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OPEN DATA
A che punto siamo?
Cosa si intende per ‘open data’?
Gli open data, dati aperti in italiano, sono quei dati messi a disposizione
di chiunque ritiene gli possano essere utili.
Spesso gli open data provengono da enti pubblici che non hanno, o
dovrebbero, avere alcun interesse nell’imporre restrizioni di copyright,
brevetti o altre forme di controllo.
Il dato fornito deve essere grezzo e leggibile sia da persone che da
macchine
Caratteristiche necessarie
Gli otto principi fondamentali per gli open government data(2007):
• completi, non soggetti ad alcuna limitazione nell’utilizzo;
• primari, forniti prima di essere modificati o aggregati;
• tempestivi, affinché il loro valore rimanga intatto;
• accessibili, a tutti e senza distinzioni;
• leggibili dalle macchine;
• non discriminatori, senza il bisogno di identificarsi
• non proprietari;
• liberi da licenze.
Oltre a questi 8 redatti ufficialmente nel 2007, altri principi sono considerati
importanti per un utilizzo più efficiente degli open data:
• Gratuiti e online
• Permanenti
• Affidabili, tramite firma digitale o altre attestazioni di autenticità
• Proattivamente aperti, ovvero forniti ancora prima che ne arrivi la richiesta
• Metadatati
• Sicuri, evitando contenuti eseguibili a rischio malware
• Accompagnati da un input pubblico, ovvero l’azione da parte del settore
pubblico di specificare quale sia l’obiettivo che si vuole raggiungere tramite
quei dati
https://opengovdata.org
https://sunlightfoundation.com/opendataguidelines/
Leggi italiane
• D. Lgs. n. 82/2005: principio di disponibilità dei dati pubblici. Soggetti
pubblici e privati devono poter accedere ai dati senza restrizioni non
riconducibili a esplicite norme di legge
https://www.agendadigitale.eu/dati/open-data-e-big-data/
• D. Lgs. n. 97/2016: FOIA. Le amministrazioni devono dare prevalenza
al diritto di chiunque di conoscere e di accedere alle informazioni
possedute dalla pubblica amministrazione, senza dover dimostrare di
possedere un interesse qualificato (diversamente dalla legge n.
241/1990) e senza la limitazione ai soli obblighi di pubblicazione
previsti dal D.Lgs. n. 33/2013
• http://www.funzionepubblica.gov.it/foia-7
La situazione oltre le leggi
Come evidenziato dal Report Open Data Maturity in Europe 2017, i recenti
cambiamenti legislativi in materia di open data sono risultati significativi:
• L’impatto degli Open Data, in particolare nell’ambito del sociale (dove si
registra un aumento dell’indicatore dallo 0% al 100% nel giro di un solo
anno), è cresciuto notevolmente, sorpassando la media europea;
• L’elaborazione di una strategia quinquennale a livello nazionale e di un
approccio che garantisca l’aggiornamento dei dataset ha portato l’Italia a
colmare il gap con le nazioni più avanzate in quanto a legislazione sul
digitale
https://www.europeandataportal.eu/sites/default/files/country-
factsheet_italy.pdf
https://www.europeandataportal.eu/sites/default/files/country-
factsheet_italy_2017.pdf
Cosa manca ancora?
• Mancanza di coordinamento tra le iniziative regionali a livello
nazionale
• La presenza di vecchi ordinamenti che contrastano con i nuovi a livello
di Open Data
• La scarsa usabilità dei dati e il conseguente scarso uso degli stessi
• Un impatto economico ancora troppo scarso, soprattutto per un
paese in piena difficoltà nel produrre economia
• La difficoltà nel coinvolgere i cittadini nel processo di fornitura e
utilizzo dei dati (82000 visitatori mensili nei portali, lo 0,014% della
popolazione)
Cosa manca ancora? (2/2)
In particolare, in riferimento agli 8 punti necessari a portare avanti una
politica di open government data riportati dal sito web Sunlight Foundation
(link alla slide 4), si notano alcune criticità nel sistema italiano:
• lo scarso coinvolgimento della popolazione nel processo di
implementazione delle suddette politiche, che replica il distacco delle
masse dalla familiarità con utilizzo e fornitura dei dati
• di conseguenza, scade la possibilità di esplorare nuove partnership volte a
favorire l’interesse sia del pubblico che del privato, soprattutto per aprire
nuove opportunità di carattere economico
• una regolamentazione troppo debole per far fronte alla diffidenza di
carattere culturale, in cui si fa riferimento a linee guida che poi vengono
facilmente ignorate
Quali dovranno essere i prossimi passi?
• Sarà necessario un lavoro di stampo culturale, soprattutto sulle nuove
generazioni, per diffondere la conoscenza delle possibilità che gli
open data offrono
• Dare la possibilità alla gente di interagire in misura maggiore con i dati
e soprattutto di poter contribuire al processo di caricamento dei dati,
abbattendo così anche la diffidenza verso le pubbliche
amministrazioni
• Rimanere al passo con quelli che saranno gli sviluppi in quanto a
nuove tecnologie, sfruttando la maggiore dinamicità del contributo
individuale rispetto all’apparato burocratico
Un confronto tra Italia
e le altre grandi
nazioni europee
Dal grafico si evince come, ancora nel
2016, la situazione italiana riguardo
gli Open Data fosse di arretratezza
rispetto a quasi tutte le altre potenze
europee, ad eccezione della
Germania, dalla quale pagava
comunque un gap non indifferente in
ambito economico, ovvero quello che
riguarda più da vicino l’operato dei
privati cittadini.
Risulta impietoso il confronto con la
Spagna, un tempo tra i fanalini di
coda a livello europeo e oggi, non a
caso, con una crescita del PIL del 3,3%
nel 2016 contro lo 0,9% italiano (dati
presi da
http://databank.worldbank.org/data/
reports.aspx?source=world-
development-indicators)
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KINGDOM
SPAIN
Impatto degli Open Data nel 2016
impact on political sector in 2016 impact on social sector in 2016
impact on economic sector in 2016
Un confronto tra Italia e
le altre grandi nazioni
europee (2/3)
I dati del 2017 raccontano invece di
un’Italia che ha recuperato terreno
sul piano dell’impatto nel politico,
lasciando indietro la Germania e
superando persino il Regno Unito, e
soprattutto ha colmato tutte le sue
lacune nell’impatto sul sociale
arrivando a performare come le
migliori nazioni a livello europeo.
Purtroppo, la nota dolente rimane
l’impatto sull’economia, dove
l’incremento registrato è il più basso
tra tutti quelli delle altre nazioni prese
in analisi, per un PIL che nel 2017
cresce dell’1,5% rispetto allo 0,9%
dell’anno precedente, ma che resta la
metà dell’incremento del 3,1% nel PIL
spagnolo.
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ITALY FRANCE GERMANY UNITED
KINGDOM
SPAIN
Impatto degli Open Data nel 2017
impact on political sector in 2017 impact on social sector in 2017
impact on economic sector in 2017
Un confronto tra Italia e
le altre grandi nazioni
europee (3/3)
Quest’ultima serie di dati dimostra
come l’Italia abbia il miglior punteggio
per quanto riguarda le norme sulle
licenze e sia ad un buon livello anche
in quanto a politica sugli Open Data,
dove arriva leggermente dietro solo a
Francia e Spagna.
La situazione si fa meno incoraggiante
in quanto a coordinazione a livello
nazionale, dove solo la Germania ci
rimane dietro, ma soprattutto in
materia di uso e riutilizzo dei dati,
dove il fattore culturale incide
maggiormente in quanto a
condivisione di dati.
Tutti i dati utilizzati per i grafici sono
stati presi dai report dettagliati sulle
nazioni presenti in
https://www.europeandataportal.eu/
en/dashboard#2017
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88
93
93
0 20 40 60 80 100 120
OPEN DATA POLICY
LICENSING NORMS
NATIONAL COORDINATION
USE & REUSABILITY OF OPEN DATA
Titolo del grafico
spain united kingdom germany france italy
GRAZIE!!
Marco Baretta
Project Work: Open Data
Corso NS001B: Gestione dei Dati Digitali
Minor in: Computer and Data Science
Università Ca’ Foscari, Venezia

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  • 1. OPEN DATA A che punto siamo?
  • 2. Cosa si intende per ‘open data’? Gli open data, dati aperti in italiano, sono quei dati messi a disposizione di chiunque ritiene gli possano essere utili. Spesso gli open data provengono da enti pubblici che non hanno, o dovrebbero, avere alcun interesse nell’imporre restrizioni di copyright, brevetti o altre forme di controllo. Il dato fornito deve essere grezzo e leggibile sia da persone che da macchine
  • 3. Caratteristiche necessarie Gli otto principi fondamentali per gli open government data(2007): • completi, non soggetti ad alcuna limitazione nell’utilizzo; • primari, forniti prima di essere modificati o aggregati; • tempestivi, affinché il loro valore rimanga intatto; • accessibili, a tutti e senza distinzioni; • leggibili dalle macchine; • non discriminatori, senza il bisogno di identificarsi • non proprietari; • liberi da licenze.
  • 4. Oltre a questi 8 redatti ufficialmente nel 2007, altri principi sono considerati importanti per un utilizzo più efficiente degli open data: • Gratuiti e online • Permanenti • Affidabili, tramite firma digitale o altre attestazioni di autenticità • Proattivamente aperti, ovvero forniti ancora prima che ne arrivi la richiesta • Metadatati • Sicuri, evitando contenuti eseguibili a rischio malware • Accompagnati da un input pubblico, ovvero l’azione da parte del settore pubblico di specificare quale sia l’obiettivo che si vuole raggiungere tramite quei dati https://opengovdata.org https://sunlightfoundation.com/opendataguidelines/
  • 5. Leggi italiane • D. Lgs. n. 82/2005: principio di disponibilità dei dati pubblici. Soggetti pubblici e privati devono poter accedere ai dati senza restrizioni non riconducibili a esplicite norme di legge https://www.agendadigitale.eu/dati/open-data-e-big-data/ • D. Lgs. n. 97/2016: FOIA. Le amministrazioni devono dare prevalenza al diritto di chiunque di conoscere e di accedere alle informazioni possedute dalla pubblica amministrazione, senza dover dimostrare di possedere un interesse qualificato (diversamente dalla legge n. 241/1990) e senza la limitazione ai soli obblighi di pubblicazione previsti dal D.Lgs. n. 33/2013 • http://www.funzionepubblica.gov.it/foia-7
  • 6. La situazione oltre le leggi Come evidenziato dal Report Open Data Maturity in Europe 2017, i recenti cambiamenti legislativi in materia di open data sono risultati significativi: • L’impatto degli Open Data, in particolare nell’ambito del sociale (dove si registra un aumento dell’indicatore dallo 0% al 100% nel giro di un solo anno), è cresciuto notevolmente, sorpassando la media europea; • L’elaborazione di una strategia quinquennale a livello nazionale e di un approccio che garantisca l’aggiornamento dei dataset ha portato l’Italia a colmare il gap con le nazioni più avanzate in quanto a legislazione sul digitale https://www.europeandataportal.eu/sites/default/files/country- factsheet_italy.pdf https://www.europeandataportal.eu/sites/default/files/country- factsheet_italy_2017.pdf
  • 7. Cosa manca ancora? • Mancanza di coordinamento tra le iniziative regionali a livello nazionale • La presenza di vecchi ordinamenti che contrastano con i nuovi a livello di Open Data • La scarsa usabilità dei dati e il conseguente scarso uso degli stessi • Un impatto economico ancora troppo scarso, soprattutto per un paese in piena difficoltà nel produrre economia • La difficoltà nel coinvolgere i cittadini nel processo di fornitura e utilizzo dei dati (82000 visitatori mensili nei portali, lo 0,014% della popolazione)
  • 8. Cosa manca ancora? (2/2) In particolare, in riferimento agli 8 punti necessari a portare avanti una politica di open government data riportati dal sito web Sunlight Foundation (link alla slide 4), si notano alcune criticità nel sistema italiano: • lo scarso coinvolgimento della popolazione nel processo di implementazione delle suddette politiche, che replica il distacco delle masse dalla familiarità con utilizzo e fornitura dei dati • di conseguenza, scade la possibilità di esplorare nuove partnership volte a favorire l’interesse sia del pubblico che del privato, soprattutto per aprire nuove opportunità di carattere economico • una regolamentazione troppo debole per far fronte alla diffidenza di carattere culturale, in cui si fa riferimento a linee guida che poi vengono facilmente ignorate
  • 9. Quali dovranno essere i prossimi passi? • Sarà necessario un lavoro di stampo culturale, soprattutto sulle nuove generazioni, per diffondere la conoscenza delle possibilità che gli open data offrono • Dare la possibilità alla gente di interagire in misura maggiore con i dati e soprattutto di poter contribuire al processo di caricamento dei dati, abbattendo così anche la diffidenza verso le pubbliche amministrazioni • Rimanere al passo con quelli che saranno gli sviluppi in quanto a nuove tecnologie, sfruttando la maggiore dinamicità del contributo individuale rispetto all’apparato burocratico
  • 10. Un confronto tra Italia e le altre grandi nazioni europee Dal grafico si evince come, ancora nel 2016, la situazione italiana riguardo gli Open Data fosse di arretratezza rispetto a quasi tutte le altre potenze europee, ad eccezione della Germania, dalla quale pagava comunque un gap non indifferente in ambito economico, ovvero quello che riguarda più da vicino l’operato dei privati cittadini. Risulta impietoso il confronto con la Spagna, un tempo tra i fanalini di coda a livello europeo e oggi, non a caso, con una crescita del PIL del 3,3% nel 2016 contro lo 0,9% italiano (dati presi da http://databank.worldbank.org/data/ reports.aspx?source=world- development-indicators) 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 ITALY FRANCE GERMANY UNITED KINGDOM SPAIN Impatto degli Open Data nel 2016 impact on political sector in 2016 impact on social sector in 2016 impact on economic sector in 2016
  • 11. Un confronto tra Italia e le altre grandi nazioni europee (2/3) I dati del 2017 raccontano invece di un’Italia che ha recuperato terreno sul piano dell’impatto nel politico, lasciando indietro la Germania e superando persino il Regno Unito, e soprattutto ha colmato tutte le sue lacune nell’impatto sul sociale arrivando a performare come le migliori nazioni a livello europeo. Purtroppo, la nota dolente rimane l’impatto sull’economia, dove l’incremento registrato è il più basso tra tutti quelli delle altre nazioni prese in analisi, per un PIL che nel 2017 cresce dell’1,5% rispetto allo 0,9% dell’anno precedente, ma che resta la metà dell’incremento del 3,1% nel PIL spagnolo. 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 ITALY FRANCE GERMANY UNITED KINGDOM SPAIN Impatto degli Open Data nel 2017 impact on political sector in 2017 impact on social sector in 2017 impact on economic sector in 2017
  • 12. Un confronto tra Italia e le altre grandi nazioni europee (3/3) Quest’ultima serie di dati dimostra come l’Italia abbia il miglior punteggio per quanto riguarda le norme sulle licenze e sia ad un buon livello anche in quanto a politica sugli Open Data, dove arriva leggermente dietro solo a Francia e Spagna. La situazione si fa meno incoraggiante in quanto a coordinazione a livello nazionale, dove solo la Germania ci rimane dietro, ma soprattutto in materia di uso e riutilizzo dei dati, dove il fattore culturale incide maggiormente in quanto a condivisione di dati. Tutti i dati utilizzati per i grafici sono stati presi dai report dettagliati sulle nazioni presenti in https://www.europeandataportal.eu/ en/dashboard#2017 91 100 86 70 95 88 93 82 85 81 64 63 80 75 93 78 93 88 93 93 0 20 40 60 80 100 120 OPEN DATA POLICY LICENSING NORMS NATIONAL COORDINATION USE & REUSABILITY OF OPEN DATA Titolo del grafico spain united kingdom germany france italy
  • 13. GRAZIE!! Marco Baretta Project Work: Open Data Corso NS001B: Gestione dei Dati Digitali Minor in: Computer and Data Science Università Ca’ Foscari, Venezia