4. ANNO 16 #120 OTTOBRE 2020
WINNER
7 FRANCESCO FONASSI Francesco Angelucci
FINALISTS
14 II PLACE – PAMELA BREDA Gaia Badioni
20 III PLACE – GIULIO BENSASSON Adriana Talia
26 BEA BONAFINI Giorgia Basili
32 SIMONE CAMETTI Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci
38 DIEGO GUALANDRIS Claudia Quintieri
44 DIEGO MIGUEL MIRABELLA Silvia D’Ippolito
50 CATERINA SILVA Eleonora Bruni
56 MARCO STRAPPATO Enrico Migliaccio
62 GIOVANNI VETERE Giulia Giambrone
SPECIAL AWARDS
68 FONDAZIONE CULTURA E ARTE
- 70 GILI LAVY Caterina Taurelli Salimbeni
- 74 FEDERICA DI PIETRANTONIO Francesca Torre
80 UTOPIA - LUCA DI LUZIO Silvia Ferrari Lilienau
86 INSIDE ART - GIULIO ALVIGINI Gianpaolo Cacciottolo
TOPIC
92 THREE CENTURIES IN COLOUR Alessandro Caruso
PEOPLE
100 THE QUADRIENNALE OF THE DAY AFTER Alessandro Caruso
104 ALCHEMY OF LIGHTS Adriana Talia
110 INVERTED CANON Fabrizia Carabelli
EVENTS
118 MANOLO VALDÉS, ART WITHOUT BORDERS Cesare Giraldi
124 STORIES CREATE WORLDS, AND WORLDS CREATE
OTHER STORIES Giordana Capone
SPACES
128 ESCAPE FROM THE CITY Fabrizia Carabelli
136 THROUGH THE AVANT-GARDE Francesco Angelucci
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Guido Talarico
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Contributors
Gaia Badioni, Giorgia Basili, Eleonora Bruni
Gianpaolo Cacciottolo, Giordana Capone
Silvia D’Ippolito, Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci
Silvia Ferrari Lilienau, Giulia Giambrone, Cesare
Giraldi, Enrico Migliaccio, Claudia Quintieri
Caterina Taurelli Salimbeni, Francesca Torre
Contents translation
Traduco S.r.l.
Numero chiuso in redazione
il 2.11.2020
Inside Art,
Reg. Stampa Trib. Cz n. 152 del 23/03/04,
è una testata edita da Editoriale Dets srl
(amministratore unico Guido Talarico)
Direttore responsabile e trattamento dati
Guido Talarico
All right reserved
Cover
Francesco Fonassi, Salvatici, 2019, detail
Ci trovi in libreria, nei bookshop dei musei
e negli spazi d’arte di tutta Italia
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Fiocco Rosa in redazione.
È nata Margherita, tanti auguri
alla nostra collega Elena Pagnotta
e a suo marito Giampiero
da parte di tutti noi.
5. Premio di Arti Visive fondato da Guido Talarico
Talent Prize 2020
Vincitore | Finalisti | Premi speciali
Museo Pietro Canonica
a Villa Borghese
Viale Pietro Canonica, 2 - Roma
talentprize.it
museocanonica.it
6. WINNER
C
i sono forse due o tre progetti nel lavoro di France-
sco Fonassi distanti fra loro per mire e cronologia,
stretti però sotto una stessa coperta:Guarigione,Ul-
tradiana e Salvatici, quest’ultimo vincitore del Talent Prize
2020.I lavori,prossimi a progetti precedenti nell’alterazio-
ne del materiale sonoro, se ne distaccano tematicamente
nel proporsi come una cura: prescrizioni per ore malate.
Contagiati nei timbri sonori,infiltrati nei tempi di svilup-
po musicale si percepiscono strascichi di antiche pratiche
farmacologiche: i medicamenta. La libertà assoluta della
composizione espressa attraverso il rigore e la minaccia
del suo improvviso,violento,necessario e originario tron-
camento richiamano il discorso poetico: quando esprime
l’anarchia attraverso le tavole della legge, quando un so-
netto diventa veleno nella poetessa Patrizia Valduga nei
suoi, appunto, Medicamenta e altri Medicamenta. C’è quindi
un morbo; c’è forse una cura: «Penso – dice Fonassi – che
questi lavori curino prima di tutto uno stato psicofisico
di disagio e diffidenza verso il presente. Non c’è nulla di
più violento del modo in cui la materia sonora abbrac-
cia da subito la propria fine. Questi lavori prescrivono e
sottopongono delle condizioni di ascolto epidermico e
mentale che,contestualmente al luogo dove vengono pro-
dotti o restituiti, incorporano un pensiero di guarigione.
Un pensiero mio, certo, ma sempre riferito al bisogno di
coesione e attrazione che l’ascolto plurale offre almeno
come potenziale.A loro modo, come progetti precedenti
di diversa natura,sono dei prototipi.Mi piace immaginare
questi luoghi senza bandiera dove si pratichino ipotesi di
pensieri eterei, dove prescrivere un’esperienza auricolare
lucida e, se vuoi, antisociale». E questo fa Salvatici defi-
nendo un ambiente tragico e rassicurante come una sala
d’attesa di un ospedale. Un campo sonoro, composto a
partire da un canto congolese di guarigione e da una fisar-
monica,risuona attraverso due colonne lignee mutuate da
una macchina processionale di Santa Maria In Trastevere.
«Le colonne per macchina processionale che ho ricalcato
– continua Fonassi – servono a veicolare e mostrare, a tra-
sportare qualcosa di sacro, nella misura in cui ci crediamo,
o in cui ci sottoponiamo a un regime pseudo-mistico a
cui credere.Sono dei giudici a modo loro.Perché un canto
congolese di guarigione, o una fisarmonica? Mi viene da
rispondere:perché respirano,ma non possono respirare da
soli. Si formano allora dei gruppi di persone, di fiati, delle
processioni appunto. Questo sempre prima e dopo il mio
lavoro.Osservavo qualcuno durante l’apertura della mostra
a Belluno toccare queste colonne come chi tocca un cane
ferito per strada, appoggiando la mano sul torace.Tragico
e rassicurante al contempo».
Come la tragedia si consuma solo con un pubbli-
co, Salvatici si completa solo attraverso un ascolto
plurale: del resto molti tuoi lavori si riferiscono a,
e nascono da una comunità.
«Quasi due anni fa ho conosciuto Stefano Zaniboni, mu-
sicista e appassionato collezionista di dischi in gommalacca
dai primi del ’900 agli anni ’50. Il suo progetto in trio,
Ear Explorer, verte sulla riproduzione quasi ritualistica di
alcuni di questi vinili,rallentati e manipolati.Quando sono
stato a casa sua per prenderne in prestito alcuni da poter
utilizzare per la lavorazione della traccia di Salvatici, siamo
finiti ad ascoltare lave vulcaniche e venti sibilanti parlan-
do a ruota libera: conoscendoci.Avevo una sensazione di
calma incredibile. Suo il disco che contiene Demande de
guèrison, il canto congolese: la composizione ne trasuda
T
here are maybe two or three projects in the work
of Francesco Fonassi, different from each other in
their aims and chronology, but bound together in
the same covers: Guarigione, Ultradiana and Salvatici,
the latter being the winner of the 2020 Talent Prize.The
works, although close to previous projects in their altera-
tion of auditory material, stand out thematically in their
proposal of a cure: prescriptions for sick hours. Infecting
the sonorous timbres, infiltrating the rhythms of musical
development, traces of ancient pharmacological practices
can be perceived: medicaments.The absolute freedom of
composition expressed through the severity and threat of
its sudden, violent, necessary, original cut off evokes poetic
discourse: when it expresses anarchy through the tables of
the law, when a sonnet becomes venom in the poet Patrizia
Valduga’s Medicaments and more Medicaments. So, there is
a sickness; maybe there is a cure: «I think – says Fonassi –
that these works, first and foremost, cure a psycho-physical
state of unease and mistrust towards the present.There
is nothing more violent than the way the audio material
immediately embraces its end.These works prescribe and
undergo conditions of epidermic and mental listening, which,
based on the context of the place where they are produced
or restored, incorporates an idea of recovery.An idea that
is mine, certainly, but always referring to the need for co-
hesion and attraction offered by collective listening, at least
as potential. In their own way, as previous projects with
a different nature, they are prototypes. I like to imagine
these flagless places where one can hypothesise otherworldly
thoughts, where one can prescribe a auditory experience that
is lucid, and, if you like, antisocial». And Salvatici does
this by defining a tragic and reassuring atmosphere, like
a waiting room in a hospital.An acoustic field, composed
initially of a Congolese healing chant and an accordion,
resonates through two wooden columns borrowed from a
processional carriage for Santa Maria In Trastevere. «The
columns for the processional carriage, which I faithfully
reproduced – continues Fonassi – serve to transmit and
display, to transport something sacred, to the extent that we
believe in it, or to the extent that we submit ourselves to
a pseudo-mystical regime to believe in. In their own way,
they are judges.Why a Congolese chant or an accordion?
My answer would be: because they breathe, but they cannot
breathe on their own.They are formed, then, by groups of
people, by breaths, by processions, in fact.This is always
before and after my work.I saw someone,during the show in
Belluno, touching these columns like someone who touches
an injured dog on the street, resting their hand on its chest.
Tragic and reassuring at the same time».
Just as a tragedy is consumed only with an audience,
Salvatici is complete only through collective listening:
after all, many of your works refer to, and are created
by a community.
«Almost two years ago, I met Stefano Zaniboni, a musician
and passionate collector of shellac discs from the beginning
of the 20th century to the 1950s. His trio project, Ear
Explorer, focuses on an almost ritualistic reproduction of
some of these vinyls, slowed down and manipulated.When
I went to his house to borrow some of them to use for the
preparation of the track for Salvatici, we ended up listening
to volcanic lava and whistling winds, running our mouths
off: getting to know each other. I had an incredible sense
of calm.The disc containing Demande de guèrison, the
Congolese chant, is his: the composition oozes beats and
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7. WINNER
battiti e distorsioni,che riecheggiano su nastro magnetico
da una delle due colonne che compongono l’installazione.
Di nuovo:quando ci affidiamo a un racconto mediato non
siamo più noi a parlare».
Questa pluralità struttura anche altri tuoi lavori.
«Ricordo le sessioni di respiro svolte in Sicilia con Sao-
ri D’Alessandro, sonorizzate insieme a Luca Garino; alla
stazione Ospedale della metropolitana di Brescia con il
progetto Guarigione dove oltre a un anno di continuum
sonoro sono stati accolti musicisti,tra i quali Alvin Curran
con il suo shofar, in dialogo con quella nuova condizio-
ne sonica semi permanente; a Ultradiana, dove le voci di
Letizia Fiorenza e Carlotta Crapes si fanno architettura
dinamica e insonne,perché si sa,i muri ci ascoltano sempre,
in particolare quelli in cemento armato».
La figura dell’artista come demiurgo ne esce ac-
ciaccata.
«Ritengo che divinizzare la figura mistica o quantomeno
magistrale dell’artista solitario sia un modo anacronistico
e fuori luogo di guardare all’arte. Serve intessere network
reali e localizzati, auto-organizzarsi e svincolarsi dalla di-
pendenza verso il proprio operato».
Una coralità intrinseca anche nel discorso musicale
e sottolineata dal tuo frequente utilizzo di più voci,
fonti sonore e timbri. A volte nasce un dialogo a
volte rimane solo silenzio.
«Il silenzio è il terzo dialogante,ciò che resta del sacro.Cito
spesso uno dei miei quadri preferiti di sempre, il Ritratto
del doge Leonardo Loredan di Giovanni Bellini.Attraverso
l’attenzione fisiognomica a un volto psicotico e distaccato,
dubbioso, Bellini compie un gesto estremo di svelamento
e rottura, lasciando permeare un tipo psicologico preciso
e disumano, ma saturo di fede e incanto».
distorsions, which echo on the magnetic tape from one of
the two columns that form the installation. Again: when
we put our trust in a mediated account, we are no longer
the ones that speak».
This plurality structures some of your other works
as well.
«I remember the breathing sessions I did in Sicily with
Saori D’Alessandro, voiced along with Luca Garino;
the Ospedale station on the Brescia metro for my project
Guarigione, where, as well as a year of continuous sound,
we welcomed musicians, among whom was Alvin Curran,
with his shofar, in dialogue with the new semi-permanent
sonic conditions; Ultradiana, where the voices of Letizia
Fiorenza and Carlotta Crapes made themselves into dynamic,
insomniac architecture, because as we know, the walls have
ears – particularly those made from reinforced concrete».
This destroys the figure of the artist as a demiurge.
«I maintain that deifying the mystical, or at least masterly
figure of the solitary artist is an anacronistic, misplaced way
to look at art.We need to weave real, localised networks,
organise ourselves and free ourselves from our dependency
on our own production».
An intrinsic chorality, also in musical discourse, em-
phasised by your frequent use of many voices, sound
sources and timbres.At times a dialogue is created, at
times there is only silence.
«Silence is the third speaker; what remains is sacred. I often
reference one of my favourite ever paintings, the Ritratto del
doge Leonardo Loredan by Giovanni Bellini.Through his
physiognomic attention to a face that is psychotic, detached,
doubtful,Bellini performs an extreme gesture of revelation and
wreckage,leaving a precise,inhuman psychology to permeate,
which is nevertheless overflowing with faith and charm».
Canto dello sciamano, Domanda di guarigione, 1931, installation view Salvatici, Museo Burel, 2019, photo Antonio De Svaldi
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