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una simile superficie produttiva teori-
camente si può ottenere sia con 10 file
di alberi piantati a 3,5 m tra le file e alti
3,5 m, sia con 15 file di alberi piantati
a 2,3 m e alti altrettanto.
Ottenere un frutteto
stretto e basso
Tradurre questo concetto di infitti-
mento dei filari, dal piano geometri-
co-teorico a quello agronomico-appli-
cativo, significa che dobbiamo passare
da un tipo di albero che è composto
da una struttura primaria (il tronco),
una secondaria (le branche) e una ter-
ziaria (i rami produttivi) a un albero
senza quella struttura secondaria che
costituisce l’impalcatura di base nello
spindle o le branche vigorose tipiche
della potatura lunga (foto 1).
Gli strumenti a disposizione
Per operare questa significativa, e
per certi versi singolare, trasforma-
zione il frutticoltore ha a disposizione
diversi strumenti.
Come ottenere un frutteto
semi-pedonabile
di Alberto Dorigoni,
Franco Micheli
Qual è l’altezza ideale per
un frutteto? La risposta di-
pende da molti fattori, tra i
quali la presenza o meno in
azienda del carro raccolta, la larghez-
za delle macchine operatrici, il rischio
di gelate nella parte bassa dell’albero,
il fattore sicurezza, ecc. È convinzio-
ne diffusa che spingersi in alto con le
piante conviene per aumentare le re-
se, perché «sopra è gratis».
A un’analisi più attenta però le cose
sono diverse. Nei frutteti tradiziona-
li ogni chilogrammo di mele che non
può essere gestito da terra comporta
un maggiore onere rispetto alla frut-
ta più in basso, basti pensare al costo
dei carri raccolta, ai trattamenti fito-
sanitari e alla sicurezza. Inoltre, dopo
i primi anni la frutta tende a spostar-
si verso l’alto.
Il frutteto pedonabile
Il frutteto pedonabile è una forma
particolare di parete stretta in cui gli
alberi sono mantenuti così bassi da
non richiedere scale o carri. Normal-
mente si parla di frutteto semi-pedo-
nabile con altezze di 2,4-2,8 m e di
pedonabile al di sotto dei 2,3 metri. Il
frutteto pedonabile comporta un sal-
to qualitativo nella conduzione e una
riduzione dei costi di gestione. Inoltre
è particolarmente adatto a ogni sor-
ta di meccanizzazione (potatura, di-
radamento, diserbo, ecc.), alle irrora-
trici scavallanti e alle reti monofilare
multifunzionali, con conseguente au-
mento della sostenibilità economica e
ambientale.
La prima sfida, vale a dire produrre
la stessa quantità di frutta con piante
basse, si supera aumentando il nume-
ro di file, quindi riducendo lo spesso-
re delle piante. Il frutteto pedonabile
si basa sul fatto che si può abbassare
la taglia delle piante senza ridurne la
produttività per ettaro purché se ne
riduca anche lo spessore. Ad esempio,
● TECNICHE DI ALLEVAMENTO E GESTIONE DEGLI ASSI
Per strutturare un impianto di melo con alberi alti
meno di 3 m è fondamentale impiegare la corretta
tecnica agronomica per modificare l’architettura
della pianta da spindle a multiasse e sfruttare
la potatura verde, una prima volta a inizio giugno
e una seconda subito dopo la raccolta, al fine
di contenere la vegetazione in un’epoca di ridotta
attività vegetativa da parte della pianta
Fuji di 7 anni, pedonabile, allevata a 8 assi, diradata solo con rete AltCarpò
per 3 anni consecutivi - Val d’Adige (Trento)
SPECIALE IMPIANTO FRUTTETO
38 35/2015L’Informatore Agrario •
© 2015 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
Foto 2 Particolare di un asse
del frutteto pedonabile -
Val d’Adige (Trento)
Genetica. La genetica ci aiuta poco in questo caso: al mo-
mento il materiale disponibile, vale a dire le cultivar com-
merciali e il portinnesto M9, è lo stesso in quasi tutto il
mondo frutticolo evoluto. Poca fortuna hanno avuto i por-
tinnesti più deboli di M9 o il carattere colonnare di alcune
cultivar di melo.
Tecnica agronomica. Molto si può fare invece con la
tecnica agronomica, agendo sull’architettura dell’albe-
ro. Aumentare il numero di assi di un albero da uno a
due o più comporta una modificazione significativa del
suo habitus vegetativo. Alberi allevati con 2 o più ci-
me tendono a produrre strutture secondarie via via più
corte e deboli.
In termini di vigoria, trasformare uno spindle in un
Bibaum o in un albero a più assi equivale a passare da
un portinnesto più forte a uno più debole in seguito al-
la ripartizione di un unico apparato radicale su un nu-
mero crescente di assi o «mini-spindle» (grafico 1, foto 2).
La scelta all’impianto del numero di assi diventa quin-
di una variabile fondamentale per realizzare frutteti
con sesti di impianto diverso, con differente forma e
altezza.
Potatura verde e invernale. Un altro strumento impor-
tante è sostituire, almeno in parte, la potatura inverna-
le con quella verde. L’effetto «destrutturante» anche in
questo caso è forte perché si elimina la vegetazione più
vigorosa e si raccorciano i rami produttivi in un’epoca
che riduce la reazione vegetativa della pianta rispetto
all’inverno.
Nei frutteti di Bibaum oltre un decennio di prove
sperimentali e l’esperienza dei frutticoltori conferma-
no che non esistono controindicazioni di alcun tipo:
tutte le tecniche che si impiegano su un tradizionale
spindle si possono adottare anche su un albero con 2
cime (ma non viceversa).
Quando si parla invece di multiasse per formare un
impianto semi-pedonabile va ricordato che ci sono de-
gli aspetti negativi rispetto allo spindle e al Bibaum.
È fondamentale intervenire spesso al verde nei primi
2-3 anni per rimuovere i concorrenti, legare gli assi in
via di formazione e rimuovere la frutta dagli stessi.
È necessario curare la struttura di sostegno perché la
frutta grava prevalentemente sui fili di ferro e sui pali.
Anche nell’impianto adulto la potatura verde rima-
ne una pratica indispensabile.
In sintesi, la lenta entrata in produzione e le cure
nei primi anni rappresentano il maggiore svantaggio
del multiasse semi-pedonabile almeno finché non si
disporrà di materiale preformato in vivaio. In deter-
minate situazioni la potatura verde può provocare di-
minuzione di pezzatura dei frutti su varietà precoci o
«riscoppi» vegetativi in terreni molto fertili. •
I LIMITI DEL FRUTTETOI LIMITI DEL FRUTTETO
SEMI-PEDONABILESEMI-PEDONABILE
Foto 1 Branca lunga - Curicò (Cile)
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Vigoria(%portinnesto/asse)
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
Assi (n.)
Guyot
Spindle
Multiasse Doppio Guyot
GRAFICO 1 - Ripartizione della vigoria degli assi in funzione del loro
numero per albero
La quota di «fattore radicale» disponibile per ogni asse diminuisce all’aumentare
del numero di assi/pianta.
SPECIALE IMPIANTO FRUTTETO
3935/2015 • L’Informatore Agrario
© 2015 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
TABELLA 1 - Numero di assi
e distanze di impianto
Assi(n.)
Distanza
traglialberi
(m)
Distanza
tragliassi(m)
Distanza
tralefile(m)
Piante/ha(n.)
1 0,6 0,60 3,3 5.051
2 1,0 0,50 3,0 3.333
3 1,5 0,50 2,8 2.381
4 1,8 0,45 2,7 2.058
6 2,4 0,40 2,5 1.667
10 2,8 0,28 2,2 1.623
All’aumentare del numero di assi
diminuisce l'investimento in termini
di piante a ettaro.
Foto 3 Branchetta corta - Val di Non (Trento) Foto 4 Frutteto pedonabile da 70 t/ha - Val di Non (Trento)
Foto 5 Formazione dei 3 assi
al secondo anno - Val d’Adige (Trento)
Foto 6 Formazione dei 4 assi
al secondo anno - Val d’Adige (Trento)
La potatura può essere eseguita in
momenti diversi del periodo vegeta-
tivo, che va da aprile a ottobre o no-
vembre a seconda della cultivar. Sia
nelle prove sperimentali sia nella pra-
tica si sono ottenuti ottimi risultati
di contenimento delle dimensioni
degli alberi potando una prima volta
a inizio giugno e una seconda subito
dopo la raccolta (settembre-ottobre a
seconda della precocità della varietà).
Poco importa che la potatura sia fatta
a mano o a macchina, purché si tracci
una linea ben precisa per il passaggio
delle macchine. Se si vuole costrui-
re un frutteto basso e stretto è im-
portante iniziare presto la potatura
verde, entro il secondo anno di vita
dell’impianto, per stimolare la forma-
zione di legno produttivo in prossi-
mità del fusto (azione «centripeta»).
Anche la potatura invernale, di fat-
to molto semplificata dagli interventi
al verde, deve essere corta e consiste
nella rimozione con speronatura dei
rami più forti e nel raccorciamento di
quelli più deboli. In questo modo si ot-
tiene una struttura produttiva compo-
sta di branchette orizzontali lunghe 20-
40 cm, di diametro di appena 10-20 mm,
ognuna con non più di 8-10 gemme a
fiore (foto 3).
Rametti così corti non richiedono pie-
gatura, sono facili da diradare sia chi-
micamente, sia a macchina o a mano,
e tendono a rimanere in posizione oriz-
zontale fino alla raccolta, senza piegar-
si col peso della frutta. Se necessario,
il frutticoltore può utilizzare gli stru-
menti ordinari di contenimento della
vegetazione, quali il taglio delle radici
in marzo o in giugno e i fitoregolatori
brachizzanti.
Entrata in produzione
In termini di produttività, con pian-
te Bibaum preformate in vivaio, in un
frutteto con 2,5 m di distanza tra le
file si raggiunge la massima produt-
tività prima di un frutteto tradizio-
nale, perché si completa la struttu-
ra produttiva del frutteto quando
gli alberi arrivano a 2,5 m di altezza
(foto 4), quindi prima di un impianto
tradizionale che necessita di raggiun-
gere i 3,5-4 m di altezza.
Se invece si sceglie di costruire la
struttura primaria (gli assi) in campo,
puntando a ottenere un albero con 3
o più assi, la precocità è decisamente
inferiore perché inferiore è il numero
di alberi/ha e anche perché nei primi
anni parte del potenziale produttivo
dell’albero è indirizzato a completare la
struttura primaria anziché alla produ-
SPECIALE IMPIANTO FRUTTETO
40 35/2015L’Informatore Agrario •
© 2015 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
Foto 7 Guyot in formazione al primo anno -
Val di Non (Trento)
Foto 8 Guyot doppio in formazione al primo anno -
Val d’Adige (Trento)
Foto 9 Riequilibrio degli assi con taglio valtellinese (A) e taglio valtellinese (B) -
Latisana (Udine)
Foto 10 Stimolo degli assi con fascetta -
Val d’Adige (Trento)
zione. La minore precocità è compen-
sata parzialmente dal minore investi-
mento iniziale.
Tecniche
di formazione degli assi
In commercio esistono alberi Bibaum
preformati, semplici da gestire e preco-
ci. Per chi decide di andare oltre il Bi-
baum, fortunatamente, il melo, come
molti altri fruttiferi, tende facilmente
a formare numerose cime. L’antico si-
stema degli anni Sessanta di cimare
gli astoni a 50 cm per formare più ci-
me non è consigliabile perché in que-
sto modo si riduce molto l’entrata in
produzione.
Occorre invece decidere da subito
quanti e quali rami anticipati devono
essere trasformati in assi verticali.
Per formare una parete stretta e bas-
sa gli assi devono partire dal basso, se
possibile a 30-50 cm da terra (al mas-
simo 1 m).
La distanza ideale tra un asse e l’altro
è compresa tra 40 e 60 cm e di conse-
guenza la distanza di impianto tra gli
alberi e tra le file dipende dal numero di
assi che si vogliono ottenere (tabella 1).
Gli assi devono essere equidistanti tra
loro, messi in posizione verticale e nei
primi anni vanno ripuliti della frutta
nella parte terminale, per poter arri-
vare velocemente all’altezza massima.
Albero a 3 assi. Per formare un albe-
ro a 3 assi si parte da uno spindle: si
scelgono 2 rami anticipati nella parte
basale tra loro contrapposti e si elimi-
nano tutti gli altri concorrenti, lascian-
do solo speroni e brindilli inferiori a
30 cm (foto 5).
I due futuri assi vengono legati in
verticale sul filo di ferro, posto a un’al-
tezza di 0,9-1,2 m.
Albero a 4 o 6 assi. Per ottenere un al-
bero con 4 o 6 assi da un Bibaum si di-
SPECIALE IMPIANTO FRUTTETO
4135/2015 • L’Informatore Agrario
AA BB
© 2015 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
Per commenti all’articolo, chiarimenti
o suggerimenti scrivi a:
redazione@informatoreagrario.it
Foto 11 Frutteto pedonabile a 2,25 m tra le file al secondo anno - Val d’Adige (Trento)
Foto 12 Quadriasse al quinto anno - Latisana (Udine)
varicano i 2 astoni preformati in viva-
io e si legano sul filo di ferro a 1-1,5 m.
Se ci sono anticipati idonei se ne scel-
gono 1 o 2 per asse in modo da riem-
pire lo spazio in mezzo, altrimenti la
pianta emetterà 1-2 succhioni che ver-
ranno trasformati in assi legandoli al
filo di ferro (foto 6).
Albero con 6, 8 o 10 assi. In alterna-
tiva, inclinando uno spindle a 90 gradi
dalla verticale ed eliminando gli anti-
cipati sul lato inferiore si possono ot-
tenere alberi con 6-8 assi stile Guyot
(foto 7).
Allo stesso modo inclinando un asse
di un Bibaum a Nord e l’altro a Sud si
ottengono facilmente oltre 10 assi con
una forma che ricorda l’allevamento a
Guyot della vite (foto 8).
Gestire gli assi
Se necessario, è inoltre possibile
stimolare o inibire la formazione e la
crescita dei singoli assi sull’albero per
conseguire un equilibrio tra gli stes-
si. Infatti un albero a più assi è para-
gonabile a un sistema idraulico su cui
si innestano diversi condotti che tra-
slocano la linfa grezza ed elaborata,
che a sua volta può essere facilmen-
te indirizzata su questa o quella par-
te di pianta.
Ne risultano amplificate nei loro ef-
fetti, se confrontate con alberi a fusto
singolo, tutte quelle tecniche che ven-
gono impiegate anche su alberi vigo-
rosi allevati a spindle, quali il taglio
valtellinese (foto 9), il notching e l’u-
so di fascette (foto 10). Nella pratica,
però, non serve ottenere un calibro
omogeneo degli assi, ma semplice-
mente è necessario che tutti gli as-
si raggiungano rapidamente l’altezza
desiderata.
Durata dell’impianto
Un altro aspetto delicato è la durata
dell’impianto con alberi molto bassi
e stretti. Al momento possiamo solo
ipotizzare una durata effettiva di 15
anni del frutteto di altezza inferiore
ai 2,5 m (foto 11), mentre per quanto
riguarda il semi-pedonabile di 2,7 m
di altezza ci sono numerosi frutte-
ti ben equilibrati nelle aziende spe-
rimentali della Fondazione E. Mach
(Trento), anche nei terreni fertili della
Val d’Adige e del Friuli (foto 12) che a
6-7 anni di età sono molto equilibrati
e produttivi.
Ovviamente il modello più estremo
(< 2,3 m di altezza) è proponibile per le
zone montane a bassa vigoria oppure
con forme di allevamento più simili
a quelle adottate in viticoltura che in
frutticoltura.
Sostenibilità a 360 gradi
con il frutteto
semi-pedonabile
In definitiva, un frutteto in parete al
di sotto dei 3 m si può ottenere con al-
beri preformati Bibaum o con un mul-
tiasse formato in campo, ma in que-
sto caso con tempi più lunghi e qual-
che tecnica di allevamento non a tutti
congeniale.
I vantaggi ottenibili da un frutte-
to semi-pedonabile in parete sono la
maggiore semplicità e quindi la con-
trazione dei costi di gestione, la mag-
giore sicurezza, il ridotto uso della chi-
mica e in prospettiva l’adattabilità alla
meccanizzazione e a nuove tecniche.
Il superamento delle due principa-
li sfide, vale a dire formare il frutteto
in limiti di spazio così ridotti e farlo
durare nel tempo, dipende da come si
imposta la struttura primaria dell’al-
bero e dall’impiego delle tecniche di
potatura verde.
Alberto Dorigoni, Franco Micheli
Fondazione E. Mach
Centro trasferimento tecnologico
San Michele all’Adige (Trento)
SPECIALE IMPIANTO FRUTTETO
42 35/2015L’Informatore Agrario •
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articolo per Informatore Agrario su frutteto semipedonabile

  • 1. una simile superficie produttiva teori- camente si può ottenere sia con 10 file di alberi piantati a 3,5 m tra le file e alti 3,5 m, sia con 15 file di alberi piantati a 2,3 m e alti altrettanto. Ottenere un frutteto stretto e basso Tradurre questo concetto di infitti- mento dei filari, dal piano geometri- co-teorico a quello agronomico-appli- cativo, significa che dobbiamo passare da un tipo di albero che è composto da una struttura primaria (il tronco), una secondaria (le branche) e una ter- ziaria (i rami produttivi) a un albero senza quella struttura secondaria che costituisce l’impalcatura di base nello spindle o le branche vigorose tipiche della potatura lunga (foto 1). Gli strumenti a disposizione Per operare questa significativa, e per certi versi singolare, trasforma- zione il frutticoltore ha a disposizione diversi strumenti. Come ottenere un frutteto semi-pedonabile di Alberto Dorigoni, Franco Micheli Qual è l’altezza ideale per un frutteto? La risposta di- pende da molti fattori, tra i quali la presenza o meno in azienda del carro raccolta, la larghez- za delle macchine operatrici, il rischio di gelate nella parte bassa dell’albero, il fattore sicurezza, ecc. È convinzio- ne diffusa che spingersi in alto con le piante conviene per aumentare le re- se, perché «sopra è gratis». A un’analisi più attenta però le cose sono diverse. Nei frutteti tradiziona- li ogni chilogrammo di mele che non può essere gestito da terra comporta un maggiore onere rispetto alla frut- ta più in basso, basti pensare al costo dei carri raccolta, ai trattamenti fito- sanitari e alla sicurezza. Inoltre, dopo i primi anni la frutta tende a spostar- si verso l’alto. Il frutteto pedonabile Il frutteto pedonabile è una forma particolare di parete stretta in cui gli alberi sono mantenuti così bassi da non richiedere scale o carri. Normal- mente si parla di frutteto semi-pedo- nabile con altezze di 2,4-2,8 m e di pedonabile al di sotto dei 2,3 metri. Il frutteto pedonabile comporta un sal- to qualitativo nella conduzione e una riduzione dei costi di gestione. Inoltre è particolarmente adatto a ogni sor- ta di meccanizzazione (potatura, di- radamento, diserbo, ecc.), alle irrora- trici scavallanti e alle reti monofilare multifunzionali, con conseguente au- mento della sostenibilità economica e ambientale. La prima sfida, vale a dire produrre la stessa quantità di frutta con piante basse, si supera aumentando il nume- ro di file, quindi riducendo lo spesso- re delle piante. Il frutteto pedonabile si basa sul fatto che si può abbassare la taglia delle piante senza ridurne la produttività per ettaro purché se ne riduca anche lo spessore. Ad esempio, ● TECNICHE DI ALLEVAMENTO E GESTIONE DEGLI ASSI Per strutturare un impianto di melo con alberi alti meno di 3 m è fondamentale impiegare la corretta tecnica agronomica per modificare l’architettura della pianta da spindle a multiasse e sfruttare la potatura verde, una prima volta a inizio giugno e una seconda subito dopo la raccolta, al fine di contenere la vegetazione in un’epoca di ridotta attività vegetativa da parte della pianta Fuji di 7 anni, pedonabile, allevata a 8 assi, diradata solo con rete AltCarpò per 3 anni consecutivi - Val d’Adige (Trento) SPECIALE IMPIANTO FRUTTETO 38 35/2015L’Informatore Agrario • © 2015 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
  • 2. Foto 2 Particolare di un asse del frutteto pedonabile - Val d’Adige (Trento) Genetica. La genetica ci aiuta poco in questo caso: al mo- mento il materiale disponibile, vale a dire le cultivar com- merciali e il portinnesto M9, è lo stesso in quasi tutto il mondo frutticolo evoluto. Poca fortuna hanno avuto i por- tinnesti più deboli di M9 o il carattere colonnare di alcune cultivar di melo. Tecnica agronomica. Molto si può fare invece con la tecnica agronomica, agendo sull’architettura dell’albe- ro. Aumentare il numero di assi di un albero da uno a due o più comporta una modificazione significativa del suo habitus vegetativo. Alberi allevati con 2 o più ci- me tendono a produrre strutture secondarie via via più corte e deboli. In termini di vigoria, trasformare uno spindle in un Bibaum o in un albero a più assi equivale a passare da un portinnesto più forte a uno più debole in seguito al- la ripartizione di un unico apparato radicale su un nu- mero crescente di assi o «mini-spindle» (grafico 1, foto 2). La scelta all’impianto del numero di assi diventa quin- di una variabile fondamentale per realizzare frutteti con sesti di impianto diverso, con differente forma e altezza. Potatura verde e invernale. Un altro strumento impor- tante è sostituire, almeno in parte, la potatura inverna- le con quella verde. L’effetto «destrutturante» anche in questo caso è forte perché si elimina la vegetazione più vigorosa e si raccorciano i rami produttivi in un’epoca che riduce la reazione vegetativa della pianta rispetto all’inverno. Nei frutteti di Bibaum oltre un decennio di prove sperimentali e l’esperienza dei frutticoltori conferma- no che non esistono controindicazioni di alcun tipo: tutte le tecniche che si impiegano su un tradizionale spindle si possono adottare anche su un albero con 2 cime (ma non viceversa). Quando si parla invece di multiasse per formare un impianto semi-pedonabile va ricordato che ci sono de- gli aspetti negativi rispetto allo spindle e al Bibaum. È fondamentale intervenire spesso al verde nei primi 2-3 anni per rimuovere i concorrenti, legare gli assi in via di formazione e rimuovere la frutta dagli stessi. È necessario curare la struttura di sostegno perché la frutta grava prevalentemente sui fili di ferro e sui pali. Anche nell’impianto adulto la potatura verde rima- ne una pratica indispensabile. In sintesi, la lenta entrata in produzione e le cure nei primi anni rappresentano il maggiore svantaggio del multiasse semi-pedonabile almeno finché non si disporrà di materiale preformato in vivaio. In deter- minate situazioni la potatura verde può provocare di- minuzione di pezzatura dei frutti su varietà precoci o «riscoppi» vegetativi in terreni molto fertili. • I LIMITI DEL FRUTTETOI LIMITI DEL FRUTTETO SEMI-PEDONABILESEMI-PEDONABILE Foto 1 Branca lunga - Curicò (Cile) 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Vigoria(%portinnesto/asse) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 Assi (n.) Guyot Spindle Multiasse Doppio Guyot GRAFICO 1 - Ripartizione della vigoria degli assi in funzione del loro numero per albero La quota di «fattore radicale» disponibile per ogni asse diminuisce all’aumentare del numero di assi/pianta. SPECIALE IMPIANTO FRUTTETO 3935/2015 • L’Informatore Agrario © 2015 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
  • 3. TABELLA 1 - Numero di assi e distanze di impianto Assi(n.) Distanza traglialberi (m) Distanza tragliassi(m) Distanza tralefile(m) Piante/ha(n.) 1 0,6 0,60 3,3 5.051 2 1,0 0,50 3,0 3.333 3 1,5 0,50 2,8 2.381 4 1,8 0,45 2,7 2.058 6 2,4 0,40 2,5 1.667 10 2,8 0,28 2,2 1.623 All’aumentare del numero di assi diminuisce l'investimento in termini di piante a ettaro. Foto 3 Branchetta corta - Val di Non (Trento) Foto 4 Frutteto pedonabile da 70 t/ha - Val di Non (Trento) Foto 5 Formazione dei 3 assi al secondo anno - Val d’Adige (Trento) Foto 6 Formazione dei 4 assi al secondo anno - Val d’Adige (Trento) La potatura può essere eseguita in momenti diversi del periodo vegeta- tivo, che va da aprile a ottobre o no- vembre a seconda della cultivar. Sia nelle prove sperimentali sia nella pra- tica si sono ottenuti ottimi risultati di contenimento delle dimensioni degli alberi potando una prima volta a inizio giugno e una seconda subito dopo la raccolta (settembre-ottobre a seconda della precocità della varietà). Poco importa che la potatura sia fatta a mano o a macchina, purché si tracci una linea ben precisa per il passaggio delle macchine. Se si vuole costrui- re un frutteto basso e stretto è im- portante iniziare presto la potatura verde, entro il secondo anno di vita dell’impianto, per stimolare la forma- zione di legno produttivo in prossi- mità del fusto (azione «centripeta»). Anche la potatura invernale, di fat- to molto semplificata dagli interventi al verde, deve essere corta e consiste nella rimozione con speronatura dei rami più forti e nel raccorciamento di quelli più deboli. In questo modo si ot- tiene una struttura produttiva compo- sta di branchette orizzontali lunghe 20- 40 cm, di diametro di appena 10-20 mm, ognuna con non più di 8-10 gemme a fiore (foto 3). Rametti così corti non richiedono pie- gatura, sono facili da diradare sia chi- micamente, sia a macchina o a mano, e tendono a rimanere in posizione oriz- zontale fino alla raccolta, senza piegar- si col peso della frutta. Se necessario, il frutticoltore può utilizzare gli stru- menti ordinari di contenimento della vegetazione, quali il taglio delle radici in marzo o in giugno e i fitoregolatori brachizzanti. Entrata in produzione In termini di produttività, con pian- te Bibaum preformate in vivaio, in un frutteto con 2,5 m di distanza tra le file si raggiunge la massima produt- tività prima di un frutteto tradizio- nale, perché si completa la struttu- ra produttiva del frutteto quando gli alberi arrivano a 2,5 m di altezza (foto 4), quindi prima di un impianto tradizionale che necessita di raggiun- gere i 3,5-4 m di altezza. Se invece si sceglie di costruire la struttura primaria (gli assi) in campo, puntando a ottenere un albero con 3 o più assi, la precocità è decisamente inferiore perché inferiore è il numero di alberi/ha e anche perché nei primi anni parte del potenziale produttivo dell’albero è indirizzato a completare la struttura primaria anziché alla produ- SPECIALE IMPIANTO FRUTTETO 40 35/2015L’Informatore Agrario • © 2015 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
  • 4. Foto 7 Guyot in formazione al primo anno - Val di Non (Trento) Foto 8 Guyot doppio in formazione al primo anno - Val d’Adige (Trento) Foto 9 Riequilibrio degli assi con taglio valtellinese (A) e taglio valtellinese (B) - Latisana (Udine) Foto 10 Stimolo degli assi con fascetta - Val d’Adige (Trento) zione. La minore precocità è compen- sata parzialmente dal minore investi- mento iniziale. Tecniche di formazione degli assi In commercio esistono alberi Bibaum preformati, semplici da gestire e preco- ci. Per chi decide di andare oltre il Bi- baum, fortunatamente, il melo, come molti altri fruttiferi, tende facilmente a formare numerose cime. L’antico si- stema degli anni Sessanta di cimare gli astoni a 50 cm per formare più ci- me non è consigliabile perché in que- sto modo si riduce molto l’entrata in produzione. Occorre invece decidere da subito quanti e quali rami anticipati devono essere trasformati in assi verticali. Per formare una parete stretta e bas- sa gli assi devono partire dal basso, se possibile a 30-50 cm da terra (al mas- simo 1 m). La distanza ideale tra un asse e l’altro è compresa tra 40 e 60 cm e di conse- guenza la distanza di impianto tra gli alberi e tra le file dipende dal numero di assi che si vogliono ottenere (tabella 1). Gli assi devono essere equidistanti tra loro, messi in posizione verticale e nei primi anni vanno ripuliti della frutta nella parte terminale, per poter arri- vare velocemente all’altezza massima. Albero a 3 assi. Per formare un albe- ro a 3 assi si parte da uno spindle: si scelgono 2 rami anticipati nella parte basale tra loro contrapposti e si elimi- nano tutti gli altri concorrenti, lascian- do solo speroni e brindilli inferiori a 30 cm (foto 5). I due futuri assi vengono legati in verticale sul filo di ferro, posto a un’al- tezza di 0,9-1,2 m. Albero a 4 o 6 assi. Per ottenere un al- bero con 4 o 6 assi da un Bibaum si di- SPECIALE IMPIANTO FRUTTETO 4135/2015 • L’Informatore Agrario AA BB © 2015 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
  • 5. Per commenti all’articolo, chiarimenti o suggerimenti scrivi a: redazione@informatoreagrario.it Foto 11 Frutteto pedonabile a 2,25 m tra le file al secondo anno - Val d’Adige (Trento) Foto 12 Quadriasse al quinto anno - Latisana (Udine) varicano i 2 astoni preformati in viva- io e si legano sul filo di ferro a 1-1,5 m. Se ci sono anticipati idonei se ne scel- gono 1 o 2 per asse in modo da riem- pire lo spazio in mezzo, altrimenti la pianta emetterà 1-2 succhioni che ver- ranno trasformati in assi legandoli al filo di ferro (foto 6). Albero con 6, 8 o 10 assi. In alterna- tiva, inclinando uno spindle a 90 gradi dalla verticale ed eliminando gli anti- cipati sul lato inferiore si possono ot- tenere alberi con 6-8 assi stile Guyot (foto 7). Allo stesso modo inclinando un asse di un Bibaum a Nord e l’altro a Sud si ottengono facilmente oltre 10 assi con una forma che ricorda l’allevamento a Guyot della vite (foto 8). Gestire gli assi Se necessario, è inoltre possibile stimolare o inibire la formazione e la crescita dei singoli assi sull’albero per conseguire un equilibrio tra gli stes- si. Infatti un albero a più assi è para- gonabile a un sistema idraulico su cui si innestano diversi condotti che tra- slocano la linfa grezza ed elaborata, che a sua volta può essere facilmen- te indirizzata su questa o quella par- te di pianta. Ne risultano amplificate nei loro ef- fetti, se confrontate con alberi a fusto singolo, tutte quelle tecniche che ven- gono impiegate anche su alberi vigo- rosi allevati a spindle, quali il taglio valtellinese (foto 9), il notching e l’u- so di fascette (foto 10). Nella pratica, però, non serve ottenere un calibro omogeneo degli assi, ma semplice- mente è necessario che tutti gli as- si raggiungano rapidamente l’altezza desiderata. Durata dell’impianto Un altro aspetto delicato è la durata dell’impianto con alberi molto bassi e stretti. Al momento possiamo solo ipotizzare una durata effettiva di 15 anni del frutteto di altezza inferiore ai 2,5 m (foto 11), mentre per quanto riguarda il semi-pedonabile di 2,7 m di altezza ci sono numerosi frutte- ti ben equilibrati nelle aziende spe- rimentali della Fondazione E. Mach (Trento), anche nei terreni fertili della Val d’Adige e del Friuli (foto 12) che a 6-7 anni di età sono molto equilibrati e produttivi. Ovviamente il modello più estremo (< 2,3 m di altezza) è proponibile per le zone montane a bassa vigoria oppure con forme di allevamento più simili a quelle adottate in viticoltura che in frutticoltura. Sostenibilità a 360 gradi con il frutteto semi-pedonabile In definitiva, un frutteto in parete al di sotto dei 3 m si può ottenere con al- beri preformati Bibaum o con un mul- tiasse formato in campo, ma in que- sto caso con tempi più lunghi e qual- che tecnica di allevamento non a tutti congeniale. I vantaggi ottenibili da un frutte- to semi-pedonabile in parete sono la maggiore semplicità e quindi la con- trazione dei costi di gestione, la mag- giore sicurezza, il ridotto uso della chi- mica e in prospettiva l’adattabilità alla meccanizzazione e a nuove tecniche. Il superamento delle due principa- li sfide, vale a dire formare il frutteto in limiti di spazio così ridotti e farlo durare nel tempo, dipende da come si imposta la struttura primaria dell’al- bero e dall’impiego delle tecniche di potatura verde. Alberto Dorigoni, Franco Micheli Fondazione E. Mach Centro trasferimento tecnologico San Michele all’Adige (Trento) SPECIALE IMPIANTO FRUTTETO 42 35/2015L’Informatore Agrario • © 2015 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
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