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Mercoledì
1. MERCOLEDÌ - Cosa volete di più? Lc 7, 31-35
Di fronte a un Dio in grado di sorprendere e di sconvolgere i luoghi comuni e le tradizioni
solo esteriori, l'uomo spesso rimane disorientato e non riconosce i segni e i modi della sua
presenza. La sapienza di Dio non si lascia imprigionare dentro gli angusti schemi di clas-sificazione
e le strategie umane. Sono i piccoli e i poveri della terra che, lasciandosi guidare
dalle intuizioni del cuore, sanno comprende re i disegni del Signore, affidandosi docilmente al
suo progetto; coloro che, invece, si credono saggi sono solo dei benpensanti, chiusi all'imprevisto
di Dio, incapaci di leggere il senso della storia e di accogliere il dono di quella vita piena che
dona pace e gioia. Il tempo messianico annunciato dal Battista, adesso si compie in Gesù, che
inaugura una stagione di relazioni nuove con Dio e con gli altri. È Gesù che ci rivela il vero
volto di Dio. Ma noi non sempre riusciamo a coglierne i tratti, dispersi come siamo in tante
false immagini di idoli, che ci seducono e desertificano il cuore.
L'atteggiamento ambiguo e contraddittorio dei contemporanei nei confronti di Giovanni e di
Gesù potrebbe in definitiva essere anche il nostro. "A chi paragonerò gli uomini di questa
generazione...?". Questa domanda inquietante di Gesù attraversa i secoli e sembra rivolta
proprio a noi. Forse inseguendo i banditori di turno che promettono salvezze da comprare al
mercato delle illusioni, abbiamo costruito, per metterci al riparo, inutili castelli sulla sabbia
incerta del tempo seguendo logiche legate al profitto e ad interessi egoistici. Prigionieri di tanti
schemi mentali, tesi a rincorrere miraggi, non ci accorgiamo del Signore che passa e bussa alla
nostra porta, invano. Questa generazione, costituita, ora come allora, di farisei e dottori della
legge, non si riconosce bisognosa di conversione. Finiamo per essere come "i devoti e gli esperti
di Dio, i controllori del sacro, che aspettano Dio sulla loro strada a costo anche di non
incontrarlo mai" (R. Fabris).
Rimaniamo così delusi e inappagati, restii a comprendere lo stile e la logica di Dio, incapaci
di costruire una storia di salvati che si impe gnano ad essere testimoni di speranza, a intessere
relazioni nuove, a realizzare un mondo di giustizia e solidarietà in cui finalmente sia
restituita dignità ad ogni uomo. La nostra vana supponenza genera estraneità e indifferenza di
fronte al dolore e alla sofferenza di tanti: mentre le strutture di peccato riproducono le
situazioni di ingiustizia e disuguaglianza. Intanto i poveri sono sempre più poveri e i ricchi
sempre più ricchi.