Intervista pubblicata sul numero attualmente in edicola di SCOMPARSI ("intervista del mese") all'avvocato Patrizia Trapella, presidentessa dell'associazione di volontariato Vite Sospese. 24 giugno 2014
Il percorso di cambiamento visto con gli occhi di un imprenditore
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associazione si propone di
dare il proprio contributo.
La crisi economica, ritengo, è
forse l’ultima causa in ordine
di tempo che ha causato mol-
te scomparse terminate pur-
troppo in suicidio. Le vere
cause sono da approfondire
sia nel contesto intra fami-
liare, che in quello familiare
oltre che in quello lavorativo.
Cosa le sta insegnando que-
sta esperienza come Presi-
dente dell’Associazione?
Questa nuova carica è da un
certo punto di vista d’arrivo
e di maturazione personale
e professionale. Da più di 15
anni frequento le aule di giu-
stizia italiane, dedicando le
mie energie in modo partico-
lare al diritto penale e al dirit-
to di famiglia. Da alcuni anni
collaboro con il Tribunale
per i minorenni di Venezia e
sono tutore di alcuni fanciulli
allontanati dalle loro famiglie
naturali. Per oltre dieci anni
mi sono occupata di persone
detenute in carcere. Mi sono
avvicinata allo studio del fe-
nomeno delle persone scom-
parse anche grazie agli studi
di scienze criminologiche
che, ormai, sono diventati
una vera e propria passione.
A questo proposito, unita-
mente al dottor Luca Massa-
ro, da circa quattro anni mi
reco negli Stati Uniti un paio
di volte l’anno per approfon-
dire non soltanto questa te-
matica ma anche tutte quelle
che risultano essere in stretto
rapporto alla scomparsa del-
la persona. E’ proprio dall’e-
sperienza americana che,
unitamente ai soci fondatori
di VITE SOSPESE , è nato il
progetto multidisciplinare di
cui accennavo poc’anzi. Tut-
tavia, questa carica è per me
anche un punto di partenza
che mi permetterà di mettere
al servizio della collettività
oltre alla mia esperienza pro-
fessionale ed individuale già
acquisite, tutto l’entusiasmo
personale e lavorativo in fieri
che muoveranno lo spirito e
le persone che lavoreranno
insieme a me nell’associazio-
ne. C’è davvero molto lavoro
da fare.
Quanta energia ci vuole a
far conciliare il lavoro di av-
vocato con la carica impor-
tante che ricopre?
Mi impegna tantissimo, “da
matti”, si può dire? Non di-
mentichiamo che oltre a svol-
gere la professione di avvocato
sono anche moglie e “mam-
ma” di due gatti Maine Coon
e di una simpatica cagnolina
bassotto. Poi c’è la mia grande
passione che condivido con
mio marito, la criminologia. E
quindi esiste lo studio costan-
te della materia. Insomma, il
vocabolo “noia” non e’ con-
templato nel mio vocabolario.
Inizio la mia giornata sempre
alle sei e la termino verso le
ventidue e trenta. Il tutto non
stop. A parte gli scherzi, la
ricetta per me e’ la seguente:
tanta determinazione, impe-
gno e senso del dovere. Por-
tare sempre a termine ciò che
mi viene affidato, dando il
meglio di me stessa. Assolu-
tamente indispensabile avere
un grande ottimismo e la pre-
senza di buoni collaboratori
che mi affiancano sia nel la-
voro che nella vita persona-
le. Anzi, ne approfitto: grazie
collaboratori!
Se potesse risolvere un
caso…
Bella domanda...non vorrei
che la mia risposta generas-
se una classifica a livello di
importanza di persone scom-
parse. Non esiste la categoria
A e quella B. Tutti gli scom-
parsi sono importanti. Certo
che messa alle strette con
questa domanda, forse il caso
che vorrei risolvere e che mi
darebbe maggiore soddisfa-
zione è quello di contribuire
al felice ritrovamento di un
minore scomparso. ■
LE VERE CAUSE SONO DA
APPROFONDIRE SIA NEL CONTESTO INTRA
FAMILIARE, CHE IN QUELLO FAMILIARE
OLTRE CHE IN QUELLO LAVORATIVO
“MI ISPIRO ALL’ESPERIENZA AMERICANA E OFFRO TUTTO IL MIO ENTUSIASMO.
C’E’ MOLTO LAVORO DA FARE” ”Vado negli stati Uniti due volte all’anno per
approfondire queste tematiche, e proprio dall’esperienza americana è nato il progetto
multidisciplinare di Vite sospese”, dice Patrizia Trapella. Il lavoro multidisciplinare
coordinato è ancora una novità per l’Italia.
Mi sono avvicinata allo studio del fenomeno delle
persone scomparse anche grazie agli studi di scienze
criminologiche che, ormai, sono diventati una vera
e propria passione