Project Work sugli Open Data e il loro grado di sviluppo all'interno del sistema italiano, all'interno della prova di esame per il corso di Gestione dei Dati Digitali, del Minor in Computer and Data Science presso l'Università Ca' Foscari di Venezia
2. Cosa si intende per ‘open data’?
Gli open data, dati aperti in italiano, sono quei dati messi a disposizione
di chiunque ritiene gli possano essere utili.
Spesso gli open data provengono da enti pubblici che non hanno, o
dovrebbero, avere alcun interesse nell’imporre restrizioni di copyright,
brevetti o altre forme di controllo.
Il dato fornito deve essere grezzo e leggibile sia da persone che da
macchine
3. Caratteristiche necessarie
Gli otto principi fondamentali per gli open government data(2007):
• completi, non soggetti ad alcuna limitazione nell’utilizzo;
• primari, forniti prima di essere modificati o aggregati;
• tempestivi, affinché il loro valore rimanga intatto;
• accessibili, a tutti e senza distinzioni;
• leggibili dalle macchine;
• non discriminatori, senza il bisogno di identificarsi
• non proprietari;
• liberi da licenze.
4. Oltre a questi 8 redatti ufficialmente nel 2007, altri principi sono considerati
importanti per un utilizzo più efficiente degli open data:
• Gratuiti e online
• Permanenti
• Affidabili, tramite firma digitale o altre attestazioni di autenticità
• Proattivamente aperti, ovvero forniti ancora prima che ne arrivi la richiesta
• Metadatati
• Sicuri, evitando contenuti eseguibili a rischio malware
• Accompagnati da un input pubblico, ovvero l’azione da parte del settore
pubblico di specificare quale sia l’obiettivo che si vuole raggiungere tramite
quei dati
https://opengovdata.org
https://sunlightfoundation.com/opendataguidelines/
5. Leggi italiane
• D. Lgs. n. 82/2005: principio di disponibilità dei dati pubblici. Soggetti
pubblici e privati devono poter accedere ai dati senza restrizioni non
riconducibili a esplicite norme di legge
https://www.agendadigitale.eu/dati/open-data-e-big-data/
• D. Lgs. n. 97/2016: FOIA. Le amministrazioni devono dare prevalenza
al diritto di chiunque di conoscere e di accedere alle informazioni
possedute dalla pubblica amministrazione, senza dover dimostrare di
possedere un interesse qualificato (diversamente dalla legge n.
241/1990) e senza la limitazione ai soli obblighi di pubblicazione
previsti dal D.Lgs. n. 33/2013
• http://www.funzionepubblica.gov.it/foia-7
6. La situazione oltre le leggi
Come evidenziato dal Report Open Data Maturity in Europe 2017, i recenti
cambiamenti legislativi in materia di open data sono risultati significativi:
• L’impatto degli Open Data, in particolare nell’ambito del sociale (dove si
registra un aumento dell’indicatore dallo 0% al 100% nel giro di un solo
anno), è cresciuto notevolmente, sorpassando la media europea;
• L’elaborazione di una strategia quinquennale a livello nazionale e di un
approccio che garantisca l’aggiornamento dei dataset ha portato l’Italia a
colmare il gap con le nazioni più avanzate in quanto a legislazione sul
digitale
https://www.europeandataportal.eu/sites/default/files/country-
factsheet_italy.pdf
https://www.europeandataportal.eu/sites/default/files/country-
factsheet_italy_2017.pdf
7. Cosa manca ancora?
• Mancanza di coordinamento tra le iniziative regionali a livello
nazionale
• La presenza di vecchi ordinamenti che contrastano con i nuovi a livello
di Open Data
• La scarsa usabilità dei dati e il conseguente scarso uso degli stessi
• Un impatto economico ancora troppo scarso, soprattutto per un
paese in piena difficoltà nel produrre economia
• La difficoltà nel coinvolgere i cittadini nel processo di fornitura e
utilizzo dei dati (82000 visitatori mensili nei portali, lo 0,014% della
popolazione)
8. Cosa manca ancora? (2/2)
In particolare, in riferimento agli 8 punti necessari a portare avanti una
politica di open government data riportati dal sito web Sunlight Foundation
(link alla slide 4), si notano alcune criticità nel sistema italiano:
• lo scarso coinvolgimento della popolazione nel processo di
implementazione delle suddette politiche, che replica il distacco delle
masse dalla familiarità con utilizzo e fornitura dei dati
• di conseguenza, scade la possibilità di esplorare nuove partnership volte a
favorire l’interesse sia del pubblico che del privato, soprattutto per aprire
nuove opportunità di carattere economico
• una regolamentazione troppo debole per far fronte alla diffidenza di
carattere culturale, in cui si fa riferimento a linee guida che poi vengono
facilmente ignorate
9. Quali dovranno essere i prossimi passi?
• Sarà necessario un lavoro di stampo culturale, soprattutto sulle nuove
generazioni, per diffondere la conoscenza delle possibilità che gli
open data offrono
• Dare la possibilità alla gente di interagire in misura maggiore con i dati
e soprattutto di poter contribuire al processo di caricamento dei dati,
abbattendo così anche la diffidenza verso le pubbliche
amministrazioni
• Rimanere al passo con quelli che saranno gli sviluppi in quanto a
nuove tecnologie, sfruttando la maggiore dinamicità del contributo
individuale rispetto all’apparato burocratico
10. Un confronto tra Italia
e le altre grandi
nazioni europee
Dal grafico si evince come, ancora nel
2016, la situazione italiana riguardo
gli Open Data fosse di arretratezza
rispetto a quasi tutte le altre potenze
europee, ad eccezione della
Germania, dalla quale pagava
comunque un gap non indifferente in
ambito economico, ovvero quello che
riguarda più da vicino l’operato dei
privati cittadini.
Risulta impietoso il confronto con la
Spagna, un tempo tra i fanalini di
coda a livello europeo e oggi, non a
caso, con una crescita del PIL del 3,3%
nel 2016 contro lo 0,9% italiano (dati
presi da
http://databank.worldbank.org/data/
reports.aspx?source=world-
development-indicators)
0
10
20
30
40
50
60
70
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100
ITALY FRANCE GERMANY UNITED
KINGDOM
SPAIN
Impatto degli Open Data nel 2016
impact on political sector in 2016 impact on social sector in 2016
impact on economic sector in 2016
11. Un confronto tra Italia e
le altre grandi nazioni
europee (2/3)
I dati del 2017 raccontano invece di
un’Italia che ha recuperato terreno
sul piano dell’impatto nel politico,
lasciando indietro la Germania e
superando persino il Regno Unito, e
soprattutto ha colmato tutte le sue
lacune nell’impatto sul sociale
arrivando a performare come le
migliori nazioni a livello europeo.
Purtroppo, la nota dolente rimane
l’impatto sull’economia, dove
l’incremento registrato è il più basso
tra tutti quelli delle altre nazioni prese
in analisi, per un PIL che nel 2017
cresce dell’1,5% rispetto allo 0,9%
dell’anno precedente, ma che resta la
metà dell’incremento del 3,1% nel PIL
spagnolo.
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
ITALY FRANCE GERMANY UNITED
KINGDOM
SPAIN
Impatto degli Open Data nel 2017
impact on political sector in 2017 impact on social sector in 2017
impact on economic sector in 2017
12. Un confronto tra Italia e
le altre grandi nazioni
europee (3/3)
Quest’ultima serie di dati dimostra
come l’Italia abbia il miglior punteggio
per quanto riguarda le norme sulle
licenze e sia ad un buon livello anche
in quanto a politica sugli Open Data,
dove arriva leggermente dietro solo a
Francia e Spagna.
La situazione si fa meno incoraggiante
in quanto a coordinazione a livello
nazionale, dove solo la Germania ci
rimane dietro, ma soprattutto in
materia di uso e riutilizzo dei dati,
dove il fattore culturale incide
maggiormente in quanto a
condivisione di dati.
Tutti i dati utilizzati per i grafici sono
stati presi dai report dettagliati sulle
nazioni presenti in
https://www.europeandataportal.eu/
en/dashboard#2017
91
100
86
70
95
88
93
82
85
81
64
63
80
75
93
78
93
88
93
93
0 20 40 60 80 100 120
OPEN DATA POLICY
LICENSING NORMS
NATIONAL COORDINATION
USE & REUSABILITY OF OPEN DATA
Titolo del grafico
spain united kingdom germany france italy
13. GRAZIE!!
Marco Baretta
Project Work: Open Data
Corso NS001B: Gestione dei Dati Digitali
Minor in: Computer and Data Science
Università Ca’ Foscari, Venezia