2. Inno 42
1. Ti loderò, Signor, con tutto il cuor; io racconterò le tue
meraviglie, la grande tua bontà. Ti loderò, Signor, con tutto il
cuor; perché mi riempi di felicità. Alleluia!
2. Chi crede nel Signor e spera in lui sol il grido salir farà
dell'oppresso che cerca libertà. Chi crede nel Signor che sempre
è fedel conosce la forza che lo sosterrà. Alleluia!
3. Cantiamo al Signor il liberator: lodiamo colui che ha fatto fiorire
la nuova umanità. Cantiamo al Signor: Egli è vincitor; nessuno
potrà sconfiggere il suo amor. Alleluia!
3. Salmo 139
L1: Tu sai, Dio, come sto. Tu conosci i miei pensieri.
Qualsiasi cosa io pensi, tu la conosci. Qualsiasi cosa io
faccia, tu mi sei vicino, mi accompagni su tutte le mie vie.
L2: Tu vedi le mie angosce e preoccupazioni. Tu conosci le
mie vie di fuga e le mie maschere. Tu mi vedi quando
sogno grandi cose e quando fallisco invece di fare il
necessario.
L3: Nessun passo senza la tua presenza. Nessuna parola
che esce dalla mia bocca che tu non senti.
4. L1: Tu mi hai tessuto nel grembo materno in modo
meraviglioso e unico. I tuoi occhi mi hanno visto
prima che io nascessi.
L2: I miei giorni sono davanti a te come un libro
aperto. Perciò, davanti a te posso essere come
sono, posso togliermi la maschera dietro cui mi
nascondo.
L3: Tu sai, come sto, tu mi conosci. Perciò ti voglio
lodare, Dio, e cantare.
5. Inno 46
1 Siam grati a Te, Signor, col cuore e con gli
accenti, divin benefattor di tutte le tue genti. Fin
dal materno sen, con provvida virtù, largito
ognor ci hai Tu gli innumeri tuoi ben.
2 O Padre di bontà, ai figli che hai chiamati dà
fede e santità: a Te sian consacrati. Li guidi la
tua man in ogni lor sentier, del tuo voler sovran
zelanti messagger!
13. Benedizione
Dio ci dia per ogni tempesta un arcobaleno, per
ogni lacrima un sorriso, per ogni aiuto una
promessa e una benedizione nelle tentazioni, per
ogni problema che la vita ci porta, un amico che
vede dietro le nostre maschere e ci aiuti a vivere
autenticamente. Amen.
14. Annunci e colletta
● Lunedì NON ci sarà lo studio biblico
● Giovedì ore 17 Vincolise a casa di Maria Fotino
● Domenica ore 10 Scuola domenicale e
Precatechismo, ore 11 culto con Santa Cena
Editor's Notes
Saluto e invocazione
Siamo in questi giorni quasi all'apice della stagione carnevalesca. Dappertutto si vedono le maschere. Nel carnevale si ha la libertà di portare le maschere per essere un'altra persona, per festeggiare, per nascondersi, per mostrare dei lati nascosti della propria personalità, per celebrare un sogno, almeno per alcuni giorni.
Oggi prendiamo spunto da quelle mascherate per affrontare un tema ben più difficile: le maschere dietro le quali ci nascondiamo, le nostre maschere che ci impediscono a vivere autenticamente.
Infatti, nel film Fanny e Alexander di Ingmar Bergmann, il vescovo Edvard Vergerus dice ad un certo punto: Una volta sostenevi di cambiare continuamente maschera, al punto che sapevi più chi fossi. Io ho solamente una maschera, ma impressa a fuoco, nella carne. E se dovessi strapparmela... Ho sempre creduto di piacere alla gente, mi vedevo saggio, aperto di idee, e giusto. Mai avrei pensato che qualcuno avrebbe potuto anche odiarmi.
Il tema delle maschere è quindi un tema serio su cui ci vogliamo interrogare questa sera.
Come tutti i culti, celebriamo anche questo culto nel nome di Dio che ci è padre e madre, che ci salva in Cristo, nostro fratello e ci dà la possibilità di una vita senza maschere per mezzo dello Spirito santo. Amen.
Presentazioni delle maschere
Quattro persone si mettono davanti al pulpito, mentre io presento le loro maschere.
1. Il clown con il sorriso permanente2. Il timido che si nasconde dietro una maschera tutt'altra che timida3. L'uomo di successo che si deve mascherare come tale per essere sempre riconosciuto4. la maschera di chi viene emarginato, vittima di pregiudizi. La maschera messa da altri
Un lettore legge il brano biblico dal leggio. Gli altri sono distribuiti in chiesa e parlano dal loro posto (si alzano, quando parlano)
L: Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando. Qui viveva un certo Zaccheo. Era un capo degli agenti delle tasse ed era molto ricco.
M3: Io ho tanto successo, mi posso permettere tutto ciò che voglio. Ma non sono felice. Qualcosa mi manca.
L: Desiderava però vedere chi fosse Gesù, ma non ci riusciva: c'era molta gente attorno a Gesù e lui era troppo piccolo.
M3: Queste persone mi ostacolano la vista. Via tutti! Voglio vedere Gesù. Fatemi passare!
M1: Noi siamo qui da molto più tempo. Chi arriva in ritardo non può pretendere di vedere bene. (dice a M4) O cosa pensi tu?
M4: Perché dovremmo farti passare? Ci hai sempre sfruttati. Ci hai rubato l'ultima camicia con i tuoi trucchi da manager. Io non ti faccio passare.
M2: E poi, che cosa vuoi da Gesù? Se fossi in te, starei alla larga. Chi ha tanti scheletri nell'armadio come te, non è voluto da Gesù.
L: Allora corse un po' avanti e si arrampicò sopra un albero in un punto dove Gesù doveva passare: sperava così di poterlo vedere.
M3: da qui vedo tutto. Posso farmi un'idea di Gesù senza rischiare di essere visto.
M4: Guardate, c'è Zaccheo sull'albero!
M1: il gentiluomo appollaiato sull'albero. Hahahah
L: Quando arrivò in quel punto, Gesù guardò in alto e gli disse: "Zaccheo, scendi in fretta, perché oggi devo fermarmi a casa tua!"
M3: o, Gesù mi ha scoperto. Che figura! Tutti mi hanno notato qui sull'albero. Ma in fondo, che cosa importa che cosa pensano gli altri. Gesù si è invitato a casa mia, vuole mangiare con me e dormire da me.
L: Zaccheo scese subito dall'albero e con grande gioia accolse Gesù in casa sua. I presenti vedendo queste cose si misero a mormorare contro Gesù. Dicevano: "È andato ad alloggiare da uno strozzino"
M1: Perché Gesù non viene da me? A casa mia c'è sempre da ridere.
M2: Non è giusto, Gesù va proprio da Zaccheo, dallo strozzino.
M4: Lo capite voi? Gesù va da un tipo che nessuno sopporta. Io non ci andrei mai neanche se mi dessero del denaro.
L: Zaccheo invece, stando davanti al Signore, gli disse: “Signore, do ai poveri la metà dei miei beni e se ho rubato a qualcuno gli restituisco quattro volte tanto”.
Allora Gesù disse a Zaccheo: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa. Anche tu sei un discendente di Abramo. Ora il Figlio dell'uomo è venuto proprio a cercare e a salvare quelli che erano perduti.”
Come durante la lettura biblica, tutti parlano dal loro posto.
L: Una maschera, un oggetto strano. C'è la maschera del clown che ci sorride, ma il suo sorriso sembra rigido. Mostra gioia di vivere, ma non c'è vita.
Una maschera rigida, ma comunque, ce la mettiamo nel nostro desiderio di vivere. La maschera è morta, ma ci promette di poter vivere meglio di quanto vivessimo senza di lei. Una maschera però riduce la ricchezza del nostro carattere. Ci sono persone che ci affibbiano delle maschere per renderci più maneggevoli. Ci danno la maschera della persona semplice, della persona felice, di chi da sempre una mano. Ma nessuno è mai solo semplice, o sempre felice o sempre pronto a dare una mano.
Anche chi da una mano ad altri, talvolta ha bisogno di aiuto.
Spesso siamo noi a mettere delle maschere. Lo facciamo per proteggerci. Non vogliamo mica fare vedere i nostri sentimenti al mondo. Non è sempre sbagliato farlo. Ci sono delle situazioni in cui dobbiamo nasconderci. Il problema nasce, se poi non abbiamo più dei luoghi e dei spazi in cui possiamo essere autentici: nella famiglia, davanti agli amici, in chiesa e quindi davanti a Dio.
Talvolta non ci accorgiamo più delle nostre maschere. Così la maschera diventa un nostro secondo viso. Non riusciamo più a scappare dal ruolo che vogliamo interpretare. Cominciamo a ingannare noi stesse o stessi.
Come Zaccheo di cui abbiamo sentito nella lettura biblica. Zaccheo è un uomo di successo. Per conto dei Romani incassa tasse e dazi, un affare a gonfie vele come si può facilmente immaginare.
Con metodi non sempre legali alla fine Zaccheo ha accumulato un bel gruzzolo. La sua fama di esattore delle tasse però non è buona. Si dice che prende più del dovuto. E non è nemmeno una bugia. Ma perché deve comportarsi bene con la gente?
Anche loro non lo trattano mica con i guanti di velluto. Appena esce da casa sua, le persone guardano altrove o cominciano a parlare male:
M1: C'è Zaccheo in giro, il piccolo Zaccheo.
L: o dicono con più rabbia:
M2: Guardatelo, Zaccheo l'impostore. Guardate come fa finta di essere qualcuno e fa vedere a tutti quanti soldi ci ha fregati.
M4: … ma è solo un piccolo esattore delle tasse che collabora con gli odiati romani.
L: per la gente a Gerico, Zaccheo è un collaboratore, un traditore.
M3: Qualcuno deve pure fare l'esattore delle tasse. Solo così i romani ci lasciano in pace.
L: Quando Zaccheo esce da casa sua, fa finta di non sentire ciò che la gente dice di lui. Porta la sua maschera. Interpreta la persona sicura di se. Dietro la maschera invece c'è solitudine e vulnerabilità. Porta vestiti firmati, belle scarpe, cammina con la testa alzata e la schiena dritta. Interpreta l'uomo di successo. E' invece povero, povero di amore, povero di riconoscimento. Ma non lo deve far vedere a nessuno. Tutti sfrutterebbero la sua debolezza contro di lui, senza pietà. Nessuno lo prenderebbe più sul serio, le sue parole sarebbero vuote, le sue minacce, quando uno non vuole pagare il dazio, suonerebbero deboli.
La maschera gli è diventata un secondo viso. Non riesce più a togliersela. Ma un giorno, uscendo da casa sua, sente parlare la gente di un profeta, di un uomo che forse è il messia.
M3: Come si chiama il profeta? Gesù? Lo voglio vedere. Mi devo fare una idea di lui. Devo vedere se è veramente il messia, il salvatore mandato da Dio.
L: Un giorno Gesù entra a Gerico. Zaccheo ha la sua occasione per vedere Gesù. Nonostante ciò non si sente molto bene. Se Gesù è davvero il messia, lui sarà anche in grado di vedere dietro la maschera. Comunque, Zaccheo vuole vedere Gesù. Ma non è facile. La folla è già al bordo della strada da ore. Non c'è verso per vedere Gesù. Vede solo le persone davanti.
M3: devo farmi strada. La gente mi deve far passare. Voglio vedere Gesù.
M1: Chi si vuole fare strada? Zaccheo, il piccolo esattore delle tasse.
M4: Perché dovrei cederti il mio posto, solo pochi giorni fa mi hai preso il doppio di quanto stabilito dalla legge.
M2: Che stai cercando? Pensi davvero che Gesù vuole aver a che fare con gente come te?
L: E' da disperare. Ovunque Zaccheo tenti di farsi strada, la gente lo blocca.
M3: Voglio vedere Gesù, voglio almeno farmi un'idea di quell'uomo.
L: Allora Zaccheo ha un'idea. Vede l'albero e ha solo un pensiero.
M3: salgo sull'albero, da lì vedrò bene.
L: e così il piccolo Zaccheo sale sull'albero nascondendosi dietro i rami. Alcuni ridono quando lo vedono arrampicarsi, ma a Zaccheo non importa. Vede arrivare Gesù e i discepoli. La gente canta inni di gloria e accoglie Gesù come se fosse un Re.
Zaccheo vede che Gesù non sembra fare caso al canto della gente. Finalmente è molto vicino, sta passando sotto il suo albero.
Ora Gesù si ferma, guarda in alto e dice: Zaccheo, scendi, oggi voglio essere ospite a casa tua. Gesù continua a guardare Zaccheo, e Zaccheo sente che lo sguardo di Gesù lo tocca profondamente. Gesù guarda dritto al suo cuore, vede la sua tristezza, la sua rabbia. Zaccheo si accorge che sta per arrossire. Si sente scoperto. Sente che davanti a Gesù non servono le maschere. Davanti a Gesù può essere com'è. Non deve far finta di essere un altro. E così Zaccheo si sente liberato: Gesù vuole essere ospitato a casa sua! Scende dall'albero con una velocità supersonica.
M2: Che succede? Perché Gesù vuole essere ospitato da quel truffatore?
M1: Avrei volentieri aperto casa mia a Gesù, ma a me non lo chiede.
M4: Perché Gesù va proprio da lui, dalla peggiore persona del paese? Nessuna persona per bene metterebbe piede a casa sua.
L: Zaccheo non sente le voci pieni di invidia della gente. E' felice e accompagna Gesù a casa sua. Lo accoglie come ospite d'onore e fa preparare una festa per lui e i suoi discepoli. Finalmente ha incontrato una persona che vede dietro la maschera e comunque non utilizza ciò che vede contro di lui. Gesù non lo confronta con la professione di esattore, con l'accusa di essere un collaboratore dei romani. Zaccheo si sa amato da Gesù e si accorge che la sua vita può cambiare. Chi viene amato può togliere la maschera. Chi si sente accettato sa di poter essere com'è.
M3: Gesù vuole cambiare la mia vita. Non voglio più recitare la parte dell'uomo di successo. Voglio essere me stesso. Perciò darò metà della mia ricchezza ai poveri. E coloro ai quali ho rubato, restituirò il quadruplo.
L: Gesù si rallegra insieme a Zaccheo. Gesù è contento che Zaccheo ha smesso di nascondersi dietro la sua maschera e ora fa vedere il lato positivo, generoso di se.
Zaccheo ci insegna quanto può essere liberatorio togliere la maschera. L'esattore delle tasse si sente liberato quando finalmente può uscire dal suo ruolo e smettere di interpretarsi come uomo di successo. Allora è libero per fare del bene.
La maschera ti incatena. Chi se la toglie sperimenta la vita che torna. Solo il nostro viso vero è unico, un originale, creato da Dio e maturato con la vita. Amen.
Portiamo delle maschere. Lo facciamo per piacere agli altri e per nascondere il nostro vero io, per non essere un libro aperto. Ci nascondiamo dietro le nostre maschere per non mostrare le nostre lacrime, le nostre paure e angosce, le nostre preoccupazioni. Portiamo delle maschere per non essere ferite/feriti, perché talvolta non osiamo più farci vedere fra la gente senza metterle, le maschere.
Talvolta le maschere fanno irrigidire il nostro viso. Allora è un bene poter togliere le maschere, trovare uno spazio protetto in cui possiamo essere noi stesse o noi stessi. Allora il nostro viso rivive, si libera dalla rigidità imposta dalle maschere.
I 4 mascherati si avvicinano al tavolo della santa cena e depongono le loro maschere.
Senza le maschere siamo autentici e unici, come Dio ci ha creati e ci ha fatto crescere.
Preghiera
L1: Dio, nostro padre e nostra madre, da anni porto una maschera, essa è diventata un secondo viso. Ho imparato come fare per coprire le mie debolezze e nascondere i miei sentimenti.
L2: Sorrido, ma il mio sorriso non è autentico. Faccio la persona che sa cosa vuole, ma è tutto una scena teatrale. Faccio finta come se le cose andassero tutte bene, come se non facessi mai errori, come se non avessi mai nostalgia di altro. Perché non mi mostro come sono davvero?
L1: Quando sono solo e in preghiera, la mia maschera è inutile. La posso togliere, tu mi vedi come sono. Io invece in quei momenti mi sento solo e vuoto.
L2: Se qualcuno venisse per dirmi: ti amo, ti voglio bene così come sei, allora potrei essere come sono e togliermi la maschera.
L1: Nel silenzio, o Dio ti parlo della mia maschera e chiedo di darmi l'autenticità.
Silenzio e Padre nostro
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo Regno; sia fatta la tua volontà anche in terra com'è fatta nel cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano; e rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori; e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal male, poiché a Te appartengono il regno, la potenza e la gloria, nei secoli dei secoli! Amen.