e/è Mar Nero, cit., p. XII.
  • 9. 9 L’interesse napoletano a concludere una partnership commerciale con l’impero russo si innesca in particolar misura con la concessione della libertà di navigazione che Caterina ottiene nel Mar Nero, insieme con Austria e Francia12 . Si presenta quindi per il Regno la ghiotta occasione di allacciare proficui rapporti commerciali non solo con il nuovo Impero, ma anche col Levante e in generale con tutta l’area del Mar Nero, spesso ancora identificato con l’antica dicitura ‘lago ottomano’13 .Guardare a questo accordo col mondo levantino come fosse un evento di rara portata è in realtà quasi ingiustopoiché potrebbe suggerire quasi una lontananza di questi due mondi fino a quel momento, come fossero due identità vissute in tempi e spazi lontani e distaccati l’unodall’altra, mentre la realtà si presenta indiscutibilmente ben diversa14 . Il Mediterraneo ed il Mar Nero sono stati due attori in connessione sin da tempi molto remoti; basti pensare alle strette relazioni tra i due attori nate già tra il 980 a.C. ed il Trecento, quando l’Islam identificò come punti di riferimento culturali la cultura persiana e soprattutto quella ellenica15 .Rimarchevole è osservare che è stato proprio grazie al mondo islamico che l’Europa ha potuto recuperare una buona parte delle testimonianze del mondo culturale classico16 .Ciò non può che comportare la conferma di una forte relazione tra queste due identità che, erroneamente, si pensano essere disgiunte e con una 12 Si consulti M.L. CAVALCANTI, Alle origini del Risorgimento. Le relazioni commerciali tra il Regno di Napoli e la Russia 1777-1815, Genève 1979, pp. 78-80. 13 F. CANALE CAMA, D. CASANOVA, R.M. DELLI QUADRI, Storia del Mediterraneo moderno e contemporaneo,Napoli 2009, p. 122. 14 Per ulteriori ricerche sul mondo ottomano si rinvia ai testi R. MANTRAN, Storia dell’Impero ottomano, Lecce 1999 e C. KING, Storia del Mar Nero, Roma 2005. 15 Per approfondire la tematica si rintraccino i testi N. ASCHERSON, Mar Nero. Storie e miti del Mediterraneo d’Oriente, Torino 1999, pp. 56-57 e F. BRAUDEL, Memorie del Mediterraneo, Milano 1999, p. 45. 16 F. CANALE CAMA, D. CASANOVA, R.M. DELLI QUADRI, Storia del Mediterraneo, cit., pp. 26-27.
  • 10. 10 storia personale distaccata dall’altra, senza fermarsi a guardare al fatto che pur essendovi periodi storici di forte conflitto tra i due o di affievolito contatto, esso non è mai interrotto17 .Non guardare a questi elementi fa si che le due identità siano considerate solo in termini spaziali, mentre è da notare che l’area ottomana rileva le stesse problematiche interne e gli stessi intercorsi storici che anche il Mediterraneo riscontra nel corso della sua storia ed è per questo che le due identità possono essere addirittura sovrapposte18 . L’Impero ottomano è stato considerato per buona parte della sua durata un’entità chiusa, arroccata in se stessa, condizione, questa, la cui smentitanon è da rintracciarsiin epoche così lontane come l’età classica, ma è sufficiente guardare al settecentesco sultanato di Ahmed III,particolarmente improntato ad intensificare e migliorare le relazioni con l’esteroattraverso regolari rapporti con gli ambasciatori stranieri residenti ad Istanbul, promuovendo fortemente anche l’invio di propri rappresentanti ed osservatori nelle capitali europee19 . Da questo momento, le corrispondenze e i rapporti tra potenze europee e Impero ottomano si fanno sempre più costanti e tra i fautori di questa fervente comunicazione si rintraccia proprio il Regno di Napoli. Installare legazioni diplomatiche a Costantinopoli si rivela essere assolutamente irrinunciabile per il raccoglimento di informazioni politiche, economiche e sociali e l’obiettivo è favorire questa corrispondenza in tutte le 17 J. GOODWIN, I Signori degli orizzonti, Torino 1998, p. 30. 18 Ci si riferisce a di L. M. MIGLIORINI e M. MAFRICI, Mediterraneo e/è Mar Nero, cit., pp. 5-8. 19 Per approfondire le relazioni tra l’Impero ottomano e le potenze europee si rinvia ai testiF. CANALE CAMA, D. CASANOVA, R.M. DELLI QUADRI, Storia del Mediterraneo, cit., p. 199 e F. CARDINI, Europa e Islam. Storia di un malinteso, Roma-Bari, p. 89.
  • 11. 11 sue modalità, poiché la capitale ottomana è ampioriferimentoper laconfluenza di tutti i traffici da e verso l’Europa. Le corrispondenzetra i diplomatici napoletani a Costantinopoli e la madrepatria conferiscono ai destinatari un’idea spesso ben precisa delle caratteristiche della popolazione turca: si comprende il loro modo di prepararsi e compattarsi sia spiritualmente che militarmente per affrontare grandi guerre che spesso generano situazioni di enorme povertà, come la mancanza del pane e di cibo che danno luogo ascene di forte tensione che sembrano colpire molto lo stesso mittente; le reazioni della popolazione ad avvenimenti catastrofici come le epidemie di peste; l’estrema riverenza e rispetto dimostrata al Sultano e a tutto ciò che lo riguardi; la tolleranza nei confronti dei diplomaticinonostante siano culturalmente estranei al mondo levantino20 . Molta importanza è data anche alle descrizioni dei rapporti tra i consoli delle diverse legazioni che raramente sembrano essere tesi, salvo casi in cui i rispettivi governi entrano in guerra tra loro o quando si verificano incidenti diplomatici che generano attrito tra questi, come accaduto con ‘l’affareDendrinò’ che coinvolge Inghilterra e Francia21 . 20 Questi avvenimenti emergono molto chiaramente nella corrispondenza degli ambasciatori napoletani residenti a Costantinopoli durante il Decennio Francese e quindi tra gli anni 1806- 1815. All’epoca fu a servizio della Legazione il console Biagio F. Salzani che, alla sua morte, fu sostituito dal figlio Domenico. 21 Nel 1809la tensione tra le due potenze fu innescata dall’ordine francese di arrestare il corfiotaDendrinò il quale, obbligato da molto tempo a stare lontano dalla sua terra, fu nominato cancelliere e residente della ‘Repubblica delle Sette Isole’ dall’Ambasciatore inglese Adair. Questi sperava che tale Dendrinò potesse arruolare altri sotto la ‘Bandiera Ionica’ per scatenare agitazioni e sollevazioni contro la Francia, la quale aveva precedentemente riunito quelle terre sotto il suo potere a forza di numerosi trattati. In conseguenza dell’arresto, l’Ambasciatore Inglese si affidò alla Sublime Porta allo scopo di intermediare per il rilascio del corfiota, ma l’Incaricato Francese precisò di considerarlo come un qualunque criminale francese e che quindi per il da farsi era soggetto solo agli ordini del suo re. La Porta riuscì a conferire con l’Incaricato di Francia riuscendo a farsi consegnare il Dendrinò alla condizione che questo garantisse di non intromettersi più in nessun affare simile. In caso
  • 12. 12 La conoscenza di questi particolari da ai governi della madrepatria informazioni più chepreziose e, proprio in virtù di ciò appare, fondamentalericercare i mezzi di trasporto migliori per ricevere le informazioni il prima possibile, tenendo sempre in considerazione il fatto che grandi sono le distanze da coprire. Proprio a causa di ciò è obbligatorio ricorrere al trasporto navale ma, per le distanze più piccole, la via maggiormente utilizzata è quella terrestre che può essere spesso compromessa o addirittura interrotta a causa di guerre o di altri avvenimenti che ne compromettono l’efficienza. Se le vie terrestri sono da considerarsi non sicure anche in tempi di pace a causa della presenza di malviventi, in tempi diguerra divengono assolutamente impraticabili22 .Gli itinerari postali seguono le vie di Ragusa, Malta e Vienna, ritenuta la più sicura quindi quasi sempre utilizzata nella corrispondenza tra i ministri murattiani e gli ambasciatori napoletani Biagio Francesco Salzani e, successivamente, il figlio Domenico. Oltre a queste, il governo napoletano può usufruire anche di altri due itinerari postali per comunicare con Costantinopoli: il primo attraversando il tratto marittimo che unisce Brindisi a Durazzo e il secondo che collega invece Barletta e Ragusa23 . contrario il governo francese lo avrebbe punito severamente. Su questo particolare episodio cfr. il <<Giornale Italiano>> n. 248 reperibile in formato elettronico al sito: http://books.google.it/books?id=eUJEAAAAcAAJ&pg=PT259&dq=affare+dendrin%C3%B2+ 1809&hl=it&sa=X&ei=yJXUUbHgDMqL7AbLoIDgDA&ved=0CDQQ6AEwAA 22 Per approfondimenti si veda il testo B. CAIZZI, Dalla posta del re alla posta di tutti. Territorio e comunicazioni in Italia dal XV secolo all’Unità, Milano 1993,p. 249. 23 Per ulteriori ricerche confrontarsi con G. MOTTA, I Turchi, il Mediterraneo e l’Europa , Milano 1998, p. 20.
  • 13. 13 La corrispondenza non può essere interrotta per lunghi periodi poiché per i governi della madrepatria è necessaria un’informazione costante che, nel caso del Regno di Napoli ottocentesco, è settimanale24 e tale costanza dev’essere garantita anche durante le cicliche epidemie di peste che dilagano nell’Impero: le lettere dei diplomatici, pur di arrivare a destinazione evitando però la diffusione da contatto del morbo, vengono ‘spurgate’ a Barletta immergendole in aceto e ‘profumandole poi col fumo di lana, o di paglia bruciata, o di segatura di tavole’25 . Il ruolo della legazione napoletana in terra ottomana è sicuramente tra i preminenti grazie soprattutto al contributo di Guglielmo Maurizio Ludolf prima e successivamente del figlio Guglielmo Costantino,incaricati d’affari a Costantinopoli rispettivamente negli anni 1747-1789 e 1789-1820.Per aumentare il prestigio della Legazione napoletana lo stesso Guglielmo Maurizio Ludolfvuole realizzare il progetto di un nuovo piano postale, unitamente alla corte Imperiale di Vienna, dividendo così in egual misura profitti e perdite, risparmiando notevolmente sulle spese e utilizzando congiunti uffici ragusani e di Costantinopoli. Essendo in atto un conflitto tra gli austriaci e la Sublime Porta, questo progetto è da trattarsi con la massima segretezza o altrimenti la fiducia osmanlica di cui godono i napoletani può compromettersi26 .Il Ludolfè fermamente convinto che se il nuovo servizio napoletano forniscecelerità anche in tempi drammatici, tutti i diplomatici se ne 24 Per una panoramica sulla tematica esaminare V. MANCINI, Storia postale del Regno delle due Sicilie, Molfetta 1986, pp. 41-42. 25 M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia, cit., p. 33. 26 In proposito si confrontino V. MANCINI, Storia postale, cit., pp. 41-42 e A. BULGARELLI LUKACS, Le comunicazioni nel Mezzogiorno dall’arrivo di Carlo di Borbone al 1815. Strade e Poste, in <<Archivio Storico per le Province napoletane>>, 1977, pp. 291-292.
  • 14. 14 serviranno, annientando quelle di Venezia e di Spagna e acuendo il prestigio dei napoletani. La proposta non convince però il governo napoletano ed il progetto non viene quindi attuato, per cui le potenze europee continuano a preferire le già collaudate poste di Vienna, Madrid e Venezia27 .Nonostante il fallimento di questo progetto, l’immagine del Ludolf non viene minimamente compromessain quanto a precedere la sua fama è l’apprezzato lavoro diplomatico svolto chenon passa inosservato nemmeno agli stessi governi sultaniali28 . Nei primi anni dell’Ottocento molti ambasciatori storici accreditati a Costantinopoli iniziano ad essere sostituiti, per cui per i governi europei si presenta un serio problema nel rimpiazzarli, soprattutto perché i diplomatici stessi ritengono che essere accreditati a Costantinopoli sia una punizione dal cielo a causa della difficoltà nella gestione delle relazioni con un governo così differente dalla propria cultura ed anche per la ben nota intransigenza della politica ottomana.A succedere a Guglielmo Maurizio alla carica consolare è il figlio, Guglielmo Costantino, della cui nomina particolarmente entusiasta è proprio il governo napoletano, sollevato per avere alla guida della sua legazione un ambasciatore avvantaggiato rispetto agli altri: Guglielmo Costantinoèinfatti residente a Costantinopoli sin dalla nascita, per 27 M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia, cit., pp. 15-16 e 46. 28 Per approfondire la tematica affidarsi ai testi G. GALLAVRESI, Un ambassadeuritaliensous l’ançienrégime, Parigi 1905, p. 5 e M. MAFRICI, Diplomazia e commerci tra il regno di Napoli e La Sublime Porta: Guglielmo Maurizio Ludolf (1747-1789) inRapporti diplomatici e scambi commerciali nel Mediterraneo Moderno, a cura di M. MAFRICI, Soveria Mannelli 2004, pp. 90-91.
  • 15. 15 cuioffreinformazioni alla madrepatria con una consapevolezza e sicurezza ben differenti rispetto agli ambasciatori delle altre legazioni29 . Capitolo II I rapporti tra il Regno di Napoli eil Levante Con i suoi 623 anni di vita l’Impero ottomano è da considerarsi il protagonista forse più prorompente, nonché tra i più longevi, della storia del Mar Nero e non solo.Le potenze europee, da quelle più fortemente consolidate a quelle di nuova ascesa, guardano alla Porta d’Oriente con un grande timore per la sua irruenza e per le sue incontentabili mireespansionistiche e,contemporaneamente, con grande curiosità dovuta al mistero e al senso di estraneità che suscita.Come già precedentemente discusso, questo elemento non deve trarre in inganno lasciando intendere che i turchi abbiano praticato una chiusura in se stessi, come si potrebbe invece affermare per altri tipi di storie come quella dei millenari imperi cinesi e giapponesi. Sarebbe un tipo di soluzione semplicistica e addirittura erronea.Ovviamente, non si voglia 29 M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia, cit., pp. 15-16.
  • 16. 16 intendere nemmeno l’esatto contrario; si guardi più semplicemente ad una conclusione che si trovi a metà tra le due tesi. Gli europei, da sempre incuriositi da quel gigante che possiamo dire essere l’Impero ottomano, hanno un interesse tale per l’area del Mar Nero e soprattutto per i prodotti turchi,da tentare di avviare, attraverso trattati e concessioni di Capitolazioni, importanti traffici con quest’area. C’è da precisare che l’Impero non è sempre ben disposto in merito: per i turchi, infatti, il Mar Nero rappresenta un approvvigionamento considerevole ed irrinunciabile per Istanbul30 per cui le Capitolazioni vengono concesse solo ad alcuni paesi e semprerispettando strettissime condizioni31 .Il XVIII secolo vede un’imponente inversione di marcia a riguardo soprattutto grazie all’abilità europea di imporre la propria presenza sfruttando una fase di trasformazione e, se si vuole, di vulnerabilità dell’Impero dovuta soprattutto a questioni interne32 .Tra queste a farla da padrone è indubbiamente la crisi del sistema annonario finora messo in atto, provocata da una crescita demografica di Costantinopoli e da un’evidente crisi agraria cui i sultani cercano di rispondere con un inasprimento del sistema annonario stesso che va ad identificarsi sempre più con una politica di sfruttamento delle province33 .Da qui la politica ottomana inizia a barcamenarsi tra una rigida applicazione del sistema annonario e una meno selettiva concessione di Capitolazioni; questo duplice 30 Per un approfondimento completo sul tema si guardi al testo R. MANTRAN, Storia dell’Impero ottomano, cit., pp. 310-311. 31 Sono possibili ulteriori ricerche con la consultazione del testo di S. FAROQHI, L’impero ottomano, Londra 2004, pp. 109-113. 32 R. MANTRAN, Storia dell’Impero ottomano, cit., pp. 312-313. 33 Per un confronto a riguardo si rinvia al testo di A. DI VITTORIO, Il commercio tra Levante ottomano e Napoli, cit., pp. 41-43.
  • 17. 17 atteggiamento è provocato soprattutto dall’inserimento dell’Impero in conflitti bellici internazionali e anche da un’intenzione di allacciare di relazioni commerciali aprendosi quindi verso l’esterno. Questi i conflitti che impediscono l’instaurazione di un dialogo diretto tra l’Impero ed alcune identità mediterranee come il Regno di Napoli con cui i turchi hanno un primo contatto quando, nel 1718, firmano con l’Impero asburgico un trattato che coinvolge indirettamente anche i partenopei che però non ne accettano i punti cardine34 .Il momento di reale contatto tra i due attori avviene solo nel 1740 quando il Regno riesce a rientrare nella rosa dei partner commerciali dell’Impero, non senza l’intervento massiccio dei diplomatici napoletani, spinti da Carlo di Borbone che preme molto per lo sviluppo di un commercio tra i due35 . Viene pattuito che il trattato di commercio e navigazione stipulato ha una validità di vent’anni e ciò, oltre a suscitare molte aspettative da parte di entrambi i contraenti,avvia tra loro rapporti diplomaticiregolari che, anche col calo degli scambi commerciali che si registrerà in futuro, non accennerà mai ad affievolirsi. Per inserirsi nel traffico levantino, la legazione napoletana sfrutta molto astutamente la stasi del commercio francese e inglese col Levante ed è qui che a giocare un ruolo di primo piano è il già citato abilissimo rappresentante della diplomazia napoletana: Guglielmo Maurizio Ludolf. Nonostante si sia presentato il momento propizio per avviare un fiorente scambio turco-napoletano, la decadenza dei commerci rimane però immutata e 34 Si ricerchino ulteriori approfondimenti A. DI VITTORIO, Gli austriaci e il regno di Napoli, 1707-1734: ideologia e politica di sviluppo, Napoli 1973, p. 305. 35 Maggiori nozioni sulla questione possono ritrovarsi in A. SALZANO, La marina borbonica, Napoli 1924, pp. 37-40.
  • 18. 18 così proseguirà per tutta la seconda metà del secolo36 .E’ importante non tralasciare che tali rapporti commerciali registrano l’inizio della loro caduta proprio nel momento di massimo consolidamento della marina mercantile napoletana che imbarca ingenti carichi di prodotti alimentari, materie prime e manufatti che, tra gli anni ’40 e ’60 del secolo, trovano enorme smercio, oltre che a Smirne e Salonicco, proprio a Costantinopoli in quanto grandissimo mercato di consumo soprattutto grazie alla caratteristica di essere altamente popolata, molto più di tante capitali europee37 . Per entrare brevemente nei dettagli basti indicare che le merci che partono da Napoli alla volta di Costantinopoli sono diversificate e numerosissime tra cui figurano seta, pepe, cioccolato, vino, salumi e maccheroni38 ;le imbarcazioni ritornano poicariche di balle di pelo di cammello, cordovani, cotone, tappeti, legni e tavole di noce39 e ciò costituisce un flusso significativo di merci cui corrisponde un traffico contrario di egualportata40 .Il naviglio napoletano non trasporta solo le merci ma viene spesso anchenoleggiato dai mercanti turchi per i loro traffici nel Mediterraneo orientale e gli stessi napoletani si pongono ben volentieri nei confronti di questa pratica41 . 36 cfr. F. BARBAGALLO, Discussioni e progetti sul commercio tra Napoli e Costantinopoli nel ‘700, in <<Rivista Storica Italiana>>, 1971,pp. 262-296. 37 Per una panoramica sul tema rinvio a di A. DI VITTORIO, Il commercio tra Levante ottomano e Napoli, cit., p. 83 e J. MATHIEX, Il Mediterraneo, in Storia del Mondo Moderno, Milano 1967, p. 649. 38 Per approfondire la tematica si guardi L. DE ROSA, Navi, merci, nazionalità, itinerari in un porto dell’età preindustriale. Il porto di Napoli nel 1760, Napoli 1968, pp. 332-337. 39 cfr. M.PIA PEDANI, Breve storia dell’Impero ottomano, Roma 2006, p. 100 e C.W. CRAWLEY, Il vicino oriente e l’impero ottomano (1798-1830) in Le guerre Napoleoniche e la restaurazione (1790- 1830), a cura di C.W. CRAWLEY,Cambridge 1969,pp. 630-637. 40 A. DI VITTORIO, Il commercio tra Levante ottomano e Napoli, cit., pp. 113-114. 41 Si rinvia a R. CISTERNINO - G. PORCARO, La marina mercantile napoletana dal XVI al XIX, Napoli 1954, pp. 332-337.
  • 19. 19 Nonostante il momento di massimo contatto economico tra le due parti sia quindi relativamente breve, in quanto per lo più circoscritto agli anni ’40 del Settecento, non ne è opinabile il vigore42 .All’indomani di questo non si parla di una radicale scomparsa delle navi battenti bandiera napoletana, ma di una presenza assai rara così come lo sarà negli anni successivi, complice una pirateria nel Mediterraneo orientale mai effettivamente domata del tutto.In realtà, il commercio napoletano con altri protagonisti quali l’Inghilterra, la Francia, l’Olanda e lo Stato della Chiesa continua ad essere attivo e fiorente, per cui le cause di un calo del commercio levantino così stridente col resto dei partenariati commerciali napoletani è da ricondursi ad una causa dirompente e nuova rispetto a quelle già analizzate: la ripresa degli obiettivi mercantili ragusani dopo la loro stasi conseguente al terremoto del 166743 . Il Regno riuscirà a riallacciare nuovamente rapporti economici neanche troppo incisivi col Levante solo grazie all’intermediazione russa. Infatti, intorno al 1781, la regina Maria Carolina inizia a guardare con forte interesse alla potenza russa e, grazie all’abile struttura diplomatica di cui godeva il Regno, nel 1787 conclude con la zarina Caterina II un trattato commerciale. Tale trattato nasconde però in se una clausola segreta che concede ai bastimenti napoletani di navigare nel Mar Nero con bandiera russa usufruendo così di riduzioni daziarie molto notevoli44 .Questo escamotage è l’unica alternativa per i partenopei di reinstallare rapporti commerciali con l’Impero 42 Esauriente a riguardo è il testo di C. KING, Storia del Mar Nero, cit., p. 161-162. 43 Si rinvia al testo di S. ANSELMI, Venezia, Ragusa, Ancona: tra Cinque e Seicento, Ancona 1969, pp. 26-27. 44 Si rintraccino ulteriori riferimenti a questo tema nei testi di M. MAFRICI, La diplomazia in azione nel Sette-Ottocento, cit., pp. 48-49 e F. VENTURI, I rapporti italo-russi della seconda metà dalla seconda metà del Settecento al 1825, Torino 1973, p. 10.
  • 20. 20 visto il fallimento deltentativo macchinato nel 1783 da Guglielmo Maurizio Ludolf, per pervenire ad un accordo per concedere libera navigazioneai bastimenti napoletani nel Mar Nero.In realtà, anche questo tentativo non produce gli effetti sperati, nonostante a riporvi delle aspettative in merito sia anche lo stesso sultano Selim III, che, cosciente dell’arretratezza del suo impero, teme fortemente di essere escluso dal traffico marittimo che sipotrà facilmente sviluppare tra il Regno e la Russia45 .Durante il decennio in cui il trattato è in vigore, gli scambi diretti sono molto limitati, così come rare sono le navi borboniche che navigano con bandiera russa e che varcano il Bosforo e i Dardanelli ed anzi, addirittura nessuno di questi bastimenti è avvistato fino al 1793. Per sei anni i napoletani non sfruttano i vantaggi derivanti dalla clausola segreta del trattato che, in seguito, non verrà più ufficialmente rinnovato a causa della precipitazione degli eventi del Regno,concedendo, però, in via ufficiosa ai borbonici di continuare a navigare con bandiera russa in nome dell’amicizia ormai instauratasi con gli zar46 . Il 1802 è un anno che sembra segnare una svolta: la Sublime Porta acconsente a concedere anche alla bandiera napoletana la libera navigazione del Bosforo e dei Dardanelli. Il passaggio di mercantili borbonici continua ad essere abbastanza sporadico con dei netti miglioramenti tra il 1802 ed il 1805, complice anche l’abbondante traffico marittimo che interessa il 45 Un valido testo per approfondire la ricerca è F. CARDINI, Europa e Islam, cit., pp. 180-181. 46 E’ possibile approfondire la questione con M. MAFRICI, La diplomazia in azione nel Sette- Ottocento, cit., p. 96 e di V. GIURA, Russia, Stati Uniti d'America e Regno di Napoli nell'età del Risorgimento, Napoli 1967, pp. 11.
  • 21. 21 messinese47 .Nota è la dirompenza delle campagne napoleoniche che comportano con non poche conseguenze: il Regno di Napoli, in particolare, ne ha di significative con l’incoronazione del fratello dell’Imperatore, Giuseppe Napoleone, prevedendo quindi una politica di adeguamento napoletano alla linea politica francese. Ciò comporta una rottura dei rapporti commerciali con i russi48 i quali riconoscono il Bonaparte Re di Napoli inimicandosi così i Borbone.Questi intanto sono stati esiliati a Palermo e si avvalgono della sorveglianza inglese delle coste siciliane perostacolare i traffici russi. Le relazioni tra i due Stati saranno riprese solo intorno al 181249 .Tutti questi risultati, seppur meno incisivi di quanto si speri, sono possibili per i napoletani solo grazie all’attività consolare svolta dalla Legazione, che si avvale di personaggi la cui abilità non viene riconosciuta dalla sola madrepatria. Questo è il motivo principale per cui la Russia richiede l’intermediazione napoletana per le trattative di pace con i turchi nel 1790-9150 . Questa richiesta è dovuta soprattutto al ruolo di primo piano della Legazione napoletana a Costantinopoli, identificatasi in breve tempo come un punto di riferimento per tutti i consoli delle altre ambasciate risiedenti nella capitale turca, tant'è vero che molto spesso questi rintracciano le informazioni che i Ludolf inviano alla madrepatria e le traducono nella propria lingua cambiando solo minimi dettagli. Da questo si evince chiaramente la fama che precede Guglielmo 47 Si rintraccino ulteriori particolari nel testo di F. BARRA, Il Mediterraneo tra ancien regime ed età napoleonica, cit., pp. 37-40. 48 V. GIURA, Russia, Stati Uniti d’America e Regno di Napoli, cit., pp. 27-28. 49 Si consideri il testo di M. PEZZI, Aspettando la pace:l'impero ottomano nei documenti diplomatici napoletani : 1806-1812, Rossano 1992, p. 61. 50 Si prenda in considerazione il testo di N. CORTESE, La mediazione napoletana nelle trattative di pace tra Russia e Turchia nel 1790-91, in<<Russia>>, 1921, pp. 93.
  • 22. 22 Maurizio Ludolf ed il figlio Guglielmo Costantino51 ed è necessario menzionare che nel 1817, alla vigilia della sua partenza per un nuovo incarico diplomatico a Londra, Guglielmo Costantino riceve una lettera del gran visir in cui viene elogiatoil suo operato e viene ammessa la soddisfazione del governo ottomano in merito. La documentazione archivistica relativa al periodo tra la fine Settecento ed i primi decenni dell’Ottocento è molto vasta ed è strumento fondamentale per la comprensione dei rapporti tra il Regno di Napoli e l’Impero osmanlico, trovatosi in una fase di trasformazione fortemente evincibile comparando le informative del console de Marini prima e quelle del successivo console Biagio Francesco Salzani e del figlio Domenico, poi. Queste corrispondenze, destinate al Ministro degli Affari Esteri, carica ricoperta in questo periodo storico da Marzio Mastrilli Marchese Poi Duca Di Gallo, tracciano il profilo di due dimensioni dell’Impero non solo temporalmente diverse ma anche politicamente e socialmente. Nelle corrispondenze del primo sembra vi sia un frequente dilungarsi su numerose questioni di poco conto, effimere se si preferisce, come le descrizioni dettagliate di feste e cerimonie che vengono organizzate molto frequentemente nella capitale dal governo osmanlico stesso od anche dai consoli delle varie ambasciate.52 In queste occasioni i consoli tentano di assicurarsi i favori e/o la benevolenza dei rappresentanti del governo ottomano, con ciò denotando un altissimo livello di corruzione se si considera che nessun console o invitato può 51 Ci si riferisca al testo di M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia, cit., p. 71. 52 Si consulti il testo di A. PEZZI, Aspettando la pace, cit., pp. 20-21.
  • 23. 23 mai venir meno alla pratica di presentarsi, per qualsivoglia evento, con doni per il Gran Signore53 .Nelle corrispondenze non mancano ovviamente righe riguardanti questioni di politica interna ma quando queste sono di così poco conto da non poter costituire l’intero contenuto del documento, sono i particolari della vita di città o della cerchia diplomatica a farla da padrone54 .Napoleone e le sue guerre, la prosecuzione del conflitto russo-turco, le insurrezioni interne e le epidemie di peste comportano un cambiamento di rotta nelle abitudini della cerchiadiplomatica della capitale e, quindi, anche dei toni della corrispondenza consolare, come si evince dalle missive dei consoli Salzani.Biagio Francesco Salzani, console in carica tra il 1806 ed il 1813, si ritrova a ricoprire tale ruolo in tempi particolarmente difficili per l’Impero, quando il regnante è Mahmud II, promotore di un cambiamento interno particolarmente inviso alle vecchie gerarchie che non tardano a manifestare il loro disappunto creando delle tensioni di non poco conto, senza calcolare il contesto internazionale non semplice in cui si trova al momento la Porta a causa del suo coinvolgimento nel conflitto coi russi. Le missive redatte dal Salzani descrivono una Costantinopoli ben lontana da quella ricca di feste e cerimonie d’ogni tipo. Nel periodo del suo operato, ad esempio, non è più assicurato l’annuale e colossale festeggiamento del compleanno del Gran Napoleone tenuto dall’ambasciata francese55 , in quanto 53 Per un’indagine più approfondita si consiglia la lettura del testo di M.S. ANDERSON, The Rise of ModernDiplomacy, New York 1993, pp. 69. 54 Per ulteriori ricerche si rimanda ai testi di R. MANTRAN, Storia dell’Impero ottomano, cit., p. 310 e H. NICHOLSON, Storia della diplomazia, Milano 1995, p. 43. 55 Per indagare su questa tradizione e su altre dell’ambasciata francese un valido strumento di ricerca è il testo di E. DE MARCÉRE, Une ambassade à Costantinople – La politique orientale de la Révolutionfrançaise. Paris 1927.
  • 24. 24 le frequenti epidemie di peste e la scarsità di fondi da poter spendere ne scoraggiano l’organizzazione. Lo stesso governo osmanlico è intento a curarsi di ben altre problematiche rispetto alle sontuose cerimonie di palazzo. Col Salzani si delinea il profilo di una Costantinopoli segnata dal delicato contesto esterno che, inevitabilmente, influisce su quello interno e, sicuramente, viceversa56 ,L’Impero sta dando i primi segnali di lento, lentissimo declino dovuto a delle mutilazioni territoriali e, probabilmente, all’inserimento nello scenario internazionale di potenze che destano non pochi allarmi, così come i turchi hanno provocato timore a loro volta alle potenze europee secoli addietro57 .Ciononostante, Salzani racconta di un popolo conscio di una certa inferiorità numerica rispetto alle truppe russe ma che comunque si prepara alla guerra con un certo sforzo, precisandone lo zelo, la fermezza e l’unità nell’aspirare alla vittoria in ogni caso58 . La stessa preparazione alla partenza del Sultano per il campo, che avviene in ritardo rispetto alle truppe che già combattono al fronte, è guardata con solennità dall’apprensivapopolazione così come dal rispettoso console murattiano59 .Egli descrive le strade di Costantinopoli ingombrate dalla soldatesca, il più delle volte intenta a molestare passanti, bottegai, magazzinieri e a sbarrare le strade a chicchessia, attirando la sua attenzione così come le scene di forte malcontento scatenate da 56 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 11.IV.1809), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318 57 Si rinvia al testo di D. QUATAERT, L’impero ottomano (1700-1922), Cambridge 2000,pp. 211-213. 58 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.VII.18010), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. 59 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 1.VII.1810), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318.
  • 25. 25 importanti rincari dei prezzi per affrontare i costi della guerra60 .I fornai sono continuamente assaliti dal popolo61 , il che alla lunga comporterà uno scarseggiare del pane e la precipitazione in una situazione di quasi anarchia. Gli interventi del governo porranno qualche rimedio, ma per le strade continuano ad esserci scene di lotta tra nemici, tant’è vero che lo stesso console racconta di essere stato costretto a barricarsi in casa per alcuni giorni62 .Con questi equilibri senza dubbio delicati aumentano le possibilità di scontri e/o incidenti diplomatici, soprattutto tra la Sublime Porta e la Francia63 , anche se non sembrano portare ad una crisi dei loro rapporti, descritti invece dal Salzani come abbastanza saldi, nonostante questi siano soggetti ad essere minacciati dagli inglesi che cercano di avviare‘intrighi colla Porta’64 in sfavore dello stesso governo napoleonico, senza però riuscire completamente nel loro scopo, vista l’iniziale diffidenza osmanlica. Connesse ai racconti di guerra ed alle vicissitudini tra truppe russe e turche sono le questioni commerciali, in quanto tale scontro comporta un atteggiamento estremamente difensivo da parte del Levante che cerca di impedire alle navi mercantili europee movimenti per il Mar Nero sia di giorno che di notte, pena il ‘mandarle a picco senza riguardo alla Bandiera’65 .Essendo la corrispondenza molto fitta, non sempre viene assicurato il racconto di 60 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.VIII.1810), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. 61 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.III.1810), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. 62 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.VIII.1810), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. 63 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.VI.1809), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318 e Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.VII.1809), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. 64 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.IX.1809), ASN, Esteri, fasc. 318. 65 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 1.VII.1810), ASN, Esteri, fasc. 318.
  • 26. 26 importanti novità politiche o questioni interne, per cui il Salzani è talvolta costretto a dilungarsi su questioni più ‘leggere’ come la partecipazione ad un pranzo offerto da un altro console o feste (l’unica di cui parlerà il Salzani in quanto l’unica ad essere organizzatain questo periodo proprio a causa della difficoltà finanziarie in cui vertevano tutte le ambasciate) come quella organizzata per la ricorrenza del compleanno del Gran Napoleone e che egli scrive essere iniziata in mattinata con una celebrazione nella Cappella di San Luigi e proseguita con la recitazione di un sonetto in italiano in onore dell’Incaricato di Francia ed infine con un Ballo protrattosi fino al mattino seguente. Interessanti, per conoscere particolari biografici del console, sono anche i racconti riguardoquestioni di tipo personale come la sua contrazione di un debito col Signor Renard66 o come le descrizioni di sue particolari problematiche di salute, che lo hanno costretto talvolta ad un’interruzione più importante nelle comunicazioni. A ricorrere spesso nelle sue missive è anche la preoccupazione per il futuro dei propri figli, che spesso sfocia in una richiesta esplicita di assunzione di questi come Giovani di Lingua al servizio della Legazione ch’egli rivolge più volte al Ministro, ottenendo infine l’assunzione del figlio Domenico, cui viene prima affidato il ruolo di Cancelliere, il 3 Agosto 1813 e poi, dopo la conferma delle sue credenziali, il ruolo consolare che fu del padre.Con l’insediamento di Domenico non ci sarà un cambiamento assai rilevante nei toni e nelle tematiche delle corrispondenze, salvo un numero 66 Per maggiori indagini sull’affare ci si riferisca al testo M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia, cit., pp.63-65.
  • 27. 27 importante di lettere concentrate nell’anno 1814 in cui egli richiederà la protezione del Barone di Stürmerper se stesso e per i sudditi napoletani trovantisi nei domini ottomani67 . L’analisi delle corrispondenze tra i diplomatici e le madrepatrie costituisce un’interessante possibilità di conoscere più a fondo particolari di questioni storiche e popolazioni che crediamo essere lontane da noi, senza considerare che sono più vicine di quanto possano sembrare. La particolarità di queste documentazioni è lo sguardo più che diretto sugli eventi riportati proprio perché raccontati da chi non informa sulla base della lettura di testi o di documenti di terzi ma sulla base di chi, nella realtà di cui parla, concretamente vive ed opera. 67 Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.VI.1814), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.VIII.1814), ASN, Esteri, fasc. 5326t, ff. 318. Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.IV.1814), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 16.XI.1814), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318.
  • 28. 28 Capitolo III Consolie ambasciatori italiani e inglesi a Costantinopoli Nella corrispondenza relativa al periodo 1807-1814 la maggior parte delle informazioni da inviare ai Ministri napoletani è raccolta dal console Biagio Francesco Salzani. Fino al 1808 è stato un negoziante napoletano68 , ma già dai primi mesi di quell’anno ricopre la carica di Regio Cancelliere e Segretario di legazione del Regno di Napoli. Padre di due figli, Domenico e Giacomo, cui ha insegnato le lingue orientali una volta terminato il loro percorso di studi in collegio.Proprio per le alte spese che questo comporta, il Salzani richiede in più di un’occasione al Marchese Di Gallo, Ministro degli Affari Esteri cui invia la sua corrispondenza, di assumere almeno uno dei suoi due figli come Giovane 68 Per rintracciare ulteriori informazioni biografiche si rinvia al testo di M.PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia, cit., pp. 63-64.
  • 29. 29 di Lingua presso la legazione, così da poter risanare parte delle sue finanze69 .I suoi problemi a riguardo sono stati causati soprattutto da un credito di 2500 piastre che egli ha con il signor Renard, un cancelliere interino di Napoli,fuggito una volta dichiaratosi fallitonon sanando maiil suo debito. Il giorno 1 Maggio 1812 Biagio Salzani riceve le credenziali per svolgere l’attività consolare,rimanendo in carica fino al 2 Agosto 1813, anno della sua morte a seguito di un colpo apoplettico.Grazie alla sua intercessione, il figlio Domenico viene nominato Giovane di Lingua per la legazione di Napoli in Costantinopoli l’11 Novembre 1807 , dopo aver ricoperto in molte occasioni il ruolo di dragomanno per piccoli affari di dogana e per questioni particolari riguardanti alcuni sudditi marinari. Una volta morto il padre, si prende cura di tutte le documentazioni della legazione da questo possedute e continua di sua sponte la corrispondenza con la madrepatria; il suo operato non passa inosservato al signor ambasciatore di Francia e all’Incaricato d’Affari, il signor de la Tour-Mauburg, che ne richiedono la nomina a Cancelliere generale della legazione, richiesta che non può però essere soddisfatta,ma che porta comunque alla sua nomina a Cancelliere della legazione nell’agosto 1813 con una remunerazione di 6000 piastre annue più altre 3000 come gratificazione per lui e per la sua famiglia70 . Tra le figure presenti all’interno di una legazione diplomatica si prevede anche la presenza di un ambasciatore, che tiene spesso le redini dei rapporti con il resto della cerchia diplomatica, e la scaltra gestione di queste, da parte della 69 Biagio Salzani al Marchese De Gallo (Costantinopoli, 20.I.1807), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 317. 70 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 3.VIII.1813), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 317.
  • 30. 30 legazione napoletana, è dovuta a Guglielmo Costantino Ludolf, figlio del precedente ambasciatore napoletano Guglielmo Maurizio Ludolf. Originario di Erfurt, in Turingia, ricopre la carica che fu del padre tra il 1789 ed il 1817. Prima di avviare la sua carriera, il 24 Giugno 1781 sposaElénoreWeyröhter, con la quale parte subito dopoper un viaggio di nozze verso l’Italia allo scopo di omaggiare il sovrano borbonico. Del privato del giovane Ludolf si apprende poco e le scarne informazioni che si hanno fanno ipotizzare sia padre di almeno quattro figli: François-Costantin che morirà a causa di una violenta epidemia di vaiolo scoppiata a Costantinopoli nel 1783, Paolo, Carolina e Giuseppe Costantino, che proseguirà la carriera diplomatica del padre e del nonno. Guglielmo Costantino riesce ad avviare la sua carriera diplomatica grazie all’intercessione paterna, che richiede per lui un incarico al servizio del Regno che gli viene quasi subito affidato, in quanto il governo borbonico ha già avuto testimonianza delle abilità del giovane Ludolf e della sua vasta conoscenza acquisita soprattutto nei suoi lunghi viaggi. Infatti, nel Maggio 1781 il padre si dimette e al suo posto, nel marzo dell’anno seguente, subentraGuglielmo Costantino. A Marzo 1788 risale la prima volta in cui egli rappresenta il governo napoletano in occasione di un’udienza che ottiene dal Gran Visir e le sue prime corrispondenze col ministro degli Esteri napoletano avvengono nel 1789, nonostante queste siano ancora supervisionate e corrette dal padre che muore però il 22 Aprile 1793, pochi mesi dopo la dipartita della consorte. Il giovane Ludolfha così la possibilità di mostrare appieno le proprie abilità, apprezzatissime sia dalla cerchia diplomatica europea a Costantinopoli sia
  • 31. 31 dallo stesso governo osmanlico. Difatti, se tutti gli altri rappresentanti sono spesso sostituiti, egli si distingue per essere quello rimasto alla guida di un’ambasciata estera sul suolo ottomano ininterrottamente dalla rivoluzione francese al Congresso di Vienna, complice la sua profonda conoscenza degli usi e costumi osmanlici in quanto nato e cresciuto in quei territori. Personalità forte e leale, l’eco dei suoi traguardi è forte al punto che lo stesso Napoleone tenta di averlo a suo servizio, ricevendo sempre un secco rifiuto in quanto Ludolfdichiara di essereestremamente contrario alle idee repubblicane. Tali rifiuti gli valgono una sempre maggior stima dei governanti turchi, prescindendo dai vari Ministri che si alternavano al Divano, soprattutto considerando il fatto che il console murattiano vive in condizioni finanziariamente misere essendo anche parecchio indebitato. Nel biennio 1803-1804 egli si assenta da Pera per compiere un lungo viaggio a Napoli allo scopo di omaggiare il sovrano e di sistemare degli affari privati; vive poi a Roma, Vienna e San Pietroburgo, dove la figlia diviene damigella d’onore dell’Imperatrice Madre. Al suo ritorno, nel Settembre 1804, viene costretto ad un periodo di quarantena di venti giorni a causa dell’epidemia di peste scoppiata ad Odessa ma nell’Ottobre dello stesso anno può riprendere le sue funzioni.Nel 1817, dopo 28 anni di servizio presso la Legazione napoletana, viene destinato alla prestigiosa sede di Londra71 . Nelle lettere del Salzani egli accenna in più di un’occasione a come il conte Ludolf si trovi a proprio agio con i funzionari dell’ambasciata inglese, instaurando con loro un rapporto quasi preferenziale. All’interno di questa si 71 M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia, cit., pp. 51-58.
  • 32. 32 sono succeduti tre funzionari diplomatici durante il Decennio francese e il primo di questi, in ordine cronologico, è Robert Adair72 che nasce a Londra nel Maggio 1763 e in gioventù frequenta la Westminister School e l’Università di Göttingen.Grazie ai suoi viaggi in Europa, in particolare a Berlino, Vienna e San Pietroburgo ha la possibilità di poter studiare gli effetti della Rivoluzione francese oltre ad acquisire conoscenze per la propria carriera diplomatica. Tra il 1799 ed il 1812 diviene membro della fazione Whig del Parlamento inglese e durante questi anni sposa la figlia del Marchese de l’Escuyerd’Hazincourt, Angélique Gabrielle con la quale vivrà però un matrimonio definito ‘disastroso’. Nel Giugno 1808 è spedito a Costantinopoli, da George Canningstatista e politico inglese, per prestare servizio all’ambasciata britannica e l’abilità con cui operadurante tale incarico gli vale la nomina a Cavaliere nel Molto Onorevole Ordine del Bagno e a membro del Consiglio Privato di Sua Maestà nel 1828.Destinato alla missione diplomatica in Belgio tra il 1831 ed il 1835 in cui mise in campo la propria diplomazia per il conflitto tra fiamminghi e danesi, si garantisce così la nomina anche a Cavaliere di Gran Croce, una delle classi del Molto Onorevole Ordine del Bagno. Morirà il 3 Ottobre di quindici anni dopo aver pubblicatoun memoriale delle sue attività diplomatiche svolte nell’Ottocento. A ricevere le credenziali per svolgere l’attività diplomatica nell’ambasciata inglese, successivamente ad Adair, è StratfordCanning, cugino del politico 72 Si rinvia al sitohttp://www.historyofparliamentonline.org/volume/1790-1820/member/adair- robert-1763-1855
  • 33. 33 George Canning che nasce il 4 Novembre 1786 e diviene molto noto proprio per la sua missione diplomatica nell’Impero Ottomano73 .Con il suo operatol’Inghilterra diventa una presenza forte nell’Impero turco, addirittura finendo col dare la percezione che i turchi siano sempre più sotto l’evidente influenza inglese.Il suo percorso di studi inizia ad Eaton e prosegue al King’s College eper quanto concerne il suo privato sono noti i suoi due matrimoni: il primo con Harriet Raikes che muore però a 27 anniprobabilmente di parto e il secondo con Eliza Charlotte Alexander con la quale genera almeno cinque figli, di cui solo quattro sopravvissuti fino all’età adulta, lasciando però l’ambasciatore senza una discendenza. Egli inizia la sua carriera diplomatica con una missione in Danimarca nel 1807 e nell’anno seguente compie il suo primo viaggio a Costantinopoli a seguito dell’ambasciatore Adair. Quando questi lascia la capitale turca, egli viene nominato Ministro plenipotenziario e risulta molto rilevante nei negoziati di pace del Trattato di Bucarest del 1812.Tornato a Londra, nel 1814 ricopre il ruolo di inviato straordinario e Ministro plenipotenziario in Svizzera e in Ottobre di quello stesso anno si reca a Vienna dove agisce come aiuto di Lord Castlereagh. Mandato a Washington, egli ricopreil medesimo ruolo ricoperto in Svizzera e nel 1820 anch’egli diviene parte del Consiglio Privato di Sua Maestà.L’elenco delle sue missioni si arricchisceulteriormente nel 1823 quando viene mandato in Russia, per poi essere reimpiegato a servizio della madrepatria a Costantinopoli nel 1825 col ruolo di ambasciatore, lasciando 73 Per ulteriori accenni biografici si consulti il sito http://www.historyofparliamentonline.org/volume/1820-1832/member/canning-stratford-1786- 1880
  • 34. 34 però la città nel 1827 per seguire la Battaglia di Navarino e fare ritorno a Londra dove si stabilisce per alcuni anni tentando di far carriera nella politica inglese. Nel 1831 è impiegato nuovamente come ambasciatore nella capitale ottomana, seppur per breve tempo, facendovi ritorno infatti l’anno seguente ed accettando in seguito l’incarico nell’ambasciata di Madrid. L’incarico turco più lungo che accetta è da lui ricoperto tra il 1842 ed il 1852 ed è proprio durante questo arco di tempo che si costruisce il suo prestigio.Una volta tornato a Londra, egli spera che gli sia offerta una qualsiasi altra ambasciata straniera, magari quella parigina, ma è invece prima nominato Visconte Stratford de Redcliffe nella Contea del Somerset e poi, alla fine del 1852, nuovamente incaricato per una missione turca.Quest’ultimo incarico presso la capitale ottomana è probabilmente tra quelli più ardui, in quanto Canning si ritrova a dover fronteggiare la conflittualità tra Napoleone III e Nicola I che sfocianella guerra di Crimea; ed è in questa occasione che l’ambasciatore viene accusato di incoraggiare i turchi a respingere qualsiasi pacificazione.Dal 1858 fino alla sua morte, avvenuta il 14 Agosto 1880, egli decide di vivere una vita ritirata, dedicandosi ad attività scolastiche e partecipando a riunioni della Camera dei Lords, nella quale parla frequentemente di politica estera e nel 1869 è insignito come membro dell’Ordine della Giarrettiera.
  • 35. 35 Alla figura di Canning succede quella di Robert Liston74 . Egli nasce nel 1742 a Kirkliston, in Scozia e frequenta l’Università di Edimburgo; sposa, senza generare figli, Henrietta Marchant di Antigua, un’ereditiera dotata di particolare fascino e tatto, qualità che tornerannospesso utili alle attività diplomatiche del marito. Anche Liston, come i suoi citati predecessori all’ambasciata inglese a Costantinopoli, fa parte del Consiglio Privato di Sua Maestà e nel 1816 viene premiato con la nomina a Molto Onorevole Ordine del Bagno.Grazie alla sua conoscenza di 10 lingue,è impiegato in diverse ambasciate inglesi, tra cui quella spagnola nel 1783, seguita da quella svedese tra il 1788 ed il 1793 e da quella ottomana nel triennio 1793-1796 e nel 1812. Tra il 1796 ed il 1803 ricopre ruoli straordinari presso l’ambasciata degli Stati Uniti, della Repubblica Batava e della Danimarca. Muore nel 1836, circa sei anni dopo Henrietta. 74 Si rimanda al sito http://books.google.it/books?id=eLkTAAAAQAAJ&pg=PA27&lpg=PA27&dq=robert+liston+ diplomat+biography&source=bl&ots=7tsIloMq- w&sig=kaGt5DPBvpjs_uS7cUp726EbQDw&hl=it&sa=X&ei=kr3UUbD9KsjS4QTyp4GACw &ved=0CC4Q6AEwADgU#v=onepage&q=robert%20liston%20diplomat%20biography&f=fal se
  • 36. 36 Capitolo IV La politica estera inglese tra Mediterraneo e Mar Nero nella corrispondenza della legazione napoletana: rapporti regolari (1807-1814) Analizzare documentazioni archivistiche ed in particolare le corrispondenze diplomatiche permette di dare una visione molto più completa e dettagliata di un evento o di un periodo storico e ne permette l’arricchimento attraverso dettagli non noti.Questo è il risultato cui si arriva se si esamina la
  • 37. 37 corrispondenza dei consoli Salzani inerente al periodo 1809-1814 che riguarda la descrizione della politica estera inglese in questo decennio. Per comprendere efficacemente questa è fondamentale considerare innanzitutto il conflitto d’interessi creatosi tra l’Inghilterra e la Francia e scatenato da motivazioni commerciali cui, col tempo, la prima conferisce anche una connotazione politico-ideologica. Questa evoluzione del conflitto avviene conseguentemente all’evidenza dei fatti: Napoleone ha fortemente scosso gli equilibri europei e alto è il rischio della diffusione degli ideali rivoluzionari, per cui l’Inghilterra inizia ad essere cosciente del fatto che sconfiggere la Francia non è più possibile col solo uso della forza, in quanto questa è abile nell’imporre il suo modello di governo nei territori di cui acquisisce il controllo.75 Dal canto loro, i francesi tentano di escludere gli inglesi dagli equilibri economico-politici europei con scarsi risultati, visto l’intensificarsi della presenza marittima inglese nel Mediterraneo76 . Molto ben evidente, soprattutto nella corrispondenza diplomatica di Biagio Salzani, è questo astio reso ancora più palese da un particolare episodio che riguarda la diffusione di un bollettino di matrice inglese, in cui vi è l’espressione di tutto l’odio nei confronti dei nemici francesi e la cui infamità 75 Per un approfondimento di questa tematica si rimanda al testo di D. D’ANDREA, La insularstrategy della Gran Bretagna in Mediterraneo e/è Mar Nero, p. 193. 76 Consultare i seguenti testi per ulteriori riferimenti: E.H. CARR, Great Britain as a MediterraneanPower, Nottingham 1937, p. 50 e C.R. RICOTTI, Il costituzionalismo britannico nel Mediterraneo1794-1818, Milano-Roma 2005, p.10.
  • 38. 38 scatena una tale eco da portare il governo osmanlico ad intimare all’ambasciatore inglese di non fabbricarne altri per nessun motivo77 . I tentativi di minare alla posizione francese nel Mar Nero non si traducono solo in azioni eclatanti, poiché nella maggior parte della sua corrispondenza il Salzani riporta l’uso inglese di strategie applicate molto più in sordina o di tentativi di intrighipolitici avviati con il governo della Porta che, però, e a detta del console napoletano, per fortuna non sembrano sortire molti effetti, soprattutto dopo la diffusione di una notizia, non accertata, di un probabile allontanamento dell’allora ambasciatore inglese Robert Adair dovuto ad un’ipotetica pace tra Francia e Austria che dovrebbe poi portare ad una riconciliazione coi russi. Sarebbe quantomeno erroneo identificare solo la componente ideologica nel conflitto franco-inglese, in quanto questa funge solo da copertura per celare unpiù semplicistico desiderio di predominio inglese sulle vie del commercio orientale con annesso tentativo di scalzare i francesi dal loro primato78 . Questi ultimi, insieme alla Russia, riescono a sconvolgere l’equilibrio di potere europeo per cui gli inglesi si convincono di poter affrontare questa realtà ‘inglesizzando’ tutti i territori insulari europei ritenuti strategici, come la Sicilia e Malta79 .L’adozione di questa politica ‘talassocratica’ viene inizialmente applicata nel tentativo di stanare l’espansione francese ma, col tempo, diviene uno strumento per diffondere gli ideali costituzionali inglesi in quelle isole 77 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.IX.1809), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. 78 Per una panoramica sull’argomento si rinvia a M. PEZZI, Aspettando la pace, pp. 36-39. 79 Si effettuino ulteriori ricerche nei testi di M. D’ANGELO, Mercanti inglesi a Malta (1800- 1825), Milano 1990, p. 57 e D. D’ANDREA, La insularstrategy, p. 93.
  • 39. 39 rimaste al di fuori del controllo giacobino, per cui dal XIX secolo vascelli inglesi attraversano il Mediterraneo accrescendo così lebasi navali della madrepatria80 .La politica talassocratica e quindi di controllo insulare non è applicato solo nei territori non già sotto il controllo francese: talvolta, proprio per creare dei movimenti anti-giacobini e per minare l’autorità francese, questa politica viene perseguita su isole già occupate da Napoleone, come dimostra il già citato ‘affare Dendrinò’81 che comporta una rumorosa qurelle diplomatica tra i due governi. La forte spinta inglese a perseguire così fortemente tali obiettivi commerciali e politico-ideologici comporta talvolta l’avvenire di episodi anche abbastanza ambigui di cui non sempre se ne comprende la natura o addirittura la veridicità, come quello avvenuto nell’inverno del 1810 in cui tra turchi e francesi inizia a girare la voce che una squadra di circa 20 imbarcazioni inglesi sta viaggiando per il Mediterraneo in direzionedel Bosforo. La popolazione si divide a secondadelle diverse interpretazioni del fatto: taluni ritengono che lo scopo di tale atto possa essere politico e quindi architettato nel tentativo di incitare i turchi ad appoggiare gli interessi inglesi; altri guardano all’episodio come espressione della volontà inglese di unirsi alle truppe ottomane e insieme sconfiggere i russi. Qualunque sia l’interpretazione giusta nessuna delle due sarà mai né confermata né smentita82 . 80 Ulteriori informazioni sono rintracciabili nel testo di F. CANALE CAMA, D. CASANOVA, R.M. DELLI QUADRI, Storia del Mediterraneo moderno e contemporaneo, cit.,p. 229. 81 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.VII.1809), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318 e Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 11.XII.1809), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. 82 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.III.1812), ASN, Esteri, fasc.5326, ff. 318.
  • 40. 40 Per raggiungere i propri scopi economici e commerciali in Oriente gli inglesi hanno bisogno di essere supportati dal protagonista ottomano e i rapporti tra i due, descritti da Biagio Salzani e dal figlio Domenico, non sembrano da interpretarsi in accezione solo positiva o solo negativa ma bisogna denotarne una maggior complessità e, se si vuole, anche una certa ambiguità.Infatti, in molti casi, la Porta appare ammaliata dai vari ambasciatori britannici, tant’è vero che, nelle sue corrispondenze, Salzaniprecisa quanto le relazioni tra questi due attori siano distese ma occulte, esprimendo molta preoccupazione per l’eventualità che i turchi perseverino nel farsi influenzare dagli inglesi83 , preoccupazione acuitasicon la diffusionedella notizia che l’ammiraglio inglese Sidney Smith sta per giungere nel mare turco per proporre al governo un’alleanza in funzione anti-russa84 . Nonostante i momenti di benevolenza turca sembra comunque chiaro che l’Inghilterra sia dedita a macchinazioni e a politiche non così trasparenti, perseguendo progetti non sempre chiari di cui lo stesso console napoletano dichiara saper poco. I rapporti spesso amicali tra le due potenze non devono però trarre in inganno: è evincibile che se la storia racconta di un’importante penetrazione estera negli affari dell’Impero tale da esserne in parte causa del crollo, è anche vero che non dev’essere stata un’interferenza troppo facile da realizzare in quanto, come ovvio, l’impero osmanlico non spiana di certo la strada alle potenze europee per permettere facilmente la loro ingerenza nei suoi affari.Nelle lettere analizzate è infatti chiaro come gli ambasciatori 83 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.I.1810), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. 84 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.III.1810), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318.
  • 41. 41 inglesi,Adair prima e StratfordCanning dopo, non riescano ad ottenere sempre la realizzazione dei propri progetti dovendosi scontrare con la testardaggine e le politiche ottomane in più di un’occasione, come accade ad esempio con la questione russa.In merito Salzani racconta di numerose conferenze tra l’ambasciatore inglese ed il governo osmanlico avvenute successivamente alla stipulazione della pace tra i primi e la Russia, rischiando però di compromettere notevolmente i rapporti con i turchi ancora impegnati nel conflitto contro le truppe di Alessandro I85 . Per evitare questo effetto collaterale, Canning cerca di avvicinare le due posizioni per raggiungere un accordo di pace, incontrando però la forte resistenza ottomana, tant’è vero che, proprio a riguardo, il console napoletano racconta di una scenata avvenuta in un incontro con il Reis Effendi in cui, preso dalla collera per non essere riuscito a convincere il governo osmanlico ad accettare la sua proposta, l’inglese millanta di allontanarsi dal paese coi suoi collaboratori86 . I rapporti anglo-russi successivi alla stipulazione della pace sono descritti come di forte intesa e a dimostrazione di ciò Salzani riporta al Ministro degli Esteri Di Gallo della visita di un ufficiale russo, tale Sig.re Bulcacoff, figlio di un ministro russo in Costantinopoli e vecchia conoscenza dell’ambasciatore inglese, che viene ospitato dal Canning nel Palazzo d’Inghilterra insieme col suo dragomanno. A destare maggiore curiosità è il repentino cambio di programma circa la partenza dell’ospite, annullata a tempo indeterminato una 85 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.III.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. 86 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.III.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318.
  • 42. 42 volta che questi è messo al corrente dell’arrivo del nuovo ambasciatore inglese (Canning sta per portare a termine il suo incarico), tale Sir Robert Liston. Per giustificare la sua improvvisa permanenza e il suo trasferimento in una piccola casa indipendente, gli viene riconosciuto un Diploma d’Incaricato di Russia.87 Intantoè in corso la registrazione dell’insediamento del Liston e si diffonde la notizia di una conclusa ma non troppo pubblicizzata pace russo-turca, che provoca non poco entusiasmo nel partito anglo-russo, al punto da ipotizzare la possibilità di fondare una straordinaria ambasciata che rappresenti lo zar nei territori ottomani. Questa appare però essere più un’idea dettata dagli entusiasmi che da una reale possibilità che possa realmente verificarsi in quanto, secondo il Salzani, allo stato delle cose non sarebbe possibile88 . Se il partito anglo-russo si invischia in una serie di accordi e trame celate al resto della cerchia diplomatica e alla Porta stessa, è anche vero che non sempre questo è abile nel lasciarle passare in sordina: il console napoletano è testimone di un episodio che consiste nello scoppio di alcuni razzi nelle notti del 22 e del 24 Novembre 1812 a BuyukDere nel Palazzo del Signor d’Italinsky, plenipotenziario di Russia, e contemporaneamente, nel giardino del Palazzo d’Inghilterra a Costantinopoli. L’episodio avviene apparentemente senza motivo né tantomeno in occasione di una qualche vittoria congiunta sui fronti. Salzanisi augura siano solo dicerie, altrimenti sarebbe da ritenersi più che certa 87 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 18.VI.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. 88 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.VIII.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318.
  • 43. 43 la forte amicizia tra le due parti e la congiunzione dei loro obiettivi89 . La sostituzione di Robert Adair con Robert Liston non comporta stravolgimenti degni di nota, in quanto il neo-console persegue gli obiettivi della madrepatria similmente al predecessore, senza quindi rendere troppo noti i suoi movimenti e i suoi interessi così come quelli della madrepatria e, come il precedente rappresentante, anch’egli sembra ben trovarsi con il napoletano Conte Ludolf, il quale vive per tutto l’anno a BuyukDere e alloggia dallo stesso Liston le rare volte che si reca in città. I rapporti tra questo e l’ambasciata inglese si rintracciano già dalle corrispondenze del 1812 in cui il Salzani descrive il non interesse del Signor Canning a frequentare altri della cerchia diplomatica, se non lo stesso Ludolf che, a sua volta,ha visibilmente instaurato con l’ambasciatore un rapporto quasi preferenziale90 giustificato forse dal fatto che egli si veda assegnare dal Canningalcuni fondi per vivere, in quanto economicamente alle strette e parecchio indebitato. Questo è sicuramente il motivo per cui l’Inghilterra si adopera molto per nominarlo Ministro della Corte di Palermo, arrivando addirittura a passare una somma di denaro alla Porta per far sì che questo accada o comunque per trovar lui una collocazione di un qualsiasi rango, incontrando però la secca resistenza osmanlica.Tale forte cooperazione 89 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.X.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. 90 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.XI.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318 e Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.I.1813), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318.
  • 44. 44 diplomatica porterà poi le due parti a concludere una convenzione nell’anno successivo, per permettere un libero commercio tra i rispettivi porti91 . Il rapporto tra la diplomazia inglese e il governo turco non è assolutamente nuovo a tentativi di corruzione o ‘strane’ intese che alludano ad altri fini e non bisogna andare molto indietro nel tempo rispetto al Decennio francese per rintracciare altri episodi del genere: si può considerare un avvenimento del 1803, raccontato dal cancelliere napoletano Giacomo De Marini, in cui una nave inglese ormeggiata nel porto saluta il passaggio del Gran Signore con 21 spari di cannone. Per questo gesto il sultano decide di ringraziare il capitano della nave con una tabacchiera tempestata di preziosi, gli ufficiali della nave con fazzoletti ricamati di pregiatissima fattura ed il resto dell’equipaggio con alte somme di danaro ciascuno. Una serie di omaggi di questa portatainsospettiscono il cancelliere il quale ne deduce l’elargizione per motivi ben differenti dalla semplice riconoscenza e ben più celati92 . Così come pervengono testimonianze di proficui rapporti tra l’Impero e la potenza marittima,si hanno particolari anche riguardo incidenti diplomatici avvenuti tra questi, tra cui spicca quello riguardante la richiesta agli osmanlici avanzata da Liston di nominare il Console inglese Mons. Morien ambasciatore e ricoprire congiuntamente la carica. La risposta ottomana è di ovvia natura negativa, in quanto non è ammissibile riconoscere due rappresentanti per uno stesso paese e per giunta di pari rango, per cui il massimo che se ne può ricavare è nominare tale Console Morien come capo dei negozianti inglesi 91 Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 9.IV.1814), ASN, Esteri, fasc. 5327, ff. 320. 92 Una più ampia panoramica è possibile attraverso il testo di M. PEZZI, Impero ottomano e Mezzogiorno d’Italia, p. 94.
  • 45. 45 stabilitisi nel Levante, con la funzione di essere un rifermento per gli altri commercianti inglesi e riferire di quanto accade tra questi all’ambasciatore inglese in carica, il quale a sua volta ne da comunicazione alla Porta, cosicché Morien non possa avere con questa né con la Corte di Londra nessun contatto, nemmeno di tipo epistolare93 . Una delle questioni rimaste irrisolte che hanno origine ben prima del Decennio Francese è la guerra di corsa ad opera dei pirati presenti nelle reggenze barbaresche, che depredano navi e annessi carichi, salvo quelli appartenenti a paesi stranieri coi quali questi concludono accordi commerciali. Un caso che riguarda direttamente il consolato napoletano è quello del Capitano Vincenzo Cacace, un sorrentino che naviga con ciurma napoletana e che ha spesso navigato con bandiere estere, tra cui quella francese che l’ambasciatore Horace Sébastiani gli prometteper commerciare esclusivamente in porti turchi e russi che affaccino sul Mar Nero e non su quello Bianco. Il Cacace è spesso anche navigantesotto protezioneturca e nel 1812 acquisisce quella inglese per un viaggio con destinazione Malta94 .Il comandante diviene però vittima di un sequestro corsaro proprio nell’arcipelago maltese da parte di pirati che giudicano di loro interesse sia la nave che il carico, rilasciando lo stesso Cacace e l’equipaggio. Egli decide quini di recarsi a Chio per fondare un suo Consolato di Mare e, successivamente, si presenta all’ambasciata napoletana a richiedere aiuto per la sua causa; aiuto che però lo stesso Salzani ritiene difficile da offrirgli in quanto il comandante continua a voler essere un 93 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 26.X.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 318. 94 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.IX.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 319.
  • 46. 46 protetto inglese, per cui l’ambasciata napoletana è impossibilitata ad agire in prima persona. Il console napoletano si dichiara comunque intenzionato ad aiutarlo per quanto possibile e inizia innanzitutto dal recupero dei nominativi dell’intero equipaggio dichiarando, però di voler agire con delicatezza estrema per non creare ulteriori problematiche, qualora anche questi avessero voluto persistere nel rimanere protetti inglesi. Il console murattiano informa il Ministro degli Affari Esteri di conoscere da tempo il Cacace e di sapere che egli risiede a Galata con una donna greco- cattolica nativa dell’isola di Tinos con cuiha avuto alcuni figli, dei quali solo un maschio ed una femmina sono però sopravvissuti. Il console murattiano conosce anche la situazione economica non molto florida del capitano ed anzi chiede al Ministro Di Gallo se non sia più consono tentare di aiutarlo finanziariamente per ricacciarlo da quella non umana condizione, in quanto pesa già fortementeaver perso la sua nave e tutto il suo carico95 .Nell’ inverno del 1813 i bastimenti inglesi non sembrano avere molta fortuna nei loro viaggi: a Gennaio alcuni di questi, una volta superato lo stretto dei Dardanelli, vengono bloccati dal governo ottomano in quanto venuti a conoscenza del particolare che non si tratta di merci e carichi coloniali, bensì di carichi di munizioni di guerra. Alla richiesta da parte del ministro inglese per il passaggio 95 Biagio Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 10.XII.1812), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff.319.
  • 47. 47 del carico in Mar Nero, il governo turco risponde con un rifiuto secco per poi intimare al Sig. Liston di rispedire il carico in madrepatria96 . Un secondo sfortunato evento si presenta nello stesso mese, quando un corsaro francese preda ben tre bastimenti inglesi, di cui uno carico di vino, l’altro di commestibili vari ed il terzo, partito da Malta, ricco di caffè, zuccheri ed altre merci pregiate. Nonostante le rappresaglie corsare, la politica talassocratica inglese non accenna ad affievolirsi e uno degli ultimi esempi risale a Luglio 1814, quando il Liston riceve da Corfù la notizia che le truppe di Sua Maestà inglese ed i suoi alleati hanno occupato la suddetta isola, costringendo il Governatore napoleonico Francis Donzelot, insignito a tale carica proprio per proteggere l’isola da eventuali attacchi inglesi, a lasciare l’isola e a tornare in Francia insieme con tutta la milizia ed i collaboratori. Liston scopre in seguito che l’accaduto si è verificato ben prima, nel mese di Giugno, ma Domenico Salzani, intanto succeduto al padre Biagio nella carica di console della legazione, riporta che neanche lo stesso conte Andreossy, l’ambasciatore di Francia, ha ricevuto notizie dell’accaduto né tantomeno di una pace conclusasisuccessivamente; riceverà, invece, una piccola summa degli avvenimenti tempo dopo, coll’ordinariodi Vienna. Andreossy, riconfermato al suo ruolo,notifica al Liston l’avvenuta pace tra le due parti e, visto che è usanza attendere che il primo passo per le questioni importanti tra le ambasciate delle due nazioni lo faccia proprio l’ambasciatore francese, questi decide di attendere il Liston nella chiesa del suo Palazzo, che si presenta poco dopo con 96 Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.V.1813), ASN, Esteri, fasc. 5326, ff. 319.
  • 48. 48 la consorte e con gran parte del suo entourage.Liston, per celebrare l’avvenuta pace,fa illuminare unafacciata del suo Palazzo in maniera così visibile che lo stesso Salzani lo definisce ‘un colpo d’occhio’.Al termine del racconto di tale avvenimento, il Salzani accenna ad un episodio assai particolare: in quello stesso mese i Ministri di Francia, Inghilterra, Russia ed Austria ricevono una lettera anonima97 in cui si rendono note ingiustizie ed abusi gravi avvenuti all’interno delle loro Cancellerie, con allegata minaccia che se tali situazioni non sono domateal più presto gli anonimi mittenti scatenerannotumulti di egual portata a quelli accaduti a Smirne nel 179798 . Appendice Eccellentissimo Signore! A Sua Eccellenza Il Signore Marchese dè Gallo Ministro degl’Affari Esteri di Sua Maestà Il Re Delle due Sicilie Napoli 97 Domenico Salzani al Marchese Di Gallo (Costantinopoli, 25.VII.1814), ASN, Esteri, fasc. 5327, ff.320. 98 L’avvenimento accadde in occasione di una rissa che scoppiò tra un venetoed un Giannizzero posto a guardia di un teatro che tentava di impedirgli di entrare senza pagare per vedere lo spettacolo. Durante la rissa il veneto sparò un colpo di pistola uccidendo il Giannizzero causando un imprevedibile tumulto. Il corpo dei Giannizzeri chiese al governo la consegna dell’uccisore senza alcun risultato, per cui per protesta appiccò un incendio nel quartiere franco, uccise dei greci che erano per strada e molestò ed uccise dei turchi continuando ad appiccare in tutto il quartiere dei fuochi di cui furono vittime tutti i palazzi consolari. Gli impiegati delle ambasciate, insieme con gli stessi consoli si rifugiarono sulle navi e anche i negozianti cercarono di trarre in salvo le loro merci. I tumulti continuarono per un paio di giorni distruggendo grandissima parte del quartiere. Per ulteriori informazioni sull’episodio si consulti il documento <<Gazzetta Universale: O Sieno Notizie Istorice, Politiche, Di Scienze, Arti Agricoltura, EC, Volume 24>>.
  • 49. 49 Ho l’onore di presentare alla Grandezza di Vostra Eccellenza la copia dell’ultima sommessa mia. Mi rifferisco a quanto detto con suddetta ultima mia umilissima intorno gl’affari Politici che d’un giorno all’altro s’intorbidiscono viappiù e generalmente. Il gran Visir Y.P. è ben arrivato ed ha molto bene preso le Redini del suo Sublime posto, dicesi che non lascierà la Capitale ma bensì destinerà nelle sue veci un Generalissimo a dirigervi le armate Ottomane. In oltre poi si parla in Paese pubblicamente della freddezza nata fra qto governo con l’Incaricato di Francia lacchè mi dispiace al sommo; Il publico pretende e vuole che questa Rottura sia inevitabile; se ciò sarà si vede chiaramente che l’Ambasciatore D’Inghilterra predomina; giachè sin dal suo arrivo le cose hanno cambiato d’aspetto di molto; ripeto, quale sarà la nostra sorte dietro questi sconvolgimenti che si succedono spesso. […] Ho l’alto onore di rassegnarmi sempre nelle distinte grazie della Grandezza di Vostra Eccellenza. Costantinopoli ad 10.Maggio 1809 L’U.mo Devotis.mo ed U.mo Servitore Vero Biagio Salzani A Sua Eccellenza Il Signore Marchese dè Gallo Ministro degl’Affari Esteri di Sua Maestà Il Re Delle due Sicilie Napoli Eccellentissimo Signore! Ho l’onore di rimettere alla Grandezza di Vostra Eccellenza qui retro la Copia dell’ultima sommessa mia de’10. Corrente dappoi in qua non essendovi nulla di rimarchevole degno della sua curiosità, gli dirò soltanto che domani seguirà
  • 50. 50 la paga de’ Giannizzeri, e fra dieci o quindeci giorni, Il Generalissimo si metterà in marcia con un numero di circa 100/mille uomini di truppe. Lo spagnuolo in questione come marcatole in Copia nominato don Juan Iabat sedicente Ministro spagnuolo è ben qui giunto sono alcuni giorni, ed ha preso quartiere in una locanda in Pera. Il di 22 Corrente ebbe /accompagnato dal Sig.re Pisani G.mo Dragomano D’Inghilterra / una audienza particolare del Reis-Effendi, m’imagino che fràpuochi giorni si sviluperà il nodo gordiano giacchè sin qui non si sa precisamente, quale fù il risultato di questa conferenza. Frattanto gli dirò che l’Inghilterra gli à ottenuto una guardia di Giannizzeri, cioè orlà guardia di onore che si suole accordare dalla Porta, tal distinzione alli Ministri Europei, su tutto ciò non mi permetto nissuna riflessione lascio il tutto ciò al sublime intendimento dell’Eccellenza Vostra. Dicesi presentemente che la flotta ottomana partirà forsi per il Mare nero; tuttavia si trova ancorata in Porto. […] Ho costantemente l’alto onore di rassegnarmi sempre nelle distinte grazie dell’Eccellenza vostra. Costantinopoli ad 26.Giugno 1809 L’U.mo. Devotis.mo ed U.mo Servitore Vero Biagio Salzani A Sua Eccellenza Il Signore Marchese dè Gallo Ministro degl’Affari Esteri di Sua Maestà Il Re Delle due Sicilie Napoli Eccellentissimo Signore! In seguito di quello ebbi l’alto onore di dirgli nell’ultima sommessa mia data 26. Scaduto Giugno gli dirò che in fatti la Paga de’ Giannizzeri seguì il giorno prefisso e che il Giannizzar Agà marciò sin de’3. Corrente con le sue truppe ed il Generalissimo fece la sua sortita sin’ dà 6.corrente e costantemente si spediscono tuttacua de’ regimenti che si radunano a Daut Pascià per indi mettersi in marcia nella corrente di questa settimana e così il Paese sarà liberato dalle continue molestazioni delle truppe.
  • 51. 51 Il giorno 30.Giugno scorso verso la sera la Porta deputò un Emissario munito d’un permessi per andare in Palazzo di Francia e dimandare la liberazione della persona del nominato Dendrinò, di nazione ionica e fù Cancelliere del passato Ministero Ionico giù, ch’era ivi in arresto sin dà 20.Aprile per avere egli all’istigazione dell’Ambasciatore d’Inghilterra formato un partito nel Paese ed arrolato della gente sotto la Bandier Ionica, che non esiste, come si sa, e che per conseguenza l’Incaricato di Francia fece mettere in arresto sin’ da quell’Epocca; la Porta li fece domandare varie volte, egli si ricusò sempre da uomo di carattere che è dicendo che non poteva avere mai consegnarlo avendolo carcerato come delinquente suddito francese e che attenderebbe gl’ordini del suo sovrano per l’ultimatum. Fu la medesima risposta all’uffiziale della Porta che fece la nuova dimanda il 30. Giugno e si è rinchiuso nel suo Palazzo più che mai, avendo anche sugellato per di fuori le sue porte. Nel frattemposi negoziò la facendatrà la Porta e l’Incaricato, ed il 4. Di questo Corrente mese ebbe una lunga conferenza con il Reis-Effendi ed al ritorno che fece al Palazzo fu accompagnato onorevolmente con un nuovo Ortà e fece subito spalancare la porta del Palazzo di Francia e la Communicazionetrà di loto si stabilì di nuovo. Il delinquente Dendrinòfù consegnato alla Porta, sotto strette e rigorose condizioni e sotto sua garanzia che mai più non deve ingerirsi in nissun affare di quella natura, in qual’caso il Ministero della Francia andrebbe in qualunque tempo sià della sua autorità sopra di lui per castigarlo, oltre poi dicesi sarà rilegato con la sua famiglia da Pera al Canale, sito nel fondo del Porto di rimpetto all’arsenale ove abitano de’Greci. L’Eccellenza vostra non può immaginarsi quanto mi fece piacere questo evenimento felice della reconciliazione del Ministero di Francia con la Porta, voglia il Cielo mantenerla.Il sedicente Ministro di Spagna Don Juan Iabat continua occultamente le sue negoziazioni con la Porta; ma pare a vista del paese che questa sin’qui non li hà dato retta però il partito inglese crede che forse riuscirà nel suo intento. Costantinopoli ad 10.Luglio 1809L’U.mo. Devotis.mo ed U.mo Servitore Vero Biagio Salzani *** A Sua Eccellenza Il Signore Marchese dè Gallo Ministro degl’Affari Esteri
  • 52. 52 di Sua Maestà Il Re Delle due Sicilie Napoli Eccellentissimo Signore! […] Presentemente che la Pace trà la Francia e l’Austria è stabilita, immancabilmente stabilirsi deve pure l’antico ed il ben regolato Corriere di Vienna con il Levante, lacchè mi incoragiasse di riprendere di nuovo il filo d’una corrispondenza regolare con la Grandezza di Vostra Eccellenza, se mi permetterà. In coerenza della mia relazione nell’umilissima mia lettera de 10/11 Luglio intorno la deffinizione meravigliosa dell’affare Dendrinò rapporto anche la reconciliazione della Porta Ottomana, coll’Ill.mp Signore Incaricato di Francia. L’ambasciatore d’Inghilterra continua li suoi intrighi colla Porta in disfavore della Francia, ma mi giova sperare che sono pene perdute, che non potrà riuscire nel’suo intento; anzi corre voce sorda che forse si ritirerà i qui in breve, dietro la nuova della ristabilita Pace tra la Francia e l’Austria, lacchè forse sarebbe appertura ad una riconciliazione con li Russi. Per dare un’idea all’Eccellenza vostra dell’astio inglese per li Francesi gl’accludo un bollettino data a giorno nell’ Estate passata, che il suo contenuto fa orrore, non si puol’dare al Pubblico un si odioso scelerato sentimento, come in fatti lo è ma scorgerà poi il contenuto onesto, onestissimo di quello qui accluso pure dell’Incaricato di Francia in risposta al sopradetto indegno libello. Giusto a motivo del suo scelerato contenuto, non ho ardito in debito tempo di passarlo all’Intelligenza di Vostra Eccellenza ma in oggi glielo mando per fargli conoscere gli sentimenti di quella Nazione. Non dico altro. Anzi, quallora a suo tempo, fù distribuito al Pubblico, una quantità d’esemplari di detto indegno Bollettino, venne pure alla Conoscenza della Sublime Porta, che immediatamente intimò all’Ambasciatore d’Inghilterra di non più farne fabricare bollettini sopra qualunque oggetto. In fatti la cosa restò là. […] Ho l’alto onore di baciargli umilmente le vesti. Costantinopoli 25.Novembre 1809 Eccellentissimo Signore! Della Grandezza di Vostra Eccellenza! L’U.mo. Devotis.mo ed U.mo Servitore
  • 53. 53 Vero Biagio Salzani *** A Sua Eccellenza Il Signore Marchese dè Gallo Ministro degl’Affari Esteri di Sua Maestà Il Re Delle due Sicilie Napoli Eccellentissimo Signore! Non trovo espressione abbastantemente forte, per esprimere alla Grandezza di Vostra Eccellenza, la sensibilità indicibile di cui fui mosso nell’legere il Real Dispaccio che mi onorò servirmi. Non mancherò di profittare di tutti i mezzi e di tutte le vie di buona vista per fargl pervenire le copie delle mie lettere cè li farò passare in originale con la solita via di Vienna, per la quale vie essendomi pervenuto con uno dè Corrieri austriaci il venerato suo sopradetto Dispaccio. Segno evidente che la Porta sarà stabilita in Vienna o in Buda o in Pest. Parmi che la via di Salonicco, Corfù ed Otranto sia assai sollecita e sicura, ma dubito che si possa aprofittarne nell’avvenire, stante che dicesi che presentemente Corfù sia bloccato dai Inglesi e che le altre Isole Yoniche si sono resi alliMedesmi; Giusto in conseguenza di tale notizia, l’ambasciatore d’Inghilterra in una conferenza colla Porta, dimandò per assoluto lo sprigionamento del connoto Dendrinò ma la Porta rispose molto saviamente, che quallora sarebbe sciente del fatto per parte di questo Ministero di Francia in allora aderirebbe alla sua dimanda frattanto tutte le disposizioni dello Ministro britannico, dimostrano una imminente partenza, anzi molti individui Mercanti ed altri di sua nazione oltre avvere messo il loro bene in sicuro hanno scambiati di protezione ed hanno preso quella di Danimarca, giunto a tutto ciò un Brik inglese ben armato che trovasi in Rada a Copana e che premurosamente si approvigiona di una maniera cospicua. Ho l’onore di sempre raccomandarmi nelle distinte grazie della Grandezza di Vostra Eccellenza. P.S. La Porta viene di dare la libertà al connoto Dendrinòavvendolo liberato come Rayà suddito del G.V. e col consenso del Ministro di Francia, patuito colla Porta ch’esso Dendrinò non si cuoprirebbe mai più d’altra qualsiasi protezione di Ministro Europeo residente qui, anzi si passò atto pubblico di tale
  • 54. 54 convenzione in Cencelleria di Francia e così l’affare terminò senza maggior rumore. […] Costantinopoli ad 11. Dicembre 1809 Eccellentissimo Signore! L’U.mo. Devotis.mo ed U.mo Servitore Vero Biagio Salzani *** A Sua Eccellenza Il Marchese dè Gallo Ministro degl’affari Esteri di Sua Maestà Il Rè delle Due Sicilie Napoli Eccellentissimo Signore! […] Per quello concerne il Ministro Britannico le cose sono nel segnatole stato, dicesi che s’aspettano dell0avvisi per poscia ultimare la sua di qui partenza, la quale sarebbe di già seguita se non fosse stato la quantità di guinee che ha qui seminato frà il Corpo dè Giannizzeri che sostiene la sua causa. Il sedicente Ministro poi della giunta di Seviglia, Don Juan de Iabat di rittorno da Buyuk –dere, hà preso quartiere in pera, di rimpetto al Palazzo di Hollanda e si diverte al solito, il quale poi seguirà la sorte del Ministro Brittanico. Ho l0alto onore di bacciargli umilmente il lembo delle vesti della Grandezza di Vostra Eccellenza. Costantinopoli ad 23.Dicembre 1809 L’U.mo. Devotis.mo ed Ub.mo Servitore vero B.Salzani
  • 55. 55 *** A Sua Eccellenza Il Marchese dè Gallo Ministro degl’affari Esteri di Sua Maestà Il Rè delle Due Sicilie Napoli Eccellentissimo Signore! […] Circa il Politico non aviamo auto niente di più particolare, degno di essergli partecipato se non chi quello motivatogli con ultima umilissima mia dè 23. Corrente mese che le confirmo, tanto più ch’abbiamo la conferma ad un presso puoco, di tutto quello avvanzai all’Eccellenza Vostra, riguardo la rotta auta questa gente dà Russi. Intorno il Ministro Britannico le confermo ugualmente quello dettole ultimamente e nulla di più nuovo, egli ad onta della staggione rigorosa d’inverno vive le tre quarti del tempo nella Campagna di Belgrado, senza troppo confondersi nel Politico, come faceva prima della Conclusione della Pace coll’Austria. Alcuni giorni sono, corre voce generalmente in Piazza trà franchi e la gente del Paese, qualmente una squadra forte di circa 20 vascelli di Linea Inglesi preparasi nel Mediterraneo qui venire all’Imboccatura del Canale; gli avvisi sono però divisi, sopra quest’annunzio; alcuni dicono che vengono tali navi per fare spiegazione questa Gente sul partito che prendere devono nel Politico ed alcuni pretendono che vengono a unirsi alla squadra Ottomanna per passare ambedue in Mare Nero e ivi attaccare gli Russi. Tale nuova non è Ministeriale e secondo mè non è credibile, in oggi che la pace è conclusa trà la Francia e l’Austria, onde si riguarda tale notizia da molti come apocrifo. Ho l’alto onore di rassegnarmi con il più profonod’ossequio nella grazia della Grandezza di Vostra Eccellenza. Costantinopoli ad 10.Gennaio 1810 L’Um.o.Devotisimo ed Ub.mo Servitore Vero B.Salzani
  • 56. 56 *** A Sua Eccellenza Il Marchese dè Gallo Ministro degl’affari Esteri di Sua Maestà Il Rè delle Due Sicilie Napoli Eccellentissimo Signore! […] Pare che qto ambasciatore brittanico abbia abbagliato gl’occhi de’ Turchi, come dettole, le sue relazioni colla Porta hanno principiato ma occultamente, e si vede a vista del Paese che la sua di qui partenza sia differita per ora e ciò dà a pensare a molti per la sorte di questi contorni, se tuttavia questa gente persevera nel sentimento di conservarsi l’influenza inglese nel politico qui nel Paese vi regna gran tristezza, tanto per gl’affari di fuori che quelli di dentro e ancora più per la caristia de’ viveri in generale; […] Costantinopoli ad 25.Gennaro 1810 L’Um.oDevotisimo ed Ub.mo Servitore Vero B.Salzani A Sua Eccellenza Il Signore Mrchesedè Gallo Ministro degl’Affari Esteri di Sua Maestà Il Rè Delle due Sicilie Napoli Eccellentissimo Signore! […] La missione inglese resta per ora molto quieta, non si discorre presentemente di partenza generale, ma bensì dicesi che l’Ambasciatore Mons. Adair partirà solo, lasciando qui per Incaricato degl’affari Britannici il Sig.Canning suo Secretario d’Ambasciata; si vedrà fràpuoco se tutto ciò si verificherà oppure se le circostanze faranno cambiare d’aspetto le cose.Corre un’altra voce nel Paese da tre a quattro giorni che l’ammiraglio inglese SiedneiScmithpreparavasi a qui