2. PARTECIPAVA ALLE CELEBRAZIONI, ALLE
FESTE E AI BANCHETTI.
DIRITTO DI AVERE UNA PROPRIA TOMBA E
QUASI EQUALE AL MARITO
EMANCIPATA E ISTRUITA, POTEVA
POSSEDERE SCHIAVI E POSSEDIMENTI
PROPRI
Donna
etrusca
NON AVEVA IL DIRITTO DI VOTO
NON POTEVA TESTIMONIARE, NON
POTEVA AVERE NOME PROPRIO
NON POTEVA PRATICARE IL
COMMERCIO,
Donna
romana
3. La donna etrusca viveva pienamente, usciva spesso, “senza arrossire”,
come ci riferisce Tito Livio “per essere esposta agli sguardi degli uomini”,
partecipava alle cerimonie pubbliche, assisteva alle danze, ai concerti,
ai giochi, talvolta presiedendo da un palco apposito, come rivelano le pitture di Orvieto.
Aveva diritto ad una propria tomba ed era titolare
di atti di compravendita e di successione ereditaria.
La donna etrusca aveva un posto di tutto rispetto nella società. Gli
Etruschi, infatti, non avevano sancito una separazione netta tra i sessi, né
nella vita quotidiana, né nelle occasioni pubbliche.
Poteva possedere schiavi, essere titolare di attività e perfino avere
una tomba a proprio nome
Inoltre curava particolarmente il proprio aspetto: indossava vesti
preziose e gioielli, ma sono stati rinvenuti anche numerosi
pettini, fibbie, vasetti di creme, bottigliette di profumo e specchi
di bronzo finemente lavorati.
Donna
etrusca
4. La donna romana viveva all’interno di una società fortemente maschilista, in
assoluta condizione di inferiorità rispetto all’uomo, da cui finiva sempre per
dipendere: padre o marito e perfino fratello o figlio maggiore, quando restava
vedova. Il marito, inoltre aveva sulla moglie diritto di vita e di morte. Celebrate
le nozze, i beni datale dalla famiglia di origine, entravano a far parte del
patrimonio del marito.
In caso di adulterio, veniva punita severamente, in quanto la fedeltà era
considerata il principio su cui si basava la famiglia. Punizioni severe erano
esercitate dal marito anche se sorpresa a bere ; la sbronza era considerata come
preludio di tradimento. Il marito poteva tradire con una schiava o una prostituta.
La donna risiedeva fra le mura domestiche, poteva uscire solo se vigilata o
accompagnata. Il suo unico scopo era la cura della casa e dei figli. La donna
aristocratica e di buona famiglia era virtuosa, educata alla riservatezza e al
pudore; meno rigida era la condizione della donna popolare, la quale, lavorando,
era più indipendente.
Non avevano il diritto di voto, non potevano testimoniare in tribunale, svolgere attività
commerciali, non potevano nemmeno avere un nome proprio. Se vedova, veniva nominato
un tutore che gestiva i suoi beni. Successivamente le cose cambiarono: la donna poté
rimanere padrona della sua eredità, acquistare beni e ottenne la possibilità di divorziare.
Nonostante ciò, rimase esclusa dai diritti politici e dalle cariche pubbliche e religiose
Donna
romana