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Daniel Quinn
   Proteggere l'ambiente: a chi
             spetta?
               Traduzione di Dr-Jackal (nrt_ita@libero.it)
                  Originale tratto da: www.ishmael.org
   Le altre opere di Daniel Quinn sono disponibili in italiano nel sito:
                 NuovaRivoluzioneTribale.uphero.com


   Discorso tenuto alla Sesta Conferenza Annuale Ambientalista
della Rice University, Houston, Texas, 14 febbraio 1998.


   Ogni volta che ricevo un invito per parlare in occasioni come
questa, una delle domande decisive che mi faccio è se ho qualcosa
da dire che sia rilevante per il tema dell'evento. Se sento di non
avere niente di rilevante da dire, rifiuto l'invito. Seguendo questa
procedura, quando sono stato invitato a tenere un discorso in
questa conferenza mi sono chiesto se avessi qualcosa di rilevante
da dire riguardo il suo argomento, che, come sapete, è:
"Proteggere l'ambiente: a chi spetta?" Ho scoperto di avere
effettivamente qualcosa da dire, e il modo migliore che ho trovato
di esprimerlo è stato sotto forma di parabola, che ho scritto prima
di accettare formalmente l'invito. Eccola.

    Un tempo, in una certa città, si notò che i ragazzi
preadolescenti stavano cominciando a gettarsi dai tetti degli edifici
con una frequenza allarmante. Nessuno si chiese per un attimo a
chi spettasse gestire questo allarmante fenomeno. Il consiglio
cittadino si riunì e progettò rapidamente dei regolamenti che
richiedevano l'erezione di ringhiere metalliche sui tetti degli
edifici oltre una certa altezza. Vistosi negato questo modo di
suicidarsi, comunque, i ragazzi cominciarono a gettarsi dai tetti di
edifici più bassi, e presto tutti gli edifici oltre i tre piani dovettero
installare ringhiere o bloccare l'accesso al tetto. La spesa fu
enorme, ma naturalmente la perdita di una persona è il guadagno
di un'altra, quindi l'economia continuò a fiorire come prima.

    Sfortunatamente, comunque, il tasso di suicidi tra i
preadolescenti non calò. Anziché gettarsi dagli edifici, i ragazzi
ora si stavano annegando nei fiumi che attraversavano la città.
Questo fu ancora più sconcertante, perché nessuno riusciva a
pensare ad alcun modo pratico di rendere i fiumi inaccessibili agli
aspiranti suicidi. Allo stesso tempo, nessuno si chiese a chi
spettasse fermare questi annegamenti. Il consiglio cittadino si riunì
e alla fine decise di erigere torri di guardia ogni cinquecento metri
sulle rive dei fiumi. Sfortunatamente, questo ebbe come unico
effetto quello di posticipare i suicidi dal giorno alla notte, quando
le guardie erano accecate dal buio. Naturalmente, installare
riflettori per illuminare un'area così vasta era fuori discussione.
Invece, sembrò sensato istituire un coprifuoco per i ragazzi sotto i
quindici anni. Così, tra le torri di guardia presidiate di giorno e il
coprifuoco mantenuto di notte, gli annegamenti cessarono - ma,
ahimé, non i suicidi in generale. I ragazzi cominciarono a
impiccarsi. I capi cittadini videro immediatamente di aver bisogno
dell'aiuto dei genitori per controllare questo nuovo sviluppo, e
quindi iniziarono un vasto programma educativo per mostrare ai
genitori come ridurre le opportunità di impiccagione nelle case e
nei quartieri. Le funi vennero messe sotto chiave. Cinture, cravatte
e bretelle scomparvero. Le camere da letto venivano regolarmente
ispezionate per scoprire tentativi di tessitura.

   Man mano che le opportunità di impiccagione calavano,
comunque, i ragazzi trovarono altre opportunità in bottiglie,
vasetti e scatole in armadietti medicinali, capanni degli attrezzi e
garage. Con questi strumenti, riuscirono a rendersi malati, ciechi,
comatosi, cerebrolesi e, in effetti, spesso completamente morti.
Nuovi programmi educativi vennero attuati, e la città espanse
l'attività dei propri centri di controllo veleni per includere visite e
ispezioni domiciliari. Gli ospedali presto notarono un calo nel
numero di pazienti preadolescenti semplicemente malati, ciechi,
comatosi o cerebrolesi - ma un aumento notevole del numero di
quelli morti per avvelenamento. Un giornalista del giornale locale
presto scoprì la
    spiegazione. Man mano che i veleni divenivano irreperibili
nelle case, degli imprenditori adolescenti avevano cominciato a
colmare il vuoto nelle scuole. Lì non solo i veleni erano
facilmente reperibili, ma la pressione competitiva del mercato
assicurava che fossero di alta qualità, ossia che, a differenza dei
prodotti trovati casualmente in casa, questi fossero affidabilmente
letali.

    Naturalmente le forze dell'ordine ordinarono lo smantellamento
di questo traffico di veleni. E naturalmente questo non fermò il
traffico, fece solo aumentare i prezzi. L'incidenza dei crimini tra i
preadolescenti si impennò mentre i ragazzi cercavano dei fondi
con cui finanziare la propria ricerca dell'oblio. Poi, un giorno, un
undicenne armato venne ucciso a colpi d'arma da fuoco dalle forze
dell'ordine sul luogo di una rapina. Questa fu una rivelazione per
gli aspiranti suicidi, che improvvisamente realizzarono di poter
trovare la morte molto più facilmente grazie al proiettile di un
poliziotto piuttosto che grazie ai metodi convenzionali, che la città
si era tanto sforzata di rendere inaccessibili. Da un giorno all'altro,
un quinto di tutti i preadolescenti della città stavano
imperversando senza freni per rendersi bersagli allettanti per l'uso
di forza letale.

   Il consiglio cittadino si affrettò a riunirsi per discutere della
crisi. Il commissario chiese sicurezza per il pubblico. Il capo del
sindacato della polizia chiese sicurezza per i poliziotti. Il tesoriere
spiegò che non c'erano fondi rimanenti nel budget da investire in
questo problema. Il sovrintendente scolastico volle speciali
pattuglie per aule e corridoi. Il capo del sindatato degli insegnanti,
d'altro canto, chiese di anticipare la chiusura delle scuole. Il
procuratore cittadino propose di sviluppare un sistema di allerta
precoce in modo da individuare e rinchiudere gli aspiranti suicidi
per il loro stesso bene. Il capo del dipartimento carcerario lo
informò che le prigioni traboccavano già di aspiranti suicidi, e un
numero sconcertante di essi ormai era costretto a dormire sul
pavimento.

    Un membro del pubblico - una normale cittadina - alla fine
riuscì a ottenere la parola per fare un'affermazione. "Invece di
spendere tutto questo tempo, energia e denaro per impedire ai
ragazzi di fare ciò che vogliono", disse, "perché non ne spendiamo
un po' per scoprire PERCHE' vogliono farlo? Cosa li sta
SPINGENDO al suicidio? Dobbiamo trovare la risposta a questa
domanda, e una volta trovatala, dobbiamo fare qualcosa a
riguardo. Allora non DOVREMO pattugliare i fiumi, presidiare i
tetti, chiudere sotto chiave le nostre cravatte e tutto il resto." Be',
quest'affermazione sconcertò l'assemblea e la fece precipitare in
un lungo momento di silenzio. Poi un'ondata di sguardi perplessi e
di alzate di spalle attraversò la stanza, e i membri del consiglio
ripresero la loro conversazione dal punto esatto in cui era stata
interrotta.

   La domanda è: perché? Perché questa cittadina venne ignorata?
Fu perché non condivideva l'idea che il suicidio dei preadolescenti
sia un affare del governo. Sappiamo tutti qual è il compito del
governo. Il governo deve creare e far rispettare delle regole. I
governi considerano ogni problema come la manifestazione del
bisogno di creare e far rispettare delle regole. Riducono ogni
problema a delle cose riguardo cui poter creare e far rispettare
regole. Questa cittadina stava cercando di proporre un approccio
al problema che non aveva nulla a che vedere con una
regolamentazione, quindi è stata ignorata - e giustamente, dal
punto di vista del consiglio.
Questo ci porta, chiaramente, al tema di questa conferenza:
proteggere l'ambiente: a chi spetta? Be', per rispondere a questa
domanda, dobbiamo naturalmente cominciare con il chiederci che
cos'è questa cosa chiamata "ambiente". Potete aiutarmi
indicandola. Qualcuno qui sa dove trovare questa cosa chiamata
"ambiente"? Non è una domanda trabocchetto. Dov'è
"l'ambiente"? Per favore, aiutatemi indicandomelo. Esatto,
"l'ambiente" è qualcosa LI' FUORI. Si estende profondamente
nella terra e in alto nel cielo. Comprende trilioni di chilometri
cubici di terra, aria e acqua.

   Ora, se definiamo il nostro problema come "proteggere" trilioni
di chilometri cubici di terra, aria e acqua, a chi spetterà questo
compito? Quale organizzazione potrebbe concepibilmente
affrontare una simile missione? O forse potrebbe essere d'aiuto
descrivere i mezzi con cui sarebbe possibile proteggere trilioni di
chilometri cubici di terra, aria e acqua. Comincerò con un
suggerimento. L'unico modo concepibile di proteggere trilioni di
chilometri cubici di terra, aria e acqua è di CREARE
REGOLAMENTAZIONI e di FARLE RISPETTARE. Quindi ora
provate a indovinare a chi spetta "proteggere l'ambiente". Per
quanto mi riguarda, proteggere l'ambiente è concettualmente
equivalente a regolare QUALUNQUE ALTRA COSA. E a chi
spetta regolare qualunque cosa? Quelli di voi che hanno risposto
"al governo", si assegnino il punteggio pieno.

   La cittadina che ha interrotto l'assemblea cittadina si è rifiutata
di definire il problema della città come uno che solo il governo
poteva gestire. E io rifiuto di definire il problema che NOI
affrontiamo come un problema che solo i governi possono gestire.
E' vero che solo i governi possono realisticamente "proteggere
l'ambiente" (e queste tre parole sono tra virgolette). Ma mi rifiuto
di accettare "proteggere l'ambiente" come una descrizione
significativa del nostro problema. In effetti, penso sia una
descrizione scadente. In effetti, penso che "proteggere l'ambiente"
sia probabilmente una descrizione coniata da un burocrate in
modo da far sapere subito a tutti che si tratta di una questione
governativa, e che i cittadini normali dovrebbero farsi da parte.

   Il mio libro Ishmael comincia con un celebre annuncio che
dice: "Maestro cerca allievo. E' richiesto un sincero desiderio di
salvare il mondo." L'annuncio NON dice: "E' richiesto un sincero
desiderio di proteggere l'ambiente."

    Ridete perché vedete che c'è una differenza semplicemente
titanica tra questi due modi di percepire il nostro problema.
Proteggere l'ambiente non è neanche lontanamente abbastanza.
Proteggere l'ambiente è solo qualcosa di cui possono occuparsi i
burocrati. Quello che NOI vogliamo è ciò che voleva quella
cittadina all'assemblea. Non voleva rendere difficile ai ragazzi
suicidarsi. Questo è qualcosa di cui possono occuparsi i burocrati.
Lei voleva impedire che i ragazzi volessero suicidarsi!

    La nostra situazione è identica. Personalmente, non sono
innamorato dell'ambiente. L'ambiente è solo una COSA. E' un
insieme di COSE, un conglomerato di processi fisici e chimici.
Qualcuno si è mai innamorato di trilioni di chilometri cubici di
cose? Qualcuno ha mai avuto un'esperienza estatica con
"l'ambiente"? Qualcuno ha mai fatto un picnic nell'"ambiente"?
Qualcuno ha mai portato i bambini a passare un pomeriggio
nell'"ambiente"? No, sono convinto che l'unica persona che
potrebbe davvero AMARE qualcosa chiamato "ambiente"
dovrebbe avere il cuore di un legislatore.

   Ma io amo il mondo. E ho un sincero desiderio di salvare il
mondo, e questo è qualcosa che condivido con centinaia di
migliaia (e probabilmente milioni) di altre persone. La gente
sembra condividere una comprensione istintiva di cosa significa
"salvare il mondo". Il mondo è la nostra CASA. Non è solo
"l'ambiente". Salvare il mondo significa che i nostri figli - e i loro
figli, e i loro figli - avranno un posto in cui crescere. Fallire nel
salvare il mondo significa che i nostri figli cresceranno in una
terra di incubi e catastrofi (o non cresceranno proprio).

   La favola con cui ho cominciato questo discorso ha un secondo
significato. Ciò che la dissidente ha detto al consiglio cittadino è
stato: "Perché lavorare solo per PROTEGGERE i nostri figli dai
loro impulsi suicidi? Perché non scoprire cosa c'è DIETRO i loro
impulsi suicidi e affrontare QUELLO? In altre parole, perché non
affrontare la CAUSA del problema, invece di affrontare
perennemente solo i suoi effetti?"

    Adottando la strategia del "proteggere l'ambiente", i nostri capi
stanno adottando la stessa strategia reazionaria dei capi cittadini
della mia favola - ma per ragioni leggermente diverse. Gli ufficiali
della mia favola erano semplicemente stupidi. I nostri capi non
sono stupidi, agiscono solo in accordo con la mitologia basilare
della nostra cultura, che descrive gli umani come intrinsecamente
e inevitabilmente distruttivi. Stando così le cose, l'unica linea
d'azione concepibile a loro disposizione è di (cito) "proteggere
l'ambiente" - da noi, naturalmente. Da chi altri? L'ambiente non
deve essere protetto dalle vongole, dai gufi, dai serpenti a sonagli
o dagli olmi. Dev'essere protetto da quegli esseri intrinsecamente e
inevitabilmente distruttivi che siamo NOI. I preadolescenti della
mia favola sembravano sentirsi obbligati a suicidarsi, ma ai capi
cittadini non venne mai in mente di chiedersi PERCHE'. Noi
sembriamo sentirci obbligati a distruggere il mondo, e ai nostri
protettori governativi non viene mai in mente di chiedersi
PERCHE'. Ciò che hanno imparato fin dall'infanzia è
semplicemente che gli umani sono distruttivi PER NATURA.
Quindi, per chiunque sotto l'incantesimo della nostra mitologia
culturale, tutto ciò che CHIUNQUE può fare è... "proteggere
l'ambiente".
In The Story of B ho fatto la seguente affermazione: "Se il
mondo verrà salvato, non lo sarà da vecchie menti con nuovi
programmi, ma da nuove menti con nessun programma". Con
queste parole, ho ridefinito il nostro compito. Il nostro compito (se
vogliamo evitare l'estinzione) non è di "proteggere l'ambiente" ma
piuttosto di cambiare menti. "Proteggere l'ambiente" non è
abbastanza e non lo sarà mai, perché è essenzialmente reazionario,
essenzialmente difensivo. ASPETTA che avvengano cose
negative. Si ASPETTA la nostra distruttività - e DIPENDE da
essa. "Proteggere l'ambiente" è un invito a sviluppare programmi,
uno dopo l'altro, PER SEMPRE, per combattere la nostra
distruttività - così come il "prevenire i suicidi" nella mia favola era
un invito agli ufficiali cittadini di sviluppare programmi, uno dopo
l'altro, PER SEMPRE, per combattere l'autodistruttività dei loro
figli.

   "Proteggere l'ambiente" è il compito di quelli tra noi che non si
aspettano di riuscire a ottenere di più di uno stallo con le forze che
stanno rendendo il nostro pianeta inabitabile. Ci serve qualcosa di
più. Uno stallo non è sufficiente. E questo è il primo vero
cambiamento di mentalità che dobbiamo apportare - liberarci della
credenza che "proteggere l'ambiente" sia il massimo a cui
possiamo aspirare.

    Proteggere l'ambiente è roba per burocrati e cacciatori di voti.
Possiamo tranquillamente lasciarlo nelle loro mani, perché
falliscano come al solito. Ma salvare il mondo è diverso.
Qualcuno qui sta aspettando che Bill Clinton o Al Gore salvino il
mondo? No, salvare il mondo è troppo importante per lasciarlo a
loro. Salvare il mondo è per gli ultimi arrivati e per gli amanti.
Salvare il mondo è per il resto di noi.
Nota finale
   Alcune domande da un membro del pubblico mi obbligano ad
aggiungere questa nota.

   "Salvare il mondo" è un concetto difficile da afferrare, questo è
sicuro. Come ho detto altrove, non è in nostro potere di rendere
questo pianeta privo di vita. La vita è al sicuro da noi, quindi non
dobbiamo salvare il mondo nel senso della biosfera. Ho definito
salvare il mondo altrove come un'impresa che miri a preservare
(per quanto possibile) il mondo com'è oggi. Naturalmente non
possiamo conservare il mondo com'è oggi in senso letterale, dato
che fino a duecento specie al giorno stanno scomparendo come
diretto risultato della nostra invasione delle zone selvagge che
ancora rimangono sul pianeta. La domanda che ho ricevuto dal
pubblico alla Conferenza Ambientalista della Rice University
stava mirando a qualcos'altro che ho capito solo dopo.

   Proprio come non è in nostro potere distruggere tutta la vita su
questo pianeta, non è in nostro potere preservare tutta la vita su
questo pianeta proprio nello stato in cui è oggi (o domani, o
qualunque altro giorno), neanche se smettessimo completamente
di coltivare, neanche se cessassimo completamente di inquinare
l'ambiente e riducessimo la nostra popolazione a un centesimo o a
un millesimo di quella attuale. In altre parole, l'evoluzione è
completamente al di là del controllo umano e lo sarà sempre. Non
possiamo dire: "Ci piace il mondo esattamente com'è ora" e poi
COSTRINGERLO a restare in quel modo. Pensare di poterlo fare
sarebbe completamente assurdo - e completamente arrogante. Con
o senza di noi, il mondo della vita è in COSTANTE cambiamento
e non smetterà mai di cambiare solo per far piacere a noi.

  Stando così le cose, cosa diamine può significare "salvare il
mondo"? Posso tentare di fornire una definizione solo in questa
maniera: salvare il mondo significa smettere di renderci la causa
diretta di estinzioni di massa per via di pura irresponsabilità. Non
importa cosa facciamo (anche se scompariamo completamente!),
le estinzioni continueranno ad avvenire su questo pianeta - proprio
come hanno sempre fatto. Ma non devono continuare come un
diretto risultato della nostra espansione e del nostro inquinamento
dell'ambiente. Potreste dire, quindi, che "salvare il mondo"
equivale a "renderci innocui quanto qualunque altra specie".

   Le parole chiave in questa frase sono "quanto qualunque altra
specie". Ogni volta che compare una nuova specie, devono
inevitabilmente avvenire degli aggiustamenti nel resto della
comunità, e alcuni di questi aggiustamenti possono anche risultare
in delle estinzioni. E' in questo che consiste l'evoluzione. Questo
non è una misura della ferocia o dell'avidità di una specie. Per
quanto ne sappiamo, l'emergere delle farfalle potrebbe aver
provocato un'intera cascata di estinzioni. In altre parole, "renderci
innocui quanto qualunque altra specie" non significa renderci
gentili, adorabili o dolci. Proprio come è vero che le farfalle
potrebbero aver causato innumerevoli estinzioni, gli squali
potrebbero non averne mai causata una.

   Per favore, notate che non sto "cambiando idea", qui. Ishmael
ha chiesto ad Alan Lomax: "Essere civilizzati... vi rende forse
incapaci di vivere innocuamente quanto squali, tarantole o serpenti
a sonagli?" Charles Atterley in The Story of B ha detto: "L'Uomo è
vissuto in pace con il mondo... per milioni di anni. Questo non
significa che fosse un santo. Non significa che camminasse sul
mondo come un Budda. Significa che viveva innocuamente
quanto una iena, uno squalo o un serpente a sonagli." Quindi, per
riassumere: salvare il mondo di sicuro non significa congelarlo
com'è ora - o ritornare a un qualche presunto stato evolutivo ideale
(ugualmente impossibile). Ciò che significa è imparare a vivere in
modo innocuo nel mondo - innocuo quanto squali, tarantole e
serpenti a sonagli.
Daniel Quinn.




            Traduzione di Dr-Jackal (nrt_ita@libero.it)
               Originale tratto da: www.ishmael.org
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Daniel Quinn - Proteggere l'ambiente: a chi spetta? (saggio)

  • 1. Daniel Quinn Proteggere l'ambiente: a chi spetta? Traduzione di Dr-Jackal (nrt_ita@libero.it) Originale tratto da: www.ishmael.org Le altre opere di Daniel Quinn sono disponibili in italiano nel sito: NuovaRivoluzioneTribale.uphero.com Discorso tenuto alla Sesta Conferenza Annuale Ambientalista della Rice University, Houston, Texas, 14 febbraio 1998. Ogni volta che ricevo un invito per parlare in occasioni come questa, una delle domande decisive che mi faccio è se ho qualcosa da dire che sia rilevante per il tema dell'evento. Se sento di non avere niente di rilevante da dire, rifiuto l'invito. Seguendo questa procedura, quando sono stato invitato a tenere un discorso in questa conferenza mi sono chiesto se avessi qualcosa di rilevante da dire riguardo il suo argomento, che, come sapete, è: "Proteggere l'ambiente: a chi spetta?" Ho scoperto di avere effettivamente qualcosa da dire, e il modo migliore che ho trovato di esprimerlo è stato sotto forma di parabola, che ho scritto prima di accettare formalmente l'invito. Eccola. Un tempo, in una certa città, si notò che i ragazzi preadolescenti stavano cominciando a gettarsi dai tetti degli edifici con una frequenza allarmante. Nessuno si chiese per un attimo a chi spettasse gestire questo allarmante fenomeno. Il consiglio cittadino si riunì e progettò rapidamente dei regolamenti che richiedevano l'erezione di ringhiere metalliche sui tetti degli edifici oltre una certa altezza. Vistosi negato questo modo di
  • 2. suicidarsi, comunque, i ragazzi cominciarono a gettarsi dai tetti di edifici più bassi, e presto tutti gli edifici oltre i tre piani dovettero installare ringhiere o bloccare l'accesso al tetto. La spesa fu enorme, ma naturalmente la perdita di una persona è il guadagno di un'altra, quindi l'economia continuò a fiorire come prima. Sfortunatamente, comunque, il tasso di suicidi tra i preadolescenti non calò. Anziché gettarsi dagli edifici, i ragazzi ora si stavano annegando nei fiumi che attraversavano la città. Questo fu ancora più sconcertante, perché nessuno riusciva a pensare ad alcun modo pratico di rendere i fiumi inaccessibili agli aspiranti suicidi. Allo stesso tempo, nessuno si chiese a chi spettasse fermare questi annegamenti. Il consiglio cittadino si riunì e alla fine decise di erigere torri di guardia ogni cinquecento metri sulle rive dei fiumi. Sfortunatamente, questo ebbe come unico effetto quello di posticipare i suicidi dal giorno alla notte, quando le guardie erano accecate dal buio. Naturalmente, installare riflettori per illuminare un'area così vasta era fuori discussione. Invece, sembrò sensato istituire un coprifuoco per i ragazzi sotto i quindici anni. Così, tra le torri di guardia presidiate di giorno e il coprifuoco mantenuto di notte, gli annegamenti cessarono - ma, ahimé, non i suicidi in generale. I ragazzi cominciarono a impiccarsi. I capi cittadini videro immediatamente di aver bisogno dell'aiuto dei genitori per controllare questo nuovo sviluppo, e quindi iniziarono un vasto programma educativo per mostrare ai genitori come ridurre le opportunità di impiccagione nelle case e nei quartieri. Le funi vennero messe sotto chiave. Cinture, cravatte e bretelle scomparvero. Le camere da letto venivano regolarmente ispezionate per scoprire tentativi di tessitura. Man mano che le opportunità di impiccagione calavano, comunque, i ragazzi trovarono altre opportunità in bottiglie, vasetti e scatole in armadietti medicinali, capanni degli attrezzi e garage. Con questi strumenti, riuscirono a rendersi malati, ciechi, comatosi, cerebrolesi e, in effetti, spesso completamente morti.
  • 3. Nuovi programmi educativi vennero attuati, e la città espanse l'attività dei propri centri di controllo veleni per includere visite e ispezioni domiciliari. Gli ospedali presto notarono un calo nel numero di pazienti preadolescenti semplicemente malati, ciechi, comatosi o cerebrolesi - ma un aumento notevole del numero di quelli morti per avvelenamento. Un giornalista del giornale locale presto scoprì la spiegazione. Man mano che i veleni divenivano irreperibili nelle case, degli imprenditori adolescenti avevano cominciato a colmare il vuoto nelle scuole. Lì non solo i veleni erano facilmente reperibili, ma la pressione competitiva del mercato assicurava che fossero di alta qualità, ossia che, a differenza dei prodotti trovati casualmente in casa, questi fossero affidabilmente letali. Naturalmente le forze dell'ordine ordinarono lo smantellamento di questo traffico di veleni. E naturalmente questo non fermò il traffico, fece solo aumentare i prezzi. L'incidenza dei crimini tra i preadolescenti si impennò mentre i ragazzi cercavano dei fondi con cui finanziare la propria ricerca dell'oblio. Poi, un giorno, un undicenne armato venne ucciso a colpi d'arma da fuoco dalle forze dell'ordine sul luogo di una rapina. Questa fu una rivelazione per gli aspiranti suicidi, che improvvisamente realizzarono di poter trovare la morte molto più facilmente grazie al proiettile di un poliziotto piuttosto che grazie ai metodi convenzionali, che la città si era tanto sforzata di rendere inaccessibili. Da un giorno all'altro, un quinto di tutti i preadolescenti della città stavano imperversando senza freni per rendersi bersagli allettanti per l'uso di forza letale. Il consiglio cittadino si affrettò a riunirsi per discutere della crisi. Il commissario chiese sicurezza per il pubblico. Il capo del sindacato della polizia chiese sicurezza per i poliziotti. Il tesoriere spiegò che non c'erano fondi rimanenti nel budget da investire in questo problema. Il sovrintendente scolastico volle speciali
  • 4. pattuglie per aule e corridoi. Il capo del sindatato degli insegnanti, d'altro canto, chiese di anticipare la chiusura delle scuole. Il procuratore cittadino propose di sviluppare un sistema di allerta precoce in modo da individuare e rinchiudere gli aspiranti suicidi per il loro stesso bene. Il capo del dipartimento carcerario lo informò che le prigioni traboccavano già di aspiranti suicidi, e un numero sconcertante di essi ormai era costretto a dormire sul pavimento. Un membro del pubblico - una normale cittadina - alla fine riuscì a ottenere la parola per fare un'affermazione. "Invece di spendere tutto questo tempo, energia e denaro per impedire ai ragazzi di fare ciò che vogliono", disse, "perché non ne spendiamo un po' per scoprire PERCHE' vogliono farlo? Cosa li sta SPINGENDO al suicidio? Dobbiamo trovare la risposta a questa domanda, e una volta trovatala, dobbiamo fare qualcosa a riguardo. Allora non DOVREMO pattugliare i fiumi, presidiare i tetti, chiudere sotto chiave le nostre cravatte e tutto il resto." Be', quest'affermazione sconcertò l'assemblea e la fece precipitare in un lungo momento di silenzio. Poi un'ondata di sguardi perplessi e di alzate di spalle attraversò la stanza, e i membri del consiglio ripresero la loro conversazione dal punto esatto in cui era stata interrotta. La domanda è: perché? Perché questa cittadina venne ignorata? Fu perché non condivideva l'idea che il suicidio dei preadolescenti sia un affare del governo. Sappiamo tutti qual è il compito del governo. Il governo deve creare e far rispettare delle regole. I governi considerano ogni problema come la manifestazione del bisogno di creare e far rispettare delle regole. Riducono ogni problema a delle cose riguardo cui poter creare e far rispettare regole. Questa cittadina stava cercando di proporre un approccio al problema che non aveva nulla a che vedere con una regolamentazione, quindi è stata ignorata - e giustamente, dal punto di vista del consiglio.
  • 5. Questo ci porta, chiaramente, al tema di questa conferenza: proteggere l'ambiente: a chi spetta? Be', per rispondere a questa domanda, dobbiamo naturalmente cominciare con il chiederci che cos'è questa cosa chiamata "ambiente". Potete aiutarmi indicandola. Qualcuno qui sa dove trovare questa cosa chiamata "ambiente"? Non è una domanda trabocchetto. Dov'è "l'ambiente"? Per favore, aiutatemi indicandomelo. Esatto, "l'ambiente" è qualcosa LI' FUORI. Si estende profondamente nella terra e in alto nel cielo. Comprende trilioni di chilometri cubici di terra, aria e acqua. Ora, se definiamo il nostro problema come "proteggere" trilioni di chilometri cubici di terra, aria e acqua, a chi spetterà questo compito? Quale organizzazione potrebbe concepibilmente affrontare una simile missione? O forse potrebbe essere d'aiuto descrivere i mezzi con cui sarebbe possibile proteggere trilioni di chilometri cubici di terra, aria e acqua. Comincerò con un suggerimento. L'unico modo concepibile di proteggere trilioni di chilometri cubici di terra, aria e acqua è di CREARE REGOLAMENTAZIONI e di FARLE RISPETTARE. Quindi ora provate a indovinare a chi spetta "proteggere l'ambiente". Per quanto mi riguarda, proteggere l'ambiente è concettualmente equivalente a regolare QUALUNQUE ALTRA COSA. E a chi spetta regolare qualunque cosa? Quelli di voi che hanno risposto "al governo", si assegnino il punteggio pieno. La cittadina che ha interrotto l'assemblea cittadina si è rifiutata di definire il problema della città come uno che solo il governo poteva gestire. E io rifiuto di definire il problema che NOI affrontiamo come un problema che solo i governi possono gestire. E' vero che solo i governi possono realisticamente "proteggere l'ambiente" (e queste tre parole sono tra virgolette). Ma mi rifiuto di accettare "proteggere l'ambiente" come una descrizione significativa del nostro problema. In effetti, penso sia una
  • 6. descrizione scadente. In effetti, penso che "proteggere l'ambiente" sia probabilmente una descrizione coniata da un burocrate in modo da far sapere subito a tutti che si tratta di una questione governativa, e che i cittadini normali dovrebbero farsi da parte. Il mio libro Ishmael comincia con un celebre annuncio che dice: "Maestro cerca allievo. E' richiesto un sincero desiderio di salvare il mondo." L'annuncio NON dice: "E' richiesto un sincero desiderio di proteggere l'ambiente." Ridete perché vedete che c'è una differenza semplicemente titanica tra questi due modi di percepire il nostro problema. Proteggere l'ambiente non è neanche lontanamente abbastanza. Proteggere l'ambiente è solo qualcosa di cui possono occuparsi i burocrati. Quello che NOI vogliamo è ciò che voleva quella cittadina all'assemblea. Non voleva rendere difficile ai ragazzi suicidarsi. Questo è qualcosa di cui possono occuparsi i burocrati. Lei voleva impedire che i ragazzi volessero suicidarsi! La nostra situazione è identica. Personalmente, non sono innamorato dell'ambiente. L'ambiente è solo una COSA. E' un insieme di COSE, un conglomerato di processi fisici e chimici. Qualcuno si è mai innamorato di trilioni di chilometri cubici di cose? Qualcuno ha mai avuto un'esperienza estatica con "l'ambiente"? Qualcuno ha mai fatto un picnic nell'"ambiente"? Qualcuno ha mai portato i bambini a passare un pomeriggio nell'"ambiente"? No, sono convinto che l'unica persona che potrebbe davvero AMARE qualcosa chiamato "ambiente" dovrebbe avere il cuore di un legislatore. Ma io amo il mondo. E ho un sincero desiderio di salvare il mondo, e questo è qualcosa che condivido con centinaia di migliaia (e probabilmente milioni) di altre persone. La gente sembra condividere una comprensione istintiva di cosa significa "salvare il mondo". Il mondo è la nostra CASA. Non è solo
  • 7. "l'ambiente". Salvare il mondo significa che i nostri figli - e i loro figli, e i loro figli - avranno un posto in cui crescere. Fallire nel salvare il mondo significa che i nostri figli cresceranno in una terra di incubi e catastrofi (o non cresceranno proprio). La favola con cui ho cominciato questo discorso ha un secondo significato. Ciò che la dissidente ha detto al consiglio cittadino è stato: "Perché lavorare solo per PROTEGGERE i nostri figli dai loro impulsi suicidi? Perché non scoprire cosa c'è DIETRO i loro impulsi suicidi e affrontare QUELLO? In altre parole, perché non affrontare la CAUSA del problema, invece di affrontare perennemente solo i suoi effetti?" Adottando la strategia del "proteggere l'ambiente", i nostri capi stanno adottando la stessa strategia reazionaria dei capi cittadini della mia favola - ma per ragioni leggermente diverse. Gli ufficiali della mia favola erano semplicemente stupidi. I nostri capi non sono stupidi, agiscono solo in accordo con la mitologia basilare della nostra cultura, che descrive gli umani come intrinsecamente e inevitabilmente distruttivi. Stando così le cose, l'unica linea d'azione concepibile a loro disposizione è di (cito) "proteggere l'ambiente" - da noi, naturalmente. Da chi altri? L'ambiente non deve essere protetto dalle vongole, dai gufi, dai serpenti a sonagli o dagli olmi. Dev'essere protetto da quegli esseri intrinsecamente e inevitabilmente distruttivi che siamo NOI. I preadolescenti della mia favola sembravano sentirsi obbligati a suicidarsi, ma ai capi cittadini non venne mai in mente di chiedersi PERCHE'. Noi sembriamo sentirci obbligati a distruggere il mondo, e ai nostri protettori governativi non viene mai in mente di chiedersi PERCHE'. Ciò che hanno imparato fin dall'infanzia è semplicemente che gli umani sono distruttivi PER NATURA. Quindi, per chiunque sotto l'incantesimo della nostra mitologia culturale, tutto ciò che CHIUNQUE può fare è... "proteggere l'ambiente".
  • 8. In The Story of B ho fatto la seguente affermazione: "Se il mondo verrà salvato, non lo sarà da vecchie menti con nuovi programmi, ma da nuove menti con nessun programma". Con queste parole, ho ridefinito il nostro compito. Il nostro compito (se vogliamo evitare l'estinzione) non è di "proteggere l'ambiente" ma piuttosto di cambiare menti. "Proteggere l'ambiente" non è abbastanza e non lo sarà mai, perché è essenzialmente reazionario, essenzialmente difensivo. ASPETTA che avvengano cose negative. Si ASPETTA la nostra distruttività - e DIPENDE da essa. "Proteggere l'ambiente" è un invito a sviluppare programmi, uno dopo l'altro, PER SEMPRE, per combattere la nostra distruttività - così come il "prevenire i suicidi" nella mia favola era un invito agli ufficiali cittadini di sviluppare programmi, uno dopo l'altro, PER SEMPRE, per combattere l'autodistruttività dei loro figli. "Proteggere l'ambiente" è il compito di quelli tra noi che non si aspettano di riuscire a ottenere di più di uno stallo con le forze che stanno rendendo il nostro pianeta inabitabile. Ci serve qualcosa di più. Uno stallo non è sufficiente. E questo è il primo vero cambiamento di mentalità che dobbiamo apportare - liberarci della credenza che "proteggere l'ambiente" sia il massimo a cui possiamo aspirare. Proteggere l'ambiente è roba per burocrati e cacciatori di voti. Possiamo tranquillamente lasciarlo nelle loro mani, perché falliscano come al solito. Ma salvare il mondo è diverso. Qualcuno qui sta aspettando che Bill Clinton o Al Gore salvino il mondo? No, salvare il mondo è troppo importante per lasciarlo a loro. Salvare il mondo è per gli ultimi arrivati e per gli amanti. Salvare il mondo è per il resto di noi.
  • 9. Nota finale Alcune domande da un membro del pubblico mi obbligano ad aggiungere questa nota. "Salvare il mondo" è un concetto difficile da afferrare, questo è sicuro. Come ho detto altrove, non è in nostro potere di rendere questo pianeta privo di vita. La vita è al sicuro da noi, quindi non dobbiamo salvare il mondo nel senso della biosfera. Ho definito salvare il mondo altrove come un'impresa che miri a preservare (per quanto possibile) il mondo com'è oggi. Naturalmente non possiamo conservare il mondo com'è oggi in senso letterale, dato che fino a duecento specie al giorno stanno scomparendo come diretto risultato della nostra invasione delle zone selvagge che ancora rimangono sul pianeta. La domanda che ho ricevuto dal pubblico alla Conferenza Ambientalista della Rice University stava mirando a qualcos'altro che ho capito solo dopo. Proprio come non è in nostro potere distruggere tutta la vita su questo pianeta, non è in nostro potere preservare tutta la vita su questo pianeta proprio nello stato in cui è oggi (o domani, o qualunque altro giorno), neanche se smettessimo completamente di coltivare, neanche se cessassimo completamente di inquinare l'ambiente e riducessimo la nostra popolazione a un centesimo o a un millesimo di quella attuale. In altre parole, l'evoluzione è completamente al di là del controllo umano e lo sarà sempre. Non possiamo dire: "Ci piace il mondo esattamente com'è ora" e poi COSTRINGERLO a restare in quel modo. Pensare di poterlo fare sarebbe completamente assurdo - e completamente arrogante. Con o senza di noi, il mondo della vita è in COSTANTE cambiamento e non smetterà mai di cambiare solo per far piacere a noi. Stando così le cose, cosa diamine può significare "salvare il mondo"? Posso tentare di fornire una definizione solo in questa
  • 10. maniera: salvare il mondo significa smettere di renderci la causa diretta di estinzioni di massa per via di pura irresponsabilità. Non importa cosa facciamo (anche se scompariamo completamente!), le estinzioni continueranno ad avvenire su questo pianeta - proprio come hanno sempre fatto. Ma non devono continuare come un diretto risultato della nostra espansione e del nostro inquinamento dell'ambiente. Potreste dire, quindi, che "salvare il mondo" equivale a "renderci innocui quanto qualunque altra specie". Le parole chiave in questa frase sono "quanto qualunque altra specie". Ogni volta che compare una nuova specie, devono inevitabilmente avvenire degli aggiustamenti nel resto della comunità, e alcuni di questi aggiustamenti possono anche risultare in delle estinzioni. E' in questo che consiste l'evoluzione. Questo non è una misura della ferocia o dell'avidità di una specie. Per quanto ne sappiamo, l'emergere delle farfalle potrebbe aver provocato un'intera cascata di estinzioni. In altre parole, "renderci innocui quanto qualunque altra specie" non significa renderci gentili, adorabili o dolci. Proprio come è vero che le farfalle potrebbero aver causato innumerevoli estinzioni, gli squali potrebbero non averne mai causata una. Per favore, notate che non sto "cambiando idea", qui. Ishmael ha chiesto ad Alan Lomax: "Essere civilizzati... vi rende forse incapaci di vivere innocuamente quanto squali, tarantole o serpenti a sonagli?" Charles Atterley in The Story of B ha detto: "L'Uomo è vissuto in pace con il mondo... per milioni di anni. Questo non significa che fosse un santo. Non significa che camminasse sul mondo come un Budda. Significa che viveva innocuamente quanto una iena, uno squalo o un serpente a sonagli." Quindi, per riassumere: salvare il mondo di sicuro non significa congelarlo com'è ora - o ritornare a un qualche presunto stato evolutivo ideale (ugualmente impossibile). Ciò che significa è imparare a vivere in modo innocuo nel mondo - innocuo quanto squali, tarantole e serpenti a sonagli.
  • 11. Daniel Quinn. Traduzione di Dr-Jackal (nrt_ita@libero.it) Originale tratto da: www.ishmael.org Le altre opere di Daniel Quinn sono disponibili in italiano nel sito: NuovaRivoluzioneTribale.uphero.com