1. l compromesso possibile sulla Rai (secondo il
Pd), un ad invece del direttore generale
di Sara Bianchi
Mario Monti da Pechino prova a fare pace (a distanza) con i partiti. È
«rammaricato», dice, per le polemiche seguite alle sue parole quando
parlando a Tokio ha detto che «nonostante alcuni giorni di declino a causa
delle misure sul lavoro il Governo sta godendo un alto consenso nei
sondaggi, i partiti no». La politica, osserva ora, sta mostrando «senso di
responsabilità» così come gli italiani, che sono «maturi». Il presidente del
Consiglio già prepara il terreno per il confronto che lo aspetta al suo rientro
con le forze politiche che lo sostengono. Al centro del prossimo incontro con
Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini non ci sarà solo
la riforma del Lavoro. Dopo il via libera del Cda Rai al bilancio (il primo che
chiude con un dato in attivo dopo cinque anni, con un utile di 4 milioni e 100
mila euro) è partito il conto alla rovescia per l'assemblea dei soci, che si
riunirà il 4 maggio. Il Cda è in scadenza ma il rinnovo avverrà quasi
certamente dopo le amministrative di maggio.
I partiti aspettano il ritorno del presidente del Consiglio Mario Monti dall'Asia
per riprendere la trattativa sulle regole. Anche perché a ben guardare (su
Twitter) al secondo punto dell'ordine del giorno dell'assemblea c'è proprio la
questione del rinnovo del consiglio di amministrazione. Paolo Gentiloni (Pd)
lo legge come «il segnale della volontà di affrontare il problema». Del resto
sono passate diverse settimane da quando Monti ha parlato di un intervento
sulla Rai. Nell'ultimo incontro con Alfano, Bersani e Casini il presidente del
Consiglio ha preso atto delle posizioni dei partiti (che restano lontane) e ha
considerato diverse ipotesi.
Basta tagliare due righe dalla legge secondo la quale è necessaria la figura di
un direttore generale - dice Gentiloni - e applicare il codice civile, così
potremmo dotare la Rai di un amministratore delegato». Dati i tempi stretti,
secondo l'eponente Pd, questa misura abbinata a una riduzione del numero
di consiglieri, sarebbe una soluzione praticabile. Ma il Pdl la pensa
diversamente e punta, dati di bilancio alla mano, alla riconferma di Lorenza
Lei alla guida dell'azienda. Dopo che la Rai ha presentato un bilancio
positivo, dice Maurizio Gasparri, «il partito del commissariamento registra
una tombale sconfitta».
2. Il Governo vorrebbe aumentare i poteri del direttore generale e portare nomi
nuovi a Viale Mazzini, tentando così di convincere i democratici a desistere
dall'intento di disertare le nomine. I pidiellini però mettono le mani avanti:
«L'Esecutivo nomina un consigliere e indica il presidente, ma l'elezione degli
altri sette membri del cda spetta alla Commissione di Vigilanza e limitarne
l'autonomia sarebbe incostituzionale». Anche dal Pd puntano i piedi. Se
Monti non ha ascoltato le richieste che arrivavano dai democratici sulla
Riforma del lavoro per le modifiche sull'articolo 18, è il ragionamento, ora non
potrà nemmeno accettare veti sulla Rai da parte del Pdl. Ma i democratici
non vogliono sentir parlare di trattative o accordi che abbiano per oggetto i
contenuti delle due riforme (quella del Lavoro e quella della Rai), come dire:
nessuno scambio tra articolo 18 e governance Rai.