Dalle statistiche risulta che tra i follower degli idoli dei teenager su IG siano in aumento le persone adulte. Che cosa possono imparare da loro? Alcune riflessioni
2. OPIN
IONS
Con un messaggio vocale (non di dieci minuti, ma
quasi), l’agente di una delle ragazze più seguite
della rete, Marta Losito, mi informa che presto la
ragazza avrà 1 milione di follower su Instagram.
Ne aveva già (a milioni) su musical.ly piattaforma
del musing (si canta in playback), ma adesso
lavora in grande. Non è diventata grande lei (15
anni), ma i suoi follower sì. ** (analitiche su
richiesta). Donne mature non solo ragazzine.
Perchè una donna come me dovrebbe seguire una
ragazza così giovane? Che cosa può insegnarmi o
dirmi che non so ? In cosa può farmi da guida?
3. Nel mondo che noi adulti abbiamo attraversato da
adolescenti, gli idoli servivano a crescere. Ed erano
appannaggio delle generazioni in crescita. Non
intendo con crescita diventare delle brave persone,
ma costruire la propria identità, scegliendo di
“seguire” esperienze, anche brutte, in un processo
che coinvolgeva il futuro e meno il presente. Si
poteva leggere Kerouac e sognare una vita on the
road, ma non si poteva partire il giorno stesso
prenotando su Trivago. Esisteva un salto temporale
tra sognare e fare, una differenza di età (in
crescendo) tra gli adolescenti e i loro idoli, a volte
erano coetanei, difficilmente più giovani (escluderei
Shirley Temple). L’obiettivo dei giovani era
diventare adulti e permettersi le cose tutte che gli
adulti potevano permettersi, specialmente fare
errori senza rete.
4. L’obiettivo di noi (da) ragazzi era uscire dal limbo
di una giovinezza della cui opinione nessuno
teneva conto, perché immatura e priva
dell’esperienza che rendeva solo i "vissuti"
riferimenti credibili.
E qui torna la domanda: perché gli idoli dei
teenager, privi di un vissuto da insegnare, sono
seguiti non solo dai coetanei ma anche e più
che altro dagli adulti? Perché da loro si può
imparare come essere giovani, che cosa vuol dire,
Praticamente e mentalmente.
L'avvento della rete e della celebrità istantanea ha
annullato la gavetta esperienziale, ha imposto il
qui e ora, letteralmente, l’aggiornamento costante
e perenne. Il fallimento come normale incidente di
percorso.
La nostra generazione aveva la forma mentis
della proiezione in avanti. Tra dieci anni, farò, da
grande mi sposerò…
5. Questa stessa generazione, oggi, non può
permettersi di pensare al futuro, il mercato del
lavoro e delle emozioni non lo consente, e formata
per progettare non sa come costruire senza
progetto. Deve imparare a vivere, fallire, a
risolvere problemi (magari con un tutorial)
nell’istante. In questo i teenagers sono i maestri.
Per loro futuro e presente coincidono, grazie alla
simultaneità dello spazio-tempo.
E così, oltre al digital divide, gli adulti hanno un
mental divide, e quanto il digital si supera
adottando applicazioni, tecnologie e atteggiamenti
mutuati dai più giovani, il vouyerismo
intergenerazionale innesca anche
meccanismi spontanei di emulazione, alcuni
poco edificanti, altri altamente qualificanti,
quasi come un inconsapevole corso di
aggiornamento emotivo e mentale.
6. Share Now!
silvia_paoli@libero.it
Conclusioni
Gli adulti hanno per secoli insegnato ai giovani come
essere adulti; questa è la prima generazione di
giovani che insegna ai maturi come essere “giovani”.
La prima generazione la cui opinione è importante
perché visibile, condivisibile, economicamente
rilevante; ma è soprattutto la maniera di vedere il
mondo, tipica dei teen-idols, a essere indispensabile
agli adulti per adattarsi a un mondo che pare
sfuggire al controllo e alle categorie del tempo che
hanno regolato la storia personale e professionale
fino a questo momento.