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PICCOLO RIFUGIO
         ASSOCIAZIONE SERGIO PICCIN
                    2011


APPROFONDIMENTI
  DEGLI ASPETTI
DELL'AFFETTIVITA'
     E DELLA
   SESSUALITA'
NELLA RELAZIONE
 CON IL DISABILE
     ADULTO
      dott. Michele Borghetto – Psicologo e Psicoterapeuta
Q.I.
                                                                              O LA
                  VI TA’                  FAM                           S   CU
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                                                                                     NF
                                                                                       IN
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                                                                                         ’
                                                  AFF
                                                     ET T
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                  HA                                                         DIR
UN PASSAGGIO DI
     SENSO
FONDAMENTALE


   Dal costrutto di
 Ritardo Mentale al
    costrutto della
 Disabilità Intellettiva
AAMR 2002
IL RITARDO MENTALE E' UNA DISABILITA‘
  CARATTERIZZATA DA:
    SIGNIFICATIVE LIMITAZIONI NEL
       FUNZIONAMENTO INTELLETTUALE
    SIGNIFICATIVE LIMITAZIONI NEL
       COMPORTAMENTO ADATTATIVO COME
       ESPRESSIONI DI CAPACITA' ADATTATIVE
       CONCETTUALI, SOCIALI E PRATICHE
    LA DISABILITA' INIZIA PRIMA DEI 18 ANNI
LE CARATTERISTICHE CLINICHE
La D.I. è nella sua essenza una grave alterazione mentale che si manifesta
come una distorsione psichiatrica globale legata al difetto di sviluppo delle
funzioni astrattive della conoscenza e dell’adattamento


Nella D.I. il pensiero resta strettamente dipendente dall’esperienza e dalla
rappresentazione di essa, le percezioni non riescono a generalizzarsi, il
movimento è imitativo e non sviluppa capacità espressive né costruttive
originali, il linguaggio è povero, stereotipato, legato alla rappresentazione
immediata, non diventa linguaggio interno e non assume la guida della
condotta


La Sindrome del ritardo mentale è contrassegnata dal deficit più o meno
permanente della comprensione, della critica, dell’autonomia, che presenta
tuttavia compensi ed attitudini impreviste e presenta un mondo soggettivo
capace di un certo tipo di autocoscienza e di vita affettiva che assicura il valore
etico della personalità (che però si differenzia a seconda dell’entità del deficit
cognitivo)
Età 0-6 anni                        Età 6-18 anni                                    Età       adulta

           §Ritardo motorio grave.             § Sviluppo sensomotorio limitato.                §Arresto alla fase dell’intelligenza
RM         §Nessuno sviluppo delle funzioni    §Assenza del linguaggio relazionale.             sensomotoria (0-2anni).
           simboliche.                         §Nessuna autonomia.                              §Necessità di assistenza e
Profondo   §Nessuno sviluppo del linguaggio.                                                    sorveglianza totale.




           §Sviluppo motorio elementare con    §Acquisizione di abitudini elementari ma senza   §Arresto alla fase dell’intelligenza
           schemi relazionali poveri.          apprendimenti scolastici.                        rappresentativa pre-operatiria (2-
RM                                             §Limitata comunicazione verbale;qualche          6anni).
           §Linguaggio molto ridotto.
Severo                                         interesse affettivo e relazionale.               §Autonomia parziale,necessità di
                                               §Autonomia scarsa.                               ambiente protetto.




           §Sviluppo motorio sufficiente.      §Acquisizioni scolastiche iniziali.              §Arresto alla fase delle operazioni
RM         §Linguaggio e funzioni simboliche   §Persistenza di immaturità espressiva.           concrete semplici (7-9anni),
                                                                                                apprendimento di un lavoro
Moderato   povere e in lenta maturazione.      §Autonomia sufficiente.                          elementare.
                                                                                                §Discreta autonomia sociale.
                                                                                                §Necessità di aiuto in situazioni
                                                                                                traumatizzanti.




           §Ritardo senso motorio e del        §Apprendimento scolastico discreto nella         §Arresto alla fase dell’intelligenza
           linguaggio lievi.                   scuola primaria.                                 operatoria concreta (9-11anni)
RM                                                                                              §Capacità di adattamento sociale e
                                               §Difficoltà di apprendimento nelle classi
Lieve                                          secondarie.                                      professionale discrete con appropiato
                                                                                                addestramento.
                                               §Autonomia sufficiente.                          §Bisogno di aiuto in situazioni difficili
                                                                                                e traumatizzanti.
Il meccanismo deficitario rimane relativamente univoco nei
diversi quadri clinici, assumendo alcune conseguenze comuni:
•Riduce la forza e l’ampiezza delle funzioni esecutive
(attenzione, memoria, rappresentazione, linguaggio,ecc.)
•Facilita condotte imitative e stereotipate, abbassando
autonomia, originalità e adattamento creativo
•Riduce la capacità di astrarre dall’esperienza, di costruire
operazioni mentali, di formulare ipotesi e deduzioni
CAMBIAMENTO NELLA
           MODALITA’ TERAPEUTICA
UNIDIREZIONALE   ALTERNATA   STRATIFICATA   INTEGRATA

   MENTE

                  MENTE

                               MENTE        PERSONA




                  CORPO
   CORPO

                               CORPO
Oh, che sarà...
               (C. Barque de Hollanda e I. Fossati)
Oh, che sarà, che sarà                        Oh, che sarà, che sarà
   che vanno sospirando nelle alcove             quel che non ha decenza
   che vanno sussurrando in versi e strofe       nè mai ce l'avrà
   che vanno combinando in fondo al buio         quel che non ha censura
   che gira nelle teste, nelle parole            nè mai ce l'avrà
   che accende le candele nelle processioni      quel che non ha ragione.
   che va parlando forte nei portoni
   e grida nei mercati che con certezza          Ah che sarà, che sarà
   sta nella natura nella bellezza               che tutti i loro avvisi non potranno
   quel che non ha ragione                       evitare
   nè mai ce l'avrà                              che tutte le risate andranno a sfidare
   quel che non ha rimedio                       che tutte le campane andranno a
   nè mai ce l'avrà                              cantare
   quel che non ha misura.                       e tutti gli inni insieme a consacrare
                                                 e tutti i figli insieme a purificare
   Oh, che sarà, che sarà                        e i nostri destini ad incontrare
   che vive nell'idea di questi amanti           persino il Padreterno da così lontano
   che cantano i poeti più deliranti             guardando quell'inferno dovrà benedire
   che giurano i profeti ubriacati               quel che non ha governo
   che sta sul cammino dei mutilati              nè mai ce l'avrà
   e nella fantasia degli infelici               quel che non ha vergogna
   che sta nel dai-e-dai delle meretrici         nè mai ce l'avrà
   nel piano derelitto dei banditi.              quel che non ha giudizio
Sessualità e sviluppo: una
  prospettiva evolutiva e narrativa
Nel tentativo di comprendere la sessualità umana
 si incontra uno dei più gravi problemi connessi
 alla ricerca scientifica. È infatti molto difficile
 definirla con precisione, isolare le variabili e le
 invarianti che la caratterizzano, tracciare i confini
 delle sue aree di connessione con gli altri campi
 dell'esperienza, e per uno scienziato non c'è
 nulla di più avvilente di un oggetto di studio poco
 definito che sembra sfuggire alle sue ricerche
 (Veglia, 1996)
La dimensione riproduttiva della
             sessualità
Il mandato più antico impone innanzitutto di
   riprodursi e poi, se possibile, di sopravvivere. Ma
   nell'evoluzione succede qualcosa che ha
   permesso di trasformare la necessità di riprodursi
   in desiderio di maternità e di paternità, in progetto
   di vita.
Conservando la coscienza facciamo spazio alla
 relazione con l'altro, alla costruzione del
 significato e alla ricerca della verità che ci
 rendono liberi.
FARE SESSO
La dimensione ludica della sessualità

Nel “fare sesso” esistono corpi che si intrecciano,
 che riportano ad un confine che è rappresentato
 dalla pelle che si sperimenta in forma di gioco. Fin
 dal periodo della pubertà questo giocare con il
 corpo e scrutare i corpi che danzano vicino al mio,
 diventa motivo di conoscenza e addestramento.
 Mi scopro e ti scopro attraverso il filo invisibile
 dell'attrazione. Ma limitarsi alla dimensione ludica
 resta comunque un gioco al ribasso.
STARE INSIEME
       La dimensione sociale della
               sessualità
Procedendo con la storia della vita vediamo
  comparire un nuovo mandato che ci spinge
  ancora verso la riproduzione e la sopravvivenza,
  ma questa volta cercando un accordo con i nostri
  simili. Ecco allora la relazione e il legame con
  l'altro che emergono dallo sfondo cercando
  vicinanza, protezione, prendendosi cura l'uno
  dell'altra. Impariamo a riconoscerci attraverso la
  relazione con l'altro.
FARE L'AMORE
      La dimensione semantica della
               sessualità
Salendo di un passo, i corpi che si uniscono diventano un
  luogo dove incontrarci e unirsi in maniera fusionale
  (quasi la fusione dalla quale proveniamo), dove corpo e
  spirito non hanno più confini precisi e l'orgasmo diventa
  qualcosa di più di una funzione genitale. Fare l'amore
  comporta la realizzazione di un mandato che ci chiede di
  cercare dei significati per la nostra vita e condividerli con
  qualcuno. Se per riprodurci è sufficiente una coscienza
  di sé e del mondo molto parziale, per fare l'amore è
  necessaria una conoscenza estesa, continua e ben
  organizzata
AVERE UNA STORIA
      La dimensione narrativa della
              sessualità
Chi ha potuto abitare l'intimità del suo amore non
 sopporta l'idea che un'esperienza così straordinaria
 sia confinata nel qui e ora di una sola volta. Vuole
 un tempo per il racconto e un tempo per il possibile,
 un passato da ricordare e un senso per il futuro.
 Vuole diventare parte di una storia. L'essere umano
 attraversa l'esistenza terrena con il desiderio
 irresistibile di raccontare chi siamo, cosa è accaduto
 e quanto ci aspettiamo.
Ma se ricordiamo anche che l'uomo si struttura
 nella relazione O-A come un costruttore di
 significato, non dimentichiamo che proprio quei
 deficit o disturbi delle competenze
 metacognitive propri della disabilità intellettiva,
 nell'adulto come nel bambino, possono
 rendere illeggibile e perversa qualsiasi forma
 di relazione e di intimità.
COSTRUZIONE DI SIGNIFICATO
D'ALTRO CANTO SAREBBE INSENSATO
  SOSTENERE CHE “PISELLO E
  PASSEROTTA” SONO COME TUTTE LE
  ALTRE PARTI DEL CORPO:
  OFFENDEREMMO L'INTELLIGENZA DEI
  DISABILI (Veglia, 2004)!
Nel corso degli anni ’80 del secolo scorso
        l’interesse sulle dimensioni di
affettività e sessualità nella condizione di
   disabilità ha avuto importanti sviluppi
  e l’attenzione è stata posta, oltre che ai
     diretti interessati, anche ai familiari
 (caregiver), a tutti coloro che operano in
  questo specifico ambito, oltre ai servizi
      socio – educativi ed assistenziali
POSSIAMO SOSTANZIALMENTE DIRE CHE
 DA UNA VISIONE DISABILE CENTRICA, IN
      PARTE LEGATA ANCHE ALLE
  CARATTERISTICHE SOCIO-CULTURALI
DELL'EPOCA, SI E' TRANSITATI VERSO UNA
 NUOVA INTUIZIONE CHE VEDE IL TUTTO
COME PIU' DELLA SOMMA DELLE SINGOLE
    PARTI E COME NON VI SIA SOLO IL
  DISABILE CON IL SUO DISAGIO, MA, IN
 UN'OTTICA LEWINIANA, TUTTO IL CAMPO
   RELAZIONALE CHE GLI APPARTIENE
Il costrutto di salute sessuale, inoltre, non deve
     essere confuso con quello di normalità
  sessuale (frutto di influssi culturali, religiosi e
   morali che caratterizzano una società in un
              determinato periodo).
La salute sessuale non implica un’imposizione,
  ma la possibilità e la capacità di raggiungere
     una soddisfacente vita sessuale senza
      dimenticare le specifiche esigenze, la
  soggettività, il rispetto dell’individuo e del suo
               contesto di relazione.
                                         (Basson, 2007)
Fino agli anni ‘60 prevalevano atteggiamenti negativi e
    repressivi verso la sessualità dei disabili sia che
   vivessero a casa sia in comunità, negando che le
   relazioni affettive e sessuali rappresentassero un
 bisogno delle persone disabili come di qualsiasi altro
      individuo (Pesci, 1983, 1993; Piazza, 2006).

   Allo stato attuale, sebbene sembri più diffuso un
   atteggiamento di maggiore riconoscimento della
   sessualità, continua a persistere una tendenza a
    negare il bisogno ed il desiderio sessuale nelle
 persone disabili. Il disabile viene spesso considerato
    un eterno bambino ed il bisogno di sessualità è
ricondotto a situazioni di disobbedienza. La sessualità
per queste persone è ritenuta pertanto pericolosa, da
    tenere sotto controllo e da gestire (Ailey et al.,
                  2003;Chelsea, 2006).
Gli stereotipi della disabilità
Diversi sono gli stereotipi sociali sulla sessualità dei disabili;
Balian (2001) ne ha proposta una sintesi, secondo cui i disabili:
 devono essere protetti dalla loro sessualità perché appaiono
  come bambini dipendenti;
 devono essere protetti dalla loro sessualità perché appaiono
  come bambini dipendenti;
 non hanno le capacità di imparare la sessualità;
 sono esseri asessuati o, all’opposto, ipersessuati;
 non hanno gli stessi bisogni, desideri, sentimenti e capacità
  dei normodotati;
 hanno impulsi sessuali incontrollati e di conseguenza
  mancano di inibizione e indulgono in comportamenti
  immorali;
 sono spesso abusatori;
 educarli alla sessualità può stimolarli eccessivamente ad
  indulgere in attività sessuali che altrimenti non metterebbero
  in atto.
Recenti indagini sulla sessualità hanno
    messo in luce come la maggior parte dei disabili sia
  sessualmente attiva (Lassmann et al., 2007; Reid et al.,
 2007). Anche se tra le manifestazioni sessuali più diffuse
 si ritrovano le espressioni di tenerezza, quali ad esempio
      gli abbracci e la vicinanza fisica, la masturbazione
rappresenterebbe l’espressione più frequente e normale di
        una sessualità “genitale”, sebbene in molti casi
 accompagnata da sentimenti di tipo negativo (Ailey et al.,
  2003). La maggior parte dei disabili che si masturba non
 riuscirebbe, di fatto, a raggiungere l’orgasmo, innescando
        con tale insuccesso sentimenti di frustrazione.
“C’E’ PIU’ RAGIONE NEL
TUO CORPO CHE NELLA
 MIGLIORE SAPIENZA”

              NIETZSCHE
Per comprendere la corporeità,
 abbiamo bisogno di compiere un
cammino, un percorso segnato da
tappe riconducibili a pochi, decisivi
              verbi:

       •VEDERE IL CORPO
       •SENTIRE IL CORPO
       •PENSARE IL CORPO
       •VIVERE IL CORPO
Il corpo non è un oggetto rispetto ad un
 soggetto che lo guarda, che lo osserva
analiticamente ed integra così elementi
nuovi. I FATTI DEL CORPO SONO UN
TUTT’UNO CON LO SGUARDO DI CHI
              LI OSSERVA.
   Il corpo non rappresenta una “cosa”
posseduta, ma un campo di esperienza
che coincide con la presenza stessa del
                 soggetto.
La disabilità è una sfida ai luoghi comuni, agli errori
   logici, alle presunzioni presenti in ogni cultura.
 Costringe a guardare dentro i gesti, alle intenzioni,
alle persone. A leggere le cose oltre l'apparenza. Ad
     essere intelligenti. Affrontare la sessualità e
l'affettività delle persone (aggiungo con-le-persone-
 disabili) aiuta a comprendere la nostra. È un regalo
   che i disabili fanno ogni giorno ai soggetti sani
                     (Veglia, 2004).
LE NOSTRE STORIE, LE LORO STORIE
Nelle storie che andremo a raccontare ci sono
  una figura ed uno sfondo che si alternano
costantemente, dove il contesto educativo ora
fa da figura (interventi o trattamenti specifici),
ma necessariamente fa da sfondo nel mondo
         della disabilità a tutte le storie
I: (piangendo a dirotto) ...io non ci voglio venire
in questa scuola...
T: per quale motivo?
I: ho un sacco di impegni...ma io posso
cambiare sesso e diventare uomo...?
T: prego? (sorpresa)
I: posso cambiare sesso e diventare uomo?
T: ora ho capito bene; cosa cambierebbe se tu
in questo momento potessi diventare uomo?
I: mi sentirei più forte e più sicura...
Vulnerabilità psicopatologica generale,
 legata alla presenza del deficit intellettivo,
 comune a tutte le forme di RM, e
 condizionato prevalentemente dalla gravità
 del ritardo.


Vulnerabilità psicopatologica specifica per
 forme specifiche di Ritardo Mentale, legata
 a specifici fattori lesionali o al
 coinvolgimento di specifici geni (es. DOC e
 s. di Prader Willi, disturbo bipolare in
 sindrome velocardio- faciale, ecc.).

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Affettività e sessualità nel disabile adulto

  • 1. PICCOLO RIFUGIO ASSOCIAZIONE SERGIO PICCIN 2011 APPROFONDIMENTI DEGLI ASPETTI DELL'AFFETTIVITA' E DELLA SESSUALITA' NELLA RELAZIONE CON IL DISABILE ADULTO dott. Michele Borghetto – Psicologo e Psicoterapeuta
  • 2.
  • 3. Q.I. O LA VI TA’ FAM S CU ATT I IGLI A CO NF IN NE E ZIO I PA NTE DIS T EC B IE ABI PAR AM L ITA ’ AFF ET T IVI INC TA' LU RIA A' CO SIO T NT NE BIL ITA A LI U A TT ZI O SS O NE SE AP IC I ND MENOMAZIONE ITT HA DIR
  • 4. UN PASSAGGIO DI SENSO FONDAMENTALE Dal costrutto di Ritardo Mentale al costrutto della Disabilità Intellettiva
  • 5. AAMR 2002 IL RITARDO MENTALE E' UNA DISABILITA‘ CARATTERIZZATA DA: SIGNIFICATIVE LIMITAZIONI NEL FUNZIONAMENTO INTELLETTUALE SIGNIFICATIVE LIMITAZIONI NEL COMPORTAMENTO ADATTATIVO COME ESPRESSIONI DI CAPACITA' ADATTATIVE CONCETTUALI, SOCIALI E PRATICHE LA DISABILITA' INIZIA PRIMA DEI 18 ANNI
  • 6. LE CARATTERISTICHE CLINICHE La D.I. è nella sua essenza una grave alterazione mentale che si manifesta come una distorsione psichiatrica globale legata al difetto di sviluppo delle funzioni astrattive della conoscenza e dell’adattamento Nella D.I. il pensiero resta strettamente dipendente dall’esperienza e dalla rappresentazione di essa, le percezioni non riescono a generalizzarsi, il movimento è imitativo e non sviluppa capacità espressive né costruttive originali, il linguaggio è povero, stereotipato, legato alla rappresentazione immediata, non diventa linguaggio interno e non assume la guida della condotta La Sindrome del ritardo mentale è contrassegnata dal deficit più o meno permanente della comprensione, della critica, dell’autonomia, che presenta tuttavia compensi ed attitudini impreviste e presenta un mondo soggettivo capace di un certo tipo di autocoscienza e di vita affettiva che assicura il valore etico della personalità (che però si differenzia a seconda dell’entità del deficit cognitivo)
  • 7. Età 0-6 anni Età 6-18 anni Età adulta §Ritardo motorio grave. § Sviluppo sensomotorio limitato. §Arresto alla fase dell’intelligenza RM §Nessuno sviluppo delle funzioni §Assenza del linguaggio relazionale. sensomotoria (0-2anni). simboliche. §Nessuna autonomia. §Necessità di assistenza e Profondo §Nessuno sviluppo del linguaggio. sorveglianza totale. §Sviluppo motorio elementare con §Acquisizione di abitudini elementari ma senza §Arresto alla fase dell’intelligenza schemi relazionali poveri. apprendimenti scolastici. rappresentativa pre-operatiria (2- RM §Limitata comunicazione verbale;qualche 6anni). §Linguaggio molto ridotto. Severo interesse affettivo e relazionale. §Autonomia parziale,necessità di §Autonomia scarsa. ambiente protetto. §Sviluppo motorio sufficiente. §Acquisizioni scolastiche iniziali. §Arresto alla fase delle operazioni RM §Linguaggio e funzioni simboliche §Persistenza di immaturità espressiva. concrete semplici (7-9anni), apprendimento di un lavoro Moderato povere e in lenta maturazione. §Autonomia sufficiente. elementare. §Discreta autonomia sociale. §Necessità di aiuto in situazioni traumatizzanti. §Ritardo senso motorio e del §Apprendimento scolastico discreto nella §Arresto alla fase dell’intelligenza linguaggio lievi. scuola primaria. operatoria concreta (9-11anni) RM §Capacità di adattamento sociale e §Difficoltà di apprendimento nelle classi Lieve secondarie. professionale discrete con appropiato addestramento. §Autonomia sufficiente. §Bisogno di aiuto in situazioni difficili e traumatizzanti.
  • 8. Il meccanismo deficitario rimane relativamente univoco nei diversi quadri clinici, assumendo alcune conseguenze comuni: •Riduce la forza e l’ampiezza delle funzioni esecutive (attenzione, memoria, rappresentazione, linguaggio,ecc.) •Facilita condotte imitative e stereotipate, abbassando autonomia, originalità e adattamento creativo •Riduce la capacità di astrarre dall’esperienza, di costruire operazioni mentali, di formulare ipotesi e deduzioni
  • 9. CAMBIAMENTO NELLA MODALITA’ TERAPEUTICA UNIDIREZIONALE ALTERNATA STRATIFICATA INTEGRATA MENTE MENTE MENTE PERSONA CORPO CORPO CORPO
  • 10. Oh, che sarà... (C. Barque de Hollanda e I. Fossati) Oh, che sarà, che sarà Oh, che sarà, che sarà che vanno sospirando nelle alcove quel che non ha decenza che vanno sussurrando in versi e strofe nè mai ce l'avrà che vanno combinando in fondo al buio quel che non ha censura che gira nelle teste, nelle parole nè mai ce l'avrà che accende le candele nelle processioni quel che non ha ragione. che va parlando forte nei portoni e grida nei mercati che con certezza Ah che sarà, che sarà sta nella natura nella bellezza che tutti i loro avvisi non potranno quel che non ha ragione evitare nè mai ce l'avrà che tutte le risate andranno a sfidare quel che non ha rimedio che tutte le campane andranno a nè mai ce l'avrà cantare quel che non ha misura. e tutti gli inni insieme a consacrare e tutti i figli insieme a purificare Oh, che sarà, che sarà e i nostri destini ad incontrare che vive nell'idea di questi amanti persino il Padreterno da così lontano che cantano i poeti più deliranti guardando quell'inferno dovrà benedire che giurano i profeti ubriacati quel che non ha governo che sta sul cammino dei mutilati nè mai ce l'avrà e nella fantasia degli infelici quel che non ha vergogna che sta nel dai-e-dai delle meretrici nè mai ce l'avrà nel piano derelitto dei banditi. quel che non ha giudizio
  • 11. Sessualità e sviluppo: una prospettiva evolutiva e narrativa Nel tentativo di comprendere la sessualità umana si incontra uno dei più gravi problemi connessi alla ricerca scientifica. È infatti molto difficile definirla con precisione, isolare le variabili e le invarianti che la caratterizzano, tracciare i confini delle sue aree di connessione con gli altri campi dell'esperienza, e per uno scienziato non c'è nulla di più avvilente di un oggetto di studio poco definito che sembra sfuggire alle sue ricerche (Veglia, 1996)
  • 12. La dimensione riproduttiva della sessualità Il mandato più antico impone innanzitutto di riprodursi e poi, se possibile, di sopravvivere. Ma nell'evoluzione succede qualcosa che ha permesso di trasformare la necessità di riprodursi in desiderio di maternità e di paternità, in progetto di vita. Conservando la coscienza facciamo spazio alla relazione con l'altro, alla costruzione del significato e alla ricerca della verità che ci rendono liberi.
  • 13. FARE SESSO La dimensione ludica della sessualità Nel “fare sesso” esistono corpi che si intrecciano, che riportano ad un confine che è rappresentato dalla pelle che si sperimenta in forma di gioco. Fin dal periodo della pubertà questo giocare con il corpo e scrutare i corpi che danzano vicino al mio, diventa motivo di conoscenza e addestramento. Mi scopro e ti scopro attraverso il filo invisibile dell'attrazione. Ma limitarsi alla dimensione ludica resta comunque un gioco al ribasso.
  • 14. STARE INSIEME La dimensione sociale della sessualità Procedendo con la storia della vita vediamo comparire un nuovo mandato che ci spinge ancora verso la riproduzione e la sopravvivenza, ma questa volta cercando un accordo con i nostri simili. Ecco allora la relazione e il legame con l'altro che emergono dallo sfondo cercando vicinanza, protezione, prendendosi cura l'uno dell'altra. Impariamo a riconoscerci attraverso la relazione con l'altro.
  • 15. FARE L'AMORE La dimensione semantica della sessualità Salendo di un passo, i corpi che si uniscono diventano un luogo dove incontrarci e unirsi in maniera fusionale (quasi la fusione dalla quale proveniamo), dove corpo e spirito non hanno più confini precisi e l'orgasmo diventa qualcosa di più di una funzione genitale. Fare l'amore comporta la realizzazione di un mandato che ci chiede di cercare dei significati per la nostra vita e condividerli con qualcuno. Se per riprodurci è sufficiente una coscienza di sé e del mondo molto parziale, per fare l'amore è necessaria una conoscenza estesa, continua e ben organizzata
  • 16. AVERE UNA STORIA La dimensione narrativa della sessualità Chi ha potuto abitare l'intimità del suo amore non sopporta l'idea che un'esperienza così straordinaria sia confinata nel qui e ora di una sola volta. Vuole un tempo per il racconto e un tempo per il possibile, un passato da ricordare e un senso per il futuro. Vuole diventare parte di una storia. L'essere umano attraversa l'esistenza terrena con il desiderio irresistibile di raccontare chi siamo, cosa è accaduto e quanto ci aspettiamo.
  • 17. Ma se ricordiamo anche che l'uomo si struttura nella relazione O-A come un costruttore di significato, non dimentichiamo che proprio quei deficit o disturbi delle competenze metacognitive propri della disabilità intellettiva, nell'adulto come nel bambino, possono rendere illeggibile e perversa qualsiasi forma di relazione e di intimità.
  • 19. D'ALTRO CANTO SAREBBE INSENSATO SOSTENERE CHE “PISELLO E PASSEROTTA” SONO COME TUTTE LE ALTRE PARTI DEL CORPO: OFFENDEREMMO L'INTELLIGENZA DEI DISABILI (Veglia, 2004)!
  • 20. Nel corso degli anni ’80 del secolo scorso l’interesse sulle dimensioni di affettività e sessualità nella condizione di disabilità ha avuto importanti sviluppi e l’attenzione è stata posta, oltre che ai diretti interessati, anche ai familiari (caregiver), a tutti coloro che operano in questo specifico ambito, oltre ai servizi socio – educativi ed assistenziali
  • 21. POSSIAMO SOSTANZIALMENTE DIRE CHE DA UNA VISIONE DISABILE CENTRICA, IN PARTE LEGATA ANCHE ALLE CARATTERISTICHE SOCIO-CULTURALI DELL'EPOCA, SI E' TRANSITATI VERSO UNA NUOVA INTUIZIONE CHE VEDE IL TUTTO COME PIU' DELLA SOMMA DELLE SINGOLE PARTI E COME NON VI SIA SOLO IL DISABILE CON IL SUO DISAGIO, MA, IN UN'OTTICA LEWINIANA, TUTTO IL CAMPO RELAZIONALE CHE GLI APPARTIENE
  • 22. Il costrutto di salute sessuale, inoltre, non deve essere confuso con quello di normalità sessuale (frutto di influssi culturali, religiosi e morali che caratterizzano una società in un determinato periodo). La salute sessuale non implica un’imposizione, ma la possibilità e la capacità di raggiungere una soddisfacente vita sessuale senza dimenticare le specifiche esigenze, la soggettività, il rispetto dell’individuo e del suo contesto di relazione. (Basson, 2007)
  • 23. Fino agli anni ‘60 prevalevano atteggiamenti negativi e repressivi verso la sessualità dei disabili sia che vivessero a casa sia in comunità, negando che le relazioni affettive e sessuali rappresentassero un bisogno delle persone disabili come di qualsiasi altro individuo (Pesci, 1983, 1993; Piazza, 2006). Allo stato attuale, sebbene sembri più diffuso un atteggiamento di maggiore riconoscimento della sessualità, continua a persistere una tendenza a negare il bisogno ed il desiderio sessuale nelle persone disabili. Il disabile viene spesso considerato un eterno bambino ed il bisogno di sessualità è ricondotto a situazioni di disobbedienza. La sessualità per queste persone è ritenuta pertanto pericolosa, da tenere sotto controllo e da gestire (Ailey et al., 2003;Chelsea, 2006).
  • 24. Gli stereotipi della disabilità Diversi sono gli stereotipi sociali sulla sessualità dei disabili; Balian (2001) ne ha proposta una sintesi, secondo cui i disabili:  devono essere protetti dalla loro sessualità perché appaiono come bambini dipendenti;  devono essere protetti dalla loro sessualità perché appaiono come bambini dipendenti;  non hanno le capacità di imparare la sessualità;  sono esseri asessuati o, all’opposto, ipersessuati;  non hanno gli stessi bisogni, desideri, sentimenti e capacità dei normodotati;  hanno impulsi sessuali incontrollati e di conseguenza mancano di inibizione e indulgono in comportamenti immorali;  sono spesso abusatori;  educarli alla sessualità può stimolarli eccessivamente ad indulgere in attività sessuali che altrimenti non metterebbero in atto.
  • 25. Recenti indagini sulla sessualità hanno messo in luce come la maggior parte dei disabili sia sessualmente attiva (Lassmann et al., 2007; Reid et al., 2007). Anche se tra le manifestazioni sessuali più diffuse si ritrovano le espressioni di tenerezza, quali ad esempio gli abbracci e la vicinanza fisica, la masturbazione rappresenterebbe l’espressione più frequente e normale di una sessualità “genitale”, sebbene in molti casi accompagnata da sentimenti di tipo negativo (Ailey et al., 2003). La maggior parte dei disabili che si masturba non riuscirebbe, di fatto, a raggiungere l’orgasmo, innescando con tale insuccesso sentimenti di frustrazione.
  • 26. “C’E’ PIU’ RAGIONE NEL TUO CORPO CHE NELLA MIGLIORE SAPIENZA” NIETZSCHE
  • 27. Per comprendere la corporeità, abbiamo bisogno di compiere un cammino, un percorso segnato da tappe riconducibili a pochi, decisivi verbi: •VEDERE IL CORPO •SENTIRE IL CORPO •PENSARE IL CORPO •VIVERE IL CORPO
  • 28. Il corpo non è un oggetto rispetto ad un soggetto che lo guarda, che lo osserva analiticamente ed integra così elementi nuovi. I FATTI DEL CORPO SONO UN TUTT’UNO CON LO SGUARDO DI CHI LI OSSERVA. Il corpo non rappresenta una “cosa” posseduta, ma un campo di esperienza che coincide con la presenza stessa del soggetto.
  • 29. La disabilità è una sfida ai luoghi comuni, agli errori logici, alle presunzioni presenti in ogni cultura. Costringe a guardare dentro i gesti, alle intenzioni, alle persone. A leggere le cose oltre l'apparenza. Ad essere intelligenti. Affrontare la sessualità e l'affettività delle persone (aggiungo con-le-persone- disabili) aiuta a comprendere la nostra. È un regalo che i disabili fanno ogni giorno ai soggetti sani (Veglia, 2004).
  • 30. LE NOSTRE STORIE, LE LORO STORIE Nelle storie che andremo a raccontare ci sono una figura ed uno sfondo che si alternano costantemente, dove il contesto educativo ora fa da figura (interventi o trattamenti specifici), ma necessariamente fa da sfondo nel mondo della disabilità a tutte le storie
  • 31. I: (piangendo a dirotto) ...io non ci voglio venire in questa scuola... T: per quale motivo? I: ho un sacco di impegni...ma io posso cambiare sesso e diventare uomo...? T: prego? (sorpresa) I: posso cambiare sesso e diventare uomo? T: ora ho capito bene; cosa cambierebbe se tu in questo momento potessi diventare uomo? I: mi sentirei più forte e più sicura...
  • 32. Vulnerabilità psicopatologica generale, legata alla presenza del deficit intellettivo, comune a tutte le forme di RM, e condizionato prevalentemente dalla gravità del ritardo. Vulnerabilità psicopatologica specifica per forme specifiche di Ritardo Mentale, legata a specifici fattori lesionali o al coinvolgimento di specifici geni (es. DOC e s. di Prader Willi, disturbo bipolare in sindrome velocardio- faciale, ecc.).