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Inchiesta
A Gela, l'inferno
dei bambini
Deformazioni, malattie, morti. Soprattutto fra i più piccoli. Ora una perizia
del tribunale stabilisce, dopo anni di denunce, il nesso causale con le
emissioni del petrolchimico Eni. Ma il gruppo replica: "nessun risarcimento"
di Emiliano Fittipaldi boto di Massimo Berruti per l'Espresso
I
MEDICI E I TECNICI CHIAMATI DAI GIUDICI lo scrivono
dodici volte. Lo scrivono per Nicolò, Marco, Marta,
Francesco, Giuseppe, Chiara, Mary e gli altri bimbi e
ragazzini malformati che hanno visitato e studiato per
due anni. La formula è sempre la stessa. Cambia solo il
nome della malattia, a seconda se la deformazione ha
colpito gli organi genitali o i piedi, le mani o il midollo
spinale, il cervello o la bocca. «Il collegio della commissione
tecnica d'ufficio all'unanimità» si legge in relazione al caso di
Kimberly «si rammarica che - nell'ampio lasso di tempo inter-
corso tra l'allarme indicato dai primi studi condotti a Gela, le
crescenti preoccupazioni sollevate dalla popolazione e dalla
comunità scientifica e il presente - non sia mai stato condotto
uno studio di elevata qualità per poter stabilire in modo defi-
nitivo la possibile esistenza della relazione causale tra sostanze
chimiche prevalenti nel comune e alcune malformazioni. Ritie-
ne che la possibilità che la spina bifida di Kimberly Scudcra sia
stata favorita dalla presenza nell'ambiente (aria,acqua,alimen-
tazione) di sostanze chimiche prodotte dal polo industriale sia
del tutto concreta, sia per effetto individuale che per effetto
sinergico tra loro».
La perizia - che "l'Espresso" pubblica in esclusiva - è rivolu-
zionaria. Perché il petrolchimico dell'Eni, quello che tutti in
città chiamano il "mostro", per la prima volta finisce ufficial-
mente sul banco degli imputan. Come accaduto per l'acciaieria
Uva a Taranto, il petrolchimico ha sparpagliato per sessantan-
ni veleni ovunque, ammorbando terra, acque e aria; secondo il
report c'è un pezzo di Sicilia che oggi trasuda sostanze tossiche
e nocive che avrebbero causato malformazioni gravissime alla
nascita di almeno una dozzina di bambini. I consulenti dei
giudici, professori di fama nazionale e internazionale, hanno
depositato il loro parere scientifico lo scorso luglio nell'ambito
di un procedimento civile che una ventina di famiglie hanno
promosso contro l'Eni. L'obiettivo principale era di ottenere
risarcimenti economici e rimborso delle spese mediche per le
piccole vittime dell'inquinamento, ma la causa s'è conclusa con
un nulla di fatto. «Nonostante la perizia il colosso energetico
non ha fatto alle 12 famiglie alcuna proposta economica»,
spiega Luigi Fontanella, l'avvocato siciliano che da anni sta
combattendo a fianco dei genitori dei bambini. « L'azienda non
riconosce alcun danno psicofisico: per loro il nesso tra inqui-
namento e malformazioni non esiste».
Fontanella non ha il fascino né il sorriso di Julia Roberts in
"ErinBroncovich",ilfilm sull'attivista americana che nel 1993
riuscì a vincere una mega-causa da oltre 300 milioni di euro
contro la Pacific Gas & Electric, azienda Usa accusata di aver
contaminato con cromo esavalente le acque della città di Fiin-
klcy, in California, e fatto così ammalare 600 persone. Pelato e
leggermente sovrappeso, occhiali spessi come fondi di bottiglia,
Fontanella è oggi il nemico numero uno della spa controllata
dal ministero dell'Economia, e - persa una battaglia - ha depo-
sitato da poco un nuovo ricorso d'urgenza, firmato da oltre 300
gelesi, per ottenere il fermo degli impianti e la bonifica dei vele-
ni. «Spero che, prima o poi, troveremo
un giudice coraggioso: finora nessuno, a
parte la procura, ci ha aiutato. L'Eni fa
paura, più ai politici che ai bambini».
«IP TORTU E U' MORTO»
Intervistando i genitori dolore e frustra-
zione spuntano fuori ad ogni frase
smozzicata, ad ogni risposta data al >
Gela. Un ragazzo
di sedici anni
sofferente
per una grave
malformazione
alla mano
sinistra
GIURISPRUDENZA
GIURISPRUDENZA
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cronista. Nicolò oggi ha 13 amii, è alto e grosso come sono i
ragazzini della nuova generazione, ma il padre, Antonino
Pace, lo protegge ancora come fosse un cucciolo. «È timido.
È nato senza un labbro e senza palato. Senza manco il naso,
a dire la verità: a 8 mesi l'abbiamo operato, e gli hanno pure
ricostruito parte della bocca »,dice. U viaggio Gela-Roma-Ge-
la per portare Nicolò al Bambin Gesù l'ha fatto decine di
volte. «Oggi va meglio, ma quando mangia il cioccolato o il
succo di frutta spesso gli esce ancora il cibo dalle narici, perché
è cresciuto in fretta e le vecchie plastiche non reggono più».
Presto il bambino dovrà sottoporsi all'ennesima ricostruzio-
ne. «Lui non si accetta ancora, a volte mi chiede perché è
uscito così dalla pancia della mamma. Io lo so di chi è colpa:
dei veleni della raffineria. Un genitore muore dentro, quando
sa che un figlio soffre così. A Taranto hanno bloccato tutto,
perché qui in Sicilia no? Perché non se ne futte nessuno, ecco
perché». L'Eni ha annunciato che investirà, fino al 2019,200
milioni di euro, e che vuole aprire qui un centro mondiale di
formazione manageriale sulle tematiche di salute, sicurezza e
ambiente. «Oltre il danno la beffa. "U' torta e u' morto",
come si dice da queste parti », chiude Antonino.
Anche la bimba di Rosario e Concetta Cutini, Marta, ha la
labiopalatoschisi. Oltre una rarissima "sequenza di Pierre
Robin", una malformazione della mandibola. La casa di Cuti-
ni è a pochi centinaia di metri dalla casa dei Pace: Gela è pic-
cola, meno di 30 mila abitanti, ma non sempre le famiglie con
bimbi malati si conoscono: ognuno si fa i fatti suoi. «Da picco-
la ogni volta che mangiava la pastina Le ciminiere del
Marta rischiava di finire soffocata, la petrolchimico di
mettevo sottosopra e riuscivo a levargli Gela. A destra:
il cibo dalla gola» spiega Rosario che l'avvocato
lavora in un negozio di scarpe. «Io non Luigi Fontanella
sono uno che si perde d'animo. Qua i
casi di piccoli malformati sono tantissi-
mi, ma molti si nascondono. Perché si vergognano. Ma sono
loro che si devono vergognare, i dirigenti del "mostro", quello
del cane a sei zampe, che è deforme pure lui. La mia seconda
figlia? Per fortuna il Signore ce l'ha fatta venire a posto».
In una viuzza più in là c'è l'appartamento degli Scudera.
Rosalinda cresce Kimberly da 18 anni, con amore e fatica:
appena partorito i medici hanno diagnosticato alla piccola una
spina bifida, il tubo neurale era aperto. Da allora si muove in
carrozzina. «Kimberly è stata operata a Catania due volte ap-
pena nata. Poi una terza a quattro anni, per provare ad aggiu-
stare il piede torto e allungare il tendine d'Achille. Per i proble-
mi di sfinteri e il catetere non c'è invece niente da fare, dovrà
portarlo tutta la vita». Quest'almo Kimberly farà l'esame di
mamrità, ha la media del 7 e vuole fare la psicologa. «È arrab-
biata, perché gli amici non la cercano. Le dicono che si imba-
razzano a portarla in giro con la sedia a rotelle, e quindi al ci-
nema e in pizzeria non ci va. L'altra volta guardavamo su Real
Time un programma sugli abiti da sposa, s'è messa a piangere
perché pensa che lei un matrimonio e deifiglinon li avrà mai.
Veda lei come mi devo sentire io».
GIURISPRUDENZA
VELENI PER SEMPRE
Leggendo le centinaia di pagine della perizia del collegio
tecnico presieduto da Pierpaolo Mastroiacovo, ex ordinario
di pediatria alla Cattolica e tra i massimi esperti al mondo di
malformazioni congenite, i medici, scienziati e ingegneri
confermano quello che molti studi già segnalavano da tempo:
a Gela, uno dei 39 siti d'interesse nazionale ancora da boni-
ficare, ci sono in giro quantità enormi di metalli pesanti,
benzene e altri «composti cancerogeni, interferenti endocrini
e diossine» che hanno compromesso acque di falda, suoli e
catena alimentare. Inquinanti che hanno prima devastato la
natura e poi causato, «con ogni probabilità», le malattie ne-
onatali. «I valori dirischiogenerati, seppur rappresentino una
mera proiezione dei possibili effetti delle condizioni ambien-
tali dell'area di Gela sulla salute pubblica, mostrano una ge-
nerale compatibilità con le condizioni morbose rilevate per il
caso clinico oggetto di analisi », esemplifica ancora il collegio
in riferimento a uno dei bimbi deformati.
Il primo studio a Gela sulle deformità dei piccoli abitanti
della città è del 2006, e mostrava come il tasso di ipospadie
(una rara malattia degli organi genitali) era tra i più alti al
mondo. «Un dato confermato da un aggiornamento pubbli-
cato nel 2014», spiega Fabrizio Bianchi, epidemiologo del
Cnr che firmò la ricerca e ha scoperto, due anni fa, come nel
sangue dei gelesi scorra una grande quantità di arsenico.
«Anche per altri tipi di malformazione ì tassi sono elevati. La
responsabilità dell'Eni? La relazione di Mastroiacovo per
numerosi bambini malformati fornisce prove persuasive di
una altamente probabile causa ambientale. Io penso che in
processi di questo tipo l'onere della prova del nesso di causa-
lità non spetta a chi sta dalla parte pubblica, cioè di chi è
stato danneggiato, ma da chi sostiene la sua inesistenza, o da
coloro che abbiano un'altra ipotesi convincente che spieghi
il perché di malattie e deformità. Di certo più passa il tempo,
più si aspetta a bonificate, più sarà difficile evitare nuovi casi
di malattia e morti precoci». Perché a Gela non sono solo i
minori a rischiare la pelle: gli studi del progetto Sentieri han-
no dimostrato che nel comune si muore più facilmente rispet-
to al resto della Sicilia per tutti i tipi di tumore (più 18,3 per
cento), per il cancro infantile (più 159,2 per cento), per il tu-
more allo stomaco (più 47,5 per cento), alla pleura (più 67,3),
alla vescica (più 9,6 per cento), per non parlare del morbo di
Hodgkin (più 72,4).
PERCENTUALI PAZZESCHE
Se la perizia tecnica è sconvolgente, all'Eni sostengono che
sul tema delle malformazioni non ci sono novità di rilievo.
«Tutti gli studi finora eseguiti», spiega l'azienda a "l'E-
spresso" «non hanno fornito evidenze scientifiche apprez-
zabili chea la sussistenza di un nesso tra le patologie e
l'impatto ambientale delle attività industriali del nostro
stabilimento. Anche la consulenza tecnica d'ufficio del
luglio 2015 mostra importanti limiti a livello metodologi-
co, e soprattutto l'assenza di clementi scientificamente
apprezzabili a sostegno delle valutazioni conclusive. Dun-
que non ci sono ulteriori mediazioni in corso né ipotesi di
risarcimento». D'altronde la commissione di parte ha
cercato di smontare pezzo per pezzo quella dei consulenti
dei giudici, attaccando tutta l'impostazione della ricerca e
attribuendo le malattie dei bimbi soprattutto alla «compo-
nente genetica».
La magistratura, per ora, resta in attesa: ma non è un detta-
glio che sia stata proprio la procura a costituirsi in sede civile
e che i pm gelesi abbiano aiutato - attraverso il deposito di
vari studi e report scientifici compilati negli anni su loro >
KIMBERLY, 18 ANNI, HA LA SPINA BIFIDA,
SI MUOVE IN CARROZZINA. SI ARRABBIA
PERCHÉ I COMPAGNI NON LA CERCANO.
SI IMBARAZZANO A PORTARLA IN GIRO
GIURISPRUDENZA
impulso - a scrivere l'ultimo, drammatico studio. Fin fascicolo
sulle malformazioni è stato aperto anni fa, ma in Italia esistono
limiti enormi all'accertamento penale, come ha dimostrato
anche il recente caso dell'Eternit di Casale Monferrato, dove
la Cassazione ha segnalato che il reato era prescritto. La nostra
giurisprudenza prevede inoltre che i danni vadano addebitati
a singole personefisiche:a differenza di'làranto, dove la fami-
glia Riva e i dirigenti che gestivano l'Uva erano facilmente
identificabili, alla guida del petrolchimico di Gela in sei decen-
ni si sono succedute decine di manager, ed è molto difficile in-
dividuarne le singole (ed eventuali) responsabilità.
Ma Angela Averna,pediatra "di strada "che assiste impoten-
te al dramma dei suoi piccoli pazienti, di cavilli e norme astru-
se non vuol sentir parlare. «Lei mi ha intervistato due anni fa,
quando le dissi che su 1000 under 14 ne
avevamo una cinquantina malformati.
La percentuale, pazzesca, non è cambia-
ta », ragiona il medico, che qualche gior-
no fa ha perso uno dei suoi degenti,
Francesco,perun tumore alcervello. «Lo
scorso settembre a Modica il nuovo
primario dell'ospedale ha elencato in un
convegno i nuovi casirilevatinegli ultimi
24 mesi: le dico solo che la platea è rima-
"SPERIAMO CHE
CHIUDANO E BONIFICHINO
PRESTO - DICE UN PADRE
- SE NO LA TRAGEDIA
NON FINIRÀ MAI"
Ancora
un'immagine
del ragazzo
sofferente
sta sconvolta. In questo inferno le fiamme sono sempre accese.
Ma una buona notizia gliela posso dare: mia nipote,alla quale
era stato diagnosticato un cancro al pancreas, oggi sta benissi-
mo, ed è talmente bella che forse andrà a sfilare sulle passerel-
le di Milano».
A TUTTO PETROLIO
Per la gran parte dei medici e dei cittadini la pistola fumante è
impugnata dal cane a sei zampe dell'Eni, ma la politica e le
istituzioni continuano a tenersi a distanza da qualsiasi inter-
vento e polemica. Certo finora i dettagli della perizia erano
rimasti in un cassetto, ma il governo (primo azionista del pe-
trolchimico) non ha mai aperto bocca sulla vicenda delle
malformazioni: Matteo Renzi lo scorso agosto ha parlato
della raffineria solo per applaudire alla sua futura riconversio-
ne "green" degli impianti prevista nel 2017,grazie a un accor-
do che prevede la costruzione di una "biorafffncria" e investi-
menti (su tutta la Sicilia) pari a due miliardi di euro, con cui il
gruppo petrolifero potrà avviare nuove attività di esplorazione
e produzione di idrocarburi sia su terra che su mare.
Se Rosario Crocetta ha brindato al nuovo patto e Susanna
Camusso, leader della Cgil, s'è detta preoccupata soprattutto
del futuro degli operai gelesi (in tutto oggi sono 550, altret-
tanti nell'indotto: le risorse in eccesso, ci dice Eni, dopo
l'avvio della Green Refinery saranno ricollocate in altre so-
cietà in Italia e all'estero), pure il Movimento 5 Stelle è finito
nella bufera un mese fa, quando il neo-assessore all'ambiente
del comune, guidato dal partito di Beppe Grillo, è stato attac-
cato da un meetup di base per aver dichiarato che «il nesso
tra malformazioni e inquinamento non c'è,non esiste ancora
una sentenza in tal senso».
Se una sentenza non c'è ancora, la perizia ha però indicato il
nesso come mai prima era accaduto. «Ora speriamo che chiu-
dano tutto e bonifichino rapidamente», aggiunge il papà di
Marta, felice perché alla figlia il mento è «uscito fuori, prima a
causa del disturbo alla mandibola sembrava non ce l'avesse
proprio». Anche Damiano Lauretta e Giuseppina Comanda-
tore, genitori di Marco, 15 anni nato con la labioschisi, preten-
dono che i veleni vengano ripuliti. «Finora hanno fatto solo
annunci. A parte nostro figlio, noi abbiamo molti amici con
bimbi malformati, con problemi alcuore, alle mani,alle gambe.
Il governo con l'Eni ci mangia, ci fa i miliardi, perciò non sono
ottimista. Sono un diacono di una comunità neocatecumenale,
e sono fortunato perché chi non ha fede nel Signore sta certa-
mente peggio di noi. In più se non si fa
pulizia la tragedia non finirà mai». Già:
Nicolò, Marco, Marta, Francesco, Giu-
seppe, Chiara, Mary e Kimberly, defor-
mati da «ipospadie, ipoplasie di ventri-
colo, spina bifida, coartazione aortica,
criptorchidismo, labiopalatoschisi, di-
fetti renali, tetralogia di Fallot, ipo-age-
nesi degli arti», saranno gli ultimi bam-
bini malformati nati a Gela? •
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GELA 2015 BAMBINI MALFORMATI PROCEDIMENTO CIVILE CONTRO ENI PERIZIA DEI CONSULENTI DEI GIUDICI PIER PAOLO MASTROIACOVO AVVOCATO LUIGI FONTANELLA MALATTIE TUMORI EMISSIONI

  • 1. Inchiesta A Gela, l'inferno dei bambini Deformazioni, malattie, morti. Soprattutto fra i più piccoli. Ora una perizia del tribunale stabilisce, dopo anni di denunce, il nesso causale con le emissioni del petrolchimico Eni. Ma il gruppo replica: "nessun risarcimento" di Emiliano Fittipaldi boto di Massimo Berruti per l'Espresso I MEDICI E I TECNICI CHIAMATI DAI GIUDICI lo scrivono dodici volte. Lo scrivono per Nicolò, Marco, Marta, Francesco, Giuseppe, Chiara, Mary e gli altri bimbi e ragazzini malformati che hanno visitato e studiato per due anni. La formula è sempre la stessa. Cambia solo il nome della malattia, a seconda se la deformazione ha colpito gli organi genitali o i piedi, le mani o il midollo spinale, il cervello o la bocca. «Il collegio della commissione tecnica d'ufficio all'unanimità» si legge in relazione al caso di Kimberly «si rammarica che - nell'ampio lasso di tempo inter- corso tra l'allarme indicato dai primi studi condotti a Gela, le crescenti preoccupazioni sollevate dalla popolazione e dalla comunità scientifica e il presente - non sia mai stato condotto uno studio di elevata qualità per poter stabilire in modo defi- nitivo la possibile esistenza della relazione causale tra sostanze chimiche prevalenti nel comune e alcune malformazioni. Ritie- ne che la possibilità che la spina bifida di Kimberly Scudcra sia stata favorita dalla presenza nell'ambiente (aria,acqua,alimen- tazione) di sostanze chimiche prodotte dal polo industriale sia del tutto concreta, sia per effetto individuale che per effetto sinergico tra loro». La perizia - che "l'Espresso" pubblica in esclusiva - è rivolu- zionaria. Perché il petrolchimico dell'Eni, quello che tutti in città chiamano il "mostro", per la prima volta finisce ufficial- mente sul banco degli imputan. Come accaduto per l'acciaieria Uva a Taranto, il petrolchimico ha sparpagliato per sessantan- ni veleni ovunque, ammorbando terra, acque e aria; secondo il report c'è un pezzo di Sicilia che oggi trasuda sostanze tossiche e nocive che avrebbero causato malformazioni gravissime alla nascita di almeno una dozzina di bambini. I consulenti dei giudici, professori di fama nazionale e internazionale, hanno depositato il loro parere scientifico lo scorso luglio nell'ambito di un procedimento civile che una ventina di famiglie hanno promosso contro l'Eni. L'obiettivo principale era di ottenere risarcimenti economici e rimborso delle spese mediche per le piccole vittime dell'inquinamento, ma la causa s'è conclusa con un nulla di fatto. «Nonostante la perizia il colosso energetico non ha fatto alle 12 famiglie alcuna proposta economica», spiega Luigi Fontanella, l'avvocato siciliano che da anni sta combattendo a fianco dei genitori dei bambini. « L'azienda non riconosce alcun danno psicofisico: per loro il nesso tra inqui- namento e malformazioni non esiste». Fontanella non ha il fascino né il sorriso di Julia Roberts in "ErinBroncovich",ilfilm sull'attivista americana che nel 1993 riuscì a vincere una mega-causa da oltre 300 milioni di euro contro la Pacific Gas & Electric, azienda Usa accusata di aver contaminato con cromo esavalente le acque della città di Fiin- klcy, in California, e fatto così ammalare 600 persone. Pelato e leggermente sovrappeso, occhiali spessi come fondi di bottiglia, Fontanella è oggi il nemico numero uno della spa controllata dal ministero dell'Economia, e - persa una battaglia - ha depo- sitato da poco un nuovo ricorso d'urgenza, firmato da oltre 300 gelesi, per ottenere il fermo degli impianti e la bonifica dei vele- ni. «Spero che, prima o poi, troveremo un giudice coraggioso: finora nessuno, a parte la procura, ci ha aiutato. L'Eni fa paura, più ai politici che ai bambini». «IP TORTU E U' MORTO» Intervistando i genitori dolore e frustra- zione spuntano fuori ad ogni frase smozzicata, ad ogni risposta data al > Gela. Un ragazzo di sedici anni sofferente per una grave malformazione alla mano sinistra GIURISPRUDENZA
  • 3. WtWìi s I N ,••• <m rum» 1 L i cronista. Nicolò oggi ha 13 amii, è alto e grosso come sono i ragazzini della nuova generazione, ma il padre, Antonino Pace, lo protegge ancora come fosse un cucciolo. «È timido. È nato senza un labbro e senza palato. Senza manco il naso, a dire la verità: a 8 mesi l'abbiamo operato, e gli hanno pure ricostruito parte della bocca »,dice. U viaggio Gela-Roma-Ge- la per portare Nicolò al Bambin Gesù l'ha fatto decine di volte. «Oggi va meglio, ma quando mangia il cioccolato o il succo di frutta spesso gli esce ancora il cibo dalle narici, perché è cresciuto in fretta e le vecchie plastiche non reggono più». Presto il bambino dovrà sottoporsi all'ennesima ricostruzio- ne. «Lui non si accetta ancora, a volte mi chiede perché è uscito così dalla pancia della mamma. Io lo so di chi è colpa: dei veleni della raffineria. Un genitore muore dentro, quando sa che un figlio soffre così. A Taranto hanno bloccato tutto, perché qui in Sicilia no? Perché non se ne futte nessuno, ecco perché». L'Eni ha annunciato che investirà, fino al 2019,200 milioni di euro, e che vuole aprire qui un centro mondiale di formazione manageriale sulle tematiche di salute, sicurezza e ambiente. «Oltre il danno la beffa. "U' torta e u' morto", come si dice da queste parti », chiude Antonino. Anche la bimba di Rosario e Concetta Cutini, Marta, ha la labiopalatoschisi. Oltre una rarissima "sequenza di Pierre Robin", una malformazione della mandibola. La casa di Cuti- ni è a pochi centinaia di metri dalla casa dei Pace: Gela è pic- cola, meno di 30 mila abitanti, ma non sempre le famiglie con bimbi malati si conoscono: ognuno si fa i fatti suoi. «Da picco- la ogni volta che mangiava la pastina Le ciminiere del Marta rischiava di finire soffocata, la petrolchimico di mettevo sottosopra e riuscivo a levargli Gela. A destra: il cibo dalla gola» spiega Rosario che l'avvocato lavora in un negozio di scarpe. «Io non Luigi Fontanella sono uno che si perde d'animo. Qua i casi di piccoli malformati sono tantissi- mi, ma molti si nascondono. Perché si vergognano. Ma sono loro che si devono vergognare, i dirigenti del "mostro", quello del cane a sei zampe, che è deforme pure lui. La mia seconda figlia? Per fortuna il Signore ce l'ha fatta venire a posto». In una viuzza più in là c'è l'appartamento degli Scudera. Rosalinda cresce Kimberly da 18 anni, con amore e fatica: appena partorito i medici hanno diagnosticato alla piccola una spina bifida, il tubo neurale era aperto. Da allora si muove in carrozzina. «Kimberly è stata operata a Catania due volte ap- pena nata. Poi una terza a quattro anni, per provare ad aggiu- stare il piede torto e allungare il tendine d'Achille. Per i proble- mi di sfinteri e il catetere non c'è invece niente da fare, dovrà portarlo tutta la vita». Quest'almo Kimberly farà l'esame di mamrità, ha la media del 7 e vuole fare la psicologa. «È arrab- biata, perché gli amici non la cercano. Le dicono che si imba- razzano a portarla in giro con la sedia a rotelle, e quindi al ci- nema e in pizzeria non ci va. L'altra volta guardavamo su Real Time un programma sugli abiti da sposa, s'è messa a piangere perché pensa che lei un matrimonio e deifiglinon li avrà mai. Veda lei come mi devo sentire io». GIURISPRUDENZA
  • 4. VELENI PER SEMPRE Leggendo le centinaia di pagine della perizia del collegio tecnico presieduto da Pierpaolo Mastroiacovo, ex ordinario di pediatria alla Cattolica e tra i massimi esperti al mondo di malformazioni congenite, i medici, scienziati e ingegneri confermano quello che molti studi già segnalavano da tempo: a Gela, uno dei 39 siti d'interesse nazionale ancora da boni- ficare, ci sono in giro quantità enormi di metalli pesanti, benzene e altri «composti cancerogeni, interferenti endocrini e diossine» che hanno compromesso acque di falda, suoli e catena alimentare. Inquinanti che hanno prima devastato la natura e poi causato, «con ogni probabilità», le malattie ne- onatali. «I valori dirischiogenerati, seppur rappresentino una mera proiezione dei possibili effetti delle condizioni ambien- tali dell'area di Gela sulla salute pubblica, mostrano una ge- nerale compatibilità con le condizioni morbose rilevate per il caso clinico oggetto di analisi », esemplifica ancora il collegio in riferimento a uno dei bimbi deformati. Il primo studio a Gela sulle deformità dei piccoli abitanti della città è del 2006, e mostrava come il tasso di ipospadie (una rara malattia degli organi genitali) era tra i più alti al mondo. «Un dato confermato da un aggiornamento pubbli- cato nel 2014», spiega Fabrizio Bianchi, epidemiologo del Cnr che firmò la ricerca e ha scoperto, due anni fa, come nel sangue dei gelesi scorra una grande quantità di arsenico. «Anche per altri tipi di malformazione ì tassi sono elevati. La responsabilità dell'Eni? La relazione di Mastroiacovo per numerosi bambini malformati fornisce prove persuasive di una altamente probabile causa ambientale. Io penso che in processi di questo tipo l'onere della prova del nesso di causa- lità non spetta a chi sta dalla parte pubblica, cioè di chi è stato danneggiato, ma da chi sostiene la sua inesistenza, o da coloro che abbiano un'altra ipotesi convincente che spieghi il perché di malattie e deformità. Di certo più passa il tempo, più si aspetta a bonificate, più sarà difficile evitare nuovi casi di malattia e morti precoci». Perché a Gela non sono solo i minori a rischiare la pelle: gli studi del progetto Sentieri han- no dimostrato che nel comune si muore più facilmente rispet- to al resto della Sicilia per tutti i tipi di tumore (più 18,3 per cento), per il cancro infantile (più 159,2 per cento), per il tu- more allo stomaco (più 47,5 per cento), alla pleura (più 67,3), alla vescica (più 9,6 per cento), per non parlare del morbo di Hodgkin (più 72,4). PERCENTUALI PAZZESCHE Se la perizia tecnica è sconvolgente, all'Eni sostengono che sul tema delle malformazioni non ci sono novità di rilievo. «Tutti gli studi finora eseguiti», spiega l'azienda a "l'E- spresso" «non hanno fornito evidenze scientifiche apprez- zabili chea la sussistenza di un nesso tra le patologie e l'impatto ambientale delle attività industriali del nostro stabilimento. Anche la consulenza tecnica d'ufficio del luglio 2015 mostra importanti limiti a livello metodologi- co, e soprattutto l'assenza di clementi scientificamente apprezzabili a sostegno delle valutazioni conclusive. Dun- que non ci sono ulteriori mediazioni in corso né ipotesi di risarcimento». D'altronde la commissione di parte ha cercato di smontare pezzo per pezzo quella dei consulenti dei giudici, attaccando tutta l'impostazione della ricerca e attribuendo le malattie dei bimbi soprattutto alla «compo- nente genetica». La magistratura, per ora, resta in attesa: ma non è un detta- glio che sia stata proprio la procura a costituirsi in sede civile e che i pm gelesi abbiano aiutato - attraverso il deposito di vari studi e report scientifici compilati negli anni su loro > KIMBERLY, 18 ANNI, HA LA SPINA BIFIDA, SI MUOVE IN CARROZZINA. SI ARRABBIA PERCHÉ I COMPAGNI NON LA CERCANO. SI IMBARAZZANO A PORTARLA IN GIRO GIURISPRUDENZA
  • 5. impulso - a scrivere l'ultimo, drammatico studio. Fin fascicolo sulle malformazioni è stato aperto anni fa, ma in Italia esistono limiti enormi all'accertamento penale, come ha dimostrato anche il recente caso dell'Eternit di Casale Monferrato, dove la Cassazione ha segnalato che il reato era prescritto. La nostra giurisprudenza prevede inoltre che i danni vadano addebitati a singole personefisiche:a differenza di'làranto, dove la fami- glia Riva e i dirigenti che gestivano l'Uva erano facilmente identificabili, alla guida del petrolchimico di Gela in sei decen- ni si sono succedute decine di manager, ed è molto difficile in- dividuarne le singole (ed eventuali) responsabilità. Ma Angela Averna,pediatra "di strada "che assiste impoten- te al dramma dei suoi piccoli pazienti, di cavilli e norme astru- se non vuol sentir parlare. «Lei mi ha intervistato due anni fa, quando le dissi che su 1000 under 14 ne avevamo una cinquantina malformati. La percentuale, pazzesca, non è cambia- ta », ragiona il medico, che qualche gior- no fa ha perso uno dei suoi degenti, Francesco,perun tumore alcervello. «Lo scorso settembre a Modica il nuovo primario dell'ospedale ha elencato in un convegno i nuovi casirilevatinegli ultimi 24 mesi: le dico solo che la platea è rima- "SPERIAMO CHE CHIUDANO E BONIFICHINO PRESTO - DICE UN PADRE - SE NO LA TRAGEDIA NON FINIRÀ MAI" Ancora un'immagine del ragazzo sofferente sta sconvolta. In questo inferno le fiamme sono sempre accese. Ma una buona notizia gliela posso dare: mia nipote,alla quale era stato diagnosticato un cancro al pancreas, oggi sta benissi- mo, ed è talmente bella che forse andrà a sfilare sulle passerel- le di Milano». A TUTTO PETROLIO Per la gran parte dei medici e dei cittadini la pistola fumante è impugnata dal cane a sei zampe dell'Eni, ma la politica e le istituzioni continuano a tenersi a distanza da qualsiasi inter- vento e polemica. Certo finora i dettagli della perizia erano rimasti in un cassetto, ma il governo (primo azionista del pe- trolchimico) non ha mai aperto bocca sulla vicenda delle malformazioni: Matteo Renzi lo scorso agosto ha parlato della raffineria solo per applaudire alla sua futura riconversio- ne "green" degli impianti prevista nel 2017,grazie a un accor- do che prevede la costruzione di una "biorafffncria" e investi- menti (su tutta la Sicilia) pari a due miliardi di euro, con cui il gruppo petrolifero potrà avviare nuove attività di esplorazione e produzione di idrocarburi sia su terra che su mare. Se Rosario Crocetta ha brindato al nuovo patto e Susanna Camusso, leader della Cgil, s'è detta preoccupata soprattutto del futuro degli operai gelesi (in tutto oggi sono 550, altret- tanti nell'indotto: le risorse in eccesso, ci dice Eni, dopo l'avvio della Green Refinery saranno ricollocate in altre so- cietà in Italia e all'estero), pure il Movimento 5 Stelle è finito nella bufera un mese fa, quando il neo-assessore all'ambiente del comune, guidato dal partito di Beppe Grillo, è stato attac- cato da un meetup di base per aver dichiarato che «il nesso tra malformazioni e inquinamento non c'è,non esiste ancora una sentenza in tal senso». Se una sentenza non c'è ancora, la perizia ha però indicato il nesso come mai prima era accaduto. «Ora speriamo che chiu- dano tutto e bonifichino rapidamente», aggiunge il papà di Marta, felice perché alla figlia il mento è «uscito fuori, prima a causa del disturbo alla mandibola sembrava non ce l'avesse proprio». Anche Damiano Lauretta e Giuseppina Comanda- tore, genitori di Marco, 15 anni nato con la labioschisi, preten- dono che i veleni vengano ripuliti. «Finora hanno fatto solo annunci. A parte nostro figlio, noi abbiamo molti amici con bimbi malformati, con problemi alcuore, alle mani,alle gambe. Il governo con l'Eni ci mangia, ci fa i miliardi, perciò non sono ottimista. Sono un diacono di una comunità neocatecumenale, e sono fortunato perché chi non ha fede nel Signore sta certa- mente peggio di noi. In più se non si fa pulizia la tragedia non finirà mai». Già: Nicolò, Marco, Marta, Francesco, Giu- seppe, Chiara, Mary e Kimberly, defor- mati da «ipospadie, ipoplasie di ventri- colo, spina bifida, coartazione aortica, criptorchidismo, labiopalatoschisi, di- fetti renali, tetralogia di Fallot, ipo-age- nesi degli arti», saranno gli ultimi bam- bini malformati nati a Gela? • GIURISPRUDENZA