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Why IG
teen
idols
are
growns'
masters
March11,2019|TheMiniEssayReview
Adeguamentogenerazionale:checosalorosannomegliodinoi
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Con un messaggio vocale (non di dieci minuti, ma
quasi), l’agente di una delle ragazze più seguite
della rete, Marta Losito, mi informa che presto la
ragazza avrà 1 milione di follower su Instagram.
Ne aveva già (a milioni) su musical.ly piattaforma
del musing (si canta in playback), ma adesso
lavora in grande. Non è diventata grande lei (15
anni), ma i suoi follower sì. ** (analitiche su
richiesta). Donne mature non solo ragazzine.
Perchè una donna come me dovrebbe seguire una
ragazza così giovane? Che cosa può insegnarmi o
dirmi che non so ? In cosa può farmi da guida?
Nel mondo che noi adulti abbiamo attraversato da
adolescenti, gli idoli servivano a crescere. Ed erano
appannaggio delle generazioni in crescita. Non
intendo con crescita diventare delle brave persone,
ma costruire la propria identità, scegliendo di
“seguire” esperienze, anche brutte, in un processo
che coinvolgeva il futuro e meno il presente. Si
poteva leggere Kerouac e sognare una vita on the
road, ma non si poteva partire il giorno stesso
prenotando su Trivago. Esisteva un salto temporale
tra sognare e fare, una differenza di età (in
crescendo) tra gli adolescenti e i loro idoli, a volte
erano coetanei, difficilmente più giovani (escluderei
Shirley Temple). L’obiettivo dei giovani era
diventare adulti e permettersi le cose tutte che gli
adulti potevano permettersi, specialmente fare
errori senza rete.
L’obiettivo di noi (da) ragazzi era uscire dal limbo
di una giovinezza della cui opinione nessuno
teneva conto, perché immatura e priva
dell’esperienza che rendeva solo i "vissuti"
riferimenti credibili.
E qui torna la domanda: perché gli idoli dei
teenager, privi di un vissuto da insegnare, sono
seguiti non solo dai coetanei ma anche e più
che altro dagli adulti? Perché da loro si può
imparare come essere giovani, che cosa vuol dire,
Praticamente e mentalmente.
L'avvento della rete e della celebrità istantanea ha
annullato la gavetta esperienziale, ha imposto il
qui e ora, letteralmente, l’aggiornamento costante
e perenne. Il fallimento come normale incidente di
percorso.
La nostra generazione aveva la forma mentis
della proiezione in avanti. Tra dieci anni, farò, da
grande mi sposerò…
Questa stessa generazione, oggi, non può
permettersi di pensare al futuro, il mercato del
lavoro e delle emozioni non lo consente, e formata
per progettare non sa come costruire senza
progetto. Deve imparare a vivere, fallire, a
risolvere problemi (magari con un tutorial)
nell’istante. In questo i teenagers sono i maestri.
Per loro futuro e presente coincidono, grazie alla
simultaneità dello spazio-tempo.
E così, oltre al digital divide, gli adulti hanno un
mental divide, e quanto il digital si supera
adottando applicazioni, tecnologie e atteggiamenti
mutuati dai più giovani, il vouyerismo
intergenerazionale innesca anche
meccanismi spontanei di emulazione, alcuni
poco edificanti, altri altamente qualificanti,
quasi come un inconsapevole corso di
aggiornamento emotivo e mentale.
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silvia_paoli@libero.it
Conclusioni
Gli adulti hanno per secoli insegnato ai giovani come
essere adulti; questa è la prima generazione di
giovani che insegna ai maturi come essere “giovani”.
La prima generazione la cui opinione è importante
perché visibile, condivisibile, economicamente
rilevante; ma è soprattutto la maniera di vedere il
mondo, tipica dei teen-idols, a essere indispensabile
agli adulti per adattarsi a un mondo che pare
sfuggire al controllo e alle categorie del tempo che
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  • 2. OPIN IONS Con un messaggio vocale (non di dieci minuti, ma quasi), l’agente di una delle ragazze più seguite della rete, Marta Losito, mi informa che presto la ragazza avrà 1 milione di follower su Instagram. Ne aveva già (a milioni) su musical.ly piattaforma del musing (si canta in playback), ma adesso lavora in grande. Non è diventata grande lei (15 anni), ma i suoi follower sì. ** (analitiche su richiesta). Donne mature non solo ragazzine. Perchè una donna come me dovrebbe seguire una ragazza così giovane? Che cosa può insegnarmi o dirmi che non so ? In cosa può farmi da guida?
  • 3. Nel mondo che noi adulti abbiamo attraversato da adolescenti, gli idoli servivano a crescere. Ed erano appannaggio delle generazioni in crescita. Non intendo con crescita diventare delle brave persone, ma costruire la propria identità, scegliendo di “seguire” esperienze, anche brutte, in un processo che coinvolgeva il futuro e meno il presente. Si poteva leggere Kerouac e sognare una vita on the road, ma non si poteva partire il giorno stesso prenotando su Trivago. Esisteva un salto temporale tra sognare e fare, una differenza di età (in crescendo) tra gli adolescenti e i loro idoli, a volte erano coetanei, difficilmente più giovani (escluderei Shirley Temple). L’obiettivo dei giovani era diventare adulti e permettersi le cose tutte che gli adulti potevano permettersi, specialmente fare errori senza rete.
  • 4. L’obiettivo di noi (da) ragazzi era uscire dal limbo di una giovinezza della cui opinione nessuno teneva conto, perché immatura e priva dell’esperienza che rendeva solo i "vissuti" riferimenti credibili. E qui torna la domanda: perché gli idoli dei teenager, privi di un vissuto da insegnare, sono seguiti non solo dai coetanei ma anche e più che altro dagli adulti? Perché da loro si può imparare come essere giovani, che cosa vuol dire, Praticamente e mentalmente. L'avvento della rete e della celebrità istantanea ha annullato la gavetta esperienziale, ha imposto il qui e ora, letteralmente, l’aggiornamento costante e perenne. Il fallimento come normale incidente di percorso. La nostra generazione aveva la forma mentis della proiezione in avanti. Tra dieci anni, farò, da grande mi sposerò…
  • 5. Questa stessa generazione, oggi, non può permettersi di pensare al futuro, il mercato del lavoro e delle emozioni non lo consente, e formata per progettare non sa come costruire senza progetto. Deve imparare a vivere, fallire, a risolvere problemi (magari con un tutorial) nell’istante. In questo i teenagers sono i maestri. Per loro futuro e presente coincidono, grazie alla simultaneità dello spazio-tempo. E così, oltre al digital divide, gli adulti hanno un mental divide, e quanto il digital si supera adottando applicazioni, tecnologie e atteggiamenti mutuati dai più giovani, il vouyerismo intergenerazionale innesca anche meccanismi spontanei di emulazione, alcuni poco edificanti, altri altamente qualificanti, quasi come un inconsapevole corso di aggiornamento emotivo e mentale.
  • 6. Share Now! silvia_paoli@libero.it Conclusioni Gli adulti hanno per secoli insegnato ai giovani come essere adulti; questa è la prima generazione di giovani che insegna ai maturi come essere “giovani”. La prima generazione la cui opinione è importante perché visibile, condivisibile, economicamente rilevante; ma è soprattutto la maniera di vedere il mondo, tipica dei teen-idols, a essere indispensabile agli adulti per adattarsi a un mondo che pare sfuggire al controllo e alle categorie del tempo che hanno regolato la storia personale e professionale fino a questo momento.