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l’inchiesta Misteri nel Vallone. L’ex giacimento di kainite
fonte di radioattività. Sospetto di traffico di rifiuti
Serradifalco, miniere e tumori
la macabra conta dei morti
le testimonianze
LE CARTE. In alto, carte e cartacce che si trovano
all’interno del casolare dei misteri. Tra queste anche
documenti che testimoniano il traffico e lo
smaltimento di rifiuti speciali (a destra, un particolare)
[FOTOSERVIZIODAVIDEANASTASI]
IL CASOLARE DEI MISTERI. In alto l’edificio dove
ancora si trovano prove del traffico di rifiuti
speciali. A destra, una veduta di Serradifalco
«Quel “mostro di sale” da trent’anni è fonte di danni per la salute e l’ambiente»
MARIO BARRESI
NOSTRO INVIATO
SERRADIFALCO. Un sessantenne occhialuto irrompe
ansimante nel ufficio-bugigattolo: «Totò, viri ca ni
mossi n’autra. Giovane, manco cinquant’anni. Tu-
more al colon. Domani mattina c’è il funerale, ci
dobbiamoandare».Qualcheinterminabilesecondo
di silenzio, appena interrotto da un abbozzo di so-
spiro. E il destinatario della funerea notizia stacca,
con gesto quasi meccanico, una costellazione di
post-it nascosti dietro il monitor del pc. Ne estrae
uno e aggiunge una crocetta accanto a decine di al-
tre.Lecontaelericonta:«Siamoarrivatia21».Poiti-
ra fuori un altro pizzino e anche in questo aggiunge
una croce: «E con questa sono 12». Il primo post-it
è l’archivio delle persone decedute dall’inizio del-
l’anno;ilsecondoèilsottoinsiemediquellecheave-
vano tumori o leucemie. Quindi: nel 2013 finora 21
croci, di cui 12 per neoplasie; l’anno scorso furono
rispettivamente 69 e 31. Il paese - Serradifalco, nel
Nisseno - è piccolo, la gente mormora. E quando
muore basta guardare le carte sui muri, per essere
aggiornati. O magari un caffè con i becchini. «Sono
diventato un frequentatore di funerali», si scherni-
sce il geometra Totò Alaimo. Che qui - per tutti, nel
beneenelmale-èunaspeciedi Erin Brockovich dei
sulfarara. Il geometra è diventato epidemiologo e
detective,frastudi,dossieredesposti.«Lofaccioper
la memoria di tutti quelli che non ci sono più e per
ilfuturodichirestaqui».Dovelapauratrasudadal-
le viscere della terra, ondeggia nell’aria limpida dei
boschi, scorre nei laghi e dei torrenti.
«Più morti di cancro che a Gela»
Maperchéquasiunacrocesudueèdovutaaitumo-
ri? Al di là delle statistiche da cimitero di paese, so-
no alcuni dati del “Registro Tumori di Ragusa e Cal-
tanissetta” a togliere il sonno a questa gente. Negli
11comunidelVallonesimuoreditumorimoltopiù
che a Gela. Sui 3.788 nuovi casi registrati nel trien-
nio 2007/09, il numero più sconvolgente riguarda
gli uomini, nel rapporto tra casi osservati e casi at-
tesi: rispetto a Ragusa (in linea con la media nazio-
nale) l’eccesso di rischio di sviluppare un tumore è
del 12% in più a Gela e del 43% nel Vallone; più con-
tenuta la forbice fra le donne. Il rischio di tumori
ematologici: se a Gela c’è un comunque preoccu-
pante +42%, nel Vallone il dato schizza al 108%.
«Aquestielementisiaggiungono31casiditumo-
ri infantili, che rappresentano il 58% in più rispetto
all’atteso, secondo il Registro», ricorda Rosetta An-
zalone, presidente del Tribunale del malato di San
Cataldo e portavoce di 35 associazioni del Nisseno.
Anzalone ricorda anche «le migliaia di malati di
sclerosimultiplaoltrecheilpiccoimpressionantedi
bambini autistici». E Alaimo aggiunge che «nel rap-
porto non sono nemmeno stati interrogati i medi-
ci di famiglia, e con 700mila euro di fondi non si è
andatiallaradicedelproblemaecioè“lostudiocon-
nesso alle cause tumorali”».
Le radiazioni del mostro di sale
E quando si parla di nesso causa-effetto gli sguardi
sono tutti puntati lì, sul “mostro di sale” a sei chilo-
metri da Serradifalco. Bosco Palo, all’origine mi-
niera di zolfo prima che si scoprisse la kainite. Nel
1956 divenne uno stabilimento industriale che alla
finedeglianni60davalavoroa600persone(indot-
to escluso) con tre pozzi e un milione di tonnellate
annue di produzione. Fino al 1973 di proprietà del-
la “Montecatini”, la concessione del complesso mi-
nerario passò poi all’Ispea Spa, con capitali pubbli-
ci. L’attività durò fino al 29 luglio 1988.
Eppurei“fantasmi”diBoscoPaloaleggianoanco-
ra. Il primo punto è la pericolosità “naturale” del si-
to: «La montagna di sale - spiega il geologo Angelo
La Rosa - da oltre un trentennio è sorgente di dan-
niallasaluteeall’ambientedivasteproporzioniper
la presenza dell’isotopo radioattivo K40 e per la sa-
lificazionedelleacquesuperficiali,conunrischiodi
desertificazioneperiterreni».Laconcentrazionedi
potassioingrandivolumi,spiegaCalogeroLaChina,
specialista di Radiodiagnostica e medicina nuclea-
re,«èunafontediradioattivitànaturaledelK40che
viene generato con l’esposizione ai raggi solari e si
propaga a distanza di chilometri viaggiando nell’a-
ria. Ciò costituisce possibile causa di mutazioni nel
Dna, oltre che di malattie autoimmuni croniche,
neurodegenerative e tumorali». È come se gli abi-
tanti di Serradifalco (e non solo) si fossero infilati
dentro una radiografia lunga trent’anni.
I residui e le analisi dell’Arpa
Alla radioattività indotta dalla natura potrebbe es-
sersiaggiuntaquella-ancorpiùdevastante-provo-
cata dall’uomo. Innanzitutto per i residui di lavora-
zione: «Le stesse società presumibilmente sono re-
sponsabiliperlapregressaattivitàmineraria»,sileg-
ge nel documento di Programma-Accordo redatto
nel1988dallaRegione.«Nel1999itecnicidell’Enea
-ricordaLaRosa-rilevanounaseriedicriticitànel-
l’area mineraria, compresa la subsidenza dell’inte-
ro sito Bosco».
Si ritenne necessario eseguire un monitoraggio
con strumenti di precisione, ma soltanto nel 2006
avvenne il primo sopralluogo dell’Arpa nel sito di
Bosco. Il risultato fu rassicurante, perché i dati fuo-
ri norma erano «verosimilmente attribuibili all’iso-
topo radioattivo naturale del potassio». Ma seguiva
una precisazione: «I valori si devono intendere co-
me puramente indicativi» poiché le radiazioni era-
no «al di fuori dell’intervallo d’utilizzo dello stru-
mento» e lo stesso «non permette di identificare gli
emettitori della radiazione ionizzante prodotta». I
tecnicinonfeceroalcunamisurazionenelsitodiPa-
lo, perché «non ritenuta necessaria». Una seconda
campagna di misurazione è avvenuta nel 2012. Ri-
scontrando uno sforamento della Csc (Concentra-
zione della soglia di contaminazione) relativa al
boro nei campioni delle acque di Bosco, «che fareb-
be supporre - sostiene Alaimo - la presenza di sca-
richi di industrie metalliche e farmaceutiche». I da-
ti complessivi furono rassicuranti «L’assenza di ra-
dioattivitànell’areasuperficialedelsitominerario-
si legge nella relazione finale - pur essendo un da-
to rassicurante per la popolazione residente nei
suoipressi,nonciforniscealcunacertezzariguardo
la presenza o assenza di eventuali materiali ra-
dioattivi che qualcuno presume siano stati deposi-
tati all’interno della miniera».
Il traffico dei rifiuti speciali
E quest’ultimo passaggio apre l’ultimo “file” della
cartella sui misteri di Bosco Palo. L’ipotesi che il si-
todiBoscoPalosiaunadelle“pattumiere”discorie
radioattive, business miliardario dell’ecomafia. In
effetti ci fu anche un’ipotesi “ufficiale” di utilizzo di
Serradifalco per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari:
«Nel 2003 la Sogin presentò uno studio per indivi-
duare un deposito nazionale per i rifiuti - ricorda il
geologo La Rosa - e vennero analizzati 45 bacini sa-
liferiitaliani,dicui36inSicilia,compresoBosco-Pa-
lo, che fu escluso per mancati requisiti di isola-
mento dei rifiuti». L’unico bacino idoneo risultò
ScanzanoJonico,ma«selaminieradiSerradifalcoè
statautilizzatalostessocome
deposito di scorie nucleari -
sbottal’esperto-èstatocom-
messo un atto criminoso di
vaste proporzioni, avendo
trasformato un sito geo-
morfologicamente non ido-
neoinunabombaecologica».
E a questo punto Totò Alai-
mo diventa un pozzo senza
fondo. Di notizie, corredate
daesposti,testimonianze,do-
cumenti consegnati ai magi-
strati. E quasi si commuove,
quando racconta di Gaetano
Butera, morto qualche setti-
mana fa di tumore: «Un dili-
gente e coraggioso vigile ur-
bano di Serradifalco che
sventò un traffico illecito per lo stoccaggio e forse
anchelosmaltimentodirifiutipericolosi,specialie
radioattivi, provenienti da fuori della Sicilia». Bute-
ra, impegnato nei lavori della sua villetta di campa-
gna, aveva notato un viavai strano di Tir che si fer-
mavano al bivio fra le Provinciali 40 e 37, all’imboc-
codellastradaperlaminieraBosco.Dalcamionsca-
ricavano «scatole e cartoni, che andavano dentro
piccolifurgoni»,eunamattinailsolertevigileindos-
sò la divisa e fermò un autista polacco, che gli mo-
stròun’autorizzazione(scaduta)periltrasporto,ma
nonperloscarico,dirifiutiospedalieri.Lapistadel-
l’autista dell’est portò in un casolare poco distante:
«Accertai che c’erano rifiuti - raccontò il vigile - po-
sizionati nel terreno retrostante, da dove si godeva
diun’ampiavedutapanoramicadelleminiere».Bu-
terafecelasuabellarelazionediservizioeilsuoco-
mandante passò le carte ai carabinieri. Ma subito
dopoilterreno(«vendutoassiemealcasolaredaun
minatoreper50milionidilireall’epocaincuiunap-
partamentoinpaesenecostava30»,ricordaAlaimo)
venneliberatodairifiuti.Manondallecarte,«fattu-
re,bolleditrasportodimaterialenocivoepericolo-
so di varia provenienza», che nel marzo 2012 Alai-
mo rinvenne nel casolare accompagnando Rosario
Cardella e Saul Caia autori di un’inchiesta per Rai-
News. «Ho consegnato tutte le carte all’autorità
giudiziaria»,diceAlaimomostrandociunverbalein-
finito di documenti dal 1990 almeno fino al 1995, e
quindi anche dopo la storia del vigile urbano.
S’è rotto il muro del silenzio
Eunresiduodiqueidocumentisitrovaancoralì,nel
casolaredeimisteri.Liabbiamotrovatidentroilfor-
no,alcuniinpartebruciatienelsalonediroccato.Ri-
fiuti ospedalieri speciali, con bolle che ne certifica-
nolaprovenienzamanonladestinazione.Doveso-
no stati depositati? Chi può provare che non siano
finiti nelle miniere? Ci sono altri casi nascosti?
Negliultimitempi,lostudiodiAlaimoèstatome-
ta di pellegrinaggio di altri potenziali testimoni.
Raccontano di centinaia di «fusti strani» depositati
in laghetti artificiali e poi mischiati all’olio di sansa
per coprire il tanfo. Altri episodi, altri racconti. Tut-
ti finiti sul tavolo della magistratura. «Cosa si sta
aspettando - si chiede Alaimo - per intervenire in
maniera risolutiva a tutela dei cittadini di un terri-
toriochepertantiannièstatosuccubediintreccifra
mafia,politicaeaffari?Certitraffici-sentenzia-non
sisarebberopotutirealizzaresenzacopertureadal-
tissimo livello». Restiamo un altro po’. Affacciando-
cidallacollina,fissiamoil“mostrodisale”,sovrasta-
to dall’ex villaggio degli operai e dalla funivia sega-
ta. Il silenzio è meraviglioso. Tanto da farci paura.
twitter:@MarioBarresi
“Pattumiera”. Si
teme che la zona sia
stata usata per
nascondere scorie
radioattive, business
delle ecomafie
L’ERIN BROCKOVICH DELLE MINIERE
Il geometra Totò Alaimo in anni di
studi e indagini sulle miniere di
Serradifalco è diventato anche un po’
epidemiologo e un po’ detective tra
dossier ed esposti presentati
Gli ex minatori
«Noi, sopravvissuti
all’ecatombe»
Trapauraesperanza. In paese tutti hanno la “lista” dei lutti
e i giovani si risvegliano: «Complicità e danni, fuori la verità»
«Ma la bonifica potrebbe essere occasione di lavoro per 200»
NOSTRO INVIATO
SERRADIFALCO. Si sentono un po’ tutti dei
sopravvissuti.Apartiredachi,lavorando
fra zolfo e kainite, ci ha sfamato la fami-
glia. Ma anche i giovani, a Serradifalco,
guardano al “mostro di sale” come la
macchina di morte che fagocita lenta-
mente interi pezzi di famiglie. La sensa-
zione,inpaese,èquelladiunacomunità
impaurita dalla catena di morti per tu-
mori. Gente che ascolta con attenzione
tutto ciò che riguarda il legame fra i lut-
ti e le miniere dei veleni. Molti cercano
rassicurazioni e magari - come ha fatto
lostessosindacoGiuseppeMariaDacquì
dopolapubblicazionedell’ultimostudio
dell’Arpa - invitano «a evitare inutili al-
larmismi, senza però abbassare la guar-
dia». Che non significa mettere la testa
sottoilcuscino,mavederelecosedauna
prospettiva meno colpevolista.
Eppure, nella giornata che abbiamo
trascorso nel “Paese delle Miniere e del-
le Tradizioni”, come recita il cartello al-
l’ingresso, prevale la paura. Vissuta nel-
lalottaquotidianaconilmaleincurabile
LA SICILIA
i FFATTI
MERCOLEDÌ 1 MAGGIO 2013
8.
CALTANISSETTA. La Procura indaga su traffico di rifiuti, disastro ambientale e omissioni degli enti
E sotto la Chernobyl del Vallone
le nuove verità da disseppellire
Test del Noe dei carabinieri a Serradifalco: ipotesi anche d’inquinamento delle falde
MARIO BARRESI
NOSTRO INVIATO
CALTANISSETTA. Un amaro viaggio nella macchina del
tempo.FraquellecheLeonardoSciasciadefinì«gra-
vi leggende di terra e di zolfo», raccontando nella
sua Ad un paese lasciato di come fosse «cupo il pas-
so degli zolfatari, come se le strade coprissero cavi
sepolcri, profondi luoghi di morte». Non sarà facile,
il lavoro della Procura di Caltanissetta. Che, da qua-
siunannoindagasullaChernobyldelVallone.Unfi-
locomplicatodadipanare,ancheperchéspezzatoin
alcune parti dall’incuria del tempo e dalle omissio-
ni degli uomini. Ma c’è di tutto nei brandelli di ve-
rità che il procuratore capo Sergio Lari e il nuovo
battagliero procuratore aggiunto, Lia Cava, stanno
cercando di mettere assieme. Lavorando gomito a
gomito con la Dia nissena, diretta dal colonnello
Gaetano Scillia, con in prima linea in quest’indagi-
ne il tenente colonnello Letterio Romeo. Le minie-
re di Serradifalco, un vaso di Pandora dove dentro,
ipoteticamente, c’è quanto di più schifoso si possa
immaginare: il traffico di rifiuti tossici, business
miliardario che unisce gli interessi dell’ecomafia a
quelli di imprenditori senza scrupoli e politici cor-
rotti; il disastro ambientale e i danni indotti alla sa-
lute dei cittadini; le responsabilità di chi doveva fa-
re (vigilare, bonificare, analizzare) e non ha fatto.
L’indagine,siapprendedafontidelPalazzodigiu-
stizia nisseno, è stata avviata nel 2012, natural-
mente a carico di ignoti. Sul versante dell’impatto
delle miniere sull’ambiente è stato commissionata
un’indagine agli specialisti dei carabinieri del Noe
(Nucleo operativo ecologico) di Palermo. Che han-
no già eseguito numerosi rilievi sulle miniere, e in
particolare nel sito di Bosco Palo. Oltre alla presen-
zadirifiutiinsuperficieealtassodiradioattività,si
stavalutandoanchel’eventualeimpattodel“mostro
disale”sullefaldeacquifere,circostanzache-sefos-
seconfermata-sarebbeunapietratombalesull’am-
biente (e di riflesso sulla salute dei cittadini). Prati-
camenteundannoirreparabile.Maimilitaridell’Ar-
ma non sono entrati dentro i pozzi, che risultereb-
beroallagati,quasideltuttoimpraticabili.Labuona
volontà dei Noe, oltre che con la natura dei luoghi,
si scontra anche con la scarsa disponibilità di mez-
zi tecnici e di risorse. Non a caso, nel corso di un re-
centeconvegnoorganizzatoaSerradifalcosull’allar-
me-miniere,piùdiunespertohainvocato«untavo-
lo permanente che possa coinvolgere le istituzioni
statali e regionali, oltre che la magistratura e le for-
ze dell’ordine», ipotizzando anche l’uso di risorse
comunitarieperfinanziarericerchepiùapprofondi-
te.
L’altroaspettoriguardaquellochesarebbenasco-
sto a Serradifalco. Rifiuti ospedalieri speciali, come
dimostrerebbe un approfondimento dell’indagine
sulcasolareinagrodiSanCataldo(maamenodiun
chilomentro dalle miniere di Serradifalco), dove -
secondo la testimonianza del vigile urbano Gaeta-
no Butera - sarebbero stati depositati materiali tos-
sici,poimisteriosamentesparitidopol’informativa
delvicecomandantedellapoliziamunicipale.Efuil
geometra Totò Alaimo, ex assessore provinciale e
autore di numerosi esposti agli atti dell’indagine, a
consegnare - nel 2012 una corposa documentazio-
ne: materiale partito da tutta Italia senza la prova
dello smaltimento finale, accatastato nello stesso
casolare segnalato da Butera. Il fondo e l’immobile,
secondo quanto accertato dalla Procura, sarebbero
intestati a una 60enne nata a Bisceglie e domicilia-
ta in Sicilia, la quale ha però sostenuto più volte di
essere estranea alla vicenda. Ma nel vecchio com-
promessopreliminare,lacontropartedelminatore-
artigianochevendetteibenirisulterebbeessereun
pregiudicato di San Cataldo, tra l’altro imparentato
incuitalvoltasivince,maspessosiper-
de. Carmelo Territo, al bancone del bar,
fa la sua lista: uno zia di 55 anni morta
di tumore all’utero, uno zio di 46 per
cancro al pancreas, un cugino ventot-
tenne malato di Sla, che «se n’è andato
appena un mese fa». Ma fino a poco
tempo fa non se ne parlava, «la sensibi-
lità verso questi temi c’è da poco». La
stessa che ha Alessandro Middione («se
gli devo fare l’elenco dei morti nella
mia famiglia non le basta il bloc-no-
tes»), che però accusa le complicità del
passato: «Tutti hanno fatto finta di nul-
la, per i politici è stata una minnedda di
soldi e di voti e ora ne piangiamo le
conseguenze».AncheseVincenzoSalo-
mone,presidentedell’associazionelibe-
riprofessionistidellavicinaSanCataldo,
auspica che «dalla bonifica del sito si
possa creare un’occasione di lavoro per
i giovani del Vallone», citando un pro-
getto che potrebbe creare 200 posti.
Ma i veri dead men walking sono gli
ex operai delle miniere di Serradifalco.
I colleghi del settore di Michele Marti-
no,responsabiledella“flottazione”,non
ci sono più. «Erano cinque, un turno a
testa per una sola persona perché lì era
il posto peggiore. Si lavorava con l’ura-
nio,perdividerelakainitedallealtreso-
stanza, ma anche gli altri impiegati che
passavano di là sono quasi tutti morti.
Paura?No,all’epocanoncen’eraperché
c’era ricchezza. Ma di quello che succe-
deva lì dentro non si doveva parlare».
Uno dei più battaglieri è stato Salva-
tore Pelonero, ex sindacalista e poi pre-
pensionatochesiopposealladismissio-
ne della teleferica che collegava la mi-
niera con lo stabilimento di Campo-
franco. «Quella battaglia la perdemmo,
oggi sarebbe un patrimonio di archeo-
logiaindustrialeediturismoperifiglie
i nipoti dei minatori». Oggi ha paura
per l’ecatombe in corso, ma altrettanta
fiducia «nella magistratura di Caltanis-
setta, che spero arrivi presto alla ve-
rità».
Giuseppe Cordaro è un minatore-
poeta. «Ho già scritto quattro libri, altri
due sono già pronti ma aspetto qualcu-
no che mi aiuti a pubblicarli». I primi se
lifecefinanziaredallaminiera:«Guada-
gnavo 60mila lire al mese e il padrone
se ne teneva 20mila per i soldi che mi
avevadatoperpubblicarelemiepoesie.
Ecolrestoioelamiafamigliapagavamo
l’affittoemangiavano,esoldicirestava-
no.Pochi,macirestavano».Ricordailbi-
vio che gli si presentò da bambino: «Ero
il primo della classe, il maestro voleva
che contiunassi a studiare. Ma mio pa-
dre scelse per me: il pezzo di pane al
posto del pezzo di carta». Voleva diven-
tare carabiniere, finì a fare ‘u carusu di
pirrera. Il suo“mostro”, lui, l’ha tolto dal
fegato; combattendo come un leone.
Mainquattro,nellasuafamiglia,nonce
l’hanno fatta. Compresa l’amata mo-
glie, Rosa. La ricorda in lacrime, mentre
sfoglia la raccolta dedicata a lei e a Ser-
radifalco. S’intitola E le stelle stanno a
guardare. «Ne ho una copia sola, non
l’ho stampato. Ma sono bellissime. Par-
lano di amore e di morte... ».
MA. B.
Unannodilavoro.
Agli atti gli esposti
e il traffico scoperto dal
vigile. Ma anche più
recenti casi di rifiuti
tossici nelle miniere
con ex amministratori della zona. Il fascicolo nelle
mani di Procura e Dia di Caltanissetta è arricchito
anche da denunce più recenti, compresa quella sul
presuntosmaltimentodifustidimaterialetossicoin
prossimità di due laghetti nelle immediate vici-
nanze delle miniere.
Epoic’èlapartepiùdelicata.Lemanidellacrimi-
nalità organizzata sulle miniere fu attestata nel
1992dalpentitoLeonardoMessina(cheavevalavo-
ratocomecaposquadraaPasquasia)inunatestimo-
nianza resa al giudice Paolo Borsellino, in cui mise
nerosubiancoche«legalleriesotterraneevenivano
utilizzate per smaltire scorie radioattive». Messina
fuanchemembrodellacupoladiCosanostra,unli-
vello più alto di quello delle cosche del Vallone; ma
i boss della zona, se il traffico illecito di rifiuti (nu-
cleari o non) fosse davvero avvenuto, non sono sta-
ti certo a guardare. E anche molti ex operai, diven-
tati custodi delle miniere, sono stati colti da un’im-
provvisaondatadibenessere.Tantopiùche,alcon-
vegno di Serradifalco, è stato Giuseppe Regalbuto,
presidente della commissione Urps per le miniere
dismesse,adichiarareche«leleggendariescoriera-
dioattivediPasquasiaoggisitrovanoancheaBosco
Palo», ipotizzando un sistema di “vasi comunican-
ti” sui quali però non c’è ancora stato un riscontro
giudiziario. Ma che gli inquirenti nisseni, nel ri-
spetto della competenza territoriale dei colleghi
ennesi, stanno pure verificando, attingendo a un
corposo dossier sui misteri di Pasquasia.
L’ultimoprofiloriguardal’omissioned’attid’uffi-
cio da parte degli enti - dello Stato e della Regione -
che avevano un ruolo istituzionale nella gestione
delle miniere, soprattutto nella fase successiva alla
revocadellaconcessione.Eanchelìcisonotanteco-
se da spiegare: a partire dalla circostanza che due
dei tre pozzi di Bosco Palo erano ancora aperti nel
2002 (e cioè 14 anni dopo la dismissione), come si
evincedalverbaledellaconferenzadiserviziSitimi-
nerari dismessi dell’assessorato regionale all’Indu-
stria; e proprio di recente la copertura di un pozzo
sarebbe stata divelta. Ma anche le altre due minie-
re di zolfo dismesse - Stincone e Apaforte - risulte-
rebbero totalmente incustodite.
Un’impresa titanica, una vera e propria “sup-
plenza” della magistratura su materie e compiti
delicatissimi, spettanti ad altre istituzioni. Bocche
cucite al Palazzo di giustizia sugli esiti e sui tempi.
«Ma l’unica cosa di cui non dobbiamo avere paura -
avrebberivelatoilprocuratoreLariaisuoipiùstret-
ti collaboratori - è la ricerca della verità».AGLI ATTI DUE LAGHETTI NEI QUALI SAREBBERO STATI VERSATI FUSTI DI MATERIALE TOSSICO
GIUSEPPE CORDARO SALVATORE PELONERO MICHELE MARTINO
Volevo studiare e
fare il carabiniere
ma diventai presto
“carusu di pirrera”
Ho vinto il cancro
al fegato, ma
piango mia moglie
Da sindacalista
vinsi la battaglia
per l’occupazione
dopo la chiusura
Ora timore per la
salute ma fiducia
nei magistrati
“ “ “
IL VILLAGGIO DEI MINATORI NELLA ZONA DEL GIACIMENTO DI BOSCO [FOTO DAVIDE ANASTASI]
I numeri
3.788
1.704 2.084
Totale
Nuovi casi di tumori
I cinque tumori più frequenti
Eccesso di rischio di sviluppare un tumore
Tumori ematologici
UominiUomini Donne
631
media annuale
di casi tra
maschi e femmine
Polmone 19%
Prostata 16%
Ematologici 16%
Colon-retto 13%
Vescica 7,5%
Mammella 26%
Colon-retto 15%
Ematologici 13%
Corpo utero 5,5%
Tiroide 5%
Vallone Gela
14% 12% 11%
43%
42%
63%61%
108%
78%
(tutti i tumori escluso pelle)
Linfomi di Hodgkin e non Hodgkin, leucemie e mielomi
Gela Caltanissetta S.Cataldo Vallone
Provincia di Caltanissetta nel triennio 2007-09
I colleghi del mio
reparto sono morti
tutti: c’era l’uranio,
era il peggiore
Dovevamo stare
zitti, ma in cambio
c’era la ricchezza
LA SICILIAMERCOLEDÌ 1 MAGGIO 2013
.9i FFATTI

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Serradifalco, miniere e tumori la macabra conta dei morti

  • 1. l’inchiesta Misteri nel Vallone. L’ex giacimento di kainite fonte di radioattività. Sospetto di traffico di rifiuti Serradifalco, miniere e tumori la macabra conta dei morti le testimonianze LE CARTE. In alto, carte e cartacce che si trovano all’interno del casolare dei misteri. Tra queste anche documenti che testimoniano il traffico e lo smaltimento di rifiuti speciali (a destra, un particolare) [FOTOSERVIZIODAVIDEANASTASI] IL CASOLARE DEI MISTERI. In alto l’edificio dove ancora si trovano prove del traffico di rifiuti speciali. A destra, una veduta di Serradifalco «Quel “mostro di sale” da trent’anni è fonte di danni per la salute e l’ambiente» MARIO BARRESI NOSTRO INVIATO SERRADIFALCO. Un sessantenne occhialuto irrompe ansimante nel ufficio-bugigattolo: «Totò, viri ca ni mossi n’autra. Giovane, manco cinquant’anni. Tu- more al colon. Domani mattina c’è il funerale, ci dobbiamoandare».Qualcheinterminabilesecondo di silenzio, appena interrotto da un abbozzo di so- spiro. E il destinatario della funerea notizia stacca, con gesto quasi meccanico, una costellazione di post-it nascosti dietro il monitor del pc. Ne estrae uno e aggiunge una crocetta accanto a decine di al- tre.Lecontaelericonta:«Siamoarrivatia21».Poiti- ra fuori un altro pizzino e anche in questo aggiunge una croce: «E con questa sono 12». Il primo post-it è l’archivio delle persone decedute dall’inizio del- l’anno;ilsecondoèilsottoinsiemediquellecheave- vano tumori o leucemie. Quindi: nel 2013 finora 21 croci, di cui 12 per neoplasie; l’anno scorso furono rispettivamente 69 e 31. Il paese - Serradifalco, nel Nisseno - è piccolo, la gente mormora. E quando muore basta guardare le carte sui muri, per essere aggiornati. O magari un caffè con i becchini. «Sono diventato un frequentatore di funerali», si scherni- sce il geometra Totò Alaimo. Che qui - per tutti, nel beneenelmale-èunaspeciedi Erin Brockovich dei sulfarara. Il geometra è diventato epidemiologo e detective,frastudi,dossieredesposti.«Lofaccioper la memoria di tutti quelli che non ci sono più e per ilfuturodichirestaqui».Dovelapauratrasudadal- le viscere della terra, ondeggia nell’aria limpida dei boschi, scorre nei laghi e dei torrenti. «Più morti di cancro che a Gela» Maperchéquasiunacrocesudueèdovutaaitumo- ri? Al di là delle statistiche da cimitero di paese, so- no alcuni dati del “Registro Tumori di Ragusa e Cal- tanissetta” a togliere il sonno a questa gente. Negli 11comunidelVallonesimuoreditumorimoltopiù che a Gela. Sui 3.788 nuovi casi registrati nel trien- nio 2007/09, il numero più sconvolgente riguarda gli uomini, nel rapporto tra casi osservati e casi at- tesi: rispetto a Ragusa (in linea con la media nazio- nale) l’eccesso di rischio di sviluppare un tumore è del 12% in più a Gela e del 43% nel Vallone; più con- tenuta la forbice fra le donne. Il rischio di tumori ematologici: se a Gela c’è un comunque preoccu- pante +42%, nel Vallone il dato schizza al 108%. «Aquestielementisiaggiungono31casiditumo- ri infantili, che rappresentano il 58% in più rispetto all’atteso, secondo il Registro», ricorda Rosetta An- zalone, presidente del Tribunale del malato di San Cataldo e portavoce di 35 associazioni del Nisseno. Anzalone ricorda anche «le migliaia di malati di sclerosimultiplaoltrecheilpiccoimpressionantedi bambini autistici». E Alaimo aggiunge che «nel rap- porto non sono nemmeno stati interrogati i medi- ci di famiglia, e con 700mila euro di fondi non si è andatiallaradicedelproblemaecioè“lostudiocon- nesso alle cause tumorali”». Le radiazioni del mostro di sale E quando si parla di nesso causa-effetto gli sguardi sono tutti puntati lì, sul “mostro di sale” a sei chilo- metri da Serradifalco. Bosco Palo, all’origine mi- niera di zolfo prima che si scoprisse la kainite. Nel 1956 divenne uno stabilimento industriale che alla finedeglianni60davalavoroa600persone(indot- to escluso) con tre pozzi e un milione di tonnellate annue di produzione. Fino al 1973 di proprietà del- la “Montecatini”, la concessione del complesso mi- nerario passò poi all’Ispea Spa, con capitali pubbli- ci. L’attività durò fino al 29 luglio 1988. Eppurei“fantasmi”diBoscoPaloaleggianoanco- ra. Il primo punto è la pericolosità “naturale” del si- to: «La montagna di sale - spiega il geologo Angelo La Rosa - da oltre un trentennio è sorgente di dan- niallasaluteeall’ambientedivasteproporzioniper la presenza dell’isotopo radioattivo K40 e per la sa- lificazionedelleacquesuperficiali,conunrischiodi desertificazioneperiterreni».Laconcentrazionedi potassioingrandivolumi,spiegaCalogeroLaChina, specialista di Radiodiagnostica e medicina nuclea- re,«èunafontediradioattivitànaturaledelK40che viene generato con l’esposizione ai raggi solari e si propaga a distanza di chilometri viaggiando nell’a- ria. Ciò costituisce possibile causa di mutazioni nel Dna, oltre che di malattie autoimmuni croniche, neurodegenerative e tumorali». È come se gli abi- tanti di Serradifalco (e non solo) si fossero infilati dentro una radiografia lunga trent’anni. I residui e le analisi dell’Arpa Alla radioattività indotta dalla natura potrebbe es- sersiaggiuntaquella-ancorpiùdevastante-provo- cata dall’uomo. Innanzitutto per i residui di lavora- zione: «Le stesse società presumibilmente sono re- sponsabiliperlapregressaattivitàmineraria»,sileg- ge nel documento di Programma-Accordo redatto nel1988dallaRegione.«Nel1999itecnicidell’Enea -ricordaLaRosa-rilevanounaseriedicriticitànel- l’area mineraria, compresa la subsidenza dell’inte- ro sito Bosco». Si ritenne necessario eseguire un monitoraggio con strumenti di precisione, ma soltanto nel 2006 avvenne il primo sopralluogo dell’Arpa nel sito di Bosco. Il risultato fu rassicurante, perché i dati fuo- ri norma erano «verosimilmente attribuibili all’iso- topo radioattivo naturale del potassio». Ma seguiva una precisazione: «I valori si devono intendere co- me puramente indicativi» poiché le radiazioni era- no «al di fuori dell’intervallo d’utilizzo dello stru- mento» e lo stesso «non permette di identificare gli emettitori della radiazione ionizzante prodotta». I tecnicinonfeceroalcunamisurazionenelsitodiPa- lo, perché «non ritenuta necessaria». Una seconda campagna di misurazione è avvenuta nel 2012. Ri- scontrando uno sforamento della Csc (Concentra- zione della soglia di contaminazione) relativa al boro nei campioni delle acque di Bosco, «che fareb- be supporre - sostiene Alaimo - la presenza di sca- richi di industrie metalliche e farmaceutiche». I da- ti complessivi furono rassicuranti «L’assenza di ra- dioattivitànell’areasuperficialedelsitominerario- si legge nella relazione finale - pur essendo un da- to rassicurante per la popolazione residente nei suoipressi,nonciforniscealcunacertezzariguardo la presenza o assenza di eventuali materiali ra- dioattivi che qualcuno presume siano stati deposi- tati all’interno della miniera». Il traffico dei rifiuti speciali E quest’ultimo passaggio apre l’ultimo “file” della cartella sui misteri di Bosco Palo. L’ipotesi che il si- todiBoscoPalosiaunadelle“pattumiere”discorie radioattive, business miliardario dell’ecomafia. In effetti ci fu anche un’ipotesi “ufficiale” di utilizzo di Serradifalco per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari: «Nel 2003 la Sogin presentò uno studio per indivi- duare un deposito nazionale per i rifiuti - ricorda il geologo La Rosa - e vennero analizzati 45 bacini sa- liferiitaliani,dicui36inSicilia,compresoBosco-Pa- lo, che fu escluso per mancati requisiti di isola- mento dei rifiuti». L’unico bacino idoneo risultò ScanzanoJonico,ma«selaminieradiSerradifalcoè statautilizzatalostessocome deposito di scorie nucleari - sbottal’esperto-èstatocom- messo un atto criminoso di vaste proporzioni, avendo trasformato un sito geo- morfologicamente non ido- neoinunabombaecologica». E a questo punto Totò Alai- mo diventa un pozzo senza fondo. Di notizie, corredate daesposti,testimonianze,do- cumenti consegnati ai magi- strati. E quasi si commuove, quando racconta di Gaetano Butera, morto qualche setti- mana fa di tumore: «Un dili- gente e coraggioso vigile ur- bano di Serradifalco che sventò un traffico illecito per lo stoccaggio e forse anchelosmaltimentodirifiutipericolosi,specialie radioattivi, provenienti da fuori della Sicilia». Bute- ra, impegnato nei lavori della sua villetta di campa- gna, aveva notato un viavai strano di Tir che si fer- mavano al bivio fra le Provinciali 40 e 37, all’imboc- codellastradaperlaminieraBosco.Dalcamionsca- ricavano «scatole e cartoni, che andavano dentro piccolifurgoni»,eunamattinailsolertevigileindos- sò la divisa e fermò un autista polacco, che gli mo- stròun’autorizzazione(scaduta)periltrasporto,ma nonperloscarico,dirifiutiospedalieri.Lapistadel- l’autista dell’est portò in un casolare poco distante: «Accertai che c’erano rifiuti - raccontò il vigile - po- sizionati nel terreno retrostante, da dove si godeva diun’ampiavedutapanoramicadelleminiere».Bu- terafecelasuabellarelazionediservizioeilsuoco- mandante passò le carte ai carabinieri. Ma subito dopoilterreno(«vendutoassiemealcasolaredaun minatoreper50milionidilireall’epocaincuiunap- partamentoinpaesenecostava30»,ricordaAlaimo) venneliberatodairifiuti.Manondallecarte,«fattu- re,bolleditrasportodimaterialenocivoepericolo- so di varia provenienza», che nel marzo 2012 Alai- mo rinvenne nel casolare accompagnando Rosario Cardella e Saul Caia autori di un’inchiesta per Rai- News. «Ho consegnato tutte le carte all’autorità giudiziaria»,diceAlaimomostrandociunverbalein- finito di documenti dal 1990 almeno fino al 1995, e quindi anche dopo la storia del vigile urbano. S’è rotto il muro del silenzio Eunresiduodiqueidocumentisitrovaancoralì,nel casolaredeimisteri.Liabbiamotrovatidentroilfor- no,alcuniinpartebruciatienelsalonediroccato.Ri- fiuti ospedalieri speciali, con bolle che ne certifica- nolaprovenienzamanonladestinazione.Doveso- no stati depositati? Chi può provare che non siano finiti nelle miniere? Ci sono altri casi nascosti? Negliultimitempi,lostudiodiAlaimoèstatome- ta di pellegrinaggio di altri potenziali testimoni. Raccontano di centinaia di «fusti strani» depositati in laghetti artificiali e poi mischiati all’olio di sansa per coprire il tanfo. Altri episodi, altri racconti. Tut- ti finiti sul tavolo della magistratura. «Cosa si sta aspettando - si chiede Alaimo - per intervenire in maniera risolutiva a tutela dei cittadini di un terri- toriochepertantiannièstatosuccubediintreccifra mafia,politicaeaffari?Certitraffici-sentenzia-non sisarebberopotutirealizzaresenzacopertureadal- tissimo livello». Restiamo un altro po’. Affacciando- cidallacollina,fissiamoil“mostrodisale”,sovrasta- to dall’ex villaggio degli operai e dalla funivia sega- ta. Il silenzio è meraviglioso. Tanto da farci paura. twitter:@MarioBarresi “Pattumiera”. Si teme che la zona sia stata usata per nascondere scorie radioattive, business delle ecomafie L’ERIN BROCKOVICH DELLE MINIERE Il geometra Totò Alaimo in anni di studi e indagini sulle miniere di Serradifalco è diventato anche un po’ epidemiologo e un po’ detective tra dossier ed esposti presentati Gli ex minatori «Noi, sopravvissuti all’ecatombe» Trapauraesperanza. In paese tutti hanno la “lista” dei lutti e i giovani si risvegliano: «Complicità e danni, fuori la verità» «Ma la bonifica potrebbe essere occasione di lavoro per 200» NOSTRO INVIATO SERRADIFALCO. Si sentono un po’ tutti dei sopravvissuti.Apartiredachi,lavorando fra zolfo e kainite, ci ha sfamato la fami- glia. Ma anche i giovani, a Serradifalco, guardano al “mostro di sale” come la macchina di morte che fagocita lenta- mente interi pezzi di famiglie. La sensa- zione,inpaese,èquelladiunacomunità impaurita dalla catena di morti per tu- mori. Gente che ascolta con attenzione tutto ciò che riguarda il legame fra i lut- ti e le miniere dei veleni. Molti cercano rassicurazioni e magari - come ha fatto lostessosindacoGiuseppeMariaDacquì dopolapubblicazionedell’ultimostudio dell’Arpa - invitano «a evitare inutili al- larmismi, senza però abbassare la guar- dia». Che non significa mettere la testa sottoilcuscino,mavederelecosedauna prospettiva meno colpevolista. Eppure, nella giornata che abbiamo trascorso nel “Paese delle Miniere e del- le Tradizioni”, come recita il cartello al- l’ingresso, prevale la paura. Vissuta nel- lalottaquotidianaconilmaleincurabile LA SICILIA i FFATTI MERCOLEDÌ 1 MAGGIO 2013 8.
  • 2. CALTANISSETTA. La Procura indaga su traffico di rifiuti, disastro ambientale e omissioni degli enti E sotto la Chernobyl del Vallone le nuove verità da disseppellire Test del Noe dei carabinieri a Serradifalco: ipotesi anche d’inquinamento delle falde MARIO BARRESI NOSTRO INVIATO CALTANISSETTA. Un amaro viaggio nella macchina del tempo.FraquellecheLeonardoSciasciadefinì«gra- vi leggende di terra e di zolfo», raccontando nella sua Ad un paese lasciato di come fosse «cupo il pas- so degli zolfatari, come se le strade coprissero cavi sepolcri, profondi luoghi di morte». Non sarà facile, il lavoro della Procura di Caltanissetta. Che, da qua- siunannoindagasullaChernobyldelVallone.Unfi- locomplicatodadipanare,ancheperchéspezzatoin alcune parti dall’incuria del tempo e dalle omissio- ni degli uomini. Ma c’è di tutto nei brandelli di ve- rità che il procuratore capo Sergio Lari e il nuovo battagliero procuratore aggiunto, Lia Cava, stanno cercando di mettere assieme. Lavorando gomito a gomito con la Dia nissena, diretta dal colonnello Gaetano Scillia, con in prima linea in quest’indagi- ne il tenente colonnello Letterio Romeo. Le minie- re di Serradifalco, un vaso di Pandora dove dentro, ipoteticamente, c’è quanto di più schifoso si possa immaginare: il traffico di rifiuti tossici, business miliardario che unisce gli interessi dell’ecomafia a quelli di imprenditori senza scrupoli e politici cor- rotti; il disastro ambientale e i danni indotti alla sa- lute dei cittadini; le responsabilità di chi doveva fa- re (vigilare, bonificare, analizzare) e non ha fatto. L’indagine,siapprendedafontidelPalazzodigiu- stizia nisseno, è stata avviata nel 2012, natural- mente a carico di ignoti. Sul versante dell’impatto delle miniere sull’ambiente è stato commissionata un’indagine agli specialisti dei carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Palermo. Che han- no già eseguito numerosi rilievi sulle miniere, e in particolare nel sito di Bosco Palo. Oltre alla presen- zadirifiutiinsuperficieealtassodiradioattività,si stavalutandoanchel’eventualeimpattodel“mostro disale”sullefaldeacquifere,circostanzache-sefos- seconfermata-sarebbeunapietratombalesull’am- biente (e di riflesso sulla salute dei cittadini). Prati- camenteundannoirreparabile.Maimilitaridell’Ar- ma non sono entrati dentro i pozzi, che risultereb- beroallagati,quasideltuttoimpraticabili.Labuona volontà dei Noe, oltre che con la natura dei luoghi, si scontra anche con la scarsa disponibilità di mez- zi tecnici e di risorse. Non a caso, nel corso di un re- centeconvegnoorganizzatoaSerradifalcosull’allar- me-miniere,piùdiunespertohainvocato«untavo- lo permanente che possa coinvolgere le istituzioni statali e regionali, oltre che la magistratura e le for- ze dell’ordine», ipotizzando anche l’uso di risorse comunitarieperfinanziarericerchepiùapprofondi- te. L’altroaspettoriguardaquellochesarebbenasco- sto a Serradifalco. Rifiuti ospedalieri speciali, come dimostrerebbe un approfondimento dell’indagine sulcasolareinagrodiSanCataldo(maamenodiun chilomentro dalle miniere di Serradifalco), dove - secondo la testimonianza del vigile urbano Gaeta- no Butera - sarebbero stati depositati materiali tos- sici,poimisteriosamentesparitidopol’informativa delvicecomandantedellapoliziamunicipale.Efuil geometra Totò Alaimo, ex assessore provinciale e autore di numerosi esposti agli atti dell’indagine, a consegnare - nel 2012 una corposa documentazio- ne: materiale partito da tutta Italia senza la prova dello smaltimento finale, accatastato nello stesso casolare segnalato da Butera. Il fondo e l’immobile, secondo quanto accertato dalla Procura, sarebbero intestati a una 60enne nata a Bisceglie e domicilia- ta in Sicilia, la quale ha però sostenuto più volte di essere estranea alla vicenda. Ma nel vecchio com- promessopreliminare,lacontropartedelminatore- artigianochevendetteibenirisulterebbeessereun pregiudicato di San Cataldo, tra l’altro imparentato incuitalvoltasivince,maspessosiper- de. Carmelo Territo, al bancone del bar, fa la sua lista: uno zia di 55 anni morta di tumore all’utero, uno zio di 46 per cancro al pancreas, un cugino ventot- tenne malato di Sla, che «se n’è andato appena un mese fa». Ma fino a poco tempo fa non se ne parlava, «la sensibi- lità verso questi temi c’è da poco». La stessa che ha Alessandro Middione («se gli devo fare l’elenco dei morti nella mia famiglia non le basta il bloc-no- tes»), che però accusa le complicità del passato: «Tutti hanno fatto finta di nul- la, per i politici è stata una minnedda di soldi e di voti e ora ne piangiamo le conseguenze».AncheseVincenzoSalo- mone,presidentedell’associazionelibe- riprofessionistidellavicinaSanCataldo, auspica che «dalla bonifica del sito si possa creare un’occasione di lavoro per i giovani del Vallone», citando un pro- getto che potrebbe creare 200 posti. Ma i veri dead men walking sono gli ex operai delle miniere di Serradifalco. I colleghi del settore di Michele Marti- no,responsabiledella“flottazione”,non ci sono più. «Erano cinque, un turno a testa per una sola persona perché lì era il posto peggiore. Si lavorava con l’ura- nio,perdividerelakainitedallealtreso- stanza, ma anche gli altri impiegati che passavano di là sono quasi tutti morti. Paura?No,all’epocanoncen’eraperché c’era ricchezza. Ma di quello che succe- deva lì dentro non si doveva parlare». Uno dei più battaglieri è stato Salva- tore Pelonero, ex sindacalista e poi pre- pensionatochesiopposealladismissio- ne della teleferica che collegava la mi- niera con lo stabilimento di Campo- franco. «Quella battaglia la perdemmo, oggi sarebbe un patrimonio di archeo- logiaindustrialeediturismoperifiglie i nipoti dei minatori». Oggi ha paura per l’ecatombe in corso, ma altrettanta fiducia «nella magistratura di Caltanis- setta, che spero arrivi presto alla ve- rità». Giuseppe Cordaro è un minatore- poeta. «Ho già scritto quattro libri, altri due sono già pronti ma aspetto qualcu- no che mi aiuti a pubblicarli». I primi se lifecefinanziaredallaminiera:«Guada- gnavo 60mila lire al mese e il padrone se ne teneva 20mila per i soldi che mi avevadatoperpubblicarelemiepoesie. Ecolrestoioelamiafamigliapagavamo l’affittoemangiavano,esoldicirestava- no.Pochi,macirestavano».Ricordailbi- vio che gli si presentò da bambino: «Ero il primo della classe, il maestro voleva che contiunassi a studiare. Ma mio pa- dre scelse per me: il pezzo di pane al posto del pezzo di carta». Voleva diven- tare carabiniere, finì a fare ‘u carusu di pirrera. Il suo“mostro”, lui, l’ha tolto dal fegato; combattendo come un leone. Mainquattro,nellasuafamiglia,nonce l’hanno fatta. Compresa l’amata mo- glie, Rosa. La ricorda in lacrime, mentre sfoglia la raccolta dedicata a lei e a Ser- radifalco. S’intitola E le stelle stanno a guardare. «Ne ho una copia sola, non l’ho stampato. Ma sono bellissime. Par- lano di amore e di morte... ». MA. B. Unannodilavoro. Agli atti gli esposti e il traffico scoperto dal vigile. Ma anche più recenti casi di rifiuti tossici nelle miniere con ex amministratori della zona. Il fascicolo nelle mani di Procura e Dia di Caltanissetta è arricchito anche da denunce più recenti, compresa quella sul presuntosmaltimentodifustidimaterialetossicoin prossimità di due laghetti nelle immediate vici- nanze delle miniere. Epoic’èlapartepiùdelicata.Lemanidellacrimi- nalità organizzata sulle miniere fu attestata nel 1992dalpentitoLeonardoMessina(cheavevalavo- ratocomecaposquadraaPasquasia)inunatestimo- nianza resa al giudice Paolo Borsellino, in cui mise nerosubiancoche«legalleriesotterraneevenivano utilizzate per smaltire scorie radioattive». Messina fuanchemembrodellacupoladiCosanostra,unli- vello più alto di quello delle cosche del Vallone; ma i boss della zona, se il traffico illecito di rifiuti (nu- cleari o non) fosse davvero avvenuto, non sono sta- ti certo a guardare. E anche molti ex operai, diven- tati custodi delle miniere, sono stati colti da un’im- provvisaondatadibenessere.Tantopiùche,alcon- vegno di Serradifalco, è stato Giuseppe Regalbuto, presidente della commissione Urps per le miniere dismesse,adichiarareche«leleggendariescoriera- dioattivediPasquasiaoggisitrovanoancheaBosco Palo», ipotizzando un sistema di “vasi comunican- ti” sui quali però non c’è ancora stato un riscontro giudiziario. Ma che gli inquirenti nisseni, nel ri- spetto della competenza territoriale dei colleghi ennesi, stanno pure verificando, attingendo a un corposo dossier sui misteri di Pasquasia. L’ultimoprofiloriguardal’omissioned’attid’uffi- cio da parte degli enti - dello Stato e della Regione - che avevano un ruolo istituzionale nella gestione delle miniere, soprattutto nella fase successiva alla revocadellaconcessione.Eanchelìcisonotanteco- se da spiegare: a partire dalla circostanza che due dei tre pozzi di Bosco Palo erano ancora aperti nel 2002 (e cioè 14 anni dopo la dismissione), come si evincedalverbaledellaconferenzadiserviziSitimi- nerari dismessi dell’assessorato regionale all’Indu- stria; e proprio di recente la copertura di un pozzo sarebbe stata divelta. Ma anche le altre due minie- re di zolfo dismesse - Stincone e Apaforte - risulte- rebbero totalmente incustodite. Un’impresa titanica, una vera e propria “sup- plenza” della magistratura su materie e compiti delicatissimi, spettanti ad altre istituzioni. Bocche cucite al Palazzo di giustizia sugli esiti e sui tempi. «Ma l’unica cosa di cui non dobbiamo avere paura - avrebberivelatoilprocuratoreLariaisuoipiùstret- ti collaboratori - è la ricerca della verità».AGLI ATTI DUE LAGHETTI NEI QUALI SAREBBERO STATI VERSATI FUSTI DI MATERIALE TOSSICO GIUSEPPE CORDARO SALVATORE PELONERO MICHELE MARTINO Volevo studiare e fare il carabiniere ma diventai presto “carusu di pirrera” Ho vinto il cancro al fegato, ma piango mia moglie Da sindacalista vinsi la battaglia per l’occupazione dopo la chiusura Ora timore per la salute ma fiducia nei magistrati “ “ “ IL VILLAGGIO DEI MINATORI NELLA ZONA DEL GIACIMENTO DI BOSCO [FOTO DAVIDE ANASTASI] I numeri 3.788 1.704 2.084 Totale Nuovi casi di tumori I cinque tumori più frequenti Eccesso di rischio di sviluppare un tumore Tumori ematologici UominiUomini Donne 631 media annuale di casi tra maschi e femmine Polmone 19% Prostata 16% Ematologici 16% Colon-retto 13% Vescica 7,5% Mammella 26% Colon-retto 15% Ematologici 13% Corpo utero 5,5% Tiroide 5% Vallone Gela 14% 12% 11% 43% 42% 63%61% 108% 78% (tutti i tumori escluso pelle) Linfomi di Hodgkin e non Hodgkin, leucemie e mielomi Gela Caltanissetta S.Cataldo Vallone Provincia di Caltanissetta nel triennio 2007-09 I colleghi del mio reparto sono morti tutti: c’era l’uranio, era il peggiore Dovevamo stare zitti, ma in cambio c’era la ricchezza LA SICILIAMERCOLEDÌ 1 MAGGIO 2013 .9i FFATTI