Rappporto iss covid 19 n. 25 2020 pulizieseagruppo
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A seguito dell’emergenza Covid-19 l’Istituto superiore di sanità
(Iss), in data 13 marzo 2020 ha pubblicato sul proprio sito web
una nota che illustra come raccogliere e conferire i rifiuti
domestici, in particolare per chi è in isolamento domiciliare
poiché risultato positivo al Covid-19
(https://www.iss.it/coronavirus/-/asset_publisher/1SRKHcCJJQ7E/content/id/5296303).
Di seguito si riportano dettagliatamente le nuove regole Iss:
A) Per chi è POSITIVO o in quarantena obbligatoria
• Non differenziare più i rifiuti prodotti nell’abitazione.
• Utilizzare due o tre sacchetti possibilmente resistenti (uno
dentro l’altro) all’interno del contenitore utilizzato per la
raccolta indifferenziata, se possibile a pedale.
• Tutti i rifiuti (plastica, vetro, carta, umido, metallo e
indifferenziata) vanno gettati nello stesso contenitore utilizzato
per la raccolta indifferenziata.
• Anche i fazzoletti o i rotoli di carta, le mascherine, i guanti, e i
teli monouso vanno gettati nello stesso contenitore per la
raccolta indifferenziata.
• Indossando guanti monouso chiudere bene i sacchetti senza
schiacciarli con le mani utilizzando dei lacci di chiusura o nastro
adesivo.
• Una volta chiusi i sacchetti, i guanti usati vanno gettati nei
nuovi sacchetti preparati per la raccolta indifferenziata (due o
tre sacchetti possibilmente resistenti, uno dentro l’altro).
• Smaltire i rifiuti ogni giorno come normalmente viene fatto
con un sacchetto di indifferenziata.
B) Se non si è “positivi” al tampone e non si è in
quarantena obbligatoria
• Continuare a fare la raccolta differenziata come fatto finora.
• Usare fazzoletti di carta se si è raffreddato e buttali nella
raccolta indifferenziata.
• Se si sono utilizzate mascherine e guanti, gettarli nella raccolta
indifferenziata.
• Per i rifiuti indifferenziati utilizzare due o tre sacchetti
possibilmente resistenti (uno dentro l’altro) all’interno del
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contenitore che si usa abitualmente. Chiudere bene il sacchetto.
• Smaltire i rifiuti come viene normalmente fatto per un
sacchetto di indifferenziata.
Da quanto affermato nella nota Iss si può desumere che
l’aspetto importante a cui improntare la gestione dei rifiuti
costituiti da fazzoletti di carta e DPI (mascherine, guanti) è che
essi non vengano avviati a raccolta differenziata, ciò al fine di
limitare la manipolazione di detti rifiuti e, conseguentemente,
minimizzare l’esposizione potenziale degli addetti al virus.
Tutto ciò premesso, nell’attuale fase emergenziale da Covid 2019
si ritiene che tutti i DPI utilizzati nei più disparati settori, e non
nel settore sanitario, debbano essere conferiti nei sacchetti della
indifferenziata, come afferma l’Iss, in quanto si presuppone che
essi siano stati utilizzati da una popolazione “sana”, non posta in
quarantena né tantomeno già contagiata.
Il problema che si pone è come gestire detti rifiuti e soprattutto
quale codice EER assegnare ad essi.
Purtroppo in tale situazione emergenziale non è ipotizzabile
un’unica scelta, in quanto essa dipende da vari fattori, quali ad
esempio la possibilità di affidare al servizio pubblico di raccolta i
rifiuti “speciali” prodotti nelle varie attività. Pertanto si possono
ipotizzare i seguenti scenari:
1) Ove l’azienda che utilizza detti DPI sia collocata in ambito
municipale e abbia una quota parte dei rifiuti prodotti
“assimilabili” agli urbani, detti DPI potranno essere considerati
tali, in quanto di fatto sono equivalenti ad un rifiuto di carta
(mascherine) e/o di plastica/lattice (guanti). Essi andranno
imballati in doppio o triplo sacchetto flessibile a perdere e
chiuso con fascetta e conferiti unitamente agli altri rifiuti
indifferenziati al sistema pubblico di raccolta. Il codice EER in
questo caso potrebbe essere il 200301;
2) Ove l’azienda che utilizza detti DPI non abbia alcuna
possibilità di considerarli “assimilabili”, si dovrà garantire che
essi, comunque, non vengano avviati a raccolta differenziata. Si
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potrà assegnare ad essi un codice EER del capitolo 1502, e
precisamente il codice EER 150203, avviandoli, in via
cautelativa, ad incenerimento. Il codice EER 150201 è una “voce
speculare”, ma in questo caso non si dovrà procedere ad alcuna
“caratterizzazione” del rifiuto, in quanto tale rifiuto non deve
essere sottoposto a manipolazione. Si ritiene che in questo caso
il produttore possa fornire una “scheda” identificativa del rifiuto
in cui specificare la merceologia dello stesso (carta e/o
plastica/lattice) e che non si può procedere ad analisi.
3) La terza opzione è quella più conservativa e si appella alla
possibilità data dal Dpr 254/2004 sui rifiuti sanitari, di poter
considerare che non solo nelle strutture sanitarie si possa avere
la presenza di rifiuti a rischio infettivo (rifiuti contenenti agenti
patogeni in grado di trasmettere infezioni all’uomo, o cariche
microbiche tali da costituire una “dose infettante”), ma anche
nelle strutture non definibili propriamente “sanitarie”, cioè nelle
strutture che non erogano prestazioni sanitarie. Infatti il Dpr
254/2003 all’articolo 1, comma 5, lettera g), stabilisce che il
medesimo regolamento si applica ai “rifiuti speciali, prodotti al di
fuori delle strutture sanitarie, che come rischio risultano analoghi ai
rifiuti pericolosi a rischio infettivo, …”.
Inoltre, lo stesso Dpr 254/2003, all’articolo 2, comma 1,
lettera i), stabilisce che “Ai fini del presente regolamento si intende
per i) rifiuti speciali, prodotti al di fuori delle strutture sanitarie, che
come rischio risultano analoghi ai rifiuti pericolosi a rischio infettivo:
i rifiuti speciali, di cui al decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22,
prodotti al di fuori delle strutture sanitarie, con le caratteristiche di
cui all’articolo 2, comma 1, lettera d), quali ad esempio quelli prodotti
presso laboratori di analisi microbiologiche di alimenti, di acque, o di
cosmetici, presso industrie di emoderivati, istituti estetici e
similari…”.
Pertanto, sulla base di quanto riportato nel Dpr 254/2003 cit., è
possibile assegnare ai rifiuti in questione, con massima cautela,
il codice EER 180103*, relativo a un rifiuto a rischio infettivo
prodotto al di fuori di una struttura sanitaria. In questo caso,