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Mazzarino 
Niscemi 
Resuttano 
Caltanissetta 
Butera 
Riesi 
San Cataldo 
Sommatino 
Delia 
Santa Caterina 
Mussomeli 
Marianopoli 
Sutera 
Acquaviva Platani 
Montedoro 
Campofranco 
Milena 
Bompensiere 
Gela 
Serradifalco 
Vallelunga 
Villalba 
Azienda Autonoma Provinciale 
Incremento Turistico di Caltanissetta 
Corso Vittorio Emanuele, 109 
93100 Caltanissetta 
Tel. 0934 530411 - Fax 0934 21239 
http://www.aapit.cl.it 
sedecentrale@aapit.cl.it 
Uffici Informazioni Turistiche: 
Caltanissetta 
Viale Conte Testasecca, 20 
Tel. 0934 21089 
info@aapit.cl.it 
Gela 
Via Palazzi, angolo Via Francia 
Tel. 0933 823107 - Fax 0933 939932 
Mazzarino 
Corso Vittorio Emanuele, 410 
Tel. 0934 381940 
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pagina 01 
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“Cos’è una festa religiosa in Sicilia? Sarebbe facile rispondere dicendo 
che è tutto tranne che una festa religiosa… poiché è soltanto in 
quest’occasione che il siciliano esce dalla sua condizione di uomo 
solo…”. Con queste parole, Leonardo Sciascia spiegava le ragioni del 
forte sentimento religioso del popolo siciliano. Un sentimento rimasto 
pressoché inalterato nel tempo, fermo a rappresentare l’identità e il 
senso di appartenenza alla cultura e alla storia dell’isola. Elementi tuttora 
riconoscibili negli antichi ed evocativi culti mariani, nei suggestivi riti 
della Settimana Santa, nella partecipazione corale alle feste patronali. 
Ciò che vi proponiamo in questa guida è un breve viaggio alla scoperta 
delle principali feste dei comuni della provincia nissena, un approccio 
conoscitivo e un ulteriore stimolo a visitare nuovi luoghi e scoprire da 
vicino devozioni, tradizioni e colori diversi e sempre affascinanti. 
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pagina 02 
Riti di origine agreste 
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“ La chiesa sorge su una 
piazza vasta da 
sembrare quasi deserta, 
ma nella ricorrenza è 
animatissima: cavalli e 
muli con le criniere e le 
code intrecciate di nastri 
vistosi e sovente 
sfarzosi…” 
(da “Viaggio in Italia” J.W. 
Goethe) 
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pagina 03 
Riti di origine agreste 
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SANT’ANTONIO ABATE 
Nella tradizione pagana il periodo 
dell’anno precedente l’arrivo della 
primavera era dedicato alla 
celebrazione di cerimonie a 
carattere propiziatorio e purificatorio 
di animali e campi. Una serie di 
rituali di analogo valore iniziarono 
ad essere celebrati anche in epoca 
cristiana e la festa in onore di 
Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio, 
ne è una testimonianza. Tra le più 
attese nel vecchio mondo contadino, 
la ricorrenza mantiene tuttora la sua 
valenza simbolica in diverse località 
del Nisseno, come a Campo-franco, 
dove pare che un tempo 
esistesse una chiesa dedicata al 
santo, patriarca egiziano del 
monachesimo vissuto all’incirca nel 
250 d.C. 
Presso la Chiesa Madre del paese 
ne è custodita un’ antica statua che 
in occasione della festa è portata in 
processione, su un carro 
sfarzosamente addobbato, fino a 
raggiungere un’edicoletta votiva 
dinanzi alla quale viene accesso un 
grande falò. Secondo la tradizione, 
l'accensione dei fuochi è da 
ricollegare al potere attribuito al 
santo di guarire dal cosiddetto “fuoco 
di Sant'Antonio” (l’herpes zoster). 
Suggestiva è senza dubbio la 
benedizione beneaugurante degli 
animali domestici e della 
“pruvenna”, i sacchi contenenti fave, 
frumento, orzo e altre provviste. 
Nella vicina Sutera, Sant’Antonio 
Abate si celebra la domenica 
successiva al 17 gennaio. Alla 
vigilia, per le viuzze del paese, alla 
luce delle “vampe”, si svolge la 
processione del palio che si 
conclude in piazza Umberto I con 
l’accensione del falò attorno al 
quale si riunisce una moltitudine di 
persone. Fino a qualche anno fa, 
gli organizzatori della festa 
acquistavano un maialino che 
lasciavano libero per le strade del 
centro suterese affinché chiunque 
potesse dargli da mangiare. Nei 
giorni precedenti la ricorrenza il 
maialino veniva venduto e il ricavato 
speso per l’organizzazione dei 
festeggiamenti. 
A Milena, il santo è invece ricordato 
la seconda domenica d’agosto, 
perpetuando una tradizione 
secondo la quale le feste invernali 
di origine agreste dovevano 
celebrarsi durante la stagione estiva 
e in maniera più sfarzosa in segno 
di ringraziamento per il raccolto. 
Caratteristica è l’offerta dei sacchi 
pieni di provviste, caricati su cavalli 
r i c c a m e n t e b a r d a t i , e 
successivamente benedetti sul 
sagrato della Chiesa Madre. 
(pagina accanto) 
Processione di “U Signuri di Bilici” 
Foto di Giuseppe Cannavò 
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pagina 04 
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Riti di origine agreste 
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“U SIGNURI DI BILICI” 
Il 3 maggio, il paese di Marianopoli è meta di pellegrini che a piedi nudi 
raggiungono una chiesetta posta poco fuori il paese, nell’ex feudo di 
Castel Bilici, proprio nel punto dove s’incrociano le strade per Marianopoli, 
Villalba e Vallelunga. In questa chiesetta si venera un Crocifisso 
antichissimo, considerato miracoloso. Già secoli addietro la venerazione 
del Crocifisso, opera di frate Innocenzo da Petralia, era molto conosciuta 
e fino a non molti anni fa il pellegrinaggio a Castel Bilici rappresentava 
per le giovani coppie prive di mezzi economici il tradizionale “viaggio 
di nozze”. 
SAN GIUSEPPE DELLA CAMPAGNA 
La ricorrenza si celebra la seconda domenica del mese di maggio a 
Milena, paese la cui storia indelebilmente s’intreccia con la civiltà 
contadina. Si tratta di una vera e propria festa campestre che ha inizio 
con la processione “cu lu stinnardu”, per poi proseguire e concludersi 
in modo più profano e cioè con il tradizionale gioco dell’albero della 
cuccagna sulla cui sommità sono poste ciotole di terracotta ricolme di 
premi, chiamate “baccareddi”. 
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Marianopoli: “U signori du Bilici” . Foto Giuseppe Cannavò
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pagina 05 
Le confraternite 
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Tracce della loro esistenza si ritrovano già nel Medioevo, fu allora che 
iniziarono a formarsi associazioni religiose il cui fine era il raggiungimento 
della perfezione cristiana attraverso l’esercizio della carità, l’assistenza 
agli infermi e il canto delle laudi sacre. Testimoni della fede popolare 
e di culti delle quali sono state custodi nel tempo, le confraternite, nella 
tradizione religiosa della provincia nissena, hanno un ruolo fondamentale 
soprattutto per la preparazione dei riti della Settimana Santa, come 
avviene a Mussomeli, o in altre feste dal forte impatto simbolico. Un 
esempio ne è “U signuruzzu di maju” che si celebra a Mazzarino. 
IL CROCIFISSO DELL’OLMO 
La prima domenica di maggio a 
Mazzarino si rinnova il culto del 
“SS. Crocifisso dell’Olmo”. 
La festa si lega ad un’antichissima 
leggenda secondo la quale due ladri 
si introdussero nottetempo nella 
Chiesa della Madonna delle Grazie 
con l’intenzione di trafugarne il 
prezioso Crocifisso ivi custodito. 
Ma il loro tentativo andò a vuoto, 
perché al momento della fuga i due 
trovarono dinanzi al portone 
d’ingresso della chiesa un enorme 
albero di olmo, prodigiosamente 
germogliato, che sbarrò loro la 
strada facendoli pentire del sacrilego 
gesto. Un’altra leggenda narra di 
Il giorno dei festeggiamenti l’antico 
un “voto” fatto da Branciforti, signore 
Crocifisso è sistemato al centro di 
di Mazzarino, questi sorpreso da 
una vara, sostenuta da due lunghe 
una tempesta in mare e rischiando 
aste di legno, portata a spalla da 
naufragare fece solenne promessa 
più di centro confratelli scalzi e 
di far costruire un’enorme “vara” 
vestiti con un saio bianco: “ i nudi”. 
destinata a portare in processione 
Durante la processione viene 
il Crocifisso. 
distribuito ai fedeli il cotone 
E’ molto probabile, invece, che 
benedetto mentre il tragitto è 
l’origine della festa sia da far risalire 
segnato dal lancio delle “collane di 
al “voto” dei mazzarinesi scampati 
sciuri”, delle vere e proprie collane 
al terribile terremoto dell’11 gennaio 
di margherite gialle, nel tempo 
del 1693. 
diventate il simbolo della festa. 
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Mazzarino: “Festa del Crocifisso dell’Olmo”. Foto Jo
pagina 06 
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Pani e banchetti votivi 
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“A San Giuseppi cci fici stu 
votu, la seggia ‘mparaddisu 
nn’ha sarvatu a cu ’mmita a 
tri poveri assolutu, Diu 
l’aspetta a lu cielu biatu”. 
(Canto di un “tammurinaru” tratto 
da “Uomini e Santi” di A. 
Amitrano Savarese). 
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pagina 07 
Pani e banchetti votivi 
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SAN GIUSEPPE 
Per i siciliani San Giuseppe è il 
santo patrono per eccellenza della 
famiglia nonché “avvocato delle 
cause impossibili”. Oltre ad aprire il 
ciclo delle feste primaverili, in Sicilia 
la ricorrenza si caratterizza per una 
serie di manifestazioni rituali 
pubbliche e private di grande 
coinvolgimento popolare, non si 
potrebbero definire diversamente le 
preparazioni di meravigliosi altari e 
soprattutto di banchetti votivi in suo 
onore: “ li tavulati di li vicchiareddi” 
o “di li povireddi”. 
Una delle celebrazioni più belle e 
suggestive è quella che si svolge a 
Gela. Diversi giorni prima della festa, 
numerose famiglie si dedicano 
all’allestimento di straordinari “altari” 
sui quali sono sistemate statuine e 
immagini del Patriarca e della Sacra 
Famiglia. Gli altari sono decorati con 
fiori, ricami, ramoscelli di alloro, mirto, 
arance e pani votivi, quest’ultimi 
lavorati con tale maestrìa da 
sembrare “scolpiti”. I “pani” hanno 
un importante significato sacrale 
intimamente legato agli ancestrali 
simbolismi della natura che si 
rinnova. Stessa grande preparazione 
richiedono “li tavulati”, in questo caso 
la scelta delle pietanze ha un preciso 
significato dato che esse prevedono 
l’impiego soprattutto di verdure e 
frutti legati all’arrivo della primavera, 
anche se poi ogni centro segue una 
sua precisa tradizione. 
A Milena, San Giuseppe è 
festeggiato con grande solennità 
poiché il santo è il patrono del 
paese. Qui, sulle lunghe tavole 
allestite vengono disposti: 
minestroni e frittate di verdure, 
polpette, pani dalle varie forme, 
sfinci, pignolata, cannoli e arance. 
A conclusione del pranzo i 
“vicchiariddi”, che rappresentano i 
personaggi della Sacra Famiglia, 
ricevono la tradizionale “truscia” 
contenente pane, arance, dolci e 
quant’altro. Nel pomeriggio ha 
luogo la solenne processione del 
simulacro. 
A Mussomeli la festa, organizzata 
dalla congregazione dei falegnami, 
si realizza con la preparazione delle 
“tavulate di li vicchiareddi” sulle 
quali tradizionalmente trovano 
posto: pasta con finocchi selvatici, 
cardi panati, frittate di fave e 
asparagi, i pani votivi chiamati 
“cuddure” e poi ancora tanti dolci 
della tradizione siciliana. 
A Butera, alla preparazione dei 
banchetti votivi si unisce la 
rappresentazione della “Sacra 
Famiglia”, così come avviene pure 
a Bompensiere. Nel piccolissimo 
centro del Nisseno la festa vive il 
suo momento più importante 
quando tre figuranti, nelle vesti di 
San Giuseppe, della Madonna e di 
Gesù, dopo aver percorso le strade 
del paese raggiungono la piazza 
principale dove è allestita la 
“tavulata”, sulla quale sono posti 
numerosi pani la cui forma richiama 
simboli religiosi. 
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(pagina accanto) Milena: “Tavula di San Giuseppe”. Foto Salvatore Farina
pagina 08 
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Pani e banchetti votivi 
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I pani vengono distribuiti ai fedeli e quindi ha inizio la processione. 
Il banchetto votivo a Sommatino prende il nome di “tavula sbampata” 
e accanto ad esso ogni anno si rinnova il tradizionale appuntamento 
detto del “Tuppi tuppi”, (traduzione dall’onomatopeico toc-toc), ovvero 
la rappresentazione in lingua siciliana della “Fuga in Egitto”. Tale usanza, 
risalente alla fine dell’Ottocento, si ripete due volte l’anno: il 19 marzo 
e all’inizio di agosto. La rappresentazione ha per scenario l’antico centro 
storico del paese addobbato a festa e si avvale di una corale 
partecipazione popolare. 
A Niscemi la festa in onore di San Giuseppe si arricchisce del particolare 
rito dell’accensione dei falò: i “luminari di lu focu santu”, accesi per 
ricordare l’arrivo della luce primaverile dopo il buio dell’inverno. La 
legna viene accatastata ai crocicchi delle strade, nei pressi degli altari 
e degli “avutari”, le tavole riccamente imbandite e offerte ai poveri. 
Infine, a Resuttano, San Giuseppe, è festeggiato con grande solennità. 
La processione è accompagnata attraverso la “via dei Santi” dai confratelli 
con il caratteristico saio, mentre le “tavulate” preparate dai devoti 
prendono il nome di “virgini”, perché l’usanza vuole che ad esse siedano 
i "virginiddi": dodici bambini che stanno a rappresentare gli Apostoli. 
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“Particolare di pane votivo”. Foto di Salvatore Farina
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pagina 09 
Pani e banchetti votivi 
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SAN BIAGIO 
Convertito dal paganesimo alla religione cristiana, San Biagio, eletto 
vescovo a Sebaste, città dell’Armenia, venne condannato al supplizio 
durante le persecuzioni di Licinio. Racconta la leggenda che proprio 
mentre lo conducevano sul luogo del martirio, il santo avrebbe compiuto 
il miracolo di salvare un bimbo che stava soffocando a causa di una 
lisca di pesce. Per tale ragione, San Biagio è considerato protettore 
della “gola”. Celebrata in tutta l’isola, la sua festa, il 3 febbraio, è 
caratterizzata da una serie di riti dedicati proprio alla benedizione della 
“gola”. L’usanza si mantiene ancora viva in diversi centri: Acquaviva 
Platani, Sutera, Montedoro, Bompensiere, Campofranco. Per 
l’occasione si preparano tipici pani votivi: “ i cuddureddi”, ai quali un 
tempo era attribuito il “potere” di proteggere dalle malattie della gola. 
SANTA LUCIA 
Un’antica tradizione siciliana vuole che il 13 dicembre non si mangino 
né pasta né pane quanto piuttosto riso e piatti di grano bollito e salato 
o altrimenti condito con zucchero o miele: “la cuccìa”. Tipica pietanza 
da consumare nel giorno dedicato alla festa di Santa Lucia, la sua 
preparazione si ricollega, secondo il racconto, all’intervento miracoloso 
con il quale la santa siracusana salvò la Sicilia da una terribile carestia. 
Accadde agli inizi del XVIII secolo, nell’isola non c’era più un chicco di 
frumento e la popolazione allo stremo rivolse le sue suppliche disperate 
alla santa siracusana. Le preghiere non rimasero inascoltate e avvenne 
il miracolo: una flotta di navi cariche di frumento e dirette verso altra 
rotta approdarono sulle coste siciliane. 
La festa di Santa Lucia in provincia di Caltanissetta viene celebrata con 
grande e sentita partecipazione a Campofranco, Sutera, Mussomeli 
e Montedoro. Oltre alla distribuzione della “callara di cuccia”, è uso 
accatastare lungo le strade la legna per l’accensione delle “vampe” . 
A Niscemi, per ricordare che la santa è considerata protettrice della 
vista, si preparano dei piccoli impasti di farina e zucchero cui viene 
data la forma degli occhi: “i cuddureddi”. 
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pagina 10 
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Le suggestioni della Pasqua 
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“In piazza c’era un gruppo di 
gente che faceva cerchio 
intorno a un uomo e a una 
donna del popolo. L’uomo, 
vestito di nero, con la mano 
dietro l’orecchio ricantava la 
nenia con una mirabile 
espressione d’accorazione 
come se Cristo veramente gli 
fosse padre, figlio, fratello, e la 
donna gli faceva da cuntravuci, 
con un grido che tagliava in 
due la notte d’aprile come 
cristallo…” 
(“Il Venerdì Santo a Caltanissetta” 
tratto da “Italia del Bonincontro” di 
Antonio Baldini ) 
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Caltanissetta: “Il Cristo Nero”. Foto Giuseppe Cannavò
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pagina 11 
Le suggestioni della Pasqua 
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Le sfilate delle maestranze, i gruppi sacri, i sepolcri addobbati, le 
commoventi processioni del Venerdì Santo, le sacre rappresentazioni 
della Passione ed infine l’atmosfera gioiosa della “Giunta”. La Pasqua 
in provincia di Caltanissetta è tutto questo, in un continuo richiamo agli 
ori, ai colori e alla teatralità di gusto barocco ereditati della cultura 
spagnola. La Settimana Santa nel Nisseno assume un fascino unico 
nel quale misticismo e folclore si fondono regalando emozioni antiche 
e indimenticabili. 
La Settimana Santa di 
Caltanissetta è tra le più popolari 
e affascinanti dell’isola, chi vi assiste 
non può fare a meno di ammirarne 
le suggestioni che ricordano la 
Pasqua di Siviglia e di Murcia. 
Nel capoluogo le celebrazioni 
hanno inizio il pomeriggio della 
Domenica delle Palme con la 
processione del simulacro di Gesù 
Nazareno. Posto su una vara a 
forma di barca ricoperta di fiori, la 
statua viene condotta lungo le vie 
del centro storico. 
A partire dal mattino del Mercoledì, 
per tradizione ormai secolare, il 
corteo della Real Maestranza dà 
inizio alle celebrazioni ufficiali della 
Pasqua nissena. Unica nel suo 
genere, la “Maestranza” apre i riti 
della Settimana Santa riportando 
al passato, alla memoria e alla 
storia di questa città. Le sue origini 
risalgono alla costituzione delle 
antiche corporazioni delle arti e dei 
mestieri. Nel 1806, quando re 
Ferdinando IV giunse in città, i 
componenti delle maestranze 
nissene sfilarono in suo onore. 
Il corteo per il fasto e la maestosità 
colpì vivamente l’animo del sovrano 
che la definì “Reale”. 
Ancora oggi la Real Maestranza 
mantiene inalterato tutto il fascino 
storico delle sue origini. 
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Caltanissetta: “Gesù Nazareno”. Foto Giuseppe Cannavò
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Le suggestioni della Pasqua 
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Due le contrapposte atmosfere che 
ne segnano l’uscita del Mercoledì: 
la mestizia per la Passione e Morte 
di Nostro Signore cui segue la gioia 
della Resurrezione. Sentimenti 
manifesti soprattutto nei “segni” 
che i componenti mostrano nel 
corso della processione. In un 
primo tempo il Capitano - eletto 
ogni anno tra gli appartenenti alle 
varie categorie artigiane – si pone 
alla guida del corteo portando un 
Crocifisso velato di nero. 
La giornata del Mercoledì Santo 
prosegue e si conclude con l’uscita 
delle “varicedde”, i gruppi statuari 
in miniatura riproducenti le “vare” 
che sfilano durante la sera del 
Giovedì Santo. 
Sia il capitano,sia gli altri 
componenti portano quali segni di 
lutto: cravatte, calze e guanti neri. 
Dopo avere raggiunto e sostato 
all’interno della Cattedrale per 
l’adorazione del SS. Sacramento, 
la solenne processione riprende 
a sfilare, stavolta in un clima di 
gioia accompagnato dal suono di 
allegre marce. 
Anche la tradizione delle “vare” 
affonda le sue radici in epoca 
antica. Secondo alcuni storici fu 
istituita nel 1780 su iniziativa della 
Congregazione di San Filippo Neri. 
Una ricostruzione fatta dallo storico 
Michele Alesso narra che in quel 
tempo: “Era uso a due ore di notte 
circa, uscire in processione con 
grande entusiasmo religioso 
portando in giro per le vie della città 
cinque barette, su cui stavano delle 
statuette di cartapesta dell’altezza 
di due palmi, raffiguranti cinque 
dei principali Misteri della Passione 
e Morte di Gesù Cristo, e con esse 
visitare i sepolcri, entrando in 
cinque chiese poste nelle vie che 
essa percorreva”. 
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Caltanissetta: “Real Maestranza - Crocifisso velato”; “Varicedda”. Foto G. Cannavò
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pagina 13 
Le suggestioni della Pasqua 
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Ripresa nel 1840, fu soltanto nel 1882 che la processione divenne 
grande momento di partecipazione mistica e popolare grazie al “voto” 
fatto dagli zolfatai scampati alla tragedia della miniera di Gessolungo. 
I sedici gruppi statuari sono opera dei due scultori di origine napoletana 
Vincenzo e Francesco Biangardi. 
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Caltanissetta: “La Pietà”. Foto Giuseppe Cannavò
pagina 14 
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Le suggestioni della Pasqua 
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La struggente processione del “Cristo Nero” segna la giornata del 
Venerdì Santo. Secondo la leggenda, il piccolo Crocifisso di legno nero 
sarebbe stato trovato in una grotta fra due candele accese. Ricca di 
misticismo e di commovente partecipazione la processione si snoda 
lungo un percorso che attraversa buona parte della zona vecchia della 
città. Nell’aria pregna dell’odore intenso e penetrante di incenso, una 
lunghissima fila di fedeli a piedi nudi accompagna il simulacro in un 
silenzio rotto solo dalle “lamintanze” dei “fogliamari”. 
Non meno ricche di emozioni e fascino sono le celebrazioni pasquali 
degli altri centri della provincia. 
Singolare e altamente simbolico è il Giovedì Santo a Villalba, dove sul 
sagrato della chiesa principale del paese è allestita un’enorme tavola 
sulla quale vengono esposti tredici agnelli di zucchero, il più grande dei 
quali, posto a centro, viene diviso in pezzetti e offerto dal sacerdote ai 
fedeli. 
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Villalba: “Il Giovedì Santo”. Foto Salvatore Farina
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pagina 15 
Le suggestioni della Pasqua 
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Sempre il Giovedì Santo, ma 
spostandosi a Mazzarino, intorno 
alla mezzanotte ha luogo la 
processione del “Signore di 
camoscio” portato a spalla dai 
confratelli incappucciati. Si tratta di 
un Crocifisso antichissimo giunto in 
paese nel Seicento durante la 
dominazione spagnola e proprio in 
Spagna pare che si trovi l’altro unico 
esemplare. 
Nel centro mazzarinese, i riti 
proseguono il Venerdì con la 
processione dei simulacri 
dell’Addolorata, di San Giovanni, 
della Veronica e del Cristo mentre 
in tarda serata dalla Chiesa di San 
Domenico muove lentamente 
l’Urna. A guidare la processione è 
il “mastro incappucciato”, di cui 
nessuno conosce il nome dato che 
viene nominato poco prima 
dell’inizio del corteo religioso. 
Particolarmente commovente è la 
processione, all’alba del Venerdì 
Santo, a Santa Caterina 
Villarmosa. Il corteo religioso si 
muove lentamente lungo le stradine 
avvolte ancora nel buio e nel 
silenzio, mentre ad intervalli i 
“ladatori” che seguono l’Addolorata 
e la Sacra Urna, intonano in coro 
le “lamintanze”. La presenza dei 
“ladatori” è una costante in quasi 
tutti i riti pasquali nel Nisseno. 
A Montedoro accompagnano la 
processione del Venerdì Santo 
eseguendo un repertorio di canti 
polivocali dialettali ritenuto in 
assoluto tra i più interessanti. 
Protagoniste della Pasqua di 
Mussomeli sono le sei antiche 
congregazioni religiose che la sera 
del Giovedì Santo portano in 
processione i rispettivi simulacri. 
Un’atmosfera di grande misticismo 
caratterizza, la mattina del Venerdì 
Santo, la processione della 
Addolorata durante la quale 
vengono eseguite le “lamintate“ in 
lingua latina. Il corteo riprende nel 
primo pomeriggio con il simulacro 
del Nazareno che esce dalla 
Chiesa Madre per raggiungere il 
Calvario dove, dopo la lettura della 
“ P a s s i o ” , s i s v o l g e l a 
rappresentazione della cro-cifissione. 
In tarda serata ha luogo 
la processione dell’Urna. 
A Butera, la Settimana Santa vive 
tre momenti importanti: il primo la 
domenica delle Palme, quando 
viene ricordato l’ingresso di Gesù 
a Gerusalemme con la processione 
del simulacro del Cristo seguito da 
dodici uomini nelle vesti degli 
Apostoli; il secondo il Giovedì 
Santo, nel corso della processione 
del Cristo incatenato. Infine, il 
Venerdì Santo ha luogo l’uscita di 
tre “vare”: l’Ecce Homo (u signuri 
‘a canna) al mattino; il Cristo con 
la croce (u signuri ca cruci ‘ncoddu) 
nel primo pomeriggio e la sera la 
Sacra Urna (‘u catalettu). 
Tra le giornate del Giovedì e del 
Venerdì Santo numerose 
processioni si svolgono in tutti i 
comuni del Nisseno: da Gela 
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pagina 16 
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Le suggestioni della Pasqua 
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ad Acquaviva, Bompensiere, 
Campofranco, Delia, Milena, 
Marianopoli, Sommatino, San 
Cataldo, Serradifalco, Sutera, 
Vallelunga, Niscemi e Riesi in 
particolare, in quest’ultimo centro 
i riti del Venerdì Santo hanno inizio 
all’alba con l’uscita dei simulacri 
di Gesù, di Giovanni e 
dell’Addolorata. Verso le tre del 
pomeriggio, in un punto del paese 
detto dei “quattru cantuneri”, allo 
squillo delle trombe avviene 
l’incontro tra l’Addolorata e il Cristo. 
Le due statue vengono trasportate 
verso una collinetta, “il Calvario”, 
per la rappresentazione della 
Crocifissione. In tarda serata, 
disteso nell’Urna, il Crocifisso 
viene accompagnato in 
processione dai portatori che 
muovendosi con andatura lenta, 
tre passi avanti e due indietro, 
percorrono le vie del paese alla 
luce delle fiaccole. 
Altra tradizione pasquale è la 
rappresentazione, da parte di attori 
locali, degli episodi della Passione 
di Gesù Cristo. Le più importanti si 
svolgono a Delia, Sommatino, 
San Cataldo e Serradifalco. 
La Domenica di Pasqua si rinnova 
il rito gioioso della “Giunta”: 
l’incontro tra i simulacri della 
Madonna e del Cristo Risorto. 
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Delia: “La Giunta” 
Serradifalco: “Un momento del Venerdì Santo”. Foto Lillo Miccichè
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pagina 17 
Le suggestioni della Pasqua 
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A San Cataldo spettacolare è la 
sfilata dei “Sampauluna”, grandi 
statue di cartapesta raffiguranti gli 
Apostoli. Nel pomeriggio queste 
vengono riunite dinanzi alla Chiesa 
della Mercede assieme al 
simulacro della Madonna e alla 
piccola “vara” della Maddalena. Di 
lì a poco ha inizio la celebrazione 
della festa con la statua della 
Maddalena che si avvia verso il 
luogo del “Sepolcro” e trovandolo 
vuoto ritorna indietro per 
annunciare agli Apostoli e alla 
Vergine la Resurrezione del Cristo. 
La “vara” della Maddalena percorre 
il tragitto altre due volte: la prima 
accompagnata dalle figure di Pietro 
e Paolo, e la seconda da quella 
della Madonna. 
Solo a questo punto, da una stretta 
traversa laterale, appare la statua 
del Cristo Risorto che dà il via al 
corteo degli undici “Sampauluna”, 
preceduti dai simulacri del Cristo, 
della Madonna e di San Giovanni. 
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San Cataldo: “I Sampauluna” (in alto). 
“La corsa del simulacro della Madonna”. Foto di Salvatore Cravotta
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I culti mariani 
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“Più del Cristo stesso è la figura 
di Maria Addolorata che 
colpisce e commuove… La 
Madre è viva, dolente, chiusa 
nel nero manto della pena, 
trafitta, gemente, immagine e 
simbolo di tutte le madri…” 
(“Le feste religiose” . L. Sciascia) 
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Museo Diocesano di Caltanissetta: “L’Addolorata” (1700- Fra’ Fedele di San Biagio).
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I culti mariani 
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La devozione nei confronti della Madonna in Sicilia è antichissima, come 
testimoniano i dipinti delle prime comunità cristiane ritrovati in alcune 
grotte dell’isola. Già intorno al VI secolo erano moltissimi i luoghi di 
preghiera a lei dedicati, ma fu soprattutto durante la dominazione 
normanna che il culto della Vergine si estese ovunque. A questo periodo, 
infatti, devono essere ascritti i ritrovamenti, spesso leggendari, di quadri 
ed immagini della Madonna nascosti durante l’invasione araba. 
Il rapporto che i siciliani hanno mantenuto con la figura della Madre di 
Dio è particolarmente intenso, viscerale e vero. E’ lei che rappresenta 
l’unione tra l’umano e il divino, é lei che interpreta il dolore terreno e il 
dramma dell’uomo. 
MADONNA DELLE GRAZIE E DELL’ALEMANNA 
Nel convento dei Padri Cappuccini Minori di Gela si venera la Madonna 
delle Grazie verso la quale gli abitanti della città nutrono grande 
devozione. La festa in suo onore si celebra il 2 luglio con la solenne 
processione del simulacro raffigurante la Vergine con il Bambin Gesù. 
In occasione della ricorrenza, oltre alla “promessa del viaggio scalzo” 
per le grazie ricevute, i fedeli recano in segno di omaggio dei grandi 
ceri votivi: “i cannili”. Un’antica usanza tramandata fino ai nostri giorni 
vuole che la festa sia dedicata alla benedizione dei bimbi. 
Rimanendo a Gela, un’altra tradizione mariana che si rinnova da oltre 
cinque secoli è quella in onore di Maria Santissima dell’Alemanna, 
patrona di Gela. Leggenda vuole che l’antica e sacra icona della Beata 
Vergine, nascosta durante il periodo iconoclasta della dominazione 
musulmana, sia stata rinvenuta intorno al 1450 da un contadino intento 
ad arare le sue terre. 
Momento cruciale dei festeggiamenti, l’8 settembre, è la processione 
della sacra immagine seguita da una folla di fedeli provenienti anche 
dai centri limitrofi. La festa si conclude con un inconsueto epilogo di 
sapore decisamente profano: la divertente gara di “ u palliantinu a mari” 
una sorta di albero della cuccagna sul quale i concorrenti dovranno 
arrampicarsi per conquistare gli ambiti premi. 
E sempre a Gela, non va dimenticato un altro culto mariano, si tratta 
della “Madonna di Bittalemmi” venerata presso una cappella votiva 
situata vicino la foce del fiume Gela. Una volta le donne del popolo 
arrivavano sin qui recando dei recipienti di olio che servivano ad 
alimentare la fiamma della lucerna. 
Sul luogo dove è costruita la cappella votiva pare che un tempo esistesse 
un’ara destinata al culto di Demetra e Persefone. 
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I culti mariani 
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MADONNA DELLE VIGNE 
Il culto rievoca l’evento miracoloso 
compiuto dalla Vergine allorché 
un padre in compagnia della figlia 
sordomuta si recò da Cammarata 
a Mussomeli, presso il santuario 
della Madonna delle Vanelle, per 
invocare la guarigione della 
giovane. Secondo la leggenda le 
preghiere e le suppliche del padre 
dapprima non sortirono effetto e 
al pover’uomo non rimase che 
riprendere sconfortato la strada 
di casa ma la mula che li 
accompagnava stramazzò a terra. 
L’uomo, allora, prese sulle spalle 
la figlioletta, il resto del carico e 
ricominciò il cammino verso casa. 
Aveva appena ripreso la strada, 
quand’ecco all’improvviso avvenne 
il miracolo: la giovane chiamò il 
padre con voce squillante e iniziò 
a parlare. La notizia del prodigio 
si diffuse in breve tempo tanto che 
sul luogo fu edificata una cappella 
votiva, oggi meta di pellegrinaggio 
ogni primo agosto. 
MADONNA DEL BOSCO 
La tradizionale festa della 
Madonna del Bosco celebrata a 
Niscemi, la seconda domenica di 
agosto, è anch’essa legata 
all’antica leggenda del 
ritrovamento di un’effigie della 
Vergine Maria. Si racconta che 
correva l’anno 1599 quando un 
bue, di proprietà di tale Armao, 
ritrovò presso una sorgente una 
tela sulla quale era dipinta 
l’immagine della Madonna col 
Bambino Gesù. Dal momento del 
miracoloso ritrovamento del 
dipinto, i fedeli iniziarono ad 
attribuire all’acqua della sorgente 
proprietà taumaturgiche e pertanto 
due secoli dopo su questo luogo 
fu costruito il santuario conosciuto 
come “dell’Acqua Santa”. 
Due i periodi dell’anno dedicati alla 
celebrazione della Madonna del 
Bosco: dal 21 aprile al 21 maggio 
con un pellegrinaggio al santuario, 
e la festa ufficiale in agosto. Per 
l’occasione si svolge la disputa del 
palio con i fantini che montano i 
cavalli a “sdosa” cioè senza sella. 
MADONNA DEL MAZZARO 
Da quasi dieci secoli a Mazzarino, 
la terza domenica del mese di 
settembre, si festeggia nella 
Madonna del Mazzaro, la patrona 
del paese. Il simulacro, portato a 
spalla dai confrati della 
congregazione “Figli di Maria”, è 
un’opera di pregevole fattura 
risalente al 1800, realizzata a 
ricordo del ritrovamento avvenuto 
nel 1125 di un’ effigie della Vergine 
dipinta su legno. 
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Mazzarino: “Chiesa della Madonna del Mazzaro”. Foto Giuseppe Cannavò
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I culti mariani 
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Il ritratto prima di andare distrutto 
in un incendio, rimase esposto 
per lungo tempo in una cappella 
votiva fatta costruire da re 
Manfredi. 
L’ADDOLORATA 
In diversi centri del Nisseno si 
venera l’Addolorata. Considerata 
la protettrice dei minatori, a 
Serradifalco l’Addolorata si 
festeggia la seconda domenica 
di settembre, e anche a 
Resuttano la festa si svolge nel 
corso dello stesso mese. 
Nell’ambito dei festeggiamenti si 
organizzano numerose 
manifestazioni folcloristiche, 
spettacoli, mostre e degustazioni 
di prodotti tipici. 
LA FESTA DELL’IMMACOLATA 
Un tempo la ricorrenza, tra le più 
importanti del calendario liturgico, 
veniva celebrata con suggestive 
e simboliche cerimonie, oggi per 
lo più dimenticate tranne che in 
alcuni centri come: Delia, 
Campofranco, Milena, Sutera e 
Mussomeli. 
In questi paesi si attende l’arrivo 
della festa con l’accensione delle 
“vampe”, falò i cui significati 
simbolici sono evidenti. Con la 
nascita di Maria, infatti, si accende 
la luce dell’Attesa con la certezza 
nella futura nascita del Sole di 
Giustizia. 
Attorno ai fuochi i fedeli si 
riuniscono per recitare il Rosario 
e intonare canti religiosi, mentre 
in quasi tutti i comuni del Nisseno 
l’8 dicembre si perpetua la 
tradizionale processione religiosa. 
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Caltanissetta: “Processione dell’Immacolata”. Foto Salvatore Lo Bianco
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I Santi patroni 
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“Tutti i rituali hanno la capacità di 
svolgersi adesso in questo 
istante”. 
(“Trattato di storia delle religioni” 
Mircea Elide) 
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I Santi patroni 
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“Santi a dimensione d’uomo” questi 
sono i santi patroni per i siciliani, 
un rapporto speciale e con-traddittorio, 
mistico e nel contempo 
umano che esplode nelle feste 
vissute in un clima di attesa 
familiare e di partecipazione corale 
nella quale, come diceva Sciascia, 
il siciliano esce finalmente dalla sua 
condizione di uomo solo. 
SAN PAOLINO 
A Sutera lo chiamano, il 
“Pasquone” perché viene celebrato 
il martedì dopo Pasqua. E’ la festa 
di San Paolino, compatrono del 
paese assieme a Sant’Onofrio. La 
venerazione nei confronti del santo 
è molto antica e risale al 1220, anno 
nel quale le reliquie di Sant’Onofrio 
e di San Paolino furono donate alla 
famiglia del principe Federico 
Chiaramonte. La nobile famiglia le 
custodì fino a quando fu costruito 
il santuario che ancora oggi domina 
la rocca ai piedi della quale sorge 
il paese. Infatti, fu solo allora che 
i Chiaramonte donarono alla 
popolazione suterese le sacre 
reliquie. In occasione della festa, 
le statue dei due santi e le urne 
contenenti le loro reliquie vengono 
portate in processione lungo il 
sentiero che congiunge la rocca al 
paese. Accompagnati dalle 
confraternite, i simulacri e le urne 
raggiungono la chiesa di 
Sant’Agata, dove rimangono 
esposti per cinque giorni prima di 
fare ritorno al santuario. 
SAN CATALDO 
Patrono del paese che porta il suo 
nome, il santo invocato contro le 
guerre e le epidemie viene 
solennemente ricordato il 10 
maggio. 
Durante la processione, tra le mani 
della statua viene posto un fascio 
di grano, “i musciareddi”, come 
segno beneaugurate di protezione 
in vista dell’imminente raccolto. 
Inoltre, per l’occasione i panificatori 
di San Cataldo preparano centinaia 
di chili di pane che dopo essere 
stati benedetti vengono distribuiti 
ai devoti. 
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Sutera: “Festa di San Paolino”. Foto Silvana Noto 
“Veduta di Sutera e Santuario di San Paolino”. Foto Giuseppe Cannavò
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I Santi patroni ......................................................................................................................... 
SAN CALOGERO 
Secondo la tradizione, il santo visse da eremita in una grotta posta sulla 
cima del monte Cronio dove morì il 18 giugno del 561. 
Venerato soprattutto nell’Agrigentino e nel Nisseno, San Calogero è 
a buon titolo tra i più amati e invocati dai siciliani che in suo onore 
praticano il digiuno (u dijunu addumannatu), facendo, inoltre, preparare 
come ex voto dei “pani” cui viene data la forma delle parti del corpo 
risanate. Sebbene, secondo il calendario liturgico, la festa ricada il 18 
giugno, a Campofranco la ricorrenza ha luogo l’ultima domenica di 
luglio. Una scelta probabilmente da ricollegare al rientro in paese dei 
numerosi emigranti e al perpetuarsi dell’usanza di ringraziare il santo 
per il raccolto. Annunciata all’alba dallo sparo di mortaretti, la festa si 
svolge in due tempi: al mattino il simulacro raffigurante San Calogero 
lascia la chiesa dove è custodito per raggiungere la Madrice. Da qui, 
nel tardo pomeriggio, riprende la processione di ritorno durante la quale 
si osservano diverse soste per permettere la benedizione e distribuzione 
dei pani devozionali. 
SAN ROCCO 
Originario di Montpellier, San Rocco operò in Italia, intorno al 1315 
prodigandosi durante le epidemie nella cura degli appestati. 
Particolarmente venerato nell’Italia del Sud, ancora oggi viene invocato 
contro le catastrofi naturali e le malattie del bestiame. Nell’iconografia 
tradizionale, il santo viene raffigurato come un giovane pellegrino 
accompagnato da un cane, ciò sarebbe da far risalire alla leggenda 
secondo la quale proprio un cane gli avrebbe portato il cibo quando il 
santo, colpito da peste, si ritirò in assoluta solitudine. 
Di Butera, San Rocco è considerato il patrono. Il giorno di Ferragosto, 
vigilia della sua festa, si rinnova la tradizionale rappresentazione di “u 
sirpintazzu”, un’usanza che affonda le radici nella leggenda. Per le 
strade del paese viene portato in giro un grosso serpente di cartapesta, 
che una volta raggiunta la piazza tenta di rompere, con due palette di 
legno poste sulla bocca, le pentole di terracotta sospese su un filo e 
contenenti premi e dolciumi vari. Questa manifestazione rievocherebbe 
un’antica storia buterese. Si narra che un pericoloso serpente seminasse 
terrore per una contrada di campagna del paese. 
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I Santi patroni 
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I tentativi di cattura si rivelarono 
vani ma proprio il giorno di San 
Rocco, alcuni audaci abitanti 
riuscirono a catturarlo, riportando 
finalmente la serenità in paese. 
Tornando alla festa del 16 agosto, 
un’enorme folla di fedeli, molti 
provenienti dai centri limitrofi, 
partecipa alla solenne processione 
che si conclude in tarda serata con 
il rientro di San Rocco nella chiesa 
a lui intitolata. I festeggiamenti si 
ripetono in occasione dell’ottava, il 
23 agosto. 
MADONNA DELLA CATENA 
Venerata un po’ in tutta la Sicilia, 
la Madonna della Catena è la 
patrona di Riesi. La sua festa si 
celebra la seconda domenica di 
settembre. Momento di grande 
partecipazione e commozione 
popolare è la processione di fedeli 
che, nella notte fra il sabato e la 
domenica di festa, si snoda lungo 
le vie del paese. Il folto corteo di 
devoti dopo avere raggiunto il 
santuario intitolato alla Vergine, 
aspetta l’alba per la celebrazione 
della Santa Messa e l’accensione 
della lampada votiva. Anche il culto 
della Madonna della Catena trae 
origine da fatti prodigiosi tramandati 
attraverso il racconto di diverse 
leggende. Una di queste narra di 
un miracolo verificatosi a Palermo 
nel 1392: mentre era in corso 
l’esecuzione capitale di tre 
condannati a morte, si abbatté sulla 
città un violento temporale che 
costrinse i condannati e i loro 
sorveglianti a trovare riparo nella 
vicina chiesetta di Santa Maria del 
Porto. Disperati per l’imminente 
fine, i prigionieri si raccolsero in 
preghiera dinanzi all’immagine 
della Vergine, illuminata solo dalla 
luce di una lampada. Stavano 
pregando i condannati, quando le 
pesanti catene che legavano le 
loro mani improvvisamente ed 
inspiegabilmente si spezzarono. 
Informato dell’accaduto, il Capitano 
di Giustizia riferì i fatti al Re. Questi 
colpito e commosso dal prodigio, 
quale prova della loro innocenza, 
decise di restituire la libertà ai 
prigionieri e di rendere omaggio 
all’immagine miracolosa della 
Madonna “della Catena”. 
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Riesi: “Madonna della Catena”. Foto Giuseppe Cannavò
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I Santi patroni ......................................................................................................................... 
SAN LEONARDO ABATE 
Leonardo, frate minore, dedicò la sua vita alle missioni popolari nell’Italia 
centro-meridionale, alla fondazione delle confraternite religiose e 
soprattutto alle conversioni. Efficace predicatore, diffuse la pratica della 
Via Crucis. A Serradifalco, paese che lo ha eletto a suo patrono, i 
festeggiamenti si svolgono la seconda domenica di agosto. 
La festa è caratterizzata, durante la suggestiva processione, dalla 
raccolta delle “prumisioni” ovvero preghiere, denaro e quant’altro viene 
offerto in onore di San Leonardo Abate per grazia ricevuta. 
MADONNA DEI MIRACOLI 
Ventuno colpi di cannone, all’alba dell’8 settembre, annunciano a 
Mussomeli l’inizio dei festeggiamenti in onore della patrona: la Madonna 
dei Miracoli. Anche in questo caso, la venerazione della Vergine si 
ricollega ad un evento miracoloso per il quale sembra addirittura esista 
negli archivi storici una documentazione ufficiale risalente alla fine del 
Cinquecento, il prodigio invece risalirebbe al 1530. Si racconta che in 
un caldo giorno d’estate, un uomo privo dell’uso delle gambe giacesse 
addormentato sotto l’ombra di un albero. Durante il sonno gli apparve 
in visione la Vergine che gli disse di avere esaudito le sue suppliche 
e che presto egli avrebbe ripreso a camminare. Destatosi dal sogno, 
l’uomo si accorse di essere realmente in grado di muoversi e con il 
cuore colmo di gioia corse in paese ad annunciare il miracolo. Ebbe 
così inizio un pellegrinaggio incessante di fedeli sul luogo della visione 
miracolosa dove pare fu rinvenuta impressa su una pietra l’immagine 
della Vergine col Bambino: la Madonna dei Miracoli. In breve, sul posto 
venne costruito l’omonimo santuario al cui interno ancora si custodisce 
la pietra con la sacra effigie e il simulacro, opera dello scultore Biangardi. 
MADONNA DI LORETO 
Pare che la Chiesa Madre di Vallelunga sorga proprio sul punto esatto 
del rinvenimento di una statua della Madonna, avvolta in un sontuoso 
manto ricco di decorazioni d’oro. Dunque, anche in questo caso la 
venerazione della Vergine si lega al racconto di un prodigioso 
ritrovamento. Secondo una delle storie tramandate dalla tradizione 
popolare, una coppia di buoi trainanti un carro sul quale era trasportato 
il simulacro di Maria, si fermarono improvvisamente, rifiutandosi in tutti 
modi di proseguire il tragitto. Alla fine, dopo vari tentativi, ciò fu interpretato 
come un preciso segno della Vergine di volere che in quel luogo fosse 
edificata una chiesa a lei intitolata. 
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I Santi patroni 
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SAN MICHELE 
Racconta il Pitrè, che Caltanissetta 
riconobbe a San Michele Arcangelo 
la miracolosa intercessione che salvò 
la città dalla peste e per tale ragione 
“… lo acclamò a suo patrono invece 
del Crocifisso che essa avea sempre 
avuto”. La venerazione dei nisseni 
nei confronti del loro santo protettore 
si è sempre manifestata con grande 
fede e in passato c’era tra i devoti 
chi osservava un particolare digiuno 
a partire dal primo lunedì dopo 
Pasqua. Questa pratica doveva 
essere rinnovata sempre nello stesso 
giorno e per nove anni consecutivi, 
al termine dei quali venivano fatte 
benedire nove candele da accendere 
al momento della morte della 
persona che in vita aveva osservato 
il digiuno, al fine di farle ottenere la protezione e la compagnia degli 
angeli nel momento del trapasso. Il 29 settembre, in occasione della 
festa, la statua dell’Arcangelo, un’opera del 1600 scolpita da Stefano 
Livolsi, è portata in processione dai fedeli scalzi in segno di “voto”. 
Attorno alla realizzazione del simulacro sono fiorite molte leggende, 
racconta una di queste che al Livolsi per completare l’opera mancasse 
solo di scolpire il viso dell’Arcangelo. Più volte aveva provato ma il 
risultato non era quello sperato. Dopo vari tentativi, stremato dalla fatica 
si addormentò e al suo risveglio trovò il volto del Santo già scolpito. 
SANTA BARBARA 
Appartenente a una famiglia pagana, Barbara dopo essersi convertita 
al Cristianesimo venne consegnata dal padre al Prefetto della città. 
Fu proprio il padre a trasformarsi in carnefice della figlia, ma subito dopo 
averle inflitto il martirio un fulmine lo incenerì. 
Nel calendario liturgico la martire viene ricordata il 4 dicembre. Il paese 
di Sommatino, che la venera come patrona, le dedica solenni 
festeggiamenti culminanti nella suggestiva processione a cui prendono 
parte gli “zolfatai” nella vecchia tenuta da lavoro. Sommatino vanta una 
secolare cultura mineraria e Santa Barbara era appunto considerata 
patrona di quanti lavoravano in miniera. 
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Caltanissetta: “San Michele”. Foto Salvatore Lo Bianco
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Tradizioni religiose 
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In questa pagina passeremo in breve rassegna alcune tradizioni religiose 
della provincia, citando, per ragioni di sintesi, le più significative. 
SS. CROCIFISSO 
Tradizione antica è quella che si svolge a Gela, l’11 gennaio, in onore 
del SS. Crocifisso, molto sentita dagli abitanti dalla città e in particolar 
modo dagli appartenenti alla marineria. 
Si narra che grazie all’intercessione del Crocifisso, nei primi del Novecento, 
un gruppo di navi da pesca scampò a una violentissima mareggiata. 
Per questo sono proprio i marinai gelese a donare il panno di cotone 
nel quale il Crocifisso è avvolto. 
SANTA GERMANA 
In epoca antica, la benedizione delle campagne prima del raccolto era 
evento atteso da tutta la comunità contadina. Un rituale che ancora oggi 
rivive nel corso della festa di Santa Germana, alla quale è intitolata una 
piccola chiesa di Borgo Turolifi, in territorio di Santa Caterina Villarmosa. 
Il simulacro della santa, custodito nell’omonima chiesetta, agli inizi di 
giugno, è portato in processione attraverso i campi in segno di buon 
auspicio. 
FESTA DEL REDENTORE 
Dall’alto di Monte San Giuliano 
domina il capoluogo nisseno. 
il monumento del Redentore, uno 
dei venti realizzati in Italia nel 
1899. Da allora, per i nisseni si 
è mantenuta la tradizione di 
dedicare il 6 agosto proprio alla 
festa del “Redentore”. Oltre alla 
Santa Messa, celebrata sul 
piazzale antistante il monumento, 
si rinnovano una serie di 
manifestazioni a margine, che si 
concludono con la tradizionale 
passeggiata a Monte San 
Giuliano. 
SAN FRANCESCO 
In occasione della festa dedicata al “poverello di Assisi”, a Delia viene 
organizzata una caratteristica corsa di cavalli. 
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Caltanissetta: “ (Cattedrale) Il Redentore” . Foto Salvatore Lo Bianco
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Altre feste 
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CARNEVALE 
Sfilate di carri allegorici, di maschere e mascherine, musica e spettacoli 
in piazza sono gli ingredienti del Carnevale nella provincia nissena. Tra 
i più rinomati quelli di Milena, Mazzarino, Gela e Riesi. 
LA RICORRENZA DEI “MORTI” 
“Si nun vennu li morti nun 
camminanu li vivi”, recita un antico 
proverbio siciliano a testimoniare il 
rapporto che il siciliano vive con 
l’aldilà. 
Un tempo le mamme siciliane 
raccontavano ai loro bimbi che nella 
notte tra l’1 e il 2 novembre i defunti 
tornassero sulla terra per regalare 
dolci e regali a quanti avessero 
pregato per loro. E così, il giorno 
della commemorazione dei defunti, 
assumeva per i bimbi il tono di un 
giorno atteso e vissuto con grande 
gioia, profumante di frutta martorana 
e pupi di zucchero. 
NATALE 
Del Natale il presepe è la prima icona, la più bella ed evocativa, antica 
e genuina per la capacità di riportare a ricordi di infanzia e a un 
sentimento di fede genuino che rivive anche nei presepi viventi. Uno 
dei più affascinanti, per lo scenario naturale che gli fa da cornice, è il 
presepe vivente di Sutera. Nelle viuzze del quartiere arabo, il “Rabato”, 
dalle quali si gode il meraviglioso panorama di tutta l’Alta Valle del 
Platani, ogni anno si organizza il presepe vivente. Alcuni figuranti, nei 
tradizionali abiti dei primi del Novecento, animano gli angoli del quartiere 
riproponendo nelle vecchie botteghe artigiane arti e mestieri ormai 
scomparsi. Ad accompagnare i visitatori lungo questo ideale percorso 
nella memoria c’ é il suono di musiche e canti tradizionali. 
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“Pupo di zucchero”. Foto di Salvatore Farina
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Sagre 
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“Ecco un paese a cui la colomba diè in prestito il suo collare, 
ed il pavone lo vestì del manto delle sue penne”. 
'(Ibn Hamdis - 1075) 
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pagina 31 
Sagre 
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Al carciofo, prodotto “principe” dell’agricoltura e dell’economia di 
Niscemi, è dedicata la sagra che si svolge tra la fine di marzo e gli 
inizi di aprile. La manifestazione si articola in diverse giornate nel corso 
delle quali si svolgono incontri e convegni volti alla valorizzazione e 
alla commercializzazione del prodotto. A conclusione della 
manifestazione, nel corso di una grande festa di piazza, quintali di 
carciofi vengono arrostiti su un’enorme brace e distribuiti per la 
degustazione. 
L’mbriulata, una focaccia di pasta lievitata ripiena di salsiccia, olive 
nere, cipolla, pecorino grattugiato ed olio, è pietanza tipica del paese 
di Milena. Nel piccolo centro del Nisseno, il terzo lunedì di agosto, ha 
luogo una sagra che ne celebra la bontà assieme ad altri prodotti tipici 
della gastronomia locale. 
Cresce nei terreni aridi ed è per tale ragione che è denominato 
“siccagnu”. Si tratta del pomodoro di Villalba. Per degustare questo 
ottimo prodotto dell’agricoltura nissena, a metà agosto, si tiene un 
appuntamento diventato ormai fisso nell’estate villalbese nonché 
occasione di incontro per i numerosi emigranti che d’estate fanno 
rientro in paese. Momento clou della sagra è la grande spaghettata 
conclusiva. Nella notte tra il 14 e il 15 agosto, quintali di spaghetti 
vengono cucinati, conditi con il pomodoro “siccagnu” e distribuiti ai 
presenti. 
Ai primi di settembre a Santa Caterina Villarmosa si svolge la sagra 
del “muffuletto”, gustosa focaccia aromatizzata con semi di finocchio 
selvatico e zafferano e condita con salsa e tritato di carne. In diversi 
altri comuni della provincia: Marianopoli, Villalba e Riesi, la 
degustazione di questo tipico prodotto della gastronomia nostrana ha 
luogo l’11 novembre, giorno di San Martino, assieme all’assaggio del 
vino novello. Il “muffuletto” viene condito con olio, sale, ricotta, olive 
nere e acciughe. A Montedoro e San Cataldo la tradizione locale, 
invece, vuole che esso sia condito con miele, zucchero e ricotta. 
A Delia, la sagra si svolge la vigilia della festa dell’Immacolata. 
Giochi e divertimento in occasione della sagra del “peperone”, in 
programma a Sutera nella seconda domenica di settembre. I peperoni 
arrostiti sono distribuiti assieme al vino locale e ad altre specialità del 
paese. La sagra ha luogo in occasione della festa che il paese dedica 
a San Francesco. 
........................................................................................................................
pagina 32 ............................................................................................... 
Calendario ricorrenze 
......................................................................................................................... 
GENNAIO 
Sant’Antonio Abate pag. 03 
SS. Crocifisso pag. 28 
FEBBRAIO 
San Biagio pag. 09 
Carnevale pag. 29 
MARZO 
San Giuseppe pag. 07 
APRILE 
I riti della Pasqua pagg. 10-17 
San Paolino pag. 23 
MAGGIO 
“U Signuri du Bilici”Ê pag. 04Ê 
San Giuseppe della Campagna pag. 04 
“ Il Crocifisso dell’Olmo” pag. 05 
San Cataldo pag. 20 
GIUGNO 
San Calogero pag. 24 
Santa Germana pag. 28 
LUGLIO 
Madonna delle Grazie pag. 19 
AGOSTO 
Madonna delle Vigne pag. 20 
Madonna del Bosco pag. 20 
San Rocco pag. 24 
San Leonardo Abate pag. 26 
Festa del Redentore pag. 28 
SETTEMBRE 
Madonna dell’Alemanna pag. 19 
Madonna del Mazzaro pag. 20 
L’Addolorata pag. 21 
Madonna della Catena pag. 25 
Madonna dei Miracoli pag. 26 
Madonna di Loreto pag. 26 
San Michele pag. 27 
OTTOBRE 
San Francesco pag. 28 
NOVEMBRE 
Ricorrenza dei “morti” pag. 29 
DICEMBRE 
Santa Lucia pag. 09 
L’Immacolata pag. 21 
Santa Barbara pag. 27 
Natale pag. 29 
.........................................................................................................................
................................................................................................ 
Indice 
........................................................................................................................ 
............................. 
Riti di origine agreste pag. 02 
Le confraternite ........................................ 
pag. 05 
Pani e banchetti votivi ............................ 
pag. 06 
Le suggestioni della Pasqua ................ 
pag. 10 
I culti mariani ............................................ 
pag. 18 
I Santi patroni ........................................... 
pag. 22 
Tradizioni religiose .................................. 
pag. 28 
Altre feste ................................................... 
pag. 29 
Sagre ........................................................... 
pag. 30 
Calendario ricorrenze ............................. 
pag. 32 
Produzione di Innovazioni Culturali P.s.c. a r.l. 
Via G. B. De Cosmi, 88 93100 Caltanissetta 
tel. 3939402625 
Testi di Maria Giovanna Morreale 
Progetto grafico di Rino Liotta 
Stampa, Tipografia Alba - Palermo 
Distribuzione gratuita - finito di stampare giugno 2002. 
©Êcopyright - Innovazioni Culturali - 2002 
........................................................................................................................
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Guida alle Feste del Nisseno

  • 1.
  • 2. ............................................................................................... ......................................................................................................................... Mazzarino Niscemi Resuttano Caltanissetta Butera Riesi San Cataldo Sommatino Delia Santa Caterina Mussomeli Marianopoli Sutera Acquaviva Platani Montedoro Campofranco Milena Bompensiere Gela Serradifalco Vallelunga Villalba Azienda Autonoma Provinciale Incremento Turistico di Caltanissetta Corso Vittorio Emanuele, 109 93100 Caltanissetta Tel. 0934 530411 - Fax 0934 21239 http://www.aapit.cl.it sedecentrale@aapit.cl.it Uffici Informazioni Turistiche: Caltanissetta Viale Conte Testasecca, 20 Tel. 0934 21089 info@aapit.cl.it Gela Via Palazzi, angolo Via Francia Tel. 0933 823107 - Fax 0933 939932 Mazzarino Corso Vittorio Emanuele, 410 Tel. 0934 381940 .........................................................................................................................
  • 3. ................................................................................................ pagina 01 ........................................................................................................................ “Cos’è una festa religiosa in Sicilia? Sarebbe facile rispondere dicendo che è tutto tranne che una festa religiosa… poiché è soltanto in quest’occasione che il siciliano esce dalla sua condizione di uomo solo…”. Con queste parole, Leonardo Sciascia spiegava le ragioni del forte sentimento religioso del popolo siciliano. Un sentimento rimasto pressoché inalterato nel tempo, fermo a rappresentare l’identità e il senso di appartenenza alla cultura e alla storia dell’isola. Elementi tuttora riconoscibili negli antichi ed evocativi culti mariani, nei suggestivi riti della Settimana Santa, nella partecipazione corale alle feste patronali. Ciò che vi proponiamo in questa guida è un breve viaggio alla scoperta delle principali feste dei comuni della provincia nissena, un approccio conoscitivo e un ulteriore stimolo a visitare nuovi luoghi e scoprire da vicino devozioni, tradizioni e colori diversi e sempre affascinanti. ........................................................................................................................
  • 4. ............................................................................................... pagina 02 Riti di origine agreste ......................................................................................................................... “ La chiesa sorge su una piazza vasta da sembrare quasi deserta, ma nella ricorrenza è animatissima: cavalli e muli con le criniere e le code intrecciate di nastri vistosi e sovente sfarzosi…” (da “Viaggio in Italia” J.W. Goethe) .........................................................................................................................
  • 5. ................................................................................................ pagina 03 Riti di origine agreste ........................................................................................................................ SANT’ANTONIO ABATE Nella tradizione pagana il periodo dell’anno precedente l’arrivo della primavera era dedicato alla celebrazione di cerimonie a carattere propiziatorio e purificatorio di animali e campi. Una serie di rituali di analogo valore iniziarono ad essere celebrati anche in epoca cristiana e la festa in onore di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio, ne è una testimonianza. Tra le più attese nel vecchio mondo contadino, la ricorrenza mantiene tuttora la sua valenza simbolica in diverse località del Nisseno, come a Campo-franco, dove pare che un tempo esistesse una chiesa dedicata al santo, patriarca egiziano del monachesimo vissuto all’incirca nel 250 d.C. Presso la Chiesa Madre del paese ne è custodita un’ antica statua che in occasione della festa è portata in processione, su un carro sfarzosamente addobbato, fino a raggiungere un’edicoletta votiva dinanzi alla quale viene accesso un grande falò. Secondo la tradizione, l'accensione dei fuochi è da ricollegare al potere attribuito al santo di guarire dal cosiddetto “fuoco di Sant'Antonio” (l’herpes zoster). Suggestiva è senza dubbio la benedizione beneaugurante degli animali domestici e della “pruvenna”, i sacchi contenenti fave, frumento, orzo e altre provviste. Nella vicina Sutera, Sant’Antonio Abate si celebra la domenica successiva al 17 gennaio. Alla vigilia, per le viuzze del paese, alla luce delle “vampe”, si svolge la processione del palio che si conclude in piazza Umberto I con l’accensione del falò attorno al quale si riunisce una moltitudine di persone. Fino a qualche anno fa, gli organizzatori della festa acquistavano un maialino che lasciavano libero per le strade del centro suterese affinché chiunque potesse dargli da mangiare. Nei giorni precedenti la ricorrenza il maialino veniva venduto e il ricavato speso per l’organizzazione dei festeggiamenti. A Milena, il santo è invece ricordato la seconda domenica d’agosto, perpetuando una tradizione secondo la quale le feste invernali di origine agreste dovevano celebrarsi durante la stagione estiva e in maniera più sfarzosa in segno di ringraziamento per il raccolto. Caratteristica è l’offerta dei sacchi pieni di provviste, caricati su cavalli r i c c a m e n t e b a r d a t i , e successivamente benedetti sul sagrato della Chiesa Madre. (pagina accanto) Processione di “U Signuri di Bilici” Foto di Giuseppe Cannavò ........................................................................................................................
  • 6. pagina 04 ............................................................................................... Riti di origine agreste ......................................................................................................................... “U SIGNURI DI BILICI” Il 3 maggio, il paese di Marianopoli è meta di pellegrini che a piedi nudi raggiungono una chiesetta posta poco fuori il paese, nell’ex feudo di Castel Bilici, proprio nel punto dove s’incrociano le strade per Marianopoli, Villalba e Vallelunga. In questa chiesetta si venera un Crocifisso antichissimo, considerato miracoloso. Già secoli addietro la venerazione del Crocifisso, opera di frate Innocenzo da Petralia, era molto conosciuta e fino a non molti anni fa il pellegrinaggio a Castel Bilici rappresentava per le giovani coppie prive di mezzi economici il tradizionale “viaggio di nozze”. SAN GIUSEPPE DELLA CAMPAGNA La ricorrenza si celebra la seconda domenica del mese di maggio a Milena, paese la cui storia indelebilmente s’intreccia con la civiltà contadina. Si tratta di una vera e propria festa campestre che ha inizio con la processione “cu lu stinnardu”, per poi proseguire e concludersi in modo più profano e cioè con il tradizionale gioco dell’albero della cuccagna sulla cui sommità sono poste ciotole di terracotta ricolme di premi, chiamate “baccareddi”. ......................................................................................................................... Marianopoli: “U signori du Bilici” . Foto Giuseppe Cannavò
  • 7. ................................................................................................ pagina 05 Le confraternite ........................................................................................................................ Tracce della loro esistenza si ritrovano già nel Medioevo, fu allora che iniziarono a formarsi associazioni religiose il cui fine era il raggiungimento della perfezione cristiana attraverso l’esercizio della carità, l’assistenza agli infermi e il canto delle laudi sacre. Testimoni della fede popolare e di culti delle quali sono state custodi nel tempo, le confraternite, nella tradizione religiosa della provincia nissena, hanno un ruolo fondamentale soprattutto per la preparazione dei riti della Settimana Santa, come avviene a Mussomeli, o in altre feste dal forte impatto simbolico. Un esempio ne è “U signuruzzu di maju” che si celebra a Mazzarino. IL CROCIFISSO DELL’OLMO La prima domenica di maggio a Mazzarino si rinnova il culto del “SS. Crocifisso dell’Olmo”. La festa si lega ad un’antichissima leggenda secondo la quale due ladri si introdussero nottetempo nella Chiesa della Madonna delle Grazie con l’intenzione di trafugarne il prezioso Crocifisso ivi custodito. Ma il loro tentativo andò a vuoto, perché al momento della fuga i due trovarono dinanzi al portone d’ingresso della chiesa un enorme albero di olmo, prodigiosamente germogliato, che sbarrò loro la strada facendoli pentire del sacrilego gesto. Un’altra leggenda narra di Il giorno dei festeggiamenti l’antico un “voto” fatto da Branciforti, signore Crocifisso è sistemato al centro di di Mazzarino, questi sorpreso da una vara, sostenuta da due lunghe una tempesta in mare e rischiando aste di legno, portata a spalla da naufragare fece solenne promessa più di centro confratelli scalzi e di far costruire un’enorme “vara” vestiti con un saio bianco: “ i nudi”. destinata a portare in processione Durante la processione viene il Crocifisso. distribuito ai fedeli il cotone E’ molto probabile, invece, che benedetto mentre il tragitto è l’origine della festa sia da far risalire segnato dal lancio delle “collane di al “voto” dei mazzarinesi scampati sciuri”, delle vere e proprie collane al terribile terremoto dell’11 gennaio di margherite gialle, nel tempo del 1693. diventate il simbolo della festa. ........................................................................................................................ Mazzarino: “Festa del Crocifisso dell’Olmo”. Foto Jo
  • 8. pagina 06 ............................................................................................... Pani e banchetti votivi ......................................................................................................................... “A San Giuseppi cci fici stu votu, la seggia ‘mparaddisu nn’ha sarvatu a cu ’mmita a tri poveri assolutu, Diu l’aspetta a lu cielu biatu”. (Canto di un “tammurinaru” tratto da “Uomini e Santi” di A. Amitrano Savarese). .........................................................................................................................
  • 9. ................................................................................................ pagina 07 Pani e banchetti votivi ........................................................................................................................ SAN GIUSEPPE Per i siciliani San Giuseppe è il santo patrono per eccellenza della famiglia nonché “avvocato delle cause impossibili”. Oltre ad aprire il ciclo delle feste primaverili, in Sicilia la ricorrenza si caratterizza per una serie di manifestazioni rituali pubbliche e private di grande coinvolgimento popolare, non si potrebbero definire diversamente le preparazioni di meravigliosi altari e soprattutto di banchetti votivi in suo onore: “ li tavulati di li vicchiareddi” o “di li povireddi”. Una delle celebrazioni più belle e suggestive è quella che si svolge a Gela. Diversi giorni prima della festa, numerose famiglie si dedicano all’allestimento di straordinari “altari” sui quali sono sistemate statuine e immagini del Patriarca e della Sacra Famiglia. Gli altari sono decorati con fiori, ricami, ramoscelli di alloro, mirto, arance e pani votivi, quest’ultimi lavorati con tale maestrìa da sembrare “scolpiti”. I “pani” hanno un importante significato sacrale intimamente legato agli ancestrali simbolismi della natura che si rinnova. Stessa grande preparazione richiedono “li tavulati”, in questo caso la scelta delle pietanze ha un preciso significato dato che esse prevedono l’impiego soprattutto di verdure e frutti legati all’arrivo della primavera, anche se poi ogni centro segue una sua precisa tradizione. A Milena, San Giuseppe è festeggiato con grande solennità poiché il santo è il patrono del paese. Qui, sulle lunghe tavole allestite vengono disposti: minestroni e frittate di verdure, polpette, pani dalle varie forme, sfinci, pignolata, cannoli e arance. A conclusione del pranzo i “vicchiariddi”, che rappresentano i personaggi della Sacra Famiglia, ricevono la tradizionale “truscia” contenente pane, arance, dolci e quant’altro. Nel pomeriggio ha luogo la solenne processione del simulacro. A Mussomeli la festa, organizzata dalla congregazione dei falegnami, si realizza con la preparazione delle “tavulate di li vicchiareddi” sulle quali tradizionalmente trovano posto: pasta con finocchi selvatici, cardi panati, frittate di fave e asparagi, i pani votivi chiamati “cuddure” e poi ancora tanti dolci della tradizione siciliana. A Butera, alla preparazione dei banchetti votivi si unisce la rappresentazione della “Sacra Famiglia”, così come avviene pure a Bompensiere. Nel piccolissimo centro del Nisseno la festa vive il suo momento più importante quando tre figuranti, nelle vesti di San Giuseppe, della Madonna e di Gesù, dopo aver percorso le strade del paese raggiungono la piazza principale dove è allestita la “tavulata”, sulla quale sono posti numerosi pani la cui forma richiama simboli religiosi. ........................................................................................................................ (pagina accanto) Milena: “Tavula di San Giuseppe”. Foto Salvatore Farina
  • 10. pagina 08 ............................................................................................... Pani e banchetti votivi ......................................................................................................................... I pani vengono distribuiti ai fedeli e quindi ha inizio la processione. Il banchetto votivo a Sommatino prende il nome di “tavula sbampata” e accanto ad esso ogni anno si rinnova il tradizionale appuntamento detto del “Tuppi tuppi”, (traduzione dall’onomatopeico toc-toc), ovvero la rappresentazione in lingua siciliana della “Fuga in Egitto”. Tale usanza, risalente alla fine dell’Ottocento, si ripete due volte l’anno: il 19 marzo e all’inizio di agosto. La rappresentazione ha per scenario l’antico centro storico del paese addobbato a festa e si avvale di una corale partecipazione popolare. A Niscemi la festa in onore di San Giuseppe si arricchisce del particolare rito dell’accensione dei falò: i “luminari di lu focu santu”, accesi per ricordare l’arrivo della luce primaverile dopo il buio dell’inverno. La legna viene accatastata ai crocicchi delle strade, nei pressi degli altari e degli “avutari”, le tavole riccamente imbandite e offerte ai poveri. Infine, a Resuttano, San Giuseppe, è festeggiato con grande solennità. La processione è accompagnata attraverso la “via dei Santi” dai confratelli con il caratteristico saio, mentre le “tavulate” preparate dai devoti prendono il nome di “virgini”, perché l’usanza vuole che ad esse siedano i "virginiddi": dodici bambini che stanno a rappresentare gli Apostoli. ......................................................................................................................... “Particolare di pane votivo”. Foto di Salvatore Farina
  • 11. ................................................................................................ pagina 09 Pani e banchetti votivi ........................................................................................................................ SAN BIAGIO Convertito dal paganesimo alla religione cristiana, San Biagio, eletto vescovo a Sebaste, città dell’Armenia, venne condannato al supplizio durante le persecuzioni di Licinio. Racconta la leggenda che proprio mentre lo conducevano sul luogo del martirio, il santo avrebbe compiuto il miracolo di salvare un bimbo che stava soffocando a causa di una lisca di pesce. Per tale ragione, San Biagio è considerato protettore della “gola”. Celebrata in tutta l’isola, la sua festa, il 3 febbraio, è caratterizzata da una serie di riti dedicati proprio alla benedizione della “gola”. L’usanza si mantiene ancora viva in diversi centri: Acquaviva Platani, Sutera, Montedoro, Bompensiere, Campofranco. Per l’occasione si preparano tipici pani votivi: “ i cuddureddi”, ai quali un tempo era attribuito il “potere” di proteggere dalle malattie della gola. SANTA LUCIA Un’antica tradizione siciliana vuole che il 13 dicembre non si mangino né pasta né pane quanto piuttosto riso e piatti di grano bollito e salato o altrimenti condito con zucchero o miele: “la cuccìa”. Tipica pietanza da consumare nel giorno dedicato alla festa di Santa Lucia, la sua preparazione si ricollega, secondo il racconto, all’intervento miracoloso con il quale la santa siracusana salvò la Sicilia da una terribile carestia. Accadde agli inizi del XVIII secolo, nell’isola non c’era più un chicco di frumento e la popolazione allo stremo rivolse le sue suppliche disperate alla santa siracusana. Le preghiere non rimasero inascoltate e avvenne il miracolo: una flotta di navi cariche di frumento e dirette verso altra rotta approdarono sulle coste siciliane. La festa di Santa Lucia in provincia di Caltanissetta viene celebrata con grande e sentita partecipazione a Campofranco, Sutera, Mussomeli e Montedoro. Oltre alla distribuzione della “callara di cuccia”, è uso accatastare lungo le strade la legna per l’accensione delle “vampe” . A Niscemi, per ricordare che la santa è considerata protettrice della vista, si preparano dei piccoli impasti di farina e zucchero cui viene data la forma degli occhi: “i cuddureddi”. ........................................................................................................................
  • 12. pagina 10 ............................................................................................... Le suggestioni della Pasqua ......................................................................................................................... “In piazza c’era un gruppo di gente che faceva cerchio intorno a un uomo e a una donna del popolo. L’uomo, vestito di nero, con la mano dietro l’orecchio ricantava la nenia con una mirabile espressione d’accorazione come se Cristo veramente gli fosse padre, figlio, fratello, e la donna gli faceva da cuntravuci, con un grido che tagliava in due la notte d’aprile come cristallo…” (“Il Venerdì Santo a Caltanissetta” tratto da “Italia del Bonincontro” di Antonio Baldini ) ......................................................................................................................... Caltanissetta: “Il Cristo Nero”. Foto Giuseppe Cannavò
  • 13. ................................................................................................ pagina 11 Le suggestioni della Pasqua ........................................................................................................................ Le sfilate delle maestranze, i gruppi sacri, i sepolcri addobbati, le commoventi processioni del Venerdì Santo, le sacre rappresentazioni della Passione ed infine l’atmosfera gioiosa della “Giunta”. La Pasqua in provincia di Caltanissetta è tutto questo, in un continuo richiamo agli ori, ai colori e alla teatralità di gusto barocco ereditati della cultura spagnola. La Settimana Santa nel Nisseno assume un fascino unico nel quale misticismo e folclore si fondono regalando emozioni antiche e indimenticabili. La Settimana Santa di Caltanissetta è tra le più popolari e affascinanti dell’isola, chi vi assiste non può fare a meno di ammirarne le suggestioni che ricordano la Pasqua di Siviglia e di Murcia. Nel capoluogo le celebrazioni hanno inizio il pomeriggio della Domenica delle Palme con la processione del simulacro di Gesù Nazareno. Posto su una vara a forma di barca ricoperta di fiori, la statua viene condotta lungo le vie del centro storico. A partire dal mattino del Mercoledì, per tradizione ormai secolare, il corteo della Real Maestranza dà inizio alle celebrazioni ufficiali della Pasqua nissena. Unica nel suo genere, la “Maestranza” apre i riti della Settimana Santa riportando al passato, alla memoria e alla storia di questa città. Le sue origini risalgono alla costituzione delle antiche corporazioni delle arti e dei mestieri. Nel 1806, quando re Ferdinando IV giunse in città, i componenti delle maestranze nissene sfilarono in suo onore. Il corteo per il fasto e la maestosità colpì vivamente l’animo del sovrano che la definì “Reale”. Ancora oggi la Real Maestranza mantiene inalterato tutto il fascino storico delle sue origini. ........................................................................................................................ Caltanissetta: “Gesù Nazareno”. Foto Giuseppe Cannavò
  • 14. pagina 12 ............................................................................................... Le suggestioni della Pasqua ......................................................................................................................... Due le contrapposte atmosfere che ne segnano l’uscita del Mercoledì: la mestizia per la Passione e Morte di Nostro Signore cui segue la gioia della Resurrezione. Sentimenti manifesti soprattutto nei “segni” che i componenti mostrano nel corso della processione. In un primo tempo il Capitano - eletto ogni anno tra gli appartenenti alle varie categorie artigiane – si pone alla guida del corteo portando un Crocifisso velato di nero. La giornata del Mercoledì Santo prosegue e si conclude con l’uscita delle “varicedde”, i gruppi statuari in miniatura riproducenti le “vare” che sfilano durante la sera del Giovedì Santo. Sia il capitano,sia gli altri componenti portano quali segni di lutto: cravatte, calze e guanti neri. Dopo avere raggiunto e sostato all’interno della Cattedrale per l’adorazione del SS. Sacramento, la solenne processione riprende a sfilare, stavolta in un clima di gioia accompagnato dal suono di allegre marce. Anche la tradizione delle “vare” affonda le sue radici in epoca antica. Secondo alcuni storici fu istituita nel 1780 su iniziativa della Congregazione di San Filippo Neri. Una ricostruzione fatta dallo storico Michele Alesso narra che in quel tempo: “Era uso a due ore di notte circa, uscire in processione con grande entusiasmo religioso portando in giro per le vie della città cinque barette, su cui stavano delle statuette di cartapesta dell’altezza di due palmi, raffiguranti cinque dei principali Misteri della Passione e Morte di Gesù Cristo, e con esse visitare i sepolcri, entrando in cinque chiese poste nelle vie che essa percorreva”. ......................................................................................................................... Caltanissetta: “Real Maestranza - Crocifisso velato”; “Varicedda”. Foto G. Cannavò
  • 15. ................................................................................................ pagina 13 Le suggestioni della Pasqua ........................................................................................................................ Ripresa nel 1840, fu soltanto nel 1882 che la processione divenne grande momento di partecipazione mistica e popolare grazie al “voto” fatto dagli zolfatai scampati alla tragedia della miniera di Gessolungo. I sedici gruppi statuari sono opera dei due scultori di origine napoletana Vincenzo e Francesco Biangardi. ........................................................................................................................ Caltanissetta: “La Pietà”. Foto Giuseppe Cannavò
  • 16. pagina 14 ............................................................................................... Le suggestioni della Pasqua ......................................................................................................................... La struggente processione del “Cristo Nero” segna la giornata del Venerdì Santo. Secondo la leggenda, il piccolo Crocifisso di legno nero sarebbe stato trovato in una grotta fra due candele accese. Ricca di misticismo e di commovente partecipazione la processione si snoda lungo un percorso che attraversa buona parte della zona vecchia della città. Nell’aria pregna dell’odore intenso e penetrante di incenso, una lunghissima fila di fedeli a piedi nudi accompagna il simulacro in un silenzio rotto solo dalle “lamintanze” dei “fogliamari”. Non meno ricche di emozioni e fascino sono le celebrazioni pasquali degli altri centri della provincia. Singolare e altamente simbolico è il Giovedì Santo a Villalba, dove sul sagrato della chiesa principale del paese è allestita un’enorme tavola sulla quale vengono esposti tredici agnelli di zucchero, il più grande dei quali, posto a centro, viene diviso in pezzetti e offerto dal sacerdote ai fedeli. ......................................................................................................................... Villalba: “Il Giovedì Santo”. Foto Salvatore Farina
  • 17. ................................................................................................ pagina 15 Le suggestioni della Pasqua ........................................................................................................................ Sempre il Giovedì Santo, ma spostandosi a Mazzarino, intorno alla mezzanotte ha luogo la processione del “Signore di camoscio” portato a spalla dai confratelli incappucciati. Si tratta di un Crocifisso antichissimo giunto in paese nel Seicento durante la dominazione spagnola e proprio in Spagna pare che si trovi l’altro unico esemplare. Nel centro mazzarinese, i riti proseguono il Venerdì con la processione dei simulacri dell’Addolorata, di San Giovanni, della Veronica e del Cristo mentre in tarda serata dalla Chiesa di San Domenico muove lentamente l’Urna. A guidare la processione è il “mastro incappucciato”, di cui nessuno conosce il nome dato che viene nominato poco prima dell’inizio del corteo religioso. Particolarmente commovente è la processione, all’alba del Venerdì Santo, a Santa Caterina Villarmosa. Il corteo religioso si muove lentamente lungo le stradine avvolte ancora nel buio e nel silenzio, mentre ad intervalli i “ladatori” che seguono l’Addolorata e la Sacra Urna, intonano in coro le “lamintanze”. La presenza dei “ladatori” è una costante in quasi tutti i riti pasquali nel Nisseno. A Montedoro accompagnano la processione del Venerdì Santo eseguendo un repertorio di canti polivocali dialettali ritenuto in assoluto tra i più interessanti. Protagoniste della Pasqua di Mussomeli sono le sei antiche congregazioni religiose che la sera del Giovedì Santo portano in processione i rispettivi simulacri. Un’atmosfera di grande misticismo caratterizza, la mattina del Venerdì Santo, la processione della Addolorata durante la quale vengono eseguite le “lamintate“ in lingua latina. Il corteo riprende nel primo pomeriggio con il simulacro del Nazareno che esce dalla Chiesa Madre per raggiungere il Calvario dove, dopo la lettura della “ P a s s i o ” , s i s v o l g e l a rappresentazione della cro-cifissione. In tarda serata ha luogo la processione dell’Urna. A Butera, la Settimana Santa vive tre momenti importanti: il primo la domenica delle Palme, quando viene ricordato l’ingresso di Gesù a Gerusalemme con la processione del simulacro del Cristo seguito da dodici uomini nelle vesti degli Apostoli; il secondo il Giovedì Santo, nel corso della processione del Cristo incatenato. Infine, il Venerdì Santo ha luogo l’uscita di tre “vare”: l’Ecce Homo (u signuri ‘a canna) al mattino; il Cristo con la croce (u signuri ca cruci ‘ncoddu) nel primo pomeriggio e la sera la Sacra Urna (‘u catalettu). Tra le giornate del Giovedì e del Venerdì Santo numerose processioni si svolgono in tutti i comuni del Nisseno: da Gela ........................................................................................................................
  • 18. pagina 16 ............................................................................................... Le suggestioni della Pasqua ......................................................................................................................... ad Acquaviva, Bompensiere, Campofranco, Delia, Milena, Marianopoli, Sommatino, San Cataldo, Serradifalco, Sutera, Vallelunga, Niscemi e Riesi in particolare, in quest’ultimo centro i riti del Venerdì Santo hanno inizio all’alba con l’uscita dei simulacri di Gesù, di Giovanni e dell’Addolorata. Verso le tre del pomeriggio, in un punto del paese detto dei “quattru cantuneri”, allo squillo delle trombe avviene l’incontro tra l’Addolorata e il Cristo. Le due statue vengono trasportate verso una collinetta, “il Calvario”, per la rappresentazione della Crocifissione. In tarda serata, disteso nell’Urna, il Crocifisso viene accompagnato in processione dai portatori che muovendosi con andatura lenta, tre passi avanti e due indietro, percorrono le vie del paese alla luce delle fiaccole. Altra tradizione pasquale è la rappresentazione, da parte di attori locali, degli episodi della Passione di Gesù Cristo. Le più importanti si svolgono a Delia, Sommatino, San Cataldo e Serradifalco. La Domenica di Pasqua si rinnova il rito gioioso della “Giunta”: l’incontro tra i simulacri della Madonna e del Cristo Risorto. .......................................................................................................................... Delia: “La Giunta” Serradifalco: “Un momento del Venerdì Santo”. Foto Lillo Miccichè
  • 19. ................................................................................................ pagina 17 Le suggestioni della Pasqua ........................................................................................................................ A San Cataldo spettacolare è la sfilata dei “Sampauluna”, grandi statue di cartapesta raffiguranti gli Apostoli. Nel pomeriggio queste vengono riunite dinanzi alla Chiesa della Mercede assieme al simulacro della Madonna e alla piccola “vara” della Maddalena. Di lì a poco ha inizio la celebrazione della festa con la statua della Maddalena che si avvia verso il luogo del “Sepolcro” e trovandolo vuoto ritorna indietro per annunciare agli Apostoli e alla Vergine la Resurrezione del Cristo. La “vara” della Maddalena percorre il tragitto altre due volte: la prima accompagnata dalle figure di Pietro e Paolo, e la seconda da quella della Madonna. Solo a questo punto, da una stretta traversa laterale, appare la statua del Cristo Risorto che dà il via al corteo degli undici “Sampauluna”, preceduti dai simulacri del Cristo, della Madonna e di San Giovanni. ........................................................................................................................ San Cataldo: “I Sampauluna” (in alto). “La corsa del simulacro della Madonna”. Foto di Salvatore Cravotta
  • 20. pagina 18 ............................................................................................... I culti mariani ......................................................................................................................... “Più del Cristo stesso è la figura di Maria Addolorata che colpisce e commuove… La Madre è viva, dolente, chiusa nel nero manto della pena, trafitta, gemente, immagine e simbolo di tutte le madri…” (“Le feste religiose” . L. Sciascia) ......................................................................................................................... Museo Diocesano di Caltanissetta: “L’Addolorata” (1700- Fra’ Fedele di San Biagio).
  • 21. ................................................................................................ pagina 19 I culti mariani ........................................................................................................................ La devozione nei confronti della Madonna in Sicilia è antichissima, come testimoniano i dipinti delle prime comunità cristiane ritrovati in alcune grotte dell’isola. Già intorno al VI secolo erano moltissimi i luoghi di preghiera a lei dedicati, ma fu soprattutto durante la dominazione normanna che il culto della Vergine si estese ovunque. A questo periodo, infatti, devono essere ascritti i ritrovamenti, spesso leggendari, di quadri ed immagini della Madonna nascosti durante l’invasione araba. Il rapporto che i siciliani hanno mantenuto con la figura della Madre di Dio è particolarmente intenso, viscerale e vero. E’ lei che rappresenta l’unione tra l’umano e il divino, é lei che interpreta il dolore terreno e il dramma dell’uomo. MADONNA DELLE GRAZIE E DELL’ALEMANNA Nel convento dei Padri Cappuccini Minori di Gela si venera la Madonna delle Grazie verso la quale gli abitanti della città nutrono grande devozione. La festa in suo onore si celebra il 2 luglio con la solenne processione del simulacro raffigurante la Vergine con il Bambin Gesù. In occasione della ricorrenza, oltre alla “promessa del viaggio scalzo” per le grazie ricevute, i fedeli recano in segno di omaggio dei grandi ceri votivi: “i cannili”. Un’antica usanza tramandata fino ai nostri giorni vuole che la festa sia dedicata alla benedizione dei bimbi. Rimanendo a Gela, un’altra tradizione mariana che si rinnova da oltre cinque secoli è quella in onore di Maria Santissima dell’Alemanna, patrona di Gela. Leggenda vuole che l’antica e sacra icona della Beata Vergine, nascosta durante il periodo iconoclasta della dominazione musulmana, sia stata rinvenuta intorno al 1450 da un contadino intento ad arare le sue terre. Momento cruciale dei festeggiamenti, l’8 settembre, è la processione della sacra immagine seguita da una folla di fedeli provenienti anche dai centri limitrofi. La festa si conclude con un inconsueto epilogo di sapore decisamente profano: la divertente gara di “ u palliantinu a mari” una sorta di albero della cuccagna sul quale i concorrenti dovranno arrampicarsi per conquistare gli ambiti premi. E sempre a Gela, non va dimenticato un altro culto mariano, si tratta della “Madonna di Bittalemmi” venerata presso una cappella votiva situata vicino la foce del fiume Gela. Una volta le donne del popolo arrivavano sin qui recando dei recipienti di olio che servivano ad alimentare la fiamma della lucerna. Sul luogo dove è costruita la cappella votiva pare che un tempo esistesse un’ara destinata al culto di Demetra e Persefone. ........................................................................................................................
  • 22. pagina 20 ............................................................................................... I culti mariani ......................................................................................................................... MADONNA DELLE VIGNE Il culto rievoca l’evento miracoloso compiuto dalla Vergine allorché un padre in compagnia della figlia sordomuta si recò da Cammarata a Mussomeli, presso il santuario della Madonna delle Vanelle, per invocare la guarigione della giovane. Secondo la leggenda le preghiere e le suppliche del padre dapprima non sortirono effetto e al pover’uomo non rimase che riprendere sconfortato la strada di casa ma la mula che li accompagnava stramazzò a terra. L’uomo, allora, prese sulle spalle la figlioletta, il resto del carico e ricominciò il cammino verso casa. Aveva appena ripreso la strada, quand’ecco all’improvviso avvenne il miracolo: la giovane chiamò il padre con voce squillante e iniziò a parlare. La notizia del prodigio si diffuse in breve tempo tanto che sul luogo fu edificata una cappella votiva, oggi meta di pellegrinaggio ogni primo agosto. MADONNA DEL BOSCO La tradizionale festa della Madonna del Bosco celebrata a Niscemi, la seconda domenica di agosto, è anch’essa legata all’antica leggenda del ritrovamento di un’effigie della Vergine Maria. Si racconta che correva l’anno 1599 quando un bue, di proprietà di tale Armao, ritrovò presso una sorgente una tela sulla quale era dipinta l’immagine della Madonna col Bambino Gesù. Dal momento del miracoloso ritrovamento del dipinto, i fedeli iniziarono ad attribuire all’acqua della sorgente proprietà taumaturgiche e pertanto due secoli dopo su questo luogo fu costruito il santuario conosciuto come “dell’Acqua Santa”. Due i periodi dell’anno dedicati alla celebrazione della Madonna del Bosco: dal 21 aprile al 21 maggio con un pellegrinaggio al santuario, e la festa ufficiale in agosto. Per l’occasione si svolge la disputa del palio con i fantini che montano i cavalli a “sdosa” cioè senza sella. MADONNA DEL MAZZARO Da quasi dieci secoli a Mazzarino, la terza domenica del mese di settembre, si festeggia nella Madonna del Mazzaro, la patrona del paese. Il simulacro, portato a spalla dai confrati della congregazione “Figli di Maria”, è un’opera di pregevole fattura risalente al 1800, realizzata a ricordo del ritrovamento avvenuto nel 1125 di un’ effigie della Vergine dipinta su legno. ......................................................................................................................... Mazzarino: “Chiesa della Madonna del Mazzaro”. Foto Giuseppe Cannavò
  • 23. ................................................................................................ pagina 21 I culti mariani ........................................................................................................................ Il ritratto prima di andare distrutto in un incendio, rimase esposto per lungo tempo in una cappella votiva fatta costruire da re Manfredi. L’ADDOLORATA In diversi centri del Nisseno si venera l’Addolorata. Considerata la protettrice dei minatori, a Serradifalco l’Addolorata si festeggia la seconda domenica di settembre, e anche a Resuttano la festa si svolge nel corso dello stesso mese. Nell’ambito dei festeggiamenti si organizzano numerose manifestazioni folcloristiche, spettacoli, mostre e degustazioni di prodotti tipici. LA FESTA DELL’IMMACOLATA Un tempo la ricorrenza, tra le più importanti del calendario liturgico, veniva celebrata con suggestive e simboliche cerimonie, oggi per lo più dimenticate tranne che in alcuni centri come: Delia, Campofranco, Milena, Sutera e Mussomeli. In questi paesi si attende l’arrivo della festa con l’accensione delle “vampe”, falò i cui significati simbolici sono evidenti. Con la nascita di Maria, infatti, si accende la luce dell’Attesa con la certezza nella futura nascita del Sole di Giustizia. Attorno ai fuochi i fedeli si riuniscono per recitare il Rosario e intonare canti religiosi, mentre in quasi tutti i comuni del Nisseno l’8 dicembre si perpetua la tradizionale processione religiosa. ........................................................................................................................ Caltanissetta: “Processione dell’Immacolata”. Foto Salvatore Lo Bianco
  • 24. pagina 22 ............................................................................................... I Santi patroni ......................................................................................................................... “Tutti i rituali hanno la capacità di svolgersi adesso in questo istante”. (“Trattato di storia delle religioni” Mircea Elide) .........................................................................................................................
  • 25. ................................................................................................ pagina 23 I Santi patroni ........................................................................................................................ “Santi a dimensione d’uomo” questi sono i santi patroni per i siciliani, un rapporto speciale e con-traddittorio, mistico e nel contempo umano che esplode nelle feste vissute in un clima di attesa familiare e di partecipazione corale nella quale, come diceva Sciascia, il siciliano esce finalmente dalla sua condizione di uomo solo. SAN PAOLINO A Sutera lo chiamano, il “Pasquone” perché viene celebrato il martedì dopo Pasqua. E’ la festa di San Paolino, compatrono del paese assieme a Sant’Onofrio. La venerazione nei confronti del santo è molto antica e risale al 1220, anno nel quale le reliquie di Sant’Onofrio e di San Paolino furono donate alla famiglia del principe Federico Chiaramonte. La nobile famiglia le custodì fino a quando fu costruito il santuario che ancora oggi domina la rocca ai piedi della quale sorge il paese. Infatti, fu solo allora che i Chiaramonte donarono alla popolazione suterese le sacre reliquie. In occasione della festa, le statue dei due santi e le urne contenenti le loro reliquie vengono portate in processione lungo il sentiero che congiunge la rocca al paese. Accompagnati dalle confraternite, i simulacri e le urne raggiungono la chiesa di Sant’Agata, dove rimangono esposti per cinque giorni prima di fare ritorno al santuario. SAN CATALDO Patrono del paese che porta il suo nome, il santo invocato contro le guerre e le epidemie viene solennemente ricordato il 10 maggio. Durante la processione, tra le mani della statua viene posto un fascio di grano, “i musciareddi”, come segno beneaugurate di protezione in vista dell’imminente raccolto. Inoltre, per l’occasione i panificatori di San Cataldo preparano centinaia di chili di pane che dopo essere stati benedetti vengono distribuiti ai devoti. ........................................................................................................................ Sutera: “Festa di San Paolino”. Foto Silvana Noto “Veduta di Sutera e Santuario di San Paolino”. Foto Giuseppe Cannavò
  • 26. pagina 24 ............................................................................................... I Santi patroni ......................................................................................................................... SAN CALOGERO Secondo la tradizione, il santo visse da eremita in una grotta posta sulla cima del monte Cronio dove morì il 18 giugno del 561. Venerato soprattutto nell’Agrigentino e nel Nisseno, San Calogero è a buon titolo tra i più amati e invocati dai siciliani che in suo onore praticano il digiuno (u dijunu addumannatu), facendo, inoltre, preparare come ex voto dei “pani” cui viene data la forma delle parti del corpo risanate. Sebbene, secondo il calendario liturgico, la festa ricada il 18 giugno, a Campofranco la ricorrenza ha luogo l’ultima domenica di luglio. Una scelta probabilmente da ricollegare al rientro in paese dei numerosi emigranti e al perpetuarsi dell’usanza di ringraziare il santo per il raccolto. Annunciata all’alba dallo sparo di mortaretti, la festa si svolge in due tempi: al mattino il simulacro raffigurante San Calogero lascia la chiesa dove è custodito per raggiungere la Madrice. Da qui, nel tardo pomeriggio, riprende la processione di ritorno durante la quale si osservano diverse soste per permettere la benedizione e distribuzione dei pani devozionali. SAN ROCCO Originario di Montpellier, San Rocco operò in Italia, intorno al 1315 prodigandosi durante le epidemie nella cura degli appestati. Particolarmente venerato nell’Italia del Sud, ancora oggi viene invocato contro le catastrofi naturali e le malattie del bestiame. Nell’iconografia tradizionale, il santo viene raffigurato come un giovane pellegrino accompagnato da un cane, ciò sarebbe da far risalire alla leggenda secondo la quale proprio un cane gli avrebbe portato il cibo quando il santo, colpito da peste, si ritirò in assoluta solitudine. Di Butera, San Rocco è considerato il patrono. Il giorno di Ferragosto, vigilia della sua festa, si rinnova la tradizionale rappresentazione di “u sirpintazzu”, un’usanza che affonda le radici nella leggenda. Per le strade del paese viene portato in giro un grosso serpente di cartapesta, che una volta raggiunta la piazza tenta di rompere, con due palette di legno poste sulla bocca, le pentole di terracotta sospese su un filo e contenenti premi e dolciumi vari. Questa manifestazione rievocherebbe un’antica storia buterese. Si narra che un pericoloso serpente seminasse terrore per una contrada di campagna del paese. .........................................................................................................................
  • 27. ................................................................................................ pagina 25 I Santi patroni ........................................................................................................................ I tentativi di cattura si rivelarono vani ma proprio il giorno di San Rocco, alcuni audaci abitanti riuscirono a catturarlo, riportando finalmente la serenità in paese. Tornando alla festa del 16 agosto, un’enorme folla di fedeli, molti provenienti dai centri limitrofi, partecipa alla solenne processione che si conclude in tarda serata con il rientro di San Rocco nella chiesa a lui intitolata. I festeggiamenti si ripetono in occasione dell’ottava, il 23 agosto. MADONNA DELLA CATENA Venerata un po’ in tutta la Sicilia, la Madonna della Catena è la patrona di Riesi. La sua festa si celebra la seconda domenica di settembre. Momento di grande partecipazione e commozione popolare è la processione di fedeli che, nella notte fra il sabato e la domenica di festa, si snoda lungo le vie del paese. Il folto corteo di devoti dopo avere raggiunto il santuario intitolato alla Vergine, aspetta l’alba per la celebrazione della Santa Messa e l’accensione della lampada votiva. Anche il culto della Madonna della Catena trae origine da fatti prodigiosi tramandati attraverso il racconto di diverse leggende. Una di queste narra di un miracolo verificatosi a Palermo nel 1392: mentre era in corso l’esecuzione capitale di tre condannati a morte, si abbatté sulla città un violento temporale che costrinse i condannati e i loro sorveglianti a trovare riparo nella vicina chiesetta di Santa Maria del Porto. Disperati per l’imminente fine, i prigionieri si raccolsero in preghiera dinanzi all’immagine della Vergine, illuminata solo dalla luce di una lampada. Stavano pregando i condannati, quando le pesanti catene che legavano le loro mani improvvisamente ed inspiegabilmente si spezzarono. Informato dell’accaduto, il Capitano di Giustizia riferì i fatti al Re. Questi colpito e commosso dal prodigio, quale prova della loro innocenza, decise di restituire la libertà ai prigionieri e di rendere omaggio all’immagine miracolosa della Madonna “della Catena”. ........................................................................................................................ Riesi: “Madonna della Catena”. Foto Giuseppe Cannavò
  • 28. pagina 26 ............................................................................................... I Santi patroni ......................................................................................................................... SAN LEONARDO ABATE Leonardo, frate minore, dedicò la sua vita alle missioni popolari nell’Italia centro-meridionale, alla fondazione delle confraternite religiose e soprattutto alle conversioni. Efficace predicatore, diffuse la pratica della Via Crucis. A Serradifalco, paese che lo ha eletto a suo patrono, i festeggiamenti si svolgono la seconda domenica di agosto. La festa è caratterizzata, durante la suggestiva processione, dalla raccolta delle “prumisioni” ovvero preghiere, denaro e quant’altro viene offerto in onore di San Leonardo Abate per grazia ricevuta. MADONNA DEI MIRACOLI Ventuno colpi di cannone, all’alba dell’8 settembre, annunciano a Mussomeli l’inizio dei festeggiamenti in onore della patrona: la Madonna dei Miracoli. Anche in questo caso, la venerazione della Vergine si ricollega ad un evento miracoloso per il quale sembra addirittura esista negli archivi storici una documentazione ufficiale risalente alla fine del Cinquecento, il prodigio invece risalirebbe al 1530. Si racconta che in un caldo giorno d’estate, un uomo privo dell’uso delle gambe giacesse addormentato sotto l’ombra di un albero. Durante il sonno gli apparve in visione la Vergine che gli disse di avere esaudito le sue suppliche e che presto egli avrebbe ripreso a camminare. Destatosi dal sogno, l’uomo si accorse di essere realmente in grado di muoversi e con il cuore colmo di gioia corse in paese ad annunciare il miracolo. Ebbe così inizio un pellegrinaggio incessante di fedeli sul luogo della visione miracolosa dove pare fu rinvenuta impressa su una pietra l’immagine della Vergine col Bambino: la Madonna dei Miracoli. In breve, sul posto venne costruito l’omonimo santuario al cui interno ancora si custodisce la pietra con la sacra effigie e il simulacro, opera dello scultore Biangardi. MADONNA DI LORETO Pare che la Chiesa Madre di Vallelunga sorga proprio sul punto esatto del rinvenimento di una statua della Madonna, avvolta in un sontuoso manto ricco di decorazioni d’oro. Dunque, anche in questo caso la venerazione della Vergine si lega al racconto di un prodigioso ritrovamento. Secondo una delle storie tramandate dalla tradizione popolare, una coppia di buoi trainanti un carro sul quale era trasportato il simulacro di Maria, si fermarono improvvisamente, rifiutandosi in tutti modi di proseguire il tragitto. Alla fine, dopo vari tentativi, ciò fu interpretato come un preciso segno della Vergine di volere che in quel luogo fosse edificata una chiesa a lei intitolata. .........................................................................................................................
  • 29. ................................................................................................ pagina 27 I Santi patroni ........................................................................................................................ SAN MICHELE Racconta il Pitrè, che Caltanissetta riconobbe a San Michele Arcangelo la miracolosa intercessione che salvò la città dalla peste e per tale ragione “… lo acclamò a suo patrono invece del Crocifisso che essa avea sempre avuto”. La venerazione dei nisseni nei confronti del loro santo protettore si è sempre manifestata con grande fede e in passato c’era tra i devoti chi osservava un particolare digiuno a partire dal primo lunedì dopo Pasqua. Questa pratica doveva essere rinnovata sempre nello stesso giorno e per nove anni consecutivi, al termine dei quali venivano fatte benedire nove candele da accendere al momento della morte della persona che in vita aveva osservato il digiuno, al fine di farle ottenere la protezione e la compagnia degli angeli nel momento del trapasso. Il 29 settembre, in occasione della festa, la statua dell’Arcangelo, un’opera del 1600 scolpita da Stefano Livolsi, è portata in processione dai fedeli scalzi in segno di “voto”. Attorno alla realizzazione del simulacro sono fiorite molte leggende, racconta una di queste che al Livolsi per completare l’opera mancasse solo di scolpire il viso dell’Arcangelo. Più volte aveva provato ma il risultato non era quello sperato. Dopo vari tentativi, stremato dalla fatica si addormentò e al suo risveglio trovò il volto del Santo già scolpito. SANTA BARBARA Appartenente a una famiglia pagana, Barbara dopo essersi convertita al Cristianesimo venne consegnata dal padre al Prefetto della città. Fu proprio il padre a trasformarsi in carnefice della figlia, ma subito dopo averle inflitto il martirio un fulmine lo incenerì. Nel calendario liturgico la martire viene ricordata il 4 dicembre. Il paese di Sommatino, che la venera come patrona, le dedica solenni festeggiamenti culminanti nella suggestiva processione a cui prendono parte gli “zolfatai” nella vecchia tenuta da lavoro. Sommatino vanta una secolare cultura mineraria e Santa Barbara era appunto considerata patrona di quanti lavoravano in miniera. ........................................................................................................................ Caltanissetta: “San Michele”. Foto Salvatore Lo Bianco
  • 30. pagina 28 ............................................................................................... Tradizioni religiose ......................................................................................................................... In questa pagina passeremo in breve rassegna alcune tradizioni religiose della provincia, citando, per ragioni di sintesi, le più significative. SS. CROCIFISSO Tradizione antica è quella che si svolge a Gela, l’11 gennaio, in onore del SS. Crocifisso, molto sentita dagli abitanti dalla città e in particolar modo dagli appartenenti alla marineria. Si narra che grazie all’intercessione del Crocifisso, nei primi del Novecento, un gruppo di navi da pesca scampò a una violentissima mareggiata. Per questo sono proprio i marinai gelese a donare il panno di cotone nel quale il Crocifisso è avvolto. SANTA GERMANA In epoca antica, la benedizione delle campagne prima del raccolto era evento atteso da tutta la comunità contadina. Un rituale che ancora oggi rivive nel corso della festa di Santa Germana, alla quale è intitolata una piccola chiesa di Borgo Turolifi, in territorio di Santa Caterina Villarmosa. Il simulacro della santa, custodito nell’omonima chiesetta, agli inizi di giugno, è portato in processione attraverso i campi in segno di buon auspicio. FESTA DEL REDENTORE Dall’alto di Monte San Giuliano domina il capoluogo nisseno. il monumento del Redentore, uno dei venti realizzati in Italia nel 1899. Da allora, per i nisseni si è mantenuta la tradizione di dedicare il 6 agosto proprio alla festa del “Redentore”. Oltre alla Santa Messa, celebrata sul piazzale antistante il monumento, si rinnovano una serie di manifestazioni a margine, che si concludono con la tradizionale passeggiata a Monte San Giuliano. SAN FRANCESCO In occasione della festa dedicata al “poverello di Assisi”, a Delia viene organizzata una caratteristica corsa di cavalli. ......................................................................................................................... Caltanissetta: “ (Cattedrale) Il Redentore” . Foto Salvatore Lo Bianco
  • 31. ................................................................................................ pagina 29 Altre feste ........................................................................................................................ CARNEVALE Sfilate di carri allegorici, di maschere e mascherine, musica e spettacoli in piazza sono gli ingredienti del Carnevale nella provincia nissena. Tra i più rinomati quelli di Milena, Mazzarino, Gela e Riesi. LA RICORRENZA DEI “MORTI” “Si nun vennu li morti nun camminanu li vivi”, recita un antico proverbio siciliano a testimoniare il rapporto che il siciliano vive con l’aldilà. Un tempo le mamme siciliane raccontavano ai loro bimbi che nella notte tra l’1 e il 2 novembre i defunti tornassero sulla terra per regalare dolci e regali a quanti avessero pregato per loro. E così, il giorno della commemorazione dei defunti, assumeva per i bimbi il tono di un giorno atteso e vissuto con grande gioia, profumante di frutta martorana e pupi di zucchero. NATALE Del Natale il presepe è la prima icona, la più bella ed evocativa, antica e genuina per la capacità di riportare a ricordi di infanzia e a un sentimento di fede genuino che rivive anche nei presepi viventi. Uno dei più affascinanti, per lo scenario naturale che gli fa da cornice, è il presepe vivente di Sutera. Nelle viuzze del quartiere arabo, il “Rabato”, dalle quali si gode il meraviglioso panorama di tutta l’Alta Valle del Platani, ogni anno si organizza il presepe vivente. Alcuni figuranti, nei tradizionali abiti dei primi del Novecento, animano gli angoli del quartiere riproponendo nelle vecchie botteghe artigiane arti e mestieri ormai scomparsi. Ad accompagnare i visitatori lungo questo ideale percorso nella memoria c’ é il suono di musiche e canti tradizionali. ........................................................................................................................ “Pupo di zucchero”. Foto di Salvatore Farina
  • 32. pagina 30 ............................................................................................... Sagre ......................................................................................................................... “Ecco un paese a cui la colomba diè in prestito il suo collare, ed il pavone lo vestì del manto delle sue penne”. '(Ibn Hamdis - 1075) .........................................................................................................................
  • 33. ................................................................................................ pagina 31 Sagre ........................................................................................................................ Al carciofo, prodotto “principe” dell’agricoltura e dell’economia di Niscemi, è dedicata la sagra che si svolge tra la fine di marzo e gli inizi di aprile. La manifestazione si articola in diverse giornate nel corso delle quali si svolgono incontri e convegni volti alla valorizzazione e alla commercializzazione del prodotto. A conclusione della manifestazione, nel corso di una grande festa di piazza, quintali di carciofi vengono arrostiti su un’enorme brace e distribuiti per la degustazione. L’mbriulata, una focaccia di pasta lievitata ripiena di salsiccia, olive nere, cipolla, pecorino grattugiato ed olio, è pietanza tipica del paese di Milena. Nel piccolo centro del Nisseno, il terzo lunedì di agosto, ha luogo una sagra che ne celebra la bontà assieme ad altri prodotti tipici della gastronomia locale. Cresce nei terreni aridi ed è per tale ragione che è denominato “siccagnu”. Si tratta del pomodoro di Villalba. Per degustare questo ottimo prodotto dell’agricoltura nissena, a metà agosto, si tiene un appuntamento diventato ormai fisso nell’estate villalbese nonché occasione di incontro per i numerosi emigranti che d’estate fanno rientro in paese. Momento clou della sagra è la grande spaghettata conclusiva. Nella notte tra il 14 e il 15 agosto, quintali di spaghetti vengono cucinati, conditi con il pomodoro “siccagnu” e distribuiti ai presenti. Ai primi di settembre a Santa Caterina Villarmosa si svolge la sagra del “muffuletto”, gustosa focaccia aromatizzata con semi di finocchio selvatico e zafferano e condita con salsa e tritato di carne. In diversi altri comuni della provincia: Marianopoli, Villalba e Riesi, la degustazione di questo tipico prodotto della gastronomia nostrana ha luogo l’11 novembre, giorno di San Martino, assieme all’assaggio del vino novello. Il “muffuletto” viene condito con olio, sale, ricotta, olive nere e acciughe. A Montedoro e San Cataldo la tradizione locale, invece, vuole che esso sia condito con miele, zucchero e ricotta. A Delia, la sagra si svolge la vigilia della festa dell’Immacolata. Giochi e divertimento in occasione della sagra del “peperone”, in programma a Sutera nella seconda domenica di settembre. I peperoni arrostiti sono distribuiti assieme al vino locale e ad altre specialità del paese. La sagra ha luogo in occasione della festa che il paese dedica a San Francesco. ........................................................................................................................
  • 34. pagina 32 ............................................................................................... Calendario ricorrenze ......................................................................................................................... GENNAIO Sant’Antonio Abate pag. 03 SS. Crocifisso pag. 28 FEBBRAIO San Biagio pag. 09 Carnevale pag. 29 MARZO San Giuseppe pag. 07 APRILE I riti della Pasqua pagg. 10-17 San Paolino pag. 23 MAGGIO “U Signuri du Bilici”Ê pag. 04Ê San Giuseppe della Campagna pag. 04 “ Il Crocifisso dell’Olmo” pag. 05 San Cataldo pag. 20 GIUGNO San Calogero pag. 24 Santa Germana pag. 28 LUGLIO Madonna delle Grazie pag. 19 AGOSTO Madonna delle Vigne pag. 20 Madonna del Bosco pag. 20 San Rocco pag. 24 San Leonardo Abate pag. 26 Festa del Redentore pag. 28 SETTEMBRE Madonna dell’Alemanna pag. 19 Madonna del Mazzaro pag. 20 L’Addolorata pag. 21 Madonna della Catena pag. 25 Madonna dei Miracoli pag. 26 Madonna di Loreto pag. 26 San Michele pag. 27 OTTOBRE San Francesco pag. 28 NOVEMBRE Ricorrenza dei “morti” pag. 29 DICEMBRE Santa Lucia pag. 09 L’Immacolata pag. 21 Santa Barbara pag. 27 Natale pag. 29 .........................................................................................................................
  • 35. ................................................................................................ Indice ........................................................................................................................ ............................. Riti di origine agreste pag. 02 Le confraternite ........................................ pag. 05 Pani e banchetti votivi ............................ pag. 06 Le suggestioni della Pasqua ................ pag. 10 I culti mariani ............................................ pag. 18 I Santi patroni ........................................... pag. 22 Tradizioni religiose .................................. pag. 28 Altre feste ................................................... pag. 29 Sagre ........................................................... pag. 30 Calendario ricorrenze ............................. pag. 32 Produzione di Innovazioni Culturali P.s.c. a r.l. Via G. B. De Cosmi, 88 93100 Caltanissetta tel. 3939402625 Testi di Maria Giovanna Morreale Progetto grafico di Rino Liotta Stampa, Tipografia Alba - Palermo Distribuzione gratuita - finito di stampare giugno 2002. ©Êcopyright - Innovazioni Culturali - 2002 ........................................................................................................................