1. it.ibtimes.com http://it.ibtimes.com/articles/68397/20140712/cina-stati-uniti-hacker-cyberguerra.htm
Hacking e sicurezza informatica: cinesi campioni. Gli USA
temono la minaccia militare
Negli ultimi anni la Cina sta facendo sentire sempre più il suo peso nel mondo e la sua crescita economica
spaventa quelle che una volta erano le incontrastate potenze occidentali. Di recente però, non sono state le sue
prodezze commerciali a spaventare gli Stati Uniti, bensì i tentativi fruttuosi di hackeraggio da parte dei cinesi.
La presenza di hacker nella rete è diventata ormai una routine; al fine di combatterli al meglio, la società
informatica statunitense Norse ha messo a disposizione una mappa animata che ritrae in tempo reale i tentativi di
infiltrazione informatica respinti (http://map.ipviking.com). Inutile sottolineare come USA e Cina facciano una
guerra senza quartiere per accaparrarsi gli uni i segreti degli altri. Gli Stati Uniti sono il bersaglio più gettonato e la
Cina il secondo paese, dopo gli americani, come provenienza di attacchi.
Nel mese di marzo a Washington è stato sollevato un polverone in quanto dati riservati dei dipendenti federali
sono stati oggetti di furto da parte di hacker cinesi. Gli informatici dagli occhi a mandorla hanno avuto accesso ad
alcune banche dati della direzione del personale prima che le autorità federali rilevassero la minaccia e
bloccassero la rete. I reparti più importanti del Dipartimento di Sicurezza Nazionale hanno confermato
pubblicamente la presenza illecita nei loro server da parte di internauti cinesi, tuttavia senza esprimersi riguardo a
un presunto coinvolgimento del governo pechinese
Pochi giorni fa, nei primi giorni di giugno, gli USA hanno puntato il dito contro Pechino; la notizia è stata divulgata
dall'azienda CrowdStrike, colosso americano che si occupa di sicurezza informatica. Il documento ricostruirebbe
le dinamiche dietro certi attacchi condotti nei confronti dell'industria aereospaziale di mezzo mondo.
Contestualmente, sono stati accusati cinque esperti informatici dell'esercito cinese per azioni illegali di hacking,
spionaggio a fondo economico ed altri attacchi mirati a sei cittadini statunitensi operanti nell'industria nucleare, dei
metalli e dell'energia solare. Il gruppo di hacker conosciuto con il nome Putter Panda, presumibilmente al soldo
dell'esercito di Pechino, avrebbe condotto cyberattacchi contro le agenzie di difesa e l'industria satellitare ed
aereospaziale dei più grandi paesi occidentali, Giappone incluso.
Queste intrusioni informatiche sono solo alcune delle tante che hanno coinvolto i due Paesi. Il clima tra Cina e
Stati Uniti non è affatto sereno in merito a "sicurezza nazionale"; la National Security Agency è andata a indagare
a fondo nei sistemi informatici di Huawei, uno dei principali produttori di computer e di apparecchiature di rete,
scatenando malcontento da parte delle autorità cinesi (curiosità: la Huawei è partner commerciale di Infostrada).
Tutto questo non è stata una doccia fredda. La Cina già da tempo ha infatti istituito un organo di amministrazione
e controllo del settore, lo State Internet International Office (SIIO). Tuttavia questo ente sembrava più di uno
strumento per controllare la diffusione del libero pensiero in rete che mezzo per la lotta contro i cyberattacchi;
questo almeno era quello che gli USA pensavano, o sarebbe meglio dire "speravano". Se è vero che Pechino ha
ormai svelato pubblicamente il tema della costituzione di una forza militare capace di condurre una cyberguerra,
sempre più al centro dei suoi programmi di sviluppo, si deve altresì riconoscere che esiste ancora un gap da
colmare nei confronti dei suoi avversari a stelle e strisce. I recenti risultati fanno supporre tuttavia che questo
divario sia sempre più sottile.