1. Estratto dal sito
www.ilfuturomigliore.org
ARTE E RIFIUTI
sergio benassai
Pochi giorni fa ho letto questa notizia:
Destino amaro per alcune opere della rassegna di arte contemporanea ‘Display
Mediating Landscape’ al via da oggi a Bari nella sala Murat di piazza del
Ferrarese e organizzata dall’associazione Flip di Napoli. Protagonista
inconsapevole la donna delle pulizie che in un eccesso di zelo ha pensato bene di
raccogliere alcuni cartoni contenenti le opere, fatte con materiali essenziali e
quotidiani, e di consegnarle direttamente al camioncino dell’Amiu - l'azienda dei
rifiuti - che in quel momento (alle 5 del mattino) stava passando tra i vicoli di
Bari vecchia per svuotare i bidoni della spazzatura. E le opere d'arte
contemporanea finirono in discarica
Istruttivo, a tale proposito, questo video: http://video.repubblica.it/edizione/bari/butta-le-operescambiate-per-rifiuti-pentita-no-ho-fatto-il-mio-lavoro/156618/155110
Dal momento che, ovviamente da assoluto inesperto, ho da tempo maturato l’idea che una parte
significativa dell’arte moderna sia solo paccottiglia, ho apprezzato molto questa notizia.
Un apprezzamento che si è consolidato quando mi è capitato di vedere un servizio televisivo nella
quale una delle curatrici della mostra indicava pezzi di biscotto sparsi sul pavimento come “opera
d’arte”, senza rendersi conto che era del tutto ovvio che una qualunque persona addetta alle pulizie,
se non avvertita, li avrebbe buttati nel cassonetto (con tutto il mio apprezzamento).
I biscotti esposti al Display Mediating Landscape
2. Ma, riflettendo ulteriormente sull’episodio, mi è venuto in mente che sarebbe interessante (diciamo
divertente) discutere sulla classificazione di certe opere d’arte come “rifiuto”.
Proviamo ad immaginare la seguente situazione: un’azienda ha acquistato un’opera d’arte costituita
da stracci, pezzi di metallo, tubi fluorescenti, terra, carta e cartoni.
In un momento di lucidità il responsabile dell’azienda si rende conto che l’opera d’arte è solo
paccottiglia e decide di disfarsene come rifiuto.
E allora sorgono i problemi:
- quale codice CER ?
- è necessaria l’analisi delle sostanze presenti ?
- ma è assoggettabile all’ADR per il trasporto ?
- deve essere compilato il MUD ?
Naturalmente la soluzione c’è: affidare il tutto alla persona incaricata delle pulizie dell’azienda, nel
senso di lasciare l’opera d’arte (magari fatta a pezzetti, se necessario) sul pavimento, con la certezza
che finirà nel cassonetto della raccolta indifferenziata.
Riflettendo ancora sull’argomento “arte e rifiuti” però mi sono sorti altri interrogativi.
Ad esempio:
a) i rifiuti ceduti ad una/un artista perché li utilizzi per creare un’opera d’arte sono da classificare
come riciclo, riutilizzo ?
b) l’attività di una/un artista è da considerarsi come una impresa (forse artigianale) o come attività
domestica ? E, di conseguenza, le produzioni mal riuscite (e quindi da eliminare) possono essere
buttate nel cassonetto o ci vuole il SISTRI ?
c) l’artista che butta a bruciare nel caminetto la produzione mal riuscita incorre nel reato di aver
smaltito (bruciato) illegalmente rifiuti ?
d) come comportarsi se Christo (il famoso artista che impacchetta tutto, dagli edifici ai mucchi di
terra) decide di impacchettare le migliaia di ecoballe giacenti in Campania, dichiarandole un’opera
d’arte ?
Christo: Wrapped Reichstag
Come si diceva nelle riunioni politiche della sinistra negli anni ’70: è aperto il dibattito !