Zona Franca Urbana Napoli Est: 785 imprese ammesseEnricoPanini
Zona Franca Urbana Napoli Est: 785 imprese ammesse
Con decreto direttoriale dello scorso 23 maggio 2014 il Ministero dello Sviluppo Economico ha approvato l'elenco delle imprese ammesse alle agevolazioni in favore delle piccole e micro imprese localizzate nella Zona Franca Urbana di Napoli Est. Sono 785 le aziende ammesse per un importo massimo di € 22.833. Le agevolazioni potranno essere utilizzate già per i versamenti di prossima scadenza. L'elenco è visionabile sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico.
"Salta subito all'occhio l'attestata vivacità delle piccolissime imprese napoletane - ha dichiarato l'assessore al Lavoro e alle Attività produttive, Enrico Panini; il budget richiesto dalle stesse ammontava a circa 160 milioni di euro a fronte di un finanziamento di soli 16 milioni di euro che è - a nostro avviso - inadeguato a rispondere alle possibilità di sviluppo dell'area ad est della città. Per questo prossimamente chiederemo un rifinanziamento dell'iniziativa".
Ricordiamo che la Zona Franca Urbana di Napoli est ricade nell'ambito territoriale di competenza delle Municipalità IV e VI e comprende parte del territorio di quattro diversi quartieri della città: Mercato, Zona Industriale, Barra, San Giovanni a Teduccio. Le misure previste in favore delle imprese beneficiarie consistono in forme di detassazione per le singole aziende, quali: esenzione dalle imposte sui redditi, esenzione dall'imposta regionale sulle attività produttive, esenzione dall'imposta sugli immobili utilizzati per l'esercizio dell'attività d'impresa ed esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente.
Zona Franca Urbana Napoli Est: 785 imprese ammesseEnricoPanini
Zona Franca Urbana Napoli Est: 785 imprese ammesse
Con decreto direttoriale dello scorso 23 maggio 2014 il Ministero dello Sviluppo Economico ha approvato l'elenco delle imprese ammesse alle agevolazioni in favore delle piccole e micro imprese localizzate nella Zona Franca Urbana di Napoli Est. Sono 785 le aziende ammesse per un importo massimo di € 22.833. Le agevolazioni potranno essere utilizzate già per i versamenti di prossima scadenza. L'elenco è visionabile sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico.
"Salta subito all'occhio l'attestata vivacità delle piccolissime imprese napoletane - ha dichiarato l'assessore al Lavoro e alle Attività produttive, Enrico Panini; il budget richiesto dalle stesse ammontava a circa 160 milioni di euro a fronte di un finanziamento di soli 16 milioni di euro che è - a nostro avviso - inadeguato a rispondere alle possibilità di sviluppo dell'area ad est della città. Per questo prossimamente chiederemo un rifinanziamento dell'iniziativa".
Ricordiamo che la Zona Franca Urbana di Napoli est ricade nell'ambito territoriale di competenza delle Municipalità IV e VI e comprende parte del territorio di quattro diversi quartieri della città: Mercato, Zona Industriale, Barra, San Giovanni a Teduccio. Le misure previste in favore delle imprese beneficiarie consistono in forme di detassazione per le singole aziende, quali: esenzione dalle imposte sui redditi, esenzione dall'imposta regionale sulle attività produttive, esenzione dall'imposta sugli immobili utilizzati per l'esercizio dell'attività d'impresa ed esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente.
Studio sull’andamento dell’economia e del commercio, nel territorio della Com...Moreno Toigo
Analisi socio demografica, analisi economica e commerciale, analisi del turismo e del sistema ricettivo, impatto dell’Outlet e degli altri “Centri attrattori” del territorio (Circuito del Mugello, Lago di Bilancino). Presentazione del 2010.
Copia di cantieri di lavoro 2014 isola pag 4 69 mila212euro 47 centesimi anti...Pino Ciampolillo
Sicilia: spunta una tangente di 38 milioni per i termovalorizzatori (mai costruiti)
Per entrare nell'affare dei termovalorizzatori bisognava pagare: «Non possiamo escludere azioni di corruzione ed eventi penalmente rilevanti nell'ambito delle trattative connesse ai progetti siciliani». A lanciare l'allarme era stata la società di revisione Ernst & Young al termine di un audit che le era stato commissionato da Gea, il colosso tedesco quotato in Borsa che avrebbe dovuto fornire chiavi in mano, con l'italiana Pianimpianti, tre dei quattro maxi-inceneritori che avrebbero dovuto produrre elettricità bruciando rifiuti.
ECOMAFIE - Ha trovato invece riscontro la segnalazione di Roberto Scarpinato, oggi procuratore generale, che alla Commissione sulle ecomafie parlò di una cordata di politici, imprenditori, mafiosi e professionisti per gli appalti della discarica di Bellolampo. Il contesto è stato ricostruito attraverso indagini mirate. Più complesso il contenzioso scaturito dalla gara per Bellolampo prima annullata, poi di nuovo bandita e vinta da un consorzio di imprese che fanno capo alla Falck. La stessa Falck ha fatto ricorso contestando un onere improprio: il giudizio è in fase di appello dopo una sentenza negativa del Tar. Altri giudizi non ancora definiti riguardano altri aspetti del contenzioso amministrativo.
L'audizione di Scarpinato. Il 12 ottobre 2007 il magistrato che aveva collaborato con Falcone e Borsellino partecipò a un'audizione dinanzi alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle ecomafie, presieduta da Gaetano Pecorella. In quella sede lanciò l'allarme sull'impianto che Pea avrebbe dovuto realizzare a Bellolampo: osservò «come l'organizzazione mafiosa fosse incisivamente intervenuta per acquisire il controllo economico dell'intero ciclo dello smaltimento dei rifiuti urbani in tutta la Sicilia» e denunciò la «cooperazione di mafiosi, politici, professionisti e imprenditori anche non siciliani, finalizzata ad aggiudicarsi il monopolio degli appalti della discarica di Bellolampo per la progettazione e la realizzazione di un inceneritore».
Scarpinato continuò ad indagare finché non lasciò Palermo per assumere l'incarico di procuratore generale a Caltanissetta. Cosa accadde dopo la sua uscita?
CONTINUA SU……..
http://tutelaariaregionesicilia.blogspot.it/2014/01/termovalorizzatori-in-sicilia-gli.html
Cantieri di lavoro 2014 isola pag 4 69 mila212euro 47 centesimi antieri lavoro-1Pino Ciampolillo
Sicilia: spunta una tangente di 38 milioni per i termovalorizzatori (mai costruiti)
Per entrare nell'affare dei termovalorizzatori bisognava pagare: «Non possiamo escludere azioni di corruzione ed eventi penalmente rilevanti nell'ambito delle trattative connesse ai progetti siciliani». A lanciare l'allarme era stata la società di revisione Ernst & Young al termine di un audit che le era stato commissionato da Gea, il colosso tedesco quotato in Borsa che avrebbe dovuto fornire chiavi in mano, con l'italiana Pianimpianti, tre dei quattro maxi-inceneritori che avrebbero dovuto produrre elettricità bruciando rifiuti.
ECOMAFIE - Ha trovato invece riscontro la segnalazione di Roberto Scarpinato, oggi procuratore generale, che alla Commissione sulle ecomafie parlò di una cordata di politici, imprenditori, mafiosi e professionisti per gli appalti della discarica di Bellolampo. Il contesto è stato ricostruito attraverso indagini mirate. Più complesso il contenzioso scaturito dalla gara per Bellolampo prima annullata, poi di nuovo bandita e vinta da un consorzio di imprese che fanno capo alla Falck. La stessa Falck ha fatto ricorso contestando un onere improprio: il giudizio è in fase di appello dopo una sentenza negativa del Tar. Altri giudizi non ancora definiti riguardano altri aspetti del contenzioso amministrativo.
L'audizione di Scarpinato. Il 12 ottobre 2007 il magistrato che aveva collaborato con Falcone e Borsellino partecipò a un'audizione dinanzi alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle ecomafie, presieduta da Gaetano Pecorella. In quella sede lanciò l'allarme sull'impianto che Pea avrebbe dovuto realizzare a Bellolampo: osservò «come l'organizzazione mafiosa fosse incisivamente intervenuta per acquisire il controllo economico dell'intero ciclo dello smaltimento dei rifiuti urbani in tutta la Sicilia» e denunciò la «cooperazione di mafiosi, politici, professionisti e imprenditori anche non siciliani, finalizzata ad aggiudicarsi il monopolio degli appalti della discarica di Bellolampo per la progettazione e la realizzazione di un inceneritore».
Scarpinato continuò ad indagare finché non lasciò Palermo per assumere l'incarico di procuratore generale a Caltanissetta. Cosa accadde dopo la sua uscita?
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Presentazione dell'impianto fotovoltaico a terra di potenza 1 MW installato a Soriano nel Cimino (Lazio), che saremmo di lieti di presentare ad eventuali investitori interessati
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ECOMAFIE - Ha trovato invece riscontro la segnalazione di Roberto Scarpinato, oggi procuratore generale, che alla Commissione sulle ecomafie parlò di una cordata di politici, imprenditori, mafiosi e professionisti per gli appalti della discarica di Bellolampo. Il contesto è stato ricostruito attraverso indagini mirate. Più complesso il contenzioso scaturito dalla gara per Bellolampo prima annullata, poi di nuovo bandita e vinta da un consorzio di imprese che fanno capo alla Falck. La stessa Falck ha fatto ricorso contestando un onere improprio: il giudizio è in fase di appello dopo una sentenza negativa del Tar. Altri giudizi non ancora definiti riguardano altri aspetti del contenzioso amministrativo.
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Scarpinato continuò ad indagare finché non lasciò Palermo per assumere l'incarico di procuratore generale a Caltanissetta. Cosa accadde dopo la sua uscita?
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Per entrare nell'affare dei termovalorizzatori bisognava pagare: «Non possiamo escludere azioni di corruzione ed eventi penalmente rilevanti nell'ambito delle trattative connesse ai progetti siciliani». A lanciare l'allarme era stata la società di revisione Ernst & Young al termine di un audit che le era stato commissionato da Gea, il colosso tedesco quotato in Borsa che avrebbe dovuto fornire chiavi in mano, con l'italiana Pianimpianti, tre dei quattro maxi-inceneritori che avrebbero dovuto produrre elettricità bruciando rifiuti.
ECOMAFIE - Ha trovato invece riscontro la segnalazione di Roberto Scarpinato, oggi procuratore generale, che alla Commissione sulle ecomafie parlò di una cordata di politici, imprenditori, mafiosi e professionisti per gli appalti della discarica di Bellolampo. Il contesto è stato ricostruito attraverso indagini mirate. Più complesso il contenzioso scaturito dalla gara per Bellolampo prima annullata, poi di nuovo bandita e vinta da un consorzio di imprese che fanno capo alla Falck. La stessa Falck ha fatto ricorso contestando un onere improprio: il giudizio è in fase di appello dopo una sentenza negativa del Tar. Altri giudizi non ancora definiti riguardano altri aspetti del contenzioso amministrativo.
L'audizione di Scarpinato. Il 12 ottobre 2007 il magistrato che aveva collaborato con Falcone e Borsellino partecipò a un'audizione dinanzi alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle ecomafie, presieduta da Gaetano Pecorella. In quella sede lanciò l'allarme sull'impianto che Pea avrebbe dovuto realizzare a Bellolampo: osservò «come l'organizzazione mafiosa fosse incisivamente intervenuta per acquisire il controllo economico dell'intero ciclo dello smaltimento dei rifiuti urbani in tutta la Sicilia» e denunciò la «cooperazione di mafiosi, politici, professionisti e imprenditori anche non siciliani, finalizzata ad aggiudicarsi il monopolio degli appalti della discarica di Bellolampo per la progettazione e la realizzazione di un inceneritore».
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Presentazione dell'impianto fotovoltaico a terra di potenza 1 MW installato a Soriano nel Cimino (Lazio), che saremmo di lieti di presentare ad eventuali investitori interessati