Italiano che-passione barcellona-in-italiano-finito
1. Italiano che passione!
CURIOSITÀ REVISTA EN ITALIÀ
Novembre
2016
Centre Cívic Casa Sagnier
C/Brusi 61
Ajuntament de Barcelona
Barcellona in Italiano
lingua & cultura
2. Indice
EDITORIALE
5 ADA di Ama l'italiano
STORIA
4 MARTA
LINGUA
9 IFAN
LETTERATURA
13 ERNESTO
FESTE
16 CARME & MARGARITA
OPERA
19 RAMON & MARIONA
BIO
24 MARIA ROSA
RITTA & ISABEL
Italiano che passione!
3. Editoriale
Contatto
Coordinatrice
didattica presso
Centro Ama
l'italiano
Carrer Ausias Marc
n°77, 1ª 1ª
08013 Barcelona
Centro oficial de
certificación
(inscripción y
examen) DITALS
CILS y .IT
en convenio con
Università degli Studi
di Roma Tre .IT
Università per
Stranieri di Siena,
DITALS
La mia mail:
coordina@centroama
litaliano.com
panta rei
in armonia e serenità
Ciao! Spero che la lettura di questa rivista possa risultare
utile de interessante. Gli articoli pubblicati sono il frutto
dell'appassionante lavoro di ricerca e condivisione degli
studenti del gruppo di “Italiano che passione” che ho
avuto il gran piacere di incontrare de accompagnare in
questo autunnale trimestre di attività presso il Centro
Civico Casa Sagnier di Barcellona. Da fine settembre ad
inizio dicembre ci siamo incontrati ogni venerdì mattina,
alle 11.15, per trascorrere insieme delle piacevoli lezioni e
dare vita, poco a poco, al progetto che ho avuto l'azzardo
di proporre e loro di accogliere. Insegno italiano nella
città di Barcellona dal 2006 e sono “gerente” del Centro
Ama l'italiano lingua & cultura. Grazie alla mia attività ed
alle occasioni che mi offre, riesco a poter mettere in
pratica il metodo di insegnamento in cui credo e cioè
rendere gli studenti protagonisti del proprio processo di
apprendimento. Quando si fa ciò che piace tutto “panta
rei” in armonia e serenità... serenità che a volte perdo o
avevo perso e che ritrovo quando entro in classe. Il
progetto della GAZZETTA consiste in una rivista scritta
dagli studenti di lingua italiana per aiutare gli amici
italiani a conoscere un po' di più la terra che ci accoglie:
la Catalogna. Ringrazio con profonda gratitudine gli
studenti che si sono messi in gioco nel cimentarsi ed
immedesimarsi nelle vesti dei giornalisti, alternandosi a
lettori, correttori di bozze, redattori, inviati,
corrispondendi, collaboratori...
PS: a pag.29 abbiamo reso un omaggio alla nostra storia.
BUONA LETTURA
5. STORIA
Tra Italia e Catalogna
Le relazione tra le regione italiche e ispaniche
crearono un continuo scambio d’influenze
Le relazione culturale e commerciale
tra Italia e Catalogna viene da molto
tempo, dal medioevo, da quando
l’Italia era ancora un insieme di stati
independenti, e la Catalogna era il
regno Catalano-Argonese. Al tempo
dal medioevo, la Corona Catalano-
Aragonese teneva piu contatto con le
terre italiche che con i regni ispanici
dovuto all’importante sviluppo
commerciale martimo che aveva e
anche per la politica spanzionistica che
iniziò nel Mediterraneo. Questa
relazione inizia quando Pietro il
Grande conte di Barcelona, sposato
con Constanza di Sicilia, figlia e erede
legittime di Manfred I, nelle 1282,
diventa re della Sicilia dopo la
rebellione dei siciliani contro Carlos
d’Angiò, re della Sicilia e di Napoli. Ma
Carlos d'Anjou, mantenne i suoi
possedimenti in territoro continentale,
creando il Regno di Napoli, con la
capital nella città di Napoli. Nel 1442,
il re dell’Aragona e re della
Sicilia Alfonso il Magnanimo conquista
il Regno di Napoli e unifica
nuovamente li due regni dipendenti
della Corona Catalano-Aragonese. Alla
sua morte al 1458, le regni diventano
separati di nuovo Al 1504, Ferdinando
il Cattolico, che da 1479 già regnava il
Regno della Sicilia, conquista il Regno
di Nàpoli ed il re diventara Ferdinando
III re della Sicilia. Questo sarà la
nascita del Regno delle Due Sicilie. Il
dominio del Regno di Napoli sarà della
monarchia ispanica (castellana) fino al
1713, primo sotto la dinastia
Trastàmara (1504-1516), dopo sotto la
dinastia Habsburg (1516-1700) e alla
fine sotto dinastia Borbonica (1700-
1713). Le relazione politiche e
commerciale tra le regione italiche e
ispaniche crearono un continuo
scambio d’influenze artistiche durante
tutto il medioevo, ma l’epoca più
intensa di questo scambio fu durante il
regno di Alfonso il Magnanimo,
specialmente con Maiorca, quando
Guillem de Sagrera, scultore e
architetto di Maiorca, e altri artisti del
suo laboratorio furono a Napoli. Il
maestro e suoi aiudanti avevano tan
grande successo che molti artisti
andassero in Mallorca per imparare le
Marta
6. tecniche del maestro. Ma alla
Campania si trovano anche diversi
opere documentate della sua officina
come il castello de Gaeta, il palazzo de
Parascandolo a Carinola, el palazzo
Antignano, a Capua e altre a Nola e
Sessa. Uni delle ultime opere del
maestro è la riforma del Castell Nuovo
di Napoli (foto 1) Se sa che participò
anche alle construzione della Porta di
Napoli (arco di Alfonso dell’ Aragona).
(foto 2) A Napoli si conoce anche la
presenza d’altri artisti di Mallorca che
non erano dell’officio de Sagrea ma
lavorarono alle ordine del re; come
Mateu Forsimanya. Ci sonno
documenti che affermano che lavorò
nelle opere del palazzo di Marino
Marzano a Carinola (foto 3) e si crede
che lavorò anche al palazzo ducale di
Sessa Aurunca ( foto 4) e al castello
delle Gaetani, a Fondi (foto 5) L’
influenze artistiche se fa notabile nelle
opere arquitectoniche e scultoriche tra
i due territori. Le influenze catalane
all’architettura italiana se pò
apprezzare nelle residenze nobiliare,
specialmente nelle cortile, le loggie e le
grande finestre, sopratutto
nell’elementi decorativi. Delli cortilli,
mette in evidenza la scala esterna alla
catalana, como si pò vedere alli palazzi
Abbatelli di Palermo (foto 5), Orologio
e Bellomo (foto 6), a Siracusa. Questo
scambio artistico durò fino il secolo
XVI . Nel secolo XV, quando Napoli
era la corte più raffinata nell’arte di
menjare e della musica, se parlava
catalano. La grande espansione del
regno Catalano-Aragonese permette
anche l’espansione della lingua
catalana alla Mediterranea. Nel
medioevo la lingua catalana era capita
dal Laguedoc fino alla Provenza e
anche in alcuni luoghi dell’Italia, come
per esempio a Liorna (Livorno) dove
andavano gli ebrei di Maiorca,
sfugendo delle inquisitori spagnoli, e
dove si stablirono.
Marta
7. tòfones) e de molti salse. Ma il libro di
cucina più importante dell’epoca e il “
Libro dei coch “(foto) scrito in lingua
catalana dal Gran Mestro Robert,
cocco della corte di Napoli nel secolo
XV e il più grande e internazionale
cocco catalano dell’epoca. Il Ferran
Adrià dei nostre tempi. Il libro fu un
autentico “best seller" che fu cinque
“Chi va a Liorna non torna “dicevano
l’ebrei “. Li due Papas Borja di Gandia,
con tuto il suo seguito, tutti valenciani,
portano la lingua catalana fino la
propria Roma nell secolo XV. Si
parliamo della cucina, questa relazione
dell’est della penisola iberica con
l’Italia è ancora più profonda. Nella
cucina italiana dal medievo e dei
renascimento si pò aprezzare
l’influenza mediterranea. L'afflusso più
notevole è del valenciano-catalano,
dovuto alla Corte di Napoli e alla corte
di Roma (le Borja). Alle libri di ricette
italiane del rinascimento ci sonno
tipici ricette e prodotti portati dei
catalani, a volte, d’origine arabo (e, per
tanto, anche siciliani): sfresurato
(freixurat), mirrause alla catalana
(migraust, rostit o arrosto),
genestrada, (ginestada), mangiar
bianco alla catalana (menjar blanc),
brodo de amandolo (brou de llet
d'ametlles), Arrosto alla catalana -con
aracia amara, del quale parla
l'umanista, scrittore e gastronomo
Platina (Bartolomeo Sacchi),
Caperotatta (de Capironades de
in Campania si trovano anche diverse opere
[...] come il castello di Gaeta
volte pubblicato in catalano. Le
scambio culturale nei medievo tra
Catalonia e Italia si è dato anche a
livelo letterario da quando Ramon
Llull e Arnau de Vilanova, filosofi,
vivevano a Roma, centro del mondo
cristiano, e dove ebbero molte
seguitore delle loro dotrine.
L’umanismi litterario e filosofico si
conosce prima nella Corona
dell’Aragona, attraverso di Valencia e
Barcellona che in altri luoghi, dovuto
alla connesione permanente che aveva,
per il domino politico nell Sud
dell’Italia del Casale di Barcellona. Ma
il momento piu importante è con la
scoperta de Dante, Petrarca, e
Bocaccio per parte delle umanisti
catalani. Un altro momento
importante della catalanità è durante
la presenza della familia valenciana dei
Borja nel secolo XV al XVI a Roma.
“0h! la chiesa di Roma in mani dei
catalani!” si diceva nel momento più
algido del regno del Papa Alexandre VI
quando questa famiglia dei valenciani
dominavano la vita politica di Roma e
dell’Italia in un ambiente
Marta
8. machiavellico d’intrighi, omicidi e
ricatti (xantatges). Dal medievo –e fino
oggi- l'admirazione delle/dei catalani,
valenciani i baleari verso degli italiani
e la sua cultura è constante. Infatti, dal
medievo fino all'epoca moderna, c’è
ancora una relazione significativa tra li
paesi di lingua catalana e la penisola
italica. Ancora oggi, gran parte della
cultura catalana è italianofila.
Marta
10. SE NON È' VERO
È MOLTO BEN TROVATO
Questo detto apparve per la prima
volta nel libro di Giordano Bruno De
gl'Heroici Furori II,3 pubblicato a
Londra nel 1585, ma l'autore lo citò a
titulo di proverbio conosciuto. In quale
lingua? Bruno nacque a Nola nel 1548
e stette in la Campania fino a fuggire
dal monastero di Napoli nel 1576. Poi
lo troviamo a Ginevra nel 1579, a
Tolosa nel 1580-81, a Parigi nel 1581-
83, a Oxford e Londra nel 1583-85, a
Parigi di nuovo nel 1585-86, e a
Marburg, Wittenberg, Praga,
Helmstedt e Frankfurt, ricevendo
molti inviti di stabilirsi e insegnare
nelle università migliori di quell'epoca;
ma preferí tornare in Italia sospirata
nel 1591 per subire sette anni di
prigione prima di morire bruciato vivo.
Sembra poco probabile che un uomo
con tanta nostalgia per il paese
d'origine avrebbe imparato molte
parole delle lingue transalpine durante
i suoi quattordici anni d'esilio, e
possiamo pensarlo probabile che "se
non è vero è molto ben trovato"
venisse da un proverbio nel dialetto
della Campania del Cinquecento. Cosa
che fa questo quasi una certezza è
l'esistenza in testi castigliani di
proverbi molto somiglianti citati in
italiano, per esempio "Se non é vero é
bene trovato" (Pequeño Larousse
Ilustrado (1964) Locuciones latinas y
extranjeras p.xiv). Tanti impiegati e
soldati spagnuoli passarono per Napoli
durante i secoli XVI e XVII; alcuni
dovrettero portare il detto a casa
quando tornarono. Si deve ancora
spiegare perché questo proverbio
Nel quadro ritratti:
Galileo e
la Santa Chiesa
Ifan
11. esiste nella lingua inglese piuttosto
che nella italiana. Delle opere di
Giordano Bruno 34 sono sopravvissuti
fino ai nostri giorni, 32 pubblicate
fuori dall'Italia. Sappiamo del registro
del suo giudizio davanti
all'Inquisizione che scrisse Bruno
abbastastanza nell'Italia, ma gli agenti
di questa instaurazione distrussero
quasi tutte queste opere. Dalle opere
sopravviventi di Bruno 27 furono
scritte in latino; delle sette in italiano
Candelaio (1582) fu publicata a Parigi,
tutte le altre a Londra, La Cena de la
Ceneri (1584), De la Causa, Principio
et Uno (1584), De l'Infinito, Universi e
Mondi (1584), Lo Spaccio de la Bestia
Trionfante (1585), Cabala del cavallo
Pegaseo (1585), e De gl'Heroici Furore
(1585). Giacchè l'esportazione dei libri
in Italia era quasi impossibile a causa
dell'Inquisizione, la gran maggioranza
dei lettori di Bruno dovevano essere
inglesi.
Ifan
12. proverbio che esiste
nella lingua inglese
L
La moda di leggere Italiano era appena incominciata: tre anni
prima dell'arrivo di Bruno a Londra, durante l'intervista
celeberrima fra Elisabetta I e Don Bernardino de Mendoza,
l'ambasciatore di Filippo II, della quale vediamo e sentiamo le
conseguenze ogni giorno, la regina ebbe messo in chiaro le sue
leggere qualche cosa di Giordano Bruno,
sarebbe stato scemo se...
preferenze linguistiche. Durante intorno ai 400 anni i britannici seguivano il
modello regio. Tra gli scrittori piú popolari sarebbe un eroe della scienza
copernicana ucciso con tanta crudeltà dagli eretici della supposta chiesa
papista di Roma. Nel frattempo nell'Italia, durante intorno ai 150 anni, se
fortuitamente un italiano avesse potuto leggere qualche cosa di Giordano
Bruno, sarebbe stato scemo se l'avesse citato durante una conversazione.
Spero di aver spiegato perché "se non è vero è molto ben trovato" si trovava
tra le tre frasi d'italiano che questo scrittore conosceva prima d'incominciare
lo studio dell'italiano. Le altre due erano: "eppure si muove" e "il Duce ha
sempre ragione".
Ifan
13. GIALLO, IL COLORE DEL
CRIMINE
Quando nel 1929 la casa editrice
Mondadori creava una collana
di romanzo poliziesco, non era
consapevole di dare un nuovo
senso alla parola giallo. Siccome
la collana ebbe un grande
successo e la copertina dei libri
era gialla e nera la gente
cominciò a chiamare “gialli” i
romanzi polizieschi e più tardi
anche i film polizieschi e/o dell
´orrore. Durante il periodo
mussoliniano gli autori italiani
di gialli fecero molta fatica a
pubblicare, perché i regimi
dittatoriali aborriscono la
cronaca nera, che ricorda ai
cittadini che non vivono per
niente in una società perfetta.
Oggigiorno il giallo italiano
gode d´una eccellente salute,
capeggiati da Andrea Camilleri,
l´autore più conosciuto e
tradotto grazie alla sua creatura,
il commissario Salvo
Montalbano, una legione di
scrittori sono usciti in questi
ultimi tempi con una curiosa
particolarità, si ha l
´impressione che tra di loro si
siano ripartiti il territorio
italiano, in modo che ogni
scrittore abbia il suo territorio
privato.
Ernesto
14. L´ispettore Giuseppe Lojacono è siciliano. A causa di una
confusione, e come punizione, è stato inviato a Napoli per
fare un lavoro burocratico. Riesce a dimostrare il suo valore
professionale nel primo libro della serie e negli altri lo
troveremo facendo parte del gruppo di poliziotti chiamato “i
bastardi di Pizzofalcone “(nome del commissariato). In
questo gruppo, composto da sette membri (uomini e
femmine, vecchi e giovani, omo e eterosessuali), il fatto che
ognuno abbia la sua personalità e le sue vicende, rende
molto piacevole la lettura benché non abbia la qualità
letteraria di altri libri di De Giovanni. Non so se De
Giovanni vincerà un giorno il premio Nobel, ma almeno
merita entrare nel Guinnes.
Ernesto
15. Dopo la morte del grande
Leonardo Sciascia, Camilleri
sarebbe lo scrittore della Sicilia,
Carlotto del Veneto, Malvaldi
della Toscana, Lucarelli di
Bologna, De Cataldo di Roma,
Carofiglio di Bari e così via.
Tra tanti giallisti vorrei attirare l
´attenzione su uno che ha fatto
una carriera molto particolare: il
napoletano Maurizio de Giovanni.
A 47 anni Maurizio de Giovanni
lavorava come impiegato in una
ditta e non aveva mai pubblicato
niente, partecipò allora a un
concorso di racconti riservato a
esordienti, che vinse e ricevé una
proposta da una casa editrice, per
pubblicare tutta la sua opera, De
Giovanni accettò senza dire che
quest´ opera non era ancora
scritta. Lasciò la ditta e cominciò
a scrivere instancabilmente e con
una stupefacente produttività
legata a un alto livello letterario ,
dal 2006 ha pubblicato 16
romanzi e 7 libri di sport (De
Giovanni è un grade tifoso del
Napoli.) . Come quasi tutti gli
scrittori di giallo, De Giovanni ha i
suoi protagonisti abituali,
“i bastardi di Pizzofalcone”
che gli evitano il lavoro di
disegnare un protagonista diverso
in ogni occasione e hanno il
vantaggio di essere già conosciuti
dai lettori fedeli. Al momento i
personaggi di De Giovanni sono: il
commissario Ricciardi, l´ispettore
Lojacono e “i bastardi di
Pizzofalcone”. I romanzi del
commissario della squadra mobile
Luigi Alfredo Ricciardi, sono
ambientati a Napoli
durante gli anni trenta.
Nonostante la sua carica,
Ricciardi non sente alcuna
simpatia per il fascismo. È un
uomo che ha ricevuto un dono
(può sapere le ultime parole che
dice un assassinato prima di
morire) che gli ha dato grandi
successi professionali, ma a causa
di questo costante contatto con la
morte è diventato un uomo triste
e solitario.
Ernesto
16. La santa
rivalità
S
anta Eulalia e la Virgine della Mercè: patrone di Barcellona!?!
Nei primi anni del IV secolo quando l’imperatore Diocleciano
ordinó di perseguitare la fede cristiana, nella cittá di Sarrià una
giovane di nome Eulalia decise rebellarsi contro della repressione
sottoposta alla comunità cristiana.
Santa Eulalia o La Mercè?
Questo è il dilemma!
Aveva solo tredecimanni cuando è andata a Barcino per persuadere il
governatore con il suo dono di oratoria. Si presenta come una servitrice del
Signore. E’stata arrestata e condannata a ricevere tante torture come anni che
aveva. Con il tredicesimo tormento ha conclusa la vita della giovane e davanti
agli ochi attoniti dei presenti la sua anima vola in cielo sotto forma di una
bella bianca colomba, che è venuta fuori della sua bocca. La tragica storia di
santa Eulalia commosse i cristiani di Barcellona e presto la ragazza diventata
un’eroina. Nonostante la devozione della gente a Santa Eulalia, nel 1687 ha
sortito concorrenza. La Catalogna e stata attacata da una terribile piaga delle
cavolette e la popolazione di Barcellona impotente è stata affidata alla vergine
della Mercé. Una notte del mese di agosto dal 1218, la Vergine apparve in
sogno contemporaneamente al re Jaume I, a san Pere Nolasc e san Raimon de
Penyafort. Loro fondano un ordine religioso dedicato al soccorso dei
prigioneri cristiani dei Sarceni. Questo è l’ordine Mercedaria. Quando la peste
è caduta hanno fatto a la Merce patrona di Barcellona. Misteriosamente, quasi
ogni anno, circa il 24 di settembre piove durante la celebrazione della Mercè.
La leggenda crede di non essere piogga, ma lacrime di santa Eulalia.
Carmen & Margarita
17. Il 22 e 23 de settembre ci sono diversi
concerti in città. Ci sono anche molti
musei gratuiti. Le feste s’iniziano con
due eventi simultanei: la preghiera al
“Saló de Cent” davanti il comune e una
sfilata per le vie della città, il primo
giorno alle sette di sera. Xambaga: Il
23 le giganti sono presentati fino al
cortile del consiglio. Grallers: Sono
citadi que suonano “les gralles” ,
instrumenti musicali. E si presentano
gruppi de demoni i giganti nella città a
le otto del mattino, invitando i
citttadini ad alzarsi presto.
Trabucaires: Il “trabuc” e un vecchio
fusile. Alle dieci del mattino del giorno
della Merce sinproduce una ricerca di
trabucaires dalla cattefrale a piazza
Sant Jaume. Participano quattro
gruppi. La danza dei giganti: Nella
piazza S. Jaume fanno la danza dei
giganti e l’aquila gigante.
L’aquila e un elemento popolare del
Bestiario catalano. All’interno dei
festeggiamenti hanngruppi di
“castallers” (torre umana). La sfilata
della Merce: Nel corso degli anni ha
cambiato il suo nome e il formato.Dal
1986 è alle 6 del pomeriggio ci sono
anche i “correfocs”. In primo luogo vi è
il carattere del “mascle cabro”che legge
versi satirici e poi c’è dinscettri ,
standard e forconi. Nella seconda parte
e l’illuminazione della porta e si apre e
demoni, draghi e bestie di fuoco,
iniziano un tour per le vie centrali della
città vecchia. Fuochi artificiali:.Il 24 di
notte c’e fuochi d’artificio sull’avenida
Maria Cristina, e s’illuminano le
fontane di Montjuic. I festigiamentti di
Santa Eulalia I protocoli e danze
dell’aquila della città.
Margherita & Carmen
18. Carmen & Margherita
Giganti
Nuova. E una melodia ispirata al 18
secolo che faceva parte di una
reppresentazione della vitta della la
santa. Nella processione di Laie, ballano
due giganti: “Laia” e “Laieta”, la gigante
centenaria e la nuova.
E una parata che parte da piazza Sant
Jaume e fine presso la basilica di Santa
Maria del Mar. L’aquila partecipa, anche
il Leone di Barcellona e i giganti di
Santa Maria del Mar. Ci sono danze.
Dopo la procezione entrano alla basilica
e l’atto si conclude con il ballo dell’aquila
davanti all’altare. Elementi d’interesse: :
il ballo di Santa Eulalia e una “peça”
musicale che è ballata per la piazzaTrabucaires
Feste a Barcellona
20. «Paragonarmi alla Tebaldi?
Sarebbe come paragonare lo
champagne alla Coca Cola»
All’inizio degli anni cinquanta, si
formò un dualismo tutto particolare,
che infiammò non solo l’Italia e che
contrapponeva due strepitose cantanti
liriche: Maria Callas (1923-1977) e
Renata Tebaldi (1922-2004). Queste
due soprani sono state le regine
dell’opera fino al decennio de li anni
70. Il repertorio canoro dell’Opera
lirica, all’epoca, era uno fra i più
intensi contributi per alimentare
speranze e ideali dopo una guerra
tanto disastrosa (per uomini e cose)
quanto sconvolgente (per ideologie e
aspirazioni). La gente del dopo-guerra,
infatti, sembrava avesse bisogno di
entusiasmarsi per i palpiti di Violetta
de La Traviata, lo strazio di
Desdemona di Otello e la gelosia di
Tosca. E da dire che questa passione
era accentuata dalla co-presenza di
tante figure professionali, che ben
difficilmente avrà altro riscontro nel
futuro: Grandi Maestri e cantanti
pestigiosi. Anche se le voci delle nostre
protagoniste erano molto diverse e di
confronto molto difficile, una grande
rivalità è stata creata tra di loro.
Questo paragone è stato sopratutto tra
i loro ammiratori, piuttosto che tra
loro stesse. Tra di loro c'era un corretto
rapporto con qualche brusco scambio
di frasi taglienti. I loro fan dicevano:
«Paragonarmi alla Tebaldi? Sarebbe
come paragonare lo champagne alla
Coca Cola». L'altra rispondeva: «Lo
champagne diventa facilmente aceto».
Loro dicevano: «La Tebaldi ha un
difetto. Le manca la spina dorsale»,
malignava Maria.
In origine Anna Maria
Cecilia Sophia
Kalogeropoulou
New York, 2 dicembre
1923 – Parigi, 16
settembre 1977
Soprano greco, con
nazionalità
statunitense e
naturalizzata italiana
fino al 1966, quando
rinunciò a entrambe
per ottenere quella
greca
Mariona & Ramon
21. «Lo champagne
diventa facilmente
aceto»
«
Lei non ha il cuore», ribatteva
Renata. L'altra buttava
ancora paglia sul fuoco,
asserendo:
«Lei è una cantante adatta solo ad un
certo repertorio. Io vivo in un altro
mondo e considero me stessa una
soprano come ne sono esistite poche». Il
dualismo fra le due prime-donne ebbe
praticamente termine nel 1968, in un
intervallo di Adriana Lecouvreur al
Lincoln Center di New York. Fu la Callas
a chiedere di poter incontrare quella che
Ramon & Mariona
22. non era mai stata una sua sleale rivale,
anche se non si era mai messa in
sordina. In quest’occasione,
comunque, Maria, nel congratularsi
con Renata, trovò delle parole molto
toccanti e sincere, che segnarono la
definitiva riconciliazione tra le due
cantanti. A partire dai primi anni ’70,
Renata Tebaldi cominciò a diradare i
suoi impegni negli spettacoli d’opera e
a dedicarsi prevalentemente ai
concerti. Infine, possiamo riassumere
che la Tebaldi sempre è stata una
grande signora della scena, rispettata
dai suoi pari e ammirata da conduttori
che l’hanno descritta come la "voce di
un angelo." Al contrario, la Callas che
veniva chiamata la "Tigre" condusse
una vita piena di conflitti di ogni
genere. Ma il suo carattere, la sua voce
straordinaria e la capacità di
interpretare i loro personaggi non ha
lasciato nessuno indifferente così
anche ha ricevuto il nomiglolo di
Mariona & Ramon
23. "Divina". Renata Tebaldi, nata con
una bellezza vocale limpida e
purissima, fu la regina del Gran Teatre
del Liceu fra 1953-1959. Era dotata di
splendore vocale speciale, dolcezza
espressiva, adamantina intonazione e
incredibile legato. Quando era in stato
di grazia e cantava “Vissi d'arte” in
Tosca, si creava nelle rete fra orchestra
e palcoscenico una malia. Aveva una
voce piena, sonora, calda e vibrante
nell'impasto timbrico, ricca di talento
coloristico. Con grande eleganza
musicale del fraseggio e meravigliosa
limpidezza dell' emissione della sua
voce. Non fu una grande cantante-
attrice, ma con l'esponente principale
d'il cantar "che nell'anima si sente",
eppure fare teatro con la voce. Dopo il
suo debutto al Liceu con La Traviata
nel novembre del 1953 serà
protagonista di serate storiche tra cui
la sua prima Madama Butterfly. Nel
novembre del 1954 fu insegnata con la
Medaglia d'oro del Teatre del Liceu.
L'ultimo concerto a Barcellona é stato
nel Palau de la Música il 4 dicembre
1974, il palcoscenico era un tapetto di
fiori come il giardino de Cio-Cio-San.
Il migliore omaggio alla sua carissima
Renata Tebaldi. Al contrario, Maria
Callas cantò una sola volta al Liceu,
martedi 5 maggio 1959. Interpretò arie
di Verdi, Boito, Rossini, Puccini e
Bellini. Le critiche furono diverse, ma
la serata fu splendida. Maria diceva
«Io sono un artista, non un angelo è
vuol essere rispettata come donna è
come artista».
Ramon & Mariona
25. Esportazione di
prodotti ecologici
L'
L’Italia è il paese dell’Europa che ha la più grande area dedicata a
coltivare prodotti organici. La produzione di frutta e verdure
organiche è in aumento grazie all’aiuto finanziario dello Stato. La
maggior parte dei prodotti di verdure organiche sono in Sicilia.
L’alimento integrale fa riferimento specificamente
ai cereali integrali: grano, orzo, riso, mais,
avena, segale, saggina, etc.
Altre regioni specializzate nella produzione di questi prodotti sono la
Campania e la Calabria. L’Europa settentrionale e la Svizzera sono i paesi ai
quali l’Italia esporta frutta e verdure organiche. Fino al 1993 frutta e verdure
organiche erano vendute soltanto in negozi specializzati. Nel 1993 una ditta
chiamata BRIO, ha iniziato a vendere questi prodotti a un supermercato
(COOP), vicino a Treviso. Attualmente la percentuale più alta di mercati che
vendono prodotti organici si trova nel nord dell’Italia. Uno dei principali
ostacoli che evitano la domanda di questi prodotti in Italia, è la mancanza
d’informazione e la confusione tra i consumatori. Un sondaggio realizzato da
3.500 famiglie, ha dimostrato che il 54 per cento, per il fatto d’ avere un livello
molto basso d’informazione, confonde i prodotti organici con i prodotti
“naturali” oppure anche con i prodotti “integrali” e “macrobiotici”. I prezzi
sono un po’ più alti per le verdure che per la frutta, specialmente carote,
cipolle agli e patate. Si chiama alimento organico il prodotto agricola o
agroindustriale che si produce in genere, senza utilizzare prodotti sintetici,
come pesticidi, erbicidi e fertilizanti artificiali. Un prodotto naturale è un
composto chimico che è stato prodotto da un organismo vivente in natura.
L’alimento integrale fa riferimento specificamente ai cereali integrali: grano,
orzo, riso, mais, avena, segale, saggina, etc.
L’alimentazione macrobiotica si basa sulla medicina cinese e il buddismo zen.
Maria Rosa
26. I cereali constituiscono la base di
questa alimentazione. Si può mangiare
di tutto ma tenendo conto le necessità
opure gli obbietivi di ciascuno. Ad
essempio, non dovrebbero mangiare lo
stesso quelli che fanno lavori che
richiedono molto sforzo fisico di quelli
che fanno una vita sedentaria.
L’Unione Europea considera che sono
sinonime le denominazioni organico,
ecologico e biologico per i prodotti
agricoli di origine animale destinati al
consumo umano o animale. La loro
utilizzazione è regolamentata dalle
Normative della stessa Unione
Europea.
Maria Rosa
27. Ritta & Isabel
dell'uva) e bucce di fichi d'India
Ovviamente quest'è un vantaggio per
l'ambiente, perché evita l'accumulo di
rifiuti.
all'anno costo 10 milioni di euro. Il
presidente Distretto agrumi di Sicilia
vuole che si possa fare un'estensione di
questo progetto in tutta la regione.
Energia pulita a
Catania, Sicilia
agrumi e altri prodotti come la sansa
(residuo dell'olive), vinacce (la parte
solida
un vantaggio economico perchè
smaltire 340 mila tonnellate
impianto pilota per trasformare gli scarti
di agrumi in energia pulita.Dal "pastazzo
considerato il rifiuto, si può ottenere un
gas ,dal quale si può fare eletticità.
abitazioni, quindi 333 familie.
L'impianto che ha iniziato la sua
attività a Catania, non è grande, però
è in grado di gestire il pastazzo degli
L'Università di Catania e el distretto
agrumi di Sicilia hanno realizzato un
La potenza che si sviluppa può
garantire il consumo di 333
Rinnovabile si può!
28. Secondo me,
ritornare all'alimentazione "a km 0 ",
credo che sia il modo più adatto per
alimentarsi,è dire no alla
globalizzazione,perchè mantiene vivo il
calore del luogo e fa più dignitosa la
vita delle persone. È piú sostenibile e
addirittura ci sono i prodotti di
stagione,necessari per
un'alimentazione salutare. Non ha
senso, neanche abbiamo necessità di
mangiare frutta esotica del
Mediterraneo, per fare un esempio.
Quindi facciamo il possibile per
mantenere le tradizioni locali,e
rispettiamo chi produce in armonia
con l'ecosistema.
L'alim
entazi
one a
Km 0
Isabel
29. Traduzione di gruppo della IV di copertina del libro.
Sin dalle sue origini come colonia di
Roma, diversi o numerosi episodi hanno
unito l’Italia a Barcellona: l’arrivo degli
ostrogoti italici, il romanico lombardo, le
contesse e le regine, le grandi
compagnie di commercio e le truppe
italiane nelle guerre contro la Francia e i
turchi, le avventure di Casanova e dei
sinistri Cagliostro e Lecchi; i fascismi e
le loro resistenze,
La Barcellona
italiana
Libro da trovare presso la Libreria
italiana di Barcellona "Le Nuvole"
le influenze musicali e letterarie l’origine
del settore alberghiero e bancario in
città, il radicamento dei canelloni e del
vermut e una lunga lista. Si tratta, in
definitiva/insomma di tutto un
complesso di vincoli/legami che
permettono di identificare le
tracce/reminiscenze che gli italiani
hanno lasciato a Barcellona.
Libreria Le Nuvole in Carrer de Sant
Lluís n.11 nel quartiere di Gracia
Lettura consigliata
30. Chi siamo:
Giornalisti per Italiano che passione!
Studenti del gruppo di conversazione in italiano presso il Centre Cívic
Casa Sagnier situato al Districte de Sarrià-Sant Gervasi
Grazie mille!