3 sintesi rapporto minori fuori famiglia per 19.11.2012
1. REGIONE PUGLIA
AREA POLITICHE PER LA PROMOZIONE DELLA SALUTE
DELLE PERSONE E DELLE PARI OPPORTUNITÀ
ASSESSORATO AL WELFARE
SINTESI DEL IV RAPPORTO “MINORI FUORI FAMIGLIA PUGLIA” – 2012
Minori fuori famiglia: fotografia dello scenario pugliese
In Puglia oltre 3.000 bambini e bambine vivono lontani dal proprio nucleo familiare d’origine, il
23% sono stranieri. Una “popolazione di minori” che solo per il 40% dei casi viene accolta da
famiglie affidatarie, mentre cresce l’inserimento in strutture residenziali e l’incidenza dei
minori stranieri non accompagnati
Sono 3.081 in tutta la Puglia i minori che vivono fuori famiglia, allontanati dal proprio nucleo
d’origine: è questo uno dei principali dati che emerge dalla rilevazione censuaria condotta
dall’Osservatorio Regionale per le Politiche sociali presso tutti i Comuni pugliesi. Di questi, ben
il 23% è rappresentato da minori stranieri, complessivamente 717 (+ 69% circa rispetto al
2007), a fronte di un calo generale del 4% della popolazione complessiva dei minori fuori
famiglia, analizzato nel quinquennio tra il 2007 e il 2011. Tale riduzione si registra in tutte le
province tranne che in quella di Lecce che, in controtendenza si attesta al 66% in più
rispetto alla prima rilevazione del 2007.
È poi in costante aumento la presenza in Puglia di minori stranieri non accompagnati: sono stati
579 nel 2011, pari all’80% di tutti i minori stranieri fuori famiglia, e sono più che raddoppiati (+
112%) rispetto al 2007, cioè il fenomeno è esploso in soli 5 anni, anche per effetto delle diverse
emergenze periodiche connesse in particolare al nord-africa, che proprio nel 2011 ha avuto il suo
apice.
Numeri questi, che trovano riscontro anche dal rapporto regionale sui minori stranieri non
accompagnati curato dal Comitato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Infatti
all’11 luglio 2011 risultavano segnalati in Puglia 716 minori stranieri non accompagnati di cui
la metà è vicina alla maggiore età. La quasi totalità di questi minori (91,9%) viene accolta nei
servizi residenziali della regione.
Ma una volta fuori dal proprio nucleo familiare di origine in che modo viene accolta questa
“popolazione di minori”?
Due le possibili prese in carico: con l’affido familiare presso una famiglia affidataria, oppure
presso una comunità educativa residenziale.
L’incidenza dell’affido familiare è pari al 40% (-10% rispetto alla rilevazione del 2007 per i
minori in generale, e addirittura -34% dei minori stranieri). Aumentano di poco le prese in carico
in comunità socio educative residenziali per i minori in generale (+1%), mentre cresce del 107%
la presa in carico residenziale per i minori stranieri. Risultano presi in carico dai Comuni
pugliesi sia minori provenienti dai Comuni regionali, sia minori provenienti da fuori Puglia,
che incidono per il 18% sul totale.
Dal rapporto emerge un ulteriore dato che deve essere evidenziato: in tutta la Puglia poco più
del 4% dei minori allontanati dalla famiglia di origine trova accoglienza in strutture fuori dei
confini regionali, con una prevalenza negli invii fuori regione dei minori foggiani e della BAT
rispettivamente per il 9,3% e l’8,3%.
I percorsi di accoglienza: le strutture residenziali
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2. Sono 1.842 i minori accolti in strutture residenziali. Alla provincia di Lecce il primato regionale
con il 45,8% di minori affidati a questo tipo di strutture. In fatto di accoglienza sono proprio le
Comunità educative a prevalere nella scelta di affido dei minori: vi è accolto oltre il 60% dei
MFF
1.842 è il numero dei minori accolti in strutture residenziali, di cui il 35% risulta essere
straniero e tra questi una componente significativa, l’86% è rappresentata da minori non
accompagnati. È la provincia di Lecce con il 45,8%, quasi la metà di tutti i minori stranieri
presenti in regione, a registrare il primato regionale, seguono la provincia di Foggia con il
16,5% quelle di Bari con 15,4% e di Brindisi con il 15,1%. In coda la provincia di Taranto che
conta il 4,8% e la provincia BT il 2,3%.
Confrontando questi dati con la rilevazione regionale del 2007, è evidente come il numero dei
minori stranieri presenti nelle strutture residenziali è cresciuto del 107%, soprattutto nella
fascia tra gli 11 e i 17 anni.
La presenza invece di maggiorenni 18-21enni nelle strutture della regione è cresciuta in modo
esponenziale negli anni. I numeri parlano chiaro: risultano seguiti dai Servizi Sociali Comunali
396 maggiorenni contro i 290 dello scorso anno. Di questi il 72,5% è di nazionalità straniera, il
179% in più rispetto alla scorsa rilevazione.
Ma quali sono le strutture più utilizzate a livello regionale per accogliere i minori fuori
famiglia, e quali le modalità di accesso previste?
Non vi è dubbio che anche per il 2011 sono le strutture comunitarie quelle che prevalgono
nella scelta, infatti si registra un aumento del 7% rispetto alla rilevazione del 2009. Su 1.842
minori inseriti in strutture residenziali, il 60,3% è accolto presso strutture del tipo Comunità
Educativa. In calo invece di 5 punti percentuali il ricorso alle Comunità Familiari, che si
attestano al 18,1% così come è in diminuzione del 4% il ricorso alle Case famiglia (8,3%).
Diminuisce di due punti percentuali anche il numero di minori collocati presso le Comunità
di pronta accoglienza (5,6%) mentre sale di un punto e mezzo il numero dei minori collocati
nei Gruppi Appartamento (3%). Emerge, dunque, dai dati del 2011 una tendenza a privilegiare
le accoglienze in comunità educative di maggiori dimensioni (in genere tra i 24 e i 48 posti
letto, organizzati in moduli da 12 posti letto) rispetto alle comunità familiari e le case famiglia
di minori dimensioni (fino a 12-24 p.l.). Positiva la sperimentazione sempre più estesa di Gruppi
appartamento, indicata in particolare per i minori fuori famiglia prossimi al compimento dei 18
anni, perché si tratta di una formula di accoglienza che punta molto ad accompagnare il minore
verso l’autonomia mediante progetti mirati di inclusione sociale e lavorativa.
La modalità più utilizzata per selezionare le strutture dove inviare i minori è la concertazione
tra i Servizi Sociali e il Tribunale per i Minori (37% ca.), a seguire c’è la scelta, da parte dei
Servizi Sociali, tra le strutture già convenzionate (17,3%) e come terza opzione vi è quella
dettata da valutazioni legate ai costi(15,6%). Ancora nel 9,8% dei casi è il Tribunale dei Minori ad
“imporre” la struttura di invio, e nel 10,2% si sceglie la struttura in base all’esigenza del minore.
E’ importante, ancora, evidenziare che solo il 4% dei minori pugliesi accolti in comunità trova
sistemazione in una struttura fuori Regione, e si tratta prevalentemente di minori dell’area
foggiana e dell’Alto Tavoliere, mentre le strutture pugliesi accolgono per oltre il 27% minori
provenienti da fuori Regione: questo sta ad indicare un forte rafforzamento nell’ultimo
quinquennio della rete di offerta di strutture residenziali per minori che ha consentito non solo
di assicurare ai minori fuori famiglia pugliesi di non essere allontanati troppo dalle rispettive
famiglie di origine, ma anche di riuscire ad attrarre minori fuori famiglia provenienti da altre
Regioni del Mezzogiorno con una rete più debole (Campania, Basilicata, Molise, Calabria).
Ma qual è la rete dell’offerta dei servizi per i minori fuori famiglia in Puglia?
L’Osservatorio Regionale Politiche Sociali ha reso noti anche i dati – aggiornati al
settembre 2012 – di tutte le strutture residenziali e i centri diurni che risultano
autorizzati al funzionamento in Puglia. Sono in tutto 158 strutture residenziali per
minori fuori famiglia per un totale di 1.226 posti letto nel 2012: la parte
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3. preponderante con 118 strutture e 995 posti letto è delle comunità educative per
minori, con una dimensione media di 8,4 p.l, seguite dalle comunità familiari con 28
strutture e 165 posti letto, con una dimensione media di 5,9 p.l.. Una parte residuale è
svolta da comunità alloggio, comunità di pronta accoglienza e gruppi appartamento.
La rete di offerta così come rilevata a fine 2009 era composta da un numero complessivo
di strutture pari a 160 con un totale di 1482 posti letto. Quindi la rete del 2012 è di
numerosità uguale, con una dimensione media inferiore, così come richiesto dal
Regolamento Regionale n. 4/2007: molte strutture in questi anni sono chiuse ed altre
hanno avviato il percorso per l’adeguamento ai nuovi standard strutturali per una
maggiore qualità. Questi numeri sono la prova del definitivo superamento delle strutture
di grandi dimensioni, più vicine ai vecchi orfanotrofi, in favore di strutture con una
dimensione più familiare.
I percorsi di accoglienza: l’affido familiare
È in calo l’utilizzo dell’affido familiare, diminuito negli ultimi cinque anni del 10% per un
totale di 1.239 minori. Di questi il 71,1% è affido di tipo intrafamiliare, ma tre quarti avviene
in maniera giudiziale e il 66,7% permane in affido per periodi prolungati
Circa il 40% dei minori fuori famiglia viene preso in carico mediante affido familiare (-10%
rispetto alla rilevazione del 2007 per i minori in generale, e addirittura -34% dei minori
stranieri): nonostante la diffusione in molti ambiti territoriali di elenchi di famiglie affidatarie,
preparate per accogliere altri minori oltre i propri figli, prevale ancora da parte dei Tribunali
per i Minorenni la prassi di affidare alle comunità educative i minori.
In totale i percorsi di affido familiare in Puglia riguardano 1.239 minori, avvengono ancora
prevalentemente all’interno della famiglia (71,1%), pur facendo registrare una riduzione rispetto
al 2009 di quasi il 3%, il che è molto importante, perché lascia più spazio agli affidamenti
eterofamiliari. Si tratta, inoltre, di affidi familiari soprattutto di carattere giudiziale, senza il
consenso (74,1%) e per periodi prolungati (66,7%).
Sul totale dei minori inseriti in percorsi di affido, il 6,2% sono minori stranieri, di cui circa
sono minori stranieri non accompagnati.
Segmentando questo dato per provincia, si rileva che la provincia di Foggia registra la più alta
percentuale intraprovinciale di minori in affidamento (46,8%), segue la provincia di Bari con il
46,6%, la provincia di Lecce, che sebbene faccia rilevare la percentuale intraprovinciale più
bassa tra le province pugliesi con solo il 29% dei minori in affidamento, contribuisce con il 17,5%
sul totale regionale. La provincia di Brindisi è seconda a Lecce nel dato intraprovinciale con il
34,7% dei minori in affidamento sul totale dei minori fuori famiglia. La provincia BT ha il 44,1%
del totale provinciale dei minori fuori della famiglia di origine in percorsi di affidamento
familiare: a livello regionale è la provincia che contribuisce meno con il 6,9%. La provincia di
Taranto ha il 43,5% dei minori in affido rispetto al totale provinciale, contribuendo con il 12,8%
al dato regionale.
Per il 74,1% degli affidi realizzati in Puglia nel 2011 si tratta di affidi giudiziali (-23,9%
rispetto al 2009), mentre quelli consensuali sono il 25,6% (+9,2% dal 2009).
Oltre la metà (50,4%) degli affidi realizzati in Puglia ha una durata superiore ai 4 anni. Se a
questo si aggiunge che il 16,3% degli affidi ha una durata dai 2 ai 4 anni, ne risulta che il 66,7%
dei minori continuano a permanere in affido per periodi prolungati.
Ma da dove provengono i minori presi in carico dalle famiglie?
Il 94,8% dei minori in affido proviene dalla Puglia, il 4,8% proviene da fuori regione. I minori
provenienti da fuori regione sono particolarmente presenti nella provincia di Bari dove
rappresentano il 9,8% del totale dei minori in affido e nella provincia di Lecce dove sono il
5,1% del totale. Nella provincia di Bari vi sono oltre i 2/3 dei minori provenienti da fuori regione
in affido (68,3%), a Lecce sono il 18,3% del totale regionale.
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4. Affido familiare: come si muovono i Comuni?
Su 258 Comuni pugliesi il 36,8% dispone di un servizio dedicato all’affidamento familiare. Lecce
è la provincia più provvista di servizi dedicati. In aumento anche il numero di Comuni che
erogano un contributo economico alle famiglie affidatarie, salito al 56,2% in tutta la Regione.
Ma vi è un’enorme disparità: dai 30 euro mensili della provincia di Foggia ai 360 della provincia
di Bari.
In questo scenario il rapporto analizza anche le azioni intraprese dai comuni a supporto
dell’affido familiare: di tutti i Comuni pugliesi il 36,8% del totale (95), dichiara di avere un
servizio dedicato all’affidamento familiare (nel 2008 erano 71, nel 2009 erano 83). Va
evidenziato che tra questi vi sono tutti i Comuni capofila degli Ambiti territoriali sociali, che in
genere svolgono le funzioni anche per i Comuni più piccoli che fanno parte del medesimo
Ambito.
E’ Lecce la provincia più dotata di servizi dedicati all’affido che aggrega a sé il 50,5% dei
servizi presenti nella regione. Nel corso dell’ultimo biennio i Comuni leccesi che si sono dotati
di servizi sono aumentati di 14 unità arrivando a coprire quasi la metà di tutti i Comuni della
provincia. Segue la provincia di Bari con una dotazione di servizi per l’affido che supera il 50%
dei Comuni (51,2%), aggregando il 22,1% dei servizi affido presenti nella regione. La provincia
con il minor numero di Comuni dotati di servizio affido dedicato è Taranto con solo il 10,3% di
copertura.
Tra i Comuni che dichiarano di avere un servizio dedicato all’affido, 19 dicono che si tratta di
servizi a titolarità e valenza territoriale comunale, 61 di Ambito territoriale sociale (erano 49 del
2009), 12 a titolarità Asl distrettuale, 2 altro.
Un altro dato significativo è l’aumento del numero dei Comuni che erogano il contributo
mensile alle famiglie affidatarie, il 56,2% dei Comuni pugliesi prevede questo servizio a
sostegno dell’affidamento familiare dei minori (nel 2009 erano il 50,8%). Le province con la più
alta percentuale di Comuni che hanno questa tipologia di servizio sono quelle di Barletta-
Andria-Trani (100%), Bari (85,5%), Brindisi (85%). Seguono Taranto con il 58,6%, Lecce con il
42,3% (contribuendo con il 28,3% a livello regionale) e Foggia con il 41%.
Entrando nel merito dei contributi minimi, il dato regionale fa rilevare una forbice di variazione
che va dai 30 euro mensili della provincia di Foggia ai 360 euro della provincia di Bari, con una
variabilità del 91,7%. Il contributo medio minimo mensile erogato nella regione è di 166 euro.
Il dato regionale relativo al contributo massimo varia dai 50 euro delle province di Taranto e
Lecce ai 1200 della provincia di Brindisi. Il contributo medio massimo erogato nella regione è
di 276 euro. Il contributo medio generale erogato mensilmente alle famiglie affidatarie, nella
regione, è di 219 euro. Va rilevato che le Linee guida regionali sull’affido familiare, approvate
nel 2007 di concerto con l’ANCI, indicano come valore di riferimento regionale per il contributo
economico alle famiglie affidatarie pari a 250,00 euro mensili.
Per quanto riguarda infine le attività di sensibilizzazione e comunicazione sul territorio di questi
servizi il rapporto evidenzia come il 20,2% dei Comuni pugliesi ha realizzato nel corso del biennio
2010-2011 campagne e/o seminari informativi, solo il 16,3% ha promosso e/o realizzato corsi di
formazione sull’affido.
Uno dei cantieri che occorre assolutamente potenziare in Puglia è quello relativo alla istituzione
dell’elenco/albo delle famiglie affidatarie: senza di questo il Tribunale per i Minorenni ha gioco
facile con la disposizione di ricovero in comunità, e i Comuni non riescono a potenziare l’utilizzo
dell’affido familiare, che da un punto di vista economico e educativo-affettivo è quasi sempre
preferibile per i minori. Nel 2011 solo il 9,3% dei Comuni pugliesi aveva istituito un elenco/albo
di famiglie affidatarie, oltre la metà dei quali appartengono alla provincia di Lecce con il 54,2%
del totale regionale, segue la provincia di Bari con il 20,8% su base regionale. Tra le altre
province emerge che nessun Comune della provincia di Taranto ha un elenco/albo di famiglie
affidatarie, la provinca BT ne conta 1 soltanto, la provincia di Foggia 2 e Brindisi 3.
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