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La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni
che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le
proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al
progresso materiale o spirituale della società.
(Costituzione italiana, Principi fondamentali – art. 4)
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che
spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della
sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale
adeguata protezione.
(Costituzione italiana, Principi fondamentali – art. 37)
Uguaglianza di genere nella retribuzione e nelle mansioni in Italia
 Uno dei settori dove maggiormente si riscontra, ancora ai nostri tempi, un esempio di
“cittadinanza asimmetrica” tra uomini e donne è quello del mondo del lavoro, la quale si
esplica sotto diversi aspetti: disuguaglianza di retribuzione a parità di mansione,
disuguaglianza di mansioni a parità di qualifiche e di competenze, negazione della possibilità
di svolgere l’eventuale ruolo di madre ed assistere i figli nei primi anni della loro vita o in
loro eventuali periodi di malattia…
 La differenza nelle retribuzioni tra uomini e donne italiani/e, nel 2021, si attesta in media al
5% in favore degli uomini. Nei 27 paesi dell'Unione europea, invece, si arriva al 12,7%. Un
numero, questo, che vede l’Italia come uno dei Paesi più virtuosi, quinto dietro solo a
Romania, Slovenia, Polonia e Belgio.
 Per quanto concerne invece la discriminazione in merito a direttive e mansioni di lavoro, il
primo provvedimento legislativo italiano in cui si parla di “pari opportunità” e di “divieti di
discriminazione” è la legge n. 903/1977, conosciuta come “legge di parità” (che va ad
armonizzare il diritto italiano con le direttive europee in materia n. 75/117 e 76/207) e inclusa
poi nel Codice delle Pari Opportunità (d. lgs. 198/2006). Il divieto comprende ogni forma di
discriminazione, anche se attuata attraverso il riferimento allo stato matrimoniale o di famiglia o
di gravidanza, oppure in modo indiretto, attraverso meccanismi di preselezione ovvero a mezzo
stampa o con qualsiasi altra forma pubblicitaria che indichi come requisito professionale
l’appartenenza all’uno o all’altro sesso.
 Infine, per permettere alla donna lavoratrice il corretto equilibrio di questo ruolo con quello
della cura dei figli, sono stati introdotti alcuni strumenti:
o il congedo di maternità, ovvero un periodo, flessibile, di astensione obbligatoria dal
lavoro per 5 mesi, godibile tra i due mesi precedenti la data presunta del parto e i tre
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mesi dopo il parto (recentemente esteso anche ai padri, come congedo di paternità, per
una durata di 10 giorni).
o Indennità di maternità: per il periodo del congedo di maternità è prevista
un’indennità giornaliera pari all’80%.
o Congedo parentale: facoltativa dei genitori (madre e padre) per un periodo di
massimo 10 mesi nei primi 12 anni di vita del bambino.
o Permessi di riposo: per le mamme lavoratrici dipendenti sono previsti dei periodi di
riposo per l’allattamento e in caso di handicap gravi del proprio figlio.
o Congedo per malattia del figlio: i genitori (alternativamente) hanno diritto ad
astenersi dal lavoro per tutta la durata della malattia del figlio fino ai suoi 3 anni. Dai 3
agli 8 anni del figlio l’astensione è di massimo 5 giorni l’anno. Il congedo per malattia
del figlio non è però retribuito.
 Nonostante tutti questi strumenti (la lista è incompleta), che concorrono, nel programma
italiano di Welfare, a rendere, contrariamente a quello che si può pensare, l’Italia un paese
molto avanzato in Europa per parità di genere nel mondo del lavoro (come è esemplificato
nell’indicatore citato sopra) permangono ancora, specie nella disparità di retribuzione o di
condizioni lavorative, vari esempi di “cittadinanza asimmetrica”. Costituisce un compito del
legislatore e della collettività italiani rimuovere definitivamente tali ostacoli che ancora non
permettono (come diversi altri) l’uguglianza sostanziale tra i cittadini voluta e promossa dalla
nostra Carta costituzionale.
Fabrizio Iezzi
Fonti:
 https://www.savethechildren.it/blog-notizie/maternita-e-lavoro-diritti-lavoratrici-
dipendenti#:~:text=Congedo%20di%20maternit%C3%A0%3A%20si%20tratta,successivi%2
C%20previo%20parere%20medico%20preventivo.
 https://www.ilo.org/rome/approfondimenti/WCMS_631350/lang--it/index.htm
 https://www.wired.it/article/donne-stipendi-gender-pay-gap-europa-
italia/#:~:text=Gender%20pay%20gap%2C%20ovvero%20la,arriva%20al%2012%2C7%25.
 https://www.wikilabour.it/dizionario/irregolarita/discriminazioni-di-genere/
 Per l’indicatore della differenza di retribuzione uomo-donna in Italia ed Europa nel 2021:
Eurostat, 2021.

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  • 1. 1 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. (Costituzione italiana, Principi fondamentali – art. 4) La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. (Costituzione italiana, Principi fondamentali – art. 37) Uguaglianza di genere nella retribuzione e nelle mansioni in Italia  Uno dei settori dove maggiormente si riscontra, ancora ai nostri tempi, un esempio di “cittadinanza asimmetrica” tra uomini e donne è quello del mondo del lavoro, la quale si esplica sotto diversi aspetti: disuguaglianza di retribuzione a parità di mansione, disuguaglianza di mansioni a parità di qualifiche e di competenze, negazione della possibilità di svolgere l’eventuale ruolo di madre ed assistere i figli nei primi anni della loro vita o in loro eventuali periodi di malattia…  La differenza nelle retribuzioni tra uomini e donne italiani/e, nel 2021, si attesta in media al 5% in favore degli uomini. Nei 27 paesi dell'Unione europea, invece, si arriva al 12,7%. Un numero, questo, che vede l’Italia come uno dei Paesi più virtuosi, quinto dietro solo a Romania, Slovenia, Polonia e Belgio.  Per quanto concerne invece la discriminazione in merito a direttive e mansioni di lavoro, il primo provvedimento legislativo italiano in cui si parla di “pari opportunità” e di “divieti di discriminazione” è la legge n. 903/1977, conosciuta come “legge di parità” (che va ad armonizzare il diritto italiano con le direttive europee in materia n. 75/117 e 76/207) e inclusa poi nel Codice delle Pari Opportunità (d. lgs. 198/2006). Il divieto comprende ogni forma di discriminazione, anche se attuata attraverso il riferimento allo stato matrimoniale o di famiglia o di gravidanza, oppure in modo indiretto, attraverso meccanismi di preselezione ovvero a mezzo stampa o con qualsiasi altra forma pubblicitaria che indichi come requisito professionale l’appartenenza all’uno o all’altro sesso.  Infine, per permettere alla donna lavoratrice il corretto equilibrio di questo ruolo con quello della cura dei figli, sono stati introdotti alcuni strumenti: o il congedo di maternità, ovvero un periodo, flessibile, di astensione obbligatoria dal lavoro per 5 mesi, godibile tra i due mesi precedenti la data presunta del parto e i tre
  • 2. 2 mesi dopo il parto (recentemente esteso anche ai padri, come congedo di paternità, per una durata di 10 giorni). o Indennità di maternità: per il periodo del congedo di maternità è prevista un’indennità giornaliera pari all’80%. o Congedo parentale: facoltativa dei genitori (madre e padre) per un periodo di massimo 10 mesi nei primi 12 anni di vita del bambino. o Permessi di riposo: per le mamme lavoratrici dipendenti sono previsti dei periodi di riposo per l’allattamento e in caso di handicap gravi del proprio figlio. o Congedo per malattia del figlio: i genitori (alternativamente) hanno diritto ad astenersi dal lavoro per tutta la durata della malattia del figlio fino ai suoi 3 anni. Dai 3 agli 8 anni del figlio l’astensione è di massimo 5 giorni l’anno. Il congedo per malattia del figlio non è però retribuito.  Nonostante tutti questi strumenti (la lista è incompleta), che concorrono, nel programma italiano di Welfare, a rendere, contrariamente a quello che si può pensare, l’Italia un paese molto avanzato in Europa per parità di genere nel mondo del lavoro (come è esemplificato nell’indicatore citato sopra) permangono ancora, specie nella disparità di retribuzione o di condizioni lavorative, vari esempi di “cittadinanza asimmetrica”. Costituisce un compito del legislatore e della collettività italiani rimuovere definitivamente tali ostacoli che ancora non permettono (come diversi altri) l’uguglianza sostanziale tra i cittadini voluta e promossa dalla nostra Carta costituzionale. Fabrizio Iezzi Fonti:  https://www.savethechildren.it/blog-notizie/maternita-e-lavoro-diritti-lavoratrici- dipendenti#:~:text=Congedo%20di%20maternit%C3%A0%3A%20si%20tratta,successivi%2 C%20previo%20parere%20medico%20preventivo.  https://www.ilo.org/rome/approfondimenti/WCMS_631350/lang--it/index.htm  https://www.wired.it/article/donne-stipendi-gender-pay-gap-europa- italia/#:~:text=Gender%20pay%20gap%2C%20ovvero%20la,arriva%20al%2012%2C7%25.  https://www.wikilabour.it/dizionario/irregolarita/discriminazioni-di-genere/  Per l’indicatore della differenza di retribuzione uomo-donna in Italia ed Europa nel 2021: Eurostat, 2021.