1. 32
Per un populismo di sinistra
Questa soluzione ha funzionato per un certo periodo,
ma dopo anni di egemonia incontrastata il neoliberalismo
è adesso entrato in una fase di crisi e la sinistra ha l’occa-
sione di costruire un ordine egemonico differente. Si tratta
di un’opportunità che non va mancata e, nell’immaginare
come intervenire in questa congiuntura, suggerisco di rivol-
gere lo sguardo proprio alla strategia di Margaret Thatcher.
Può sembrare una provocazione, ma non sono la prima ad
avanzare questa proposta – sebbene in un contesto differen-
te, era ciò che consigliava anche Stuart Hall nel suo libro The
Hard Road to Renewal, in cui sottolineava come Thatcher,
a differenza del Labour Party, fosse riuscita a sviluppare un
progetto politico egemonico, attuando una serie di strategie
sociali ed economiche senza trascurare la dimensione ideo-
logica10
.
L’attuale crisi della formazione egemonica neoliberale of-
fre la possibilità di stabilire un ordine differente. Dovremmo
seguire lo stesso percorso di Thatcher, adottare una strategia
populista ma questa volta con un obiettivo progressista, e in-
tervenire su una molteplicità di fronti per costruire una nuova
egemonia che ambisca a recuperare ed estendere la democra-
zia. Il momento populista richiede questo tipo di intervento.
Se la crisi del neoliberalismo offre l’opportunità di co-
struire un nuovo ordine egemonico, non c’è garanzia che
questo nuovo ordine produca dei miglioramenti in direzione
democratica. Potrebbe anche risolversi in chiave autoritaria.
Per questo motivo la sinistra non deve ripetere gli errori del
10
Hall, Learning from Thatcherism cit., p. 271.
2. 33
2. Imparare dal thatcherismo
passato: deve assolutamente abbandonare la concezione es-
senzialista della politica che le impedisce di comprenderne
la natura egemonica.
Ciò di cui abbiamo bisogno con urgenza è una strategia
populista di sinistra che miri alla costruzione di un «popolo»,
combinando le diverse lotte di resistenza contro la postdemo-
crazia per instaurare una formazione egemonica più demo-
cratica. Sarà necessaria una trasformazione su vasta scala delle
attuali relazioni di potere e la creazione di nuove pratiche
democratiche, ma penso che non occorra una rottura «rivo-
luzionaria» con il regime liberaldemocratico. Senza dubbio ci
sono persone a sinistra che riterranno questa eventualità non
sostenibile. Tuttavia, credo che l’esperienza del thatcherismo
mostri che all’interno delle società europee è possibile deter-
minare una trasformazione dell’ordine egemonico esistente
senza demolire le istituzioni liberaldemocratiche.
Imparare dal thatcherismo significa comprendere che,
nella fase attuale, la mossa decisiva è stabilire una frontiera
politica che rompa con il consenso postpolitico tra centro-
destra e centrosinistra. Senza la definizione di un avversario
non è possibile lanciare un’offensiva egemonica. Del resto, è
esattamente il passo che i partiti socialdemocratici, conver-
titi al neoliberalismo, non sono in grado di compiere. Sono
convinti che la democrazia debba ambire a raggiungere un
consenso unanime e che sia possibile una politica senza parti
tra loro avverse e contrapposte.
Una strategia populista di sinistra deve sfidare questa
visione, ma i rapporti di forza sono chiaramente meno fa-
vorevoli oggi di quanto non fossero nella congiuntura che