1. Estratto dal sito
www.ilfuturomigliore.org
STAMPANTI 3D,
PER COSTRUIRE SULLA LUNA,
CON IL GENIO ITALIANO
Sergio Benassai
L’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, ha in corso un avveniristico progetto per la costruzione di basi
sulla Luna.
La costruzione della base prevede il trasporto sulla superficie lunare, con un razzo spaziale, di un
modulo tubolare, dal quale sarà liberata una cupola gonfiabile di supporto. La struttura della base
2. verrà poi costruita da una stampante 3-D, utilizzando come materiale da costruzione la regolite,
vale a dire il materiale costituito da polveri e frammenti rocciosi che ricopre la superficie lunare.
Il nome regolite (regolith),
dal greco ῥῆγος (strato) e
λίθος (roccia), fu assegnato
al materiale, costituito da
polveri e frammenti di
pietre, che ricopre una
superficie rocciosa, da
George Perkins Merrill, un
geologo americano, alla
fine del XIX secolo.
La stampante scelta per il progetto è la D-Shape della società inglese Monolite UK Ltd che utilizza
un processo stereolitografico di stampa in 3-D.
Il processo di fabbricazione inizia con la progettazione della struttura utilizzando la tecnologia
CAD; il progetto è quindi trasmesso alla stampante che opera all’interno di un contenitore in
alluminio, molto leggero, utilizzando il materiale frammentato che viene “legato” con un speciale
“inchiostro” man mano che vengono realizzate singole sezioni (di 5 – 10 mm) della struttura. Il
processo di solidificazione richiede circa 24 ore.
Al progetto partecipano, insieme allo studio di architettura inglese Foster & Partners e altri, la
società Alta Space ed il Laboratorio PERCRO.
Alta Space (sembra che il nome “Alta”, sia stato scelto in quanto abbreviativo di Altaira, la figlia
del dottor Moebius, abitante del pianeta Altair IV, come descritto nel film “Il pianeta proibito”) è
una piccola media impresa leader europea nel settore della propulsione aerospaziale e della
tecnologia avanzata, nata da uno spin-off dell’Università di Pisa
Il Laboratorio PERCRO (Perceptual Robotic) fa parte dell’Istituto TECIP (Communication,
Information and Perception Technologies) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Ma non è solo qui il contributo italiano al progetto.
Qualche anno fa Enrico Dini (un ingegnere di Pontedera) si pose (e risolse) il problema di
utilizzare le stampanti 3-D per costruire edifici.
Ma, come al solito: nemo propheta in patria !
3. La sua idea però fu presa in considerazione dal famoso studio di architettura di Norman Foster,
dove fu accolto da (altro nemo propheta in patria) Andrea Morgante, un architetto italiano.
Di qui il brevetto della stampante, concesso poi, come visto, alla Monolite UK Ltd.