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Banca Nazionale del Lavoro
Gruppo BNP Paribas
Via Vittorio Veneto 119
00187 Roma
Autorizzazione del Tribunale
di Roma n. 159/2002
del 9/4/2002
Le opinioni espresse
non impegnano la
responsabilità
della banca.

USA: ricchezza netta e passività delle
famiglie

USA: attività finanziarie e immobiliari
delle famiglie

(in % del reddito disponibile)

(in % del reddito disponibile)

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Passività (sc. dx)

Fonte: elaboraz. Servizio Studi BNL su dati Fed

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2013
Direttore responsabile:
Giovanni Ajassa
tel. 0647028414
giovanni.ajassa@bnlmail.com

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Proprietà immobiliari (sc. dx)

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Attività finanziarie (sc. sx)

Fonte: elaboraz. Servizio Studi BNL su dati Fed

A giugno scorso l’indebitamento delle famiglie statunitensi è sceso al 109% del
reddito disponibile rispetto al picco massimo del 135% di fine 2007 e la ricchezza
netta si è attestata a $75 trilioni segnando un record in valore assoluto (604% del
reddito disponibile). L’indice Nasdaq è ai massimi dal 2001 e il valore delle attività
finanziarie delle famiglie ha raggiunto i $61,8 trilioni; anche gli indicatori del mercato
immobiliare sono tutti orientati verso un miglioramento. L’andamento positivo di molte
voci dello stato patrimoniale delle famiglie statunitensi si confronta con un’evoluzione
dei redditi piuttosto debole e con un tasso di disoccupazione che scende molto
lentamente.
Sulla strada della ripresa statunitense pesa la posizione delle famiglie a reddito
medio-basso che più delle altre hanno sofferto per gli effetti della crisi e per le quali
risulta più difficile ricostituire i propri asset. Le famiglie appartenenti alle fasce di
reddito meno abbienti hanno visto calare le proprie entrate in misura più intensa
rispetto alle classi di reddito più elevate così come più marcata è risultata la perdita di
valore delle loro abitazioni, spesso gravate da mutui insostenibili.
21 ottobre 2013
setesettembresette
SettsettembreAgost
o 2008

Famiglie americane: un riequilibrio finanziario in evidente
progresso
C. Russo  06-47028418 – carla.russo@bnlmail.com
Gli ultimi indicatori relativi alla situazione patrimoniale delle famiglie statunitensi
segnalano un’evoluzione favorevole, con valori che in alcuni casi risultano
migliori rispetto al periodo pre-crisi. A giugno scorso le attività finanziarie erano
pari a $61,8 trilioni (il livello più alto mai registrato), il valore delle proprietà
immobiliari ammontava a $18,6 tr. (+12% a/a), mentre da due anni le passività
sono ferme intorno ai $13,5 tr. La ricchezza netta delle famiglie americane sfiora i
$75 tr. segnando un record in valore assoluto; se misurato rispetto al reddito
disponibile il livello attuale è ancora distante dal picco massimo di fine 2006 ma
gli andamenti delle singole componenti suggeriscono comunque che il recupero
sarà piuttosto rapido.
Il buon andamento dei mercati finanziari negli Stati Uniti (l’indice Nasdaq è ai
massimi dal 2001) si accompagna a una ripresa dei prezzi delle abitazioni
(variazioni a doppia cifra negli ultimi 7 mesi terminanti ad agosto) e delle
transazioni (+15% a/a a luglio). Inoltre, nel secondo trimestre di quest’anno,
grazie alla crescita delle quotazioni, il valore di 2,5 milioni di abitazioni è tornato
al di sopra del mutuo residuo (positive equity), in tal modo la quota di quelle in
situazione inversa arriva al 14,5%, 5 punti percentuali in meno del trimestre
precedente. A luglio scorso le case pignorate erano 949mila, in diminuzione del
32% rispetto a un anno prima.
L’andamento positivo di molte voci dello stato patrimoniale delle famiglie
statunitensi si confronta con un’evoluzione dei redditi piuttosto debole e con un
tasso di disoccupazione che scende molto lentamente. Sulla strada della ripresa
statunitense pesa inoltre la posizione delle famiglie a reddito medio-basso che
più delle altre hanno sofferto per gli effetti della crisi e per le quali risulta più
difficile ricostituire i propri asset. Le famiglie appartenenti alle fasce di reddito
meno abbienti hanno visto calare le proprie entrate in misura più intensa rispetto
alle classi di reddito più elevate così come più marcata è risultata la perdita di
valore delle loro abitazioni, spesso gravate da mutui insostenibili.
PIL: verso un rafforzamento della crescita
Anche se riviste al ribasso nei mesi più recenti, le previsioni di crescita degli Stati Uniti
formulate dai principali istituti di ricerca per l’anno in corso e per il prossimo indicano un
miglioramento della condizione economica del paese, anche se la crescita rimarrà ben
al di sotto del potenziale di lungo periodo. Secondo le indicazioni più recenti del Fmi
(ottobre), nel 2013 l’aumento del Pil dovrebbe essere pari all’1,6% a/a per accelerare al
+2,6% nel 2014 grazie soprattutto al sostegno della domanda interna. I consumi privati
sono previsti in crescita ad un ritmo annuo inferiore al 2% per il prossimo biennio. Nel
complesso si tratta di un’attenuazione della crescita della spesa delle famiglie
statunitensi rispetto alla variazione registrata negli anni precedenti (+2,2% nel periodo
2010-12), ma compatibile con l’attuale situazione economica e finanziaria dei nuclei
familiari che, pur in miglioramento, presenta alcuni elementi di attenzione che
potrebbero pesare negativamente sull’evoluzione futura dei consumi privati che negli
Stati Uniti rappresentano circa il 70% del prodotto (57% nell’area euro).

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USA: crescita reale e output gap
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2,8

3

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2
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-0,2

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-2,8

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2013

2012

2014

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2016

Output gap (in % del PIL potenziale)

2017

2018

PIL (Var. % a/a)

Fonte: Fmi, Weo ottobre 2013

I numeri degli eccessi prima della crisi
Negli anni precedenti la Grande Recessione le principali voci di bilancio delle famiglie
statunitensi avevano raggiunto in poco tempo i livelli massimi: rapportate al reddito
disponibile le attività finanziarie avevano raggiunto il 516% (T3 2007), il valore delle
proprietà immobiliari il 229% (T1 2006), l’indebitamento il 135% (T4 2007) e la
ricchezza netta il 661% (T1 2007). Lo scoppio della bolla immobiliare e la conseguente
crisi economica hanno determinato una sensibile riduzione di tali rapporti imponendo
dal lato delle passività un rapido rientro del debito. Tra il 2009 e il 2012 tutti gli
indicatori hanno toccato i livelli minimi: le attività finanziarie sono cadute al 422% (T1
2009, -94 p.p. rispetto al picco massimo), la ricchezza immobiliare al 133% (T4 2011,
-82 p.p.), le passività al 109% (T4 2012, -26 p.p.), mentre la ricchezza netta è arrivata
al 513% (T1 2009 -149 p.p.).
USA: ricchezza netta e passività delle
famiglie

USA: attività finanziarie e immobiliari
delle famiglie

(in % del reddito disponibile)

(in % del reddito disponibile)

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Ricchezza netta (sc. sx)

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Passività (sc. dx)

Fonte: elaboraz. Servizio Studi BNL su dati Fed

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Proprietà immobiliari (sc. dx)

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2013

Attività finanziarie (sc. sx)

Fonte: elaboraz. Servizio Studi BNL su dati Fed

La recente ripresa delle quotazioni immobiliari e il favorevole andamento dei mercati
finanziari (l’indice Nasdaq è ai massimi dal 2001) stanno ora ravvivando i portafogli
delle famiglie statunitensi tanto che il valore di alcuni aggregati risulta migliore rispetto
al periodo pre-crisi. A giugno scorso le attività finanziarie erano pari a $61,8 trilioni (il

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o 2008

livello più alto mai registrato), il valore delle proprietà immobiliari ammontava a $18,6 tr.
(+12% a/a), mentre da due anni le passività sono ferme intorno ai $13,5 tr. La
ricchezza netta delle famiglie americane sfiora i $75 tr. segnando un record in valore
assoluto; se misurata rispetto al reddito disponibile il livello attuale (604%) è ancora
distante dal picco massimo di fine 2006 (661%) ma gli andamenti delle singole
componenti suggeriscono comunque che il recupero sarà piuttosto rapido.
Malgrado l’indice dei prezzi delle abitazioni1 sia ancora inferiore del 17% rispetto al
picco massimo di aprile 2006, ad agosto scorso le rilevazioni su base nazionale hanno
registrato il 18esimo mese consecutivo di aumento (+12,4% a/a), il settimo a doppia
cifra, trend che dovrebbe proseguire nei prossimi mesi anche se a ritmi più contenuti.
Al sostegno della crescita delle quotazioni immobiliari dovrebbe inoltre contribuire lo
squilibrio tra il numero di permessi accordati per la costruzione di nuove abitazioni
(attualmente al di sotto delle 900mila unità e con l’attività penalizzata dalla scarsità di
manodopera specializzata) e la stima di quelli adeguati a soddisfare la crescita di nuovi
nuclei familiari stimata sugli 1,5 milioni di case l’anno.
Usa: indice NASDAQ

Usa: prezzi delle abitazioni
(Var. % a/a)

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20
15

3.000

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0
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2006
2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

Fonte: Datastream

2007

2008

2009

CoreLogic

2010

2011

2012

2013

Case-Shiller 10

Fonte: CoreLogic, Case-Shiller

Un aiuto alla ripresa delle quotazioni potrebbe inoltre arrivare dall’allentamento dei
criteri nella concessione dei mutui e delle condizioni applicate: le più recenti rilevazioni
evidenziano come la caduta del tasso di crescita dei mutui si sia arrestata (-2% negli
ultimi 4 trimestri terminanti a giugno 2013) e l’ultima indagine condotta presso gli istituti
di credito segnala come sia la domanda sia l’offerta di prestiti ipotecari siano in
tendenziale ripresa. Per quanto riguarda i tassi applicati quello segnalato dalla Federal
Reserve (tasso fisso sui mutui a trenta anni) si è collocato nella media dei primi nove
mesi dell’anno al 3,9%, un valore storicamente contenuto se si considera che nei sei
anni di crescita dei mutui a doppia cifra (2001-2006) il livello variava tra il 6 e il 7%.
Nonostante l’aumento rilevato nei mesi più recenti, circa un punto in più tra maggio e
agosto (periodo dall’annuncio del tapering del programma di QE), nel mese di agosto il
tasso è stato pari al 4,5%.

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CoreLogic Home Price Index Report, agosto 2013.

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Usa: andamento dei mutui ipotecari

Usa: tasso fisso sui mutui a 30 anni

(Var. % a/a)

(Val. %)

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12

6,5

10

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8

5,5

6

5,0

4

4,5

4,5

2

4,0

0

-2

3,5

-4

3,0
2006

2007

2008

2009

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2011

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Fonte: Federal Reserve

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2008

2009

2010

2011

2012

2013

Fonte: Federal Reserve

Inoltre, l’incidenza delle spese relative alla proprietà di un’abitazione acquistata grazie
a un prestito ipotecario sintetizzate nell’indicatore FOR (Financial Obligations Ratio che
include le rate di mutuo, le tasse e l’assicurazione) è scesa all’8,7% del reddito
disponibile, tra i valori storicamente più contenuti dall’avvio della rilevazione (1980).
USA: Financial Obligations Ratio relativo alla
proprietà di un’abitazione
(in % del reddito disponibile)
11,5

11,3

11,0
10,5

10,0
9,5
9,0

8,7

8,5
2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

Fonte: Federal Reserve

Altri indicatori del mercato immobiliare segnalano una ripresa anche se i valori
rimangono ancora lontani dalle medie di lungo periodo: a luglio scorso, secondo
CoreLogic, le transazioni totali sono aumentate del 15% a/a ed è scesa al 16% la
quota di case vendute definite “distressed”, ovvero pignorate dalle banche o vendute
per un importo inferiore al mutuo residuo di cui sono gravate, rispetto al 22% di un
anno prima. Indicazioni positive provengono anche dalla numerosità delle abitazioni
pignorate: a luglio scorso non arrivavano a 950mila, in diminuzione del 32% a/a (erano
1,4 milioni a luglio 2012) e le rilevazioni mensili confermano il tendenziale rientro del
fenomeno (49mila unità a luglio scorso, 53mila il mese precedente, 65mila a luglio
2012). 2,5 milioni sono i mutuatari non più “underwater”, ovvero con un mutuo residuo

5
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o 2008

più elevato del valore dell’abitazione, mentre in tale condizione restano comunque
ancora più di 7 milioni di proprietari, vale a dire circa il 15% del totale.
Anche dal lato delle passività arrivano segnali favorevoli: a giugno scorso i debiti delle
famiglie americane ammontavano a $13,5 tr., pari al 109% del reddito disponibile, un
rapporto quasi analogo a quello di fine 2012. La diminuzione delle passività delle
famiglie ($1 tr. in meno tra giugno scorso e il T3 2008) è dovuta anche alle
dichiarazioni di fallimento evento che in alcuni casi (Chapter 7 liquidation) cancella
definitivamente gli obblighi finanziari; inoltre, l’indebitamento ha risentito sia delle
politiche più selettive adottate dagli istituti di credito nella concessione di prestiti
(l’attuale quota di mutui sub-prime è scesa al 3% rispetto al quasi 30% del 2006) sia
della diminuzione delle pratiche di rifinanziamento.
Malgrado il miglioramento in corso delle principali voci di stato patrimoniale, la media
delle famiglie statunitensi soffre ancora gli effetti della crisi. Dalle evidenze a livello
micro emerge come le numerose famiglie dei ceti meno abbienti siano state
penalizzate sotto molteplici aspetti: tra il 2007 e il 2010 per queste classi di reddito la
perdita di valore subita dalla ricchezza netta (rappresentata prevalentemente dalla
proprietà immobiliare) è risultata molto più ingente rispetto alle classi di reddito più
elevate. In effetti proprio nelle zone abitate in prevalenza da famiglie con redditi mediobassi si sono realizzati gli aumenti maggiori (nella fase di boom) seguiti dalle perdite
più gravi, per abitazioni spesso gravate da mutui sub-prime.2 Tale circostanza si è
tradotta in una crescita della quota di famiglie “under water” o con un ritardo nei
pagamenti delle rate di mutuo molto più intensa nelle famiglie delle classi di reddito
medio-basso spesso colpite anche dalla perdita del lavoro, circostanze che hanno
pregiudicato il merito creditizio e la possibilità di tornare a finanziarsi. Più in generale,
la debolezza delle famiglie appartenenti a queste fasce di reddito (che negli Usa
rappresentano la maggioranza delle famiglie considerando l’elevata concentrazione di
reddito e ricchezza nelle classi di reddito più elevate) possono pregiudicare una ripresa
decisa dei consumi. A ciò si aggiunga poi un tasso di disoccupazione che scende solo
lentamente e redditi stagnanti, fattori che potrebbero imporre maggiori risparmi.
Usa: reddito reale delle famiglie
(Migliaia di dollari)
200

191

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140
120
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20

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12

1967
1969
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1973
1975
1977
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1981
1983
1985
1987
1989
1991
1993
1995
1997
1999
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2003
2005
2007
2009
2011

0
10mo percentile

50esimo percentile

90esimo percentile

95esimo percentile

Fonte: Census Bureau

2

J. L. Yellen, Housing market developments and their effects on low- and moderate-income
neighborhoods, 6 giugno 2011.
S. Bloom Raskin, Aspects on inequality in the recent business cycle, 18 aprile 2013.

6
Un cruscotto della congiuntura: alcuni indicatori

Indice Itraxx Eu Financial

Indice Vix

400

60

350

300

50

250
200

40

150

30

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20

Index Itraxx EU Financial Sector

50

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Fonte: Thomson Reuters

Fonte: Thomson Reuters

I premi al rischio passano da 128pb a 122 pb.

L’indice Vix nell’ultima settimana scende da
16 a 13.

Prezzo dell’oro

Cambio euro/dollaro e quotazioni Brent

(Usd l’oncia)

(Usd per barile)
130

1,5

2.000

125

1,45

1.900

1,4

1.800

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Cambio euro/dollaro sc.ds.

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Brent scala sin.(in Usd)

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1.600

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115

mag-11

120

Fonte: Thomson Reuters

Fonte: Thomson Reuters

Il tasso di cambio €/$ a 1,37. Il petrolio di qualità
Brent quota $110 al barile.

Il prezzo dell’oro si muove poco sopra i
1.300 dollari l’oncia.

7
Borsa italiana: indice Ftse Mib

Tassi dei benchmark decennali:
differenziale con la Germania
(punti base)

24.000

1.400
22.000

1.200
1.000

20.000

800
18.000

600
400

16.000

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Italia

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Spagna

Irlanda

Portogallo

Fonte: Thomson Reuters

Fonte: elab. Servizio Studi BNL su dati Thomson
Reuters

Il Ftse Mib sale oltre quota 19.000.

I differenziali con il Bund sono pari a 461 pb
per il Portogallo, 174 pb per l’Irlanda, 245 pb
per la Spagna e 235 pb per l’Italia.

Indice Baltic Dry

Euribor 3 mesi
(val. %)

12.000

6

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5

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6.000

Fonte: Thomson Reuters

Fonte: Thomson Reuters

L’indice Baltic Dry nell’ultima settimana
torna sotto quota 2.000.

L’euribor 3m resta stabile poco oltre 0,20%.

Il presente documento è stato preparato nell’ambito della propria attività di ricerca economica da BNLGruppo Bnp Paribas. Le stime e le opinioni espresse sono riferibili al Servizio Studi di BNL-Gruppo BNP
Paribas e possono essere soggette a cambiamenti senza preavviso. Le informazioni e le opinioni riportate in
questo documento si basano su fonti ritenute affidabili ed in buona fede. Il presente documento è stato
divulgato unicamente per fini informativi. Esso non costituisce parte e non può in nessun modo essere
considerato come una sollecitazione alla vendita o alla sottoscrizione di strumenti finanziari ovvero come
un’offerta di acquisto o di scambio di strumenti finanziari.

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Focus n 37

  • 1. Banca Nazionale del Lavoro Gruppo BNP Paribas Via Vittorio Veneto 119 00187 Roma Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 159/2002 del 9/4/2002 Le opinioni espresse non impegnano la responsabilità della banca. USA: ricchezza netta e passività delle famiglie USA: attività finanziarie e immobiliari delle famiglie (in % del reddito disponibile) (in % del reddito disponibile) 700 140 135 680 135 660 620 604 125 600 120 580 115 560 540 109 105 500 100 2007 2008 2009 Ricchezza netta (sc. sx) 2010 2011 2012 2013 Passività (sc. dx) Fonte: elaboraz. Servizio Studi BNL su dati Fed 37 21 ottobre 2013 Direttore responsabile: Giovanni Ajassa tel. 0647028414 giovanni.ajassa@bnlmail.com 520 220 499 500 480 200 180 460 150 110 520 2006 240 229 130 661 640 540 160 440 140 420 120 2006 2007 2008 2009 Proprietà immobiliari (sc. dx) 2010 2011 2012 2013 Attività finanziarie (sc. sx) Fonte: elaboraz. Servizio Studi BNL su dati Fed A giugno scorso l’indebitamento delle famiglie statunitensi è sceso al 109% del reddito disponibile rispetto al picco massimo del 135% di fine 2007 e la ricchezza netta si è attestata a $75 trilioni segnando un record in valore assoluto (604% del reddito disponibile). L’indice Nasdaq è ai massimi dal 2001 e il valore delle attività finanziarie delle famiglie ha raggiunto i $61,8 trilioni; anche gli indicatori del mercato immobiliare sono tutti orientati verso un miglioramento. L’andamento positivo di molte voci dello stato patrimoniale delle famiglie statunitensi si confronta con un’evoluzione dei redditi piuttosto debole e con un tasso di disoccupazione che scende molto lentamente. Sulla strada della ripresa statunitense pesa la posizione delle famiglie a reddito medio-basso che più delle altre hanno sofferto per gli effetti della crisi e per le quali risulta più difficile ricostituire i propri asset. Le famiglie appartenenti alle fasce di reddito meno abbienti hanno visto calare le proprie entrate in misura più intensa rispetto alle classi di reddito più elevate così come più marcata è risultata la perdita di valore delle loro abitazioni, spesso gravate da mutui insostenibili.
  • 2. 21 ottobre 2013 setesettembresette SettsettembreAgost o 2008 Famiglie americane: un riequilibrio finanziario in evidente progresso C. Russo  06-47028418 – carla.russo@bnlmail.com Gli ultimi indicatori relativi alla situazione patrimoniale delle famiglie statunitensi segnalano un’evoluzione favorevole, con valori che in alcuni casi risultano migliori rispetto al periodo pre-crisi. A giugno scorso le attività finanziarie erano pari a $61,8 trilioni (il livello più alto mai registrato), il valore delle proprietà immobiliari ammontava a $18,6 tr. (+12% a/a), mentre da due anni le passività sono ferme intorno ai $13,5 tr. La ricchezza netta delle famiglie americane sfiora i $75 tr. segnando un record in valore assoluto; se misurato rispetto al reddito disponibile il livello attuale è ancora distante dal picco massimo di fine 2006 ma gli andamenti delle singole componenti suggeriscono comunque che il recupero sarà piuttosto rapido. Il buon andamento dei mercati finanziari negli Stati Uniti (l’indice Nasdaq è ai massimi dal 2001) si accompagna a una ripresa dei prezzi delle abitazioni (variazioni a doppia cifra negli ultimi 7 mesi terminanti ad agosto) e delle transazioni (+15% a/a a luglio). Inoltre, nel secondo trimestre di quest’anno, grazie alla crescita delle quotazioni, il valore di 2,5 milioni di abitazioni è tornato al di sopra del mutuo residuo (positive equity), in tal modo la quota di quelle in situazione inversa arriva al 14,5%, 5 punti percentuali in meno del trimestre precedente. A luglio scorso le case pignorate erano 949mila, in diminuzione del 32% rispetto a un anno prima. L’andamento positivo di molte voci dello stato patrimoniale delle famiglie statunitensi si confronta con un’evoluzione dei redditi piuttosto debole e con un tasso di disoccupazione che scende molto lentamente. Sulla strada della ripresa statunitense pesa inoltre la posizione delle famiglie a reddito medio-basso che più delle altre hanno sofferto per gli effetti della crisi e per le quali risulta più difficile ricostituire i propri asset. Le famiglie appartenenti alle fasce di reddito meno abbienti hanno visto calare le proprie entrate in misura più intensa rispetto alle classi di reddito più elevate così come più marcata è risultata la perdita di valore delle loro abitazioni, spesso gravate da mutui insostenibili. PIL: verso un rafforzamento della crescita Anche se riviste al ribasso nei mesi più recenti, le previsioni di crescita degli Stati Uniti formulate dai principali istituti di ricerca per l’anno in corso e per il prossimo indicano un miglioramento della condizione economica del paese, anche se la crescita rimarrà ben al di sotto del potenziale di lungo periodo. Secondo le indicazioni più recenti del Fmi (ottobre), nel 2013 l’aumento del Pil dovrebbe essere pari all’1,6% a/a per accelerare al +2,6% nel 2014 grazie soprattutto al sostegno della domanda interna. I consumi privati sono previsti in crescita ad un ritmo annuo inferiore al 2% per il prossimo biennio. Nel complesso si tratta di un’attenuazione della crescita della spesa delle famiglie statunitensi rispetto alla variazione registrata negli anni precedenti (+2,2% nel periodo 2010-12), ma compatibile con l’attuale situazione economica e finanziaria dei nuclei familiari che, pur in miglioramento, presenta alcuni elementi di attenzione che potrebbero pesare negativamente sull’evoluzione futura dei consumi privati che negli Stati Uniti rappresentano circa il 70% del prodotto (57% nell’area euro). 2
  • 3. 21 ottobre 2013 setesettembresette SettsettembreAgost o 2008 USA: crescita reale e output gap 4 3,5 3,4 2,8 3 3,4 3,1 2,6 1,6 2 1 0 -0,2 -1 -0,8 -2 -1,7 -3 -2,8 -4 -4,2 -5 -4,0 -4,5 2013 2012 2014 2015 2016 Output gap (in % del PIL potenziale) 2017 2018 PIL (Var. % a/a) Fonte: Fmi, Weo ottobre 2013 I numeri degli eccessi prima della crisi Negli anni precedenti la Grande Recessione le principali voci di bilancio delle famiglie statunitensi avevano raggiunto in poco tempo i livelli massimi: rapportate al reddito disponibile le attività finanziarie avevano raggiunto il 516% (T3 2007), il valore delle proprietà immobiliari il 229% (T1 2006), l’indebitamento il 135% (T4 2007) e la ricchezza netta il 661% (T1 2007). Lo scoppio della bolla immobiliare e la conseguente crisi economica hanno determinato una sensibile riduzione di tali rapporti imponendo dal lato delle passività un rapido rientro del debito. Tra il 2009 e il 2012 tutti gli indicatori hanno toccato i livelli minimi: le attività finanziarie sono cadute al 422% (T1 2009, -94 p.p. rispetto al picco massimo), la ricchezza immobiliare al 133% (T4 2011, -82 p.p.), le passività al 109% (T4 2012, -26 p.p.), mentre la ricchezza netta è arrivata al 513% (T1 2009 -149 p.p.). USA: ricchezza netta e passività delle famiglie USA: attività finanziarie e immobiliari delle famiglie (in % del reddito disponibile) (in % del reddito disponibile) 700 140 135 680 135 660 620 604 125 600 120 580 115 560 540 109 520 220 105 500 100 2007 2008 2009 Ricchezza netta (sc. sx) 2010 2011 2012 499 500 480 2013 Passività (sc. dx) Fonte: elaboraz. Servizio Studi BNL su dati Fed 200 180 460 150 110 520 2006 240 229 130 661 640 540 160 440 140 420 120 2006 2007 2008 2009 Proprietà immobiliari (sc. dx) 2010 2011 2012 2013 Attività finanziarie (sc. sx) Fonte: elaboraz. Servizio Studi BNL su dati Fed La recente ripresa delle quotazioni immobiliari e il favorevole andamento dei mercati finanziari (l’indice Nasdaq è ai massimi dal 2001) stanno ora ravvivando i portafogli delle famiglie statunitensi tanto che il valore di alcuni aggregati risulta migliore rispetto al periodo pre-crisi. A giugno scorso le attività finanziarie erano pari a $61,8 trilioni (il 3
  • 4. 21 ottobre 2013 setesettembresette SettsettembreAgost o 2008 livello più alto mai registrato), il valore delle proprietà immobiliari ammontava a $18,6 tr. (+12% a/a), mentre da due anni le passività sono ferme intorno ai $13,5 tr. La ricchezza netta delle famiglie americane sfiora i $75 tr. segnando un record in valore assoluto; se misurata rispetto al reddito disponibile il livello attuale (604%) è ancora distante dal picco massimo di fine 2006 (661%) ma gli andamenti delle singole componenti suggeriscono comunque che il recupero sarà piuttosto rapido. Malgrado l’indice dei prezzi delle abitazioni1 sia ancora inferiore del 17% rispetto al picco massimo di aprile 2006, ad agosto scorso le rilevazioni su base nazionale hanno registrato il 18esimo mese consecutivo di aumento (+12,4% a/a), il settimo a doppia cifra, trend che dovrebbe proseguire nei prossimi mesi anche se a ritmi più contenuti. Al sostegno della crescita delle quotazioni immobiliari dovrebbe inoltre contribuire lo squilibrio tra il numero di permessi accordati per la costruzione di nuove abitazioni (attualmente al di sotto delle 900mila unità e con l’attività penalizzata dalla scarsità di manodopera specializzata) e la stima di quelli adeguati a soddisfare la crescita di nuovi nuclei familiari stimata sugli 1,5 milioni di case l’anno. Usa: indice NASDAQ Usa: prezzi delle abitazioni (Var. % a/a) 3.500 20 15 3.000 10 5 2.500 0 -5 2.000 -10 -15 1.500 -20 -25 1.000 2006 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: Datastream 2007 2008 2009 CoreLogic 2010 2011 2012 2013 Case-Shiller 10 Fonte: CoreLogic, Case-Shiller Un aiuto alla ripresa delle quotazioni potrebbe inoltre arrivare dall’allentamento dei criteri nella concessione dei mutui e delle condizioni applicate: le più recenti rilevazioni evidenziano come la caduta del tasso di crescita dei mutui si sia arrestata (-2% negli ultimi 4 trimestri terminanti a giugno 2013) e l’ultima indagine condotta presso gli istituti di credito segnala come sia la domanda sia l’offerta di prestiti ipotecari siano in tendenziale ripresa. Per quanto riguarda i tassi applicati quello segnalato dalla Federal Reserve (tasso fisso sui mutui a trenta anni) si è collocato nella media dei primi nove mesi dell’anno al 3,9%, un valore storicamente contenuto se si considera che nei sei anni di crescita dei mutui a doppia cifra (2001-2006) il livello variava tra il 6 e il 7%. Nonostante l’aumento rilevato nei mesi più recenti, circa un punto in più tra maggio e agosto (periodo dall’annuncio del tapering del programma di QE), nel mese di agosto il tasso è stato pari al 4,5%. 1 CoreLogic Home Price Index Report, agosto 2013. 4
  • 5. 21 ottobre 2013 setesettembresette SettsettembreAgost o 2008 Usa: andamento dei mutui ipotecari Usa: tasso fisso sui mutui a 30 anni (Var. % a/a) (Val. %) 14 7,0 12 6,5 10 6,0 8 5,5 6 5,0 4 4,5 4,5 2 4,0 0 -2 3,5 -4 3,0 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: Federal Reserve 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: Federal Reserve Inoltre, l’incidenza delle spese relative alla proprietà di un’abitazione acquistata grazie a un prestito ipotecario sintetizzate nell’indicatore FOR (Financial Obligations Ratio che include le rate di mutuo, le tasse e l’assicurazione) è scesa all’8,7% del reddito disponibile, tra i valori storicamente più contenuti dall’avvio della rilevazione (1980). USA: Financial Obligations Ratio relativo alla proprietà di un’abitazione (in % del reddito disponibile) 11,5 11,3 11,0 10,5 10,0 9,5 9,0 8,7 8,5 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Fonte: Federal Reserve Altri indicatori del mercato immobiliare segnalano una ripresa anche se i valori rimangono ancora lontani dalle medie di lungo periodo: a luglio scorso, secondo CoreLogic, le transazioni totali sono aumentate del 15% a/a ed è scesa al 16% la quota di case vendute definite “distressed”, ovvero pignorate dalle banche o vendute per un importo inferiore al mutuo residuo di cui sono gravate, rispetto al 22% di un anno prima. Indicazioni positive provengono anche dalla numerosità delle abitazioni pignorate: a luglio scorso non arrivavano a 950mila, in diminuzione del 32% a/a (erano 1,4 milioni a luglio 2012) e le rilevazioni mensili confermano il tendenziale rientro del fenomeno (49mila unità a luglio scorso, 53mila il mese precedente, 65mila a luglio 2012). 2,5 milioni sono i mutuatari non più “underwater”, ovvero con un mutuo residuo 5
  • 6. 21 ottobre 2013 setesettembresette SettsettembreAgost o 2008 più elevato del valore dell’abitazione, mentre in tale condizione restano comunque ancora più di 7 milioni di proprietari, vale a dire circa il 15% del totale. Anche dal lato delle passività arrivano segnali favorevoli: a giugno scorso i debiti delle famiglie americane ammontavano a $13,5 tr., pari al 109% del reddito disponibile, un rapporto quasi analogo a quello di fine 2012. La diminuzione delle passività delle famiglie ($1 tr. in meno tra giugno scorso e il T3 2008) è dovuta anche alle dichiarazioni di fallimento evento che in alcuni casi (Chapter 7 liquidation) cancella definitivamente gli obblighi finanziari; inoltre, l’indebitamento ha risentito sia delle politiche più selettive adottate dagli istituti di credito nella concessione di prestiti (l’attuale quota di mutui sub-prime è scesa al 3% rispetto al quasi 30% del 2006) sia della diminuzione delle pratiche di rifinanziamento. Malgrado il miglioramento in corso delle principali voci di stato patrimoniale, la media delle famiglie statunitensi soffre ancora gli effetti della crisi. Dalle evidenze a livello micro emerge come le numerose famiglie dei ceti meno abbienti siano state penalizzate sotto molteplici aspetti: tra il 2007 e il 2010 per queste classi di reddito la perdita di valore subita dalla ricchezza netta (rappresentata prevalentemente dalla proprietà immobiliare) è risultata molto più ingente rispetto alle classi di reddito più elevate. In effetti proprio nelle zone abitate in prevalenza da famiglie con redditi mediobassi si sono realizzati gli aumenti maggiori (nella fase di boom) seguiti dalle perdite più gravi, per abitazioni spesso gravate da mutui sub-prime.2 Tale circostanza si è tradotta in una crescita della quota di famiglie “under water” o con un ritardo nei pagamenti delle rate di mutuo molto più intensa nelle famiglie delle classi di reddito medio-basso spesso colpite anche dalla perdita del lavoro, circostanze che hanno pregiudicato il merito creditizio e la possibilità di tornare a finanziarsi. Più in generale, la debolezza delle famiglie appartenenti a queste fasce di reddito (che negli Usa rappresentano la maggioranza delle famiglie considerando l’elevata concentrazione di reddito e ricchezza nelle classi di reddito più elevate) possono pregiudicare una ripresa decisa dei consumi. A ciò si aggiunga poi un tasso di disoccupazione che scende solo lentamente e redditi stagnanti, fattori che potrebbero imporre maggiori risparmi. Usa: reddito reale delle famiglie (Migliaia di dollari) 200 191 180 160 140 120 100 146 114 90 80 60 51 43 40 20 10 12 1967 1969 1971 1973 1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 0 10mo percentile 50esimo percentile 90esimo percentile 95esimo percentile Fonte: Census Bureau 2 J. L. Yellen, Housing market developments and their effects on low- and moderate-income neighborhoods, 6 giugno 2011. S. Bloom Raskin, Aspects on inequality in the recent business cycle, 18 aprile 2013. 6
  • 7. Un cruscotto della congiuntura: alcuni indicatori Indice Itraxx Eu Financial Indice Vix 400 60 350 300 50 250 200 40 150 30 100 20 Index Itraxx EU Financial Sector 50 10 set-13 set-13 lug-13 mag-13 gen-13 mar-13 set-12 nov-12 lug-12 mag-12 gen-12 mar-12 set-11 nov-11 lug-11 mag-11 gen-11 0 mar-11 lug-13 mag-13 gen-13 mar-13 set-12 nov-12 lug-12 mag-12 gen-12 mar-12 set-11 nov-11 lug-11 mag-11 gen-11 mar-11 0 Fonte: Thomson Reuters Fonte: Thomson Reuters I premi al rischio passano da 128pb a 122 pb. L’indice Vix nell’ultima settimana scende da 16 a 13. Prezzo dell’oro Cambio euro/dollaro e quotazioni Brent (Usd l’oncia) (Usd per barile) 130 1,5 2.000 125 1,45 1.900 1,4 1.800 1.300 set-13 lug-13 mar-13 mag-13 nov-12 gen-13 set-12 1.200 gen-11 90 1,15 gen-11 mag-11 set-11 gen-12 mag-12 set-12 gen-13 mag-13 set-13 1.400 lug-12 1,2 mar-12 Cambio euro/dollaro sc.ds. mag-12 Brent scala sin.(in Usd) nov-11 95 1.500 gen-12 1,25 100 1.600 set-11 1,3 105 1.700 lug-11 1,35 110 mar-11 115 mag-11 120 Fonte: Thomson Reuters Fonte: Thomson Reuters Il tasso di cambio €/$ a 1,37. Il petrolio di qualità Brent quota $110 al barile. Il prezzo dell’oro si muove poco sopra i 1.300 dollari l’oncia. 7
  • 8. Borsa italiana: indice Ftse Mib Tassi dei benchmark decennali: differenziale con la Germania (punti base) 24.000 1.400 22.000 1.200 1.000 20.000 800 18.000 600 400 16.000 200 14.000 gen-11 feb-11 mar-11 apr-11 mag-11 giu-11 lug-11 ago-11 set-11 ott-11 nov-11 dic-11 gen-12 feb-12 mar-12 apr-12 mag-12 giu-12 lug-12 ago-12 set-12 ott-12 nov-12 dic-12 gen-13 feb-13 mar-13 apr-13 mag-13 giu-13 lug-13 ago-13 set-13 ott-13 12.000 gen-11 mag-11 0 set-11 gen-12 mag-12 set-12 gen-13 mag-13 Italia set-13 Spagna Irlanda Portogallo Fonte: Thomson Reuters Fonte: elab. Servizio Studi BNL su dati Thomson Reuters Il Ftse Mib sale oltre quota 19.000. I differenziali con il Bund sono pari a 461 pb per il Portogallo, 174 pb per l’Irlanda, 245 pb per la Spagna e 235 pb per l’Italia. Indice Baltic Dry Euribor 3 mesi (val. %) 12.000 6 10.000 5 8.000 4 set-13 mag-13 set-12 gen-13 mag-12 set-11 gen-12 mag-11 set-10 gen-11 mag-10 set-09 gen-10 mag-09 set-08 gen-09 mag-08 set-07 0 gen-08 1 0 mag-07 2 2.000 set-06 4.000 gen-07 3 gen-08 apr-08 lug-08 ott-08 gen-09 apr-09 lug-09 ott-09 gen-10 apr-10 lug-10 ott-10 gen-11 apr-11 lug-11 ott-11 gen-12 apr-12 lug-12 ott-12 gen-13 apr-13 lug-13 ott-13 6.000 Fonte: Thomson Reuters Fonte: Thomson Reuters L’indice Baltic Dry nell’ultima settimana torna sotto quota 2.000. L’euribor 3m resta stabile poco oltre 0,20%. Il presente documento è stato preparato nell’ambito della propria attività di ricerca economica da BNLGruppo Bnp Paribas. Le stime e le opinioni espresse sono riferibili al Servizio Studi di BNL-Gruppo BNP Paribas e possono essere soggette a cambiamenti senza preavviso. Le informazioni e le opinioni riportate in questo documento si basano su fonti ritenute affidabili ed in buona fede. Il presente documento è stato divulgato unicamente per fini informativi. Esso non costituisce parte e non può in nessun modo essere considerato come una sollecitazione alla vendita o alla sottoscrizione di strumenti finanziari ovvero come un’offerta di acquisto o di scambio di strumenti finanziari. 8