Cała Praga Śpiewa czyli jak to zrobić śpiewającoPragaNaWalizkach
Zapraszamy do lektury publikacji podsumowującej 4 lata działalności zespołu "Cała Praga Śpiewa" oraz ostatni projekt "Praga na walizkach" zrealizowany w ramach programu dotacyjnego "Seniorzy w Akcji" Towarzystwa Inicjatyw Twórczych "ę" oraz Polsko-Amerykańskiej Fundacji Wolności.
Cała Praga Śpiewa czyli jak to zrobić śpiewającoPragaNaWalizkach
Zapraszamy do lektury publikacji podsumowującej 4 lata działalności zespołu "Cała Praga Śpiewa" oraz ostatni projekt "Praga na walizkach" zrealizowany w ramach programu dotacyjnego "Seniorzy w Akcji" Towarzystwa Inicjatyw Twórczych "ę" oraz Polsko-Amerykańskiej Fundacji Wolności.
Striving for Ideal Behaviors: A Lean Management System Supported By KaiNexusKaiNexus
In this webinar, you will learn:
- The value of a "behavior based," rather than "tools based," management system
- The ideal Lean behaviors that drive sustainable results
- How to find balance between enterprise alignment, continuous improvement, and cultural enablement - and the Lean behaviors that drive all three
- How to develop scientific thinking through the Toyota Kata approach, and how this leads to the ideal behaviors
- How the KaiNexus platform supports this management system through strategy deployment, virtual huddle boards, and Kata.
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Striving for Ideal Behaviors: A Lean Management System Supported By KaiNexus
Teatro con delitto
1. 1
Personaggi
William
“Wild
Bill”
Petrucci:
il
Boss
Cecilia
“Celia”
Elliott-‐Petrucci:
la
Moglie
Judith
“Pearl”
Guthrie:
la
Starlette
Michael
“Mickey”
Young:
il
Barman
James
“Jimmy”
McGowan:
Il
Buttafuori
Ricardo
“Rico”
Santamarìa:
Il
Cuoco
Stanley
“Stan”
Page:
Il
Detective
Location
Sala:
Bancone
del
bar,
un
paio
di
tavoli
e
qualche
sedia
Camerino
della
Starlette:
tavolo
con
specchio,
sedia
davanti
allo
specchio,
specchio
a
figura
intera,
porta
abiti
Studio:
Scrivania,
poltrona
dietro
la
scrivania,
sedie
davanti
alla
scrivania
2. 2
Introduzione
Sala
A
sipario
chiuso
si
sente
la
voce
fuori
campo
del
Detective.
Detective:
Era
una
notte
più
umida
delle
altre.
Non
tirava
un
filo
di
vento,
ed
il
caldo
mi
portava
alle
narici
l’odore
stesso
del
mio
sudore,
un
misto
di
sigarette,
whisky
e
colonia
scadente.
Trovarsi
altre
cinque
persone
nell’ufficio
non
rendeva
certo
l’aria
più
respirabile,
e
il
fumo
della
mia
bionda
aggiungeva
una
nota
acre
a
quell’odore
di
gente
ammassata.
Ma
non
avevo
scelta:
avevo
un
lavoro
da
fare,
un
cadavere
che
dall’obitorio
chiedeva
giustizia,
e,
lontano
dai
miei
occhi,
indicava
uno
dei
miei
ospiti
come
l’assassino.
Si
apre
il
sipario.
Dietro
alla
scrivania
siede
il
detective,
dall’altra
parte
tutti
gli
altri
personaggi
tranne
la
moglie.
Detective:
Capirete
sicuramente,
signori,
che
non
avevo
scelta
se
non
chiamarvi
tutti
qui,
per
ricostruire
con
esattezza
quanto
accaduto
il
giorno
dell’omicidio.
Vorrei
mettere
insieme
le
vostre
testimonianze,
che
avete
già
rilasciato
singolarmente,
incrociandole
con
quelle
degli
altri.
Ora,
se
non
vi
dispiace,
vi
chiamerò
uno
alla
volta,
per
verificare
i
dati
del
rapporto,
e
voi
confermerete
o
smentirete
le
mie
informazioni.
Cominciamo
dunque:
William
Petrucci,
detto
Wild
Bill,
manager
del
Coco
Loco
Club.
Al
momento
dell’omicidio
ha
sostenuto
di
trovarsi
nello
studio.
Boss:
Si,
corretto.
Detective:
Bene.
Judith
Guthrie,
detta
Pearl,
cantante
del
Coco
Loco
Club.
Nel
suo
camerino
al
momento
del
delitto.
Starlette:
Si,esatto.
Detective:
Jimmy
McGowan,
addetto
alla
sicurezza.
Buttafuori:
James,
per
l’esattezza.
Detective:
Oh,
si,
giusto.
Lei
al
momento
in
cui
la
signora
Petrucci
veniva
assassinata
sostiene
di
essersi
trovato
all’ingresso,
corretto?
Buttafuori:
Si,
corretto.
Detective:
Ottimo.
Poi,
vediamo:
Ricardo
Santamarìa,
cuoco
presso
il
Coco
Loco
Club.
Ho
detto
giusto?
Cuoco:
Si,
senor,
perfetto.
Detective:
E
mi
conferma
di
essersi
trovato
in
cucina
al
momento
della
morte
della
signora?
Cuoco:
Si,
senor,
confermo.
Detective:
Benissimo.
Ed
infine
Michael
Young,
barman
presso
il
suddetto
club.
Barman:
Si,
sono
io.
3. 3
Detective:
E
si
trovava?
Barman:
In
magazzino.
Stavo
riorganizzando
le
bevande
per
il
servizio
della
serata.
Detective:
Ottimo.
(Alzandosi
e
passando
dall’altro
lato
del
tavolo,
dirigendosi
verso
il
proscenio)
Partendo
proprio
da
lei,
signor
Young,
mi
potrebbe
ripetere
nuovamente
cosa
è
successo
quel
giorno,
prima
dell’apertura
del
Coco
Loco.
Il
Barman
segue
il
detective
sul
proscenio,
buio
sugli
altri,
vengono
posizionate
le
quinte
mobili
e
viene
allestito
il
set
successivo.
Barman:
Beh,
ero
sveglio
da
molto
poco
quando
sono
arrivato
al
club.
La
sera
precedente
avevamo
avuto
più
clienti
del
previsto,
e
il
vestito
di
Pearl
era
più
stretto
del
solito,
quindi
le
gole
erano
arse
e
l’atmosfera
bollente,
così
mi
ero
ritrovato
ad
uscire
da
lavoro
al
sorgere
del
sole.
Saranno
state
circa
le
4
del
pomeriggio
quando
sono
tornato
il
giorno
dopo.
L’aria
era
calda,
ma
non
soffocante,
e
dentro
il
locale
l’ombra
dava
un
minimo
di
sollievo.
Non
mi
sono
preoccupato
di
controllare
se
fossero
già
tutti
presenti,
in
genere
ognuno
qui
pensa
per
sé
e
per
la
propria
postazione
di
lavoro.
Dopo
essermi
cambiato,
sono
andato
a
preparare
il
bancone
per
la
serata,
non
so
se
ha
presente:
controllare
di
avere
le
bottiglie
piene,
i
misurini
al
posto
giusto,
i
bicchieri
puliti
ed
asciutti…
quel
genere
di
cose
lì…
Si
apre
il
sipario,
vengono
rimosse
le
quinte
mobili,
cala
la
luce
sul
proscenio,
il
Detective
esce
e
aumenta
la
luce
sul
set.
Il
Barman
passa
dietro
il
bancone.
4. 4
Scena
1
Sala
In
scena
all’inizio
solo
il
Barman
che
sta
riordinando
il
bancone,
trovandosi
continuamente
tra
le
mani
un
pacchetto.
Barman
(brandendo
il
pacco):
Ma
che
diavolo?!
Chi
è
che
ha
lasciato
‘sto
pacco
qui
sulla
mia
postazione?
Ma,
dannazione,
la
gente
non
potrebbe
togliere
di
mezzo
la
sua
corrispondenza?!
Di
chi
è?
Pollicino…
e
chi
cazzo
è
Pollicino?
Buttafuori
(entrando):
Pollicino?
Dammi,
dammi
qua
(togliendo
di
mano
il
pacco
al
Barman)
Barman:
Ah,
è
tuo?
La
prossima
volta
mettilo
insieme
alla
tua
roba,
invece
di
seminare
disordine
nella
mia
postazione.
E
che
diamine…
Buttafuori:
Si,
si,
certo.
Tu
però
vedi
di
darti
una
calmata.
Barman
(lievemente
intimorito):
Ma
si,
ma
si,
ora
mi
calmo.
Sono
solo
di
fretta,
ho
ancora
da
compilare
l’ordine
del
bar
e
preparare
il
bancone
per
stasera.
Entra
il
Cuoco,
sospirando
avvilito.
Cuoco:
Ehi,
barista,
dammi
da
bere.
Oggi
è
una
giornataccia,
facevo
meglio
a
restarmene
a
letto,
(sospira)
e
invece
sono
qui,
anche
oggi,
come
ieri,
e
come
il
giorno
prima.
Barman
(versando
da
bere):
Si,
e
come
tutti
i
giorni
mancano
ancora
2
ore
all’apertura
e
tu
sei
già
venuto
3
volte
da
me
a
lagnarti
e
a
elemosinare
un
goccetto.
Se
dovessi
lavorare
con
i
tuoi
coltelli,
io
berrei
solo
the
freddo.
Cuoco:
Eh,
è
vero
Mickey,
hai
ragione,
però
un
po’
di
Agua
Ardiente
mi
aiuta
a
sopportare
miss
Cecilia
(con
disprezzo).
(tracanna
in
maniera
esagerata
il
contenuto
del
bicchiere)
(Si
sente
rumore
di
passi
sul
pavimento
ed
entra
la
Moglie
alle
spalle
del
Cuoco)
Buttafuori:
Ah
si?!
Davvero?
Non
apprezzi
miss
Cecilia?
E
come
mai?
Cuoco:
Bah,
è
solo
una
ricca
viziata.
Qualsiasi
piatto
provi
a
servirle
me
lo
rimanda
indietro
disgustata
“Questo
sale
è
troppo
salato,
quest’insalata
è
troppo
verde,
questo
salmone
non
è
al
sangue”…
Far
insultare
la
mia
cucina
da
una
che
mangia
a
stento.
Ho
cucinato
per
il
presidente,
io.
George
Washington
in
persona
mi
ha
fatto
i
complimenti
per
il
mio
chilli.
Moglie:
Ah
si?!
Allora
magari
potresti
provare
ad
andare
alle
Nozze
di
Cana
e
chiedere
a
Gesù
se
gli
serve
una
mano
con
tutti
quei
pesci.
Incompetente.
Non
so
perché
continui
a
tollerare
le
tue
porcherie.
Non
sapresti
preparare
nemmeno
una
tazza
di
cereali
con
il
latte
e
stai
qui
a
raccontare
fesserie.
Sei
un
inetto,
renditene
conto.
Mio
marito
ti
tollera
solo
perché
va
di
moda
avere
un
cuoco
straniero:
“Dà
al
locale
un
nonsoché
di
esotico”
dice.
E
invece
di
prendere
un
grande
chef
italiano,
o
francese,
prende
il
primo
messicano
che
passa
il
confine.
Tornatene
in
cucina
e
prepara
quella
cosa
che
chiami
cibo,
prima
che
mi
stufi
di
averti
tra
i
piedi
e
ti
faccia
cacciare
fuori.
(esce)
Cuoco
(ancora
scosso
dalla
sfuriata):
Ma…
ma…
ma…
5. 5
Barman:
Direi
che
Celia
ha
fatto
capire
senza
ombra
di
dubbio
quello
che
pensa
della
tua
cucina,
ed
effettivamente,
l’ultima
volta
che
ho
parlato
con
il
presidente
Washington
non
mi
ha
parlato
in
maniera
entusiasta
del
tuo
chilli.
(si
scambia
col
Buttafuori
uno
sguardo
divertito)
Cuoco
(arrabbiandosi
sempre
di
più):
Ma
cosa
dici?
Non
mi
avrebbe
mai
mentito.
Ma
poi,
dico
io,
non
lo
sa
che
ho
studiato
all’accademia
di
cucina
francese
di
Tijuana?
Il
grande
chef
Javier
Gutierrez
mi
ha
rivelato
tutti
i
suoi
segreti.
Voi
sapete
fare
gli
spaghetti
con
le
polpette?
Tipici
parigini.
E
la
pizza?
Un
classico
della
Normandia.
Ed
io
ho
imparato
tutto
dai
migliori.
Buttafuori:
Ah
si?
E
il
gulasch
chi
te
l’ha
insegnato?
L’imperatore
del
Giappone?!
Cuoco:
Tu
non
fare
troppo
il
galletto,
che
sei
tanto
grosso
quanto
stupido.
(rivolgendosi
al
Barman
che
nel
frattempo
se
la
ride)
E
tu,
anche
tu...
tu
sei
troppo…
troppo…
troppo
pallido!
Dovresti
mangiare
della
carne,
quella
si
che
ti
farebbe
bene.
Te
la
preparo
io.
A
Cuba,
se
esci
da
La
Habana,
tutti
conoscono
la
Picanha
di
Rico
Santamarìa.
Barman:
A
Cuba,
se
esci
da
La
Habana,
ci
sono
meno
persone
che
qui
dentro
in
una
serata
fiacca.
Farò
volentieri
a
meno
del
tuo
Piranha.
Cuoco:
Picanha,
cabròn!
Picanha!
Barman:
Si,
si,
va
bene.
Piranha,
piranha.
Cuoco:
Ti
diverti
a
prenderti
gioco
delle
mie
tradizioni?
Guarda
che
noi
Argentini
impariamo
a
macellare
le
vacche
a
occhi
chiusi.
Potrei
dividerti
in
quarti
mentre
cuocio
un
tacchino
intero,
e
il
tacchino
sarebbe
perfetto.
Buttafuori:
Guarda,
credo
che
in
4
ore
di
cottura
potresti
macellare
oltre
a
Mickey
tutta
la
popolazione
cubana
fuori
La
Habana.
Barman:
Io
sono
talmente
abile
che
mentre
cuoce
un
tacchino
intero
potrei
servire
da
bere
a
200
clienti
ed
avere
anche
il
tempo
per
fumarmi
una
sigaretta.
Ah
no,
aspetta,
quello
lo
faccio
già
tutte
le
sere.
E
poi,
scusa,
tu
non
eri
messicano?
Cuoco:
Si,
una
volta,
ma
sono
stato
anche
Argentino,
Canadese
ed
Egiziano.
Ai
tempi
della
guerra
un
uomo
con
le
mie
capacità
faceva
gola
a
tutte
le
più
grandi
potenze
mondiali.
Buttafuori:
Mi
sembri
un
po’
giovane
per
aver
combattuto
la
Grande
Guerra.
Dove
saresti
stato
mandato
in
servizio?
Cuoco:
Oh,
in
molti
paesi,
talmente
tanti
che
non
me
li
ricordo.
Buttafuori:
Nemmeno
uno?
Cuoco:
Eh,
magari
la
memoria
fosse
rimasta
quella
di
una
volta,
e
invece…
Barman:
Mi
sa
di
averti
visto
anche
sui
giornali,
ai
tempi
della
guerra
in
Fandonia.
Le
battaglie
con
le
forze
anti-‐governative
del
generale
Frottola.
(molto
divertito)
6. 6
Cuoco:
Probabile,
mi
ricordo
della
Fandonia,
la
giungla
che
diventava
all’improvviso
deserto,
poi
le
montagne
(il
Barman
ride
trattenendosi).
Ero
al
comando
di
una
squadra
speciale
di
specialisti
per
operazioni
speciali.
Buttafuori:
Senti,
Speciale,
vedi
di
andare
a
scoprire
come
rendere
speciali
i
tuoi
piatti,
prima
che
mi
stufi
di
sentire
le
tue
balle
e
che
Celia
ti
veda
ancora
qui,
mezzo
ubriaco,
a
inventare
storielle
invece
di
stare
in
cucina…
La
guerra
in
Fandonia…
e
tu
che
gli
dai
anche
corda.
(indicando
il
barman
che
nel
frattempo
se
la
ride)
Cuoco:
Balle?!
Storielle?!
Tu
stai
sputando
sulle
tombe
dei
miliardi
di
Fandoniani
che
sono
morti
durante
la
guerra,
dovresti
vergognarti.
Bah,
non
intendo
perdere
altro
tempo
qui
con
voi
due
ignoranti.
E
dicono
che
la
scuola
americana
sia
la
migliore
al
mondo…
il
colpo
di
stato
di
Fandonia…
la
battaglia
del
Dia
de
los
Muertos…
(esce)
Barman
(ancora
ridendo):
Povero
diavolo.
Che
aveva
fatto
di
male?!
Buttafuori:
Niente,
ma
sopporto
a
malapena
i
clienti
ubriachi
che
straparlano,
figurati
un
cuoco
messicano,
o
canadese,
o
quel
che
è.
Barman:
Dovresti
cercare
di
essere
più
tollerante
nei
suoi
confronti;
se
Cecilia
se
la
prendesse
con
me
come
fa
con
lui,
anch’io
probabilmente
inizierei
il
servizio
ubriaco.
E
poi,
diciamocelo,
non
sarà
uno
chef
eccezionale,
ma
ha
qualche
piatto
dei
suoi
che
gli
riesce
davvero
bene.
Buttafuori:
Hai
ragione,
hai
ragione,
lo
so
che
hai
ragione.
Mi
faceva
quasi
pena
prima,
quando
Celia
lo
ha
tartassato.
Barman:
Già.
E
non
si
può
certo
dire
che
lui
abbia
tutti
i
torti
su
di
lei:
non
le
va
mai
bene
niente,
se
ne
va
in
giro
con
quella
faccia
che
sembra
che
tutte
le
sfortune
del
mondo
siano
capitate
a
lei…
Buttafuori:
Si,
davvero.
E
lui
è
il
suo
passatempo
preferito,
tutti
i
giorni
con
quella
che
ti
urla
nelle
orecchie
e
ti
insulta,
non
deve
essere
facile.
Barman:
(esasperato,
quasi
parlando
sopra
al
Buttafuori)
Tutti
i
santi
giorni.
“Sei
un
idiota,
sei
un
inetto,
sei
un
incapace,
sei
un
cane,
ti
faccio
licenziare,
ti
faccio
rimandare
in
Messico”…
Povero
Rico,
andando
avanti
di
questo
passo,
se
Celia
non
lo
fa
licenziare,
se
lo
porterà
via
una
bottiglia.
Buttafuori:
Già,
ne
ho
vista
parecchia
di
gente
fare
la
sua
fine.
Barman:
Va
bene,
va
bene,
adesso
fammi
finire
di
preparare
il
bancone
per
stasera,
e
non
mi
disturbare
più
(con
fare
autoritario,
ma
credendoci
poco).
Il
Buttafuori
esce
con
il
pacco
sotto
braccio.
Buio
sul
palco,
entrano
le
quinte
mobili
mentre
il
Detective
ed
il
Cuoco
guadagnano
il
proscenio,
che
si
illumina
lentamente.
7. 7
Intermezzo
A
Detective
e
Cuoco
Detective:
Capisco,
capisco.
E
mi
dica,
Signor
Santamarìa,
lei
dopo
questo
episodio
cosa
ha
fatto?
Ha
seguito
Mrs.
Petrucci?
Cuoco:
No,
signore,
assolutamente
no.
Mi
era
bastata
una
razione
di
insulti,
non
ero
dell’umore
giusto
per
chiedere
il
bis.
No,
me
ne
sono
tornato
in
cucina.
Sa,
un
cuoco
ha
grande
responsabilità
già
prima
dell’apertura
del
suo
ristorante,
perché
se
la
sua
truppa
non
mangia
e
si
ricarica,
allora
il
servizio
sarà
un
inferno.
Quindi
sono
tornato
in
cucina
a
preparare
la
cena
per
tutto
lo
staff.
Sa,
è
un
lavoro
difficile
il
mio,
bisogna
sempre
accontentare
i
gusti
di
tutti,
sempre
però
spendendo
il
meno
possibile
e
senza
sprecare
nulla.
Ci
sono
sempre
stato
attento
io,
per
quanto
la
signora
dicesse
tante
brutte
cose
su
di
me.
Detective:
Si,
ok,
ok.
È
tornato
in
cucina
ed
è
rimasto
lì
tutta
la
sera?
Cuoco:
No,
no.
La
prima
a
cui
porto
la
cena
di
solito
è
sempre
Miss
Pearl,
sa
come
sono
gli
artisti,
un
po’
narcisi,
con
dei
rituali
ben
precisi
che
non
possono
essere
cambiati
di
una
virgola.
Direi
quasi
superstiziosi,
ma
uno
nato
nel
mio
paese
ha
un
concetto
tutto
diverso
di
superstizione.
Questi
vezzi
da
artista
in
confronto
sono
capricci
da
bambini…
Si
apre
il
sipario,
escono
le
quinte
mobili,
cala
la
luce
sul
proscenio,
il
Detective
esce
e
aumenta
la
luce
sul
set.
Il
Cuoco
esce
per
prendere
il
vassoio
coperto.
8. 8
Scena
2
Camerino
della
Starlette
In
scena
all’inizio
la
Starlette,
seduta
al
tavolo
che
si
specchia
e
si
imbelletta.
Intorno
a
lei
il
camerino
in
disordine
con
abiti
sparsi
in
giro.
Starlette:
(canticchiando
sovrappensiero)
…
qui
da
me
lui
verrà,
e
solo
me
amerà…
tralalà…
Si
sente
bussare
alla
porta
ma
la
Starlette
sembra
non
accorgersene
e
continua
a
canticchiare.
Entra
il
Cuoco.
Cuoco:
Miss
Pearl,
mi
scusi,
non
volevo
disturbarla,
ma
ho
portato
la
sua
cena.
(notando
che
la
Starlette
non
si
è
accorta
del
suo
ingresso)
Miss
Pearl.
Miss
Pearl.
Starlette:
Oh,
Ricardo,
sei
tu.
Perdonami
avevo
la
testa
da
un’altra
parte.
Cuoco:
Si,
e
i
vostri
occhi
avevano
il
bagliore
che
solo
gli
occhi
di
una
giovane
donna
innamorata
possono
avere.
Mi
sembrate
di
ottimo
umore
stasera.
Starlette:
Si,
oggi
mi
sento
proprio
bene.
Spero
che
il
Club
sia
pieno
stasera,
mi
sento
in
gran
forma,
voglio
fare
uno
show
da
lasciare
tutti
a
bocca
aperta.
Cuoco:
Lo
farete
sicuramente
Miss,
soprattutto
con
quel
vestito
addosso.
Starlette:
Ah,
questo
dici?
Me
l’ha
regalato
Bill,
ha
detto
che
mi
sta
d’incanto.
“Come
scartare
un
regalo
il
giorno
di
Natale”
mi
ha
detto.
Cuoco:
Dice
bene
il
signor
Petrucci.
E
per
lui
immagino
che
ogni
giorno
sia
Natale.
(risatina
complice)
Starlette:
(con
tono
di
falso
rimprovero)
Non
essere
indiscreto,
Ricardo.
Cuoco:
Vi
chiedo
scusa,
Miss
Pearl,
non
volevo
essere
volgare.
Starlette:
Non
preoccuparti.
Dopotutto
immagino
quanto
possa
essere
difficile
non
notare
la
passione
che
ci
unisce.
Non
riesco
a
capacitarmi
ancora
del
fatto
che
ci
siamo
innamorati.
Cuoco:
(ironico)
Già,
nessuno
riesce.
Starlette:
(ignorando
il
commento
del
cuoco)
Ogni
tanto
mi
capita
di
immaginarmi
come
sarà
la
nostra
vita
insieme:
una
casa,
magari
un
piccolo
ranch
nella
contea
di
San
Joaquin,
i
cavalli,
magari
anche
delle
mucche,
e
tanti
bambini.
Oh,
non
ti
sembra
bellissimo
Ricardo?
Cuoco:
Si,
Miss
Pearl.
Starlette:
Sarà
bellissimo.
Quando
ho
lasciato
il
Missouri
e
sono
arrivata
qui
non
potevo
immaginare
che
avrei
trovato
un
uomo
come
Bill
e
ci
saremmo
innamorati.
Sembra
un
sogno.
Cuoco:
(a
parte,
a
mezza
bocca)
Noi
invece
lo
immaginavamo
tutti,
Miss.
Starlette:
Judith
Petrucci.
Suona
bene,
che
ne
dici?
9. 9
Cuoco:
Si,
Miss,
suona
bene.
Ma
non
dimenticate
che
di
Mrs.
Petrucci
ce
n’è
già
una.
Starlette:
(innervosita)
Ma
non
la
ama.
Non
l’ha
mai
amata,
me
l’ha
confessato
lui
stesso.
Non
perderò
l’amore
della
mia
vita
a
causa
di
una
donna
patetica
e
triste
come
Cecilia.
Non
lo
permetterò.
Mai!
Cuoco:
State
attenta
a
parlare
così,
Miss
Pearl.
Mrs.
Cecilia
ha
un
udito
sovrumano.
Starlette:
Non
m’importa.
Anzi,
spero
che
mi
senta,
(quasi
urlando)
io
amo
Bill!
Cuoco:
Miss
Pearl,
Miss
Pearl!
Per
favore.
Non
vorrete
mettermi
nei
guai?!
A
quella
donna
non
occorrono
motivi
per
prendersela
con
me,
figuriamoci
cosa
potrebbe
accadere
se
mi
trovasse
qui
con
voi
che
urlate
il
vostro
amore
per
suo
marito.
Starlette:
Oh,
Ricardo,
perdonami.
Non
vorrei
mai
ti
accadesse
qualcosa.
Cuoco:
Dovete
stare
attenta.
Mrs.
Cecilia
non
mi
sembra
una
donna
molto
incline
ad
ignorare
le
provocazioni,
quindi
se
non
volete
finire
nei
guai
sarebbe
meglio
per
voi
se
evitaste
di
fare
queste
affermazioni.
E
ricordate,
la
sua
è
una
famiglia
potente,
mentre
voi
qui,
a
parte
i
vostri
ammiratori
e
Mister
Petrucci,
non
avete
nessuno.
Starlette:
Ora
mi
sembra
tu
stia
esagerando,
Rico.
Cosa
potrebbe
mai
farmi?
Cuoco:
In
Danimarca,
da
dove
vengo
io,
le
donne
si
sfidano
tra
loro
in
mortali
duelli
al
coltello
per
conquistare
il
loro
uomo.
Starlette:
Ho
sempre
creduto
che
fossi
canadese.
Cuoco:
In
Canada
le
donne
sono
anche
peggio,
Miss,
credetemi!
Quando
sono
stato
canadese
ho
visto
una
donna
uccidere
la
propria
rivale
in
amore
con
un
salmone
appena
pescato.
Starlette:
Ma
è
orribile!
Cuoco:
Esatto,
Miss.
Io
non
sono
di
qui,
ma
so
che
una
donna
gelosa
è
capace
di
tutto,
anche
di
tagliare
la
gola
con
un
salmone
ancora
vivo!
Starlette:
Vedrai
che
non
mi
accadrà
nulla.
Non
siamo
in
uno
di
quei
tuoi
paesi
selvaggi,
questa
è
l’America!
Se
solo
Celia
provasse
a
torcermi
un
capello,
Bill
la
farebbe
subito
portare
via
dalla
polizia.
Cuoco:
Lo
spero
per
voi,
Miss.
Dico
davvero.
Ma
farete
meglio
a
mangiare,
prima
che
la
vostra
cena
si
freddi.
Starlette:
Sei
così
caro,
Ricardo.
Cosa
mi
hai
portato
di
buono
stasera?
Cuoco:
Gazpacho!
Una
zuppa
fredda.
La
ricetta
ce
la
tramandiamo
in
famiglia
dai
tempi
di
mia
nonna
Brunhilde.
Starlette:
Brunhilde?
Che
strano
nome.
Da
dove
veniva?
Cuoco:
Era
Senegalese.
Ma
del
basso
Senegal,
vicino
a
Madrid.
10. 10
Starlette:
Capisco.
Ti
ringrazio,
lascia
pure
lì
il
vassoio,
adesso
non
ho
fame.
Cuoco:
(posando
il
vassoio)
Com’è
che
dite
voi
qui?
Vespe
nello
stomaco?
Starlette:
(ridendo)
Farfalle,
Rico,
farfalle.
Ora
lasciami
sola,
devo
prepararmi
per
stasera.
Cuoco:
Certo,
Miss
Pearl.
E
come
si
dice
in
queste
situazioni,
rompetevi
la
testa.
(esce)
Starlette:
Una
gamba!
(ridacchia)
Che
uomo
strano.
(Si
sente
bussare
alla
porta,
dopodiché
entra
il
Buttafuori)
Buttafuori:
Pearl,
la
tua
scaletta
di
stasera
è
nello
studio.
Starlette:
Avresti
potuto
anche
portarmela.
Vabbé,
vorrà
dire
che
dopo
l’andrò
a
prendere.
Buttafuori:
Non
sono
il
tuo
galoppino,
vedi
di
mettertelo
in
testa.
Io
faccio
quello
che
mi
dice
Mister
Petrucci,
e
Mister
Petrucci
mi
ha
detto
di
dirti
che
la
tua
scaletta
per
stasera
è
nello
studio.
Starlette:
Non
ti
farebbe
male
cercare
di
essere
più
gentile
con
me,
lo
sai?!
Buttafuori:
Sono
già
abbastanza
gentile
a
non
dire
in
giro
che
tu
e
il
boss
fate
le
capriole
a
letto.
E
voi
peraltro
fate
di
tutto
per
rendere
questa
mia
riservatezza
totalmente
inutile.
(Si
china
per
raccogliere
un
calzino
da
uomo,
che
poi
mostra
alla
Starlette)
Un
bambino
col
viso
sporco
di
marmellata
riesce
ad
essere
più
discreto.
Starlette:
Cosa
intendi?
Buttafuori:
Mi
vuoi
veramente
far
credere
che
questo
calzino
è
tuo?
Non
so
perché,
ma
ti
facevo
più
tipo
da
calza
a
rete,
non
filo
di
scozia.
Starlette:
Potrebbe
essere
di
chiunque.
Potrebbe
essere
finito
qui
per
caso.
Buttafuori:
A
meno
che
tu
non
abbia
deciso
di
cambiare
mestiere,
e
intrattenga
i
tuoi
spasimanti
nel
tuo
camerino,
direi
che
non
c’è
molto
da
aggiungere.
Ricordati,
sarai
anche
il
giocattolino
del
capo,
ma
rimani
una
ragazzina
scappata
dalla
fattoria.
E
in
questa
città
fuori
dalla
porta
ci
trovi
i
lupi,
non
le
vacche.
Starlette:
(sull’orlo
delle
lacrime)
Io
non
sono
un
giocattolino,
lui
mi
ama,
me
lo
ha
detto.
Lascerà
Cecilia
e
sposerà
me,
me
l’ha
detto.
Buttafuori:
Certo,
certo.
Ed
io
vi
farò
da
testimone.
(esce)
Starlette:
(parlando
allo
specchio
e
asciugandosi
gli
occhi)
è
solo
uno
stupido
scimmione,
lui
ti
ama,
e
un
giorno
sarà
solo
tuo.
Buio
sul
palco,
entrano
le
quinte
mobili.
Il
Detective
ed
il
Buttafuori
guadagnano
il
proscenio,
che
si
illumina
lentamente.
11. 11
Intermezzo
B
Detective
e
Buttafuori
Detective:
Si,
direi
che
è
tutto
chiaro.
Lei
quindi,
signor
McGowan,
era
a
conoscenza
della
relazione
tra
Mr.
Petrucci
e
Miss
Guthrie?
Buttafuori:
Si,
ne
ero
a
conoscenza.
Detective:
E
tra
i
suoi
compiti
c’era
anche
reggere
il
gioco
dei
due
fedifraghi
con
la
moglie
del
Boss?
Buttafuori:
Non
era
sul
mio
mansionario,
se
è
questo
che
intende.
Se
invece
vuole
sapere
se
mi
facevo
gli
affari
miei,
la
risposta
è
si.
Ho
imparato
tanto
tempo
fa
che
chi
si
fa
i
fatti
suoi
campa
cent’anni,
senza
considerare
inoltre
che
non
mi
interessa
se
il
mio
capo
va
a
letto
con
sua
moglie,
con
questa
bambina
o
con
una
vecchia
sdentata.
Detective:
Ok,
ok.
(dà
un
sorso
dalla
fiaschetta)
Mi
dica
allora,
dopo
il
colloquio
avuto
con
Miss
Guthrie
nel
suo
camerino,
che
cosa
ha
fatto?
Buttafuori:
Sono
tornato
nella
lobby
all’ingresso,
per
controllare
che
tutto
fosse
a
posto
e
pronto
per
la
serata.
Quando
mi
sono
accorto
di
non
avere
la
lista
vip
aggiornata,
mi
sono
ricordato
che
Mrs.
Cecilia
mi
aveva
chiesto
di
passare
da
lei
nello
studio
perché
voleva
parlarmi.
Detective:
E
c’è
andato?
Buttafuori:
Certo
che
ci
sono
andato.
Detective:
E
cosa
vi
siete
detti?
Buttafuori:
Quando
sono
arrivato,
la
signora
era
seduta
alla
scrivania…
Si
apre
il
sipario,
escono
le
quinte
mobili,
cala
la
luce
sul
proscenio.
Il
Detective
esce.
Il
Buttafuori
esce
mentre
si
alza
la
luce
sul
set.
12. 12
Scena
3
Studio
In
scena
all’inizio
la
moglie,
seduta
alla
scrivania,
impegnata
a
compilare
un
registro.
Moglie:
(maneggiando
scartoffie)
Dove
ho
lasciato
la
fattura
del
tappezziere
per
il
nuovo
sipario?
Era
qui
un
momento
fa…
Trovata.
Ecco
qui.
(Scrive
sul
registro)
Da
qualche
parte
dovrei
avere
anche
la
fattura
dell’ultimo
ordine
di
whisky
dal
Canada.
Sono
proprio
curiosa
di
darci
un’occhiata
più
approfondita.
(si
sente
bussare
alla
porta)
Moglie:
(senza
alzare
gli
occhi
dalla
scrivania)
Si,
avanti.
Buttafuori:
(entrando)
Buonasera,
Mrs.
Petrucci.
Voleva
vedermi?
Moglie:
Oh,
Jimmy,
sei
tu.
Si,
entra.
Ti
ho
fatto
venire
qui
perché
dobbiamo
parlare
delle
liste
vip
dell’ultimo
mese.
Buttafuori:
Sono
spiacente,
Mrs.
Cecilia,
ma
non
credo
di
averle
conservate.
Ormai
conosco
tutti
gli
habitué
della
nostra
lista
vip,
e
se
ci
sono
modifiche
mi
vengono
comunicate
sempre
poco
prima
dell’apertura.
Moglie:
Non
mi
interessa
vedere
le
vecchie
liste,
il
mio
interesse
è
massimizzare
il
profitto
di
questo
club,
e
se
continuiamo
a
far
entrare
a
gratis
tutti
gli
amici
di
mio
marito
e
i
loro
nutritissimi
“entourage”
di
profitto
ne
resterà
ben
poco.
Buttafuori:
Non
so
cosa
farci,
Mrs.
Non
sono
io
a
scegliere
chi
entra
e
chi
no,
io
seguo
solo
la
lista.
Moglie:
Questo
lo
so
bene,
inutile
gorilla.
Ci
mancherebbe
che
mettessi
nelle
tue
mani
da
primate
la
selezione
della
clientela
del
Coco
Loco.
Ma
con
chi
mi
tocca
avere
a
che
fare?!
Sono
tutti
così
i
fedelissimi
e
fidatissimi
collaboratori
di
mio
marito,
a
volte
mi
pare
di
essere
l’unica
ad
avere
un
intelletto
umano…
Buttafuori:
Non
capisco
cosa
voglia
da
me,
Mrs.
Se
non
le
vanno
bene
le
persone
che
godono
dell’ingresso
vip
ne
parli
con
suo
marito,
è
lui
che
prepara
la
lista.
Moglie:
Oh,
lo
so
Jimmy,
stai
tranquillo
che
lo
so
che
questi
“vip”
sono
tutti
“grandi
amici”
di
Bill
(rimarcando
le
virgolette
con
le
mani).
Ma
visto
che
questi
grandi
amici
arrivano
e
non
pagano,
adesso
non
dovremo
più
farli
entrare,
è
chiaro?
Buttafuori:
Forse
è
il
caso
di
parlarne
con
Mr.
Petrucci
prima,
non
crede?
Moglie:
No,
non
credo
sia
il
caso
di
parlarne
con
mio
marito.
Credo
che
una
scelta
del
genere
spetti
solo
ed
unicamente
ad
una
persona,
cioè
il
titolare
del
club,
cioè
io.
Sono
stata
chiara?
Forse
è
grazie
a
mio
marito
che
hai
avuto
questo
lavoro,
ma
ricordati
chi
è
che
ti
paga
il
salario.
Buttafuori:
Certo,
Mrs.
Cecila.
13. 13
Moglie:
Devi
fare
quello
che
ti
dico
io,
ricordatelo.
Non
quello
che
dice
mio
marito,
o
quella
sciacquetta
da
due
soldi
che
ha
preso
sotto
la
sua
ala…
(alzandosi
in
preda
alla
rabbia)
Forse
voi
tutti
credete
che
sia
stupida,
ma
sappi
che,
se
dovessi
pensare
anche
solo
per
un
attimo
che
succede
qualcosa
dietro
le
mie
spalle,
e
tu
ne
sei
informato,
ti
faccio
ritornare
in
prigione
dall’oggi
al
domani.
Hai
capito?
Puoi
dire
addio
al
tuo
prezioso
lavoro
che
ti
tiene
fuori
di
galera,
e
iniziare
a
rispolverare
la
divisa
a
striscie.
Buttafuori:
(con
malcelata
indifferenza)
Certo,
Mrs.
Petrucci.
Certo.
Moglie:
Adesso
vedi
di
dimenticarti
della
lista
vip
di
mio
marito.
D’ora
in
poi
non
ci
sarà
nessuna
lista
vip,
a
meno
che
non
te
la
comunichi
io
personalmente.
Dovrò
anche
capire
che
mansioni
affidarti,
visto
che
all’ingresso
non
servirai
più;
non
continuerò
a
pagarti
uno
stipendio
per
andare
a
ritirare
il
bucato
di
mio
marito
in
lavanderia.
A
proposito,
ti
sei
scordato
la
ricevuta
per
ritirare
il
suo
vestito
gessato.
(sventolando
un
foglietto
all’indirizzo
del
Buttafuori)
Buttafuori:
Non
ce
n’è
bisogno
signora,
ormai
gli
addetti
alla
lavanderia
sanno
benissimo
riconoscere
i
capi
di
Mr.
Petrucci.
Moglie:
Ci
credo.
Ha
speso
una
fortuna
per
far
siglare
con
le
sue
iniziali
ogni
singolo
capo
di
vestiario
del
suo
guardaroba,
persino
i
calzini.
A
proposito,
mi
servono
le
ricevute
della
lavanderia
di
questo
mese,
sto
aggiornando
il
registro
contabile.
Buttafuori:
Si,
Mrs.
Celia.
Gliele
faccio
avere
appena
possibile.
Moglie:
Sarà
il
caso.
Qui
sono
l’unica
a
preoccuparsi
dei
soldi.
Mio
marito
è
troppo
impegnato
a
spenderli
per
far
contenti
i
suoi
“grandi
amici”
e
quella
sciocca
bambolina,
e
intanto
non
si
accorge
che
negli
ultimi
mesi
gli
incassi
sono
stati
più
bassi
del
previsto,
e
non
ne
riesco
a
capirne
il
motivo.
Tra
te
e
i
tuoi
colleghi
dubito
ci
sia
qualcuno
che
capisca
o
anche
solo
si
preoccupi
della
contabilità.
Buttafuori:
Penso
abbia
ragione,
signora.
Moglie:
Puoi
dirlo
forte!
Ma
qualcuno
mi
ascolta
secondo
te?
No,
nessuno,
tantomeno
mio
marito.
Sono
stufa.
È
come
parlare
al
muro,
con
lui
troppo
concentrato
a
sbavare
su
questa
Pearl.
Un
bel
faccino,
un
vestito
volgare,
e
come
tutti
gli
uomini
non
capisce
più
nulla.
E
tu…
tu…
a
te
succede
quando
guardi
le
femmine
di
Orango
allo
zoo,
non
è
vero?
Buttafuori:
(con
malcelata
indifferenza)
Certo,
Mrs.
Come
dite
voi,
Mrs.
Moglie:
E
oltre
a
questo
gli
incassi
del
bar
che
calano,
per
quanto
ci
costi
quasi
il
doppio
di
quanto
spendessimo
anche
solo
un
anno
fa.
Questo
locale
è
una
trappola
mangiasoldi,
te
lo
dico
io.
Ma
io
vi
rimando
tutti
a
casa,
dal
primo
all’ultimo.
Non
finirò
sul
lastrico
perché
mio
marito
vi
permette
di
fare
quello
che
vi
pare
sul
posto
di
lavoro.
Buttafuori:
(con
malcelata
indifferenza)
Certo,
Mrs.
Certo.
Moglie:
Adesso
vattene,
ho
finito
con
te.
(congeda
il
Buttafuori
con
un
gesto
della
mano)
Buttafuori:
Si,
Mrs.
Petrucci.
14. 14
Moglie:
Sarà
il
caso
che
trovi
mio
marito
e
gli
faccia
presente
che
i
suoi
amici
vip
non
sono
più
nella
lista
vip.
O
meglio,
che
la
lista
vip
non
esiste
più.
(sta
uscendo
col
Buttafuori,
quando
incrociano
il
Barman
che
sta
entrando)
Moglie:
Tu
cosa
ci
fai
qui?
Barman:
Ho
finito
i
moduli
per
gli
ordini
internazionali,
devo
ordinare
il
sakè
e
la
schnapps
alla
mela
verde.
Moglie:
Uhm…
d’accordo.
Ma
fai
in
fretta.
(esce
insieme
al
buttafuori)
Barman:
Certamente,
Mrs.
Cecilia.
(arrivato
alla
scrivania
inizia
a
guardarsi
intorno
cercando
dei
documenti)
Vediamo
un
po’,
dove
li
avranno
ficcati?
Di
solito
li
lasciano
in
bella
vista.
(scartabella
tra
le
scartoffie
ai
lati
della
scrivania)
E
questo
cos’è?!
Il
registro
contabile
del
Coco
Loco.
(prende
il
registro
e
legge
qualche
riga)
Uhm…
i
corrispettivi
degli
ordini
del
bar
degli
ultimi
5
mesi
sono
segnati
in
rosso.
(con
apprensione
crescente)
Questo
non
va
bene.
Non
va
bene
per
niente.
(esce
in
evidente
stato
di
agitazione)
Buio
sul
palco,
entrano
le
quinte
mobili.
Il
Detective
ed
il
Buttafuori
guadagnano
il
proscenio,
che
si
illumina
lentamente.
15. 15
Intermezzo
C
Detective
e
Buttafuori
Detective:
Interessante.
Quindi
anche
Mr.
Young
ha
parlato
con
Mrs.
Petrucci
quel
giorno.
Buttafuori:
Non
so
se
ci
siano
state
altre
occasioni,
ma
in
quel
caso
si,
anche
se
la
signora
non
era
particolarmente
in
vena
di
chiacchierare,
e
Mickey
ha
fatto
bene
a
levarsi
di
torno
alla
svelta.
Detective:
E
mi
dica,
Mr.
McGowan,
ricorda
per
caso
dove
Mrs.
Petrucci
ripose
il
registro
contabile
dopo
il
suo
colloquio
con
lei?
Buttafuori:
Non
ricordo
chiaramente,
ma
mi
pare
che
non
lo
abbia
riposto
affatto.
Detective:
Quindi
è
corretto
secondo
lei
affermare
che
chiunque
fosse
entrato
nello
studio
da
quel
momento
in
poi
l’avrebbe
potuto
vedere
e
consultare?
Buttafuori:
Si,
direi
di
si.
Detective:
Mi
conferma
che
il
libro
in
oggetto
è
questo?
(Viene
proiettata
l’immagine
del
libro
contabile)
Buttafuori:
Sembra
lo
stesso.
Detective:
Benissimo.
Ho
avuto
occasione
di
sfogliarlo
con
calma,
e
quanto
ho
letto
conferma
il
dato
negativo
degli
incassi
del
bar
negli
ultimi
5
mesi,
così
come
lei
mi
ha
riportato.
Ma
mi
domando:
perché
parlarne
con
lei?
Forse
Mrs.
Petrucci
nutriva
dei
dubbi
sul
suo
operato?
Dopotutto
lei
è
uno
storico
affiliato
di
Mr.
Petrucci,
e
forse
questo
sospetto
della
signora
non
era
più
solo
un
sospetto.
Il
Buttafuori
non
dà
segni
di
reazione,
rimanendo
impassibile.
Detective:
(cercando
di
metterlo
alle
strette)
Forse
la
signora
sospettava
che
il
marito
impiegasse
i
soldi
del
bar
nei
suoi
piccoli
traffici,
ed
è
venuta
da
te
per
convincerti
a
cantare,
non
è
così?
(con
fare
minaccioso
si
fa
sotto
al
Buttafuori,
che
ancora
rimane
impassibile)
Jimmy,
lo
sai
che
mi
basta
solo
il
sospetto
che
tu
sia
coinvolto
in
qualcosa
per
farti
tornare
al
fresco,
quindi
ti
conviene
dire
quello
che
sai.
Buttafuori:
(con
un
accennato
sorriso)
Non
ho
nient’altro
da
dirle.
Detective:
Jimmy,
lo
sai
che
collaborare
può
solo
esserti
d’aiuto.
Non
vorrei
dover
chiamare
il
tuo
garante
per
la
libertà
condizionale
e
dire
che
col
tuo
silenzio
stai
intralciando
un’indagine
in
corso.
Buttafuori:
(con
aria
indifferente)
Chiami
pure,
già
che
c’è
me
lo
saluti.
Buio.
Sipario.
Fine
I
Atto
16. 16
Scena
4
Sala
In
scena
all’inizio
il
Boss,
al
telefono
dietro
al
bancone,
e
la
Starlette,
appoggiata
al
bancone.
Boss:
(parlando
in
maniera
concitata
al
telefono)
…
ti
dico
di
no,
non
c'è
verso
di
recuperare
la
spedizione.
No,
gli
sbirri
hanno
intercettato
il
carico
appena
dopo
il
confine
della
contea,
adesso
tutta
la
roba
è
a
prendere
polvere
nel
magazzino
del
dipartimento.
Eh,
la
prossima
partita
non
sarà
pronta
per
la
spedizione
prima
di
altre
3
settimane,
quindi
per
ora
dovremo
arrangiarci
con
quel
che
ci
è
rimasto.
(pausa
d'ascolto)
Lo
spero
anche
io,
ma
non
sono
sicuro
che
basti
per
coprire
la
perdita.
Dovremo
alzare
un
po'
il
prezzo
al
dettaglio
e
tagliarci
un
po'
la
percentuale,
ma
meglio
così
che
dovere
un
favore
al
Cartello.
(pausa
d'ascolto)
No,
non
posso
chiederli
a
Celia,
sai
che
non
la
voglio
coinvolgere
direttamente
in
questi
affari,
e
poi
come
ti
ho
detto,
non
ce
n'è
bisogno.
(ascolta
la
voce
all'altro
capo
mentre
cerca
di
tenere
buona
la
Starlette
che
continua
a
fargli
moine)
Non
dirlo
a
me,
hanno
pure
beccato
mio
cugino
Johnny,
spero
solo
che
quel
maledetto
idiota
tenga
la
lingua
a
freno,
oppure,
per
fargli
chiudere
un
occhio,
la
nostra
percentuale
andrà
dritta
dritta
nelle
casse
del
dipartimento.
Si,
credo
anche
io
che
c'entri
questo
Pollicino.
Sta
facendo
fare
un
figurone
polizia,
a
forza
di
cantare.
Questa
è
la
terza
spedizione
che
viene
intercettata
negli
ultimi
2
mesi,
e
pure
la
banda
di
Coral
Bay
ci
ha
rimesso
un
grosso
carico
di
ferri
che
arrivava
dalla
Russia.
Deve
solo
sperare
di
non
lasciare
le
sue
briciole
dove
qualcuno
dei
nostri
le
possa
trovare,
altrimenti
lo
mandiamo
a
fare
compagnia
ai
pesci.
(vedendo
entrare
il
Barman)
Ti
devo
salutare
adesso,
ci
sentiamo
più
tardi.
Ciao
Erwin,
ciao.
Barman:
(salutando
il
Boss
e
la
Starlette)
Buonasera
capo.
Pearl.
Starlette:
(senza
smettere
di
fare
le
moine
al
Boss)
Ciao
Mickey.
Boss:
Ciao
Mickey.
(cercando
di
scrollarsi
di
dosso
la
Starlette)
E
stai
buona
un
attimo!
Starlette:
(sedendosi
al
bancone)
Come
sei
noioso,
di
solito
quando
ti
provoco
reagisci,
ma
non
sei
così
sgarbato.
Mickey,
forse
Bill
si
vergogna
di
essere
visto
da
te.
Barman:
Me
ne
vado
subito
allora,
così
vi
lascio
soli.
(con
fare
ammiccante)
Se
non
ci
sono,
non
posso
sapere
cosa
fate.
Starlette:
Si!
Sarebbe
un'ottima
idea!
(facendosi
vicina
al
Boss)
Cosa
ne
dici,
Bill?
Lo
mandiamo
via
questo
simpatico
barista?
Boss:
No,
bambolina.
È
vero
che
di
solito
basta
un
assaggio
del
tuo
zucchero
per
mandarmi
in
sollucchero,
ma
questa
volta
devo
parlare
a
quattrocchi
con
questo
simpatico
barista.
(La
Starlette
si
fa
da
parte
e
si
siede
al
bancone)
Barman:
(con
fare
indifferente)
Certo
capo,
dimmi
tutto.
Cosa
posso
fare
per
te?
Boss:
Voglio
rivedere
un
attimo
con
te
i
conti
del
bar.
Barman:
(con
appena
accennata
preoccupazione)
Come
mai?
Ci
sono
irregolarità?
Sai
che
non
mi
occupo
io
di
pagamenti
e
fatture.
Io
compilo
solo
gli
ordini.
17. 17
Boss:
Si,
Mickey,
lo
so.
Sarei
pazzo
ad
affidare
ad
un
barista
la
mia
gallina
dalle
uova
d'oro.
Barman:
Già
Capo,
hai
proprio
ragione.
Nemmeno
io
affiderei
a
me
stesso
la
mia
gallina
dalle
uova
d'oro.
Boss:
(ride)
Sei
simpatico.
Vedi,
è
per
questo
che
ti
ho
assunto.
Essere
simpatico
con
i
clienti
e
farli
bere,
così
io
guadagno
e
sei
simpatico
anche
a
me.
Barman:
Ed
è
quello
che
faccio,
Boss.
Boss:
Ne
sono
sicuro,
ma
i
conti
dicono
il
contrario.
Qui
vedo
che
nell'ultimo
mese
abbiamo
comprato
20
casse
di
bourbon
canadese
e
in
magazzino
ne
rimangono
meno
di
5...
Barman:
(interrompendolo)
Eh
si,
capo,
il
bourbon
è
andato
molto
nell'ultimo
mese.
Boss:
(aggredendolo
verbalmente)
Non
interrompermi.
Sai
che
odio
quando
la
gente
mi
interrompe...
Barman:
(interrompendolo
nuovamente,
con
angoscia
crescente)
Hai
ragione,
capo.
Ti
chiedo
scusa,
capo.
Boss:
(urlando
all'indirizzo
del
Barman)
Taci!
Se
non
ti
chiedo
di
parlare,
tu
devi
tacere,
chiaro?
Oppure
devo
dire
a
Jimmy
di
aprirti
le
orecchie
a
suon
di
cazzotti?
Barman:
(sempre
più
preoccupato)
No,
capo.
Non
servirà
l'intervento
di
Jimmy.
È
tutto
chiarissimo.
Boss:
Mi
fa
piacere.
Ora,
se
hai
finito
di
interrompermi,
vorrei
proprio
sapere
da
te
come
mai
spendo
un
sacco
di
soldi
per
farmi
arrivare
del
costosissimo
bourbon
dal
Canada,
che
posso
vendere
a
peso
d'oro,
e
poi
alla
fine
del
mese
mi
ritrovo
con
la
metà
dei
soldi
che
dovrebbero
esserci.
Questa
cosa
a
me
non
fa
piacere,
e
lo
sai
che,
quando
una
cosa
non
mi
fa
piacere,
trovo
il
modo
di
toglierla
di
mezzo.
Barman:
(facendo
il
finto
tonto)
Puoi
credermi
capo,
non
so
risponderti.
Io
sto
sempre
molto
attento
a
far
pagare
tutti,
tranne
le
persone
che
mi
dici
tu.
Boss:
Sarà
meglio
che
trovi
una
risposta
allora,
perché
l'unica
altra
spiegazione
che
riesco
a
trovare
è
che
il
bourbon
se
lo
siano
bevuto
i
topi
del
magazzino.
Barman:
(in
tono
concitato
alla
ricerca
di
scuse)
Forse
c'è
stato
un
errore
nella
bolla
di
consegna
dell'ordine.
Forse
hanno
scritto
venti,
ma
in
realtà
erano
solo
due.
Si,
probabilmente
è
il
distributore
che
cerca
di
fregarci.
Boss:
Adam
non
ci
fregherebbe
mai.
Lo
conosco
da
quando
eravamo
bambini,
i
nostri
padri
hanno
fatto
affari
insieme.
Barman:
No,
Boss,
forse
ho
capito.
Forse
Ricardo
la
sta
usando
come
sua
cantina
personale
e
durante
il
servizio
va
in
magazzino
e
si
attacca
alla
bottiglia.
Ha
un
rapporto
complicato
con
l'alcol,
lo
sai.
18. 18
Boss:
Conosco
benissimo
il
problema
con
l'alcol
di
Rico,
e
detraggo
dal
suo
stipendio
quei
4,
5
bicchieri
che
si
beve
ogni
sera
prima
e
durante
il
servizio.
Dubito
che
sia
mai
abbastanza
sobrio
da
fare
le
scale
che
portano
in
magazzino
senza
rompersi
l'osso
del
collo.
Barman:
Già,
vero...
Boss:
Cosa
stai
combinando
con
il
mio
bourbon,
Mickey?
Barman:
Ma...
(con
l'aria
di
aver
esaurito
le
scuse)
vuoi
vedere
che...
mi
sembra
strano
ma
può
essere...
Boss:
Cosa?
Barman:
Sto
provando
a
lanciare
un
nuovo
cocktail,
una
mia
invenzione,
e
tra
gli
ingredienti
principali
c'è
proprio
il
bourbon
canadese.
Boss:
E
allora?
Barman:
Beh,
capo,
lo
sai
meglio
di
me,
se
vuoi
creare
la
domanda,
prima
devi
far
capire
che
c'è
un'offerta,
magari
proponendo
assaggi
gratuiti...
Boss:
Continua.
Barman:
Deve
essere
per
forza
quello
capo,
credimi.
L'ho
chiamato
“Biancaneve”.
Chiedi
ai
clienti,
ne
vanno
matti.
Praticamente
riempi
un
tumbler
di
ghiaccio,
poi
nello
shaker
versi
2
once
di
bourbon
canadese...
Boss:
(interrompendolo)
Si
si,
ho
capito.
Lascia
i
discorsi
tecnici
a
qualcuno
che
li
capisca.
Bene.
E
quindi
posso
contare
che
i
soldi
che
non
ho
incassato
in
quest'ultimo
mese
mi
rientrino
il
mese
prossimo?
Barman:
(con
evidente
sollievo)
Rientrare?!
No
no,
capo.
Raddoppieranno.
Il
Biancaneve
sarà
la
tua
nuova
gallina
dalle
uova
d'oro,
vedrai.
Tutta
la
crème
della
città
vorrà
venire
al
Coco
Loco
per
gustare
il
Biancaneve,
nel
club
più
elegante
ed
esclusivo
della
città.
Boss:
(con
palese
allegria)
Raddoppiati
dici?
Bene,
bene.
Magnifico!
Dobbiamo
festeggiare
allora.
Barman:
Certo
capo!
Cosa
ti
preparo?
Starlette:
(passando
dietro
al
bancone)
Tieni
giù
le
mani
dallo
shaker,
Mickey,
prima
che
tu
me
lo
faccia
ubriacare.
Festeggiare
è
la
mia
specialità.
(con
fare
ammiccante
inizia
ad
allentare
la
cravatta
del
boss,
spogliandolo
lentamente)
Boss:
Si,
Mickey,
lascia
perdere.
Non
avevi
da
fare
in
magazzino,
o
nel
retro?
Barman:
Si
signore,
vado
subito
(esce
di
fretta)
19. 19
Boss:
Bene.
E
adesso
facciamo
festa
(si
abbassa
al
di
sotto
del
bancone,
si
sente
la
Starlette
ridacchiare)
Buio
sul
palco,
entrano
le
quinte
mobili.
Il
Detective
ed
il
Barman
guadagnano
il
proscenio,
che
si
illumina
lentamente.
20. 20
Intermezzo
D
Detective
e
Barman
Detective:
Quindi,
Mr.
Young,
mi
corregga
se
sbaglio,
Mr.
Petrucci
e
Miss
Guthrie
avevano
rapporti
anche
all’interno
del
locale,
durante
l’orario
di
lavoro?
Barman:
Si,
tra
noi
dello
staff
tutti
si
sapeva
della
tresca.
Detective:
Anche
Mrs.
Petrucci
ne
era
a
conoscenza,
che
lei
sappia?
Barman:
Non
ci
giurerei.
Non
che
fosse
stupida,
per
carità,
ma
il
suo
interesse
sulle
faccende
del
club
era
esclusivamente
di
natura
economica.
Mio
padre
diceva
sempre
che
in
una
famiglia
sono
gli
uomini
a
portare
a
casa
i
soldi
che
poi
le
donne
decidono
come
spendere,
ma
Mr.
e
Mrs.
Petrucci
sembravano
l’eccezione
che
conferma
la
regola.
Infatti
una
buona
quantità
dei
guadagni
del
locale
andava
impiegata
da
Mr.
Petrucci
in
investimenti
di
varia
natura:
vestiti
e
gioielli
per
Pearl,
perché
(imitando
il
Boss)
“la
cantante
del
Coco
Loco
deve
far
scomparire
le
sciacquette
che
strillano
sugli
altri
palchi”,
cene
in
ristoranti
eleganti
“perché
un’artista
di
talento
va
viziata
perché
rimanga
tale”,
l’iscrizione
al
Oak
Hill
Country
Club
per
sé
e
per
la
nostra
diva,
perché
“perché
no?”.
Ecco,
si
può
dire
che
forse
Bill
si
era
lasciato
un
po’
prendere
la
mano
nell’ultimo
periodo,
e
questo
sicuramente
non
ha
contribuito
a
mantenere
segreta
la
loro”liaison
erotique”.
Si
apre
il
sipario,
escono
le
quinte
mobili,
cala
la
luce
sul
proscenio.
Il
Detective
esce.
Il
Barman
esce
mentre
si
alza
la
luce
sul
set.
21. 21
Scena
5
Studio
In
scena
all’inizio
il
Boss,
seduto
alla
scrivania,
impegnato
a
sfogliare
e
leggere
documenti.
Boss:
(sfogliando
e
riponendo
vari
incartamenti)
…
e
questo
può
andare
in
archivio.
Poi,
che
cosa
è
rimasto?
Oh,
si,
ecco.
(leggendo
con
tono
volutamente
canzonatorio)
“Accordo
di
Divorzio”.
Certo
che
non
ha
aspettato
che
fossi
d’accordo
per
intentare
le
pratiche.
Ma
vedremo
chi
la
spunta.
Intanto
prima
di
averli
indietro,
voglio
farti
sudare
un
po’,
mia
cara
Celia,
così
magari
potremo
rivedere
un
paio
di
clausole
sull’assegnazione
dei
nostri
beni.
(stringendo
i
documenti
del
divorzio
come
se
stesse
strozzando
qualcuno)
Stronza
maledetta!
Se
pensi
di
portarmi
via
il
mio
club
hai
sbagliato
di
grosso,
sarò
io
a
portartelo
via,
e
così
non
avrò
più
il
tuo
sguardo
addosso,
grondante
fastidio
e
disapprovazione.
(con
rabbia)
Vedrai
se
non
lo
farò.
(sbatte
violentemente
i
documenti
sulla
scrivania,
continuando
a
lanciare
insulti
mentre
a
fondo
scena
si
vede
entrare
con
molta
circospezione
il
Cuoco
montando
qualcosa
in
una
terrina)
Cuoco:
Hola,
capo.
È
permesso?
Il
Boss
continua
a
sacramentare
all’indirizzo
della
moglie,
fino
a
che
prende
la
sedia
e
fa
per
lanciarla
in
direzione
del
Cuoco.
Cuoco:
Tranquilo,
jefe,
relajate.
No
me
mate,
soy
Ricardo.
Boss:
Dannazione,
Rico!
Lo
sai
che
non
mi
devi
arrivare
alle
spalle,
sennò
potrebbe
succedere
qualsiasi
cosa!
Cuoco:
Desculpe,
capo.
Non
volevo
prenderla
di
sorpresa.
Passavo
di
qua
e
ho
sentito
urlare.
Boss:
Passavi
di
qua,
eh?!
Montando
la
crema
olandese?!
Tu
mi
stavi
spiando!
Maledetto
topo
di
fogna!
Sei
tu
Pollicino,
ti
ho
trovato!
Cuoco:
(in
tono
patetico)
Señor
no,
señor!
Rico
non
spia
nessuno,
Rico
si
preoccupa
di
lavorare
e
far
mangiare
bene
il
signor
Petrucci
e
tutti
i
suoi
ospiti.
Por
favor,
non
inizi
anche
lei
a
prendersela
con
me,
già
sua
moglie
si
diverte
a
rendermi
il
lavoro
un
inferno,
se
poi
anche
lei…
Boss:
(interrompendolo,
ma
iniziando
a
calmarsi)
Lascia
perdere,
tu
sei
fortunato,
non
l’hai
sposata.
Io
ci
lavoro
e
me
la
ritrovo
nel
letto
ogni
notte.
La
mia
vita
è
un
inferno,
mica
la
tua!
Cuoco:
Si
capo,
ha
ragione.
Però
il
povero
Rico
non
merita
di
essere
sempre
trattato
come
un
cane
di
strada,
invece
la
sua
signora
non
fa
altro
che
cercare
scuse
per
accusarmi
ed
offendermi.
Boss:
Hai
ragione
Rico,
è
una
stronza.
Non
so
cosa
mi
è
preso
quando
le
ho
chiesto
di
sposarmi.
Certo,
bella
è
bella,
ma
per
uno
come
me
ci
vuole
una
puledra
selvaggia,
e
invece
mi
sono
ritrovato
in
moglie
ad
un’oca
inacidita.
Cuoco:
Se
lo
dite
voi,
senor.
Rimane
il
fatto
che
io
non
posso
più
lavorare
così,
non
so
più
come
fare.
O
lei
riesce
a
dire
a
Mrs
Cecilia
che
deve
smettere
di
prendersela
inutilmente
con
me,
oppure
non
so
cosa
potrebbe
succedere.
22. 22
Boss:
Ho
capito,
Rico,
ma
non
permetterti
di
minacciare
mia
moglie.
Cuoco:
Io
non
sto
minacciando
nessuno,
signore.
Però
da
dove
vengo
io
le
donne
che
parlano
troppo
si
trovano
con
un
fico
d’india
legato
stretto
in
mezzo
alle
ginocchia,
e
poi
devono
correre
la
mezza
maratona
mentre
un
gallo
inferocito
le
becca
sulle
nalgas…
com’è
che
le
chiamate
voi?
Ah,
si,
le
chiappe.
Boss:
Non
sono
ancora
sicuro
di
aver
capito
da
dove
vieni
tu.
Cuoco:
(senza
ascoltare
minimamente
il
Boss)
Si,
esatto.
Per
le
mogli
irrispettose
poi
è
ancora
peggio.
Se
la
sua
donna
non
lo
tratta
con
rispetto,
il
marito
la
porta
alla
residenza
del
vescovo,
dove
la
sposa
indisciplinata
passa
una
notte
intera
a
pregare
insieme
al
vescovo
la
vergine
per
trovare
la
saggezza.
Succedeva
spesso,
al
mio
villaggio,
di
sentire
le
mogli
dei
paesani
gridare
in
preda
all’estasi
mistica
“Ay,
Dios
mio!”
“Madre
de
Dios!”
per
tutta
la
notte.
E
gli
effetti
erano
evidenti,
uscivano
tutte
più
serene
e
sorridenti,
ed
il
vescovo
faceva
tornare
le
più
difficili
per
pregare
ancora.
Poi
una
volta
è
capitato
che
il
vescovo
fosse
preso
e
impiccato
durante
una
sommossa
popolare,
chissà
come
mai…
Boss:
Quando
te
ne
esci
con
i
racconti
del
tuo
paese,
Ricardo,
capisco
molte
cose
su
di
te.
Cuoco:
Mi
fa
piacere,
capo.
Comunque
mi
ero
solo
preoccupato
per
il
trambusto,
non
volevo
origliare
e
infatti
non
ho
sentito
che
chiamava
sua
moglie
“Stronza
maledetta!”.
Boss:
In
effetti
ero
un
po’
agitato,
ma
meglio
se
non
hai
sentito
nulla.
(con
ritrovato
buonumore)
E
dimmi,
come
siamo
messi
per
il
servizio
di
stasera?
Pronti,
carichi?
Dimmi
che
hai
preparato
le
tue
spettacolari
linguine
con
i
capperi.
Cuoco:
Certo,
boss.
I
capperi
sono
arrivati
oggi
da
un
mio
amico
che
li
coltiva
in
Danimarca.
Sono
eccezionali,
dico
davvero!
Boss:
Perfetto!
Preparamene
una
porzione
abbondante,
che
devo
recuperare
un
po’
le
forze,
arrabbiarmi
mi
sfianca.
Si
sente
bussare,
e
prima
ancora
di
ricevere
risposta
entra
il
Buttafuori.
Buttafuori:
Capo,
la
lista
vip
per
stasera?
Boss:
Si,
Jimmy,
è
vero.
Aspetta,
l’ho
messa
qui
da
qualche
parte.
(rovista
tra
le
carte
sulla
scrivania,
mentre
il
cuoco
fa
il
figo
col
buttafuori
mostrando
il
bicipite
con
cui
monta
la
salsa
olandese)
Cuoco:
Ti
piacerebbe
un
bicipite
così,
eh?
Solo
noi
cuochi
possiamo
averlo,
è
un
lavoro
duro
in
un
mondo
durissimo.
Una
cucina
è
come
una
prigione,
e
l’arte
culinaria
è
il
tuo
carceriere.
Buttafuori:
Si,
certo.
Proprio
la
stessa
cosa,
ne
sono
convinto.
Boss:
(passando
un
foglio
al
buttafuori)
Ecco
qui,
Jimmy.
Ora
scendi
e
vedi
che
sia
tutto
in
ordine
nella
lobby,
che
manca
poco
all’apertura.
Buttafuori:
Si
capo,
come
vuoi.
(esce
mentre
il
cuoco
continua
a
fare
il
figo
col
bicipite)
23. 23
Cuoco:
A
me
i
tipi
così
tranquilli
mi
irritano.
Non
sai
mai
cosa
aspettarti
da
uno
così.
Boss:
Tranquillo?!
Jimmy?!
(scoppia
a
ridere)
Se
lui
è
tranquillo,
tu
sei
cinese.
Cuoco:
A
dire
il
vero
mio
nonno
Mohammed
era
cinese,
Boss:
Vuoi
dirmi
che
non
sai
di
Jimmy?
Cuoco:
Cosa?
Boss:
Il
nostro
buttafuori
si
è
fatto
5
anni
al
fresco,
con
il
sole
a
righe
come
unica
vista
all’esterno.
Cuoco:
Dite
sul
serio?
Boss:
Certo
che
si.
Diciamo
che
c’è
stato
un
incidente
di
percorso
e
il
povero
Jimmy
si
è
dovuto
prendere
tutta
la
squadra
sulle
spalle.
Però
conoscendolo
in
prigione
non
deve
essergli
andata
così
male.
Uno
con
pugni
come
i
suoi
non
deve
aver
avuto
troppi
problemi
a
farsi
rispettare
nel
cortile.
Adesso
è
fuori
con
la
condizionale,
e
quindi
io
gli
ho
dato
una
mano.
Cuoco:
Siete
molto
gentile,
capo.
Boss:
Hai
ragione,
Rico.
Sono
davvero
gentile.
Eppure
ci
sono
persone
che
provano
ad
approfittare
della
mia
gentilezza
per
danneggiarmi.
Cuoco:
Ma
non
dovete
lasciare
che
questa
cosa
vi
turbi,
capo.
Ora
venite
con
me,
è
ora
che
vi
serva
la
cena.
Linguine
coi
capperi,
una
vera
prelibatezza.
Boss:
(quasi
frignante)
Si,
voglio
le
linguine
coi
capperi.
(escono
entrambi)
(Fuori
campo
si
sentono
le
voci
della
Starlette
e
del
Boss:
Starlette:
Bill,
stavo
giusto
venendo
da
te,
Jimmy
ha
detto
che
la
mia
scaletta
di
stasera
è
nel
tuo
studio.
Boss:
Si,
Pearl.
È
sulla
scrivania.
Vai
e
prendila,
io
devo
andare
a
mangiare,
che
tra
poco
apriamo.)
Entra
la
Starlette,
si
dirige
alla
scrivania
e
comincia
a
scartabellare
velocemente
tra
i
fogli.
Dopo
aver
visto
i
documenti
del
divorzio
sorride
entusiasta,
quasi
incapace
di
trattenere
la
gioia
(Fuoricampo
si
sente
la
voce
del
buttafuori:
Buttafuori:
Pearl
sul
palco
per
le
prove.
Pearl
sul
palco.)
La
Starlette
trova
finalmente
il
foglio
con
la
scaletta
ed
esce
quasi
di
corsa.
Buio
sul
palco,
entrano
le
quinte
mobili.
Il
Detective
e
la
Starlette
guadagnano
il
proscenio,
che
si
illumina
lentamente.
24. 24
Intermezzo
E
Detective
e
Boss
Detective:
Quindi
mi
sta
dicendo
che
Mr.
Santamarìa
è
venuto
da
lei
a
chiedere
di
intercedere
con
sua
moglie
perché
smettesse
di
prendersela
con
lui?
Boss:
Si,
esattamente.
È
saggezza
popolare:
le
mogli
hanno
due
grandi
talenti:
fare
l’opposto
di
quanto
dice
il
marito
e
spendere
tutti
i
suoi
soldi;
sono
sicuro
che
mi
capisce
molto
bene…
(dando
di
gomito
al
Detective)
Detective:
Non
si
prenda
troppe
confidenze,
Mr.
Petrucci,
e
si
ricordi
che
stiamo
parlando
della
sua
defunta
moglie,
non
mi
sembra
proprio
il
caso
di
fare
battute
del
genere.
Boss:
(ricomponendosi)
Ma
certo,
certo.
Non
vorrei
sembrasse
che
non
sono
addolorato
per
la
perdita
della
mia
cara
Celia,
per
quanto
il
nostro
matrimonio
fosse
in
crisi.
Detective:
(interrompendolo)
Direi
ben
più
che
in
crisi,
non
è
forse
la
sua
firma
questa?
(viene
proiettata
l’immagine
dell’accordo
di
divorzio)
Boss:
(a
mezza
bocca)
Si,
è
la
mia
firma.
Detective:
Un
accordo
di
divorzio,
firmato
da
entrambi
i
coniugi,
in
cui
è
indicata
con
precisione
la
spartizione
dei
beni
familiari.
Ha
letto
cosa
c’è
scritto
su
questi
fogli,
Mr.
Petrucci?
Boss:
(infastidito)
Li
ho
fatti
leggere
al
mio
avvocato,
poi,
una
volta
avuta
la
sua
autorizzazione,
li
ho
firmati.
Detective:
Interessante.
E
il
suo
avvocato
è
persona
a
lei
fidata?
Boss:
Certo,
che
domande…
Detective:
Me
ne
compiaccio,
però
forse
farebbe
meglio
a
rivolgersi
ad
un
altro
legale.
Da
questi
documenti
risulta
che
il
locale
sarebbe
rimasto
interamente
nelle
mani
di
sua
moglie,
Cecilia
Elliott.
Questo
non
gliel’ha
detto
il
suo
avvocato?
Boss:
Si,
me
ne
aveva
parlato,
ma
sa,
la
mia
famiglia
viene
dall’Italia.
Detective:
E
quindi?
Boss:
Lo
sa
lei
cosa
fanno
le
persone
ancora
oggi
nei
mercati
dell’Italia
e
di
tutto
il
Mediterraneo?
Detective:
No,
me
lo
dica
lei.
Cosa
fanno?
Boss:
Contrattano,
negoziano,
trovano
compromessi,
in
modo
che
tutti
abbiano
quello
che
vogliono…
Si
apre
il
sipario,
escono
le
quinte
mobili,
cala
la
luce
sul
proscenio.
Il
Detective
esce.
Il
Boss
va
a
prendere
posto
sul
set
mentre
le
luci
si
alzano.
25. 25
Scena
6
Sala
In
scena
all’inizio
il
Boss
e
la
Moglie,
seduti
al
tavolo
che
attendono
di
cenare.
Boss:
…
ah,
si,
e
ho
ricontrollato
con
Mickey
le
cifre
del
bar.
È
tutto
a
posto,
me
ne
sono
assicurato
personalmente.
Moglie:
(ironica)
Allora
posso
dormire
sonni
tranquilli,
dopo
queste
rassicurazioni.
Bill,
le
persone
mentono,
anche
a
te.
Anzi,
soprattutto
a
te.
Boss:
Non
sai
di
cosa
parli,
Celia.
I
miei
uomini
non
mi
mentirebbero
mai,
hanno
paura
di
me.
Moglie:
(con
esasperazione)
Hanno
paura
dei
pugni
di
Jimmy.
Tu
da
solo
non
sei
una
minaccia
sufficiente
per
nessuno,
loro
lo
sanno
e
si
fanno
gioco
di
te.
Boss:
Ti
meriteresti
una
bella
dose
di
schiaffi
per
quello
che
hai
detto.
Ringrazia
il
cielo
che
sono
un
gentiluomo
e
non
alzo
le
mani
su
una
donna.
Moglie:
Ci
mancherebbe
solo
quello.
Già
provi
a
farmi
fessa,
usando
questo
locale
come
quartier
generale
per
i
tuoi
piccoli
traffici
pensando
che
io
non
me
ne
accorga,
e
quasi
mi
minacci
quando
provo
a
difendere
il
mio
investimento.
Nella
mia
vita
precedente
devo
essere
stata
davvero
crudele
per
meritarmi
questo.
Boss:
Te
lo
meriti
per
ogni
giorno
del
nostro
matrimonio.
Guardati,
triste,
patetica.
Mai
un
apprezzamento
“Che
bello,
Bill,
il
nostro
è
uno
dei
club
più
esculsivi
della
città”,
“Bill,
i
tuoi
ospiti
sono
sempre
persone
importanti
che
danno
lustro
al
locale
e
ci
fanno
finire
sui
giornali”.
Niente
di
tutto
questo,
apri
bocca
sempre
e
solo
per
dire
(con
fare
scandalizzato)
“Bill,
il
mio
locale”,
“Bill,
i
miei
soldi”,
“Bill,
il
buon
nome
della
famiglia”.
Moglie:
In
una
famiglia
qualcuno
deve
pensare
al
futuro,
e
visto
che
tu
non
lo
fai,
mi
vedo
costretta
a
farlo
da
me.
Boss:
Futuro…
tzè…
ho
smesso
di
credere
che
questo
matrimonio
potesse
avere
un
futuro
appena
usciti
dalla
chiesa.
Moglie:
Lo
sai,
ti
basta
una
firma
e
tutta
questa
tortura
finisce
subito.
Boss:
Eh
no,
troppo
comodo.
Credi
forse
che
sia
un
idiota?
Abbiamo
ancora
da
discutere,
trovare
un
compromesso
sui
beni
della
famiglia.
Moglie:
Tu
lo
chiami
compromesso,
io
la
chiamo
rapina.
Se
credi
di
potermi
sfilare
più
di
quello
che
ti
devo
riconoscere
per
legge,
sei
un
illuso.
Ho
un
branco
di
avvocati
che
aspettano
solo
un
mio
gesto
per
toglierti
anche
le
mutande.
Boss:
(ride)
Secondo
te
io,
Wild
Bill
Petrucci,
posso
aver
paura
di
qualche
avvocato
dal
colletto
inamidato?!
Penso
che
questa
sia
una
delle
tue
battute
più
riuscite.
Moglie:
Ridi
pure,
ma
piangerai,
e
allora
a
ridere
sarò
io.
Boss:
(ridacchiando)
Certo,
ne
sono
sicuro.
26. 26
Moglie:
Ho
fame.
Fai
portare
da
mangiare
o
vuoi
farmi
morire
di
stenti
per
tenerti
tutto?
Boss:
Non
ci
avevo
pensato,
sarebbe
un
buon
piano.
(urlando)
Rico!
Rico,
per
Diana,
vieni
qui!
Cuoco:
(entrando
con
penna
e
blocchetto
per
prendere
l’ordinazione)
Eccomi,
capo.
Chiedo
scusa,
stavo
finendo
di
preparare
la
cucina
per
stasera.
Boss:
Si,
si,
va
bene.
Allora,
linguine
coi
capperi
per
due,
ti
va
bene
tesoro?
Moglie:
No,
“tesoro”,
non
va
bene.
Non
capisco
come
tu
faccia
a
mangiare
quella
robaccia.
Pasta
collosa
condita
con
pallini
da
fucile
ricoperti
di
sale.
Cuoco:
Mrs.
Cecilia,
mi
permetto
di
consigliarglieli
questa
sera.
I
capperi
sono
appena
arrivati
dalla
Danimarca,
li
coltiva
un
mio
cugino
e
mi
ha
assicurato
che
sono
di
primissima
qualità…
Moglie:
Se
questo
tuo
cugino
ha
la
stessa
capacità
che
hai
tu
di
prendere
ottimi
ingredienti
per
trasformarli
in
cibo
per
le
capre,
allora
digiuno
volentieri.
Boss:
Celia,
dai,
provali.
Ti
piaceranno,
te
lo
assicuro.
Moglie:
Ma
figurati!
Già
solo
l’idea
è
disgustosa,
figuriamoci
se
a
metterci
le
mani
è
questo
selvaggio.
Cuoco:
Mrs.,
potrò
anche
non
aver
studiato
al
college,
ma
non
sono
un
selvaggio.
Moglie:
Hai
ragione,
non
sei
un
selvaggio.
Sei
peggio!
Sei
solo
uno
dei
tanti
cani
puzzolenti
che
attraversano
il
confine
ogni
giorno,
e
che
ha
avuto
la
fortuna
di
trovare
un
pollo
come
mio
marito
che
si
facesse
abbindolare
dalle
tue
cazzate!
Cuoco:
(con
rabbia
montante)
Mrs.,
non
parli
così.
Ritiri
quanto
detto
e
dimentichiamo
tutto.
Moglie:
Dimenticare?!
Se
riuscissi
a
dimenticare
il
sapore
orribile
di
quello
che
mi
propini
tutte
le
sere
forse
potrei
anche
provarci,
ma
se
anche
ci
riuscissi
c’è
la
tua
puzza,
la
miseria
che
ancora
ti
porti
addosso,
che
non
mi
permette
di
dimenticare.
C’è
solo
un
modo
per
dimenticare
te
e
i
tuoi
piatti
orribili:
rimandarti
al
tuo
paese.
Cuoco:
(con
rabbia)
Mujer,
si
yo
fuera
tu,
no
lo
harìa.
Moglie:
Bill,
prendimi
il
telefono.
Sono
sicura
che
non
ci
vorrà
molto
per
trovare
un
pretesto
per
rimandarlo
da
dove
viene.
O
forse
è
meglio
la
prigione.
Cuoco:
Donna,
non
ti
conviene
metterti
contro
di
me.
Moglie:
Oppure?
Cosa
succede?
Mi
servi
uno
di
quei
tacos
che
sembrano
fatti
di
cartone?
O
chiami
qualche
tuo
parente
per
spazzarmi
il
vialetto?
Boss:
Cecilia,
calmati.
Moglie:
O
forse
mi
canti
una
di
quelle
orribili
e
tristissime
canzoni
che
canti
di
solito?
Di
quelle
che
alla
tua
gente
piacciono
tanto.
27. 27
Boss:
(senza
troppa
convinzione)
Cecilia,
basta.
Moglie:
(alzandosi
per
fronteggiare
il
Cuoco)
Ce
l’avete
dentro
la
miseria,
tu
e
la
gente
come
te.
E,
Dio
mi
sia
testimone,
morirei
piuttosto
che
permettere
a
mio
marito
di
rovinare
questo
posto
più
di
quanto
abbia
già
fatto
assumendo
feccia
come
te.
Cuoco:
Nessuno
si
permette
di
parlarmi
così.
Moglie:
Non
dovrai
farci
l’abitudine.
Io
ti
sbatto
in
mezzo
alla
strada,
stanotte
stessa,
in
mezzo
alla
feccia
come
te,
a
morire
lentamente
di
fame
e
di
freddo.
Perché
è
questo
il
destino
per
quelli
come
te,
vermi,
sporchi
parassiti,
figli
di
cagne
luride
e
malate.
Cuoco:
Questo
è
troppo!
(fa
per
tirare
uno
schiaffo
alla
moglie)
Boss:
(scattando
per
fermare
il
colpo)
Ricardo!
Fermo!
Tornatene
immediatamente
in
cucina!
Subito!
Il
Cuoco,
ancora
furente,
abbassa
la
mano
ed
esce.
Boss:
(rivolto
alla
moglie)
E
tu
siediti,
stupida
pazza
donna!
Tra
poco
apriamo,
non
voglio
dover
spiegare
ai
clienti
che
mia
moglie
ha
la
faccia
gonfia
come
un
pallone
aerostatico
perché
non
le
piaceva
la
proposta
del
cuoco
per
la
cena.
Moglie:
(sedendosi)
Tanto
non
ho
più
fame.
Boss:
(con
aria
stanca)
Ormai
l’hai
fatta
passare
anche
a
me.
Il
Boss
torna
a
sedersi,
lui
e
la
Moglie,
questa
con
aria
ancora
scocciata,
rimangono
seduti
al
tavolo
senza
guardarsi.
Si
chiude
il
sipario.
Fine
II
Atto