1. TEORIA DELLA MISURAZIONE
Esercizi riepilogativi (lezioni: 5, 6, 7, 8, 9)
Lo studente è invitato a rispondere alle seguenti domande in massimo cinque righe
Lezione 5 - Variabili e scale di misura
1. Cosa si intende in psicologia per variabile?
In psicologia una variabile è un’astrazione teorica (es Rabbia, bellezza). Corrisponde ad una
grandezza intensiva non essendo direttamente osservata né confrontata con altre unità
campione. Solo delle regole definite da una teoria possono attribuire dei valori numerici.
Lezione 6 – Scale Nominali e scale ordinali
Lezione 7 - Le scale ad intervalli equivalenti e le scale a rapporti equivalenti
2. Definire le seguenti scale di misura:
A. scala nominale
Una scala nominale, dato un insieme di elementi, permette di effettuare delle
classificazioni. Tali classificazioni si limitano a verificare la presenza o assenza
di una qualità considerata senza arrivare a stabilire se la qualità stessa sia
maggiore o minore.
B. scala ordinale
In più della scala nominale permette di stabilire delle graduatorie definendo
situazioni di maggioranza o minoranza riferite ad una qualità osservata.
Ovviamene non è possibile effettuare nessuna operazione aritmetica essendo i
valori numerici arbitrari.
C. scala ad intervalli equivalenti
E’ simile alla scala ordinale e permette di effettuare delle graduatorie ma
l’intervallo tra due posizioni successive resta costante per tutta la scala. La
posizione dello zero rimane arbitraria quindi non è ancora possibile stabilire se
un valore sia in relazione di rapporto o di multiplo rispetto ad un altro valore.
D. scala a rapporti equivalenti
Ha tutto ciò che è previsto per la scala ad intervalli equivalenti con la differenza
che la posizione dello zero non è arbitraria. Sono permesse tutte le operazioni
matematiche. L’unica arbitrarietà è rappresentata dall’unità di misura che si
utilizza (es. metri o piedi).
Lezione 8 - Rilevazione, spoglio dei dati e distribuzioni di frequenza
Lo studente è invitato a rispondere alle seguenti domande in massimo cinque righe
2. 1. Definire il concetto di frequenza.
A volte ci troviamo nelle condizioni che una variabile deve contenere molti valori quindi si
rende la necessità di raggrupparli in classi (intervalli). Ad ogni classe corrisponde un
numero di casi osservati.
2. Calcolare le frequenze cumulate della seguente tabella:
Frequenze Frequenze cumulate
2 2
6 8
4 12
3 15
15
Lezione 9 - Distribuzioni di frequenza e rappresentazioni grafiche
Lo studente è invitato a rispondere alle seguenti domande in massimo cinque righe
1. Come si calcolano i limiti reali?
I limiti reali si calcolano posizionandosi mezzo punto sotto al limite inferiore e mezzo punto
sopra il limite superiore. Es. se i limiti tabulati sono 74-76 i relativi limiti reali sono 73,50-
76,50.
2. Elencare le principali modalità di rappresentazioni grafiche.
Esistono molti tipi di grafici anche se nella ricerca scientifica vengono spesso usati
l’ISTOGRAMMA e il POLIGONO DI FREQUENZA. Il primo viene rappresentato su due
assi cartesiani: sulle colonne le frequenze, sulle ascisse i limiti reali. L’area dell’istogramma
rappresenta la frequenza della classe medesima. Se l’ampiezza dell’intervallo varia da classe
a classe anziché rappresentare in ordinata direttamente le frequenze viene rappresentato il
valore che si ottiene dividendo ogni frequenza per l’ampiezza dell’intervallo.
Il poligono di frequenza in ascissa riporta il valore medio di ciascuna classe e in ordinata la
frequenza relativa alla classe. Si ottiene una spezzata congiungendo con segmenti di retta i
punti individuati dall’incrocio tra il valore della classe e il valore della frequenza.
3. Quali sono le caratteristiche delle seguenti tabelle di frequenza:
1. Tabelle semplici
Una tabella semplice viene utilizzata quando si vuole rappresentare una sola
variabile. Sono tante righe quante sono le categorie o le classi di una variabile.
2. Tabelle a doppia entrata (di contingenza)
La tabella a doppia entrata è composta da tante righe quante sono le categorie o
classi della prima variabile e tante colonne quante sono le categorie o classi della
seconda variabile. Gli incroci, all’interno della tabella, contengono le frequenze
(frequenze interne) di ciascuna categoria per riga con ciascuna categoria per
colonna. Ci sono i totali per riga e per colonna chiamati frequenze marginali per
riga o per colonna.
3. 3. Tabelle a entrata multipla
Questa tabella viene utilizzata quando ci troviamo a dover rappresentare tre o più
variabili. Vengono aggiunte delle dimensioni esterne alla tabella che al variare di
ognuna di esse varia il contenuto della tabella.