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Corso di Laurea
in Lingue, e istituzioni economiche e
giuridiche dell’Asia Orientale - Giappone
Prova finale di Laurea
L’immagine contemporanea
degli yakuza in Giappone
attraverso i media
Relatore
Dott. Marcella Maria Mariotti
Laureando
Tancredi Cocchi
Matricola 820941
Anno Accademico
2012 / 2013
Lo scopo della mia tesi è l'analisi dell'immagine delle organizzazioni criminali giapponesi,
come questa si è evoluta dal dopoguerra ad oggi, e come viene rappresentata nei media,
come film, fumetti e fanzine.
Fino a oggi, a questo argomento si è principalmente favorita l'analisi delle organizzazioni
criminali e l'effetto delle loro attività sulla società giapponese (David Kaplan, Jake
Adelstein); in questa ricerca mi soffermo su come l'immagine degli yakuza sia cambiata
all’interno dei media che la propongono: da personaggi rispettati e glorificati come ultimi
baluardi del ninkyōdō (lo spirito eroico e cavalleresco) nei film prodotti dallo studio Toei
negli anni sessanta, a macchiette avide e senza scrupoli nei film di Jūzō Itami dei tardi
anni ottanta.
Questa tesi mira a colmare questa lacuna utilizzando i moderni media giapponesi e non,
specificamente riviste(yakuza fanzine come Jitsuwa Jidai), film (dalle interpretazioni di
Takakura Ken a quelle di Kitano Takeshi), e web comics (Japan Subculture Research
Center), e cerca di predire la possibile direzione futura di questo cambiamento.
1. Le radici degli yakuza: hatamoto yakko, machi yakko, tekiya e bakuto
Il termine yakuza indica la criminalità organizzata giapponese. Con quasi 100.000
membri, è una delle organizzazioni criminali transnazionali più grandi al mondo.1
Possiedono uno stato legale duplice: se da un lato questi gruppi svolgono attività criminali
di ogni genere scavalcando le leggi giapponesi e non, dall’altra sono figure esposte al
pubblico e ai media fino al punto di avere delle proprie fanzine, dove rilasciano interviste e
commenti sull’attuale stato del loro gumi, ovvero l’equivalente della “famiglia” nella mafia
italiana.2
Per discutere l’immagine attuale di questi gruppi criminali, è necessario spiegare la loro
evoluzione nella storia del Giappone.

 
1 Mike LA SORTE, The Japanese Mafia, marzo 2007, http://www.americanmafia.com/Feature_Articles_382.html
2 Jake ADELSTEIN, Yakuza go on the record about 3/11 relief efforts in july fanzine (実話時代), 11 giugno 2012, http://
www.japansubculture.com/yakuza-go-on-the-record-about-311-relief-efforts-in-july-fanzine
Le radici degli yakuza risalgono al periodo Edo (1603-1868), dove l’unificazione del paese
ad opera di Tokugawa Ieyasu, e la successiva politica di sakoku, ovvero di chiusura del
paese agli stranieri, portò a una pace prolungata che tolse lavoro a quella che era una
delle classi sociali più prestigiose del Giappone: i samurai.3 Perso il legame con il proprio
daimyo (padrone), e di conseguenza i privilegi sociali di cui godevano, i samurai si
riunirono in gruppi chiamati hatamoto yakko, ovvero fuorilegge che terrorizzarono gli
artigiani e mercanti di città e villaggi. Per contrastare le scorribande di questi gruppi,
cittadini comuni si organizzarono in milizie chiamate machi yakko, e gli scontri con gli
hatamoto yakko diventarono successivamente fonte di ispirazione per racconti e stampe
su legno. Sono questi due gruppi le radici folcloristiche dei gruppi yakuza moderni; tuttavia
i primi veri yakuza organizzati non comparirono fino a metà del Settecento. Nascono due
nuove figure nella società giapponese: i tekiya, ovvero venditori ambulanti esperti nella
truffa, e i bakuto, ovvero giocatori d’azzardo professionisti.4
I tekiya erano mercanti di prodotti contraffatti e finte panacee, abilissimi nel vendere e nel
mentire; vendevano la loro merce spesso fingendosi ubriachi, e dopo averla venduta ad
un prezzo molto superiore al loro valore reale scappavano dirigendosi verso un altra fiera
o mercato. Per proteggersi dal regime Tokugawa cominciarono ad organizzarsi
assumendo quella gerarchia che troviamo tutt’ora nei gruppi criminali giapponesi. La
gerarchia tra oyabun / kobun (padre / figlio), apprendisti, consiglieri, membri regolari e
ufficiali compare tra i tekiya già dalla seconda metà dell’Ottocento, e diventano presto un
gruppo istituzionalizzato quando il governo Tokugawa riconosce la loro influenza e dona
loro il permesso di portare armi e avere un cognome, assumendo un ruolo di supervisori
sociali. Di fatto questo non fermerà le loro attività criminali.5
Anche i bakuto compaiono durante il periodo Tokugawa, e nonostante nacquero come
gruppi di giocatori d’azzardo e furono inizialmente perseguiti dal governo,
l’amministrazione Tokugawa ne riconobbe il potere e decise di usare la loro influenza per
uno scopo preciso. Il governo pagava queste figure esperte nel bakuchi (il gioco
d’azzardo) per recuperare i soldi persi nelle spese dei lavoratori impiegati nel settore
edilizio. Il termine yakuza nasce proprio dalle bische: nel gioco del oicho-kabu, i giocatori

 
3 David E. KAPLAN Yakuza: the explosive account of Japan’s criminal underworld, New York, Macmillan Publishers,
1987, p.5
4 Peter B.E. Hill, The Japanese Mafia: Yakuza, Law, and the State, New York, Oxford University Press, 2010, p. 37
5 Peter B.E. Hill, The Japanese Mafia: Yakuza, Law, and the State, New York, Oxford University Press, 2010, p. 38
ricevono 3 carte il cui valore va sommato; la mano perdente è un punteggio di 20, ovvero
la somma di 8, 9 e 3. Questi tre numeri vengono pronunciati ya-ku-za, e questa parola
cominciò a essere usata per indicare i bakuto, così enfatizzando il loro ruolo inutile nella
società. 6
Se il conflitto tra i machi yakko e gli hatamoto yakko sono la radice dell’immaginario
dell’eroe romantico ma fuorilegge in conflitto con chi vuole sfruttare i più deboli , i tekiya e i
bakuto ne sono la loro progressione, ed hanno ereditato quei rituali ed aspetti che oggi
consideriamo parte distintiva della criminalità giapponese. Lo yubitsume (指つめ, il taglio
delle falangi in segno di scusa verso il proprio superiore), gli irezumi (入れ墨, ovvero i
tatuaggi usati prima per riconoscere i criminali, e poi come prova di resistenza a causa
dell’intenso e prolungato dolore della procedura) e le cerimonie di sakazukigoto (盃事,
ovvero lo scambio di una coppia di sake, che simboleggia il rafforzamento dei legami tra
padre e figlio vengono) sono elementi tipicamente associati alle organizzazioni criminali
giapponesi. E questi elementi, assieme al bushidō (武士道), ovvero il codice di condotta
antico adottato dai samurai, sono alla base dell’immagine moderna degli yakuza.7
2. Gli yakuza nel cinema giapponese: i ninkyō eiga
La figura dello yakuza ha un posto speciale nel cinema giapponese. I film yakuza
cominciano a diventare popolari tra il pubblico nipponico nel 1963, grazie allo studio Toei e
alle sue due star, gli attori Ken Takakura e Kōji Tsuruta, che interpretarono lo stereotipo del
criminale romantico e dal cuore buono in decine di pellicole.8
Vengono chiamati ninkyō eiga (film cavallereschi) e descrivono un mondo ideale,
solitamente identificabile con il Giappone pre-bellico, dove l’antico codice morale del
bushidō si scontra con le regole di una società indirizzata verso un modello occidentale

 
6 David E. KAPLAN, Yakuza: the explosive account of Japan’s criminal underworld, New York, Macmillan Publishers,
1987, pp. 20-22
7 David E KAPLAN. Alec DUBRO, Yakuza: Japan’s Criminal Underworld, Expanded Edition, New York, University of
California Press, 2003, p.17
8 Maria Roberta NOVIELLI, Storia del cinema giapponese, Venezia, Marsilio Editori, 2001, p.221
basato sull’individualismo. E in questo contesto si scontrano gli yakuza corrotti e avidi, che
hanno abbandonato la strada dell’onestà(誠, makoto) e dell’onore(名誉, meiyo)
sacrificando i propri kobun per arricchirsi e l’eroe, criminale dal cuore buono che vuole fare
giustizia, nonostante questo significhi ribellarsi ai suoi stessi capi. Questo contrasto
definisce lo yakuza nei film ninkyōdō. Il protagonista, spesso interpretato da uno stoico
Ken Takakura, si trova combattuto tra scegliere se rispettare il giri, ovvero il senso di
obbligazione nei confronti dei superiori, o il ninjō, ovvero i sentimenti e la compassione; la
tensione tra questi due elementi e la contrapposizione tra yakuza buono-cattivo è una
visione semplice e stereotipata, ma che ha avuto un grande successo tra il pubblico
giapponese negli anni cinquanta e settanta.
Durante lo stesso periodo, un altra immagine degli yakuza veniva proposta dallo studio
Nikkatsu, all’epoca l’unica azienda che poteva rivaleggiare con lo studio Toei. Il
protagonista di questi film, denominati mukokuseki akushion(無国籍アクション, azione
senza confini), non era necessariamente un gangster ma più spesso un giovane ribelle,
macho dal cuore romantico, che inevitabilmente finiva per cacciarsi in dei guai con la
malavita. Yujiro Ishihara era la star di questo movimento, e personificava una libertà ed un
individualismo che non appartenevano nel alla moralità dei ninkyō eiga, ne alle spietate
guerre tra clan yakuza che arriveranno nel cinema giapponese dalla prima metà degli anni
settanta. Occasionalmente comparivano sullo schermo violenze gratuite, stupri e altri atti
di vandalismo; tuttavia erano sempre l’azione di una “scheggia impazzita” o di un giovane
ribelle, ma mai il risultato di un azione sistematica coperta da un gruppo criminale.9
3. Gli yakuza nel cinema giapponese: i jitsuroku eiga
Bisognerà aspettare il 1973 per vedere una svolta realistica nella descrizione degli
yakuza nel cinema: i jitsuroku eiga. La sceneggiatura della serie di film più rappresentativa
di questo movimento, Jingi naki tatakai (仁義なき戦い, Battles without honor or humanity, il
primo di una serie di nove film) è basata sull’autobiografia di un boss yakuza chiamato
Kozo Mine.10 La prima scena di ognuna di queste pellicole si apre con immagini di una

 
9 Mark SCHILLING, Mark, No borders, no limits : Nikkatsu Action cinema, Udine, Centro Espressioni Cinematografiche,
2005, pp. 30-39
10 D. Chris, Outlaw masters of Japanese film, New York, I.B. Tauris Ltd., 2005, p.9
Hiroshima o Kobe in preda al delirio post-bellico, e dati riguardanti i personaggi presenti
nel film, come a ricordarci la veridicità delle storie raccontate(da qui la definizione
jitsuroku, ovvero storie vere).
Gli yakuza dei jitsuroku eiga sono spietati e non hanno nessun interesse nel mantenere un
codice etico, ma sono assetati di potere in un mondo dove la legge della giungla prevale. Il
dualismo tra il codice morale e le regole sociali scompare nel mondo circostante al
protagonista del film; gli yakuza non sono più buoni o cattivi, ma devono comunque fare
delle scelte se vogliono sopravvivere in una società caotica e moderna dai rapidi
cambiamenti. Bunta Sugawara, attore che interpreta il protagonista Shōzō Hirono in tutti i
nove film di Jingi naki tatakai, è eccellente nel mostrare agli spettatori come il suo
personaggio sia cosciente della perdita di valori morali nella criminalità giapponese, ma
non può fare niente per contrastare questo cambiamento, e alla fine seppur con riluttanza,
debba usare gli stessi metodi crudeli e manipolativi dei suoi avversari.
3. Un interpretazione realistica? Attori e yakuza
Molti dei personaggi criminali portati sullo schermo giapponese sono stati
interpretati da una generazione di attori che ha vissuto da vicino il caos del Giappone pre
e post seconda guerra mondiale. In quel contesto sociale, gli yakuza proliferavano e
controllavano i mercati illegali e le strade delle grandi città, e alcuni degli attori più
rappresentativi del cinema giapponese hanno menzionato gli yakuza del loro quartiere
come dei modelli a cui si sono ispirati da giovani.
Kōji Tsuruta, Bunta Sugawara e Takeshi Kitano, tre attori leggendari (nel terzo caso anche
regista e produttore di fama mondiale) e protagonisti di dozzine di film sugli yakuza,
frequentavano gruppi criminali da giovani.1112 Alcuni dei fuorilegge più memorabili sono
infatti stati portati sullo schermo da un vero boss yakuza: Noboru Andō.
Capo del clan Andō fino al 1965, decide di ritirarsi per intraprendere una carriera da attore;
recita in molti film ispirati alla sua vita da boss mafioso, e la sua autobiografia fu la base di

 
11 Mark SCHILLING, The encyclopedia of Japanese Pop Culture, New York, Weatherhill Inc., 1997, p.291
12 Mark SCHILLING, Interview with Bunta Sugawara, Japan Times, 2003, http://eigageijutsu.blogspot.it/2010/10/
interview-with-bunta-sugawara.html
una delle sue opere più famose, Chi to okite. Nel film Andō interpreta sé stesso sette anni
prima; a causa di un debito non pagato da parte del magnate Hideki Yokoi, ordina una
punizione nei suoi confronti, ma questa decisione porterà all’arresto del boss e a ferite
quasi fatali per Yokoi.13
Nonostante l’intero film sia basato su una storia realmente accaduta ad Andō, il confine tra
film e fatti realmente accaduti si assottiglia ulteriormente quando egli decide, in uno stunt
pubblicitario, di promuovere il film incontrandosi con la stessa persona che aveva quasi
ucciso 7 anni prima, e che aveva ispirato il regista Namio Yuasa a dirigere Chi to okite.
Andō dirà in seguito in un intervista al Japan Times, che sullo schermo non aveva nessun
bisogno di recitare:
« La differenza tra yakuza e yakusha(attore) è di un carattere hiragana. Tutti gli yakuza
devono recitare per sopravvivere » 14
L’uscita dalle scene di molti attori cardine del genere e la progressiva perdita di interesse
del pubblico giapponese sono le cause di un freno nella produzione di film a sfondo
criminale in Giappone negli anni ottanta. Un decennio dopo la figura dello yakuza tornerà
prepotentemente nei film giapponesi con una nuova immagine, molto lontana dalle figure
romantiche degli eroi dello studio Toei. Andō rappresenta una figura che oggi sarebbe
impensabile: quella del gangster diventato attore. Una generazione di attori e registi
cresciuta tra le strade controllate dalla criminalità ha portato sugli schermi uno yakuza
spietato e senza giustizia, ma mai arreso o rassegnato in una società dai rapidi
mutamenti. Ma nessuno aveva fino a quel momento osato usare toni irriverenti nei
confronti della criminalità organizzata giapponese.

 
13 WHITING, Robert, Tokyo Underworld: The Fast Times and Hard Life of an American Gangster in Japan, Vintage
reprint, 2000, p.6
14 Mark SCHILLING, We got a real wiseguy here, Japan TImes, 17 aprile 2002 http://info.japantimes.co.jp/text/
ff20020417a1.html (traduzione propria)
4. Gli yakuza nei film di Jūzō Itami: Minbō no onna
il regista Jūzō Itami non è nuovo all’uso di toni beffardi nei confronti di personaggi
potenti o criminali. Già nel 1988 in Marusa no onna 2(マルサの女2, A taxing woman’s
return), ridicolizza il potere politico corrotto e i suoi legami con la mafia.
Ma in Minbō no onna (ミンボーの女, The gentle art of Japanese extortion) si concentra
sulla criminalità organizzata e sulle loro attività di minbō, ovvero l’estorsione tramite
minacce implicite e non direttamente perseguibili dalla legge.15
Itami descrive gli yakuza come un gruppo di criminali violenti, vili e senza morale. Sono
minacciosi all’apparenza, ma davanti alla protagonista del film, esperta in estorsioni ai
danni di cittadini comuni (気質, katagi), appaiono come macchiette capaci di minacciare e
estorcere soldi solo a chi è facilmente intimidito. Negli yakuza dei ninkyō eiga un membro
del clan andava in prigione al posto del suo capo come esecutore materiale di un crimine,
e nell’assumere questa responsabilità riceveva onore e benefici al suo ritorno nello shaba
(娑婆) ovvero il mondo fuori dalla prigione.16 Ma in Minbō no onna lo yakuza non conosce
questo gesto onorevole, in quanto un membro del proprio clan in galera finirebbe per
richiedere più soldi di quelli che si possono guadagnare estorcendo la gente comune.17 Lo
yakuza di Jūzō Itami minaccia, ma non prosegue mai con la violenza per paura di essere
arrestato. Il regista pagherà cara la sua descrizione irriverente degli yakuza, e verrà
assalito e pugnalato da un gruppo di membri del clan Goto nel 22 maggio 1992, sei giorni
prima dell’apertura del film nelle sale giapponesi.18
5. Gli yakuza nei film di Takeshi Kitano: Sonatine e Outrage
Nel cinema yakuza odierno la figura prevalente è un gangster cinico, senza valori
morali e misantropo, e queste figure abbondano nel cinema di Takeshi Kitano, uno dei

 
15 Francesco CICERONE, 「暴対法」- ヤクザと法律的対策 (Bōuryokudan - yakuza to hōritsutekitaisaku), 2011
16 Mark SCHILLING, Yakuza movie lines without honor or humanity, 26 gennaio 2011, http://www.japantimes.co.jp/life/
2011/01/26/language/yakuza-movie-lines-without-honor-or-humanity/#.UcSA8z4n2A1
17 Maria Roberta NOVIELLi, Storia del cinema giapponese, Venezia, Marsilio Editori, 2001, p.276-278
18 Janet, MASLIN, Tales about the yakuza may endanger health, 19 ottobre 1994, http://www.nytimes.com/1994/10/19/
movies/film-review-tales-about-the-yakuza-may-endanger-health.html
registi e attori giapponesi più famosi al mondo. Onnipresente nei media giapponesi, Kitano
nasce in un quartiere dove gli yakuza e la criminalità erano all’ordine del giorno.19
Ammette lui stesso in un intervista con l’Agence France Presse:
« Se non fosse per la rigida educazione di mia madre, sarei potuto facilmente diventare
uno yakuza, perché molti dei miei amici in quegli anni lo sono diventati. Ma nessuno di loro
è riuscito ad arrivare in cima. Quindi se fossi diventato uno yakuza, non sarei andato molto
lontano. Sarei potuto addirittura essere morto adesso»20
Ironicamente, queste parole descrivono lo stesso tipo di criminale che il regista/attore
interpreta nei suoi film. Uno yakuza vecchio e disilluso nei confronti del mondo criminale,
incapace di scalare la gerarchia del gumi, e a causa di questo dal temperamento irascibile
e scontroso. Nel suo quarto film, Sonatine, ribalta molti aspetti tipici degli yakuza eiga,
eliminando completamente il dualismo tra giri e ninjo, ed ambientando il film in un isola di
Okinawa per sottolineare i caratteri riflessivi dei gangster mettendoli fuori dal contesto
caotico e rumoroso delle città. 21
Gli yakuza di Kitano sono lontani dal ninkyō dei film Toei, dalle complesse alleanze tra clan
in Jingi naki tatakai e dalle figure caricaturali di Itami. In Sonatine non cercano né una
morte gloriosa da eroi, né hanno sete di potere; sono stremati da una lotta continua per
mantenere il proprio status in un mondo senza regole come quello criminale.
Kitano interpreta un personaggio emotivamente prosciugato da una continua lotta in un
mondo dove l’unica vera via di uscita è la morte. E fino al verdetto finale, gli yakuza
soffrono la solitudine, compiono stragi senza dire una singola parola, e giocano sulla
spiaggia aspettando i prossimi ordini dal loro boss. Ma nell’aspettare una chiamata che
deciderà la loro vita o morte, rimangono rassegnatamente coscienti della superfluità del
loro ruolo, a tal punto da considerare una partita di roulette russa un semplice
passatempo.22

 
19 Maria Roberta NOVIELLI, Metamorfosi: Schegge di violenza nel nuovo cinema giapponese, Bologna, EPIKA
EDIZIONI, 2010, p.106
20 Gilles Campion, I couldʼve been a yakuza: Japan film maker Takeshi Kitano, AFP, 19 febbraio 2010, http://
www.google.com/hostednews/afp/article/ALeqM5hwPsG8efyJ2ZRv1ViTPOHV9R0qdw
21 Jasper SHARP, The midnight eye guide to new Japanese film, Berkeley, Stone Bridge Press, 2005, p.169
22 Jasper SHARP, The midnight eye guide to new Japanese film, Berkeley, Stone Bridge Press, 2005, p.170
La più recente incursione di Kitano nel mondo degli yakuza è il film Outrage e il suo
seguito Outrage Beyond. Kitano interpreta il suo solito personaggio, assieme ad un cast di
attori veterani che portano sullo schermo una complessa storia di tradimenti e guerre tra
clan che ricorda i jitsuroku eiga. La violenza perpetrata dai criminali in Outrage raggiunge
toni fumettistici, ed appare barbara proprio come quella mostrata in Jingi naki tatakai.
Kitano ha impressionato la critica straniera grazie al suo humor nero e al modo impassibile
e inumano in cui i membri delle gang muoiono tra le sparatorie, ricordando più dei robot
che degli esseri umani. Tuttavia in Outrage e nel suo seguito, mostrano una ferocia ben
diversa da quella mostrata nei jitsuroku eiga: se in Jingi naki tatakai la società giapponese
è in uno stato di caos a causa della seconda guerra mondiale appena persa, e gli yakuza
usano metodi brutali e animaleschi per restare a galla in un mondo dove l’unica legge è
quella del più forte, i gangster di Kitano vivono in una società ricca, lontani dalla guerra e
ormai anche dalla bolla economica degli anni ottanta, e sembrano non mostrare umanità
più per abitudine che per necessità. Non possiedono né gli aspetti morali e cavallereschi
che li rendevano degli eroi come nei film ninkyō, né quella forza di rivalsa sociale presente
negli anti-eroi dei film jitsuroku.
6. L’immagine dello yakuza oggi
Nei media contemporanei lo yakuza ha perso quei pochi aspetti positivi che gli si venivano
ancora attribuiti nel dopoguerra. E se il cinema e l’arte sono un riflesso dei mutamenti della
società, possiamo facilmente legare questo cambiamento agli sviluppi avvenuti in
Giappone nella lotta al crimine organizzato negli ultimi venti anni.
Il fiorente mercato finanziario dei primi anni ottanta ha portato gli yakuza ad estendere le
proprie operazioni fino alle piccole imprese, colpendo così i comuni cittadini e diffondendo
l’idea che loro attività non siano diverse dalla delinquenza ordinaria. A questo ha seguito
una risposta del governo nel maggio 1991 con la legge Bōtaihō(暴対法, Legge sui
provvedimenti nei confronti dei gruppi violenti) mirata a limitare la loro sfera d’azione e
introducendo non solo dei provvedimenti in merito all’aspetto economico e organizzativo
dei criminali, ma anche delle sanzioni su pratiche fortemente simboliche e distintive degli
yakuza, come lo yubitsume e gli irezumi.23

 
23 Francesco CICERONE, 「暴対法」- ヤクザと法律的対策 (Bōuryokudan - yakuza to hōritsutekitaisaku), 2011, pp.
116-117
Uno dei giornalisti e studiosi che si è occupato più spesso dei recenti cambiamenti nel
crimine organizzato giapponese è lo statunitense Jake Adelstein. Nel 1993 diventa il primo
giornalista straniero a lavorare per lo Yomiuri Shinbun e comincia a scrivere sul crimine
organizzato. Dodici anni dopo Adelstein pubblicherà uno scoop, rivelando una
collaborazione tra il boss del più grande gruppo mafioso giapponese e la CIA. Nonostante
le minacce ricevute dallo Yamaguchi-gumi, Adelstein continua a scrivere sugli yakuza
saggi ed articoli e ha un sito internet dove non solo scrive sullo stato attuale della
criminalità organizzata ma pubblica anche dei comics sui suoi protagonisti.24
Questi fumetti sono una fonte interessante in quanto provengono da una persona che non
solo non è nata e cresciuta in Giappone, e quindi non ha avuto possibilità di essere
influenzata dalla nozione dello “yakuza come male necessario” comune tra le vecchie
generazioni25; ma si è anche trovato in una situazione di pericolo faccia a faccia con il
crimine organizzato, minacciato al punto di dover scappare negli Stati Uniti. Non
sorprendono quindi le immagini di yakuza come lupi dai denti aguzzi o come volpi, astuti
nello sfruttare cavilli legali e abili nell’usare la loro immagine intimidatoria per minacciare e
costringere donne alla prostituzione.
Se Jake Adelstein, dopo aver collaborato con la polizia giapponese per anni, ha un punto
di visto vicino a chi come il governo ritiene la yakuza un entità inutile e pericolosa per il
bene pubblico, esistono anche dei media che esprimono un opinione completamente
diversa. E’ il caso delle yakuza fanzine, riviste come Jitsuwa Jidai, Jitsuwa Nakkuruzu e
Jitsuwa Dokyumento. Ufficialmente non sono affiliate con nessun clan, ma ufficiosamente
ognuna supporta un diverso clan, a volte promuovendo le loro azioni come nel caso del
terremoto nel Tōhoku dell’11 marzo 2011. Nell’edizione di luglio 2012, Jitsuwa Jidai
pubblica un estensivo reportage su come la yakuza sia stata in primi linea durante i
soccorsi ai terremotati: il gruppo Matsuba-kai e Sumiyoshi-kai hanno inviato cibo e
centinaia dei propri uomini per rendere sicura la zona ed evitare che avvenissero

 
24 Jake ADELSTEIN, Tokyo Vice, Trento, Einaudi, 2011, p.7
25 Jake Adelstein, One in 10 under 40 consider the yakuza "A neccessary evil" in Japan, Japan Subculture Research
Center, 12 gennaio 2011
http://www.japansubculture.com/1-in-10-under-40-consider-the-yakuza-a-neccessary-evil-in-japan-older-
generation-disagrees/
saccheggi nei negozi locali.26 Gli yakuza in queste fanzine vengono glorificati come ultimi
baluardi del ninkyō, ma in una chiave ben diversa. Guidano costose auto, sono esperti
nelle più eccentriche pratiche sessuali e sbandierano la propria ricchezza, ma non viene
mai fatta menzione in queste fanzine da dove vengono i loro soldi di quale sia il loro vero
lavoro, perché questo li renderebbe vulnerabili alla legge.
7. Conclusioni
L’immagine degli yakuza nei media giapponesi è cambiata in modo negativo negli ultimi
trenta anni. Nonostante un esiguo numero di pubblicazioni di fanzine in Giappone, e una
forte presenza nel mondo dell’entertainment (Yoshimoto Kogyo, azienda influente nel
mondo della televisione giapponese è famosa per i suoi collegamenti con il crimine), il
crimine organizzato non è mai stato rappresentato in un modo così critico come negli
ultimi venti anni.2728 Per i clan yakuza stessi si prospetta un futuro incerto: sempre meno
giovani sono attratti dalla carriera criminale, l’età media degli yakuza si sta alzando, e
questi sono problemi significativi per un gruppo che dipende dalla credibilità di una
minaccia di violenza fisica.29 Ma indipendentemente dalla sopravvivenza degli yakuza
come gruppo criminale organizzato, lo yakuza nelle sue diverse incarnazioni come l’eroe
romantico, l’ anti-eroe, il parassita della società o come baluardo del ninkyō, rimarrà a
lungo nell’immaginario giapponese.

 
26 Jake ADELSTEIN, Yakuza go on the record about 3/11 relief efforts in july fanzine (実話時代), 11 giugno 2012, http://
www.japansubculture.com/yakuza-go-on-the-record-about-311-relief-efforts-in-july-fanzine-%E5%AE%9F
%E8%A9%B1%E6%99%82%E4%BB%A3%EF%BC%89/
27 Jake ADELSTEIN, Ties to the Yakuza are no laughing matter, The Atlantic Wire, 26 agosto 2011, http://
www.theatlanticwire.com/global/2011/08/ties-yakuza-are-no-laughing-matter/41757/
28 Philip BRASOR, Can showbiz really sever yakuza ties?, Japan Times, 22 gennaio 2012, http://www.japantimes.co.jp/
news/2012/01/22/national/can-showbiz-really-sever-yakuza-ties/#.UcSxYz4n2A0
29 Peter B.E. HILL, Heisei Yakuza: Burst Bubble and Bōtaihō, Social Science Japan Journal #6.1, p.18
BIBLIOGRAFIA
- INTERNET (ultimo accesso a tutti i siti in data 20 giugno 2013)
ADELSTEIN, Jake, Ties to the Yakuza are no laughing matter, The Atlantic Wire, 26
agosto 2011, http://www.theatlanticwire.com/global/2011/08/ties-yakuza-are-no-laughing-
matter/41757/
ADELSTEIN, Jake, Yakuza go on the record about 3/11 relief efforts in july fanzine (実話時
代), 11 giugno 2012, http://www.japansubculture.com/yakuza-go-on-the-record-about-311-
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extortion/
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info.japantimes.co.jp/text/ff20020417a1.html
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humanity/#.UcSA8z4n2A1
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Japan Subculture Research Center http://www.japansubculture.com/
Jitsuwa Nakkuruzu http://www4.ocn.ne.jp/~misty/topic.jituwa-knuckles.html
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Jitsuwa Dokyumento http://www.jitsuwa.net/
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#6.1
- VOLUMI
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HILL Peter B.E., The Japanese Mafia: Yakuza, Law, and the State, New York, Oxford
University Press, 2010
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York, Macmillan Publishers, 1987
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Edition, New York, University of California Press, 2003
SHARP, Jasper, The midnight eye guide to new Japanese film, Berkeley, Stone Bridge
Press, 2005
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giapponese, Bologna, EPIKA EDIZIONI, 2010
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Inc., 1997
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Espressioni Cinematografiche, 2005
SUGIMOTO, Yoshio, An introduction to Japanese society, Cambridge, Cambridge
University Press, 1997
WHITING, Robert, Tokyo Underworld: The Fast Times and Hard Life of an American
Gangster in Japan, Vintage reprint, 2000
GLOSSARIO
Andô Noboru 安藤 昇
bakuchi 博打
bakuto 博徒
bushidō 武士道
Bōtaihō 暴対法
Chi to okite 血と掟
daimyō 大名
gumi 組
hatamoto yakko 旗本奴
irezumi 入れ墨
Ishihara Yūjirō 石原 裕次郎
Jingi naki tatakai 仁義なき戦い
jitsuroku 実録
Jitsuwa Jidai 実話時代
Jitsuwa Nakkuruzu 実話ナックルズ
Jitsuwa Dokyumento 実話ドキュメント
Jūzō Itami 伊丹 十三
katagi 気質
Kitano Takeshi 北野武
machi yakko 町奴
Marusa no onna 2 マルサの女2
Minbō no onna ミンボーの女
Matsubakai 松葉会
mukokuseki akushion 無国籍アクション
Namio Yuasa 湯浅奈美
ninkyō eiga 仁侠映画
ninkyōdō 仁侠道
sakazukigoto 盃事
sakoku 鎖国
shaba 娑婆
Sugawara Bunta 菅原文太
Sumiyoshikai 住吉会
Takakura Ken 高倉健
Tokugawa Ieyasu 徳川家康
tekiya テキ屋
Yamaguchigumi 山口組
Tsuruta Kōji 鶴田 浩二
yakusha 役者
Yoshimoto Kōgyō 吉本興業
yubitsume 指つめ

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Cocchi Tancredi triennale

  • 1. Corso di Laurea in Lingue, e istituzioni economiche e giuridiche dell’Asia Orientale - Giappone Prova finale di Laurea L’immagine contemporanea degli yakuza in Giappone attraverso i media Relatore Dott. Marcella Maria Mariotti Laureando Tancredi Cocchi Matricola 820941 Anno Accademico 2012 / 2013
  • 2. Lo scopo della mia tesi è l'analisi dell'immagine delle organizzazioni criminali giapponesi, come questa si è evoluta dal dopoguerra ad oggi, e come viene rappresentata nei media, come film, fumetti e fanzine. Fino a oggi, a questo argomento si è principalmente favorita l'analisi delle organizzazioni criminali e l'effetto delle loro attività sulla società giapponese (David Kaplan, Jake Adelstein); in questa ricerca mi soffermo su come l'immagine degli yakuza sia cambiata all’interno dei media che la propongono: da personaggi rispettati e glorificati come ultimi baluardi del ninkyōdō (lo spirito eroico e cavalleresco) nei film prodotti dallo studio Toei negli anni sessanta, a macchiette avide e senza scrupoli nei film di Jūzō Itami dei tardi anni ottanta. Questa tesi mira a colmare questa lacuna utilizzando i moderni media giapponesi e non, specificamente riviste(yakuza fanzine come Jitsuwa Jidai), film (dalle interpretazioni di Takakura Ken a quelle di Kitano Takeshi), e web comics (Japan Subculture Research Center), e cerca di predire la possibile direzione futura di questo cambiamento. 1. Le radici degli yakuza: hatamoto yakko, machi yakko, tekiya e bakuto Il termine yakuza indica la criminalità organizzata giapponese. Con quasi 100.000 membri, è una delle organizzazioni criminali transnazionali più grandi al mondo.1 Possiedono uno stato legale duplice: se da un lato questi gruppi svolgono attività criminali di ogni genere scavalcando le leggi giapponesi e non, dall’altra sono figure esposte al pubblico e ai media fino al punto di avere delle proprie fanzine, dove rilasciano interviste e commenti sull’attuale stato del loro gumi, ovvero l’equivalente della “famiglia” nella mafia italiana.2 Per discutere l’immagine attuale di questi gruppi criminali, è necessario spiegare la loro evoluzione nella storia del Giappone. 1 Mike LA SORTE, The Japanese Mafia, marzo 2007, http://www.americanmafia.com/Feature_Articles_382.html 2 Jake ADELSTEIN, Yakuza go on the record about 3/11 relief efforts in july fanzine (実話時代), 11 giugno 2012, http:// www.japansubculture.com/yakuza-go-on-the-record-about-311-relief-efforts-in-july-fanzine
  • 3. Le radici degli yakuza risalgono al periodo Edo (1603-1868), dove l’unificazione del paese ad opera di Tokugawa Ieyasu, e la successiva politica di sakoku, ovvero di chiusura del paese agli stranieri, portò a una pace prolungata che tolse lavoro a quella che era una delle classi sociali più prestigiose del Giappone: i samurai.3 Perso il legame con il proprio daimyo (padrone), e di conseguenza i privilegi sociali di cui godevano, i samurai si riunirono in gruppi chiamati hatamoto yakko, ovvero fuorilegge che terrorizzarono gli artigiani e mercanti di città e villaggi. Per contrastare le scorribande di questi gruppi, cittadini comuni si organizzarono in milizie chiamate machi yakko, e gli scontri con gli hatamoto yakko diventarono successivamente fonte di ispirazione per racconti e stampe su legno. Sono questi due gruppi le radici folcloristiche dei gruppi yakuza moderni; tuttavia i primi veri yakuza organizzati non comparirono fino a metà del Settecento. Nascono due nuove figure nella società giapponese: i tekiya, ovvero venditori ambulanti esperti nella truffa, e i bakuto, ovvero giocatori d’azzardo professionisti.4 I tekiya erano mercanti di prodotti contraffatti e finte panacee, abilissimi nel vendere e nel mentire; vendevano la loro merce spesso fingendosi ubriachi, e dopo averla venduta ad un prezzo molto superiore al loro valore reale scappavano dirigendosi verso un altra fiera o mercato. Per proteggersi dal regime Tokugawa cominciarono ad organizzarsi assumendo quella gerarchia che troviamo tutt’ora nei gruppi criminali giapponesi. La gerarchia tra oyabun / kobun (padre / figlio), apprendisti, consiglieri, membri regolari e ufficiali compare tra i tekiya già dalla seconda metà dell’Ottocento, e diventano presto un gruppo istituzionalizzato quando il governo Tokugawa riconosce la loro influenza e dona loro il permesso di portare armi e avere un cognome, assumendo un ruolo di supervisori sociali. Di fatto questo non fermerà le loro attività criminali.5 Anche i bakuto compaiono durante il periodo Tokugawa, e nonostante nacquero come gruppi di giocatori d’azzardo e furono inizialmente perseguiti dal governo, l’amministrazione Tokugawa ne riconobbe il potere e decise di usare la loro influenza per uno scopo preciso. Il governo pagava queste figure esperte nel bakuchi (il gioco d’azzardo) per recuperare i soldi persi nelle spese dei lavoratori impiegati nel settore edilizio. Il termine yakuza nasce proprio dalle bische: nel gioco del oicho-kabu, i giocatori 3 David E. KAPLAN Yakuza: the explosive account of Japan’s criminal underworld, New York, Macmillan Publishers, 1987, p.5 4 Peter B.E. Hill, The Japanese Mafia: Yakuza, Law, and the State, New York, Oxford University Press, 2010, p. 37 5 Peter B.E. Hill, The Japanese Mafia: Yakuza, Law, and the State, New York, Oxford University Press, 2010, p. 38
  • 4. ricevono 3 carte il cui valore va sommato; la mano perdente è un punteggio di 20, ovvero la somma di 8, 9 e 3. Questi tre numeri vengono pronunciati ya-ku-za, e questa parola cominciò a essere usata per indicare i bakuto, così enfatizzando il loro ruolo inutile nella società. 6 Se il conflitto tra i machi yakko e gli hatamoto yakko sono la radice dell’immaginario dell’eroe romantico ma fuorilegge in conflitto con chi vuole sfruttare i più deboli , i tekiya e i bakuto ne sono la loro progressione, ed hanno ereditato quei rituali ed aspetti che oggi consideriamo parte distintiva della criminalità giapponese. Lo yubitsume (指つめ, il taglio delle falangi in segno di scusa verso il proprio superiore), gli irezumi (入れ墨, ovvero i tatuaggi usati prima per riconoscere i criminali, e poi come prova di resistenza a causa dell’intenso e prolungato dolore della procedura) e le cerimonie di sakazukigoto (盃事, ovvero lo scambio di una coppia di sake, che simboleggia il rafforzamento dei legami tra padre e figlio vengono) sono elementi tipicamente associati alle organizzazioni criminali giapponesi. E questi elementi, assieme al bushidō (武士道), ovvero il codice di condotta antico adottato dai samurai, sono alla base dell’immagine moderna degli yakuza.7 2. Gli yakuza nel cinema giapponese: i ninkyō eiga La figura dello yakuza ha un posto speciale nel cinema giapponese. I film yakuza cominciano a diventare popolari tra il pubblico nipponico nel 1963, grazie allo studio Toei e alle sue due star, gli attori Ken Takakura e Kōji Tsuruta, che interpretarono lo stereotipo del criminale romantico e dal cuore buono in decine di pellicole.8 Vengono chiamati ninkyō eiga (film cavallereschi) e descrivono un mondo ideale, solitamente identificabile con il Giappone pre-bellico, dove l’antico codice morale del bushidō si scontra con le regole di una società indirizzata verso un modello occidentale 6 David E. KAPLAN, Yakuza: the explosive account of Japan’s criminal underworld, New York, Macmillan Publishers, 1987, pp. 20-22 7 David E KAPLAN. Alec DUBRO, Yakuza: Japan’s Criminal Underworld, Expanded Edition, New York, University of California Press, 2003, p.17 8 Maria Roberta NOVIELLI, Storia del cinema giapponese, Venezia, Marsilio Editori, 2001, p.221
  • 5. basato sull’individualismo. E in questo contesto si scontrano gli yakuza corrotti e avidi, che hanno abbandonato la strada dell’onestà(誠, makoto) e dell’onore(名誉, meiyo) sacrificando i propri kobun per arricchirsi e l’eroe, criminale dal cuore buono che vuole fare giustizia, nonostante questo significhi ribellarsi ai suoi stessi capi. Questo contrasto definisce lo yakuza nei film ninkyōdō. Il protagonista, spesso interpretato da uno stoico Ken Takakura, si trova combattuto tra scegliere se rispettare il giri, ovvero il senso di obbligazione nei confronti dei superiori, o il ninjō, ovvero i sentimenti e la compassione; la tensione tra questi due elementi e la contrapposizione tra yakuza buono-cattivo è una visione semplice e stereotipata, ma che ha avuto un grande successo tra il pubblico giapponese negli anni cinquanta e settanta. Durante lo stesso periodo, un altra immagine degli yakuza veniva proposta dallo studio Nikkatsu, all’epoca l’unica azienda che poteva rivaleggiare con lo studio Toei. Il protagonista di questi film, denominati mukokuseki akushion(無国籍アクション, azione senza confini), non era necessariamente un gangster ma più spesso un giovane ribelle, macho dal cuore romantico, che inevitabilmente finiva per cacciarsi in dei guai con la malavita. Yujiro Ishihara era la star di questo movimento, e personificava una libertà ed un individualismo che non appartenevano nel alla moralità dei ninkyō eiga, ne alle spietate guerre tra clan yakuza che arriveranno nel cinema giapponese dalla prima metà degli anni settanta. Occasionalmente comparivano sullo schermo violenze gratuite, stupri e altri atti di vandalismo; tuttavia erano sempre l’azione di una “scheggia impazzita” o di un giovane ribelle, ma mai il risultato di un azione sistematica coperta da un gruppo criminale.9 3. Gli yakuza nel cinema giapponese: i jitsuroku eiga Bisognerà aspettare il 1973 per vedere una svolta realistica nella descrizione degli yakuza nel cinema: i jitsuroku eiga. La sceneggiatura della serie di film più rappresentativa di questo movimento, Jingi naki tatakai (仁義なき戦い, Battles without honor or humanity, il primo di una serie di nove film) è basata sull’autobiografia di un boss yakuza chiamato Kozo Mine.10 La prima scena di ognuna di queste pellicole si apre con immagini di una 9 Mark SCHILLING, Mark, No borders, no limits : Nikkatsu Action cinema, Udine, Centro Espressioni Cinematografiche, 2005, pp. 30-39 10 D. Chris, Outlaw masters of Japanese film, New York, I.B. Tauris Ltd., 2005, p.9
  • 6. Hiroshima o Kobe in preda al delirio post-bellico, e dati riguardanti i personaggi presenti nel film, come a ricordarci la veridicità delle storie raccontate(da qui la definizione jitsuroku, ovvero storie vere). Gli yakuza dei jitsuroku eiga sono spietati e non hanno nessun interesse nel mantenere un codice etico, ma sono assetati di potere in un mondo dove la legge della giungla prevale. Il dualismo tra il codice morale e le regole sociali scompare nel mondo circostante al protagonista del film; gli yakuza non sono più buoni o cattivi, ma devono comunque fare delle scelte se vogliono sopravvivere in una società caotica e moderna dai rapidi cambiamenti. Bunta Sugawara, attore che interpreta il protagonista Shōzō Hirono in tutti i nove film di Jingi naki tatakai, è eccellente nel mostrare agli spettatori come il suo personaggio sia cosciente della perdita di valori morali nella criminalità giapponese, ma non può fare niente per contrastare questo cambiamento, e alla fine seppur con riluttanza, debba usare gli stessi metodi crudeli e manipolativi dei suoi avversari. 3. Un interpretazione realistica? Attori e yakuza Molti dei personaggi criminali portati sullo schermo giapponese sono stati interpretati da una generazione di attori che ha vissuto da vicino il caos del Giappone pre e post seconda guerra mondiale. In quel contesto sociale, gli yakuza proliferavano e controllavano i mercati illegali e le strade delle grandi città, e alcuni degli attori più rappresentativi del cinema giapponese hanno menzionato gli yakuza del loro quartiere come dei modelli a cui si sono ispirati da giovani. Kōji Tsuruta, Bunta Sugawara e Takeshi Kitano, tre attori leggendari (nel terzo caso anche regista e produttore di fama mondiale) e protagonisti di dozzine di film sugli yakuza, frequentavano gruppi criminali da giovani.1112 Alcuni dei fuorilegge più memorabili sono infatti stati portati sullo schermo da un vero boss yakuza: Noboru Andō. Capo del clan Andō fino al 1965, decide di ritirarsi per intraprendere una carriera da attore; recita in molti film ispirati alla sua vita da boss mafioso, e la sua autobiografia fu la base di 11 Mark SCHILLING, The encyclopedia of Japanese Pop Culture, New York, Weatherhill Inc., 1997, p.291 12 Mark SCHILLING, Interview with Bunta Sugawara, Japan Times, 2003, http://eigageijutsu.blogspot.it/2010/10/ interview-with-bunta-sugawara.html
  • 7. una delle sue opere più famose, Chi to okite. Nel film Andō interpreta sé stesso sette anni prima; a causa di un debito non pagato da parte del magnate Hideki Yokoi, ordina una punizione nei suoi confronti, ma questa decisione porterà all’arresto del boss e a ferite quasi fatali per Yokoi.13 Nonostante l’intero film sia basato su una storia realmente accaduta ad Andō, il confine tra film e fatti realmente accaduti si assottiglia ulteriormente quando egli decide, in uno stunt pubblicitario, di promuovere il film incontrandosi con la stessa persona che aveva quasi ucciso 7 anni prima, e che aveva ispirato il regista Namio Yuasa a dirigere Chi to okite. Andō dirà in seguito in un intervista al Japan Times, che sullo schermo non aveva nessun bisogno di recitare: « La differenza tra yakuza e yakusha(attore) è di un carattere hiragana. Tutti gli yakuza devono recitare per sopravvivere » 14 L’uscita dalle scene di molti attori cardine del genere e la progressiva perdita di interesse del pubblico giapponese sono le cause di un freno nella produzione di film a sfondo criminale in Giappone negli anni ottanta. Un decennio dopo la figura dello yakuza tornerà prepotentemente nei film giapponesi con una nuova immagine, molto lontana dalle figure romantiche degli eroi dello studio Toei. Andō rappresenta una figura che oggi sarebbe impensabile: quella del gangster diventato attore. Una generazione di attori e registi cresciuta tra le strade controllate dalla criminalità ha portato sugli schermi uno yakuza spietato e senza giustizia, ma mai arreso o rassegnato in una società dai rapidi mutamenti. Ma nessuno aveva fino a quel momento osato usare toni irriverenti nei confronti della criminalità organizzata giapponese. 13 WHITING, Robert, Tokyo Underworld: The Fast Times and Hard Life of an American Gangster in Japan, Vintage reprint, 2000, p.6 14 Mark SCHILLING, We got a real wiseguy here, Japan TImes, 17 aprile 2002 http://info.japantimes.co.jp/text/ ff20020417a1.html (traduzione propria)
  • 8. 4. Gli yakuza nei film di Jūzō Itami: Minbō no onna il regista Jūzō Itami non è nuovo all’uso di toni beffardi nei confronti di personaggi potenti o criminali. Già nel 1988 in Marusa no onna 2(マルサの女2, A taxing woman’s return), ridicolizza il potere politico corrotto e i suoi legami con la mafia. Ma in Minbō no onna (ミンボーの女, The gentle art of Japanese extortion) si concentra sulla criminalità organizzata e sulle loro attività di minbō, ovvero l’estorsione tramite minacce implicite e non direttamente perseguibili dalla legge.15 Itami descrive gli yakuza come un gruppo di criminali violenti, vili e senza morale. Sono minacciosi all’apparenza, ma davanti alla protagonista del film, esperta in estorsioni ai danni di cittadini comuni (気質, katagi), appaiono come macchiette capaci di minacciare e estorcere soldi solo a chi è facilmente intimidito. Negli yakuza dei ninkyō eiga un membro del clan andava in prigione al posto del suo capo come esecutore materiale di un crimine, e nell’assumere questa responsabilità riceveva onore e benefici al suo ritorno nello shaba (娑婆) ovvero il mondo fuori dalla prigione.16 Ma in Minbō no onna lo yakuza non conosce questo gesto onorevole, in quanto un membro del proprio clan in galera finirebbe per richiedere più soldi di quelli che si possono guadagnare estorcendo la gente comune.17 Lo yakuza di Jūzō Itami minaccia, ma non prosegue mai con la violenza per paura di essere arrestato. Il regista pagherà cara la sua descrizione irriverente degli yakuza, e verrà assalito e pugnalato da un gruppo di membri del clan Goto nel 22 maggio 1992, sei giorni prima dell’apertura del film nelle sale giapponesi.18 5. Gli yakuza nei film di Takeshi Kitano: Sonatine e Outrage Nel cinema yakuza odierno la figura prevalente è un gangster cinico, senza valori morali e misantropo, e queste figure abbondano nel cinema di Takeshi Kitano, uno dei 15 Francesco CICERONE, 「暴対法」- ヤクザと法律的対策 (Bōuryokudan - yakuza to hōritsutekitaisaku), 2011 16 Mark SCHILLING, Yakuza movie lines without honor or humanity, 26 gennaio 2011, http://www.japantimes.co.jp/life/ 2011/01/26/language/yakuza-movie-lines-without-honor-or-humanity/#.UcSA8z4n2A1 17 Maria Roberta NOVIELLi, Storia del cinema giapponese, Venezia, Marsilio Editori, 2001, p.276-278 18 Janet, MASLIN, Tales about the yakuza may endanger health, 19 ottobre 1994, http://www.nytimes.com/1994/10/19/ movies/film-review-tales-about-the-yakuza-may-endanger-health.html
  • 9. registi e attori giapponesi più famosi al mondo. Onnipresente nei media giapponesi, Kitano nasce in un quartiere dove gli yakuza e la criminalità erano all’ordine del giorno.19 Ammette lui stesso in un intervista con l’Agence France Presse: « Se non fosse per la rigida educazione di mia madre, sarei potuto facilmente diventare uno yakuza, perché molti dei miei amici in quegli anni lo sono diventati. Ma nessuno di loro è riuscito ad arrivare in cima. Quindi se fossi diventato uno yakuza, non sarei andato molto lontano. Sarei potuto addirittura essere morto adesso»20 Ironicamente, queste parole descrivono lo stesso tipo di criminale che il regista/attore interpreta nei suoi film. Uno yakuza vecchio e disilluso nei confronti del mondo criminale, incapace di scalare la gerarchia del gumi, e a causa di questo dal temperamento irascibile e scontroso. Nel suo quarto film, Sonatine, ribalta molti aspetti tipici degli yakuza eiga, eliminando completamente il dualismo tra giri e ninjo, ed ambientando il film in un isola di Okinawa per sottolineare i caratteri riflessivi dei gangster mettendoli fuori dal contesto caotico e rumoroso delle città. 21 Gli yakuza di Kitano sono lontani dal ninkyō dei film Toei, dalle complesse alleanze tra clan in Jingi naki tatakai e dalle figure caricaturali di Itami. In Sonatine non cercano né una morte gloriosa da eroi, né hanno sete di potere; sono stremati da una lotta continua per mantenere il proprio status in un mondo senza regole come quello criminale. Kitano interpreta un personaggio emotivamente prosciugato da una continua lotta in un mondo dove l’unica vera via di uscita è la morte. E fino al verdetto finale, gli yakuza soffrono la solitudine, compiono stragi senza dire una singola parola, e giocano sulla spiaggia aspettando i prossimi ordini dal loro boss. Ma nell’aspettare una chiamata che deciderà la loro vita o morte, rimangono rassegnatamente coscienti della superfluità del loro ruolo, a tal punto da considerare una partita di roulette russa un semplice passatempo.22 19 Maria Roberta NOVIELLI, Metamorfosi: Schegge di violenza nel nuovo cinema giapponese, Bologna, EPIKA EDIZIONI, 2010, p.106 20 Gilles Campion, I couldʼve been a yakuza: Japan film maker Takeshi Kitano, AFP, 19 febbraio 2010, http:// www.google.com/hostednews/afp/article/ALeqM5hwPsG8efyJ2ZRv1ViTPOHV9R0qdw 21 Jasper SHARP, The midnight eye guide to new Japanese film, Berkeley, Stone Bridge Press, 2005, p.169 22 Jasper SHARP, The midnight eye guide to new Japanese film, Berkeley, Stone Bridge Press, 2005, p.170
  • 10. La più recente incursione di Kitano nel mondo degli yakuza è il film Outrage e il suo seguito Outrage Beyond. Kitano interpreta il suo solito personaggio, assieme ad un cast di attori veterani che portano sullo schermo una complessa storia di tradimenti e guerre tra clan che ricorda i jitsuroku eiga. La violenza perpetrata dai criminali in Outrage raggiunge toni fumettistici, ed appare barbara proprio come quella mostrata in Jingi naki tatakai. Kitano ha impressionato la critica straniera grazie al suo humor nero e al modo impassibile e inumano in cui i membri delle gang muoiono tra le sparatorie, ricordando più dei robot che degli esseri umani. Tuttavia in Outrage e nel suo seguito, mostrano una ferocia ben diversa da quella mostrata nei jitsuroku eiga: se in Jingi naki tatakai la società giapponese è in uno stato di caos a causa della seconda guerra mondiale appena persa, e gli yakuza usano metodi brutali e animaleschi per restare a galla in un mondo dove l’unica legge è quella del più forte, i gangster di Kitano vivono in una società ricca, lontani dalla guerra e ormai anche dalla bolla economica degli anni ottanta, e sembrano non mostrare umanità più per abitudine che per necessità. Non possiedono né gli aspetti morali e cavallereschi che li rendevano degli eroi come nei film ninkyō, né quella forza di rivalsa sociale presente negli anti-eroi dei film jitsuroku. 6. L’immagine dello yakuza oggi Nei media contemporanei lo yakuza ha perso quei pochi aspetti positivi che gli si venivano ancora attribuiti nel dopoguerra. E se il cinema e l’arte sono un riflesso dei mutamenti della società, possiamo facilmente legare questo cambiamento agli sviluppi avvenuti in Giappone nella lotta al crimine organizzato negli ultimi venti anni. Il fiorente mercato finanziario dei primi anni ottanta ha portato gli yakuza ad estendere le proprie operazioni fino alle piccole imprese, colpendo così i comuni cittadini e diffondendo l’idea che loro attività non siano diverse dalla delinquenza ordinaria. A questo ha seguito una risposta del governo nel maggio 1991 con la legge Bōtaihō(暴対法, Legge sui provvedimenti nei confronti dei gruppi violenti) mirata a limitare la loro sfera d’azione e introducendo non solo dei provvedimenti in merito all’aspetto economico e organizzativo dei criminali, ma anche delle sanzioni su pratiche fortemente simboliche e distintive degli yakuza, come lo yubitsume e gli irezumi.23 23 Francesco CICERONE, 「暴対法」- ヤクザと法律的対策 (Bōuryokudan - yakuza to hōritsutekitaisaku), 2011, pp. 116-117
  • 11. Uno dei giornalisti e studiosi che si è occupato più spesso dei recenti cambiamenti nel crimine organizzato giapponese è lo statunitense Jake Adelstein. Nel 1993 diventa il primo giornalista straniero a lavorare per lo Yomiuri Shinbun e comincia a scrivere sul crimine organizzato. Dodici anni dopo Adelstein pubblicherà uno scoop, rivelando una collaborazione tra il boss del più grande gruppo mafioso giapponese e la CIA. Nonostante le minacce ricevute dallo Yamaguchi-gumi, Adelstein continua a scrivere sugli yakuza saggi ed articoli e ha un sito internet dove non solo scrive sullo stato attuale della criminalità organizzata ma pubblica anche dei comics sui suoi protagonisti.24 Questi fumetti sono una fonte interessante in quanto provengono da una persona che non solo non è nata e cresciuta in Giappone, e quindi non ha avuto possibilità di essere influenzata dalla nozione dello “yakuza come male necessario” comune tra le vecchie generazioni25; ma si è anche trovato in una situazione di pericolo faccia a faccia con il crimine organizzato, minacciato al punto di dover scappare negli Stati Uniti. Non sorprendono quindi le immagini di yakuza come lupi dai denti aguzzi o come volpi, astuti nello sfruttare cavilli legali e abili nell’usare la loro immagine intimidatoria per minacciare e costringere donne alla prostituzione. Se Jake Adelstein, dopo aver collaborato con la polizia giapponese per anni, ha un punto di visto vicino a chi come il governo ritiene la yakuza un entità inutile e pericolosa per il bene pubblico, esistono anche dei media che esprimono un opinione completamente diversa. E’ il caso delle yakuza fanzine, riviste come Jitsuwa Jidai, Jitsuwa Nakkuruzu e Jitsuwa Dokyumento. Ufficialmente non sono affiliate con nessun clan, ma ufficiosamente ognuna supporta un diverso clan, a volte promuovendo le loro azioni come nel caso del terremoto nel Tōhoku dell’11 marzo 2011. Nell’edizione di luglio 2012, Jitsuwa Jidai pubblica un estensivo reportage su come la yakuza sia stata in primi linea durante i soccorsi ai terremotati: il gruppo Matsuba-kai e Sumiyoshi-kai hanno inviato cibo e centinaia dei propri uomini per rendere sicura la zona ed evitare che avvenissero 24 Jake ADELSTEIN, Tokyo Vice, Trento, Einaudi, 2011, p.7 25 Jake Adelstein, One in 10 under 40 consider the yakuza "A neccessary evil" in Japan, Japan Subculture Research Center, 12 gennaio 2011 http://www.japansubculture.com/1-in-10-under-40-consider-the-yakuza-a-neccessary-evil-in-japan-older- generation-disagrees/
  • 12. saccheggi nei negozi locali.26 Gli yakuza in queste fanzine vengono glorificati come ultimi baluardi del ninkyō, ma in una chiave ben diversa. Guidano costose auto, sono esperti nelle più eccentriche pratiche sessuali e sbandierano la propria ricchezza, ma non viene mai fatta menzione in queste fanzine da dove vengono i loro soldi di quale sia il loro vero lavoro, perché questo li renderebbe vulnerabili alla legge. 7. Conclusioni L’immagine degli yakuza nei media giapponesi è cambiata in modo negativo negli ultimi trenta anni. Nonostante un esiguo numero di pubblicazioni di fanzine in Giappone, e una forte presenza nel mondo dell’entertainment (Yoshimoto Kogyo, azienda influente nel mondo della televisione giapponese è famosa per i suoi collegamenti con il crimine), il crimine organizzato non è mai stato rappresentato in un modo così critico come negli ultimi venti anni.2728 Per i clan yakuza stessi si prospetta un futuro incerto: sempre meno giovani sono attratti dalla carriera criminale, l’età media degli yakuza si sta alzando, e questi sono problemi significativi per un gruppo che dipende dalla credibilità di una minaccia di violenza fisica.29 Ma indipendentemente dalla sopravvivenza degli yakuza come gruppo criminale organizzato, lo yakuza nelle sue diverse incarnazioni come l’eroe romantico, l’ anti-eroe, il parassita della società o come baluardo del ninkyō, rimarrà a lungo nell’immaginario giapponese. 26 Jake ADELSTEIN, Yakuza go on the record about 3/11 relief efforts in july fanzine (実話時代), 11 giugno 2012, http:// www.japansubculture.com/yakuza-go-on-the-record-about-311-relief-efforts-in-july-fanzine-%E5%AE%9F %E8%A9%B1%E6%99%82%E4%BB%A3%EF%BC%89/ 27 Jake ADELSTEIN, Ties to the Yakuza are no laughing matter, The Atlantic Wire, 26 agosto 2011, http:// www.theatlanticwire.com/global/2011/08/ties-yakuza-are-no-laughing-matter/41757/ 28 Philip BRASOR, Can showbiz really sever yakuza ties?, Japan Times, 22 gennaio 2012, http://www.japantimes.co.jp/ news/2012/01/22/national/can-showbiz-really-sever-yakuza-ties/#.UcSxYz4n2A0 29 Peter B.E. HILL, Heisei Yakuza: Burst Bubble and Bōtaihō, Social Science Japan Journal #6.1, p.18
  • 13. BIBLIOGRAFIA - INTERNET (ultimo accesso a tutti i siti in data 20 giugno 2013) ADELSTEIN, Jake, Ties to the Yakuza are no laughing matter, The Atlantic Wire, 26 agosto 2011, http://www.theatlanticwire.com/global/2011/08/ties-yakuza-are-no-laughing- matter/41757/ ADELSTEIN, Jake, Yakuza go on the record about 3/11 relief efforts in july fanzine (実話時 代), 11 giugno 2012, http://www.japansubculture.com/yakuza-go-on-the-record-about-311- relief-efforts-in-july-fanzine-%E5%AE%9F%E8%A9%B1%E6%99%82%E4%BB%A3%EF %BC%89/ Philip BRASOR, Can showbiz really sever yakuza ties?, Japan Times, 22 gennaio 2012, http://www.japantimes.co.jp/news/2012/01/22/national/can-showbiz-really-sever-yakuza- ties/#.UcSxYz4n2A0 CAMPION, Gilles, I couldʼve been a yakuza: Japan film maker Takeshi Kitano, AFP, 19 febbraio 2010, http://www.google.com/hostednews/afp/article/ ALeqM5hwPsG8efyJ2ZRv1ViTPOHV9R0qdw JOHNSON, Adam, Yakuza: Past and Present, http://orgcrime.tripod.com/ yakuzahistory.htm LA SORTE, Mike, The Japanese Mafia, marzo 2007, http://www.americanmafia.com/ Feature_Articles_382.html MASLIN, Janet, Tales about the yakuza may endanger health, 19 ottobre 1994, http:// www.nytimes.com/1994/10/19/movies/film-review-tales-about-the-yakuza-may-endanger- health.html O’BRYAN, Joey, Minbo--Or the Gentle Art of Japanese Extortion, 24 febbraio 1995, http:// www.austinchronicle.com/calendar/film/1995-02-24/minbo-or-the-gentle-art-of-japanese- extortion/ SCHILLING, Mark, Interview with Bunta Sugawara, Japan Times, 2003, http:// eigageijutsu.blogspot.it/2010/10/interview-with-bunta-sugawara.html SCHILLING, Mark, Screen violence is in the eye of the beholder, 7 giugno 2013, http://www.japantimes.co.jp/culture/2013/06/07/films/screen-violence-is-in-the-eye-of-the- beholder/#.UcRwTT4n2A3 SCHILLING, Mark, We got a real wiseguy here, Japan TImes, 17 aprile 2002 http:// info.japantimes.co.jp/text/ff20020417a1.html SCHILLING, Mark, Yakuza movie lines without honor or humanity, 26 gennaio 2011, http:// www.japantimes.co.jp/life/2011/01/26/language/yakuza-movie-lines-without-honor-or- humanity/#.UcSA8z4n2A1
  • 14. SUNDARA Miyuki I., HEFNER Carl, Yakuza, the Japanese Mafia, http:// orgcrime.tripod.com/japgangint.htm SYLOW, Henrik, Kitano Takeshi biography, febbraio 2005, http://www.kitanotakeshi.com/ index.php?content=biography TOBIAS, Scott, The new cult canon: Sonatine, 13 agosto 2008, http://orgcrime.tripod.com/ yakuzahistory.htm Japan Subculture Research Center http://www.japansubculture.com/ Jitsuwa Nakkuruzu http://www4.ocn.ne.jp/~misty/topic.jituwa-knuckles.html Jitsuwa Jidai http://www.mediaboy.co.jp/c3/ Jitsuwa Dokyumento http://www.jitsuwa.net/ - DOCUMENTI E PERIODICI CICERONE, Francesco, 「暴対法」- ヤクザと法律的対策 (Bōuryokudan - yakuza to hōritsutekitaisaku), 2011 HILL, Peter B.E., Heisei Yakuza: Burst Bubble and Bōtaihō, Social Science Japan Journal #6.1 - VOLUMI ADELSTEIN, Jake, Tokyo Vice, Trento, Einaudi, 2011 BARRETT, Gregory, Archetypes in Japanese Film, London, Associated University Presses, 1989 CHRIS D., Outlaw masters of Japanese film, New York, I.B. Tauris Ltd., 2005
  • 15. HILL Peter B.E., The Japanese Mafia: Yakuza, Law, and the State, New York, Oxford University Press, 2010 KAPLAN, David E., Yakuza: the explosive account of Japan’s criminal underworld, New York, Macmillan Publishers, 1987 KAPLAN, David E.; DUBRO, Alec, Yakuza: Japan’s Criminal Underworld, Expanded Edition, New York, University of California Press, 2003 SHARP, Jasper, The midnight eye guide to new Japanese film, Berkeley, Stone Bridge Press, 2005 NOVIELLI, Maria Roberta, Metamorfosi: Schegge di violenza nel nuovo cinema giapponese, Bologna, EPIKA EDIZIONI, 2010 NOVIELLI, Maria Roberta, Storia del cinema giapponese, Venezia, Marsilio Editori, 2001 SCHILLING, Mark, The encyclopedia of Japanese Pop Culture, New York, Weatherhill Inc., 1997 SCHILLING, Mark, No borders, no limits : Nikkatsu Action cinema, Udine, Centro Espressioni Cinematografiche, 2005 SUGIMOTO, Yoshio, An introduction to Japanese society, Cambridge, Cambridge University Press, 1997 WHITING, Robert, Tokyo Underworld: The Fast Times and Hard Life of an American Gangster in Japan, Vintage reprint, 2000
  • 16. GLOSSARIO Andô Noboru 安藤 昇 bakuchi 博打 bakuto 博徒 bushidō 武士道 Bōtaihō 暴対法 Chi to okite 血と掟 daimyō 大名 gumi 組 hatamoto yakko 旗本奴 irezumi 入れ墨 Ishihara Yūjirō 石原 裕次郎 Jingi naki tatakai 仁義なき戦い jitsuroku 実録 Jitsuwa Jidai 実話時代 Jitsuwa Nakkuruzu 実話ナックルズ Jitsuwa Dokyumento 実話ドキュメント Jūzō Itami 伊丹 十三 katagi 気質 Kitano Takeshi 北野武 machi yakko 町奴 Marusa no onna 2 マルサの女2 Minbō no onna ミンボーの女 Matsubakai 松葉会 mukokuseki akushion 無国籍アクション Namio Yuasa 湯浅奈美 ninkyō eiga 仁侠映画 ninkyōdō 仁侠道
  • 17. sakazukigoto 盃事 sakoku 鎖国 shaba 娑婆 Sugawara Bunta 菅原文太 Sumiyoshikai 住吉会 Takakura Ken 高倉健 Tokugawa Ieyasu 徳川家康 tekiya テキ屋 Yamaguchigumi 山口組 Tsuruta Kōji 鶴田 浩二 yakusha 役者 Yoshimoto Kōgyō 吉本興業 yubitsume 指つめ