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NUMERO 56 - GENNAIO/FEBBRAIO 2015
9771970859004
15056
Venite a visitare il nostro sito
www.plagron.com ricco di
nuovi tutorial e consigli
DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
3
EDITORIALE
Oggi la donna non è più relegata alla vita domestica
e si discute sempre più sulla parità dei diritti, ciò
nonostante è ancora debole e frammentata la sua
presenza dai vertici della vita sociale, economica e
politica. Questa situazione, sfortunatamente, è tipica
della società occidentale poiché se si guarda un po’
più lontano si potrà vedere come una gestione del
potere da parte della donna è possibile e oltretutto
funzionale.
Dalla Cina all’America le realtà in cui le donne
guidano la vita pubblica e sociale sono multiple
e differenziate, e lo scopo principale di queste
“comunità” è quello di essere in armonia con la
terra e con le persone intorno, di qualsiasi genere,
sottolineando il loro modo di comandare genuino
e solidale. Conoscendo la gestione matriarcale di
queste realtà, in particolare i Moso e gli Irochesi,
emergono e si evidenziano i limiti di una società,
la nostra, in cui le differenze di genere sono
discriminanti e continuano a porre la donna ad un
gradino inferiore rispetto all’uomo.
Fortunatamente le eccezioni esistono, è il caso degli
Stati Uniti dove l’industria della cannabis, oramai
ampiamente riconosciuta, si tinge di rosa con
un numero considerevole di donne che guidano la
legalizzazione in prima linea.
In Italia, a differenza del Nuovo Mondo, si procede a
piccolissimi passi nella strada per la liberalizzazione.
Ne abbiamo parlato con il guru italiano Franco
Casalone, che alla canapa ha dedicato la sua vita
e con l’artista “psichedelico” Matteo Guarnaccia
secondo cui la canapa si sta pian piano liberando dai
pregiudizi che l’hanno seguita per secoli.
Una novità di questo nuovo anno, rigorosamente
made in Italy, sarà l’apertura del primo Cannabis Info
Point guidato da Ascia e a cui anche noi abbiamo di
partecipare in prima linea.
Infine, per omaggiare ancora una volta il gentil sesso
Loop Loona, calabrese DOC, ci racconta la sua
carriera musicale e le sue difficoltà in un ambiente
dominato da uomini, con orgoglio e superiorità tipici
di una donna che non si abbassa ai cliché.
La Redazione
SOME RIGHT RESERVED
Tu sei libero: di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare
quest’opera. Alle seguenti condizioni:
> Attribuzione. Devi attribuire la paternità dell’opera nei modi indicati dall’autore. (Ovvero “Fonte: Dolce Vita,
alternative lifestyle magazine - www.dolcevitaonline.it”)
> Non commerciale. Non puoi usare quest’opera per fini commerciali.
> Non opere derivate. Non puoi alterare o trasformare quest’opera, ne’ usarla per crearne un’altra.
Art.21 della Costituzione Italiana
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
INDICE Anno X - Numero 56
GENNAIO/FEBBRAIO 2015
Edito da
Azienda ProdAction S.r.l.
Via Monferrato 9/11, 20094 Corsico (Milano)
in collaborazione con ENJOINT.com
Registrazione al Tribunale di
Milano n.306 del 3.05.2006
Direttore responsabile:
Fabrizio Rondolino
Direttore editoriale:
Matteo Gracis
Coordinatrice:
Enrica Cappello
Supporto legale:
Avv. Carlo Alberto Zaina
Collaboratori:
Scott Blakey, Maurizio Gazzoni, Ivan Art,
Markab Mtt, Mario Catania, Gianluca Carfì, Fabio,
Giulia Rondoni, Team ASCIA, Robert Murphy,
Organic Weed, Tamara Mastroiaco,
Artevox Musica, Francois Le Jardinier, Sara Samuel,
Reggae Revolution Team, AcirnE, Nicola Pirozzi,
La PianTiamo, Marco Cedolin, Mattia Coletto,
Andrea Legni, Carlo Peroni, Stefano Mariani,
Anna Scirè Calabrisotto, Francesco Cristiano,
Marta De Zolt, Sensi Seeds team,
Michele Prvitera, MadMan
Impaginazione e copertina: Ernesto Corona
Sito web: www.dolcevitaonline.it
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Stampato presso:
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ATTENZIONE
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intendono e non vogliono in alcun modo incentivare
e/o promuovere condotte vietate dalle attuali
leggi vigenti nei Paesi dove la rivista è reperibile.
Tutte le informazioni contenute sono da intendersi
esclusivamente ai fini di una più completa cultura
generale nonché sulle strategie di riduzione del danno.
La redazione non si assume nessuna responsabilità
per un uso improprio delle informazioni contenute
in Dolce Vita e ricorda ai lettori che il possesso e la
coltivazione di cannabis sono VIETATE.
Dolce Vita non è responsabile dei contenuti e dei
prodotti presenti sulle pubblicità della rivista.
Redazione estera
Postbus 978
1000 AZ Amsterdam
Olanda
Azienda ProdAction è iscritta al R.O.C.
Registro Operatori Comunicazione
Iscrizione n.14721
.03 Editoriale
.06 Guardando le stelle
.07 Ivanart
.09 Buone notizie
.10
Eventi: The Factory Photographs - David Lynch
e il fascino delle fabbriche in mostra al Mast,
Cannabinoid Conference 2015 – L’invito della
Iacm a presentare gli abstract
.11 Speciale: E se a comandare fossero le donne?
.12
Cover Story: Potere alle donne: passato e
futuro dell’umanità?
.14 High Times
.17
ASCIA Corner: Apriamo insieme il primo
Canapa info point di Ascia
.18 Legalize it: I partigiani della canapa
.19
Avvocato Rulez: La cessione gratuita di
modiche dosi non va depenalizzata
.22 Animals: Mi vesto vegan
.23
Eco-Friendly: No ai pesticidi in nome
delle colture biologhiche
.24
Giardinaggio: 5 piante da appartamento
facili da curare
.27 Shantibaba’s bag of dreams
.32
Cannabis Culture: Franco Casalone “Più
studiamo la canapa e più ci rendiamo conto di
non saperne nulla”
.35 Grow report: Super soil e coltivazione biologica
.38 Cannabis Terapeutica news
.42 Cannabis Terapeutica: LaPiantiamo
.43
Salute: Alla scoperta della Quinoa, un cereale
fantastico per il corpo e la salute
.45 Canapa industriale news
.47 Canapa in cucina: Biscotti canaposi
.48
Canna Business: Le donne guidano la
legalizzazione e la nuova industria della cannabis
.52 Strain & Seed Bank: Semi di Shiva Shanti
.54 Jack Herer book
.56 Growshop Page: Naturalstore/Agroline
.57 Psiconauta: LSD Il mio bambino difficile
.59
Psiconauta: Matteo Guarnaccia “Finalmente
la canapa è libera dai pregiudizi”
.60 Input: libri, film, musica
.63
Hi-tech & web: Il futuro dell’intelligenza
artificiale secondo Elon Musk
.67
Street Art: Flycat in mostra al “Rise Up! La città
che non dorme”
.68
Speciale musica: “Musica che ti rende scemo”,
l’indagine ironica di Virgil Griffith
.69
Speciale musica: Loop Loona, una luce nel buio
del rap made in italy
.70 Reggae Vibrations
.72 HipHop Skillz
.75 Legends: David Grohl
.76
Electro Zone: La dubstep in Italia, Elasatica
Records
.76 Suggerimenti musicali
.77 De vino veritas
.77 Birra corner
.77 Tea Time
.79 Oltreconfine: Le meraviglie dell’India del Nord
.81 Travelcuriosity: La fiera dei cammelli
.83
Voglio vivere così: 10 ottime ragioni per
decidere di andare a vivere in Nuova Zelanda
.83 Survivalism
.85
Cronache da dietro il cancello:
Donne prigioniere
.87 Ganja Friend
.89 Immagin*ando
.91 Campagna abbonamenti
.93 Pubbliredazionale
.97 Logout
.98 Info varie + Lista distributori
NUMERI CHE FANNO PENSARE
Popolazione mondiale: 7 miliardi e 285 milioni
Uomini: 50.4% Donne: 49.6%
Gli stipendi percepiti dalle donne si aggirano tra il 70%
e il 90% di quelli degli uomini che ricoprono lo stesso ruolo.
Sono solo 14 le donne che ad oggi rivestono posizioni
di Capo di Stato o di Governo.
Solo in 23 paesi le donne rappresentano una percentuale
significativa, oltre il 30%, nel proprio parlamento nazionale.
Delle 500 maggiori società al mondo, solo 13 hanno avuto
un amministratore delegato di sesso femminile.
La percentuale di donne che hanno subito violenza fisica
almeno una volta nel corso della propria vita varia da un
minimo del 8% fino ad oltre il 59%, a seconda della zona in cui
vivono. La percentuale di donne in carcere equivale a circa il
5% di tutti i detenuti nel mondo.
DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
6
GUARDANDO LE STELLE
ACCUSATO PER DIFFAMAZIONE
DAL SIG. PANIZ: VICENDA CHE
HA DELL’INCREDIBILE
«É una storia incredibile! Se frequenti siti online stai attento! Potrebbe
capitare a ognuno di noi.» Con queste parole, La Cosa, web channel
del blog di Beppe Grillo, introduce il servizio sul caso che mi vede,
mio malgrado, protagonista.
I fatti in breve

Un utente anonimo inserisce un commento sul forum di NuovoCa-
dore.it (sito di mia proprietà).
All’interno del commento è presente
una critica politica all’ex deputato di Forza Italia e avvocato Maurizio
Paniz.
Ricevo dallo studio legale di Paniz una richiesta di rimozione
del commento in questione.
Accolgo in parte la richiesta modificando
il commento e omettendo completamente la parte ipoteticamente
diffamatoria.
Ciò nonostante, ricevo una denuncia per diffamazione
e il 15 gennaio 2015 avrò udienza al tribunale di Belluno a riguardo.
Mi trovo dunque accusato di diffamazione anche se:

1) il commento non l’ho scritto io

2) sono intervenuto come richiesto per moderare il commento

3) l’eventuale reato non sussiste più dal momento che il commento è
già stato modificato
Per dirla in parole povere è come se chiunque di voi scrivesse sul
proprio diario Facebook una critica o anche un insulto nei confronti
di un’altra persona e ad essere responsabile di ciò non sareste voi
bensì Mark Zuckerberg, proprietario del social network. Capite la
follia?!
Ulteriori dettagli e approfondimenti nella video-intervista
su http://goo.gl/W2GEYX
LA SOLITUDINE
SECONDO DE
ANDRÈ
«L’unico status mentale, spirituale
e talvolta necessariamente fisico, in
cui si riesce ad ottenere un contat-
to con l’assoluto, dentro di sé o fuo-
ri di se stessi. Intendo la solitudine
come scelta, non l’isolamento che
è sinonimo di abbandono e quindi
di una scelta operata dagli altri.
Personalmente mi considero una
minoranza di uno e spesso trovo nella solitudine il modo migliore, forse
l’unico, per preservarmi da attacchi esterni tesi anche inconsapevolmente
ad interrompere il filo dei pensieri o a disturbare le sempre più rare ver-
tigini di qualche sogno. Aggiungo che riuscendo a vivere in solitudine, se ci
si esime dall’essere condizionati dal ronzio collettivo, ci si esenta anche dal
condizionare gli altri.»
Fabrizio De André
RESTIAMO
UMANI
C’è una pericolosa crescita di
rabbia, odio, intolleranza e disu-
manità. Basta poco per perce-
pirlo. Fatevi un giro sulla pagina
Facebook di Matteo Salvini (no
comment) e leggete i commenti ai suoi post. La gente non ne può
più e alcuni politici come lui vanno a nozze con il disagio: più ce n’é,
più prendono voti e consenso.
É una guerra tra poveri. I veri nemici sono altri e godono nel vederci
scannare. Non facciamoci fregare. Restiamo umani.
AD UN PASSO
DALL’INFERNO
Nuvole nel cielo, vola il mio
pensiero leggero, mi chiedo se
sia sempre vero ciò che vedo,
non credo, ma prego lo stesso a
modo mio, spero anch’io che ci
sia un dio, spero che non debba
dirgli addio prima del previsto,
spero appunto che qualcuno
stia vegliando su questo mondo,
perchè siamo a un passo
dall’inferno...
Matteo Gracis
blog: matteogracis.it
Giornalista e editore indipendente.
Viaggiatore. Creativo.
Fondatore e direttore editoriale di Dolce Vita.
Amministratore di Enjoint.com
FUMETTO IVANART
DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
7
DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
9
BUONE NOTIZIE
PIÙ LIBRI LEGGI, MENO STAI IN CARCERE
Dopo il Paranà, anche lo Stato brasiliano del Ceará parteciperà al
programma per incentivare la lettura nelle carceri. Lo ha dichiara-
to, Mariana Lobo, la responsabile della segreteria per la giustizia e la
cittadinanza del Ceará, annunciando anche l’acquisto di 3mila libri per
i detenuti. Chi parteciperà al programma avrà uno sconto di pena
di 4 giorni per ogni libro letto in prigione, con un massimo di un
volume al mese. Sono previsti dei test per assicurarsi che il detenuto
abbia realmente letto e compreso il testo.
UNA LEGGE CONTRO IL GIOCO D’AZZARDO
PATOLOGICO
Dopo Liguria, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Friuli, Toscana e Pu-
glia, anche Basilicata e Umbria si sono dotate di una legge per con-
trastare il gioco d’azzardo patologico. Il provvedimento della Basili-
cata prevede: il blocco dell’apertura di sale giochi a meno di 500 metri
da luoghi sensibili, divieto di attività pubblicitaria per le sale, riduzione
dell’Irap per gli esercizi che decidono di non installare o rimuovere le
slot, coinvolgimento di enti e istituzioni per il recupero dei giocatori
patologici conclamati. Diversamente in Umbria la legge prevede: isti-
tuzione di un numero verde per segnalazioni e richieste di aiuto, un
marchio “no slot” per gli esercizi che rimuoveranno o sceglieranno di
non installare apparecchi, riduzione dell’Irap, formazione di operatori
sociali e sociosanitari per prevenire i casi di gioco eccessivo.
L’Iva sugli e-book passerà dal 22% al 4%, come per i libri cartacei. È
arrivato il via libera dalla commissione Bilancio della Camera. L’abbas-
samento dell’IVA sarà effettivo con la nuova legge di stabilità.
E-BOOK: DIMINUISCE L’IVA
LA MAPPA DELL’ITALIA CHE CAMBIA
È online la prima mappa virtuale delle buone pratiche messe in atto
in Italia (www.mappa.italiachecambia.org). Uno strumento rapido
ed efficace che nasce con l’idea di rendere visibile quella moltitudi-
ne inarrestabile di realtà (comuni virtuosi, fattorie, gruppi d’acquisto
etc.) che, lontano dai riflettori dei mass media, quotidianamente cam-
biano le cose. L’obiettivo principale è quello di creare un circuito
che offra una serie di servizi intrecciati di tutte queste realtà per
spostarsi per il paese in modo sostenibile, fare acquisti in maniera
consapevole, apprendere tecniche di autoproduzione e molto altro.
PICCOLE IDEE GENIALI
Richard Turere è un ragazzo 14enne di Empakas, un villaggio al con-
fine con il Nairobi National Park, in Kenya, che ha inventato un siste-
ma geniale per proteggere gli animali allevati in famiglia dagli attac-
chi dei predatori selvatici, in particolare i leoni. Richard ha installato
nella fattoria diverse lampadine collegate a interruttori e poi a una
batteria alimentata da un pannello solare. Le lampadine si accendono
in modo sequenziale dando l’impressione che qualcuno con una torcia
cammini lungo i recinti. Fonte: WORLD WIDE (WILD) WEB
Ogni giorno i mass media ci bombardano
con notizie tragiche, cronaca nera,
a volte falsi allarmi di epidemie in arrivo,
altre volte imminenti guerre mondiali.
La “strategia della tensione” è un metodo
diffuso, un popolo che ha paura è più
facile da governare. A noi piace andare
controcorrente e abbiamo deciso di
dedicare la nostra pagina news solo alle
buone notizie. Be happy!
DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
10
EVENTI
THE FACTORY PHOTOGRAPHS:
DAVID LYNCH E IL FASCINO DELLE
FABBRICHE IN MOSTRA AL MAST
«Amo l’industria. Amo le cose artificiali. Mi piace vedere la gente al lavoro,
e mi piace vedere fanghi e rifiuti di origine antropica.»
Centoundici foto in bianco e nero del regista David Lynch, contur-
banti come i suoi film, sono state esposte al Mast (“Manifattura di
Arti, Sperimentazione e Tecnologia”) di Bologna in occasione della
mostra “The Factory Photographs”, dal 17 settembre al 31 gennaio
2015. Tolti i panni da regista il famoso cineasta si interfaccia con l’o-
biettivo della macchina fotografica lasciandoci a bocca aperta ancora
una volta.
Scatti raccolti tra gli anni Ottanta e il Duemila tra New York, New
Jersey, Los Angeles, Inghilterra, Polonia e Berlino che mettono in
primo piano le nuove “cattedrali” moderne. Vetri spezzati, comignoli,
fabbriche abbandonate, ciminiere sono i soggetti principali delle foto
in cui si palesa la fascinazione verso tutto ciò che riguarda l’industrializ-
zazione nel senso più ampio. Il suo tocco è evidente e si può rivedere
nelle atmosfere, nei soggetti scelti e nelle sequenze oniriche ed enig-
matiche. Industrial Soundscape, Bug Crawls, Intervalometer: Steps
sono i 3 cortometraggi proiettati durante la mostra che evidenziano
il nesso dei temi a lui cari tra i suoi film e la sua fotografia.
Acirne
CANNABINOID CONFERENCE 2015:
L’INVITO DELLA IACM A PRESENTARE
GLI ABSTRACT
IACM è un’associazione il cui acronimo sta per International Associa-
tion for Cannabinoid Medicines. È appunto un’associazione interna-
zionale composta da medici, tecnici e scienziati che si occupa della
diffusione di studi scientifici sui cannabinoidi in medicina. Anche
quest’anno l’associazione invita chi fosse interessato alla conferenza
internazionale sui cannabinoidi che si terrà in Italia a Sestri Levan-
te dal 17 al 19 settembre 2015. Il sito web della conferenza con il
programma preliminare è online per la presentazione degli abstract
e la registrazione dei partecipanti. Il termine per gli abstract orali è il
30 aprile 2015 e quello per il formato grafico è il 31 luglio 2015. Nel
2011 l’IACM ha già collaborato con l’European Workshop tenendo
una conferenza congiunta di grande successo e stimolante presso l’U-
niversità di Bonn. Per maggiori informazioni si può consultare il sito
internet www.cannabinoidconference2015.org.
NEXT HEMP EVENTZ
4th SoCa Medical Cannabis Cup - California (U.S.A.)
7-8 Febbraio 2015 - www.cannabiscup.com/southern-california
Canapa Mundi - Roma (Italia)
20-22 Febbraio 2015 - www.canapamundi.com
Spannabis - Barcellona (Spagna)
20-22 Marzo 2015 - www.spannabis.com
SPECIALE
E SE A COMANDARE FOSSERO LE DONNE?
Sembra un’opinione comune abbastanza diffusa, quella che se fosse-
ro le donne a detenere i posti di potere, attualmente occupati in
larga parte dagli uomini, ci ritroveremmo in una società migliore,
dove la violenza e le guerre diminuirebbero radicalmente, mentre
verrebbero recuperate equità e giustizia. Impossibile non domandarsi
se questa opinione corrisponda alla verità e se davvero le donne al
potere possano essere garanzia di un “mondo migliore”. Volgendo lo
sguardo verso le donne che detengono o hanno detenuto ruoli di
potere, in Italia e nel mondo, in tutta onestà non si potrebbe che
essere scettici. Le donne entrate in politica, nel PD come nel PDL,
non sono sicuramente state migliori dei loro colleghi uomini ed un
personaggio come Elsa Fornero si è distinta senza ombra di dubbio
come il peggior ministro dal dopoguerra ad oggi. Parimenti sarebbe
davvero difficile ritenere una Hillary Clinton migliore di Obama, una
Condoleezza Rice migliore di Bush, una Christine Lagarde più umana
di Draghi, una Margareth Thatcher più pacifista di Blair, una Tzipi Livni
più attenta ai diritti umani di Netanyahu, una Angela Merkel più buo-
na di Schroder, una Susanna Camusso più vicina ai lavoratori di quanto
non lo fosse Epifani. Ciò nonostante non possiamo nascondere il fatto
che in tutti questi casi si tratta di donne inserite al potere all’interno
di una società di stampo patriarcale quale quella attuale. Se all’in-
terno di una società patriarcale, le donne che salgono al potere non
si manifestano assolutamente migliori degli uomini, ciò non significa
comunque che una società di tipo matriarcale non possa rivelarsi
migliore rispetto a quella attuale.
Gli esempi che c’inducono a fare una riflessione in questo senso sono
molti e riguardano sia il passato che il presente. Sia le varie società
matriarcali che si sono succedute nel corso della storia, così come
le poche comunità matriarcali che sopravvivono ancora oggi, prati-
camente in tutti i continenti tranne l’Europa, mostrano un’organiz-
zazione sociale di tipo mutualistico, attenta al principio di equità,
basata sulla reciprocità ed in sintonia con i cicli della natura. In prati-
ca si tratta di comunità, spesso dedite all’autoproduzione, molto più
vicine allo spirito di una società della decrescita (così come l’hanno
immaginata Pallante o Latouche) piuttosto che non al turbocapitali-
smo globalizzato che stiamo sperimentando in tutti i suoi effetti nocivi
sulla nostra pelle. Una direzione, quella del matriarcato, nella quale
sarebbe bene volgere lo sguardo con interesse e senza precon-
cetti di sorta, perché anche se è vero che oggi la donna al potere
non è necessariamente migliore dell’uomo, questo non significa che
una società “gestita dalle donne” non abbia nulla da insegnarci, anzi al
contrario potrebbe sicuramente aiutarci ad uscire dalla gabbia che ci
siamo costruiti con le nostre mani.
Marco Cedolin
Nato a Torino nel 1963 vive oggi in Val di Susa nel piccolo comune di Mompantero.
Scrittore e studioso di economia, ambiente e comunicazione, gestisce il sito web Il
Corrosivo e collabora da anni con alcuni fra i più importanti siti web.
DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
12
SPECIALE COVER STORY
Immaginiamo una società nella quale la discendenza si trasmette
per via materna, dove le attività degli uomini sono sottoposte al giu-
dizio decisivo delle donne, dove sono le donne stesse a stabilire le
linee guida della gestione del potere, del rapporto con la natura e,
in definitiva, dell'intero sviluppo della società. Forse può sembrare
impossibile ed utopico anche il solo pensarlo, eppure in passato è
stato spesso così e, come vedremo, in alcune zone del mondo è così
anche oggi.
Per secoli si è negata addirittura l'esistenza storica delle società
matriarcali. Il solo evocarle doveva procurare negli uomini un vero
e proprio terrore, tanto che nella letteratura greca come unico
esempio di governo delle donne si riportava il mito delle amaz-
zoni: società dominata da donne guerriere di ferocia inaudita, che si
asportavano volontariamente il seno per poter tirare con l'arco con
maggiore precisione, che uccidevano gli uomini dopo averli usati per
procreare e che spesso riservavano lo stesso trattamento ai figli. È
solo con la nascita delle scienze moderne che storici ed antropologi
hanno cominciato a far luce sulla questione, i primi ricercando la verità
attraverso miti e reperti archeologici, i secondi andando coraggio-
samente ad esplorare le cosiddette società primitive ancora esistenti.
Abbiamo così conosciuto la realtà degli irochesi, che negli attuali
territori di confine tra Usa e Canada costituirono per secoli una
federazione di popoli uniti da una stessa organizzazione sociale,
rimasta intatta fino alla colonizzazione da parte degli inglesi, ed ancora
oggi in parte esistente tra i nativi rimasti. Tra gli irochesi, secondo i
resoconti di fine '800 dell'antropologo Lewis Henry Morgan, la regola
della filiazione passava attraverso le donne e la residenza era matri-
locale, erano cioè i mariti a trasferirsi a vivere in casa della moglie,
all'interno della quale governa la matrona: la donna più anziana. La
matrona dirigeva anche il lavoro agricolo femminile che si svolgeva
in comune su terreni di proprietà delle donne della famiglia e di-
stribuiva personalmente il cibo dividendolo tra le famiglie. L'impor-
tanza di queste donne era tale che esse facevano parte del Consiglio
degli Anziani della Nazione: la loro opinione era affidata a un maschio
ma la voce di queste non poteva essere ignorata in quanto le matrone
avevano - per legge - diritto di veto per quanto riguardava le decisioni
su eventuali guerre. Se le donne non ritenevano opportuna o giusta
una guerra e gli uomini tendevano a ignorare la loro opposizione, ave-
vano la possibilità di bloccare ogni operazione bellica semplicemente
vietando alla collettività femminile di fornire ai guerrieri le scorte di
cibo indispensabili nei lunghi viaggi di spostamento verso il luogo degli
scontri.
Una realtà che, con alcune differenze, è stata propria di moltissime
organizzazioni sociali lungo l'arco di migliaia di anni (alcuni storici par-
lano di 25mila), e che ciclicamente la ricerca archeologica riporta a
galla, come recentemente è stato in Perù, dove gli scavi hanno prima
scoperto i resti della celebre Lady di Cao, una delle prime sovrane
in Perù, morta 1700 anni fa, e poi una serie di otto sacerdotesse
dell'era pre-ispanica. Scoperte che hanno spinto i ricercatori ad af-
fermare come non vi sia ormai più ombra di dubbio nel ritenere che
il potere temporale e spirituale peruviano sia stato per millenni
saldamente in mano alle donne.
Ma in cosa differiva il potere femminile da quello maschile? Erano go-
vernanti migliori degli uomini che poi ne hanno preso il posto? Per
dare una prima risposta basti pensare che alcuni studiosi pongono
una differenza proprio sul termine da utilizzare: nelle società matrili-
neari parlare di potere è scorretto, in quanto il governo femminile si
basava sull'autorità, intesa come la capacità di convincere utilizzan-
do la parola. Già una differenza notevole. Inoltre una linea generale
emerge come comune a tutte le società matrilineari esistite, ieri come
oggi: lo scopo primario della società è quello di porsi in armonia con
la terra, rispettandola per evitare che si rivolti contro, e con le altre
società vicine. Per questo gli irochesi, decisero di porre fine alle diatri-
be tra tribù non con la guerra ma creando la Lega degli Irochesi, una
confederazione di sei nazioni all'interno della quale, secondo i racconti
di Morgan, le dispute venivano risolte pacificamente attraverso il Con-
siglio degli Anziani della Nazione, all'interno del quale le donne avevano
diritto di veto.
Si tratta certamente di realtà che oggi paiono molto lontane se lette
dal nostro mondo, dove la donna ancora rincorre un’effettiva parità
dei diritti. Eppure, come si accennava all'inizio, tutt'ora il potere, o me-
glio l'autorità, delle donne è realtà in diverse zone del mondo. È così
ad esempio tra i Moso, una società di oltre 50mila abitanti, posta
nel sud-ovest della Cina, all'interno della quale vige il matriarcato
sulla scia delle società antiche (approfondimento nel box affianco, ndr)
ed è così in molte zone dell'America Latina, dove esistono società
che negli ultimi anni hanno avuto il coraggio di mettere davvero in
discussione il modello patriarcale sia nella famiglia che nella vita
pubblica, arrivando a teorizzare e mettere in pratica livelli di condivi-
sione del potere e dei compiti tra uomini e donne talmente alti, che
nella civile Europa paiono ancora pura utopia. Così avviene infatti in
tanti movimenti per la terra e per i diritti dei popoli indigeni, dove
le donne rivestono ruoli chiave nelle organizzazioni contadine che si
battono contro gli abusi di governi, latifondisti e multinazionali e così
avviene anche all'interno del movimento zapatista in Chiapas. All'in-
terno del quale la messa in pratica di una reale pari dignità tra i generi
ha reso possibile il superamento delle stesse categorie di maschilismo
e femminismo. Termini che vengono giudicati frutto dei limiti della
società occidentale, all'interno della quale le donne si sono trovate
obbligate a rivendicare di essere come l'uomo essendo chiamate agli
stessi compiti produttivi. Mentre per le donne indigene ad essere
difesa deve essere la parità dei diritti ma anche la diversità dei
compiti, nella complementarietà dei ruoli che la natura ha assegnato
a tutti gli esseri viventi, umani ed animali. Un percorso che ha porta-
to gli zapatisti, che autogovernano alcune zone del sud del Messico,
POTERE ALLE DONNE: PASSATO E
FUTURO DELL’UMANITÀ?
DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
13
KOBANE, DOVE LE DONNE COMBATTONO IN
PRIMA LINEA CONTRO L’ISIS
«Non si può che ripartire dalle donne se si vuole davve-
ro dare un futuro a questo popolo martoriato da troppo
tempo. Non si può che ripartire dalla vita per sconfigge-
re questa aurea di morte che circonda non solo Kobane
ma tutto il popolo curdo. Partire dalla vita, da chi la
genera e da un’idea di società nuova». Questa è solo
una tra le tante dichiarazioni che si possono tro-
vare in rete da parte delle combattenti dell’Ypj,
le milizie volontarie nelle quali combattono donne
curde di tutte le età, armate di fucile e della spe-
ranza di fermare l’avanzata degli islamisti e liberare il proprio popolo che da sempre
reclama l’indipendenza. È infatti dal 16 settembre scorso che gli abitanti della città di Ko-
bane resistono all’avanzata, fino a quel momento inarrestabile, dei fondamentalisti islamici
dell’Isis. Da una parte, sotto le bandiere nere del califfato islamico, uomini armati di carri
armati e cannoni di ultima generazione razziati all’esercito iracheno, dall’altra la strenua
resistenza di donne e uomini armati di soli fucili e della determinazione propria di chi sta
lottando per difendere non solo la propria terra, ma anche un’idea di società. I Curdi del
Pkk, movimento politico indipendentista di stampo socialista rivoluzionario considerato
terroristico in Turchia, rappresentano da sempre un’utopia scomoda all’interno di una
parte di mondo, quello arabo, che ormai abbiamo imparato a conoscere solo a causa
delle guerre e delle costanti violazioni che subiscono le donne e le minoranze etniche
e religiose. All’interno delle zone a maggioranza curda liberate, infatti, essi si autogover-
nano seguendo i principi di ciò che hanno definito “Confederalismo Democratico”. Un’idea
di autogoverno popolare che prevede, secondo principi di pluralismo etnico e religioso,
democrazia partecipativa, parità di genere assoluta, rispetto dell’ecosistema e l’abban-
dono della forma Stato in favore dell’autogoverno di cantoni confederati. Un esperimento
sociale di autogestione dei territori che la dura realtà della guerra non è riuscita a
spezzare, ma che anzi si è rafforzato. All’interno della regione del Rojava, cioè quella parte
di Siria che i curdi governano difendendola con le armi, della quale è parte Kobane, il vuoto
provocato dalla guerra e dalla perdita di potere del regime centrale siriano, ha consentito
infatti di rafforzare e mettere in pratica questi principi. Il patto sociale di base è stata la
straordinaria e avanzatissima “Carta sociale del Rojava”, la quale riconosce tre principi di
base: la terra e le risorse sono un bene comune che appartiene a tutta la comunità; tutte
le etnie e le religioni presenti vivono insieme secondo il principio della convivenza pacifica
e della fratellanza; tutte le donne hanno il diritto inviolabile di partecipare alla vita politica,
sociale, economica e culturale.
ha elaborare i cosiddetti 7 principi dell'autori-
tà, all'interno dei quali è evidente l'influenza
dell'antica distinzione tra potere ed autorità.
Questi sono: servire il potere e non servirse-
ne, rappresentare e non sostituire, costruire
e non distruggere, obbedire e non coman-
dare, proporre e non imporre, convincere e
non vincere, scendere e non salire. Una visio-
ne del potere all'opposto di quella dominante
nelle società patriarcali odierne, nella quale i
governanti si servono del potere, si sostitui-
scono, distruggono, comandano, impongono,
vincono e salgono.
Tra gli zapatisti del Chiapas è stata la realtà
della lotta per l'indipendenza della loro re-
gione a creare le condizioni per una nuova
visione della società, ed allo stesso modo,
cambiando parte di mondo, oggi è nella crisi
generata dalla guerra contro i fondamentali-
sti islamici dell'Isis che in Siria i curdi stanno
rivoluzionando nella stessa direzione indicata
dagli zapatisti la loro società (approfondimento
nel box affianco, ndr). E se è vero che la sto-
ria è fatta di corsi e ricorsi è difficile non
pensare a momenti simili verificatesi in Eu-
ropa nel recente passato. Fu così in occa-
sione delle rivoluzioni sociali, come quella che
in Spagna, nella seconda metà degli anni '30,
vide migliaia di donne arruolarsi volontarie
per combattere la dittatura franchista, occu-
pando anche ruoli di prim'ordine all'interno
delle milizie popolari. E così è stato anche
in Italia in occasione della seconda guerra
mondiale quando le donne, fino al giorno
prima discriminate praticamente in ogni set-
tore da una retorica cattolica e fascista che le
considerava - parole di Mussolini - «esseri che
debbono obbedire al marito e curare la casa» si
trovarono a dover sostituire gli uomini par-
titi per il fronte non solo nell'ambito edu-
cativo e familiare ma anche nell'agricoltura,
nelle fabbriche e nelle attività commerciali.
Un periodo di rottura dell'ordine patriarcale
che culminò con i tanti esempi di donne che
esercitarono ruoli chiave nella guerra di Li-
berazione come staffette partigiane ed anche
come vere e proprie combattenti all'interno
dei Comitati di Liberazione.
Le avvisaglie di una nuova crisi in Europa le
viviamo sulla pelle da diversi anni, e questa
crisi non riguarda di certo la sola economia,
ma più profondamente un intero sistema di
valori che ormai mostra tutte le sue crepe,
accresciute da decenni di corsa al progresso e
al consumo più sfrenato a danno dell'umanità
e dell'ambiente. Se è vero che è essenzial-
mente nei momenti di crisi che anche i rap-
porti sociali e di genere vengono ridefiniti,
forse è ora di cominciare a pensarci.
Andrea Legni
Giornalista professionista freelance, vive a Bologna
dove lavora insieme al gruppo media indipendente
SMK Videofactory. Ha scritto e realizzato video-inchie-
ste per Il Corriere della Sera, La Repubblica, Altreco-
nomia ed altri. Come documentarista ha realizzato il
lungomentraggio Kosovo versus Kosovo.
SUD-OVEST DELLA CINA,
DOVE I MASCHI NON CONTANO NIENTE
Per mettere subito le cose in chia-
ro a chi arriva da fuori, all'inizio
del loro territorio hanno posto
un cartello che dice così: “Ben-
venuti nel paese delle donne”.
Il territorio del quale si parla è
quello dei Moso, comunità di
circa 50mila persone che vivono
nel sud-ovest della Cina, lungo le
sponde del lago Lugu, divisi in 20
villaggi isolati a 2700 metri d’alti-
tudine. E forse è proprio la lonta-
nanza dalla “civiltà” che gli ha permesso di vivere in maniera pacifica, conservando i loro
costumi e la loro società matriarcale. Nella società Moso a comandare è la capofamiglia,
detta Dabu, cioè la donna più anziana della casa. È lei a trasmettere il nome ai nuovi nati ed
a gestire i beni della famiglia che sono comuni e indivisibili. Mentre le decisioni che riguardano
tutto il villaggio vengono prese insieme dal consiglio delle Dabu. Tra i Moso non esistono
classi sociali, non vi è violenza domestica, ogni nucleo è una piccola comunità la cui pace
è tutelata dalla gestione delle donne. Matrimonio e convivenza non sono contemplati, ma le
donne sono libere di vedere chi vogliono. Quando nasce un bambino, questo viene cresciuto
dalla famiglia della madre, ma il padre può vedere il figlio ogni volta che vuole.
HIGH TIMES
OKLAHOMA E NEBRASKA
DENUNCIANO IL COLORADO PER LA
LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS
Gli stati di Nebraska ed Oklaho-
ma hanno presentato ricorso alla
Corte Suprema contro la legaliz-
zazione della cannabis in atto nel
confinante Colorado. Secondo i
procuratori dei due stati la lega-
lizzazione sarebbe contraria alla
legge federale ed inoltre la can-
nabis del Colorado entrerebbe
anche all’interno degli stati limitrofi alimentando lo spaccio. La denun-
cia congiunta è stata presentata lo scorso 18 dicembre con un corposo
dossier di 83 pagine consegnato ai legali della Corte. Secondo i due stati
ricorrenti la legalizzazione in atto dall’inizio del 2014 in Colorado sareb-
be contraria alla legge federale, che considera la cannabis una sostanza
illegale al pari delle altre droghe. Nebraska e Oklahoma si sono ap-
pellate in particolare alla “supremacy clause” (clausula suprema) della
Costituzione statunitense, la quale prevede che in linea generale la legge
federale vada considerata superiore e preminente rispetto alle leggi dei
singoli stati, nel caso vi siano dei contrasti normativi.
In dei comunicati ripresi dell’Huffington Post i procuratori dei due stati
ricorrenti, Jon Bruning per il Nebraska e Scott Pruitt per l’Oklahoma,
hanno affermato che «i prodotti illegali venduti in Colorado stanno attraver-
sando i confini dei due stati andando ad alimentare il mercato dello spaccio
illegale» e per questo chiedono ora alla Corte Suprema di intervenire
nei confronti del Colorado visto che “la legalizzazione della cannabis è
senza ombra di dubbio contraria al Controlled Substance Act del 1970 ed
alla legge federale nel suo complesso”.
Il ministro della Giustizia del Colorado, John Suthers, ha prontamente ri-
battuto alle accuse dicendosi “per nulla stupito della reazione di Oklaho-
ma e Nebaska e della loro preoccupazione rispetto al possibile arrivo
della cannabis sul loro territorio”, ma li ha invitati a “rispettare la volontà
popolare espressa tramite un referendum dai cittadini del Colorado”.
Mentre Mason Tvert, del Marijuana Policy Project, un gruppo di at-
tivisti pro-legalizzazione, ha accusato i procuratori dei due stati di
essere “dalla parte sbagliata della storia, come coloro che volevano
mantenere la proibizione dell’alcol anche dopo la fine del proibizionismo
degli anni ’30”. Ora quindi la palla passa ai giudici della Corte Suprema
Usa, la quale sarà chiamata ad esprimersi ed a decidere se debba preva-
lere la legge federale oppure la volontà popolare dei cittadini degli stati.
La decisione della Corte, qualunque essa sarà, non avrà ricadute solo
su questo singolo caso ma anche su tutti gli altri stati che hanno già
legalizzato la cannabis o si apprestano a farlo.
I GOVERNI DI INGHILTERRA
E BELGIO: È TEMPO DI RIPENSARE
IL PROIBIZIONISMO DELLA CANNABIS
Il vento di riforma del proibizionismo della cannabis sembra che stia
riuscendo lentamente anche a superare l’oceano Atlantico fino a rag-
giungere i palazzi della politica del vecchio continente. Mentre in Ger-
mania è in atto un’importante conferenza sul proibizionismo, anche in
Inghilterra e Belgio esponenti di punta del governo si stanno comin-
ciando ad esprimere in favore di una svolta.
LE PAROLE DEL VICE-PRIMO MINISTRO INGLESE. Nick Clegg,
vice premier del governo inglese, ha affermato che «la prossima sessio-
ne speciale dell’Onu dedicata alle politiche sulle droghe, prevista per il 2016,
deve essere un’occasione per trovare un’alternativa al sistema attuale, visto
che la politica della guerra alla droga ha fallito e che ci sono moltissimi stati
mondiali che sono d’accordo sulla necessità di un cambiamento». Il vice
premier britannico ha anche dichiarato che «il governo inglese intende
assumere un ruolo guida nel creare un’alleanza tra i diversi paesi europei e
latinoamericani che credono nella necessità di ripensare il proibizionismo».
A conferire ancora maggiore importanza alle parole di Clegg è il fatto
che queste siano state espresse dopo l’incontro avvenuto con il pre-
sidente della Colombia, Juan Manuel Santos, paese che in questi anni
sta pagando un costo enorme in termini economici e sociali a seguito
del conflitto con i cartelli della droga.
IL BELGIO È PRONTO A CONSIDERARE NUOVE POLITICHE
SULLA CANNABIS. Anche in Belgio i tempi per una riflessione sulla
legalizzazione delle droghe leggere sembrano ormai maturi dopo le
parole del ministro della Sanità, Maggie De Block, che ha dichiarato
che «il divieto della cannabis non è il modo migliore per affrontare i proble-
mi correlati al suo consumo, visto che la sua illegalità rende impossibile per il
governo controllarne la diffusione e monitorarne i rischi che derivano anche
dalle nuove tecniche di coltivazione che hanno reso la cannabis una sostan-
za più forte e quindi con maggiori rischi sanitari». Le parole del ministro
seguono la presa di posizione ufficiale delle organizzazioni e delle
comunità belghe che operano nel settore delle dipendenze, che a
seguito del loro congresso hanno emanato un comunicato nel quale
chiedono “una depenalizzazione completa e rapida del consumo di
cannabis”.
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NUOVA APERTURA
DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
15
GUERRILLA PLANTATION,
IL ROMANZO SULLA CANNABIS
DI GIANLUCA MANTELLI
"Che strano effetto gli facevano le
parole della zia: «È proprio un bra-
vo ragazzo!» mentre quelle della
nonna gli parevano più appropriate:
«Mah, speriamo lo sia diventato,
perché da piccolo era proprio un
gran lazzarone!»”. Il protagonista
di questo romanzo è Paolo, stu-
dente fuori corso con poca voglia
di studiare ma tanta voglia di fu-
mare erba. In una vita priva di
stimoli e per niente appagante
decide di fare soldi facili com-
prando e rivendendo delle mo-
nete antiche, ma queste riman-
gono bloccate in dogana per via
delle tasse da pagare. Cosi Paolo
mentre sta fumando uno spinello ha l’“illuminazione” per risolvere la
spinosa questione… coltivare erba per fare soldi velocemente. Un
piano che non si rivelerà così male, anche se incontrerà diversi im-
previsti. Una metaforica corsa verso la felicità con momenti ironici e
divertenti. Un romanzo che a tratti sembra quasi surreale ma che
non mancherà di dare spunto per qualche profonda riflessione.
«Un libro ben scritto e avvincente che tiene il lettore attaccato alle sue pagine
fino alla fine.» Matteo Gracis (direttore editoriale Dolce Vita)
POLIZIOTTI E CANI NELLE SCUOLE
CHE RINCORRONO RAGAZZI PER
UNA CANNA. NON SE NE PUÒ PIÙ.
Ad ogni anno scolastico si ripete la stessa storia. Mentre nelle strade
d’Italia evasori e grossi spacciatori la fanno sostanzialmente franca,
le risorse pubbliche vengono impiegate per mandare vere e pro-
prie squadre di poliziotti con tanto di unità cinofila nelle scuole.
Controlli dentro agli scuolabus, all’ingresso degli istituti, nelle classi e
fin dentro ai gabinetti per scovare pericolosi criminali in possesso di
mezzo grammo di fumo o di un paio di cartine lunghe.
Nel 2013 si era raggiunto il record in questa caccia alle streghe,
che continua a svolgersi in onore di una malsana idea di sicurezza e
tutela della salute, spesso richiesta dagli stessi presidi con l’approva-
zione dei genitori. Con risvolti talvolta inquietanti, come quando in
una scuola di Busto Arsizio la polizia ingaggiò una vera e propria caccia
all’uomo con tanto di inseguimento in mezzo a studenti e professori
tra i corridoi per bloccare un ragazzo in possesso di appena un gram-
mo di erba.
Anche nell’anno appena trascorso la repressione sembra non vo-
ler essere da meno, ed è di poche settimane fa la notizia di due
nuove operazioni “anti-droga”. In un liceo di Lucca la polizia citta-
dina si è presentata in forze, coadiuvata da un cane antidroga da
sguinzagliare tra gli studenti. I controlli si sono ripetuti sia all’ingresso
dell’istituto prima delle lezioni, sia nei corridoi e nelle classi; il tutto per
lo sconvolgente bottino di “un involucro di hashish del peso di circa 1
grammo che era stato nascosto nella fessura di un muro e di un altro
involucro, di eguale peso, rinvenuto su un marciapiede, al di sotto di
una finestra di un’aula”. Ore di attività, stipendi pagati a polizia e adde-
stratori cinofili, lezioni interrotte per scovare due grammi di droghe
leggere, oltretutto senza trovarne i proprietari.
Nelle stesse ore a Siracusa un’operazione analoga ha addirittura
riguardato numerose scuole superiori della città. Anche qui ore
di controlli per trovare “un involucro contenente 6,5 grammi di so-
stanza stupefacente di tipo marijuana, alcuni semi di cannabis, svaria-
te cartine ed un bilancino di precisione”. Anche qui tutto materiale
abbandonato dai proprietari non appena hanno saputo dei controlli.
Non altrettanto bene è andata però a due studenti, trovati in pos-
sesso di un non meglio precisato “materiale atto al consumo dello
stupefacente”. La polizia con il preside ha convocato i genitori dei due
malcapitati, che dopo adeguata ramanzina sono stati anche segnalati
al Sert come consumatori di cannabis. E quel che è peggio, come da
tradizione italiana, per uno spinello si dovranno ora trovare in fila
in mezzo a tossicodipendenti veri, per essere analizzati e interrogati
dagli psicologi del Sert.
Insomma, mentre in tutto il mondo si comincia a parlare finalmen-
te di un approccio più razionale e meno criminalizzante verso le
droghe leggere, in Italia si continua a spendere denaro pubblico
per reprimere dei ragazzini. Una vera e propria caccia alle streghe
attuata con l’appoggio di presidi, media locali, e spesso degli stessi ge-
nitori. Mentre gli stessi ragazzi perquisiti al mattino, quando viene la
sera in discoteca potranno comodamente trovare bar che offrono il
3×2 sui cocktail alcolici e rappresentanti delle multinazionali del ta-
bacco che li invitano a provare qualche nuova marca di sigarette. Alla
faccia della tutela della salute dei minori.
PIANTA CRIMINALE:
IL FALLIMENTO DEL PROIBIZIONISMO
IN UN DOCUMENTARIO
“Pianta criminale” è il nuovo
documentario sulla cannabis
diretto da Marco Fabozzi. L’o-
biettivo principale di questo
progetto è quello di illustrare, in
tutti i suoi aspetti, il fallimento del
proibizionismo e gli innumerevoli
utilizzi di una delle piante più an-
tiche e conosciute dall’uomo. Il
documentario mantiene un lin-
guaggio semplice ma accurato,
e illustra i risultati delle ricerche
compiute con l’aiuto degli esperti
competenti e con la speranza di
riuscire a divulgare, nel miglior
modo possibile, tutte le infor-
mazioni necessarie per poter
dare un giudizio imparziale sulla criminalizzazione della cannabis. È
strutturato in diverse parti, ognuna mira a mostrare un aspetto
particolare della pianta: dal consumo alla legislazione, dall’uso ludico
a quello terapeutico senza dimenticare l’uso industriale e l’aspetto le-
gislativo, in particolare quello italiano in cui si ribadisce l’insensatezza
della legge Fini-Giovanardi, oramai abolita. Personaggi di spicco del
panorama cannabico, italiano e non, commentano e raccontano in
base alle proprie esperienze come questa pianta
sia eccessivamente criminalizzata. Al momento è
disponibile il trailer, la data di uscita è prevista per il
prossimo agosto. Da non perdere!
Guarda il trailer a questo link:
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Articoli originali a cura della redazione di Dolce Vita
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17
DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
ASCIA CORNER
APRIAMO INSIEME IL PRIMO
CANAPA INFO POINT DI ASCIA
Abbiamo la possibilità di aprire il primo circolo ASCIA a Santa Fiora
sul Monte Amiata (Grosseto), che funzionerà come un info point sul-
la canapa e sarà punto di riferimento per tutti i nostri soci e simpatiz-
zanti. Questi sono gli obiettivi nelle nostre intenzioni:
1- Portare di nuovo la canapa alla conoscenza dell’opinione pub-
blica attraverso l’esposizione, le informazioni e la vendita di tutti
i prodotti che possono essere derivati dalla canapa, e confrontarci
con le istituzioni e la cittadinanza tramite dibattiti, conferenze e
cineforum, iniziando, da questo territorio, una consistente opera di
sensibilizzazione sulle proprietà terapeutiche, nutrizionali ed eco-so-
stenibili della canapa.
2- Costituire regolarmente il Canapa Info Point che avrà una sede
fisica e legale, per acquisire ulteriore credibilità e potere contrat-
tuale, nel lavoro e nella collaborazione che abbiamo sempre svolto e
messo a disposizione delle forze politiche sensibili al problema.
3- Dare ai soci, che ad oggi sono circa 650, la possibilità di incontrar-
si ed organizzarsi per l’apertura di altri circoli Info Point ASCIA in
varie regioni e creare una rete visibile e operativa.
4- Avere inoltre una sede fisica dove poter svolgere l’assemblea
annuale che da quel momento vedrà la strategia di ASCIA realmente
elaborata e condivisa da tutti i soci, ed organizzare insieme, per la
prossima estate, la prima “Festa della Canapa” promossa dalla no-
stra associazione.
Lanciamo una colletta tra tutti i soci e sostenitori di ASCIA: obiettivo
6mila euro. ASCIA fino ad ora è andata avanti con l’autofinanziamen-
to, cosa che ci ha permesso di coprire appena le spese di realizzazione
del materiale promozionale, di partecipare alle fiere, e di essere pre-
senti in decine di altri eventi; anche se il costo è modesto, non siamo
in grado di sostenere da soli i costi di questo progetto. La nostra as-
sociazione oggi conta 650 soci, il che vuol dire 650 persone che hanno
avuto il coraggio di metterci la faccia in una battaglia dura e delicata
come quella che da 4 anni stiamo conducendo, e a questo punto, oltre
la faccia vi chiediamo anche di partecipare attivamente per creare in-
sieme la “Casa di tutti gli estimatori della Canapa”, basterebbe anche
un piccolo versamento di 10 euro da ogni socio per poter raggiungere
facilmente e in breve tempo l’obiettivo preposto.
Vi chiediamo quindi un piccolo sforzo, se entro la fine di mar-
zo avremo raggiunto l’obiettivo, allora dalla prossima primavera
ASCIA avrà una sua sede fisica da dove operare, altrimenti dovre-
mo rassegnarci a continuare la nostra battaglia dal web, una lotta
che abbiamo sempre condotto con il massimo impegno e con tutte
le risorse che questo strumento ci ha concesso, ma che ora risulta in-
dubbiamente limitato per le potenzialità organizzative dei coltivatori/
consumatori.
Dobbiamo quindi fare un salto di qualità se vogliamo organizzarci re-
almente per ottenere quello che ci spetta di diritto: l’autodetermina-
zione nelle scelte individuali.
In base alle vostre disponibilità vi invitiamo a partecipare attiva-
mente e contribuire con un versamento seguendo le indicazioni
pubblicate sui nostri siti:
www.legalizziamolacanapa.org - www.ascia-web.org.
Vi terremo aggiornati sull’andamento della colletta, come in seguito
vi terremo aggiornati sull’impiego e la destinazione dei soldi raccolti.
Grazie a tutti per quello che potrete e vorrete fare.
Direttivo ASCIA
SIAMO FELICI DI CONFERMARE CHE DOLCE VITA ED ENJOINT
PARTECIPANO ALLA COLLETTA CON 1.000 EURO TOTALI.
Riteniamo che questa sia un’iniziativa importantissima e rivoluzionaria per il
futuro della “cultura cannabica” in Italia e vogliamo essere al fianco di chi la
combatte in prima linea. Per noi è una cifra importante e che impegna alcune
entrate di sponsor anche future, ma che sentiamo la responsabilità di affrontare.
Redazione Dolce Vita - Enjointeam
LEGALIZE IT
L'anno che si è concluso è stato molto importante per la canapa in
Italia. È iniziato il 12 febbraio con la Sentenza di incostituzionalità (n.
32/2014) della legge detta “Fini- Giovanardi” (n. 49/2006), alla quale
sono seguite molte audizioni alle camere incentrate sulla pianta di Ca-
napa e i suoi derivati. L'apice si è avuto con l'accordo tra il Ministero
della Salute e quello della Difesa sulla produzione di medicinali vegetali
derivati dalla cannabis. L'importante è stato aver iniziato un percorso
di affermazione dell'esistenza degli estimatori della canapa, grazie alle
fiere che si sono tenute a Fermo “IndicaSativa trade”, a Napoli “Ca-
napa in Mostra” e tra un mese anche a Roma con "Canapa Mundi".
Il 2015 sarà un anno caratterizzato da un nuovo attivismo canna-
bico, un movimento di cui stiamo gettando le basi e che farà vibrare
tutta la penisola (isole comprese) con il fenomeno dei “Cannabis So-
cial Club”, nulla avranno in comune con i cugini Spagnoli, trattandosi
di "formazioni sociali ove si svolge la propria personalità" (cit. Art.2 costi-
tuzione italiana).
Caratteristiche di un Cannabis Social Club (CSC):

1. È formato da almeno tre persone maggiorenni.
2. Non ha scopo di lucro.

3. Ha lo scopo primario di sensibilizzare la cittadinanza ma anche di
porre attenzione ed educare al consumo consapevole.
La volontà comune è quella di rinnovare l'antiproibizionismo attra-
verso questi movimenti locali.
Gli obiettivi sono molteplici, ma come
evidenziato nel 3° punto dei dettami ENCOD, la sensibilizzazione
del territorio e dell'opinione pubblica è il primo passo importante
per rivendicare un diritto.
In questo gli attivisti avranno bisogno di sostegno sul territorio. Ognu-
no di noi, oggi, può essere d'aiuto alla causa: dall'organizzare una cena
con prodotti di canapa, a corsi sulle modalità di assunzione per i pa-
zienti che usano la cannabis a scopo medico. Tutto collaborerà ad
aumentare la consapevolezza della cittadinanza e aiuterà a superare
le intolleranze popolari create da 8 anni di dominio di una legge in-
costituzionale e persecutoria. Dobbiamo creare un tessuto sociale,
pronto ad accogliere consapevolmente i Cannabis Social Club; pa-
lese è la sovranità territoriale espressa dal quartiere Pigneto di Roma
(11 dicembre 2014) che si rivolge a consumatori e spacciatori con un
messaggio inequivocabile «Sei venuto al Pigneto a comprare erba? I
tuoi soldi arricchiscono le mafie, comprano la schiavitù dei ragazzi che
spacciano. È ora che la coltivi a casa» (cit. C.A.P. Del Pigneto).
In Italia il consumo di infiorescenza di canapa è depenalizzato (cosa
voglia dire, nessuno lo sa). Questo ci permette comunque di rivendi-
care la nostra esistenza sia come singoli che come gruppo. Non sono
necessarie gesta eclatanti, ma semplice buon senso, cominciando, ad
esempio, con rivendicare il diritto guadagnato con il referendum del
'93 e sottolineato dalle motivazioni delle sentenze costituzionali e or-
dinarie.
In tutto il territorio italiano stanno nascendo occasioni di incontro
e invitiamo tutti i nostri lettori a parteciparvi attivamente il prima
possibile, per sostenere tutti quelli che si battono da anni per questo
diritto comune.
Ogni occasione è buona per conoscere concittadini
che hanno la nostra stessa passione e con i quali eventualmente co-
minciare un percorso per istituire un CSC locale.
Siamo animali sociali e questa pianta ama agevolare l'aggregazione
umana.
BASTA PERSEGUITARE GLI ESTIMATORI DI CANNABIS!
Markab Mtt
Antiproibizionista dal 2005, membro del direttivo OverGrow.it e ASCIA, Staff 4°, 5°,
6° Coppa Cannabica Italiana. Relatore presso la Commissione Giustizia della Camera
dei Deputati in rappresentanza dei fruitori di cannabis
DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
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DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
AVVOCATO RULEZ
LA CESSIONE GRATUITA DI MODICHE
DOSI NON VA DEPENALIZZATALa pronunzia della 4° Sezio-
ne della Corte di Cassazione,
15/4-5/5/2014, n. 18504, offre lo
spunto per alcune riflessioni e
desidero confrontarmi con una
prima interpretazione della sen-
tenza pubblicata sul sito www.
dirittopenalecontemporaneo.it
a firma di Eleonora Maresca
1
.
L'articolo incentra la propria at-
tenzione sulla finalità dell'“uso
personale” non terapeutico, inteso come scriminante comune ad una
serie di condotte, applicabile anche alla cessione gratuita. Viene svi-
luppata una critica a tre profili fondamentali: la metodica legislativa
(«..non è stato individuato a livello legislativo un concetto determinato
di uso personale tale da distinguere la condotta in questione da quella
di spaccio.»), la concezione giurisprudenziale che identifica «la finalità
di consumo personale come un elemento negativo del reato, la cui pro-
va graverebbe sull'agente», nonché la classificazione della condotta di
cessione all'interno della categoria delle «condotte di spaccio a prescin-
dere da una verifica in concreto degli elementi che concretizzano l'of-
fesa al bene giuridico tutelato». Ritengo che - obbiettivamente - non
possano e non debbano emergere dissensi sostanziali in ordine alle
prime due osservazioni. Mi permetto, invece, di dissentire riguardo
alla tesi della non punibilità della condotta di cessione (intesa come
trasferimento gratuito da una persona all'altra). Si ipotizza la liceità
della cessione gratuita, che assumerebbe la forma della condivisione
di sostanza stupefacente fra consumatori, sostenendo, a tal fine, che
tale comportamento risulti «...diverso dalla vendita e, più in genera-
le da qualsivoglia attività di commercializzazione, essendo connesso
piuttosto alla dimensione sociale del consumo di stupefacenti». Questa
tesi muove dalla considerazione dell'esistenza di un fenomeno -esclu-
sivamente radicato fra i consumatori di cannabis - per cui chi detenga
un certo quantitativo di marijuana o hashish può porre a disposizione
l'eccedenza del proprio fabbisogno - gratuitamente - ad amici, per
condividere l'esperienza assuntiva. La tipologia della condotta e l'a-
nimus dei protagonisti (racchiusi nella perifrasi “omogeneità teleologi-
ca”) costituirebbero elementi distintivi rispetto allo “spaccio”, perché
permetterebbero di rilevare che il cedente risulti interno al gruppo di
persone «con cui condivide la sostanza stupefacente».
Si equipara, pertanto, la cessione gratuita fra consumatori con l'uso
(acquisto) di gruppo di sostanze stupefacenti, istituto che, con la sen-
tenza delle SSU 10/6/2013, n.25401, è stato ricondotto all'alveo della
non punibilità, in condizione analoga a quella del consumo persona-
le. Si ipotizza, così, che entrambe le situazioni in esame costituiscano
espressione di una «dimensione sociale del consumo di stupefacenti»,
il cui carattere di “socialità”, pur di portata collettiva, esclude la dif-
fusione delle sostanze psicoattive. Queste considerazioni, però, non
convincono affatto chi scrive, perché qualsiasi cessione di droghe
presuppone un acquisto da parte di una persona che intenda farne
un uso personale.
Un secondo aspetto, in senso opposto alla tesi esaminata, riposa nel
fatto che l'uso di gruppo (meglio acquisto di gruppo) viene equiparato
dalla giurisprudenza, al consumo personale solo a specifiche condizio-
ni. La più eclatante delle quali consiste in un accordo preventivo e pre-
cedente all'acquisizione dello stupefacente tra i membri del sodalizio.
La cessione fra consumatori non presenta, invece, assolutamente tale
profilo e ben poco rileva che il consumatore cedente si amalgami con
il gruppo. Il punto importante e qualificante della condotta di grup-
po, non riposa nel momento in cui i sodali assumono lo stupefacente
(attività di carattere tanto comunitario, quanto individuale), quanto
piuttosto attiene al momento in cui le singole volontà di acquisto
dei singoli si fondono in un’unica, che prelude necessariamente ad
un acquisto effettuato - da uno di loro - in nome e per conto di tutti.
Sovente, poi, cessioni gratuite possono, essere effettuate da un con-
sumatore verso un soggetto, che assuntore non è e che intende pro-
vare, per la prima volta, sostanze psicotrope.
In questo caso la cessione è gratuita, essa viola, comunque, il bene
giuridico tutelato dalla norma, la lotta alla diffusione del consumo del-
le sostanze stupefacenti. Anche altre cessioni, all'apparenza gratuite,
comportano per i cedenti/consumatori dei corrispettivi di valore
economico, anche senza che avvenga un formale passaggio di dana-
ro (restituzione di una dose, etc.). Non possono esistere, quindi,
a parere di chi scrive, cessioni illecite e cessioni lecite, né tale
distinzione può essere prospettata. Circoscrivere il ragionamento
solamente ai derivati della cannabis e tralasciando di considerare le
droghe pesanti costituisce poi un palese errore. La depenalizzazione
ipotizzata non potrebbe mai essere limitata alle sole droghe leggere
e per non venire accusata di incostituzionalità (art. 3 Cost.), dovrebbe
finire per coinvolgere naturalmente anche le droghe pesanti. Non si
può creare una situazione di doppio binario, in base alla quale la
cessione gratuita di marijuana od hashish vada esente da sanzioni
penali ed un’identica condotta, avente ad oggetto altre tipologie
di sostanze (eroina etc.) debba, invece, essere punita, perché sarebbe
scelta irragionevole. Né giustificazione a tale tesi potrebbe mai esse-
re ravvisata nella citata dottrina della dimensione sociale del consumo
degli stupefacenti, perché essa postula una condivisione/cessione che
«può avvenire con altri consumatori della stessa cerchia sociale», situa-
zione che risulta assolutamente applicabile anche alle droghe pesanti
2
.
L'opinabile considerazione finale, per cui la condotta di cessione non
rientra nei canoni della commercializzazione, rafforza in chi scrive il
convincimento che non si possa assolutamente prevedere una depe-
nalizzazione di qualsiasi forma di cessione gratuita o onerosa.
Avv. Carlo Alberto Zaina
Avvocato Penalista e Patrocinante in Cassazione.
Componente effettivo dello staff redazionale di ALTALEX membro permanente
del comitato scientifico di DIRITTO.IT ed OVERLEX.COM.
LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI ARRETRATI
DI QUESTA RUBRICA SU
www.dolcevitaonline.it/category/avvocato-rulez
1 L’uso personale di stupefacenti e le aporie del sistema penale nota a Cass. Pen. Sez. IV 15 aprile 2014 (dep. 5 maggio 2014) n. 18504
2 È esperienza forense e giudiziaria incontroversa quella del passaggio della medesima siringa fra più assuntori di eroina, oppure quella dell’assunzione comunitaria della stessa dose di cocaina da parte
di più persone partecipanti a feste.
Siete d’accordo con quanto sostenuto in questo articolo?
Inviateci le vostre considerazioni a info@dolcevitaonline.it
Le più interessanti saranno pubblicate sul prossimo numero.
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DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
ANIMALS
MI VESTO VEGANCredo che la parola vegan sia la parola più inflazionata e usata nel
2014 soprattutto nel settore alimentare. Fino a pochi mesi fa, per
trovare un prodotto senza derivati animali ci si doveva inesorabil-
mente recare presso i negozi biologici o presso qualche erboristeria
fornita. Oggi si possono trovare prodotti adatti ai vegani o addirittura
reparti ad essi dedicati nei comuni supermercati o discount. Per non
parlare dei ristoranti! Spuntano come funghi nei quartieri di ogni città.
La macchina del business si è messa in moto limitandosi però al solo
settore alimentare.
Sono tante le persone che scelgono di non mangiare animali o pro-
dotti derivati da animali per moda, per emulare la star di turno o per
salvaguardare la propria salute. Fino a quando le persone decideran-
no di non mangiare animali o prodotti con derivati animali solamente
per i suddetti motivi e non per ragioni etiche, ci saranno ancora stilisti
che proporranno capi come le pellicce o produttori di divani imbottiti
con le piume d’oca, tanto per citare alcuni esempi. “Spacciarci” per
vegani perché non mangiamo animali o i loro prodotti, quando ancora
indossiamo capi di lana o quando ci infiliamo ai piedi scarpe realizzate
con pelle di vitello tanto per fare degli esempi, è sbagliato eticamente
e crea anche molta confusione, snaturando la parola vegan inventata
da Donald Watson, fondatore della Vegan Society.
Essere vegan significa rispettare tutti gli animali, impegnandoci a
non acquistare, usare e consumare prodotti derivanti dal loro sfrut-
tamento e dalla loro uccisione, ma anche non divertirsi a spese della
vita e della libertà di altri animali (evitando per esempio di andare al
circo o allo zoo). Limitandomi ad affrontare in questo articolo solo il
settore dell’abbigliamento, vediamo come vestirci vegan. Voglio pri-
ma di tutto chiarire che essere vegan non significa indossare abiti in
modo anacronistico o essere sciatti! Anche a noi vegani piace essere
glamour, vestire alla moda, facendo però attenzione a scegliere capi
senza crudeltà, meno inquinanti e più sostenibili. Pelli, pellicce e
piume non ci appartengono e non ci servono per scaldarci, anche
quando le temperature sono davvero ostili, perché abbiamo a nostra
disposizione una varietà di materiali alternativi reperibili sul mercato
e alla portata di tutti, grazie alla diversificazione delle offerte nei gran-
di magazzini, nei piccoli negozi e, soprattutto, online.
Sono nati tantissimi punti vendita all’estero e in Italia specializzati in
abbigliamento, calzature e accessori vegan di ottima fattura, realizzati
con materiali traspiranti, resistenti, rispettosi dell’ambiente e dei lavo-
ratori. Per acquistare i prodotti basta un click, le spese di spedizione
sono spesso gratuite, se si supera una certa cifra e se il negozio è si-
tuato sul territorio italiano, il reso è gratuito. Esistono anche tantissimi
negozi negli Stati Uniti che vendono prodotti a prezzi convenienti, ma
dobbiamo fare molta attenzione alle spese di spedizione, poiché in
alcuni casi possono addirittura superare il costo del capo acquistato.
Con la crescita dell’attenzione verso la moda etica sono nati diversi
siti, dove vengono segnalati i negozi, le marche, i prodotti senza cru-
deltà, le modalità di acquisto, il rapporto qualità-prezzo, come calzano
i numeri di certe marche e addirittura le recensioni delle scarpe ac-
quistate per agevolare quelle persone diffidenti verso l’acquisto onli-
ne. Uno dei siti storici è StilEtico, realizzato da donne che ci guidano
all’acquisto animal friendly. Il sito di moda etica, insieme a Agire Ora
Edizioni, ha creato anche un opuscolo scaricabile on-line dal sito della
casa editrice (o in versione cartacea facendone richiesta). Si intitola:
“Vestire vegan. Cosa evitare e cosa scegliere per un abbigliamento
e arredamento senza crudeltà sugli animali”. Questo libricino, di cui
consiglio vivamente la lettura se abbiamo intenzione di cambiare stile
di vita ed essere più rispettosi verso gli animali e l’ambiente, è diviso
in sezioni. Nella prima sezione sono indicati gli ingredienti crudeli
(pelle, cuoio, pellicce, lana e seta) e cosa subiscono gli animali per la
loro produzione. Nella seconda sezione troviamo i materiali alterna-
tivi alla pelle, alle piume, alla seta, alla lana, le fibre tessili naturali
(cotone, lino, canapa, iuta, kapok, bambù), le fibre artificiali (viscosa
o rayon, modal, acetato, lyocell o tencel, cupro, microfibra e ramiè) e
le fibre sintetiche (poliestere, poliammide, elastam o elastan, acrilico,
modacrilica). La terza e ultima sezione è infine dedicata ai consigli per
gli acquisti per creare il nostro guardaroba senza crudeltà.
«Vestire vegan si può, ce n’è per tutti i gusti e tutte le tasche. Niente scuse!»
affermano Agire Ora Edizioni e StilEtico.
Tamara Mastroiaco
Scrive per Il Cambiamento.it. Cura il suo blog su Il Fatto Quotidiano. Autrice/spe-
aker: La Voce dell’Astice su Radio Godot e Lucciole per Lanterne su Radio Verde.
Autrice/conduttrice: Big Yellow Taxi su RoxyBarTv di Red Ronnie.
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www.dolcevitaonline.it/category/lifestyle/ambiente-e-natura
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DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
ECO-FRIENDLY
NO AI PESTICIDI IN NOME
DELLE COLTURE BIOLOGHICHE
Il comune di Malles, in Val Ve-
nosta (Trentino Alto Adige) po-
trebbe diventare il primo comu-
ne libero da pesticidi grazie allo
sforzo di un comitato cittadino
e alla partecipazione degli abi-
tanti che hanno dimostrato che
è possibile riprendere possesso
dei propri territori rivalutandoli
in nome dell’economia locale.
Malles è un comune che conta circa 5mila abitanti, per la maggior
parte agricoltori e in particolare di mele, i quali hanno partecipato al
primo referendum per l’abolizione dei pesticidi chimici nelle valli
appartenenti al comune di Malles.
Il cammino per arrivare al referendum è stato lungo e non privo di
difficoltà ed è stato portato avanti in primis dal farmacista del co-
mune, il dottor Fragner con l’importante sostegno di 21 medici, 8
veterinari, 15 biologi e dai farmacisti del distretto sanitario dell’alta Val
Venosta che hanno sottoscritto il manifesto. A dicembre 2013 il via
libera alla raccolta di firme per il referendum, poi a febbraio la presen-
tazione di oltre 500 firme (ne bastavano 300) depositate in Comune.
Infine, tra il 22 Agosto e il 5 Settembre 2014, i cittadini sono stati
chiamati ad esprimere la loro opinione; il quesito sottoposto agli
abitanti di Malles era il seguente: «Sei favorevole alla realizzazione
del seguente emendamento agli articoli del Comune di Malles?»
Il principio di precauzione, con l’obiettivo di tutelare la salute pubblica,
stabilisce che tutte le misure che aiutano a prevenire un rischio per
la salute dell’uomo e degli animali devono essere adottate. Il Comune
di Malles ha come obiettivi specifici la tutela della salute dei suoi
cittadini e ospiti, la conservazione della sostenibilità della natura e
delle acque, così come la possibilità che le diverse forme di economia
possono coesistere sul suo territorio in modo equo e rispettoso.
In conformità con questi obiettivi, Malles promuove l’uso dei prodotti
fitosanitari biodegradabili all’interno dei suoi confini. Un regolamento
comunale che descriva i dettagli di questa disposizione sarà emanato.
L’affluenza al voto è stata di 7 cittadini su 10 e più del 70% dei votanti
si è espressa per il divieto di utilizzo dei pesticidi e dei diserbanti
chimici nei campi.
Il referendum ha ricevuto il premio della fondazione Waldthaler
“Coraggio civile e responsabilità sociale” e rappresenta un esempio
ammirevole di come i cittadini, abbiano la forza di reclamare i diritti
delle terre che abitano, ritornando alla coltura naturale e biologica
che ha distinto per molti anni i prodotti del territorio. Questo comu-
ne ha approfittato dello statuto speciale della regione per realizzare
il referendum, e prima che effettivamente la val di Malles possa
definirsi libera dai pesticidi passerà ancora molto tempo e potran-
no succedere molte cose, ma resta il fatto che questo referendum
rappresenta un primo passo verso il ritorno alle colture biologiche
e al rispetto non solo dell’ambiente, ma anche degli abitanti e dell’e-
conomia locale.
Da anni, infatti, la val di Malles si dedica all’agricoltura biologica e alla
promozione del turismo orientato verso il rispetto della natura e la
promozione dei prodotti del territorio (piste ciclabili, sentieri, servi-
zi pubblici, visite guidate), ma sta diventando sempre più complicato
mantenere le colture biologiche quando devono convivere a stretto
contatto con colture che utilizzano pesticidi chimici.
Ritornare alle colture biologiche e naturali è un processo che avrà
bisogno di tempo per essere realizzato, diminuendo gradualmente
l’uso dei fitofarmaci ma non solo, è necessario rieducare la popola-
zione al consumo dei prodotti locali e di stagione, dando importan-
za al gusto e alla provenienza del prodotto piuttosto che all’aspetto.
Non resta che augurarsi che questo passo compiuto dal comune di
Malles non sia che il primo di un cammino verso la coltura biologica in
tutta Italia e in Europa.
Giulia Rondoni
Romagnola d’origini, studia marketing e comunicazione prima a Bologna
poi a Bruxelles, dove attualmente vive. La comunicazione, la musica,
condividere e pedalare sono le sue passioni.
Come per le biciclette è convinta che ogni cosa si possa riparare.
PASSAPAROLA
SALVIAMOLEAPI
Salviamoleapi.org è un progetto proposto da Greenpeace che
ha come obiettivo la tutela delle api e la promozione di un’agri-
coltura ecologica e sostenibile! Il gruppo ha lanciato una raccolta
di firme che al momento conta circa 500.700 partecipanti. Le firme
sono accompagnate da una lettera al ministro dell’agricoltura dove
si chiede di:
1. Monitorare la salute delle api e degli altri impollinatori
2. Ridurre l’uso dei pesticidi
3. Sviluppare pratiche agricole non dipendenti da prodotti chimici e incrementare la biodiversità in agricoltura
Inoltre sul sito salviamoleapi.org si possono trovare altri consigli per fare la propria parte e per sostenere l’iniziativa, partendo innanzitutto
dal proprio giardino. Per SOSTENERE l’iniziativa visitate il sito web www.salviamoleapi.org.
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DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
GIARDINAGGIO
5 PIANTE D’APPARTAMENTO FACILI DA CURARE
YUCCA
Una specie molto diffusa di pianta da appar-
tamento è la Yucca elephantipes: ha foglie
appuntite prive di spine, di colore verde luci-
do. Richiede davvero pochissime cure, basta
ricordarsi di annaffiarla quando il terreno è
secco e di posizionarla in un punto della casa
ben esposto alla luce. Nel periodo estivo può
anche essere collocata sul terrazzo o sul bal-
cone ma va ritirata in settembre.
SPATIFILLO
Lo spatifillo è una pianta originaria delle zone
dell’America tropicale, coltivata per la bellez-
za del fogliame e la capacità di fiorire anche
in condizioni di scarsa luminosità.
La specie
tipo hanno dimensioni abbastanza ridotte,
non superano i 20-25 cm di altezza. Ama la
luce ma è raccomandabile, soprattutto nella
stagione estiva, non esporla a raggi diretti
del sole in quanto si rischierebbe di bruciarla.
Durante il periodo estivo è bene innaffiare
la pianta abbondantemente affinché il terric-
cio sia sempre umido, mentre nel periodo
invernale le innaffiature dovranno essere più
scarse.
PHOTOS
Il sempreverde Pothos con il suo portamen-
to cascante farà sembrare la vostra casa un
angolo di giungla. La cosa importante è ga-
rantirgli una posizione piuttosto luminosa, an-
naffiarlo ogni tanto e potete quasi scordarvi
di lui. Il photos però non si scorderà di cresce-
re e in men che non si dica produrrà le sue
belle foglie in abbondanza, abbellendo la zona
dove viene coltivato.
Se siete amanti delle piante ma pensate di avere un pollice che di verde ha ben poco, ecco 5 piante da interno, facilissime da curare.
Queste varietà richiedono pochissime cure: se dimenticate di annaffiarle loro sopravvivranno ugualmente.
FELCI

Le felci da appartamento crescono facilmen-
te senza richiedere grosse attenzioni: dovete
solo decidere con cura dove posizionarla.
Luoghi ombreggiati, lontani dai raggi del sole
e lontano dai termosifoni: proprio per la sua
passione per l’ombra la felce cresce benissi-
mo negli appartamenti! Dopo aver posizio-
nato la pianta nell’angolo migliore della vostra
casa ci sarà solo una cosa di cui non dovete
assolutamente dimenticarvi: l’acqua!
EDERA

Cresce bene all’ombra e se per un periodo vi
dimenticate di dargli l’acqua, riuscirà a soprav-
vivere! L’edera: è sempreverde, si adatta a
ogni tipo di terreno, resiste bene a periodi
di siccità, non ha particolari esigenze di luce
e può essere coltivata senza problemi in vaso.
Queste caratteristiche, unite alla sua capacità
di depurare l’ambiente (riesce ad assorbire
la formaldeide), ne fanno la pianta ideale per
tutti coloro sono alle prime armi.
SANSEVIERIA

La sansevieria è l’ideale per i principianti o per
coloro che spesso dimenticano di prendersi
cura delle piante. La sansevieria non soppor-
ta i terreni troppo a lungo umidi e, anche se
nei periodi più caldi dell’estate si deve annaf-
fiare con discreta frequenza, per sicurezza
fatelo una volta al mese e vedrete che lei non
ne soffrirà, anzi crescerà sana e vigorosa. In
più la sansevieria è in grado di purificare
l’ambiente in cui cresce ed è estremamen-
te resistente alla siccità tanto da risultare una
delle piante da appartamento più facili da
mantenere. Il nome comune è “lingua di suo-
cera” e si riferisce al fatto che sia praticamen-
te impossibile bloccarne la crescita, anche se
ignorata per lunghi periodi.
a cura di Francois Le Jardinier
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DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
SHANTIBABA’S BAG OF DREAMS
LA CANNABIS E LE DONNE NEL 2014
Tradizionalmente la cannabis era illegale, appartenente alla
cultura underground e dominata da soprattutto da uomini.
Nonostante questo e grazie ai cambiamenti avvenuti negli ulti-
mi 20 anni in tema di legalizzazione, la possibilità per entrambi
i sessi di prosperare in un clima di legittimazione è una vera
possibilità!
La silenziosa minoranza femminile si sta risvegliando. Da
quando la scienza ha dimostrato gli effetti positivi che alcuni
composti della cannabis hanno; le madri, le mogli, le nonne, le
sorelle e le zie stanno diventando uno stormo compassionevole
di “donne di cannabis” con l’obiettivo di curare e alleviare i do-
lori dei loro cari per farli tornare in salute.
La cannabis ha effetti sul corpo femminile e sembra essere
efficace per alcuni aspetti del benessere delle donne. Ci sono
prove risalenti alla fine del 7° secolo a.C. che documentano l’uso
di marijuana da parte delle donne come afferma il libro di Ethan
Russo “Cannabis Medicine Science and Sociology”.
I trattamenti con cannabis per le donne nel tempo hanno inclu-
so: disturbi mestruali, dolore al seno, e vomito da gravidanza.
Fino al 1934 nel Regno Unito, la British Pharmaceutical Codex
utilizzava la cannabis nel trattamento della dismenorrea, il dolo-
re durante il ciclo mestruale.
	
Ci sono diverse prove che dimostrano che nel corpo uma-
no si trova naturalmente l’anandamide: un endocannabinoide
che ha un ruolo chiave nella regolazione della fertilità umana.
Inoltre, si pensa che gli endocannabinoidi possano essere dei
componenti fondamentali del sistema di controllo ormonale
durante la gravidanza umana.
La cannabis è stata efficace nel gestire molti dei sintomi della
sclerosi multipla, compresi la spasticità, il tremore e la fatica.
La scienza e la ricerca sulla cannabis stanno rivelando nuove
sfaccettature rilevanti per entrambi i sessi.
Uno studio ripreso dal magazine Marie Claire nel 2009 indi-
ca che 8 milioni di donne in carriera con un livello d’istruzione
elevato e posizioni di comando sono consumatrici regolari di
cannabis negli Stati Uniti. Le donne, inoltre stanno emergendo
in diversi settori, spesso superando gli uomini.
Naturalmente se si frequentano le fiere di cannabis in Europa o
negli Stati Uniti si vedrà un altro lato delle donne in questo set-
tore. La vendita di prodotti con belle ragazze vestite in modo
succinto è fonte di distrazione per lo stoner maschio medio o
per i coltivatori che per la natura del loro lavoro non sono abi-
tuati a ritrovarsi spesso in contesti simili. Ma il sesso vende e
l’industria della cannabis non fa eccezione, purtroppo. Tutta-
via questo è solo un aspetto, la fumatrice media o utente di
cannabis medica, non corrisponde alle donne assunte dalle
aziende per distribuire opuscoli, campioni gratuiti etc.
Le donne come Mila dalla Società Pollinator in Olanda, e Mishka
dalla società editrice francese Mamaeditions, e Fernanda de la
Figuera da Malaga sono tutti esempi di eccezionali donne che
svolgono un duro lavoro nel settore della cannabis e che hanno
raggiunto grandi obiettivi in un ambiente dominato dai maschi.
Anche se non era la norma, è stato possibile.
Mila è olandese, vive ad Amsterdam ed ha appena festeggiato
il suo 70° compleanno. È una mia amica personale ed ha soste-
nuto e lavorato attivamente per sviluppare nuovi utilizzi dei
prodotti esistenti.
Sin dagli inizi degli anni ‘90 è impegnata alla scoperta di nuove
tecniche di estrazione senza l’uso di solventi. Soprannomina-
ta la Regina dell’Hashish ha insegnato a tantissime persone
come fare alcune delle qualità di Hashish più pure conosciu-
te. Forse la prima donna ad aver insegnato ai coltivatori a rici-
clare le foglie e gli scarti inutilizzabili per creare un prodotto
comunemente chiamato Nederhash!
«Sono una fumatrice di marijuana medicinale da nove anni. Trovo sollievo dai dolori gastrointestinali provocati della
chemio, inoltre aiuta a regolare il mio sonno». Melissa Etheridge
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DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
SHANTIBABA’S BAG OF DREAMS
Dopo aver viaggiato in Asia, Mila è tornata in Olanda ed ha
aperto un negozio chiamato “The Pollinator” situato ad Am-
sterdam. I suoi viaggi in Asia, ma in particolare in Afghanistan
hanno dato origine alla sua prima “lavatrice manuale” per la
produzione di hashish, il Pollinator.
Ricordo che cominciai ad utilizzarlo all’inizio degli anni ‘90,
quando la maggior parte di noi sperimentava con i differenti
ritagli e qualità la durata del processo, poi ci incontravamo con i
nostri estratti di resina e li provavamo. Era l’inizio di una nuova
ondata di prodotti “post raccolto” che sono entrati subito in
competizione con alcuni dei migliori Charas, hashish afgani o
marocchini.
Nonostante fosse prodotto dagli avanzi e scarti delle nostre
growrooms, portava denaro extra offrendo un effetto incredi-
bile ai consumatori.
Insomma, è stata una vera rivoluzione, sia per i coltivatori ama-
toriali sia professionali.
Successivamente è arrivato il Pollinator motorizzato elettrico
che aveva una copertura circolare rimovibile. Era in grado di
separare la biomassa e le ghiandole di resina tenendo presente
che 2°/4° è la temperatura ideale per la biomassa per eseguire
il procedimento, perché a questa temperatura la resina diventa
fragile ed è più semplice estrarla dalla biomassa.
Sono state portate innovazioni ad un processo millenario! In
un tempo molto breve Mila e lo shop Pollinator diventano
una tappa fondamentale ad Amsterdam per i produttori di
tutto il mondo. Non è un cattivo risultato per una signora che
voleva solo essere in grado di produrre un buon fumo puli-
to per se stessa dal materiale che fino a quel momento veniva
buttato.
Avevano già parlato di estrazione tramite acqua anche Neville e
Rob Clarke ma Mila è stata la prima persona che io conosca ad
utilizzare il materiale da serigrafia unito al sistema dei sacchetti
e ad averlo prodotto su scala commerciale.
La nascita dell’Ice-o-lator ha modificato i livelli di concentra-
zione osservati nell’estrazione della resina, e ne ha fatto un
metodo molto puro di consumare cannabis per gli utenti medici.
Il governo olandese ha assegnato una sovvenzione per la ricerca
alla Società Pollinator® nel 2001 e Mila ha lavorato faticosamen-
te per perfezionare la ricerca, la raccolta di dati e ha utilizzato
la scienza per entrare nelle applicazioni mediche della cannabis,
tutto sulla base delle sue tecniche di estrazione.
Vista la purezza delle estrazioni a secco e dell’Ice-o-lator, questi
prodotti sono diventati ricercati e in vendita nei coffee shop in
Olanda, ma considerando il processo necessario sono i prodotti
venduti al prezzo più elevato. Questi prodotti hanno fatto da
ponte tra il mondo hippie dei coltivatori e il mondo della
cannabis medica e dei prodotti farmaceutici che stiamo ve-
dendo nel 2014.
Gli estratti senza solventi di Mila insieme alle tecniche di vapo-
rizzazione sono un metodo medico comunemente consigliato
ai pazienti che hanno bisogno di un alto dosaggio di differenti
cannabinoidi senza contaminazione o sostanze cancerogene.
ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE OD ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE
VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA
AUTORIZZAZIONE. E’CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARIETA’ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. LE
INFORMAZIONI CONTENUTE SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIU’ COMPLETA CULTURA GENERALE. L’AUTORE E LA REDAZIONE NON SI ASSUMONO
NESSUNA RESPONSABILITA’ PER UN USO IMPROPRIO E ILLEGALE DELLE INFORMAZIONI.
LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI ARRETRATI DI QUESTA RUBRICA SU
www.dolcevitaonline.it/category/cannabis/grow/shantibaba
Questo è uno degli esempi delle qualità tecniche dimostrate
dalle donne nel campo della cannabis, un’invenzione per la quale
Mila non è seconda a nessuno!
Al giorno d’oggi le persone migliori stanno trovando la loro
strada e posti di lavoro che gli corrispondono e sempre più
donne ricoprono posizioni di rilievo in tutte le diverse aziende
che vanno dal farmaceutico alla ricerca, dalle aziende produttri-
ci di sementi ai produttori di fertilizzanti.
A mio parere, non è più un settore dominato dagli uomini
per quanto riguarda le aree legalizzate, ma i settori più oscu-
ri, sono ancora - per qualche motivo - dominati dall’universo
maschile. Ma questa è una mia osservazione personale e non
dev’essere per forza condivisa.
La cannabis, in tutte le sue forme, non manifesta postumi tipici
di sonniferi e ansiolitici, che le donne sono solite utilizzare per
dormire. La legalizzazione darebbe la possibilità ai rivenditori
di creare qualità specifiche di alto livello pensate apposita-
mente per i consumatori di sesso femminile.
Alcuni negozi attualmente si concentrano sulla cura del corpo e
della persona, e questi fanno notevolmente appello alle donne.
Le opzioni per il consumo di cannabis sono differenti: tramite
commestibili, vapori e oli aggiunti ai trattamenti estetici e altri
ancora e permettono alle donne di abbracciare il movimento
cannabis a loro modo.
Naturalmente siamo agli inizi di un mercato emergente e ci sa-
ranno ancora un sacco di cambiamenti prima di arrivare alla
legalizzazione nella maggior parte dei paesi. Ma il settore me-
dico ha bisogno dell’innata compassione che le donne portano
naturalmente a questo mondo e nella cura delle persone.
Non credo che sia mai esistito un settore dove le donne e
gli uomini hanno un ruolo paritario, ma mi piacerebbe che la
cannabis fosse il più grande equalizzatore del mondo!
a cura di SHANTIBABA
breeder della Mr Nice Seedbank tra i massimi
esperti mondiali di genetiche e semi di cannabis.
Padre di alcuni degli strain più famosi al mondo tra cui
“White Widow” e “Super Silver Haze”
www.sweetseeds.eswww.sweetseeds.es
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C/ Dr. Nicasio Benlloch nº36-38 · 46015 · Valencia · España · +34 963 890 403 / +34 628 593 887
Grossistas +34 963 473 730 / +34 963 404 289 · Fax +34 961 939 618 · info@sweetseeds.es
Attenzione: i semi di canapa sono esclusi dalla nozione legale di Cannabis, ciò significa che essi non sono da considerarsi sostanza stupefacente. L.412 del 1974, art.1; comma 1,lett.B, convenzione unica sugli stepefacenti di New York del 1961 e tabella del decreto
ministeriale 27/7/1992. In Italia la coltivazione di Canapa è vietata (artr.28 e 73 del dpr 309/90) se non si è in possesso di apposita autorizzazione (art.17 dpr 309/90). In assenza di autorizzazione i semi potranno essere utilizzati esclusivamente per altri fini (zootec-
nico, collezionistico, etc). I semi vengono venduti con la riserva che essi non siano usati da terze parti in conflitto con la legge.
Varietà: SWS45
Raccolta Indoor/Outdoor:
8 settimane dalla germinazione
Altezza: 70-120 cm
Fiore Rosso: circa 85% degli individui
Varietà: SWS52
Indica/Sativa: 80%/20%
Fioritura interna: 7 settimane
Raccolta Esterna: inizio settembre
Varietà: SWS28
Raccolta Indoor/Outdoor:
9½ settimane dalla germinazione
Altezza: 110-160 cm
Varietà: SWS01
Indica/Sativa: 50%/50%
Fioritura interna: 9 settimane
Raccolta Esterna: inizio ottobre
Devil Cream Auto
Killer Kush F1FV
Big Devil XL Auto ®
Black Jack ®
Devil Cream Auto
Killer Kush F1FV
Varietà: SWS44
Raccolta Indoor/Outdoor:
8 settimane dalla germinazione
Altezza: 60-110 cm
Fiore Rosso: circa 85% degli individui
Varietà: SWS41
Indica/Sativa: 70%/30%
Fioritura interna: 6 settimane
Raccolta Esterna: fine agosto,
inizio settembre
Varietà: SWS29
Raccolta Indoor/Outdoor:
9 settimane dalla germinazione
Altezza: 50-110 cm
Varietà: SWS04
Indica/Sativa: 90%/10%
Fioritura interna: 8-9 settimane
Raccolta Esterna: fine settembre
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32
DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
CANNABIS CULTURE
FRANCO CASALONE: “PIÙ STUDIAMO
LA CANAPA E PIÙ CI RENDIAMO
CONTO DI NON SAPERNE NULLA”«Ho riscritto il libretto del 1909 di
un medico che si chiama Arpino.
Spiega come godere delle fantasma-
gorie dell’esperienza della cannabis
che ti può in qualche modo aprire
delle porte se lo fai con esperienza,
o, se lo fai nel quotidiano, mettere in
uno stato che ti favorisce in qualche
modo l’accettazione del mondo».
In conclusione di una piacevo-
lissima chiacchierata, durata
circa 2 ore, abbiamo chiesto
a Franco Casalone «se ci fosse
qualcosa che non aveva fatto e
che rimpiangeva»; per un istante
la sua voce si è riempita di emo-
zione e ci siamo resi conto di aver
toccato un punto delicato della
sua vita.
Lui che ha scritto i primi libri mo-
derni in italiano per diffondere le
virtù della canapa e che a questa
pianta ha dedicato la vita, si sentiva il peso di non aver fatto abba-
stanza, e si dispiaceva se nella sua lotta aveva coinvolto persone vicine
a sé. Probabilmente la colpa è di tutti noi. Ci siamo sentiti colpevoli
come se avessimo lasciato il peso di una lotta così importante sulle
spalle di una persona sola.
Ed è per questo che siamo ancora più contenti di avere la possi-
bilità raccontarvi i suoi pensieri e le sue parole, contribuendo con
l’ennesima goccia d’acqua in questo oceano di squali, a fare in modo
che uno tsunami si alzi prepotente e spazzi via una volta per tutte le
menzogne e le ipocrisie portate avanti dai governi occidentali da quasi
un secolo. Qui sotto trovate parte della nostra chiacchierata, l’intervi-
sta integrale potete invece guardarla in versione video sul nostro sito.
«Anni e anni a studiare questa pianta, per cercare di coglierne i segreti
e più vado avanti a studiare, più mi accorgo che non abbiamo capito
niente». È questa la prima verità alla quale Franco ci mette davanti,
entrando nel particolare di quanto il contenuto di THC influisca sull’e-
sperienza del fumatore e quanto incida sull’intensità delle sensazioni
provate.
«Il charas di Malana? 15% di THC e 25% di CBD e io ho visto un mucchio
di gente svenire fumandolo. Nepali? 36%THC e 12%CBD, buonissimo, ma
il Malana ti fa molto di più nonostante il THC sia meno della metà. Quando
avevo 20 anni arrivava dell’erba dalla Columbia, piena di semi, da Santa
Marta con il 6% di THC: facevi due tiri e rimanevi in acido per 4 o 5 ore.
Quindi non è solo il THC ad influire è un fitocomplesso e probabilmente
altre sostanze spingono e amplificano l’azione del THC».
E riguardo invece il fumo con molto CBD?
Ne ho fumata una qualità con il 28%. Non stona: lo senti salire e l’ef-
fetto dura molto, ma non sei stonato. Sei estremamente lucido, stai
bene e rilassa molto i muscoli.
Cosa ci dici riguardo l’estrazione con il butano?
L’estratto col butano è tossico, anche se lo fai evaporare bene. Lo
fumi e ti toglie il fiato, senti i polmoni bruciare: non è una cosa sana.
Probabilmente è troppo selettivo e gli toglie le sostanze che fanno da
antinfiammatorio. Purtroppo tutti i derivati dal petrolio sono tossici,
anche se presenti solo in tracce. Si arriva al 40/50% di THC quando
usando l’alcool si arriva oltre il 60%. Inoltre la preparazione è peri-
colosa e penso che sia meglio evitarlo. L’unica estrazione possibile in
medicina era con l’alcool etilico; nemmeno con altri alcool come fa
Rick Simpson che usa un materiale che lui chiama nafta ma è etere di
petrolio ed è tossico anche quello.
Cosa pensi del crescente successo della canapa alimentare?
Si sta cercando di far passare un limite accettabile di THC negli ali-
menti, visto che per adesso vale il limite che c’è anche in Germania,
0,15%, più basso della pianta. In Svizzera è 0,9%, che è più che accet-
tabile. Con un limite così potremmo proporre più alimenti, anche con
valore curativo, e non solo le tisane che produciamo ora a Carmagno-
la. Quelle sono fatte con la canapa che proviene dalla repubblica Ceca
e hanno lo 0,15% di THC e lo 0,2% di CBD, praticamente niente. In
più la si mette nell’acqua, in cui i cannabinoidi non sono solubili. Eppu-
re fa effetto, io ho visto tanta gente che con la tisana ha avuto effetti
benefici immediati. La consigliano all’Ospedale di Candiolo a chi è in
chemioterapia. Io credo che funzioni perché fa effetto anche in dosi
omeopatiche. Tanti medici non riescono a spiegarsi il perché, però
succede. Così come tanti medici dicono che le medicine omeopatiche
non possono funzionare, però funzionano.
E del tentativo di creare una moderna filiera industriale?
C’è moltissima gente interessata, il problema è la carenza di centri di
trasformazione. Dalle notizie che ho a Carmagnola, con l’impianto, si
riescono a lavorare circa 500 ettari e l’anno prossimo ci sarà richiesta
per almeno 600 ettari solo in Piemonte. Si spera che venga creato
33
DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015
un nuovo centro nel canavese per fare pellet, vedremo. Un altro im-
pedimento è che non siamo mai passati alla meccanizzazione per la
canapa tessile. La canapa tessile con la fibra lunga è l’oro dal punto di
vista industriale, quello che al sud chiamavano l’oro verde ed è sem-
pre stato il raccolto primario. Un’opportunità potrebbe essere quella
di costruire macchine che tengano e muovano la canapa nelle vasche
per separare la fibra, perché è un lavoro che a mano non vuole più
fare nessuno.
E sulla produzione di cannabis terapeutica che sarà avviata nello
stabilimento militare di Firenze?
(Dopo una sana risata, ndr) Mi faccio una risata perché l’hanno data in
mano a persone che non ne sanno niente, che non l’hanno mai fatto.
Purtroppo c’è molta incompetenza in questo campo e questa opera-
zione mi sembra solo business. Essendoci un giro enorme di soldi dan-
no la gestione allo stabilimento militare così rimane in mano allo Stato.
La Bayern fa l’estratto, lo purifica e lo vende ad 810 euro al grammo.
Il Sativex costa 660 euro al grammo (in realtà, dalle informazioni che
abbiamo, il prezzo indicato dovrebbe essere quello di una confezione
per circa un mese di trattamento, ndr). Potessimo farlo a Carmagnola
lo venderemmo a 5 euro al grammo con un abbondante guadagno. La
chiave secondo me è che venga considerata dalla legge un prodotto
erboristico e deve essere tolto dalle mani delle case farmaceutiche: è
un’erba e secondo me si deve poter usare in erboristeria.
Secondo te è questa la chiave?
Sì. Anche perché al giorno d’oggi si possono trovare sostituti delle
cosiddette droghe, anche al supermercato. Perché nessuno le usa?
Perché non sono proibite e non sei portato a farlo, inoltre non sono
pronte da consumare. Anche solo per fare il fumo, si fa fatica, è un
lavoro pesante. Un fumatore qualunque preferisce comprarlo già fat-
to. E bisogna tener conto che lo fanno in Asia o in Marocco dove la
manodopera non costa niente è per quello che costa relativamente
poco, lo facessimo qua avrebbe prezzi assurdi. Forse si mantiene vie-
tato proprio per quello, altrimenti costerebbe di più.
Franco Casalone come ha scoperto la canapa?
Come pianta la conosco da sempre perché la coltivava mio nonno
e la fumava, dopo averla conciata nella paglia; mio papà invece già
non sapeva cosa fosse. Da ragazzino ho iniziato ad informarmi leg-
gendo le pubblicazioni Penguin o i libri di Ciapanna che contengono
informazioni incredibili valide ancora oggi. Poi dopo averla provata e
constatato che mi faceva sentire bene, ho iniziato a informarmi di più
sul perché fosse proibita.
E qui iniziano i primi problemi…
La prima grana l’ho avuta nel 1977, ci hanno fermato in 17 con una
canna, alcuni li hanno processati, gli altri davanti ad una commissione
medica che cercava di convincere ciascuno che qualsiasi malattia o
acciacco avesse, fosse causato dalla cannabis. Sono andato avanti a
raccogliere informazioni fino a quando è uscito il libro di Jack Herer
nel 1993. Lì ho pensato di scrivere qualcosa, perché credevo di avere
informazioni importanti da condividere, ma pensai che non l’avrei mai
fatto se non fossi stato obbligato. Non l’avessi mai pensato: poco dopo
mi sono entrati in casa e sono scappato in Olanda dove mi hanno
chiesto di scrivere un libro visto che in italiano non ne avevano e ho
scritto sia “Il Canapaio” sia “Canapa, benefici, potenziale economico,
proibizione”, che ho mandato in procura come testimonianza.
Che bilancio fai della tua vita spesa per diffondere il valore della
canapa?
È una cosa che faccio con molto piacere, oramai è la mia vita. Ma lo
sento anche come un dovere. Stando in India ho imparato che se una
cosa non la si sa per ignoranza, non è un problema, ma nel momento
in cui ti rendi conto di qualcosa, devi fare quello che ti senti per dif-
fonderla.
E cosa pensi del fatto che dove non è riuscita l’intelligenza umana,
ce l’hanno fatta i soldi creando un business enorme?
Si è riusciti in qualche modo a far venire fuori la questione perché
è diventata un business. Finché dicevamo che volevamo cambiare il
mondo e che i soldi non erano la cosa principale, il potere ha sempre
detto no. Nel momento in cui sente odore di soldi il sistema alza le
orecchie. In America adesso c’è l’assurdo che puoi fumare a scopo
ricreativo ma è ancora illegale la canapa industriale. Perché è un busi-
ness tanto grosso che prima vogliono prepararsi e capire bene come
funziona.
Raccontaci qualcosa di te… Fai sport? Che libri leggi? E che musica
ascolti?
Ero istruttore di nuoto, anche se oggi di sport non ne faccio più. Viag-
gio tanto e mi stanco abbastanza. Mi piace la terra, mi piace stare fuo-
ri, mi piace coltivare la mia verdura, farmi il mio vino. Ho anche le api
e faccio il miele. Mi piacerebbe poter lavorare liberamente anche con
la cannabis. Ho vissuto tanto in India ed è un altro mondo; mi piace
molto vedere ciò che c’è di là. Musica in genere ascolto di tutto. Non
mi piace la techno e nemmeno le canzoni melense, non le sopporto.
Non mi piace il calcio perché è solo un business e non riesco a capire
come la gente possa continuare a farsi ipnotizzare nonostante sappia
che non è più uno sport.
Franco Casalone finisce il suo racconto commosso, spiegando che
vorrebbe riuscire a vedere la pianta di cannabis ed i suoi frutti, fi-
nalmente liberi. «Ci sono arrivato vicino tre volte: la prima nel ‘75/’76,
dicevamo che avremmo cambiato il mondo. Eravamo in tanti. Poi c’è stata
una repressione bestiale. Poi di nuovo nel ’93 quando siamo usciti con i libri
e pensavo ok, adesso abbiamo scoperto come stanno le cose, visto che è un
business, cambia. Son passati vent’anni».
a cura di Mario Catania ed Enrica Cappello
Dolcevita n. 56 gennaio-febbraio 2015
Dolcevita n. 56 gennaio-febbraio 2015
Dolcevita n. 56 gennaio-febbraio 2015
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  • 3. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 3 EDITORIALE Oggi la donna non è più relegata alla vita domestica e si discute sempre più sulla parità dei diritti, ciò nonostante è ancora debole e frammentata la sua presenza dai vertici della vita sociale, economica e politica. Questa situazione, sfortunatamente, è tipica della società occidentale poiché se si guarda un po’ più lontano si potrà vedere come una gestione del potere da parte della donna è possibile e oltretutto funzionale. Dalla Cina all’America le realtà in cui le donne guidano la vita pubblica e sociale sono multiple e differenziate, e lo scopo principale di queste “comunità” è quello di essere in armonia con la terra e con le persone intorno, di qualsiasi genere, sottolineando il loro modo di comandare genuino e solidale. Conoscendo la gestione matriarcale di queste realtà, in particolare i Moso e gli Irochesi, emergono e si evidenziano i limiti di una società, la nostra, in cui le differenze di genere sono discriminanti e continuano a porre la donna ad un gradino inferiore rispetto all’uomo. Fortunatamente le eccezioni esistono, è il caso degli Stati Uniti dove l’industria della cannabis, oramai ampiamente riconosciuta, si tinge di rosa con un numero considerevole di donne che guidano la legalizzazione in prima linea. In Italia, a differenza del Nuovo Mondo, si procede a piccolissimi passi nella strada per la liberalizzazione. Ne abbiamo parlato con il guru italiano Franco Casalone, che alla canapa ha dedicato la sua vita e con l’artista “psichedelico” Matteo Guarnaccia secondo cui la canapa si sta pian piano liberando dai pregiudizi che l’hanno seguita per secoli. Una novità di questo nuovo anno, rigorosamente made in Italy, sarà l’apertura del primo Cannabis Info Point guidato da Ascia e a cui anche noi abbiamo di partecipare in prima linea. Infine, per omaggiare ancora una volta il gentil sesso Loop Loona, calabrese DOC, ci racconta la sua carriera musicale e le sue difficoltà in un ambiente dominato da uomini, con orgoglio e superiorità tipici di una donna che non si abbassa ai cliché. La Redazione
  • 4. SOME RIGHT RESERVED Tu sei libero: di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare quest’opera. Alle seguenti condizioni: > Attribuzione. Devi attribuire la paternità dell’opera nei modi indicati dall’autore. (Ovvero “Fonte: Dolce Vita, alternative lifestyle magazine - www.dolcevitaonline.it”) > Non commerciale. Non puoi usare quest’opera per fini commerciali. > Non opere derivate. Non puoi alterare o trasformare quest’opera, ne’ usarla per crearne un’altra. Art.21 della Costituzione Italiana Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. INDICE Anno X - Numero 56 GENNAIO/FEBBRAIO 2015 Edito da Azienda ProdAction S.r.l. Via Monferrato 9/11, 20094 Corsico (Milano) in collaborazione con ENJOINT.com Registrazione al Tribunale di Milano n.306 del 3.05.2006 Direttore responsabile: Fabrizio Rondolino Direttore editoriale: Matteo Gracis Coordinatrice: Enrica Cappello Supporto legale: Avv. Carlo Alberto Zaina Collaboratori: Scott Blakey, Maurizio Gazzoni, Ivan Art, Markab Mtt, Mario Catania, Gianluca Carfì, Fabio, Giulia Rondoni, Team ASCIA, Robert Murphy, Organic Weed, Tamara Mastroiaco, Artevox Musica, Francois Le Jardinier, Sara Samuel, Reggae Revolution Team, AcirnE, Nicola Pirozzi, La PianTiamo, Marco Cedolin, Mattia Coletto, Andrea Legni, Carlo Peroni, Stefano Mariani, Anna Scirè Calabrisotto, Francesco Cristiano, Marta De Zolt, Sensi Seeds team, Michele Prvitera, MadMan Impaginazione e copertina: Ernesto Corona Sito web: www.dolcevitaonline.it Email: info@dolcevitaonline.it Facebook: facebook.com/dolcevitamagazine Twitter: twitter.com/dolcevita_mag Pubblicità: Prodaction Ltd. 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Dolce Vita non è responsabile dei contenuti e dei prodotti presenti sulle pubblicità della rivista. Redazione estera Postbus 978 1000 AZ Amsterdam Olanda Azienda ProdAction è iscritta al R.O.C. Registro Operatori Comunicazione Iscrizione n.14721 .03 Editoriale .06 Guardando le stelle .07 Ivanart .09 Buone notizie .10 Eventi: The Factory Photographs - David Lynch e il fascino delle fabbriche in mostra al Mast, Cannabinoid Conference 2015 – L’invito della Iacm a presentare gli abstract .11 Speciale: E se a comandare fossero le donne? .12 Cover Story: Potere alle donne: passato e futuro dell’umanità? .14 High Times .17 ASCIA Corner: Apriamo insieme il primo Canapa info point di Ascia .18 Legalize it: I partigiani della canapa .19 Avvocato Rulez: La cessione gratuita di modiche dosi non va depenalizzata .22 Animals: Mi vesto vegan .23 Eco-Friendly: No ai pesticidi in nome delle colture biologhiche .24 Giardinaggio: 5 piante da appartamento facili da curare .27 Shantibaba’s bag of dreams .32 Cannabis Culture: Franco Casalone “Più studiamo la canapa e più ci rendiamo conto di non saperne nulla” .35 Grow report: Super soil e coltivazione biologica .38 Cannabis Terapeutica news .42 Cannabis Terapeutica: LaPiantiamo .43 Salute: Alla scoperta della Quinoa, un cereale fantastico per il corpo e la salute .45 Canapa industriale news .47 Canapa in cucina: Biscotti canaposi .48 Canna Business: Le donne guidano la legalizzazione e la nuova industria della cannabis .52 Strain & Seed Bank: Semi di Shiva Shanti .54 Jack Herer book .56 Growshop Page: Naturalstore/Agroline .57 Psiconauta: LSD Il mio bambino difficile .59 Psiconauta: Matteo Guarnaccia “Finalmente la canapa è libera dai pregiudizi” .60 Input: libri, film, musica .63 Hi-tech & web: Il futuro dell’intelligenza artificiale secondo Elon Musk .67 Street Art: Flycat in mostra al “Rise Up! La città che non dorme” .68 Speciale musica: “Musica che ti rende scemo”, l’indagine ironica di Virgil Griffith .69 Speciale musica: Loop Loona, una luce nel buio del rap made in italy .70 Reggae Vibrations .72 HipHop Skillz .75 Legends: David Grohl .76 Electro Zone: La dubstep in Italia, Elasatica Records .76 Suggerimenti musicali .77 De vino veritas .77 Birra corner .77 Tea Time .79 Oltreconfine: Le meraviglie dell’India del Nord .81 Travelcuriosity: La fiera dei cammelli .83 Voglio vivere così: 10 ottime ragioni per decidere di andare a vivere in Nuova Zelanda .83 Survivalism .85 Cronache da dietro il cancello: Donne prigioniere .87 Ganja Friend .89 Immagin*ando .91 Campagna abbonamenti .93 Pubbliredazionale .97 Logout .98 Info varie + Lista distributori NUMERI CHE FANNO PENSARE Popolazione mondiale: 7 miliardi e 285 milioni Uomini: 50.4% Donne: 49.6% Gli stipendi percepiti dalle donne si aggirano tra il 70% e il 90% di quelli degli uomini che ricoprono lo stesso ruolo. Sono solo 14 le donne che ad oggi rivestono posizioni di Capo di Stato o di Governo. Solo in 23 paesi le donne rappresentano una percentuale significativa, oltre il 30%, nel proprio parlamento nazionale. Delle 500 maggiori società al mondo, solo 13 hanno avuto un amministratore delegato di sesso femminile. La percentuale di donne che hanno subito violenza fisica almeno una volta nel corso della propria vita varia da un minimo del 8% fino ad oltre il 59%, a seconda della zona in cui vivono. La percentuale di donne in carcere equivale a circa il 5% di tutti i detenuti nel mondo.
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  • 6. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 6 GUARDANDO LE STELLE ACCUSATO PER DIFFAMAZIONE DAL SIG. PANIZ: VICENDA CHE HA DELL’INCREDIBILE «É una storia incredibile! Se frequenti siti online stai attento! Potrebbe capitare a ognuno di noi.» Con queste parole, La Cosa, web channel del blog di Beppe Grillo, introduce il servizio sul caso che mi vede, mio malgrado, protagonista. I fatti in breve
 Un utente anonimo inserisce un commento sul forum di NuovoCa- dore.it (sito di mia proprietà).
All’interno del commento è presente una critica politica all’ex deputato di Forza Italia e avvocato Maurizio Paniz.
Ricevo dallo studio legale di Paniz una richiesta di rimozione del commento in questione.
Accolgo in parte la richiesta modificando il commento e omettendo completamente la parte ipoteticamente diffamatoria.
Ciò nonostante, ricevo una denuncia per diffamazione e il 15 gennaio 2015 avrò udienza al tribunale di Belluno a riguardo. Mi trovo dunque accusato di diffamazione anche se:
 1) il commento non l’ho scritto io
 2) sono intervenuto come richiesto per moderare il commento
 3) l’eventuale reato non sussiste più dal momento che il commento è già stato modificato Per dirla in parole povere è come se chiunque di voi scrivesse sul proprio diario Facebook una critica o anche un insulto nei confronti di un’altra persona e ad essere responsabile di ciò non sareste voi bensì Mark Zuckerberg, proprietario del social network. Capite la follia?! Ulteriori dettagli e approfondimenti nella video-intervista su http://goo.gl/W2GEYX LA SOLITUDINE SECONDO DE ANDRÈ «L’unico status mentale, spirituale e talvolta necessariamente fisico, in cui si riesce ad ottenere un contat- to con l’assoluto, dentro di sé o fuo- ri di se stessi. Intendo la solitudine come scelta, non l’isolamento che è sinonimo di abbandono e quindi di una scelta operata dagli altri. Personalmente mi considero una minoranza di uno e spesso trovo nella solitudine il modo migliore, forse l’unico, per preservarmi da attacchi esterni tesi anche inconsapevolmente ad interrompere il filo dei pensieri o a disturbare le sempre più rare ver- tigini di qualche sogno. Aggiungo che riuscendo a vivere in solitudine, se ci si esime dall’essere condizionati dal ronzio collettivo, ci si esenta anche dal condizionare gli altri.» Fabrizio De André RESTIAMO UMANI C’è una pericolosa crescita di rabbia, odio, intolleranza e disu- manità. Basta poco per perce- pirlo. Fatevi un giro sulla pagina Facebook di Matteo Salvini (no comment) e leggete i commenti ai suoi post. La gente non ne può più e alcuni politici come lui vanno a nozze con il disagio: più ce n’é, più prendono voti e consenso. É una guerra tra poveri. I veri nemici sono altri e godono nel vederci scannare. Non facciamoci fregare. Restiamo umani. AD UN PASSO DALL’INFERNO Nuvole nel cielo, vola il mio pensiero leggero, mi chiedo se sia sempre vero ciò che vedo, non credo, ma prego lo stesso a modo mio, spero anch’io che ci sia un dio, spero che non debba dirgli addio prima del previsto, spero appunto che qualcuno stia vegliando su questo mondo, perchè siamo a un passo dall’inferno... Matteo Gracis blog: matteogracis.it Giornalista e editore indipendente. Viaggiatore. Creativo. Fondatore e direttore editoriale di Dolce Vita. Amministratore di Enjoint.com
  • 7. FUMETTO IVANART DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 7
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  • 9. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 9 BUONE NOTIZIE PIÙ LIBRI LEGGI, MENO STAI IN CARCERE Dopo il Paranà, anche lo Stato brasiliano del Ceará parteciperà al programma per incentivare la lettura nelle carceri. Lo ha dichiara- to, Mariana Lobo, la responsabile della segreteria per la giustizia e la cittadinanza del Ceará, annunciando anche l’acquisto di 3mila libri per i detenuti. Chi parteciperà al programma avrà uno sconto di pena di 4 giorni per ogni libro letto in prigione, con un massimo di un volume al mese. Sono previsti dei test per assicurarsi che il detenuto abbia realmente letto e compreso il testo. UNA LEGGE CONTRO IL GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO Dopo Liguria, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Friuli, Toscana e Pu- glia, anche Basilicata e Umbria si sono dotate di una legge per con- trastare il gioco d’azzardo patologico. Il provvedimento della Basili- cata prevede: il blocco dell’apertura di sale giochi a meno di 500 metri da luoghi sensibili, divieto di attività pubblicitaria per le sale, riduzione dell’Irap per gli esercizi che decidono di non installare o rimuovere le slot, coinvolgimento di enti e istituzioni per il recupero dei giocatori patologici conclamati. Diversamente in Umbria la legge prevede: isti- tuzione di un numero verde per segnalazioni e richieste di aiuto, un marchio “no slot” per gli esercizi che rimuoveranno o sceglieranno di non installare apparecchi, riduzione dell’Irap, formazione di operatori sociali e sociosanitari per prevenire i casi di gioco eccessivo. L’Iva sugli e-book passerà dal 22% al 4%, come per i libri cartacei. È arrivato il via libera dalla commissione Bilancio della Camera. L’abbas- samento dell’IVA sarà effettivo con la nuova legge di stabilità. E-BOOK: DIMINUISCE L’IVA LA MAPPA DELL’ITALIA CHE CAMBIA È online la prima mappa virtuale delle buone pratiche messe in atto in Italia (www.mappa.italiachecambia.org). Uno strumento rapido ed efficace che nasce con l’idea di rendere visibile quella moltitudi- ne inarrestabile di realtà (comuni virtuosi, fattorie, gruppi d’acquisto etc.) che, lontano dai riflettori dei mass media, quotidianamente cam- biano le cose. L’obiettivo principale è quello di creare un circuito che offra una serie di servizi intrecciati di tutte queste realtà per spostarsi per il paese in modo sostenibile, fare acquisti in maniera consapevole, apprendere tecniche di autoproduzione e molto altro. PICCOLE IDEE GENIALI Richard Turere è un ragazzo 14enne di Empakas, un villaggio al con- fine con il Nairobi National Park, in Kenya, che ha inventato un siste- ma geniale per proteggere gli animali allevati in famiglia dagli attac- chi dei predatori selvatici, in particolare i leoni. Richard ha installato nella fattoria diverse lampadine collegate a interruttori e poi a una batteria alimentata da un pannello solare. Le lampadine si accendono in modo sequenziale dando l’impressione che qualcuno con una torcia cammini lungo i recinti. Fonte: WORLD WIDE (WILD) WEB Ogni giorno i mass media ci bombardano con notizie tragiche, cronaca nera, a volte falsi allarmi di epidemie in arrivo, altre volte imminenti guerre mondiali. La “strategia della tensione” è un metodo diffuso, un popolo che ha paura è più facile da governare. A noi piace andare controcorrente e abbiamo deciso di dedicare la nostra pagina news solo alle buone notizie. Be happy!
  • 10. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 10 EVENTI THE FACTORY PHOTOGRAPHS: DAVID LYNCH E IL FASCINO DELLE FABBRICHE IN MOSTRA AL MAST «Amo l’industria. Amo le cose artificiali. Mi piace vedere la gente al lavoro, e mi piace vedere fanghi e rifiuti di origine antropica.» Centoundici foto in bianco e nero del regista David Lynch, contur- banti come i suoi film, sono state esposte al Mast (“Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia”) di Bologna in occasione della mostra “The Factory Photographs”, dal 17 settembre al 31 gennaio 2015. Tolti i panni da regista il famoso cineasta si interfaccia con l’o- biettivo della macchina fotografica lasciandoci a bocca aperta ancora una volta. Scatti raccolti tra gli anni Ottanta e il Duemila tra New York, New Jersey, Los Angeles, Inghilterra, Polonia e Berlino che mettono in primo piano le nuove “cattedrali” moderne. Vetri spezzati, comignoli, fabbriche abbandonate, ciminiere sono i soggetti principali delle foto in cui si palesa la fascinazione verso tutto ciò che riguarda l’industrializ- zazione nel senso più ampio. Il suo tocco è evidente e si può rivedere nelle atmosfere, nei soggetti scelti e nelle sequenze oniriche ed enig- matiche. Industrial Soundscape, Bug Crawls, Intervalometer: Steps sono i 3 cortometraggi proiettati durante la mostra che evidenziano il nesso dei temi a lui cari tra i suoi film e la sua fotografia. Acirne CANNABINOID CONFERENCE 2015: L’INVITO DELLA IACM A PRESENTARE GLI ABSTRACT IACM è un’associazione il cui acronimo sta per International Associa- tion for Cannabinoid Medicines. È appunto un’associazione interna- zionale composta da medici, tecnici e scienziati che si occupa della diffusione di studi scientifici sui cannabinoidi in medicina. Anche quest’anno l’associazione invita chi fosse interessato alla conferenza internazionale sui cannabinoidi che si terrà in Italia a Sestri Levan- te dal 17 al 19 settembre 2015. Il sito web della conferenza con il programma preliminare è online per la presentazione degli abstract e la registrazione dei partecipanti. Il termine per gli abstract orali è il 30 aprile 2015 e quello per il formato grafico è il 31 luglio 2015. Nel 2011 l’IACM ha già collaborato con l’European Workshop tenendo una conferenza congiunta di grande successo e stimolante presso l’U- niversità di Bonn. Per maggiori informazioni si può consultare il sito internet www.cannabinoidconference2015.org. NEXT HEMP EVENTZ 4th SoCa Medical Cannabis Cup - California (U.S.A.) 7-8 Febbraio 2015 - www.cannabiscup.com/southern-california Canapa Mundi - Roma (Italia) 20-22 Febbraio 2015 - www.canapamundi.com Spannabis - Barcellona (Spagna) 20-22 Marzo 2015 - www.spannabis.com
  • 11. SPECIALE E SE A COMANDARE FOSSERO LE DONNE? Sembra un’opinione comune abbastanza diffusa, quella che se fosse- ro le donne a detenere i posti di potere, attualmente occupati in larga parte dagli uomini, ci ritroveremmo in una società migliore, dove la violenza e le guerre diminuirebbero radicalmente, mentre verrebbero recuperate equità e giustizia. Impossibile non domandarsi se questa opinione corrisponda alla verità e se davvero le donne al potere possano essere garanzia di un “mondo migliore”. Volgendo lo sguardo verso le donne che detengono o hanno detenuto ruoli di potere, in Italia e nel mondo, in tutta onestà non si potrebbe che essere scettici. Le donne entrate in politica, nel PD come nel PDL, non sono sicuramente state migliori dei loro colleghi uomini ed un personaggio come Elsa Fornero si è distinta senza ombra di dubbio come il peggior ministro dal dopoguerra ad oggi. Parimenti sarebbe davvero difficile ritenere una Hillary Clinton migliore di Obama, una Condoleezza Rice migliore di Bush, una Christine Lagarde più umana di Draghi, una Margareth Thatcher più pacifista di Blair, una Tzipi Livni più attenta ai diritti umani di Netanyahu, una Angela Merkel più buo- na di Schroder, una Susanna Camusso più vicina ai lavoratori di quanto non lo fosse Epifani. Ciò nonostante non possiamo nascondere il fatto che in tutti questi casi si tratta di donne inserite al potere all’interno di una società di stampo patriarcale quale quella attuale. Se all’in- terno di una società patriarcale, le donne che salgono al potere non si manifestano assolutamente migliori degli uomini, ciò non significa comunque che una società di tipo matriarcale non possa rivelarsi migliore rispetto a quella attuale. Gli esempi che c’inducono a fare una riflessione in questo senso sono molti e riguardano sia il passato che il presente. Sia le varie società matriarcali che si sono succedute nel corso della storia, così come le poche comunità matriarcali che sopravvivono ancora oggi, prati- camente in tutti i continenti tranne l’Europa, mostrano un’organiz- zazione sociale di tipo mutualistico, attenta al principio di equità, basata sulla reciprocità ed in sintonia con i cicli della natura. In prati- ca si tratta di comunità, spesso dedite all’autoproduzione, molto più vicine allo spirito di una società della decrescita (così come l’hanno immaginata Pallante o Latouche) piuttosto che non al turbocapitali- smo globalizzato che stiamo sperimentando in tutti i suoi effetti nocivi sulla nostra pelle. Una direzione, quella del matriarcato, nella quale sarebbe bene volgere lo sguardo con interesse e senza precon- cetti di sorta, perché anche se è vero che oggi la donna al potere non è necessariamente migliore dell’uomo, questo non significa che una società “gestita dalle donne” non abbia nulla da insegnarci, anzi al contrario potrebbe sicuramente aiutarci ad uscire dalla gabbia che ci siamo costruiti con le nostre mani. Marco Cedolin Nato a Torino nel 1963 vive oggi in Val di Susa nel piccolo comune di Mompantero. Scrittore e studioso di economia, ambiente e comunicazione, gestisce il sito web Il Corrosivo e collabora da anni con alcuni fra i più importanti siti web.
  • 12. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 12 SPECIALE COVER STORY Immaginiamo una società nella quale la discendenza si trasmette per via materna, dove le attività degli uomini sono sottoposte al giu- dizio decisivo delle donne, dove sono le donne stesse a stabilire le linee guida della gestione del potere, del rapporto con la natura e, in definitiva, dell'intero sviluppo della società. Forse può sembrare impossibile ed utopico anche il solo pensarlo, eppure in passato è stato spesso così e, come vedremo, in alcune zone del mondo è così anche oggi. Per secoli si è negata addirittura l'esistenza storica delle società matriarcali. Il solo evocarle doveva procurare negli uomini un vero e proprio terrore, tanto che nella letteratura greca come unico esempio di governo delle donne si riportava il mito delle amaz- zoni: società dominata da donne guerriere di ferocia inaudita, che si asportavano volontariamente il seno per poter tirare con l'arco con maggiore precisione, che uccidevano gli uomini dopo averli usati per procreare e che spesso riservavano lo stesso trattamento ai figli. È solo con la nascita delle scienze moderne che storici ed antropologi hanno cominciato a far luce sulla questione, i primi ricercando la verità attraverso miti e reperti archeologici, i secondi andando coraggio- samente ad esplorare le cosiddette società primitive ancora esistenti. Abbiamo così conosciuto la realtà degli irochesi, che negli attuali territori di confine tra Usa e Canada costituirono per secoli una federazione di popoli uniti da una stessa organizzazione sociale, rimasta intatta fino alla colonizzazione da parte degli inglesi, ed ancora oggi in parte esistente tra i nativi rimasti. Tra gli irochesi, secondo i resoconti di fine '800 dell'antropologo Lewis Henry Morgan, la regola della filiazione passava attraverso le donne e la residenza era matri- locale, erano cioè i mariti a trasferirsi a vivere in casa della moglie, all'interno della quale governa la matrona: la donna più anziana. La matrona dirigeva anche il lavoro agricolo femminile che si svolgeva in comune su terreni di proprietà delle donne della famiglia e di- stribuiva personalmente il cibo dividendolo tra le famiglie. L'impor- tanza di queste donne era tale che esse facevano parte del Consiglio degli Anziani della Nazione: la loro opinione era affidata a un maschio ma la voce di queste non poteva essere ignorata in quanto le matrone avevano - per legge - diritto di veto per quanto riguardava le decisioni su eventuali guerre. Se le donne non ritenevano opportuna o giusta una guerra e gli uomini tendevano a ignorare la loro opposizione, ave- vano la possibilità di bloccare ogni operazione bellica semplicemente vietando alla collettività femminile di fornire ai guerrieri le scorte di cibo indispensabili nei lunghi viaggi di spostamento verso il luogo degli scontri. Una realtà che, con alcune differenze, è stata propria di moltissime organizzazioni sociali lungo l'arco di migliaia di anni (alcuni storici par- lano di 25mila), e che ciclicamente la ricerca archeologica riporta a galla, come recentemente è stato in Perù, dove gli scavi hanno prima scoperto i resti della celebre Lady di Cao, una delle prime sovrane in Perù, morta 1700 anni fa, e poi una serie di otto sacerdotesse dell'era pre-ispanica. Scoperte che hanno spinto i ricercatori ad af- fermare come non vi sia ormai più ombra di dubbio nel ritenere che il potere temporale e spirituale peruviano sia stato per millenni saldamente in mano alle donne. Ma in cosa differiva il potere femminile da quello maschile? Erano go- vernanti migliori degli uomini che poi ne hanno preso il posto? Per dare una prima risposta basti pensare che alcuni studiosi pongono una differenza proprio sul termine da utilizzare: nelle società matrili- neari parlare di potere è scorretto, in quanto il governo femminile si basava sull'autorità, intesa come la capacità di convincere utilizzan- do la parola. Già una differenza notevole. Inoltre una linea generale emerge come comune a tutte le società matrilineari esistite, ieri come oggi: lo scopo primario della società è quello di porsi in armonia con la terra, rispettandola per evitare che si rivolti contro, e con le altre società vicine. Per questo gli irochesi, decisero di porre fine alle diatri- be tra tribù non con la guerra ma creando la Lega degli Irochesi, una confederazione di sei nazioni all'interno della quale, secondo i racconti di Morgan, le dispute venivano risolte pacificamente attraverso il Con- siglio degli Anziani della Nazione, all'interno del quale le donne avevano diritto di veto. Si tratta certamente di realtà che oggi paiono molto lontane se lette dal nostro mondo, dove la donna ancora rincorre un’effettiva parità dei diritti. Eppure, come si accennava all'inizio, tutt'ora il potere, o me- glio l'autorità, delle donne è realtà in diverse zone del mondo. È così ad esempio tra i Moso, una società di oltre 50mila abitanti, posta nel sud-ovest della Cina, all'interno della quale vige il matriarcato sulla scia delle società antiche (approfondimento nel box affianco, ndr) ed è così in molte zone dell'America Latina, dove esistono società che negli ultimi anni hanno avuto il coraggio di mettere davvero in discussione il modello patriarcale sia nella famiglia che nella vita pubblica, arrivando a teorizzare e mettere in pratica livelli di condivi- sione del potere e dei compiti tra uomini e donne talmente alti, che nella civile Europa paiono ancora pura utopia. Così avviene infatti in tanti movimenti per la terra e per i diritti dei popoli indigeni, dove le donne rivestono ruoli chiave nelle organizzazioni contadine che si battono contro gli abusi di governi, latifondisti e multinazionali e così avviene anche all'interno del movimento zapatista in Chiapas. All'in- terno del quale la messa in pratica di una reale pari dignità tra i generi ha reso possibile il superamento delle stesse categorie di maschilismo e femminismo. Termini che vengono giudicati frutto dei limiti della società occidentale, all'interno della quale le donne si sono trovate obbligate a rivendicare di essere come l'uomo essendo chiamate agli stessi compiti produttivi. Mentre per le donne indigene ad essere difesa deve essere la parità dei diritti ma anche la diversità dei compiti, nella complementarietà dei ruoli che la natura ha assegnato a tutti gli esseri viventi, umani ed animali. Un percorso che ha porta- to gli zapatisti, che autogovernano alcune zone del sud del Messico, POTERE ALLE DONNE: PASSATO E FUTURO DELL’UMANITÀ?
  • 13. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 13 KOBANE, DOVE LE DONNE COMBATTONO IN PRIMA LINEA CONTRO L’ISIS «Non si può che ripartire dalle donne se si vuole davve- ro dare un futuro a questo popolo martoriato da troppo tempo. Non si può che ripartire dalla vita per sconfigge- re questa aurea di morte che circonda non solo Kobane ma tutto il popolo curdo. Partire dalla vita, da chi la genera e da un’idea di società nuova». Questa è solo una tra le tante dichiarazioni che si possono tro- vare in rete da parte delle combattenti dell’Ypj, le milizie volontarie nelle quali combattono donne curde di tutte le età, armate di fucile e della spe- ranza di fermare l’avanzata degli islamisti e liberare il proprio popolo che da sempre reclama l’indipendenza. È infatti dal 16 settembre scorso che gli abitanti della città di Ko- bane resistono all’avanzata, fino a quel momento inarrestabile, dei fondamentalisti islamici dell’Isis. Da una parte, sotto le bandiere nere del califfato islamico, uomini armati di carri armati e cannoni di ultima generazione razziati all’esercito iracheno, dall’altra la strenua resistenza di donne e uomini armati di soli fucili e della determinazione propria di chi sta lottando per difendere non solo la propria terra, ma anche un’idea di società. I Curdi del Pkk, movimento politico indipendentista di stampo socialista rivoluzionario considerato terroristico in Turchia, rappresentano da sempre un’utopia scomoda all’interno di una parte di mondo, quello arabo, che ormai abbiamo imparato a conoscere solo a causa delle guerre e delle costanti violazioni che subiscono le donne e le minoranze etniche e religiose. All’interno delle zone a maggioranza curda liberate, infatti, essi si autogover- nano seguendo i principi di ciò che hanno definito “Confederalismo Democratico”. Un’idea di autogoverno popolare che prevede, secondo principi di pluralismo etnico e religioso, democrazia partecipativa, parità di genere assoluta, rispetto dell’ecosistema e l’abban- dono della forma Stato in favore dell’autogoverno di cantoni confederati. Un esperimento sociale di autogestione dei territori che la dura realtà della guerra non è riuscita a spezzare, ma che anzi si è rafforzato. All’interno della regione del Rojava, cioè quella parte di Siria che i curdi governano difendendola con le armi, della quale è parte Kobane, il vuoto provocato dalla guerra e dalla perdita di potere del regime centrale siriano, ha consentito infatti di rafforzare e mettere in pratica questi principi. Il patto sociale di base è stata la straordinaria e avanzatissima “Carta sociale del Rojava”, la quale riconosce tre principi di base: la terra e le risorse sono un bene comune che appartiene a tutta la comunità; tutte le etnie e le religioni presenti vivono insieme secondo il principio della convivenza pacifica e della fratellanza; tutte le donne hanno il diritto inviolabile di partecipare alla vita politica, sociale, economica e culturale. ha elaborare i cosiddetti 7 principi dell'autori- tà, all'interno dei quali è evidente l'influenza dell'antica distinzione tra potere ed autorità. Questi sono: servire il potere e non servirse- ne, rappresentare e non sostituire, costruire e non distruggere, obbedire e non coman- dare, proporre e non imporre, convincere e non vincere, scendere e non salire. Una visio- ne del potere all'opposto di quella dominante nelle società patriarcali odierne, nella quale i governanti si servono del potere, si sostitui- scono, distruggono, comandano, impongono, vincono e salgono. Tra gli zapatisti del Chiapas è stata la realtà della lotta per l'indipendenza della loro re- gione a creare le condizioni per una nuova visione della società, ed allo stesso modo, cambiando parte di mondo, oggi è nella crisi generata dalla guerra contro i fondamentali- sti islamici dell'Isis che in Siria i curdi stanno rivoluzionando nella stessa direzione indicata dagli zapatisti la loro società (approfondimento nel box affianco, ndr). E se è vero che la sto- ria è fatta di corsi e ricorsi è difficile non pensare a momenti simili verificatesi in Eu- ropa nel recente passato. Fu così in occa- sione delle rivoluzioni sociali, come quella che in Spagna, nella seconda metà degli anni '30, vide migliaia di donne arruolarsi volontarie per combattere la dittatura franchista, occu- pando anche ruoli di prim'ordine all'interno delle milizie popolari. E così è stato anche in Italia in occasione della seconda guerra mondiale quando le donne, fino al giorno prima discriminate praticamente in ogni set- tore da una retorica cattolica e fascista che le considerava - parole di Mussolini - «esseri che debbono obbedire al marito e curare la casa» si trovarono a dover sostituire gli uomini par- titi per il fronte non solo nell'ambito edu- cativo e familiare ma anche nell'agricoltura, nelle fabbriche e nelle attività commerciali. Un periodo di rottura dell'ordine patriarcale che culminò con i tanti esempi di donne che esercitarono ruoli chiave nella guerra di Li- berazione come staffette partigiane ed anche come vere e proprie combattenti all'interno dei Comitati di Liberazione. Le avvisaglie di una nuova crisi in Europa le viviamo sulla pelle da diversi anni, e questa crisi non riguarda di certo la sola economia, ma più profondamente un intero sistema di valori che ormai mostra tutte le sue crepe, accresciute da decenni di corsa al progresso e al consumo più sfrenato a danno dell'umanità e dell'ambiente. Se è vero che è essenzial- mente nei momenti di crisi che anche i rap- porti sociali e di genere vengono ridefiniti, forse è ora di cominciare a pensarci. Andrea Legni Giornalista professionista freelance, vive a Bologna dove lavora insieme al gruppo media indipendente SMK Videofactory. Ha scritto e realizzato video-inchie- ste per Il Corriere della Sera, La Repubblica, Altreco- nomia ed altri. Come documentarista ha realizzato il lungomentraggio Kosovo versus Kosovo. SUD-OVEST DELLA CINA, DOVE I MASCHI NON CONTANO NIENTE Per mettere subito le cose in chia- ro a chi arriva da fuori, all'inizio del loro territorio hanno posto un cartello che dice così: “Ben- venuti nel paese delle donne”. Il territorio del quale si parla è quello dei Moso, comunità di circa 50mila persone che vivono nel sud-ovest della Cina, lungo le sponde del lago Lugu, divisi in 20 villaggi isolati a 2700 metri d’alti- tudine. E forse è proprio la lonta- nanza dalla “civiltà” che gli ha permesso di vivere in maniera pacifica, conservando i loro costumi e la loro società matriarcale. Nella società Moso a comandare è la capofamiglia, detta Dabu, cioè la donna più anziana della casa. È lei a trasmettere il nome ai nuovi nati ed a gestire i beni della famiglia che sono comuni e indivisibili. Mentre le decisioni che riguardano tutto il villaggio vengono prese insieme dal consiglio delle Dabu. Tra i Moso non esistono classi sociali, non vi è violenza domestica, ogni nucleo è una piccola comunità la cui pace è tutelata dalla gestione delle donne. Matrimonio e convivenza non sono contemplati, ma le donne sono libere di vedere chi vogliono. Quando nasce un bambino, questo viene cresciuto dalla famiglia della madre, ma il padre può vedere il figlio ogni volta che vuole.
  • 14. HIGH TIMES OKLAHOMA E NEBRASKA DENUNCIANO IL COLORADO PER LA LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS Gli stati di Nebraska ed Oklaho- ma hanno presentato ricorso alla Corte Suprema contro la legaliz- zazione della cannabis in atto nel confinante Colorado. Secondo i procuratori dei due stati la lega- lizzazione sarebbe contraria alla legge federale ed inoltre la can- nabis del Colorado entrerebbe anche all’interno degli stati limitrofi alimentando lo spaccio. La denun- cia congiunta è stata presentata lo scorso 18 dicembre con un corposo dossier di 83 pagine consegnato ai legali della Corte. Secondo i due stati ricorrenti la legalizzazione in atto dall’inizio del 2014 in Colorado sareb- be contraria alla legge federale, che considera la cannabis una sostanza illegale al pari delle altre droghe. Nebraska e Oklahoma si sono ap- pellate in particolare alla “supremacy clause” (clausula suprema) della Costituzione statunitense, la quale prevede che in linea generale la legge federale vada considerata superiore e preminente rispetto alle leggi dei singoli stati, nel caso vi siano dei contrasti normativi. In dei comunicati ripresi dell’Huffington Post i procuratori dei due stati ricorrenti, Jon Bruning per il Nebraska e Scott Pruitt per l’Oklahoma, hanno affermato che «i prodotti illegali venduti in Colorado stanno attraver- sando i confini dei due stati andando ad alimentare il mercato dello spaccio illegale» e per questo chiedono ora alla Corte Suprema di intervenire nei confronti del Colorado visto che “la legalizzazione della cannabis è senza ombra di dubbio contraria al Controlled Substance Act del 1970 ed alla legge federale nel suo complesso”. Il ministro della Giustizia del Colorado, John Suthers, ha prontamente ri- battuto alle accuse dicendosi “per nulla stupito della reazione di Oklaho- ma e Nebaska e della loro preoccupazione rispetto al possibile arrivo della cannabis sul loro territorio”, ma li ha invitati a “rispettare la volontà popolare espressa tramite un referendum dai cittadini del Colorado”. Mentre Mason Tvert, del Marijuana Policy Project, un gruppo di at- tivisti pro-legalizzazione, ha accusato i procuratori dei due stati di essere “dalla parte sbagliata della storia, come coloro che volevano mantenere la proibizione dell’alcol anche dopo la fine del proibizionismo degli anni ’30”. Ora quindi la palla passa ai giudici della Corte Suprema Usa, la quale sarà chiamata ad esprimersi ed a decidere se debba preva- lere la legge federale oppure la volontà popolare dei cittadini degli stati. La decisione della Corte, qualunque essa sarà, non avrà ricadute solo su questo singolo caso ma anche su tutti gli altri stati che hanno già legalizzato la cannabis o si apprestano a farlo. I GOVERNI DI INGHILTERRA E BELGIO: È TEMPO DI RIPENSARE IL PROIBIZIONISMO DELLA CANNABIS Il vento di riforma del proibizionismo della cannabis sembra che stia riuscendo lentamente anche a superare l’oceano Atlantico fino a rag- giungere i palazzi della politica del vecchio continente. Mentre in Ger- mania è in atto un’importante conferenza sul proibizionismo, anche in Inghilterra e Belgio esponenti di punta del governo si stanno comin- ciando ad esprimere in favore di una svolta. LE PAROLE DEL VICE-PRIMO MINISTRO INGLESE. Nick Clegg, vice premier del governo inglese, ha affermato che «la prossima sessio- ne speciale dell’Onu dedicata alle politiche sulle droghe, prevista per il 2016, deve essere un’occasione per trovare un’alternativa al sistema attuale, visto che la politica della guerra alla droga ha fallito e che ci sono moltissimi stati mondiali che sono d’accordo sulla necessità di un cambiamento». Il vice premier britannico ha anche dichiarato che «il governo inglese intende assumere un ruolo guida nel creare un’alleanza tra i diversi paesi europei e latinoamericani che credono nella necessità di ripensare il proibizionismo». A conferire ancora maggiore importanza alle parole di Clegg è il fatto che queste siano state espresse dopo l’incontro avvenuto con il pre- sidente della Colombia, Juan Manuel Santos, paese che in questi anni sta pagando un costo enorme in termini economici e sociali a seguito del conflitto con i cartelli della droga. IL BELGIO È PRONTO A CONSIDERARE NUOVE POLITICHE SULLA CANNABIS. Anche in Belgio i tempi per una riflessione sulla legalizzazione delle droghe leggere sembrano ormai maturi dopo le parole del ministro della Sanità, Maggie De Block, che ha dichiarato che «il divieto della cannabis non è il modo migliore per affrontare i proble- mi correlati al suo consumo, visto che la sua illegalità rende impossibile per il governo controllarne la diffusione e monitorarne i rischi che derivano anche dalle nuove tecniche di coltivazione che hanno reso la cannabis una sostan- za più forte e quindi con maggiori rischi sanitari». Le parole del ministro seguono la presa di posizione ufficiale delle organizzazioni e delle comunità belghe che operano nel settore delle dipendenze, che a seguito del loro congresso hanno emanato un comunicato nel quale chiedono “una depenalizzazione completa e rapida del consumo di cannabis”. WWW.SKUNKATANIA.IT - MOMOMIO@LIVE.IT Via Vittorio Emanuele II, 251 - 95124 - CATANIA - Tel. 095.82.64856 - Cell. 340.87.03.024 Via Roma, 92 - 96100 - ORTIGIA SIRACUSA - Tel. 0931.19.95.625 - Cell. 340.87.03.024 Via Marchesa Tedeschi, 33/35 - 97016 - MODICA - Cell. 340.87.03.024 NUOVA APERTURA
  • 15. DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 15 GUERRILLA PLANTATION, IL ROMANZO SULLA CANNABIS DI GIANLUCA MANTELLI "Che strano effetto gli facevano le parole della zia: «È proprio un bra- vo ragazzo!» mentre quelle della nonna gli parevano più appropriate: «Mah, speriamo lo sia diventato, perché da piccolo era proprio un gran lazzarone!»”. Il protagonista di questo romanzo è Paolo, stu- dente fuori corso con poca voglia di studiare ma tanta voglia di fu- mare erba. In una vita priva di stimoli e per niente appagante decide di fare soldi facili com- prando e rivendendo delle mo- nete antiche, ma queste riman- gono bloccate in dogana per via delle tasse da pagare. Cosi Paolo mentre sta fumando uno spinello ha l’“illuminazione” per risolvere la spinosa questione… coltivare erba per fare soldi velocemente. Un piano che non si rivelerà così male, anche se incontrerà diversi im- previsti. Una metaforica corsa verso la felicità con momenti ironici e divertenti. Un romanzo che a tratti sembra quasi surreale ma che non mancherà di dare spunto per qualche profonda riflessione. «Un libro ben scritto e avvincente che tiene il lettore attaccato alle sue pagine fino alla fine.» Matteo Gracis (direttore editoriale Dolce Vita) POLIZIOTTI E CANI NELLE SCUOLE CHE RINCORRONO RAGAZZI PER UNA CANNA. NON SE NE PUÒ PIÙ. Ad ogni anno scolastico si ripete la stessa storia. Mentre nelle strade d’Italia evasori e grossi spacciatori la fanno sostanzialmente franca, le risorse pubbliche vengono impiegate per mandare vere e pro- prie squadre di poliziotti con tanto di unità cinofila nelle scuole. Controlli dentro agli scuolabus, all’ingresso degli istituti, nelle classi e fin dentro ai gabinetti per scovare pericolosi criminali in possesso di mezzo grammo di fumo o di un paio di cartine lunghe. Nel 2013 si era raggiunto il record in questa caccia alle streghe, che continua a svolgersi in onore di una malsana idea di sicurezza e tutela della salute, spesso richiesta dagli stessi presidi con l’approva- zione dei genitori. Con risvolti talvolta inquietanti, come quando in una scuola di Busto Arsizio la polizia ingaggiò una vera e propria caccia all’uomo con tanto di inseguimento in mezzo a studenti e professori tra i corridoi per bloccare un ragazzo in possesso di appena un gram- mo di erba. Anche nell’anno appena trascorso la repressione sembra non vo- ler essere da meno, ed è di poche settimane fa la notizia di due nuove operazioni “anti-droga”. In un liceo di Lucca la polizia citta- dina si è presentata in forze, coadiuvata da un cane antidroga da sguinzagliare tra gli studenti. I controlli si sono ripetuti sia all’ingresso dell’istituto prima delle lezioni, sia nei corridoi e nelle classi; il tutto per lo sconvolgente bottino di “un involucro di hashish del peso di circa 1 grammo che era stato nascosto nella fessura di un muro e di un altro involucro, di eguale peso, rinvenuto su un marciapiede, al di sotto di una finestra di un’aula”. Ore di attività, stipendi pagati a polizia e adde- stratori cinofili, lezioni interrotte per scovare due grammi di droghe leggere, oltretutto senza trovarne i proprietari. Nelle stesse ore a Siracusa un’operazione analoga ha addirittura riguardato numerose scuole superiori della città. Anche qui ore di controlli per trovare “un involucro contenente 6,5 grammi di so- stanza stupefacente di tipo marijuana, alcuni semi di cannabis, svaria- te cartine ed un bilancino di precisione”. Anche qui tutto materiale abbandonato dai proprietari non appena hanno saputo dei controlli. Non altrettanto bene è andata però a due studenti, trovati in pos- sesso di un non meglio precisato “materiale atto al consumo dello stupefacente”. La polizia con il preside ha convocato i genitori dei due malcapitati, che dopo adeguata ramanzina sono stati anche segnalati al Sert come consumatori di cannabis. E quel che è peggio, come da tradizione italiana, per uno spinello si dovranno ora trovare in fila in mezzo a tossicodipendenti veri, per essere analizzati e interrogati dagli psicologi del Sert. Insomma, mentre in tutto il mondo si comincia a parlare finalmen- te di un approccio più razionale e meno criminalizzante verso le droghe leggere, in Italia si continua a spendere denaro pubblico per reprimere dei ragazzini. Una vera e propria caccia alle streghe attuata con l’appoggio di presidi, media locali, e spesso degli stessi ge- nitori. Mentre gli stessi ragazzi perquisiti al mattino, quando viene la sera in discoteca potranno comodamente trovare bar che offrono il 3×2 sui cocktail alcolici e rappresentanti delle multinazionali del ta- bacco che li invitano a provare qualche nuova marca di sigarette. Alla faccia della tutela della salute dei minori. PIANTA CRIMINALE: IL FALLIMENTO DEL PROIBIZIONISMO IN UN DOCUMENTARIO “Pianta criminale” è il nuovo documentario sulla cannabis diretto da Marco Fabozzi. L’o- biettivo principale di questo progetto è quello di illustrare, in tutti i suoi aspetti, il fallimento del proibizionismo e gli innumerevoli utilizzi di una delle piante più an- tiche e conosciute dall’uomo. Il documentario mantiene un lin- guaggio semplice ma accurato, e illustra i risultati delle ricerche compiute con l’aiuto degli esperti competenti e con la speranza di riuscire a divulgare, nel miglior modo possibile, tutte le infor- mazioni necessarie per poter dare un giudizio imparziale sulla criminalizzazione della cannabis. È strutturato in diverse parti, ognuna mira a mostrare un aspetto particolare della pianta: dal consumo alla legislazione, dall’uso ludico a quello terapeutico senza dimenticare l’uso industriale e l’aspetto le- gislativo, in particolare quello italiano in cui si ribadisce l’insensatezza della legge Fini-Giovanardi, oramai abolita. Personaggi di spicco del panorama cannabico, italiano e non, commentano e raccontano in base alle proprie esperienze come questa pianta sia eccessivamente criminalizzata. Al momento è disponibile il trailer, la data di uscita è prevista per il prossimo agosto. Da non perdere! Guarda il trailer a questo link: http://youtu.be/XbbP82Vh3_k Articoli originali a cura della redazione di Dolce Vita
  • 16. NAPOLI VIA DEI CARROZZIERI 5 A MONTEOLIVETO 80134 NAPOLI AVERSA VIALE KENNEDY 6 81031 AVERSA PADOVA VIA DEI SONCIN 24 35100 PADOVA SEMI ILLUMINAZIONE GROWBOX COLTIVAZIONE HEADSHOP
  • 17. 17 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 ASCIA CORNER APRIAMO INSIEME IL PRIMO CANAPA INFO POINT DI ASCIA Abbiamo la possibilità di aprire il primo circolo ASCIA a Santa Fiora sul Monte Amiata (Grosseto), che funzionerà come un info point sul- la canapa e sarà punto di riferimento per tutti i nostri soci e simpatiz- zanti. Questi sono gli obiettivi nelle nostre intenzioni: 1- Portare di nuovo la canapa alla conoscenza dell’opinione pub- blica attraverso l’esposizione, le informazioni e la vendita di tutti i prodotti che possono essere derivati dalla canapa, e confrontarci con le istituzioni e la cittadinanza tramite dibattiti, conferenze e cineforum, iniziando, da questo territorio, una consistente opera di sensibilizzazione sulle proprietà terapeutiche, nutrizionali ed eco-so- stenibili della canapa. 2- Costituire regolarmente il Canapa Info Point che avrà una sede fisica e legale, per acquisire ulteriore credibilità e potere contrat- tuale, nel lavoro e nella collaborazione che abbiamo sempre svolto e messo a disposizione delle forze politiche sensibili al problema. 3- Dare ai soci, che ad oggi sono circa 650, la possibilità di incontrar- si ed organizzarsi per l’apertura di altri circoli Info Point ASCIA in varie regioni e creare una rete visibile e operativa. 4- Avere inoltre una sede fisica dove poter svolgere l’assemblea annuale che da quel momento vedrà la strategia di ASCIA realmente elaborata e condivisa da tutti i soci, ed organizzare insieme, per la prossima estate, la prima “Festa della Canapa” promossa dalla no- stra associazione. Lanciamo una colletta tra tutti i soci e sostenitori di ASCIA: obiettivo 6mila euro. ASCIA fino ad ora è andata avanti con l’autofinanziamen- to, cosa che ci ha permesso di coprire appena le spese di realizzazione del materiale promozionale, di partecipare alle fiere, e di essere pre- senti in decine di altri eventi; anche se il costo è modesto, non siamo in grado di sostenere da soli i costi di questo progetto. La nostra as- sociazione oggi conta 650 soci, il che vuol dire 650 persone che hanno avuto il coraggio di metterci la faccia in una battaglia dura e delicata come quella che da 4 anni stiamo conducendo, e a questo punto, oltre la faccia vi chiediamo anche di partecipare attivamente per creare in- sieme la “Casa di tutti gli estimatori della Canapa”, basterebbe anche un piccolo versamento di 10 euro da ogni socio per poter raggiungere facilmente e in breve tempo l’obiettivo preposto. Vi chiediamo quindi un piccolo sforzo, se entro la fine di mar- zo avremo raggiunto l’obiettivo, allora dalla prossima primavera ASCIA avrà una sua sede fisica da dove operare, altrimenti dovre- mo rassegnarci a continuare la nostra battaglia dal web, una lotta che abbiamo sempre condotto con il massimo impegno e con tutte le risorse che questo strumento ci ha concesso, ma che ora risulta in- dubbiamente limitato per le potenzialità organizzative dei coltivatori/ consumatori. Dobbiamo quindi fare un salto di qualità se vogliamo organizzarci re- almente per ottenere quello che ci spetta di diritto: l’autodetermina- zione nelle scelte individuali. In base alle vostre disponibilità vi invitiamo a partecipare attiva- mente e contribuire con un versamento seguendo le indicazioni pubblicate sui nostri siti: www.legalizziamolacanapa.org - www.ascia-web.org. Vi terremo aggiornati sull’andamento della colletta, come in seguito vi terremo aggiornati sull’impiego e la destinazione dei soldi raccolti. Grazie a tutti per quello che potrete e vorrete fare. Direttivo ASCIA SIAMO FELICI DI CONFERMARE CHE DOLCE VITA ED ENJOINT PARTECIPANO ALLA COLLETTA CON 1.000 EURO TOTALI. Riteniamo che questa sia un’iniziativa importantissima e rivoluzionaria per il futuro della “cultura cannabica” in Italia e vogliamo essere al fianco di chi la combatte in prima linea. Per noi è una cifra importante e che impegna alcune entrate di sponsor anche future, ma che sentiamo la responsabilità di affrontare. Redazione Dolce Vita - Enjointeam
  • 18. LEGALIZE IT L'anno che si è concluso è stato molto importante per la canapa in Italia. È iniziato il 12 febbraio con la Sentenza di incostituzionalità (n. 32/2014) della legge detta “Fini- Giovanardi” (n. 49/2006), alla quale sono seguite molte audizioni alle camere incentrate sulla pianta di Ca- napa e i suoi derivati. L'apice si è avuto con l'accordo tra il Ministero della Salute e quello della Difesa sulla produzione di medicinali vegetali derivati dalla cannabis. L'importante è stato aver iniziato un percorso di affermazione dell'esistenza degli estimatori della canapa, grazie alle fiere che si sono tenute a Fermo “IndicaSativa trade”, a Napoli “Ca- napa in Mostra” e tra un mese anche a Roma con "Canapa Mundi". Il 2015 sarà un anno caratterizzato da un nuovo attivismo canna- bico, un movimento di cui stiamo gettando le basi e che farà vibrare tutta la penisola (isole comprese) con il fenomeno dei “Cannabis So- cial Club”, nulla avranno in comune con i cugini Spagnoli, trattandosi di "formazioni sociali ove si svolge la propria personalità" (cit. Art.2 costi- tuzione italiana). Caratteristiche di un Cannabis Social Club (CSC):
 1. È formato da almeno tre persone maggiorenni. 2. Non ha scopo di lucro.
 3. Ha lo scopo primario di sensibilizzare la cittadinanza ma anche di porre attenzione ed educare al consumo consapevole. La volontà comune è quella di rinnovare l'antiproibizionismo attra- verso questi movimenti locali.
Gli obiettivi sono molteplici, ma come evidenziato nel 3° punto dei dettami ENCOD, la sensibilizzazione del territorio e dell'opinione pubblica è il primo passo importante per rivendicare un diritto. In questo gli attivisti avranno bisogno di sostegno sul territorio. Ognu- no di noi, oggi, può essere d'aiuto alla causa: dall'organizzare una cena con prodotti di canapa, a corsi sulle modalità di assunzione per i pa- zienti che usano la cannabis a scopo medico. Tutto collaborerà ad aumentare la consapevolezza della cittadinanza e aiuterà a superare le intolleranze popolari create da 8 anni di dominio di una legge in- costituzionale e persecutoria. Dobbiamo creare un tessuto sociale, pronto ad accogliere consapevolmente i Cannabis Social Club; pa- lese è la sovranità territoriale espressa dal quartiere Pigneto di Roma (11 dicembre 2014) che si rivolge a consumatori e spacciatori con un messaggio inequivocabile «Sei venuto al Pigneto a comprare erba? I tuoi soldi arricchiscono le mafie, comprano la schiavitù dei ragazzi che spacciano. È ora che la coltivi a casa» (cit. C.A.P. Del Pigneto). In Italia il consumo di infiorescenza di canapa è depenalizzato (cosa voglia dire, nessuno lo sa). Questo ci permette comunque di rivendi- care la nostra esistenza sia come singoli che come gruppo. Non sono necessarie gesta eclatanti, ma semplice buon senso, cominciando, ad esempio, con rivendicare il diritto guadagnato con il referendum del '93 e sottolineato dalle motivazioni delle sentenze costituzionali e or- dinarie. In tutto il territorio italiano stanno nascendo occasioni di incontro e invitiamo tutti i nostri lettori a parteciparvi attivamente il prima possibile, per sostenere tutti quelli che si battono da anni per questo diritto comune.
Ogni occasione è buona per conoscere concittadini che hanno la nostra stessa passione e con i quali eventualmente co- minciare un percorso per istituire un CSC locale. Siamo animali sociali e questa pianta ama agevolare l'aggregazione umana. BASTA PERSEGUITARE GLI ESTIMATORI DI CANNABIS! Markab Mtt Antiproibizionista dal 2005, membro del direttivo OverGrow.it e ASCIA, Staff 4°, 5°, 6° Coppa Cannabica Italiana. Relatore presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati in rappresentanza dei fruitori di cannabis DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 18
  • 19. 19 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 AVVOCATO RULEZ LA CESSIONE GRATUITA DI MODICHE DOSI NON VA DEPENALIZZATALa pronunzia della 4° Sezio- ne della Corte di Cassazione, 15/4-5/5/2014, n. 18504, offre lo spunto per alcune riflessioni e desidero confrontarmi con una prima interpretazione della sen- tenza pubblicata sul sito www. dirittopenalecontemporaneo.it a firma di Eleonora Maresca 1 . L'articolo incentra la propria at- tenzione sulla finalità dell'“uso personale” non terapeutico, inteso come scriminante comune ad una serie di condotte, applicabile anche alla cessione gratuita. Viene svi- luppata una critica a tre profili fondamentali: la metodica legislativa («..non è stato individuato a livello legislativo un concetto determinato di uso personale tale da distinguere la condotta in questione da quella di spaccio.»), la concezione giurisprudenziale che identifica «la finalità di consumo personale come un elemento negativo del reato, la cui pro- va graverebbe sull'agente», nonché la classificazione della condotta di cessione all'interno della categoria delle «condotte di spaccio a prescin- dere da una verifica in concreto degli elementi che concretizzano l'of- fesa al bene giuridico tutelato». Ritengo che - obbiettivamente - non possano e non debbano emergere dissensi sostanziali in ordine alle prime due osservazioni. Mi permetto, invece, di dissentire riguardo alla tesi della non punibilità della condotta di cessione (intesa come trasferimento gratuito da una persona all'altra). Si ipotizza la liceità della cessione gratuita, che assumerebbe la forma della condivisione di sostanza stupefacente fra consumatori, sostenendo, a tal fine, che tale comportamento risulti «...diverso dalla vendita e, più in genera- le da qualsivoglia attività di commercializzazione, essendo connesso piuttosto alla dimensione sociale del consumo di stupefacenti». Questa tesi muove dalla considerazione dell'esistenza di un fenomeno -esclu- sivamente radicato fra i consumatori di cannabis - per cui chi detenga un certo quantitativo di marijuana o hashish può porre a disposizione l'eccedenza del proprio fabbisogno - gratuitamente - ad amici, per condividere l'esperienza assuntiva. La tipologia della condotta e l'a- nimus dei protagonisti (racchiusi nella perifrasi “omogeneità teleologi- ca”) costituirebbero elementi distintivi rispetto allo “spaccio”, perché permetterebbero di rilevare che il cedente risulti interno al gruppo di persone «con cui condivide la sostanza stupefacente». Si equipara, pertanto, la cessione gratuita fra consumatori con l'uso (acquisto) di gruppo di sostanze stupefacenti, istituto che, con la sen- tenza delle SSU 10/6/2013, n.25401, è stato ricondotto all'alveo della non punibilità, in condizione analoga a quella del consumo persona- le. Si ipotizza, così, che entrambe le situazioni in esame costituiscano espressione di una «dimensione sociale del consumo di stupefacenti», il cui carattere di “socialità”, pur di portata collettiva, esclude la dif- fusione delle sostanze psicoattive. Queste considerazioni, però, non convincono affatto chi scrive, perché qualsiasi cessione di droghe presuppone un acquisto da parte di una persona che intenda farne un uso personale. Un secondo aspetto, in senso opposto alla tesi esaminata, riposa nel fatto che l'uso di gruppo (meglio acquisto di gruppo) viene equiparato dalla giurisprudenza, al consumo personale solo a specifiche condizio- ni. La più eclatante delle quali consiste in un accordo preventivo e pre- cedente all'acquisizione dello stupefacente tra i membri del sodalizio. La cessione fra consumatori non presenta, invece, assolutamente tale profilo e ben poco rileva che il consumatore cedente si amalgami con il gruppo. Il punto importante e qualificante della condotta di grup- po, non riposa nel momento in cui i sodali assumono lo stupefacente (attività di carattere tanto comunitario, quanto individuale), quanto piuttosto attiene al momento in cui le singole volontà di acquisto dei singoli si fondono in un’unica, che prelude necessariamente ad un acquisto effettuato - da uno di loro - in nome e per conto di tutti. Sovente, poi, cessioni gratuite possono, essere effettuate da un con- sumatore verso un soggetto, che assuntore non è e che intende pro- vare, per la prima volta, sostanze psicotrope. In questo caso la cessione è gratuita, essa viola, comunque, il bene giuridico tutelato dalla norma, la lotta alla diffusione del consumo del- le sostanze stupefacenti. Anche altre cessioni, all'apparenza gratuite, comportano per i cedenti/consumatori dei corrispettivi di valore economico, anche senza che avvenga un formale passaggio di dana- ro (restituzione di una dose, etc.). Non possono esistere, quindi, a parere di chi scrive, cessioni illecite e cessioni lecite, né tale distinzione può essere prospettata. Circoscrivere il ragionamento solamente ai derivati della cannabis e tralasciando di considerare le droghe pesanti costituisce poi un palese errore. La depenalizzazione ipotizzata non potrebbe mai essere limitata alle sole droghe leggere e per non venire accusata di incostituzionalità (art. 3 Cost.), dovrebbe finire per coinvolgere naturalmente anche le droghe pesanti. Non si può creare una situazione di doppio binario, in base alla quale la cessione gratuita di marijuana od hashish vada esente da sanzioni penali ed un’identica condotta, avente ad oggetto altre tipologie di sostanze (eroina etc.) debba, invece, essere punita, perché sarebbe scelta irragionevole. Né giustificazione a tale tesi potrebbe mai esse- re ravvisata nella citata dottrina della dimensione sociale del consumo degli stupefacenti, perché essa postula una condivisione/cessione che «può avvenire con altri consumatori della stessa cerchia sociale», situa- zione che risulta assolutamente applicabile anche alle droghe pesanti 2 . L'opinabile considerazione finale, per cui la condotta di cessione non rientra nei canoni della commercializzazione, rafforza in chi scrive il convincimento che non si possa assolutamente prevedere una depe- nalizzazione di qualsiasi forma di cessione gratuita o onerosa. Avv. Carlo Alberto Zaina Avvocato Penalista e Patrocinante in Cassazione. Componente effettivo dello staff redazionale di ALTALEX membro permanente del comitato scientifico di DIRITTO.IT ed OVERLEX.COM. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI ARRETRATI DI QUESTA RUBRICA SU www.dolcevitaonline.it/category/avvocato-rulez 1 L’uso personale di stupefacenti e le aporie del sistema penale nota a Cass. Pen. Sez. IV 15 aprile 2014 (dep. 5 maggio 2014) n. 18504 2 È esperienza forense e giudiziaria incontroversa quella del passaggio della medesima siringa fra più assuntori di eroina, oppure quella dell’assunzione comunitaria della stessa dose di cocaina da parte di più persone partecipanti a feste. Siete d’accordo con quanto sostenuto in questo articolo? Inviateci le vostre considerazioni a info@dolcevitaonline.it Le più interessanti saranno pubblicate sul prossimo numero.
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  • 22. 22 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 ANIMALS MI VESTO VEGANCredo che la parola vegan sia la parola più inflazionata e usata nel 2014 soprattutto nel settore alimentare. Fino a pochi mesi fa, per trovare un prodotto senza derivati animali ci si doveva inesorabil- mente recare presso i negozi biologici o presso qualche erboristeria fornita. Oggi si possono trovare prodotti adatti ai vegani o addirittura reparti ad essi dedicati nei comuni supermercati o discount. Per non parlare dei ristoranti! Spuntano come funghi nei quartieri di ogni città. La macchina del business si è messa in moto limitandosi però al solo settore alimentare. Sono tante le persone che scelgono di non mangiare animali o pro- dotti derivati da animali per moda, per emulare la star di turno o per salvaguardare la propria salute. Fino a quando le persone decideran- no di non mangiare animali o prodotti con derivati animali solamente per i suddetti motivi e non per ragioni etiche, ci saranno ancora stilisti che proporranno capi come le pellicce o produttori di divani imbottiti con le piume d’oca, tanto per citare alcuni esempi. “Spacciarci” per vegani perché non mangiamo animali o i loro prodotti, quando ancora indossiamo capi di lana o quando ci infiliamo ai piedi scarpe realizzate con pelle di vitello tanto per fare degli esempi, è sbagliato eticamente e crea anche molta confusione, snaturando la parola vegan inventata da Donald Watson, fondatore della Vegan Society. Essere vegan significa rispettare tutti gli animali, impegnandoci a non acquistare, usare e consumare prodotti derivanti dal loro sfrut- tamento e dalla loro uccisione, ma anche non divertirsi a spese della vita e della libertà di altri animali (evitando per esempio di andare al circo o allo zoo). Limitandomi ad affrontare in questo articolo solo il settore dell’abbigliamento, vediamo come vestirci vegan. Voglio pri- ma di tutto chiarire che essere vegan non significa indossare abiti in modo anacronistico o essere sciatti! Anche a noi vegani piace essere glamour, vestire alla moda, facendo però attenzione a scegliere capi senza crudeltà, meno inquinanti e più sostenibili. Pelli, pellicce e piume non ci appartengono e non ci servono per scaldarci, anche quando le temperature sono davvero ostili, perché abbiamo a nostra disposizione una varietà di materiali alternativi reperibili sul mercato e alla portata di tutti, grazie alla diversificazione delle offerte nei gran- di magazzini, nei piccoli negozi e, soprattutto, online. Sono nati tantissimi punti vendita all’estero e in Italia specializzati in abbigliamento, calzature e accessori vegan di ottima fattura, realizzati con materiali traspiranti, resistenti, rispettosi dell’ambiente e dei lavo- ratori. Per acquistare i prodotti basta un click, le spese di spedizione sono spesso gratuite, se si supera una certa cifra e se il negozio è si- tuato sul territorio italiano, il reso è gratuito. Esistono anche tantissimi negozi negli Stati Uniti che vendono prodotti a prezzi convenienti, ma dobbiamo fare molta attenzione alle spese di spedizione, poiché in alcuni casi possono addirittura superare il costo del capo acquistato. Con la crescita dell’attenzione verso la moda etica sono nati diversi siti, dove vengono segnalati i negozi, le marche, i prodotti senza cru- deltà, le modalità di acquisto, il rapporto qualità-prezzo, come calzano i numeri di certe marche e addirittura le recensioni delle scarpe ac- quistate per agevolare quelle persone diffidenti verso l’acquisto onli- ne. Uno dei siti storici è StilEtico, realizzato da donne che ci guidano all’acquisto animal friendly. Il sito di moda etica, insieme a Agire Ora Edizioni, ha creato anche un opuscolo scaricabile on-line dal sito della casa editrice (o in versione cartacea facendone richiesta). Si intitola: “Vestire vegan. Cosa evitare e cosa scegliere per un abbigliamento e arredamento senza crudeltà sugli animali”. Questo libricino, di cui consiglio vivamente la lettura se abbiamo intenzione di cambiare stile di vita ed essere più rispettosi verso gli animali e l’ambiente, è diviso in sezioni. Nella prima sezione sono indicati gli ingredienti crudeli (pelle, cuoio, pellicce, lana e seta) e cosa subiscono gli animali per la loro produzione. Nella seconda sezione troviamo i materiali alterna- tivi alla pelle, alle piume, alla seta, alla lana, le fibre tessili naturali (cotone, lino, canapa, iuta, kapok, bambù), le fibre artificiali (viscosa o rayon, modal, acetato, lyocell o tencel, cupro, microfibra e ramiè) e le fibre sintetiche (poliestere, poliammide, elastam o elastan, acrilico, modacrilica). La terza e ultima sezione è infine dedicata ai consigli per gli acquisti per creare il nostro guardaroba senza crudeltà. «Vestire vegan si può, ce n’è per tutti i gusti e tutte le tasche. Niente scuse!» affermano Agire Ora Edizioni e StilEtico. Tamara Mastroiaco Scrive per Il Cambiamento.it. Cura il suo blog su Il Fatto Quotidiano. Autrice/spe- aker: La Voce dell’Astice su Radio Godot e Lucciole per Lanterne su Radio Verde. Autrice/conduttrice: Big Yellow Taxi su RoxyBarTv di Red Ronnie. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI ARRETRATI DI QUESTA RUBRICA SU www.dolcevitaonline.it/category/lifestyle/ambiente-e-natura
  • 23. 23 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 ECO-FRIENDLY NO AI PESTICIDI IN NOME DELLE COLTURE BIOLOGHICHE Il comune di Malles, in Val Ve- nosta (Trentino Alto Adige) po- trebbe diventare il primo comu- ne libero da pesticidi grazie allo sforzo di un comitato cittadino e alla partecipazione degli abi- tanti che hanno dimostrato che è possibile riprendere possesso dei propri territori rivalutandoli in nome dell’economia locale. Malles è un comune che conta circa 5mila abitanti, per la maggior parte agricoltori e in particolare di mele, i quali hanno partecipato al primo referendum per l’abolizione dei pesticidi chimici nelle valli appartenenti al comune di Malles. Il cammino per arrivare al referendum è stato lungo e non privo di difficoltà ed è stato portato avanti in primis dal farmacista del co- mune, il dottor Fragner con l’importante sostegno di 21 medici, 8 veterinari, 15 biologi e dai farmacisti del distretto sanitario dell’alta Val Venosta che hanno sottoscritto il manifesto. A dicembre 2013 il via libera alla raccolta di firme per il referendum, poi a febbraio la presen- tazione di oltre 500 firme (ne bastavano 300) depositate in Comune. Infine, tra il 22 Agosto e il 5 Settembre 2014, i cittadini sono stati chiamati ad esprimere la loro opinione; il quesito sottoposto agli abitanti di Malles era il seguente: «Sei favorevole alla realizzazione del seguente emendamento agli articoli del Comune di Malles?» Il principio di precauzione, con l’obiettivo di tutelare la salute pubblica, stabilisce che tutte le misure che aiutano a prevenire un rischio per la salute dell’uomo e degli animali devono essere adottate. Il Comune di Malles ha come obiettivi specifici la tutela della salute dei suoi cittadini e ospiti, la conservazione della sostenibilità della natura e delle acque, così come la possibilità che le diverse forme di economia possono coesistere sul suo territorio in modo equo e rispettoso. In conformità con questi obiettivi, Malles promuove l’uso dei prodotti fitosanitari biodegradabili all’interno dei suoi confini. Un regolamento comunale che descriva i dettagli di questa disposizione sarà emanato. L’affluenza al voto è stata di 7 cittadini su 10 e più del 70% dei votanti si è espressa per il divieto di utilizzo dei pesticidi e dei diserbanti chimici nei campi. Il referendum ha ricevuto il premio della fondazione Waldthaler “Coraggio civile e responsabilità sociale” e rappresenta un esempio ammirevole di come i cittadini, abbiano la forza di reclamare i diritti delle terre che abitano, ritornando alla coltura naturale e biologica che ha distinto per molti anni i prodotti del territorio. Questo comu- ne ha approfittato dello statuto speciale della regione per realizzare il referendum, e prima che effettivamente la val di Malles possa definirsi libera dai pesticidi passerà ancora molto tempo e potran- no succedere molte cose, ma resta il fatto che questo referendum rappresenta un primo passo verso il ritorno alle colture biologiche e al rispetto non solo dell’ambiente, ma anche degli abitanti e dell’e- conomia locale. Da anni, infatti, la val di Malles si dedica all’agricoltura biologica e alla promozione del turismo orientato verso il rispetto della natura e la promozione dei prodotti del territorio (piste ciclabili, sentieri, servi- zi pubblici, visite guidate), ma sta diventando sempre più complicato mantenere le colture biologiche quando devono convivere a stretto contatto con colture che utilizzano pesticidi chimici. Ritornare alle colture biologiche e naturali è un processo che avrà bisogno di tempo per essere realizzato, diminuendo gradualmente l’uso dei fitofarmaci ma non solo, è necessario rieducare la popola- zione al consumo dei prodotti locali e di stagione, dando importan- za al gusto e alla provenienza del prodotto piuttosto che all’aspetto. Non resta che augurarsi che questo passo compiuto dal comune di Malles non sia che il primo di un cammino verso la coltura biologica in tutta Italia e in Europa. Giulia Rondoni Romagnola d’origini, studia marketing e comunicazione prima a Bologna poi a Bruxelles, dove attualmente vive. La comunicazione, la musica, condividere e pedalare sono le sue passioni. Come per le biciclette è convinta che ogni cosa si possa riparare. PASSAPAROLA SALVIAMOLEAPI Salviamoleapi.org è un progetto proposto da Greenpeace che ha come obiettivo la tutela delle api e la promozione di un’agri- coltura ecologica e sostenibile! Il gruppo ha lanciato una raccolta di firme che al momento conta circa 500.700 partecipanti. Le firme sono accompagnate da una lettera al ministro dell’agricoltura dove si chiede di: 1. Monitorare la salute delle api e degli altri impollinatori 2. Ridurre l’uso dei pesticidi 3. Sviluppare pratiche agricole non dipendenti da prodotti chimici e incrementare la biodiversità in agricoltura Inoltre sul sito salviamoleapi.org si possono trovare altri consigli per fare la propria parte e per sostenere l’iniziativa, partendo innanzitutto dal proprio giardino. Per SOSTENERE l’iniziativa visitate il sito web www.salviamoleapi.org.
  • 24. 24 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 GIARDINAGGIO 5 PIANTE D’APPARTAMENTO FACILI DA CURARE YUCCA Una specie molto diffusa di pianta da appar- tamento è la Yucca elephantipes: ha foglie appuntite prive di spine, di colore verde luci- do. Richiede davvero pochissime cure, basta ricordarsi di annaffiarla quando il terreno è secco e di posizionarla in un punto della casa ben esposto alla luce. Nel periodo estivo può anche essere collocata sul terrazzo o sul bal- cone ma va ritirata in settembre. SPATIFILLO Lo spatifillo è una pianta originaria delle zone dell’America tropicale, coltivata per la bellez- za del fogliame e la capacità di fiorire anche in condizioni di scarsa luminosità.
La specie tipo hanno dimensioni abbastanza ridotte, non superano i 20-25 cm di altezza. Ama la luce ma è raccomandabile, soprattutto nella stagione estiva, non esporla a raggi diretti del sole in quanto si rischierebbe di bruciarla. Durante il periodo estivo è bene innaffiare la pianta abbondantemente affinché il terric- cio sia sempre umido, mentre nel periodo invernale le innaffiature dovranno essere più scarse. PHOTOS Il sempreverde Pothos con il suo portamen- to cascante farà sembrare la vostra casa un angolo di giungla. La cosa importante è ga- rantirgli una posizione piuttosto luminosa, an- naffiarlo ogni tanto e potete quasi scordarvi di lui. Il photos però non si scorderà di cresce- re e in men che non si dica produrrà le sue belle foglie in abbondanza, abbellendo la zona dove viene coltivato. Se siete amanti delle piante ma pensate di avere un pollice che di verde ha ben poco, ecco 5 piante da interno, facilissime da curare. Queste varietà richiedono pochissime cure: se dimenticate di annaffiarle loro sopravvivranno ugualmente. FELCI
 Le felci da appartamento crescono facilmen- te senza richiedere grosse attenzioni: dovete solo decidere con cura dove posizionarla. Luoghi ombreggiati, lontani dai raggi del sole e lontano dai termosifoni: proprio per la sua passione per l’ombra la felce cresce benissi- mo negli appartamenti! Dopo aver posizio- nato la pianta nell’angolo migliore della vostra casa ci sarà solo una cosa di cui non dovete assolutamente dimenticarvi: l’acqua! EDERA
 Cresce bene all’ombra e se per un periodo vi dimenticate di dargli l’acqua, riuscirà a soprav- vivere! L’edera: è sempreverde, si adatta a ogni tipo di terreno, resiste bene a periodi di siccità, non ha particolari esigenze di luce e può essere coltivata senza problemi in vaso. Queste caratteristiche, unite alla sua capacità di depurare l’ambiente (riesce ad assorbire la formaldeide), ne fanno la pianta ideale per tutti coloro sono alle prime armi. SANSEVIERIA
 La sansevieria è l’ideale per i principianti o per coloro che spesso dimenticano di prendersi cura delle piante. La sansevieria non soppor- ta i terreni troppo a lungo umidi e, anche se nei periodi più caldi dell’estate si deve annaf- fiare con discreta frequenza, per sicurezza fatelo una volta al mese e vedrete che lei non ne soffrirà, anzi crescerà sana e vigorosa. In più la sansevieria è in grado di purificare l’ambiente in cui cresce ed è estremamen- te resistente alla siccità tanto da risultare una delle piante da appartamento più facili da mantenere. Il nome comune è “lingua di suo- cera” e si riferisce al fatto che sia praticamen- te impossibile bloccarne la crescita, anche se ignorata per lunghi periodi. a cura di Francois Le Jardinier
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  • 27. 27 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 SHANTIBABA’S BAG OF DREAMS LA CANNABIS E LE DONNE NEL 2014 Tradizionalmente la cannabis era illegale, appartenente alla cultura underground e dominata da soprattutto da uomini. Nonostante questo e grazie ai cambiamenti avvenuti negli ulti- mi 20 anni in tema di legalizzazione, la possibilità per entrambi i sessi di prosperare in un clima di legittimazione è una vera possibilità! La silenziosa minoranza femminile si sta risvegliando. Da quando la scienza ha dimostrato gli effetti positivi che alcuni composti della cannabis hanno; le madri, le mogli, le nonne, le sorelle e le zie stanno diventando uno stormo compassionevole di “donne di cannabis” con l’obiettivo di curare e alleviare i do- lori dei loro cari per farli tornare in salute. La cannabis ha effetti sul corpo femminile e sembra essere efficace per alcuni aspetti del benessere delle donne. Ci sono prove risalenti alla fine del 7° secolo a.C. che documentano l’uso di marijuana da parte delle donne come afferma il libro di Ethan Russo “Cannabis Medicine Science and Sociology”. I trattamenti con cannabis per le donne nel tempo hanno inclu- so: disturbi mestruali, dolore al seno, e vomito da gravidanza. Fino al 1934 nel Regno Unito, la British Pharmaceutical Codex utilizzava la cannabis nel trattamento della dismenorrea, il dolo- re durante il ciclo mestruale. Ci sono diverse prove che dimostrano che nel corpo uma- no si trova naturalmente l’anandamide: un endocannabinoide che ha un ruolo chiave nella regolazione della fertilità umana. Inoltre, si pensa che gli endocannabinoidi possano essere dei componenti fondamentali del sistema di controllo ormonale durante la gravidanza umana. La cannabis è stata efficace nel gestire molti dei sintomi della sclerosi multipla, compresi la spasticità, il tremore e la fatica. La scienza e la ricerca sulla cannabis stanno rivelando nuove sfaccettature rilevanti per entrambi i sessi. Uno studio ripreso dal magazine Marie Claire nel 2009 indi- ca che 8 milioni di donne in carriera con un livello d’istruzione elevato e posizioni di comando sono consumatrici regolari di cannabis negli Stati Uniti. Le donne, inoltre stanno emergendo in diversi settori, spesso superando gli uomini. Naturalmente se si frequentano le fiere di cannabis in Europa o negli Stati Uniti si vedrà un altro lato delle donne in questo set- tore. La vendita di prodotti con belle ragazze vestite in modo succinto è fonte di distrazione per lo stoner maschio medio o per i coltivatori che per la natura del loro lavoro non sono abi- tuati a ritrovarsi spesso in contesti simili. Ma il sesso vende e l’industria della cannabis non fa eccezione, purtroppo. Tutta- via questo è solo un aspetto, la fumatrice media o utente di cannabis medica, non corrisponde alle donne assunte dalle aziende per distribuire opuscoli, campioni gratuiti etc. Le donne come Mila dalla Società Pollinator in Olanda, e Mishka dalla società editrice francese Mamaeditions, e Fernanda de la Figuera da Malaga sono tutti esempi di eccezionali donne che svolgono un duro lavoro nel settore della cannabis e che hanno raggiunto grandi obiettivi in un ambiente dominato dai maschi. Anche se non era la norma, è stato possibile. Mila è olandese, vive ad Amsterdam ed ha appena festeggiato il suo 70° compleanno. È una mia amica personale ed ha soste- nuto e lavorato attivamente per sviluppare nuovi utilizzi dei prodotti esistenti. Sin dagli inizi degli anni ‘90 è impegnata alla scoperta di nuove tecniche di estrazione senza l’uso di solventi. Soprannomina- ta la Regina dell’Hashish ha insegnato a tantissime persone come fare alcune delle qualità di Hashish più pure conosciu- te. Forse la prima donna ad aver insegnato ai coltivatori a rici- clare le foglie e gli scarti inutilizzabili per creare un prodotto comunemente chiamato Nederhash! «Sono una fumatrice di marijuana medicinale da nove anni. Trovo sollievo dai dolori gastrointestinali provocati della chemio, inoltre aiuta a regolare il mio sonno». Melissa Etheridge
  • 28. 28 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 SHANTIBABA’S BAG OF DREAMS Dopo aver viaggiato in Asia, Mila è tornata in Olanda ed ha aperto un negozio chiamato “The Pollinator” situato ad Am- sterdam. I suoi viaggi in Asia, ma in particolare in Afghanistan hanno dato origine alla sua prima “lavatrice manuale” per la produzione di hashish, il Pollinator. Ricordo che cominciai ad utilizzarlo all’inizio degli anni ‘90, quando la maggior parte di noi sperimentava con i differenti ritagli e qualità la durata del processo, poi ci incontravamo con i nostri estratti di resina e li provavamo. Era l’inizio di una nuova ondata di prodotti “post raccolto” che sono entrati subito in competizione con alcuni dei migliori Charas, hashish afgani o marocchini. Nonostante fosse prodotto dagli avanzi e scarti delle nostre growrooms, portava denaro extra offrendo un effetto incredi- bile ai consumatori. Insomma, è stata una vera rivoluzione, sia per i coltivatori ama- toriali sia professionali. Successivamente è arrivato il Pollinator motorizzato elettrico che aveva una copertura circolare rimovibile. Era in grado di separare la biomassa e le ghiandole di resina tenendo presente che 2°/4° è la temperatura ideale per la biomassa per eseguire il procedimento, perché a questa temperatura la resina diventa fragile ed è più semplice estrarla dalla biomassa. Sono state portate innovazioni ad un processo millenario! In un tempo molto breve Mila e lo shop Pollinator diventano una tappa fondamentale ad Amsterdam per i produttori di tutto il mondo. Non è un cattivo risultato per una signora che voleva solo essere in grado di produrre un buon fumo puli- to per se stessa dal materiale che fino a quel momento veniva buttato. Avevano già parlato di estrazione tramite acqua anche Neville e Rob Clarke ma Mila è stata la prima persona che io conosca ad utilizzare il materiale da serigrafia unito al sistema dei sacchetti e ad averlo prodotto su scala commerciale. La nascita dell’Ice-o-lator ha modificato i livelli di concentra- zione osservati nell’estrazione della resina, e ne ha fatto un metodo molto puro di consumare cannabis per gli utenti medici. Il governo olandese ha assegnato una sovvenzione per la ricerca alla Società Pollinator® nel 2001 e Mila ha lavorato faticosamen- te per perfezionare la ricerca, la raccolta di dati e ha utilizzato la scienza per entrare nelle applicazioni mediche della cannabis, tutto sulla base delle sue tecniche di estrazione. Vista la purezza delle estrazioni a secco e dell’Ice-o-lator, questi prodotti sono diventati ricercati e in vendita nei coffee shop in Olanda, ma considerando il processo necessario sono i prodotti venduti al prezzo più elevato. Questi prodotti hanno fatto da ponte tra il mondo hippie dei coltivatori e il mondo della cannabis medica e dei prodotti farmaceutici che stiamo ve- dendo nel 2014. Gli estratti senza solventi di Mila insieme alle tecniche di vapo- rizzazione sono un metodo medico comunemente consigliato ai pazienti che hanno bisogno di un alto dosaggio di differenti cannabinoidi senza contaminazione o sostanze cancerogene.
  • 29. ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE OD ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE. E’CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARIETA’ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. LE INFORMAZIONI CONTENUTE SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIU’ COMPLETA CULTURA GENERALE. L’AUTORE E LA REDAZIONE NON SI ASSUMONO NESSUNA RESPONSABILITA’ PER UN USO IMPROPRIO E ILLEGALE DELLE INFORMAZIONI. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI ARRETRATI DI QUESTA RUBRICA SU www.dolcevitaonline.it/category/cannabis/grow/shantibaba Questo è uno degli esempi delle qualità tecniche dimostrate dalle donne nel campo della cannabis, un’invenzione per la quale Mila non è seconda a nessuno! Al giorno d’oggi le persone migliori stanno trovando la loro strada e posti di lavoro che gli corrispondono e sempre più donne ricoprono posizioni di rilievo in tutte le diverse aziende che vanno dal farmaceutico alla ricerca, dalle aziende produttri- ci di sementi ai produttori di fertilizzanti. A mio parere, non è più un settore dominato dagli uomini per quanto riguarda le aree legalizzate, ma i settori più oscu- ri, sono ancora - per qualche motivo - dominati dall’universo maschile. Ma questa è una mia osservazione personale e non dev’essere per forza condivisa. La cannabis, in tutte le sue forme, non manifesta postumi tipici di sonniferi e ansiolitici, che le donne sono solite utilizzare per dormire. La legalizzazione darebbe la possibilità ai rivenditori di creare qualità specifiche di alto livello pensate apposita- mente per i consumatori di sesso femminile. Alcuni negozi attualmente si concentrano sulla cura del corpo e della persona, e questi fanno notevolmente appello alle donne. Le opzioni per il consumo di cannabis sono differenti: tramite commestibili, vapori e oli aggiunti ai trattamenti estetici e altri ancora e permettono alle donne di abbracciare il movimento cannabis a loro modo. Naturalmente siamo agli inizi di un mercato emergente e ci sa- ranno ancora un sacco di cambiamenti prima di arrivare alla legalizzazione nella maggior parte dei paesi. Ma il settore me- dico ha bisogno dell’innata compassione che le donne portano naturalmente a questo mondo e nella cura delle persone. Non credo che sia mai esistito un settore dove le donne e gli uomini hanno un ruolo paritario, ma mi piacerebbe che la cannabis fosse il più grande equalizzatore del mondo! a cura di SHANTIBABA breeder della Mr Nice Seedbank tra i massimi esperti mondiali di genetiche e semi di cannabis. Padre di alcuni degli strain più famosi al mondo tra cui “White Widow” e “Super Silver Haze”
  • 30. www.sweetseeds.eswww.sweetseeds.es ® ® ® C/ Dr. Nicasio Benlloch nº36-38 · 46015 · Valencia · España · +34 963 890 403 / +34 628 593 887 Grossistas +34 963 473 730 / +34 963 404 289 · Fax +34 961 939 618 · info@sweetseeds.es Attenzione: i semi di canapa sono esclusi dalla nozione legale di Cannabis, ciò significa che essi non sono da considerarsi sostanza stupefacente. L.412 del 1974, art.1; comma 1,lett.B, convenzione unica sugli stepefacenti di New York del 1961 e tabella del decreto ministeriale 27/7/1992. In Italia la coltivazione di Canapa è vietata (artr.28 e 73 del dpr 309/90) se non si è in possesso di apposita autorizzazione (art.17 dpr 309/90). In assenza di autorizzazione i semi potranno essere utilizzati esclusivamente per altri fini (zootec- nico, collezionistico, etc). I semi vengono venduti con la riserva che essi non siano usati da terze parti in conflitto con la legge. Varietà: SWS45 Raccolta Indoor/Outdoor: 8 settimane dalla germinazione Altezza: 70-120 cm Fiore Rosso: circa 85% degli individui Varietà: SWS52 Indica/Sativa: 80%/20% Fioritura interna: 7 settimane Raccolta Esterna: inizio settembre Varietà: SWS28 Raccolta Indoor/Outdoor: 9½ settimane dalla germinazione Altezza: 110-160 cm Varietà: SWS01 Indica/Sativa: 50%/50% Fioritura interna: 9 settimane Raccolta Esterna: inizio ottobre Devil Cream Auto Killer Kush F1FV Big Devil XL Auto ® Black Jack ® Devil Cream Auto Killer Kush F1FV Varietà: SWS44 Raccolta Indoor/Outdoor: 8 settimane dalla germinazione Altezza: 60-110 cm Fiore Rosso: circa 85% degli individui Varietà: SWS41 Indica/Sativa: 70%/30% Fioritura interna: 6 settimane Raccolta Esterna: fine agosto, inizio settembre Varietà: SWS29 Raccolta Indoor/Outdoor: 9 settimane dalla germinazione Altezza: 50-110 cm Varietà: SWS04 Indica/Sativa: 90%/10% Fioritura interna: 8-9 settimane Raccolta Esterna: fine settembre inizio ottobre Bloody Skunk Auto Green Poison F1FV ® Cream Mandarine Auto ® Cream Caramel ® 3s.22,90€ | 5s.37,90€ | 10s.75,50€ 3s.19,90€ | 5s.33,00€ | 10s.66,00€ 3s.26,50€ | 5s.43,90€ | 10s.87,80€ 3s.19,50€ | 5s.32,50€ | 10s.65,00€ 3s.19,90€ | 5s.33,00€ | 10s.66,00€ 3s.22,50€ | 5s.37,50€ | 10s.75,00€ 3s.23,90€ | 5s.39,50€ | 10s.78,90€ 3s.24,00€ | 5s.40,00€ | 10s.80,00€ INDICA SATIVA 50% 50% SWEET SEEDS NON VENDE SEMI SFUSI NÉ NON CONFEZIONATI A GROW SHOP. GLI UNICI SEMI ORIGINALI E GARANTITI SONO QUELLI VENDUTI NELLA LORO CONFEZIONE ORIGINALE. Un mix di 10 semi femminizzati AD UN PREZZO STRAORDINARIO! N!NUOVON! 10 semi femminizzati in un solo tubetto ¡¡il piú economico e con tutta la nostra qualitá!! INDICA SATIVA 10% 90% 35€ INDICA SATIVA 30% 70% INDICA SATIVA 20% 80%
  • 32. 32 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 CANNABIS CULTURE FRANCO CASALONE: “PIÙ STUDIAMO LA CANAPA E PIÙ CI RENDIAMO CONTO DI NON SAPERNE NULLA”«Ho riscritto il libretto del 1909 di un medico che si chiama Arpino. Spiega come godere delle fantasma- gorie dell’esperienza della cannabis che ti può in qualche modo aprire delle porte se lo fai con esperienza, o, se lo fai nel quotidiano, mettere in uno stato che ti favorisce in qualche modo l’accettazione del mondo». In conclusione di una piacevo- lissima chiacchierata, durata circa 2 ore, abbiamo chiesto a Franco Casalone «se ci fosse qualcosa che non aveva fatto e che rimpiangeva»; per un istante la sua voce si è riempita di emo- zione e ci siamo resi conto di aver toccato un punto delicato della sua vita. Lui che ha scritto i primi libri mo- derni in italiano per diffondere le virtù della canapa e che a questa pianta ha dedicato la vita, si sentiva il peso di non aver fatto abba- stanza, e si dispiaceva se nella sua lotta aveva coinvolto persone vicine a sé. Probabilmente la colpa è di tutti noi. Ci siamo sentiti colpevoli come se avessimo lasciato il peso di una lotta così importante sulle spalle di una persona sola. Ed è per questo che siamo ancora più contenti di avere la possi- bilità raccontarvi i suoi pensieri e le sue parole, contribuendo con l’ennesima goccia d’acqua in questo oceano di squali, a fare in modo che uno tsunami si alzi prepotente e spazzi via una volta per tutte le menzogne e le ipocrisie portate avanti dai governi occidentali da quasi un secolo. Qui sotto trovate parte della nostra chiacchierata, l’intervi- sta integrale potete invece guardarla in versione video sul nostro sito. «Anni e anni a studiare questa pianta, per cercare di coglierne i segreti e più vado avanti a studiare, più mi accorgo che non abbiamo capito niente». È questa la prima verità alla quale Franco ci mette davanti, entrando nel particolare di quanto il contenuto di THC influisca sull’e- sperienza del fumatore e quanto incida sull’intensità delle sensazioni provate. «Il charas di Malana? 15% di THC e 25% di CBD e io ho visto un mucchio di gente svenire fumandolo. Nepali? 36%THC e 12%CBD, buonissimo, ma il Malana ti fa molto di più nonostante il THC sia meno della metà. Quando avevo 20 anni arrivava dell’erba dalla Columbia, piena di semi, da Santa Marta con il 6% di THC: facevi due tiri e rimanevi in acido per 4 o 5 ore. Quindi non è solo il THC ad influire è un fitocomplesso e probabilmente altre sostanze spingono e amplificano l’azione del THC». E riguardo invece il fumo con molto CBD? Ne ho fumata una qualità con il 28%. Non stona: lo senti salire e l’ef- fetto dura molto, ma non sei stonato. Sei estremamente lucido, stai bene e rilassa molto i muscoli. Cosa ci dici riguardo l’estrazione con il butano? L’estratto col butano è tossico, anche se lo fai evaporare bene. Lo fumi e ti toglie il fiato, senti i polmoni bruciare: non è una cosa sana. Probabilmente è troppo selettivo e gli toglie le sostanze che fanno da antinfiammatorio. Purtroppo tutti i derivati dal petrolio sono tossici, anche se presenti solo in tracce. Si arriva al 40/50% di THC quando usando l’alcool si arriva oltre il 60%. Inoltre la preparazione è peri- colosa e penso che sia meglio evitarlo. L’unica estrazione possibile in medicina era con l’alcool etilico; nemmeno con altri alcool come fa Rick Simpson che usa un materiale che lui chiama nafta ma è etere di petrolio ed è tossico anche quello. Cosa pensi del crescente successo della canapa alimentare? Si sta cercando di far passare un limite accettabile di THC negli ali- menti, visto che per adesso vale il limite che c’è anche in Germania, 0,15%, più basso della pianta. In Svizzera è 0,9%, che è più che accet- tabile. Con un limite così potremmo proporre più alimenti, anche con valore curativo, e non solo le tisane che produciamo ora a Carmagno- la. Quelle sono fatte con la canapa che proviene dalla repubblica Ceca e hanno lo 0,15% di THC e lo 0,2% di CBD, praticamente niente. In più la si mette nell’acqua, in cui i cannabinoidi non sono solubili. Eppu- re fa effetto, io ho visto tanta gente che con la tisana ha avuto effetti benefici immediati. La consigliano all’Ospedale di Candiolo a chi è in chemioterapia. Io credo che funzioni perché fa effetto anche in dosi omeopatiche. Tanti medici non riescono a spiegarsi il perché, però succede. Così come tanti medici dicono che le medicine omeopatiche non possono funzionare, però funzionano. E del tentativo di creare una moderna filiera industriale? C’è moltissima gente interessata, il problema è la carenza di centri di trasformazione. Dalle notizie che ho a Carmagnola, con l’impianto, si riescono a lavorare circa 500 ettari e l’anno prossimo ci sarà richiesta per almeno 600 ettari solo in Piemonte. Si spera che venga creato
  • 33. 33 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 un nuovo centro nel canavese per fare pellet, vedremo. Un altro im- pedimento è che non siamo mai passati alla meccanizzazione per la canapa tessile. La canapa tessile con la fibra lunga è l’oro dal punto di vista industriale, quello che al sud chiamavano l’oro verde ed è sem- pre stato il raccolto primario. Un’opportunità potrebbe essere quella di costruire macchine che tengano e muovano la canapa nelle vasche per separare la fibra, perché è un lavoro che a mano non vuole più fare nessuno. E sulla produzione di cannabis terapeutica che sarà avviata nello stabilimento militare di Firenze? (Dopo una sana risata, ndr) Mi faccio una risata perché l’hanno data in mano a persone che non ne sanno niente, che non l’hanno mai fatto. Purtroppo c’è molta incompetenza in questo campo e questa opera- zione mi sembra solo business. Essendoci un giro enorme di soldi dan- no la gestione allo stabilimento militare così rimane in mano allo Stato. La Bayern fa l’estratto, lo purifica e lo vende ad 810 euro al grammo. Il Sativex costa 660 euro al grammo (in realtà, dalle informazioni che abbiamo, il prezzo indicato dovrebbe essere quello di una confezione per circa un mese di trattamento, ndr). Potessimo farlo a Carmagnola lo venderemmo a 5 euro al grammo con un abbondante guadagno. La chiave secondo me è che venga considerata dalla legge un prodotto erboristico e deve essere tolto dalle mani delle case farmaceutiche: è un’erba e secondo me si deve poter usare in erboristeria. Secondo te è questa la chiave? Sì. Anche perché al giorno d’oggi si possono trovare sostituti delle cosiddette droghe, anche al supermercato. Perché nessuno le usa? Perché non sono proibite e non sei portato a farlo, inoltre non sono pronte da consumare. Anche solo per fare il fumo, si fa fatica, è un lavoro pesante. Un fumatore qualunque preferisce comprarlo già fat- to. E bisogna tener conto che lo fanno in Asia o in Marocco dove la manodopera non costa niente è per quello che costa relativamente poco, lo facessimo qua avrebbe prezzi assurdi. Forse si mantiene vie- tato proprio per quello, altrimenti costerebbe di più. Franco Casalone come ha scoperto la canapa? Come pianta la conosco da sempre perché la coltivava mio nonno e la fumava, dopo averla conciata nella paglia; mio papà invece già non sapeva cosa fosse. Da ragazzino ho iniziato ad informarmi leg- gendo le pubblicazioni Penguin o i libri di Ciapanna che contengono informazioni incredibili valide ancora oggi. Poi dopo averla provata e constatato che mi faceva sentire bene, ho iniziato a informarmi di più sul perché fosse proibita. E qui iniziano i primi problemi… La prima grana l’ho avuta nel 1977, ci hanno fermato in 17 con una canna, alcuni li hanno processati, gli altri davanti ad una commissione medica che cercava di convincere ciascuno che qualsiasi malattia o acciacco avesse, fosse causato dalla cannabis. Sono andato avanti a raccogliere informazioni fino a quando è uscito il libro di Jack Herer nel 1993. Lì ho pensato di scrivere qualcosa, perché credevo di avere informazioni importanti da condividere, ma pensai che non l’avrei mai fatto se non fossi stato obbligato. Non l’avessi mai pensato: poco dopo mi sono entrati in casa e sono scappato in Olanda dove mi hanno chiesto di scrivere un libro visto che in italiano non ne avevano e ho scritto sia “Il Canapaio” sia “Canapa, benefici, potenziale economico, proibizione”, che ho mandato in procura come testimonianza. Che bilancio fai della tua vita spesa per diffondere il valore della canapa? È una cosa che faccio con molto piacere, oramai è la mia vita. Ma lo sento anche come un dovere. Stando in India ho imparato che se una cosa non la si sa per ignoranza, non è un problema, ma nel momento in cui ti rendi conto di qualcosa, devi fare quello che ti senti per dif- fonderla. E cosa pensi del fatto che dove non è riuscita l’intelligenza umana, ce l’hanno fatta i soldi creando un business enorme? Si è riusciti in qualche modo a far venire fuori la questione perché è diventata un business. Finché dicevamo che volevamo cambiare il mondo e che i soldi non erano la cosa principale, il potere ha sempre detto no. Nel momento in cui sente odore di soldi il sistema alza le orecchie. In America adesso c’è l’assurdo che puoi fumare a scopo ricreativo ma è ancora illegale la canapa industriale. Perché è un busi- ness tanto grosso che prima vogliono prepararsi e capire bene come funziona. Raccontaci qualcosa di te… Fai sport? Che libri leggi? E che musica ascolti? Ero istruttore di nuoto, anche se oggi di sport non ne faccio più. Viag- gio tanto e mi stanco abbastanza. Mi piace la terra, mi piace stare fuo- ri, mi piace coltivare la mia verdura, farmi il mio vino. Ho anche le api e faccio il miele. Mi piacerebbe poter lavorare liberamente anche con la cannabis. Ho vissuto tanto in India ed è un altro mondo; mi piace molto vedere ciò che c’è di là. Musica in genere ascolto di tutto. Non mi piace la techno e nemmeno le canzoni melense, non le sopporto. Non mi piace il calcio perché è solo un business e non riesco a capire come la gente possa continuare a farsi ipnotizzare nonostante sappia che non è più uno sport. Franco Casalone finisce il suo racconto commosso, spiegando che vorrebbe riuscire a vedere la pianta di cannabis ed i suoi frutti, fi- nalmente liberi. «Ci sono arrivato vicino tre volte: la prima nel ‘75/’76, dicevamo che avremmo cambiato il mondo. Eravamo in tanti. Poi c’è stata una repressione bestiale. Poi di nuovo nel ’93 quando siamo usciti con i libri e pensavo ok, adesso abbiamo scoperto come stanno le cose, visto che è un business, cambia. Son passati vent’anni». a cura di Mario Catania ed Enrica Cappello