LA DONNA CHE UCCISE IL GENERALE La storia della Venezia Giulia, nel secolo scorso, è stata caratterizzata da eventi drammatici che ne hanno segnato i destini ed i cui effetti si fanno sentire anche oggi. Ricordiamo il contesto: alla fine della seconda guerra mondiale, la Jugoslavia di Tito, forte della collaborazione militare fornita agli Alleati, rivendica il controllo della Dalmazia, dell’Istria e di tutta la Venezia Giulia, Trieste e Gorizia comprese. Negli ultimi mesi di guerra si svolge una vera e propria “gara” tra le truppe anglo-americane, che risalgono la penisola, ed il IX Corpus che arriva da est, nella convinzione che la conquista territoriale si trasformi anche in confine definitivo. Nella Conferenza di pace di Parigi (1946), l’atteggiamento nei confronti dell’Italia non è favorevole: “in questo consesso … sento che tutto tranne la vostra cortesia è contro di me” sono le parole di Alcide De Gasperi di fronte ai rappresentanti delle nazioni vincitrici. I risultati sono la cessione di Pola e della Dalmazia, dell’Istria, dell’entroterra goriziano e la creazione del Territorio Libero di Trieste diviso in zona A con amministrazione alleata e zona B con amministrazione titina. La firma del Trattato di Pace è fissata per il 10 febbraio 1947, e nella stessa data, a Pola, si svolge il passaggio di poteri tra gli inglesi e le truppe di Tito. Una Pola sferzata dalla bora scura e ormai quasi vuota per l’esodo della popolazione italiana. Ed in quella mattinata di febbraio, una insegnante italiana, Maria Pasquinelli, nata a Firenze, uccide con alcuni colpi di pistola il generale inglese Robert De Winton, mentre passa in rassegna le truppe. Alla figura di questa donna ed al clima sociale e politico del dopoguerra è dedicato il nuovo libro di Carla Carloni Mocavero, Ibiskos Editrice, intitolato “La donna che uccise il generale”. Carla Carloni, autrice di romanzi e poetessa, racconta la storia come un romanzo. E come in un romanzo introduce fatti e personaggi cercando di fare luce su una figura controversa e, soprattutto, esplorando i retroscena politici con la curiosità dell’investigatore. Maria Pasquinelli, tuttora vivente, pensando di venir immediatamente uccisa, spiegò in una lettera le motivazioni del suo gesto, estrema protesta per quanto avveniva, vissuto come una profonda ingiustizia, un diktat che non teneva conto dell’impegno italiano per la sconfitta del nazi-fascismo. Ed in quegli anni prima gli eccidi delle foibe, e poi le varie ondate dell’esodo, determinavano una situazione di grande tensione. Riassume l’autrice: “in quei giorni nessuno proteggeva gli italiani dall’ira, dalle rivendicazioni, dagli odi degli occupanti”. Rivendicazioni ed odi conosciuti anche nel Friuli, con l’eccidio di malga Porzus nel 1945. Ancora l’autrice: “come si fa a costruire un futuro senza passato?”: ecco quindi come il volume rappresenti l’opportunità per conoscere questo passato e soprattutto farlo conoscere ai nostri giovani.