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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA
DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI
CORSO DI LAUREA IN
SCIENZE DELL’AMMINISTRAZIONE E DELL’ORGANIZZAZIONE
SALVATORE SPADARO
L’economia italiana dopo il Covid-19
The Italian economy after Covid-19
TESI DI LAUREA
RELATORE
Chiar.mo Prof. Vincenzo Asero
ANNO ACCADEMICO 2020 - 2021
INDICE
INTRODUZIONE.......................................................................................................................................5
CAPITOLO 1: Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19.................................................8
1.1.Gli effetti macroeconomici della crisi Covid-19.................................................................................8
1.2. Il sostegno alle imprese e all’occupazione.......................................................................................12
1.3. L’impatto sul settore produttivo.......................................................................................................18
1.4 Alcune considerazioni di politica economica europea......................................................................20
1.5 Le risposte dell’Unione Europea alla crisi pandemica: NGEU & PNRR.........................................22
1.6 Le conseguenze economiche per il Mezzogiorno.............................................................................27
1.7. La digitalizzazione come chiave per promuovere la crescita a lungo termine.................................30
CAPITOLO 2: La sfida al mercato del lavoro.........................................................................................35
2.1. L’impatto iniziale.............................................................................................................................36
2.2 I gruppi più vulnerabili .....................................................................................................................43
2.3 Il divario tra Nord e Sud ...................................................................................................................46
2.4 Misure di welfare e politiche per il lavoro........................................................................................49
2.5 Nuovi modelli di contratti per il futuro.............................................................................................52
CAPITOLO 3: La Digitalizzazione ..........................................................................................................55
3.1 La spinta verso il digitale..................................................................................................................55
3.2 La crescita delle forme di e-commerce.............................................................................................58
3.3 Alcune modalità in cui le imprese hanno reagito al lockdown .........................................................62
3.4 I pagamenti digitali ...........................................................................................................................65
3.5 Le professioni digitali .......................................................................................................................66
3.6 Il PNRR e la sfida della trasformazione digitale...............................................................................69
CONCLUSIONI........................................................................................................................................76
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI.....................................................................................................80
A chi mi ha insegnato cosa vuol dire portare
a compimento ogni aspetto della vita,
e a chi continua ad insegnarmelo, giorno dopo giorno
Introduzione • 5
INTRODUZIONE
Tra dieci anni, gli storici considereranno la crisi del Covid-19 come un importante punto di
rottura nella storia dell’Italia, dell’Europa e del sistema globale. Come la descriveranno?
Certamente in termini di vastità e profondità, si tratta della crisi più grave dopo la Grande
Depressione, ma sottolineando anche la sua natura particolare. A differenza della Grande Crisi
Finanziaria del 2008-10, quella del Covid-19 è una “doppia crisi”, con un immenso impatto sia
sulla salute, sia sull’economia. È l’interazione tra queste due componenti che ha reso il Covid-19
un evento senza precedenti (almeno nella storia contemporanea). L’interazione e i trade-off sono
stati tali che per favorire il miglioramento delle condizioni di salute della popolazione è stato
necessario un deterioramento delle condizioni economiche, e viceversa. Ciò ha necessariamente
portato a dare priorità alle misure di contenimento del virus e ad “accettare” gli inevitabili shock
negativi sulla domanda e sull’offerta. Solo quando le condizioni sanitarie hanno raggiunto livelli
accettabili la politica ha potuto orientare i suoi sforzi verso la ripresa.
Nel frattempo, tuttavia, l’economia è stata fortemente colpita, in pratica, in tutte le sue
componenti, come illustrato nei capitoli di questa elaborato. Ciò ha comportato costi enormi, nel
breve e nel lungo termine. L’intervento pubblico è stato orientato al rapido ripristino della
domanda aggregata, in modo da proteggere con la massima celerità imprese e individui alle prese
con un calo enorme e improvviso della produzione e dell’occupazione. Esso è stato, inoltre,
accompagnato da misure di più lungo termine, compresi anche l’ingresso temporaneo dello Stato
nella compagine azionaria di società colpite dalla crisi. Decisioni giustificate dalla necessità di
sostenerne la situazione di crisi, resta da vedere con quali tempistiche lo Stato ritornerà alle sue
funzioni più tradizionali.
Anche l’Europa ha modificato la sua strategia d’azione a lungo termine, dal green deal alle
sfide della crisi. Sono stati introdotti diversi nuovi strumenti per realizzare tale strategia (MES,
SURE, garanzie della BEI e in particolare il piano Next Generation EU che fa capo, per la prima
volta, al debito comune), collegando l’emergenza con la ripresa e mobilitando notevoli risorse
finanziarie, benché queste risorse siano importanti nel breve periodo, il loro impatto sulla crescita
sarà visibile solo a lungo termine. A questo proposito, è bene evidenziare che il NGEU rappresenta
un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme, nonché di transizione verso
un’economia digitale. La ripresa sarà una grande opportunità per perseguire un modello di crescita
Introduzione • 6
diverso e più sostenibile e per modificare alcuni modelli di crescita, produzione e consumo del
passato fondati sulla path dependency. L’Italia tra i paesi UE è la prima beneficiaria, in valore
assoluto, dei due principali strumenti del NGEU, il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza e il
Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di Europa. Il Dispositivo per la
RRF (Recovery and Resilience Facility) ha richiesto di presentare un pacchetto di investimenti e
riforme, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Questo piano, che si articola
in 6 Missioni e 16 Componenti, ha visto in questi mesi una stretta interlocuzione del nostro
Governo con la Commissione Europea, sulla base del Regolamento RRF. Le sei Missioni del Piano
sono: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione
ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione;
salute. Il nostro Piano è in piena coerenza con i sei pilastri del NGEU e soddisfa i parametri fissati
dai regolamenti europei, con una quota di progetti ‘verdi’ pari al 38 per cento del totale e di progetti
digitali del 25 per cento. Il 40 per cento circa delle risorse del Piano sono destinate al Mezzogiorno,
caratterizzato non solo da un più basso livello di PIL pro capite rispetto al Centro-Nord, ma anche
da una più bassa produttività, qualità e quantità del capitale umano, delle infrastrutture e dei servizi
offerti dalla Pubblica amministrazione.
Il nostro elaborato affronta il tema dell’impatto della crisi in Italia, evidenziando la rilevanza
del legame tra l’economia nazionale e il sistema globale. In questo quadro, il PNRR, di recente
approvato dal nostro Parlamento, costituisce un’occasione per il rilancio nazionale e per la ripresa
del processo di convergenza del Sud Italia con le aree più sviluppate del Paese. Resta un
interrogativo aperto se l’Italia sarà davvero in grado di sfruttare la crisi Covid-19 per accelerare le
trasformazioni di cui ha tanto bisogno in adesione al progetto europeo.
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 8
CAPITOLO 1: Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19
1.1. Gli effetti macroeconomici della crisi Covid-19
La pandemia Covid-19 ha colpito l’economia e la società italiana in modo eccezionalmente
duro. Nel 2020, si prevede che il PIL registrerà una delle più grandi cadute nella storia moderna,
compensata solo parzialmente dal recupero atteso nel 2021. Il calo del PIL e le misure fiscali
intraprese per sostenere le imprese e le famiglie faranno crescere il rapporto debito pubblico-PIL
e il disavanzo di bilancio verso nuovi massimi, incrementando notevolmente il fabbisogno lordo
di finanziamento pubblico nei prossimi anni.
L’economia italiana è particolarmente esposta allo shock a causa della sua struttura industriale,
degli squilibri territoriali e delle caratteristiche del mercato del lavoro. La stragrande maggioranza
delle imprese sono di piccole e medie dimensioni e forniscono prodotti intermedi al settore
manifatturiero e servizi professionali e personali. Le misure di confinamento stanno avendo effetti
dirompenti sulle imprese manifatturiere “non-essenziali”, i loro fornitori e molti settori dei servizi.
L’eliminazione graduale delle misure di confinamento permetterà presumibilmente al settore
manifatturiero di attenuare le evidenti perdite ma le misure di distanziamento sociale rischiano di
ostacolare la ripresa, in particolare dei servizi che richiedono prossimità fisica.
Il rischio di una stagnazione prolungata è più forte nel Centro-Sud, la cui economia dipende,
in misura maggiore rispetto a Nord, da servizi in settori quali commercio al dettaglio, turismo,
ristorazione e servizi professionali e personali. Inoltre, la forza lavoro italiana è fortemente
sbilanciata verso le forme atipiche (come lavoro autonomo, temporaneo, part-time e informale)
più esposte agli effetti negativi di un calo prolungato dell’attività economica1
La profonda crisi causata da Covid-19 si aggiunge agli altri numerosi problemi che l’economia
e la società italiana stanno già affrontando. A parte l’onere del debito pubblico, la radice dei
problemi italiani risiede in ben note fragilità strutturali che hanno pesato per oltre due decenni sulla
crescita economica. La crescita della produttività e il tasso di occupazione, nonostante i recenti
aumenti, sono rimasti tra i più bassi nell’area OCSE dall’inizio del secolo, minando alla base la
crescita del reddito pro capite.
1
Andrea Garnero. Sostenere posti di lavoro e aziende: un ponte verso la fase di ripresa. Marzo 2021
https://www.oecd.org/coronavirus/policy-responses/supporting-jobs-and-companies-a-bridge-to-the-recovery-phase-
08962553/
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 9
Per invertire in modo durevole queste tendenze l’Italia deve affrontare due sfide correlate:
migliorare la riallocazione delle risorse e irrobustire le competenze, in particolare della
digitalizzazione; tali fragilità rischiano ora di aumentare il costo economico e sociale della crisi e
ostacolano la ripresa economica. Tuttavia, affrontare queste fragilità può essere un’opportunità per
le politiche pubbliche per recuperare i ritardi e affrontare le debolezze accumulate nel passato. Se
ben concepite, politiche volte ad attenuare gli effetti della crisi possono contribuire a rimuovere
gli ostacoli che per troppo tempo hanno frenato la crescita economica dell’Italia.2
Al momento della stesura di questo elaborato, il virus ha ucciso a livello mondiale circa 168
milioni di persone3
e nei paesi OCSE si stima che causerà nel 2020 un calo del PIL del 4,18%4
,
con un raddoppio del tasso di disoccupazione, nonostante le misure di emergenza adottate in molti
paesi per preservare l’occupazione.
Secondo il Covid-19 Policy Tracker dell’OCSE, l’Italia ha adottato tra le più severe misure di
confinamento tra tutti i paesi OCSE, riducendo notevolmente la mobilità di persone e merci,
proibendo eventi pubblici, chiudendo scuole e università, oltreché imprese non essenziali.
Il PIL italiano è diminuito di quasi il 5% nel primo trimestre 2020, il risultato del secondo
trimestre ha fatto registrare il valore più basso dal primo trimestre 1995, periodo di inizio
dell'attuale serie storica. La variazione per il 2020, espressa in termini di diminuzione del valore
aggiunto in tutti i comparti produttivi, dall'agricoltura, silvicoltura e pesca, all'industria, al
complesso dei servizi, è pari a -14,7%5
. Ciò riflette gli effetti diretti del blocco della produzione e
il calo dei consumi privati, nonché il crollo della fiducia dei consumatori. Le misure di
confinamento hanno determinato un blocco delle attività economiche che generano oltre il 50%
del valore aggiunto industriale italiano e circa il 65% delle esportazioni.
2
Giuseppe Nicoletti, OECD (2001), OECD Reviews of Regulatory Reform: Regulatory Reform in Italy 2001
(Summary in Italian), OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/9789264192676-sum-it.
3
European Centre for Disease Prevention and Control, COVID-19 situation update for the EU/EEA
https://www.ecdc.europa.eu/en/-distribution-2019-ncov-cases
4
Organitasion for economic co-operation and devolpment. Economic Outlook 2020:
https://stats.oecd.org/viewhtml.aspx?datasetcode=EO108_INTERNET&lang=en
5
Istat, II trimestre 2020: ttps://www.istat.it/it/files//2020/08/CET_20q2.pdf
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 10
Analogamente ai principali partner europei, per l’Italia si prevede una marcata contrazione del
PIL nel 2020 (-8,9%) e una ripresa parziale nel 2021 (+4,0%)6
.
L’evoluzione dell’input di lavoro, misurato in termini di ULA7
, seguirebbe quella del PIL, con
un’ampia riduzione nel 2020 (-10,0%) e una ripresa parziale nel 2021 (+3,6%)8
. L’andamento del
mercato del lavoro risentirebbe del processo di ricomposizione tra disoccupati e inattivi oltre che
della progressiva normalizzazione dei provvedimenti a sostegno dell’occupazione.
Come è evidente, l’attuale quadro previsivo risulta fortemente condizionato dall’evoluzione
dell’emergenza sanitaria, dalla disponibilità e tempistica di somministrazione del vaccino. Allo
stesso tempo la definizione delle misure legate al NGEU potrebbero rappresentare un ulteriore e
robusto stimolo agli investimenti.
FIGURA 1. Prodotto Interno Lordo, indici concatenati
I trimestre 2008 – III trimestre 2020, indici destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario (anno di
riferimento 2015)
Fonte: Istat9
6
Istat, le prospettive per l’economia italiana nel 2020-21. Dicembre 2020
https://www.istat.it/it/files//2020/12/Previsioni-economia-dic-2020.pdf
7
Numero di unità-lavorative-anno
8
Istat, le prospettive per l’economia italiana nel 2020-21. Dicembre 2020:
https://www.istat.it/it/files//2020/12/Previsioni-economia-dic-2020.pdf
9
Istat. Conti economici trimestrali. Dicembre 2020
https://www.istat.it/it/files//2020/12/CET_20q3.pdf
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 11
Al momento della redazione di questo paragrafo10
, per attenuare gli effetti della crisi su imprese
e famiglie, il governo italiano ha varato due pacchetti di misure economiche e sociali per un
importo complessivo di 7,5 miliardi di euro (4,2% del PIL del 201911
). Le misure mirano a
migliorare la liquidità delle imprese attraverso il rinvio di scadenze del fisco, nonché tagli fiscali
e crediti d’imposta mirati. Introducono una moratoria sulle istanze fallimentari, e mettono a
disposizione oltre 530 miliardi di euro come garanzie sui crediti bancari.
Tuttavia, se da un lato è vero che politiche economiche appropriate possono contribuire a una
ripresa forte e sostenuta, rimettendo in pista l’economia e le finanze italiane, dall’altro bisogna
considerare che le misure di sostegno e gli stimoli macroeconomici, sebbene necessari, non
possono durare a lungo e devono essere accompagnati da riforme strutturali in diversi settori. Le
misure attuali, puramente di emergenza, dovranno essere progettate per rafforzare la capacità e gli
incentivi a produrre e lavorare12
nel nuovo contesto economico e sociale creato dal Covid-19.
In questo scenario, i paesi, le impresi e gli individui che saranno in grado di adattarsi al nuovo
contesto economico e sociale avranno maggiori probabilità di riprendersi più rapidamente. Per
quanto riguarda l’Italia, ciò dipenderà anche dalla capacità di affrontare alcune debolezze
strutturali del suo sistema economico. Come è noto, però, il processo di riallocazione delle risorse
verso i settori e le imprese a più alta intensità di conoscenza, che sono i principali motori di crescita
nelle economie avanzate, è ancora lento. A ciò si aggiunga per l’Italia l’insufficienza, sia dal lato
dell’offerta sia del lato della domanda, di quelle competenze richieste dalla “knowledge
economy13
”, come attestato dal basso livello di digitalizzazione, sia del settore pubblico che del
privato, rispetto ad altri paesi dell'OCSE, per cui si pone come necessario anche in questo ambito
accelerare il processo di cambiamento.
10
Gennaio 2021
11
Istat, conti economici nazionali anni 2018-19. Settembre 2020:
https://www.aranagenzia.it/attachments/article/10778/ContiNazionali_settembre_2020.pdf
12
Assolombarda e confindustria canavese. Investire sul capitale umano. Giugno 2020
.https://www.assolombarda.it/servizi/formazione/documenti/il-futuro-della-formazione
13
La conoscenza è crescita. Andrew Wyckoff. Direttore per la scienza,la tecnologia e industria.
Ocse 2013: https://www.oecd.org/innovation/knowledge-is-growth.htm
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 12
1.2. Il sostegno alle imprese e all’occupazione
L’economia italiana ha tradizionalmente incontrato difficoltà nella riallocazione del lavoro e
del capitale verso i settori e le imprese più produttive14
. Negli ultimi due decenni, il contributo
della riallocazione tra settori alla crescita della produttività aggregata è stato pressoché nullo15
,
mentre l’incapacità delle migliori imprese italiane di crescere a livelli simili a quelli di altri paesi
avanzati ha limitato l’apporto alla crescita della produttività. Ciò ha contribuito ad aggravare il
noto nanismo16
delle imprese italiane.
Il problema dell’incapacità dell’impresa italiana di raggiungere le dimensioni grandi o medio-
grandi che caratterizzano i paesi di più antica industrializzazione, era già stato chiaramente messo
in evidenza da Giorgio Fuà, quarant’anni fa, in cui i motivi del ritardo dell’industria italiana erano
dovuti soprattutto a due concomitanti carenze, quella organizzativa-imprenditoriale (fattore O-I) e
quella delle “social capabilities”17
.
Abramovitz ha sottolineato l'importanza delle capacità sociali nell'adozione e nella diffusione
delle tecnologie. Ha inoltre affermato che la misura in cui il capitale umano contribuisce alla
crescita economica dipenderà almeno in parte dalle capacità sociali di un Paese. Le capacità sociali
includono fattori che consentono agli agenti economici di utilizzare il loro potenziale, come la
qualità delle istituzioni, che si riflette, ad esempio, nella qualità della governance. In altre parole,
affinché i paesi tecnologicamente in ritardo raggiungano i leader, hanno bisogno non solo di
capitale umano, ma anche di istituzioni ben funzionanti18
La crisi da Covid-19 ha reso ancor più lampante la necessità di rendere efficiente la
riallocazione delle risorse. La maggior parte delle imprese manifatturiere che operano sui mercati
globali sta risentendo del calo generalizzato della domanda registrato in tutti i paesi e si confronta
con possibili cambiamenti permanenti nelle catene globali del valore, ad esempio nel settore
14
Nicoletti G. (2018) “La produttività”, Il Mulino
15
Ocse, strategia per le competenze dell’ocse. Sintesi del rapporto Italia (2017):
https://www.oecd.org/skills/nationalskillsstrategies/Strategia-per-le-Competenze-dell-OCSE-Italia-2017-Sintesi-del-
Rapporto.pdf
16
Istituto Adriano Olivetti. Il nanismo delle imprese italiane di Valeriano Balloni (2019):
http://istao.it/il-nanismo-delle-imprese-italiane/
17
Ali, M .; Egbetokun, A .; Memon, MH Human Capital, Social Capabilities and Economic Growth. Economie
2018: https://www.mdpi.com/2227-7099/6/1/2/pdf
18
ISTAO – Facoltà di Economia “G. Fuà”. Crescita, benessere e compiti dell’economia politica Lezione
Magistrale del Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. Novembre 2010
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2010/draghi_51110_ancona.pdf
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 13
sanitario e farmaceutico. Inoltre, alcuni settori, come quelli dei servizi legati al turismo (viaggi,
ospitalità, ristorazione, arte e attività ricreativa) ed al commercio stanno conoscendo grandi
cambiamenti considerando le misure di social distancing19
ed il cambiamento delle preferenze dei
consumatori.
Per questo motivo sarà opportuno riallocare le risorse dai settori in declino verso altri in grado
di meglio assorbire lo shock, come i servizi che fanno un uso intensivo delle tecnologie digitali
(informazione e comunicazione, piattaforme digitali, R&S), mentre all’interno dei singoli settori
industriali, le risorse dovranno fluire verso quelle imprese che hanno un migliore capacità
organizzative e maggiori prospettive di crescita.
Sul piano della ricerca e innovazione ICT, secondo quanto si evince dal rapporto realizzato da
Anitec-Assinform (Associazione per l’Information and Communication Technology di
Confindustria) con la partecipazione di Apre (Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea),
per guadagnare una posizione di leadership tecnologica ed essere competitiva con gli altri paesi
europei l’Italia dovrà aumentare, nei prossimi 3 anni, l’investimento privato in ricerca, sviluppo e
innovazione nel settore ICT di almeno 3,5 miliardi e gli stanziamenti pubblici per attività di R&S
in ambito ICT di quasi mezzo miliardo. Serviranno, inoltre, almeno 6.500 ricercatori in più20
.
All’interno di questo scenario si collocano le misure adottate dal governo per fronteggiare
questa crisi, di cui tratteremo diffusamente nel prossimo capitolo. In relazione al mercato del
lavoro, qui è sufficiente ricordare che tali misure hanno rafforzato e esteso la cassa integrazione a
tutte le imprese e lavoratori dipendenti e sospeso i licenziamenti per motivi economici e/o
organizzativi, e che il numero di lavoratori scoraggiati (coloro che hanno abbandonato la forza
lavoro) è aumentato vertiginosamente, mentre le ore di lavoro sono diminuite del 25-30% durante
il confinamento21
. Tuttavia, trovare il giusto equilibrio tra le misure volte a preservare i posti di
lavoro esistenti e quelle per facilitare la riallocazione è difficile, sebbene l’esperienza
19
Johns Hopkins medicine. Coronavirus, Social and Physical Distancing and Self-Quarantine by Lisa Lockerd
Maragakis. Giugno 2020: https://www.hopkinsmedicine.org/health/conditions-and-
diseases/coronavirus/coronavirus-social-distancing-and-self-quarantine
20
Innovation post. Ict, per stare al passo con l’Europa servono 3,5 miliardi di investimenti all’anno in ricerca e
innovazione di Michelle Crisantemi. Ottobre 2020:
https://www.anitec-assinform.it/kdocs/1990734/2020101495205771.pdf
21
Inps, aggiornamento dati cassa integrazione al 23 Aprile 2020:
https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=53629
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 14
internazionale offre al riguardo alcuni suggerimenti, tra cui l’ampliamento della copertura
dell’indennità di disoccupazione, almeno nella fase di ripresa 22
.
Anche in Italia, il Jobs Act23
ha esteso l’indennità di disoccupazione, ma c’è ancora ampio
spazio per migliorare ulteriormente la copertura (ad esempio ai lavoratori con contratti atipici)24
.
Inoltre, le politiche attive di ricerca del lavoro e formazione potrebbero essere rafforzate25
, mentre
i lavoratori che beneficiano della CIG o di qualsiasi altra misura di protezione potrebbero essere
incoraggiati a intraprendere corsi di formazione per migliorare le competenze digitale e consentire
loro di trovare nuovi lavori legati alle tecnologie digitali. La ricollocazione dei lavoratori verso le
imprese e i settori con le migliori prospettive di crescita potrebbe poi prevenire un ulteriore
ampliamento delle disparità regionali e persino contribuire a ridurle nel medio termine.
Un altro ambito importante su cui si stanno concentrando le attenzioni del governo è quello
delle PMI che in Italia sono state particolarmente esposte agli effetti di breve e lungo periodo delle
misure di social distancing. La quota di microimprese, infatti, è circa del 95%26
, superiore di oltre
10 punti percentuali rispetto altri paesi OCSE, come USA e Francia. Tra queste imprese, la quota
a gestione famigliare è del 66%27
, quasi sei volte più grande del Regno Unito. Molte di queste
aziende in questa crisi stanno dovendo affrontare gravi problemi di liquidità causati dal calo
dell’attività, oltre alle difficoltà di gestione dei loro occupati data la poca familiarità con le
tecnologie digitale che non rende facile il ricorso a modalità operative come lo smart working). Al
riguardo, recenti studi suggeriscono che una quota compresa tra 17% e 33% delle imprese italiane
potrebbero far fronte a seri problemi di liquidità28
. Analogamente, il rapporto OCSE (2020) mostra
22
Oecd, Policy Responses to Coronavirus (Covid-19). Flattening the unemployment curve policies to support
workers’ income and promote a speedy labour market recovery. Giugno 2020:
http://www.oecd.org/coronavirus/policy-responses/flattening-the-unemployment-curve-policies-to-support-workers-
income-and-promote-a-speedy-labour-market-recovery-3dbd4087/
23
Jobs act, mlps: http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx
24
Isfol, l’Italia fra jobs act ed Europa 2020. Rapporto di monitoraggio del mercato del lavoro 2015. (2016):
https://www.cliclavoro.gov.it/Barometro-Del-
Lavoro/Documents/2016/Rapporto_monitoraggio_mercato_del_lavoro_ISFOL_2015.pdf
25
Ocde, Newsroom: L'Italia deve aumentare i fondi per le politiche attive e rafforzare la cooperazione e
l’integrazione dei servizi per impiego per aiutare chi cerca lavoro:
https://www.oecd.org/newsroom/l-italia-deve-aumentare-i-fondi-per-le-politiche-attive-e-rafforzare-la-
cooperazione-e-l-integrazione-dei-servizi-per-impiego-per-aiutare-chi-cerca-lavoro.htm
26
Istat, censimenti permanenti imprese 2019 https://www.istat.it/it/files/2020/02/Report-primi-risultati-
censimento-imprese.pdf
27
Aidaf, le imprese familiari in Italia (2018): https://www.aidaf.it/aidaf/le-imprese-familiari/
28
OECD GFP Web Seminar, Friday, 5, June 2020. F. Schivardi: https://www.oecd.org/global-forum-
productivity/webinars/SchivardiLiquidityOECD.pdf
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 15
che la quota d’imprese italiane che si trova a fronteggiare problemi di liquidità è tra le maggiori
dell’EU 27. Sia aggiunga che molte di queste imprese hanno un basso potenziale di crescita; di
conseguenza le crisi di liquidità possono facilmente condurre ad uno stato di insolvenza.
FIGURA 2. Gli effetti del Coronavirus sulle imprese
Entro fine 2020, per classe di addetti, valori percentuali
.
Fonte: Istat29
29
Istat. Situazioni e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19. Dicembre 2020
https://www.istat.it/it/files/2020/12/REPORT-COVID-IMPRESE-DICEMBRE.pdf
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 16
Il governo ha anche intrapreso specifiche azioni al fine di evitare che un elevato indebitamento
da parte delle imprese possa compromettere la loro vita nel momento attuale e deprimere gli
investimenti futuri. Questo è il caso, ad esempio, di Alitalia30,
per cui con decreto è stata autorizzata
la costituzione di una nuova società interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle
finanze ovvero controllata da una società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta,
subordinando, ovviamente, l’efficacia della disposizione all'autorizzazione della Commissione
europea. Altro intervento è l’istituzione di un fondo (Patrimonio destinato) da parte della Cassa
Depositi e Prestiti che consentirà iniezioni di capitale pubblico per le imprese private in difficoltà31
I meccanismi di sostegno alle imprese in difficoltà devono, tuttavia, essere accompagnati da
una velocizzazione delle procedure, al fine di garantire che le imprese in difficoltà possano essere
rapidamente ristrutturate o liquidate. Da questo punto di vista appaiono rilevanti le disposizioni
della direttive dell’Unione Europea32
del 2019. Purtroppo, però, l’Italia non ha ancora adottato le
disposizioni dell'UE e si trova ad affrontare la potenziale ondata di insolvenze con un obsoleto
codice fallimentare (in vigore da 70 anni) la cui adozione ha dimostrato di essere spesso lenta,
costosa ed inefficace.
Le iniezioni di capitale potrebbero essere un’opzione migliore, perché il rendimento sarebbe
più strettamente legato alle prospettive di crescita e redditività delle imprese, consentendo quindi
di discriminare meglio tra le imprese sane e quelle che non lo sono. Per questo motivo, sarebbe
utile promuovere la trasformazione dei debiti in partecipazioni azionarie, anche se questi strumenti
sono utilizzati più comunemente dalle grandi società quotate che dalle PMI. Le piccole e medie
imprese potrebbero beneficiare di prestiti con rimborso legati agli utili futuri33
.
30
Decreto-legge 19 Maggio 2020 n34. Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia,
nonche' di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/05/19/20G00052/sg (Art 202 comma 4)
31
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/05/19/20G00052/sg (Art 26-27)
32
DIRETTIVA (UE) 2019/1023 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 20 giugno 2019 riguardante i quadri di ristrutturazione preventiva, l'esdebitazione e le interdizioni, e le misure
volte ad aumentare l'efficacia delle procedure di ristrutturazione, insolvenza ed esdebitazione, e
che modifica la direttiva (UE) 2017/1132 (direttiva sulla ristrutturazione e sull'insolvenza):
https://www.chiomenti.net/public/files/0/Direttiva-2019-1023-ristrutturazione-e-insolvenza.pdf
33
Camera dei deputati, sevizio studi XVIII Legislatura. Gli aiuti di stato nell’auttuale epidemia da Covid, il
quadro europeo: https://www.camera.it/temiap/documentazione/temi/pdf/1211696.pdf?_1586257783260 (Pag 13-
14)
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 17
In linea con tale obiettivi si è proposta l’istituzione del Fondo Azionario Pandemico Europeo34
a
supporto delle grandi imprese. Anche la creazione di fondi d’investimento presso Cassa Depositi
e Prestiti finalizzati all’iniezione temporanea di capitale in imprese di medie e grandi dimensioni
segue questa logica. A questo riguardo, Tomas Kozluk35
, senior economist presso l’OCSE a Parigi,
ha raccomandato ai governi di imporre rigidi piani di risanamento alle imprese che beneficiano di
interventi statali e al contempo di stabilire condizioni chiare ed esplicite per l'uscita dalla proprietà
statale.
34
Commissione europea, piano per la ripresa dell’europa: https://ec.europa.eu/info/strategy/recovery-plan-
europe_it
35
VoxEU.org by CEPR to promote "research-based policy analysis and commentary by leading economists.
State ownership will gain importance as a result of COVID-19. Luglio 2020:
https://voxeu.org/article/state-ownership-will-gain-importance-result-Covid-19
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 18
1.3. L’impatto sul settore produttivo
Come si diceva, l’economia italiana, al pari delle altre economie mondiali, è stata travolta a
partire dal primo trimestre del 2020 da un forte shock da domanda e da offerta connesso al
diffondersi del Covid-19. Tale shock, i cui effetti sono ancora in corso, è scaturito dal congiunto
verificarsi di due eventi: la chiusura temporanea della maggior parte delle attività produttive e la
riduzione della domanda della stragrande maggioranza di beni e servizi causata sia dalla crisi di
reddito che da atteggiamenti prudenziali, considerando anche la concreta impossibilità di fruire di
molti servizi.
Sul piano dell’offerta, l’interruzione delle attività produttive è stata accompagnata da una
riduzione della disponibilità sul mercato dei beni intermedi per molte filiere produttive che perciò
sono state colpite nella loro interezza, malgrado alcuni loro segmenti avrebbero potuto
eventualmente continuare ad operare. Tra il 23 ottobre e il 16 novembre 2020, è stata condotta la
seconda edizione della rilevazione “Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza
sanitaria Covid-1936
” con l’obiettivo di aggiornare le informazioni raccolte nella prima edizione e
consentire nuove valutazioni in merito agli effetti della pandemia sull’attività delle imprese e le
loro prospettive. In questo rapporto vengono fornite a cittadini, operatori economici e decisori
pubblici, evidenze statistiche di elevata qualità su come le nostre imprese stanno vivendo questa
difficile fase della storia del Paese, con particolare riferimento all’impatto economico, finanziario
e alle prospettive future. Inoltre, una specifica attenzione è stata data alle conseguenze che
l’emergenza sanitaria ha avuto sull’utilizzo delle tecnologie digitali da parte delle imprese, così
come all’importanza per le imprese delle misure adottate fino a giugno 2020.
I quattro quinti delle imprese oggetto di indagine (804 mila, pari al 78,9% del totale) sono
microimprese (con 3-9 addetti in organico), 189 mila (pari al 18,6%) appartengono al segmento
delle piccole (10-49 addetti) mentre sono circa 22 mila quelle medie (50-249 addetti) e 3 mila le
grandi (250 addetti e oltre) che insieme rappresentano il 2,6% del totale. Più della metà delle
imprese è attiva al Nord (il 52,7%) il 21,5% al Centro e il 25,9% nel Mezzogiorno. Nel corso della
rilevazione, il 68,9% delle imprese ha dichiarato di essere in piena attività, il 23,9% di essere
parzialmente aperta - svolgendo la propria attività in condizioni limitate in termini di spazi, orari
36
Istat, situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria covid-19. Dicembre 2020:
https://www.istat.it/it/files//2020/12/REPORT-COVID-IMPRESE-DICEMBRE.pdf
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 19
e accesso della clientela. Il 7,2% ha invece dichiarato di essere chiuso: si tratta di circa 73 mila
imprese, che pesano per il 4,0% dell’occupazione.
Tra le imprese che hanno dichiarato di essere chiuse, 55 mila prevedono di riaprire mentre 17
mila (pari all’1,7% delle imprese e allo 0,9% degli occupati) non prevedono una riapertura. L’85%
delle unità produttive che si dichiarano chiuse sono microimprese e si concentrano nel settore dei
servizi non commerciali (58 mila unità, pari al 12,5% del totale), in cui è elevata anche la quota di
quelle parzialmente aperte (35,2%). Le attività sportive e di intrattenimento presentano la più alta
incidenza di chiusura, seguite dai servizi alberghieri e ricettivi e dalle case da gioco. Una quota
significativa di imprese attualmente non operative si riscontra anche nel settore della ristorazione
(circa 30 mila imprese di cui 5 mila non prevedono di riprendere) e in quello del commercio al
dettaglio (7 mila imprese). Il 28,3% degli esercizi al dettaglio chiusi non prevede di riaprire rispetto
all’11,3% delle strutture ricettive, al 14,6% delle attività sportive e di intrattenimento e al 17,3%
delle imprese di servizi di ristorazione non operative. Tra le imprese attualmente non operative,
quelle presenti nel Mezzogiorno sono a maggior rischio di chiusura definitiva: il 31,9% delle
imprese chiuse (pari a 6 mila unità) prevede di non riaprire, rispetto al 27,6% del Centro, al 23%
del Nord-ovest e al 13,8% del Nord-est (24% in Italia).
A settembre 2020, secondo i dati ANFIA37
, la produzione dell’industria auto motiva italiana
nel suo insieme ha registrato un calo di circa il 4%, mentre ha chiuso i primi nove mesi del 2020 a
-30,9%. Da notare il caso Tesla che, nonostante i mercati in contrazione, ha messo a segno il suo
miglior risultato di sempre, in crescita del 36%38
rispetto al 2019, ponendo al centro delle sue
vendite le vetture elettrificate (NEV - New Energy Vehicle) e il ruolo della sostenibilità.
37
Anfia, focus italia mercato autovetture. Novembre 2020:
https://www.anfia.it/it/component/jdownloads/send/2-mercato-autovetture/234-112020-italia-focus-mercato-auto
38
Wallstreetitalia.it. Tesla sfiora il suo target: quasi 500mila le auto vendute nel 2020. Di Alberto Battaglia
(2021): https://www.wallstreetitalia.com/tesla-vendite/
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 20
1.4 Alcune considerazioni di politica economica europea
Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, i danni che il Covid-19 sta causando in sono ben
rilevati da diverse grandezze economiche. E quindi in Italia, come in ogni parte del mondo, si sta
cercando di attivare le leve giuste per aiutare le economie dei diversi paesi, sia quelli avanzati che
in via di sviluppo, perché l’impatto della pandemia in un mondo globalizzato implica che “isole
felici” non ce ne saranno. Allo stesso tempo, a più di un decennio dall’ultima crisi finanziaria
globale, la “cassetta degli attrezzi”, in termini di policy attualmente a disposizione dei decisori,
sembra essere migliorata e affinata per timing e dimensione, sebbene tutto sembri troppo poco
rispetto alla mole del problema da affrontare.
A livello europeo, la Bce ha presentato un nuovo programma di acquisto titoli39
da 750 miliardi
di euro. L’Unione Europea, dal canto suo, sta cercando di trovare nuove vie non solo allentando i
vincoli del patto di stabilità e consentendo il ricorso a fondi pubblici a sostegno del capitale privato,
ma anche attivando diverse modalità di intervento attraverso con meccanismi del tipo Sure40
,
Esm41
, Recovery Fund42
, Solidary Fund43
, mentre i singoli paesi, liberi dai vincoli europei, stanno
approntando massicci piani di sostegno agendo sui loro bilanci interni.
In un quadro istituzionale così complesso, può essere perciò utile leggere le scelte di policy
fatte dal Governo italiano rispetto alle azioni messe in atto dai principali paesi partner (Germania,
Francia, Regno Unito, Belgio, Spagna, Olanda e USA). Ciò per comprendere meglio, almeno su
di un piano generale, le azioni intraprese nel medio periodo rispetto a quelle di altri paesi.
Questo confronto mostra chiaramente che l’Italia, dati gli elevati livelli di indebitamento pubblico,
non ha potuto fare leva su manovre fiscali così vaste come quelle di altri paesi (USA, Germania,
UK), né in termini assoluti, né in percentuale al PIL.
39
European Central Bank. Pandemic emergency purchase programme (PEPP):
https://www.ecb.europa.eu/mopo/implement/pepp/html/index.en.html
40
European commission. SURE
Lo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza:
https://ec.europa.eu/info/business-economy-euro/economic-and-fiscal-policy-coordination/financial-assistance-
eu/funding-mechanisms-and-facilities/sure_it
41
Esm.europa.eu. ESM PANDEMIC CRISIS SUPPORT:
https://www.esm.europa.eu/content/europe-response-corona-crisis
42
European commission. Piano per la ripresa dell’europa:
https://ec.europa.eu/info/strategy/recovery-plan-europe_it
43
European commision. Eu Solidarity Fund:
https://ec.europa.eu/regional_policy/en/funding/solidarity-fund/
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 21
Il quadro di bilancio indica che, includendo gli effetti dei prossimi provvedimenti,
l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche quest’anno salirà al 10,4 per cento del PIL,
mentre il debito pubblico raggiungerà il livello più alto della storia repubblicana, il 155,7 per cento
del PIL44
. Tuttavia, il nostro Paese è uno di quelli che ha investito maggiormente su misure di
differimento dei pagamenti e sulla leva dei prestiti, delle garanzie e del supporto alle esportazioni45
,
agendo in percentuale sul PIL, su ordini di grandezza simili a quelli della Germania. Questo anche
in ragione del fatto che il primo lockdown italiano è stato tra quelli più stringenti, per cui è stato
necessario garantire ampie iniezioni di liquidità nei confronti di privati e di aziende in difficoltà.
Un altro aspetto interessante è che, in generale, le misure dispiegate tendono ad
assomigliarsi, per cui si osserva un elevato grado di convergenza “qualitativa”, anche se dal
punto di vista “quantitativo” alcuni paesi come Germania e USA hanno potuto fare molto di più
di tutti gli altri. Infatti, quasi tutte le misure includono:
-Introduzione della cassa integrazione o misure similari
-Supporto alle partite Iva
-Differimento di scadenze fiscali/mutui/debiti
-Azioni mirate ad iniettare liquidità nelle PMI tramite prestiti agevolati.
-Potenziamento del sistema sanitario
-Supporto alle startup (Francia, Germania)
-Acquisti di partecipazione alle imprese (Germania, USA)
-Allargamento/rifinanziamento di programmi di aiuti alimentari (Italia, Spagna, USA)
-Supporto all’export e ai lavoratori domestici (Italia, Spagna).
Naturalmente tutto ciò si basa su un’immane impulso fiscale, e dunque su interventi sul deficit
di bilancio, che, come si accennava prima, è differente nei diversi paesi. In Germania tale impulso
è stato infatti, del 7%, mentre negli Stati Uniti si è raggiunto il 9% del PIL. In Italia, il sostegno è
stato invece poco inferiore al 5% del nostro PIL, e percentuali simili o più basse si sono avute
anche negli altri paesi46
.
44
MEF, Documento di economia e finanza 2020:
http://www.dt.mef.gov.it/modules/documenti_it/analisi_progammazione/documenti_programmatici/def_2020/DEF_
2020_Sez-I-Programma_di_Stabilitx.pdf
45
Sace. Rapporto export 2020. Una ripartenza all’insegna dell’export https://www.sacesimest.it/docs/default-
source/ufficio-studi/pubblicazioni/rapporto-export-2020_web.pdf?sfvrsn=bcb9dfbe_2
46
Confindustria.it. Consistenti le risposte di bilancio dei paesi all'emergenza Covid-19: in Italia lenta e
frammentata. Di P.Carapella, A.Fontana e L.Scaperrotta. Giugno 2020: https://bit.ly/3fQnaFW
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 22
1.5 Le risposte dell’Unione Europea alla crisi pandemica: NGEU & PNRR
Quando il virus ha iniziato a prendere piede in Europa, bloccando milioni di persone a causa
dei vari lockdown nazionali, la situazione è diventata insostenibile per i paesi membri dell’unione
e dunque il Consiglio europeo al fine di sostenere gli stati colpiti dalla pandemia ha lanciato due
pacchetti di misure: Coronavirus Response Investment Initiative47
e Coronavirus Response
Investment Iniziative plus48
, che attingono alle risorse della politica di coesione. Attraverso una
serie di modifiche legislative, la Commissione europea ha consentito a tutti gli Stati membri di
riprogrammare le risorse già a disposizione nell’ambito dei programmi operativi cofinanziati,
nazionali e regionali, verso nuovi interventi di supporto ai lavoratori e alle imprese. In particolare,
l’UE ha consentito che il principale fondo di sostegno alle politiche sociali, il Fondo Sociale
Europeo, possa supportare anche il finanziamento di sussidi alla disoccupazione, sebbene da
agganciare anche ad interventi di politica attiva non appena la situazione lo consentirà. A questo
proposito è stato istituito alla fine del vertice europeo del luglio 2020, il Next Generation EU, che
per la prima volta nella storia europea sarà finanziato con emissione di debito comune49
.
Il NGEU è un programma di portata e ambizione inedite, che prevede investimenti e riforme
per accelerare la transizione ecologica e digitale; migliorare la formazione delle lavoratrici e dei
lavoratori; e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale. Il nostro Paese
deve modernizzare la sua Pubblica amministrazione, rafforzare il suo sistema produttivo e
intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze. Il
fondo europeo può essere l’occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile
e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni
poiché l’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del NGEU,
il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la
Coesione e i Territori di Europa (REACT-EU). Il solo RRF garantisce risorse per 191,5 miliardi
47
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, misure specifiche volte a mobilitare gli investimenti nei sistemi
sanitari degli Stati membri e in altri settori delle loro economie in risposta all'epidemia di COVID-19 (Iniziativa di
investimento in risposta al coronavirus). Marzo 2020: https://eur-lex.europa.eu/legal-
content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32020R0460
48
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, misure specifiche volte a fornire flessibilità eccezionale nell'impiego
dei fondi strutturali e di investimento europei in risposta all'epidemia di COVID-19. Aprile 2020: https://eur-
lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32020R0558
49
Ec.europa.eu. Piano per la ripresa dell’Europa.
https://ec.europa.eu/info/strategy/recovery-plan-europe_it
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 23
di euro, da impiegare nel periodo 2021-2026, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo
perduto. Il Dispositivo RRF richiede agli Stati membri di presentare un pacchetto di investimenti
e riforme - il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)50
.
Nel settembre 2020, il Comitato interministeriale per gli Affari Europei (CIAE) ha approvato
una proposta di Linee Guida per la redazione del PNRR51
, che è stata sottoposta all’esame del
Parlamento italiano. Il 13 e 14 ottobre 2020 le Camere si sono pronunciate con un atto di indirizzo
che invitava il Governo a predisporre il Piano garantendo un ampio coinvolgimento del settore
privato, degli enti locali e delle forze produttive del Paese. Il Governo ha provveduto ad una
riscrittura del Piano, anche alla luce delle osservazioni del Parlamento. Il 27 e 29 Aprile è stato
approvato rispettivamente dal parlamento e dal governo52
ed è ora oggetto di valutazione da parte
dell'Esecutivo UE, insieme ad altri 18 piani dei membri dell’unione. Da parte sua il Parlamento
UE, con una risoluzione non legislativa approvata in plenaria il 20 maggio, chiede di esercitare un
controllo democratico sul Recovery, visionando almeno una sintesi dei Piani nazionali presentati
dagli Stati membri e verificando il buon utilizzo dei fondi europei. Per quanto concerne le prime
iniezioni di liquidità, secondo quanto dichiarato dal vicepresidente della Commissione europea,
Valdis Dombrovskis, un primo gruppo di PNRR potrebbe arrivare già a giugno all'attenzione del
Consiglio, che avrà un mese di tempo per approvarli e sbloccare così l'erogazione dei pre-
finanziamenti entro luglio53
.
50
Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020
https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pdf
51
Politicheeuropee.gov.it Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
16 Settembre 2020 http://www.politicheeuropee.gov.it/it/comunicazione/notizie/linee-guida-pnrr/
52
Governo.it. Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 16. 29 Aprile 2021arriv
https://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-16/16759
53
Europarl.europa.eu Risposte del vicepresidente esecutivo per un'economia al servizio delle persone, Valdis
Dombrovskis, alle interrogazioni scritte del Parlamento europeo. 10 Maggio 2021
https://www.europarl.europa.eu/news/files/commissionners/valdis-dombrovskis/it-dombrovskis-written-questions-
and-answers.pdf
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 24
Lo sforzo di rilancio dell’Italia delineato dal presente Piano si sviluppa intorno a tre
assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica,
inclusione sociale.
- La digitalizzazione e l’innovazione di processi, prodotti e servizi rappresentano un fattore
determinante della trasformazione del Paese e devono caratterizzare ogni politica di riforma del
Piano. L’Italia ha accumulato un considerevole ritardo in questo campo, sia nelle competenze dei
cittadini, sia nell’adozione delle tecnologie digitali nel sistema produttivo e nei servizi pubblici.
- La transizione ecologica, come indicato dall’Agenda 2030 dell’ONU e dai nuovi obiettivi
europei per il 2030, è alla base del nuovo modello di sviluppo italiano ed europeo. Intervenire per
ridurre le emissioni inquinanti, prevenire e contrastare il dissesto del territorio, minimizzare
l’impatto sull’ambiente delle attività produttive è necessario per migliorare la qualità della vita e
la sicurezza ambientale, oltre che per lasciare un Paese più verde e una economia più sostenibile
alle generazioni future. Anche la transizione ecologica può costituire un importante fattore per
accrescere la competitività del nostro sistema produttivo, incentivare l’avvio di attività
imprenditoriali nuove e ad alto valore aggiunto e favorire la creazione di occupazione stabile.
- Il terzo asse strategico è l’inclusione sociale. Garantire una piena inclusione sociale è
fondamentale per migliorare la coesione territoriale, aiutare la crescita dell’economia e superare
diseguaglianze profonde spesso accentuate dalla pandemia. Le tre priorità principali sono la parità
di genere, la protezione e la valorizzazione dei giovani e il superamento dei divari territoriali.
L’empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere, l’accrescimento delle
competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani e il riequilibrio territoriale
lo sviluppo del Mezzogiorno non sono unicamente affidate a singoli interventi, ma perseguiti in
tutte le componenti del PNRR.
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 25
Il piano italiano si articola in 6 Missioni e 16 Componenti e beneficia della stretta
interlocuzione avvenuta in questi mesi con il Parlamento e con la Commissione Europea, sulla
base del Regolamento RRF. Le sei Missioni del Piano sono: digitalizzazione, innovazione,
competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità
sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Queste missioni a loro volta
comprendono una serie di componenti funzionali per realizzare gli obiettivi economico-sociali
definiti nella strategia del Governo, articolate in linee di intervento che comprendono una serie di
progetti, investimenti e riforme collegate54
.
54
Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020
https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pdf
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 26
TABELLA 1. Allocazione delle risorse RRF a Missioni e composizione del PNRR per missioni e
componenti
Fonte: Governo.it. Piano Nazionale Di Ripresa e Resilienza55
55
Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020
https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pd
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 27
1.6 Le conseguenze economiche per il Mezzogiorno
Nessun territorio uscirà illeso da questa crisi, con ripercussioni negative differenti rispetto
all’incidenza economica di alcuni settori nelle diverse regioni. Lombardia, Veneto, Piemonte ed
Emilia Romagna sono maggiormente penalizzate in relazione all’alta vocazione manifatturiera e
alla specializzazione metalmeccanica, mentre l’elevato peso che il turismo ha per l’Italia sta
condizionando negativamente il settore. Le Marche scontano anche gli effetti della crisi
attraversata da qualche anno da alcuni importanti settori della regione come moda e casa. Cali del
PIL elevati, ma di intensità inferiori alle altre regioni, sono attesi per il Lazio e gran parte delle
regioni del Mezzogiorno, come Abruzzo, Molise, Sicilia, Sardegna, Puglia e Calabria56
, dove è più
elevato il peso di attività non commerciali, come Pubblica amministrazione, istruzione, sanità e
del settore agro-alimentare. Inoltre, alcune di queste regioni, pur essendo interessate al turismo,
mostrano una prevalenza di presenza italiane, che si presume torneranno alla normalità prima di
quelle straniere.
In generale per il Mezzogiorno si stima una intensità inferiore del calo del PIL, 9% a fronte del
9,8% del Centro-Nord57.
Considerando invece le stime per il 2021, si rileva una ripartenza
disomogenea. È evidente che strutture regionali più mature, strutturate e integrate nei contesti
internazionali se da un lato subiscono un maggior impatto negativo a causa della crisi, dall’altro
riusciranno a ripartire con più slancio.
Il Mezzogiorno sconta, quindi, il peso di molte debolezze della sua struttura economica che
rallenteranno la capacità di ripresa, rischiando di ampliare le distanze dal Centro-Nord, alimentate
anche durante la precedente crisi finanziaria e non ancora recuperate. Ricordiamo anche che
l’economia meridionale ha ancora molto da riconquistare rispetto al 2007 e la sua capacità di
spinta, apparsa pronunciata negli ultimi anni, si è poi affievolita. Posto pari a 500 il dato del 2007,
l’indice sintetico dell’economia meridionale58
al 2019 è ancora al di sotto di questo valore,
56
Studi e Ricerche per il Mezzogiorno. Resilienza e sviluppo nel mezzogiorno: settori, aree e linee prospettiche.
Dicembre 2020: https://www.sr-m.it/p/check-up-mezzogiorno-dicembre-2020/
57
Agenzia per la coesione territoriale. Rapporto Svimez 2020: dalle risorse della politica di coesione e del Recovery
Fund un’opportunità di rilancio per l’economia del Mezzogiorno:
https://www.agenziacoesione.gov.it/news_istituzionali/rapporto-svimez-
2020/#:~:text=Secondo%20le%20previsioni%20Svimez%2C%20%E2%80%9Cnel,regioni%20meridionali%20sar%
C3%A0%20del%209%25.
58
È un indice composito calcolato come somma dei valori indicizzati al 2007 di alcune importanti variabili
macroeconomiche: PIL (valori concatenati, anno base 2015), Investimenti fissi lordi, imprese attive, Export,
Occupati
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 28
diversamente dal resto che Paese che con un indice di 509,5 mostra di aver recuperato le perdite
registrate nel corso della precedente crisi.
FIGURA 3. Indice sintetico delle principali variabili economiche tra il 2007 ed il 2019
Fonte: Confindustria e SRM su fonti varie59
Malgrado i timori sulle reali capacità di ripresa del Mezzogiorno per le note difficoltà
economiche e le debolezze strutturali, per cui sarà molto più contenuta, la crisi può diventare una
vera occasione di sviluppo per il Mezzogiorno se si considerano alcuni elementi.
Il ruolo strategico del Mezzogiorno nell’ambito dei nuovi equilibri e tendenze delle catene globali
del valore, per l’attrattività internazionale delle sue produzioni di punta anche e soprattutto da parte
dei mercati vicini. Ciò vale ancora di più se si tiene conto non solo della sua partecipazione diretta
agli cambi commerciali internazionali, ma anche indiretta (attraverso il rapporto di subfornitura
con le imprese del Centro-Nord). Inoltre, alcuni fattori stanno incidendo in maniera importante
sulle scelte localizzative delle imprese che, favorendo processi di regionalizzazione, stanno
accentuando la centralità dell’area del Mediterraneo, divenuta strategica anche rispetto ad alcune
infrastrutture di trasporto.
59
Sr-m.it Check-up Mezzogiorno, resilienza e sviluppo nel mezzogiorno settori aree e linee prospettiche. Dicembre
2020. https://www.sr-m.it/p/resilienza-e-sviluppo-nel-mezzogiorno-settori-aree-e-linee-prospettiche/
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 29
Si aggiunga che, Il PNRR costituisce un’occasione per il rilancio del Sud Italia e per la ripresa
del processo di convergenza con le aree più sviluppate del Paese. Il Piano, in complementarità con
la programmazione dei fondi strutturali 2021-2027, mette disposizione del Sud una capacità di
spesa e di investimento straordinaria per puntare, in coerenza con le linee guida di Next Generation
EU, al riequilibrio territoriale e al rilancio del suo sviluppo. Di seguito i punti sui quali ci si propone
di intervenire indicati nel documento come “missioni” che si intende perseguire
La Missione 1 permette di intervenire sulla produttività delle PMI del Mezzogiorno e di
migliorare la connettività nelle zone rurali e nelle aree interne. Gli interventi sulla transizione
ecologica della Missione 2 contribuiscono al superamento dei divari territoriali. In particolare, le
raccomandazioni specifiche della Commissione Europea sull’Italia invitano a investire al Sud sulle
infrastrutture per la gestione dei rifiuti e le infrastrutture idriche. La qualità delle infrastrutture è al
centro della Missione 3, che risponde anche alle raccomandazioni specifiche della Commissione
Europea del 2019. Gli investimenti rafforzano le infrastrutture del Mezzogiorno, in particolare
strade porti e alta velocità ferroviaria, per una quota di oltre il 50 per cento, contribuendo anche a
migliorare l’occupazione in tutta la catena logistica. Nella Missione 4, i progetti relativi ad asili,
lotta all’abbandono scolastico, edilizia scolastica e contrasto alla povertà educativa hanno un forte
impatto al Sud. Nella Missione 5, le misure che rafforzano i servizi essenziali e incidono il divario
di connettività e digitalizzazione nelle aree marginali sono diretti ad aumentare l’attrattività dei
territori a maggior rischio di spopolamento, migliorare le opportunità di lavoro e costruire
opportunità per le nuove generazioni. Nella Missione 6, la riorganizzazione delle politiche della
salute attraverso investimenti e riforme contribuisce a superare i divari tra i diversi sistemi sanitari
regionali60
.
Siamo, dunque, di fronte ad una straordinaria opportunità che, se adeguatamente supportata
dall’azione politica, potrebbe non solo rilanciare l’economia del Paese, ma anche di avviare quei
profondi cambiamenti strutturali di cui il Mezzogiorno ha bisogno, tra cui il rafforzamento della
struttura di impresa ed il potenziamento dei fattori strategici che fanno parte del nuovo paradigma
competitivo ovvero innovazione, formazione, internazionalizzazione.
60
Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020
https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pdf
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 30
1.7. La digitalizzazione come chiave per promuovere la crescita a lungo termine
Le tecnologie digitali e le immobilizzazione immateriali associate, come le competenze e il
capitale organizzativo sono i principali motori della crescita della produttività a lungo termine
nelle economie avanzate61. Progettare la risposta alla pandemia con politiche capaci di
promuovere la digitalizzazione è fondamentale per migliorare la resilienza del sistema produttivo62
e del mercato del lavoro, accelerare la ripresa e stimolare la crescita a lungo termine del PIL.
Nei paesi OCSE, le tecnologie digitali stanno consentendo a imprese e famiglie di continuare
a produrre e lavorare durante il confinamento, mitigando così il calo dell’attività economica e
l’aumento della disoccupazione. Inoltre, stanno garantendo la continuità di molti servizi pubblici
e facilitando l’accesso alle misure adottate per sostenere l’occupazione e alleggerire la carenza di
liquidità delle imprese. In termini di digitalizzazione, l’Italia ha affrontato la crisi con un ampio
ritardo rispetto alla maggior parte dei paesi OCSE63
. Le imprese e la Pubblica amministrazione,
infatti, sono state più lente nell’adottare tecnologie digitali a causa di tre fattori principali.
- In prima istanza, il management delle imprese italiane, in particolare delle PMI, è spesso
riluttante ad adottare tecnologie digitali e trasformare di conseguenza il proprio sistema produttivo
e lavorativo. Le imprese a conduzione famigliare devono superare difficili ostacoli per realizzare
gli investimenti complementari in competenze e capitale organizzativo che le tecnologie digitali
richiedono64
. Di conseguenza, l’Italia è ben al di sotto della medie UE-28 (collocandosi al 25°
posto) nell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società65
61
Banca D’Italia, dipartimento di economia e statistica. Economia Digitale di Riccardo Cristadoro. Dicembre
2019:
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/focus-on/2019/FocusOn_1_2019.pdf
62
Focusindustria.com. Resilienza e digitalizzazione, la trasformazione digitale come input per poter ripartire.
Settembre 2020: https://www.focusindustria40.com/resilienza-e-digitalizzazione/
63
OECD Skills Outlook 2019. L’Italia a confronto con altri paesi.
https://www.oecd.org/italy/Skills-Outlook-Italy-IT.pdf
64
Andrews, D., G. Nicoletti and C. Timiliotis (2018), "Digital technology diffusion: A matter of capabilities,
incentives or both?", OECD Economics Department Working Papers, No. 1476, OECD Publishing, Paris,
https://doi.org/10.1787/7c542c16-en.Andrews: https://www.oecd-ilibrary.org/economics/digital-technology-
diffusion_7c542c16-en
65
European commission, desi raking 2020
https://d110erj175o600.cloudfront.net/wp-content/uploads/2020/06/report-italia.pdf
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 31
FIGURA 4. Indice di digitalizzazione dell’economia e della società
Fonte: Indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI66
) 2020
- In seconda istanza, l’Italia è tra i paesi dell’OCSE in cui è più alta la quota di individui
privi di competenze digitale di base e che fanno poco uso delle tecnologie digitali. Solo il 44%
degli adulti (di età compresa tra i 16 e i 74 anni) ha competenze digitali di base (contro il 57%
dell’UE)67
e tre persone su dieci non utilizzano internet regolarmente. Anche il sistema scolastico
italiano è in ritardo nell’integrare competenze e tecnologie digitali nei programmi di studio e nella
pedagogia. Il numero di laureati in discipline STEM (Indagine sul profilo dei laureati 201868
) è
basso rispetto ad altri paesi OCSE. Inoltre, i sistemi di apprendimento permanente sono carenti e
in generale fanno troppo poco per costruire e migliorare le competenze digitali degli adulti.
- In terza istanza, la rete internet a banda larga e ad alta velocità, fondamentale per
l’adozione delle tecnologie digitali, è ancora poco sviluppata. A metà 2019, l’Italia contava meno
di 30 abbonamenti a internet a banda larga per 100 abitanti, misura decisamente rispetto ad altri
paesi OCSE dove è di circa 45 (Svizzera, Francia, Danimarca e Paesi Bassi). Nello stesso anno,
solo il 18% degli abbonamenti era ad alta velocità (superiore a 100 Mbits/s) contro una media
66
https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/policies/desi-italy
67
European commission, Human Capital. Digital inclusion and skills report 2019:
https://ec.europa.eu/newsroom/dae/document.cfm?doc_id=59976
68
Almalaurea con il sostegno del miur. XX Indagine profilo dei laureati 2017. Sintesi del rapporto 2018:
https://www.almalaurea.it/sites/almalaurea.it/files/docs/universita/profilo/profilo2018/almalaurea_sintesi_profilo_la
ureati2018.pdf
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 32
OCSE del 40% (Pubblicazione Desi, 2020). Il piano strategico per la Banda Ultra-Larga varato nel
2015, che mira ad estendere l’infrastruttura all'85% della popolazione entro il 2020, è fortemente
in ritardo, tanto che ancora solo una percentuale molto bassa dei Comuni oggetto del Piano ha
avuto accesso ai nuovi servizi. L’interazione di questi fattori ha contribuito a mantenere l’Italia in
una posizione di basse qualificazioni e bassi livelli tecnologi, con conseguente bassa produttività
e bassa crescita dei salari. Negli ultimi vent’anni, infatti, la crescita della produttività in Italia è
rimasta stagnante e questo, insieme alla debolezza degli investimenti, ha pesato molto sulla crescita
di lungo periodo (OCSE, 2019).
Poiché le politiche hanno un ruolo importante nel promuovere la digitalizzazione69
, la Missione
1 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si pone l’obiettivo di dare un impulso decisivo al
rilancio della competitività e della produttività del Sistema Paese. Per vincere una sfida di questa
entità è necessario orchestrare un intervento profondo, che agisca su più elementi chiave del nostro
sistema economico: partendo dalla connettività per cittadini, imprese e Pubblica amministrazione
e coinvolgendo tutto il sistema produttivo, il vero motore dell’economia ed infine valorizzando nel
miglior modo possibile gli ambiti di cultura e turismo, che sono l’immagine e il brand del Paese. I
vantaggi in termini di produttività possono essere cospicui. Colmare il divario con i paesi aventi il
maggior numero di connessioni ad internet a banda ad alta velocità e con le migliori competenze
potrebbe migliorare in tre anni la produttività media a livello d’impresa del 3,5%, mentre una più
ampia somministrazione di servizi pubblici attraverso tecnologie digitali può invece contribuire a
stimolare la produttività dell’1%70.
La digitalizzazione e l’innovazione sono centrali nel PNRR poiché riguardano trasversalmente
tutte le missioni. La digitalizzazione è infatti una necessità pervasiva, come sottolineato dall’atto
di indirizzo formulato dal Parlamento: riguarda il continuo e necessario aggiornamento
tecnologico nei processi produttivi; riguarda le infrastrutture nel loro complesso, da quelle
energetiche a quelle dei trasporti, dove i sistemi di monitoraggio con sensori e piattaforme dati
rappresentano un archetipo innovativo di gestione in qualità e sicurezza degli asset (Missioni 2 e
3); riguarda la scuola nei suoi programmi didattici, nelle competenze di docenti e studenti, nelle
69
Andrews, D., G. Nicoletti and C. Timiliotis (2018), "Digital technology diffusion: A matter of capabilities,
incentives or both?", OECD Economics Department Working Papers, No. 1476, OECD Publishing, Paris,
https://doi.org/10.1787/7c542c16-en.
70
Sorbe, S., et al. (2019), "Digital Dividend: Policies to Harness the Productivity Potential of Digital Technologies",
OECD Economic Policy Papers, No. 26, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/273176bc-en.
Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 33
sue funzioni amministrative, nei suoi edifici (Missione 4); riguarda la sanità nelle sue infrastrutture
ospedaliere, nei dispositivi medici, nelle competenze e nell’aggiornamento del personale, al fine
di garantire il miglior livello di sanità pubblica a tutti i cittadini (Missioni 5 e 6)71
.
71
Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020
https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pdf
La sfida al mercato del lavoro • 35
CAPITOLO 2: La sfida al mercato del lavoro
Premessa
Le severe misure di contenimento introdotte da molti paesi allo scoppio della pandemia Covid-
19 per ridurre le occasioni di contagio sono riuscite a limitare la diffusione del virus e a contenere
il numero di vittime, ma, insieme alla paura e all’incertezza legati alla crescita dei contagi, hanno
inferto un duro colpo ai diversi settori produttivi, mettendo alla prova la tenuta dei mercati del
lavoro di molti paesi. L’introduzione di forti limitazioni alla mobilità e all’attività economica a
partire da marzo 2020 ha costretto migliaia di imprese a reinventare la propria organizzazione del
lavoro, mentre le statistiche socioeconomiche hanno cominciato a registrare andamenti negativi.
Negli Stati Uniti, cinque settimane di pandemia hanno cancellato dieci anni di ininterrotta crescita
occupazionale, anche se la ripresa potrebbe essere più rapida rispetto a quando visto dopo le
precedenti crisi, dal momento che la maggior parte dei licenziamenti è stata per ora temporanea.
In Italia, le cifre sono state finora meno drammatiche, ma l’impatto è stato altrettanto forte. Il
massiccio ricorso alla cassa integrazione e il divieto di licenziamento hanno evitato un’esplosione
della disoccupazione, ma i dati sulle attivazioni e cessazioni dei contratti di lavoro mostrano come,
nei primi mesi della crisi, siano stati cancellati posti di lavoro a una velocità maggiore che nelle
settimane più dure della crisi del 2008.
Fin da metà marzo, l’Italia ha messo in campo un insieme di misure senza precedenti per
contenere gli effetti occupazionali e sociali della crisi, introducendo nuovi strumenti per sostenere
la liquidità delle imprese, salvaguardare i posti di lavoro e sostenere i redditi delle famiglie.
Tuttavia, l’attuazione di alcune di queste misure risulta di difficile attuazione, ponendo seri
problemi per l’accesso degli aventi diritto. Questo capitolo presenta un primo quadro dell’impatto
del Covid-19 sul mercato del lavoro italiano rispetto a quanto è avvenuto in altri paesi OCSE,
nonché delle misure messe in campo da marzo a dicembre. Nel capitolo ci si sofferma anche a
considerare alcune delle misure di politica economica che saranno necessarie nei prossimi mesi,
tenendo in conto la grande incertezza che rimane sull’evoluzione futura della pandemia.
La sfida al mercato del lavoro • 36
2.1. L’impatto iniziale
L’International Labour Organisation (ILO) ha stimato che, nel picco della diffusione della
pandemia tra marzo e aprile 2020, 2,7 miliardi di lavoratori (81% della forza lavoro globale) viva
in paesi che hanno adottato misure totali o parziali di lockdown72
. Come diretta conseguenza, i
dati dell’ILO mostrano che nel solo secondo trimestre del 2020 si è verificata una riduzione del
monte ore lavorate del 6,7% a livello globale, con una perdita di 230 milioni di FTE73
, di cui 15
milioni riferibili al mercato europeo. D’altro canto, solo i quattro settori più esposti alla crisi74
– i
servizi di alloggio e ristorazione, il trasporto e il magazzinaggio, la manifattura e il commercio (sia
all’ingrosso che al dettaglio) – rappresentano il 38% della forza lavoro globale, ossia 1,25 miliardi
di occupati.
Per quanto concerne l’Italia, l’Istat ha stimato che gli occupati nei settori sospesi durante il
primo lockdown75
sono stati 7 milioni e 332 mila (31,4% del totale76
). In particolare, sono stati
interessati il 78,6% degli occupati nel settore alberghi e ristorazione, il 72% degli occupati negli
altri servizi per la collettività e le persone, il 60,7% nel settore delle costruzioni, il 56,4%
nell’industria in senso stretto e il 43% nel commercio. Per converso, tutti i lavoratori dei cosiddetti
servizi essenziali77
, sia pubblici che privati, sono rimasti attivi, insieme a tutti gli occupati della
filiera alimentare, del settore dell’informazione e della comunicazione, dei trasporti e delle attività
finanziarie e dei servizi professionali, per un totale di 16 milioni, sebbene molte attività sono state
gestite da remoto per rispettare le misure di distanziamento sociale e limitare i contagi. Al di là
dell’impatto macroeconomico del lockdown, è evidente che molti lavoratori sono anche a rischio
di disoccupazione, non fosse altro perché la sospensione ha riguardato le attività dove sono
proporzionalmente più concentrate le tipologie di lavoratori più deboli che, fra l’altro, sono quelle
72
ILO Monitor: COVID-19 and the world of work. Sixth edition. Updated estimates and analysis:
https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---dcomm/documents/briefingnote/wcms_755910.pdf
73
“Full Time Equivalent”, unità di misura che equivale a una persona che lavora a tempo pieno (8 ore al giorno)
74
OECD, Dichiarazione congiunta del Comitato per l'assistenza allo sviluppo dell'OCSE sulla crisi del Covid-
19. Aprile 2020: https://www.oecd.org/dac/development-assistance-committee/daccovid19statement.htm
75
Dpcm 10 Aprile 2020: http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/Dpcm_20200410.pdf
76
10a
Commissione industria, commercio e turismo. Congiuntura economica conseguente all’emergenza da
Covid-19: https://www.istat.it/it/files//2020/04/Memoria-Istat-AS-445.pdf
77
Gazzetta Ufficiale Della Repubblica Italiana, Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio
2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da
COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale. 11 Marzo 2020:
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2020/03/11/64/sg/pdf (Pag.6 – Art 1)
La sfida al mercato del lavoro • 37
a più basso reddito78
. A titolo esemplificativo, i lavoratori a tempo determinato e part time, per i
quali a livello nazionale fra marzo e aprile 2020 sono scaduti circa 400 mila79
contratti, sono più
diffusi nei settori sospesi che in quelli rimasti attivi80
. Ed ugualmente vale per le categorie
professionalmente più deboli (operai, apprendisti, giovani e lavoratori stranieri). A ciò si aggiunga
il maggior rischio per tutti i lavoratori la cui attività difficilmente può essere svolta da remoto (ad
esempio alcuni comparti del Manufacturing o del Retail, come risulta da una stima Inapp81
).
D’altro canto, il Centre for Economic Policy Research (CEPR82
), in un suo recente studio sugli
impatti del Covid sull’occupazione, riscontra che a livello globale sono i lavoratori con i redditi
più bassi a subire di gran lunga il maggior rischio di disoccupazione, con importanti effetti
distributivi di carattere regressivo, vale a dire di caduta di reddito maggiore per le famiglie a reddito
più basso, e minore per quelle a reddito via via più elevato. E difatti, e almeno in Italia, la
conseguenza di medio periodo del blocco delle attività produttive nella fase acuta della crisi, sarà
l’inversione del fenomeno della polarizzazione asimmetrica83
del mercato del lavoro, nel senso
che mentre tra il 2013 e 2017 il peso delle occupazioni poco qualificate sul totale è cresciuto quasi
il doppio di quelle altamente qualificate, con una tendenziale dequalificazione della struttura
occupazionale84
, è lecito ora attendersi che nei prossimi anni, almeno nei settori più colpiti dalla
crisi Covid, i lavori a bassa qualifica diminuiranno mentre quelli ad alta qualifica rimarranno più
stabili o continueranno a crescere in maniera marginale.
78
OECD: Coronavirus. From pandemic to recovery: Local employment and economic development. Aprile
2020: https://read.oecd-ilibrary.org/view/?ref=130_130810-m60ml0s4wf&title=From-pandemic-to-recovery-Local-
employment-and-economic-development (Pag.7)
79
Banca d’Italia, bollettino economico numero 2/2020 Aprile
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/bollettino-economico/2020-2/boleco-2-2020.pdf (Pag.39)
80
Direzione Centrale Studi e Ricerche (DCSR) – INPS: Settori essenziali vs settori bloccati per la crisi
pandemica:un’analisi dei rapporti di lavoro Uniemens
https://www.inps.it/NuovoportaleINPS/default.aspx?itemdir=53804&lang=IT
81
Inapp Policy Brief, lavoratori a rischio di contagio da covid 19 e misure di contenimento dell’epidemia
https://oa.inapp.org/xmlui/bitstream/handle/123456789/656/INAPP_Lavoratori_a%20rischio_contagio_Covid-
19_e_misure_contenimento_PB_16_2020-4.pdf?sequence=1&isAllowed=y. Aprile 2020
82
The large and unequal impact of COVID-19 on workers
Abigail Adams-Prassl, Teodora Boneva, Marta Golin, Christopher Rauh 08 April 2020.
https://voxeu.org/article/large-and-unequal-impact-covid-19-workers
83
Poles apart? How technology & globalisation have affected the global workforce. Andrea Salvatori and Paolo
Falco. Sep05,2017 https://www.oecd-forum.org/posts/19894-poles-apart-how-technology-globalisation-have-
affected-the-global-workforce
84
Occupazione in ripresa, però di bassa qualità. Emilio Reyneri, Settembre 2017:
https://www.lavoce.info/archives/48649/occupazione-ripresa-la-qualita-bassa/
La sfida al mercato del lavoro • 38
L’impatto iniziale del Covid-19 sul mercato del lavoro italiano è stato relativamente contenuto,
come nella maggior parte degli altri paesi dell’Unione Europea85
. L’occupazione totale a marzo è
diminuita solo dello 0,1% mentre ad aprile il calo è stato molto più consistente, 1,2%, come mai
avvenuto durante la crisi finanziare globale del 2008, ma pur sempre limitato rispetto a quanto
accaduto dall’altra parte dell’Atlantico. Negli Stati Uniti, il tasso di disoccupazione86
è balzato dal
minimo storico di 3,5% di febbraio a 14,7% di aprile 2020, il livello più alto nella storia statistica
(cioè dal Gennaio 1948). In Canada, il tasso di disoccupazione87
è aumentato da 5,6% a 13% tra
febbraio e aprile.
FIGURA 5. Tasso di disoccupazione
Fonte: Istat88
Che cosa spiega numeri così diversi tra le due coste dell’Atlantico? Ci sono diversa ragioni.
L’occupazione reagisce di solito con un certo ritardo al ciclo economico89
e benché questa volta
l’impatto della crisi sul mercato del lavoro sia stato immediato, dato che molte imprese sono state
85
OECD Employment Outlook 2020 : Worker Security and the COVID-19 Crisis: https://www.oecd-
ilibrary.org/sites/1686c758-en/1/2/4/index.html?itemId=/content/publication/1686c758-
en&_csp_=fc80786ea6a3a7b4628d3f05b1e2e5d7&itemIGO=oecd&itemContentType=book
86
U.S. Bureau of Labor Statistics: https://www.bls.gov/web/laus/lauhsthl.htm
87
Statistics Canada, Labour Force Survey, November 2020: https://www150.statcan.gc.ca/n1/daily-
quotidien/201204/dq201204a-
eng.htm#:~:text=The%20unemployment%20rate%20fell%202.3,the%20lowest%20among%20the%20provinces.
88
Istat. Occupati e disoccupati. Marzo 2020
https://www.istat.it/it/files/2020/03/CS_Occupati-e-disoccupati_GENNAIO_2020.pdf
89
OECD Employment Outlook 2009, Tackling the Jobs Crisis: https://www.oecd-
ilibrary.org/employment/oecd-employment-outlook-2009_empl_outlook-2009-en
La sfida al mercato del lavoro • 39
costrette ad interrompere le loro attività per decreto governativo, la portata completa della crisi
potrebbe non essere ancora pienamente visibile nei dati. La sorprendente eterogeneità tra i paesi
OCSE90
, inoltre, riflette soprattutto differenze fondamentali nelle politiche messe in campo per
attutire le ricadute economiche e sociali della crisi. Gli Stati Uniti puntano quasi tutto sulle
indennità di disoccupazione per garantire un reddito a chi perde l’impiego, sperando che
l’economia riprenda a crescere. Al contrario, la maggior parte dei paesi europei ha fatto ricorso
massiccio a strumenti di mantenimento del posto di lavoro, come la cassa integrazione in Italia o
il Kurzarbeit91
in Germania, che permettono ai lavoratori di restare legati alle imprese in
temporanea difficoltà. Ci sono anche altre ragioni, più tecniche, per cui i tassi di disoccupazione
in questa fase offrono solo un’indicazione parziale della portata della crisi del mercato del lavoro
nei paesi dell’OCSE e dovrebbero essere letti con una certa cautela.
In primo luogo, i dati basati su inchieste campionarie92
non sono necessariamente i più adatti
a spiegare shock improvvisi, quale una pandemia, in termini di granularità e tempistica. La crisi
Covid-19 ha generato problemi pratici anche alla produzione di statistiche sul mercato del lavoro
in tutto il mondo. I call center, che raccolgono dati utilizzando la tecnica Cati93
, hanno dovuto
ridurre la loro attività e le interviste faccia a faccia sono state interrotte. In Italia, ad esempio, ad
aprile il numero di famiglie intervistate era inferiore del 10% rispetto agli anni precedenti, a causa
delle restrizioni imposte per combattere la pandemia94
.
In secondo luogo, le statistiche sulla disoccupazione risentono dei cambiamenti determinati
dalle restrizioni imposte dai governi. Per essere considerati “disoccupati95
” nelle statistiche
ufficiali, una persona deve essere disponibile a lavorare e aver cercato attivamente un lavoro nella
settimana di riferimento. Tra le restrizioni imposte dai governi e il timore di contagio, la ricerca
fisica di un lavoro è stata fortemente ridotta; così, alcuni disoccupati sono diventati dal punto di
vista statistico, inattivi. Infine, in tempi di crisi acuta, le statistiche sulla disoccupazione soffrono
di un deficit di comparabilità96
tra paesi, perché i lavoratori che non sono al lavoro ma solo
90
OECD Unemployment Rates, News Release July 2020: https://www.oecd.org/sdd/labour-
stats/unemployment-rates-oecd-09-2020.pdf (Pag. 3)
91
https://www.morningfuture.com/it/article/2020/07/15/kurzarbeit-sostegno-lavoro-germania/931/
92
OpenEdition Journals, Le indagini campionarie del nuovo millennio:
https://journals.openedition.org/qds/452#tocto1n2
93
IdSurvey, metodologie d’indagine cati: https://www.idsurvey.com/it/metodologie-indagine-cati/
94
Istat, Occupati e disoccupati, 3 Giugno 2020:
https://www.istat.it/it/files/2020/06/CS_Occupati_disoccupati_APRILE_2020.pdf (Pag. 16)
95
Istat, glossario: https://www.istat.it/it/files//2015/05/Glossario1.pdf
96
https://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/comparabilità/
La sfida al mercato del lavoro • 40
temporalmente inattivi (in cassa integrazione, per esempio) sono classificati in maniera diversa:
sono considerati “occupati” in Europa, ma disoccupati in Canada e negli Stati Uniti. Queste
differenze metodologiche di solito non inficiano in maniera rilevante i dati ufficiali, tuttavia nel
caso di crisi economiche di grande entità possono determinare scarti importanti nelle cifre che
vengono pubblicate.
Il panorama fin qui delineato fornisce alcune importanti indicazione relative al mercato del
lavoro, soprattutto se considerato in parallelo agli effetti che si sono avuti sul PIL di cui si è detto
nel capitolo precedente. Al riguardo, nel Documento di Economia e Finanza 202097
, approvato il
24 aprile dal Consiglio dei Ministri, si è stimato un aumento della disoccupazione98
fino al 11,6%
nel 2020. Analogamente, il Fondo Monetario Internazionale99
parlava del 11.8%, stima poi
abbassata al 9.8% (World Economic Outlook100
di ottobre 2020).
Più in dettaglio, nel settore del turismo, dove si prevede la più alta percentuale di disoccupazione,
secondo Unioncamere101
si concentrerà oltre la metà dei posti di lavori persi in Italia nel 2020. Nel
settore dei trasporti, secondo Confetra102
, la crisi potrebbe causare la perdita di 300.000 posti di
lavoro. Ed ancora, si stima che nel settore delle vendite di mezzi di trasporto vi sarà una
contrazione delle immatricolazioni molto rilevante che metterà a serio rischio migliaia di aziende
e circa 160.000 dipendenti103
. Nel settore dei pubblici esercizi104
, infine, si stima un rischio per
oltre 50.000 imprese e i loro circa 350.000 posti di lavoro.
Ad aprile 2020, il lockdown interessava circa oltre 4,5 miliardi di persone, accompagnata da una
stima da parte del Fondo Monetario Internazionale105
di una caduta del PIL a livello globale del
97
MEF, documenti di finanza pubblica: https://www.mef.gov.it/documenti-pubblicazioni/doc-finanza-
pubblica/index.html
98
Documento di economia e Finanza 2020: http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit--
i/Contabilit_e_finanza_pubblica/DEF/2020/Sez-II-AnalisiETendenzeDellaFinanzaPubblica.pdf (Pag. 20)
99
IMF, Unemployment rate: https://www.imf.org/external/datamapper/LUR@WEO/CZE/ITA
100
IMF, World economic outlook, a long and difficult ascent; Ottobre 2020: https://www.imf.org/-
/media/Files/Publications/WEO/2020/October/English/text.ashx (Pag.75)
101
Unioncamere, coronavirus, lavoro: previsti oltre 420mila occupati in meno nel 2020; Aprile 2020:
https://www.unioncamere.gov.it/P42A4434C160S123/coronavirus--lavoro--previsti-oltre-420mila-occupati-in-
meno-nel-2020.htm
102
Confetra, Reagire subito. Il “dopoguerra” della logistica rischia di minare l’intera economia nazionale:
https://www.confetra.com/wp-content/uploads/Confetra-aprile-2020.pdf
103
Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri. Aprile 2020: http://www.unrae.it/sala-stampa/altri-
comunicati/4977/azzerato-il-mercato-delle-autovetture-in-italia-per-il-covid-19-unrae-stima-per-aprile-un-97-98-un-
evento-senza-precedenti
104
FIPE, aprile 2020: https://www.fipe.it/comunicazione/note-per-la-stampa/item/7097-fipe-aperture-bar-e-
ristoranti-dal-1-giugno-si-rischia-il-fallimento-della-ristorazione-italiana.html
105
World Economic Outlook Update, Giugno 2020: A Crisis Like No Other, An Uncertain Recovery
https://bit.ly/3fGL0n
La sfida al mercato del lavoro • 41
3% nel 2020 (flessione ben più acuta di quella dello 0,1% registrata nel 2009 a seguito della crisi
finanziaria globale) e del 7,1% per l’Unione Europea, con una parziale ripresa del 4,8% nel 2021.
Tabella 2. European Economies106
Fonte: IMF staff estimates107
106
Internation Monetary Found: World Economic Outlook, October 2020: A Long and Difficult Ascent. Imf.org
https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2020/09/30/world-economic-outlook-october-2020
107
Real GDP: Real Gross Domestic Product è il Prodotto Interno Lordo reale (PIL) ed è una misura corretta per
l'inflazione che riflette il valore di tutti i beni e servizi prodotti da un'economia in un dato anno (espresso in prezzi
dell'anno base).
La sfida al mercato del lavoro • 42
L’organizzazione Internazionale del Lavoro108
, dal canto suo, ha stimato per il primo trimestre
2020 rispetto all’ultimo trimestre 2019, una riduzione del 4,8% delle ore lavorate a livello globale
(equivalente a circa 130 milioni di lavoratori a tempo pieno con una settimana lavorativa di 48ore),
e per il secondo trimestre 2020, e sempre rispetto al trimestre pre-crisi, una riduzione globale ancor
più marcata109
del 10.7% (equivalente a 305 milioni di lavoratori), infine abbiamo una diminuzione
nel terzo trimestre che si attesta al 12,1%110
(pari a 345 milioni di posti di lavoro a tempo pieno).
Anche l’export, infine, sarà penalizzato dalla riduzione generalizzata dei consumi, nonostante
il 3% di crescita111
rilevato a Settembre 2020. Ed in fine, secondo il IV report pubblicato dall’Istat,
nel quarto trimestre 2020, l’input di lavoro utilizzato complessivamente dal sistema economico
(espresso dalle ore lavorate di Contabilità Nazionale) risulta in calo rispetto sia al trimestre
precedente (-1,5%) sia allo stesso trimestre del 2019 (-7,5%); il PIL subisce una contrazione del -
1,9% e del -6,6%, rispettivamente112
.
108
ILO Monitor, COVID-19 and the world of work. Fourth edition. Updated estimates and analysis. Maggio
2020 https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---dcomm/documents/briefingnote/wcms_745963.pdf
(Pag.4)
109
ILO Monitor, COVID-19 and the world of work. Fourth edition.Updated estimates and analysis. Maggio
2020 https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---dcomm/documents/briefingnote/wcms_745963.pdf
(Pag.18)
110
Nota OIL COVID-19 e il mondo del lavoro. 6a edizione. Stime e analisi aggiornate. Settembre 2020:
https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---europe/---ro-geneva/---ilo-
rome/documents/publication/wcms_756017.pdf (Pag.5)
111
Istat, Commercio estero extra Ue. Settembre 2020: https://www.istat.it/it/files//2020/10/COE-extra-
UE_senzaappr_settembre2020.docx.pdf
La sfida al mercato del lavoro • 43
2.2 I gruppi più vulnerabili
I gruppi di lavoratori più vulnerabili sono quelli che spesso si trovano maggiormente in
difficoltà durante una crisi economica, in quanto sono i primi a perdere il lavoro e gli ultimi a
ritrovarlo quando comincia la ripresa. La crisi ha accentuato le disuguaglianze preesistenti113
sul
mercato del lavoro, specie nel caso di alcune categorie, come i lavoratori atipici, in quanto meno
tutelati rispetto ai sistemi di protezione sociale esistenti114
. I lavoratori a basso salario, spesso
anche con un basso livello di istruzione, sono tra quelli più colpiti della crisi. Eppure molti di loro
hanno garantito la continuità dei servizi essenziali, spesso esponendosi al rischio di contagio nello
svolgimento del lavoro115
. Da un altro lato, i lavoratori a basso salario che sono anche quelli più
colpiti dalle chiusure imposte per legge perché occupati in funzioni meno suscettibili di essere
svolte da casa.
I lavoratori con contratti atipici116
, ovvero senza un contratto di lavoro dipendente a tempo
indeterminato e tempo pieno, sono particolarmente esposti alle perdite di lavoro e di reddito. Essi
rappresentano fino al 470% del totale degli occupati nei settori più colpiti dalle restrizioni imposte
dai governi dei paesi OCSE117
. I lavoratori autonomi, in particolare, sono sovra rappresentati in
alcune dei settori sottoposti alle limitazioni o chiusi per decreto, ad esempio quelli dell’ospitalità
e della cultura, e dei servizi alla persona. Lo stesso vale per molti lavoratori informali, compresi
gli immigrati118
.
113
Intereconomics, Italy’s Political Upheaval and the Consequences of Inequality,2020:
https://www.intereconomics.eu/contents/year/2020/number/1/article/italy-s-political-upheaval-and-the-
consequences-of-inequality.html
114
Inca Cgil, progetto accessor. Il “posto” del lavoro atipico, un’analisi comparativa transnazionale. Novembre
2013:
http://csdle.lex.unict.it/Archive/LW/Data%20reports%20and%20studies/Reports%20%20from%20Committee%20a
nd%20Groups%20of%20Experts/20131203-095638_INCA_Dec13-ITpdf.pdf (Da pag. 2)
115
The lancet, The plight of essential workers during the COVID-19 pandemic, Maggio 2020:
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)31200-9/fulltext
116
CISL, glossario del lavoro: https://www.cislpiemonte.it/glossario/atipico-lavoro/
117
OECD, the impact of the covid-19 pandemic on jobs and icomes in G20 economies. Novembre 2020:
https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---cabinet/documents/publication/wcms_756331.pdf
(Pag.19)
118
European commission, Immigrant Key Workers: Their Contribution to Europe's COVID-19 Response.
Aprile 2020: https://knowledge4policy.ec.europa.eu/publication/immigrant-key-workers-their-contribution-europes-
covid-19-response_en
La sfida al mercato del lavoro • 44
I giovani119
rischiano di essere, ancora una volta, tra i grandi perdenti della crisi, come avvenne
per la crisi finanziaria del 2008. I laureati e diplomati del 2020 hanno terminato gli studi con scarse
possibilità di trovare un’occupazione o un’esperienza lavorativa. Nel frattempo, molti trentenni
stanno vivendo la seconda pesante crisi economica nella loro, ancora breve, carriera professionale.
La letteratura economica mostra chiaramente come l’esperienza lavorativa dei primi anni abbia
effetti di lunga durata nel prosieguo della carriera professionale in termini di minori opportunità
occupazionali e salariali.
I primi dati suggeriscono, infatti, che in Italia i giovani sono già stati pesantemente colpiti dagli
effetti economici del Covid-19, in quando in genere occupano posti di lavoro meno sicuri, e sono
sovra rappresentati tra i lavoratori dei settori maggiormente colpiti. Durante la crisi finanziaria del
2008, quasi un posto di lavoro su dieci occupato da giovani sotto i 30 anni è stato distrutto e la
ripresa è stata molto lenta; ci è voluto un intero decennio120
, fino al 2017, prima che il tasso di
disoccupazione giovanile tornasse al livello pre-crisi. Stando ai dati Istat di febbraio 2021, il tasso
disoccupazione tra i 15-25enni è diminuito di 14,7 punti percentuali in un anno, oltre tre volte il
valore nazionale. I 25-34enni hanno perso complessivamente 258 mila posti di lavoro dal febbraio
scorso (-6,4 per cento) su un totale di 945 mila. Sono aumentati anche i giovani che non lavorano
e non sono iscritti a nessun corso di studio o di formazione (Not in Education, Employment or
Training - NEET). Se prima della pandemia i NEET erano circa 2.003.000, stando ai dati Istat
riferiti al quarto trimestre del 2020, erano saliti a 2.066.000. La questione giovanile in Italia emerge
nel confronto con gli altri Paesi europei. Secondo Eurostat, nella fascia di età tra 20-34 anni, l’Italia
è il Paese con il più alto numero di NEET dell’Unione europea, il 27,8 per cento contro una media
Ue del 16,4 per cento. La mancanza di prospettive certe e di opportunità di sviluppo si manifesta
sia nell’elevato tasso di emigrazione giovanile, sia nei risultati dell’indagine OCSE-PISA che
certificano i ritardi nelle competenze rispetto ad altri Paesi europei.121
Anche le donne sono particolarmente a rischio durante questa crisi, a differenza di quanto
avvenne nel 2008, quando i settori più colpiti erano a predominanza maschile (in particolare
119
OECD, the impact of the covid-19 pandemic on jobs and icomes in G20 economies. Novembre 2020:
https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---cabinet/documents/publication/wcms_756331.pdf (Pag.
17-18)
120
Statista, Tasso di disoccupazione in Italia 2008-2020:
https://www.statista.com/statistics/531010/unemployment-rate-italy/
121
Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020
https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pdf
La sfida al mercato del lavoro • 45
l’edilizia e l’industria manifatturiera). Nonostante i notevoli progressi compiuti nella
partecipazione femminile122
alla forza lavoro negli ultimi cinquant’anni, la posizione delle donne
nel mercato del lavoro resta in media più debole rispetto a quella degli uomini, lasciandole più
esposte al rischio di licenziamento. Inoltre, molti dei settori più direttamente colpiti dal Covid-19
sono anche quelli dove si trova il maggior numero di donne occupate, in particolare nei servizi.
Alla luce di queste disuguaglianze, il Governo attraverso il Dipartimento per le Pari Opportunità
intende lanciare entro il primo semestre 2021 una Strategia nazionale per la parità di genere 2021-
2026, in coerenza con la Strategia europea. La Strategia nazionale presenta cinque priorità (lavoro,
reddito, competenze,tempo, potere) e punta, tra l’altro, alla risalita di cinque punti entro il 2026
nella classifica del Gender Equality Index dello European Institute for Gender Equality
(attualmente l’Italia è al 14° posto, con un punteggio di 63,5 punti su 100, inferiore di 4,4 punti
alla media UE)123
.
Infine, la crisi determinata dal Covid-19 ha messo a nudo la vulnerabilità di molti posti di
lavoro della Gig Economy (lavoratori a chiamata). Sebbene durante i periodi di confinamento
alcune piattaforme hanno offerto nuove opportunità a lavoratori ed imprese questi lavori sono stati
anche tra i più esposti allo shock dovuto alla crisi. Secondo un sondaggio condotto dall’AppJobs
Institute, una piattaforma online per la ricerca di posti di lavoro via app in tutto il mondo, oltre la
metà dei lavoratori della Gig Economy124
ha dichiarato di aver perso il lavoro; più di un quarto di
essi ha visto diminuire le proprie ore di lavoro e quindi i propri introiti. Al tempo stesso, questi
lavoratori “atipici” spesso non sono protetti dalle leggi sul lavoro, non possono accedere ai
programmi di sostegno previsti per gli altri lavoratori e non hanno accesso all’indennità di
disoccupazione o a congedi di malattia; in alcuni paesi, non possono neppure avere
un’assicurazione sanitaria.
122
Istat, Febbraio 2020 https://www.istat.it/it/files//2020/02/Memoria_Istat_Audizione-26-febbraio-2020.pdf
123
Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020
https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pdf
124
Flexjobs, Cos'è la Gig Economy? Definizione, pro e contro, lavoro, 2020:
https://www.flexjobs.com/blog/post/what-is-the-gig-economy-v2
La sfida al mercato del lavoro • 46
2.3 Il divario tra Nord e Sud
Come affermato, nella prima parte del 2020 l’offerta di lavoro si è drasticamente ridotta, anche
in connessione con i provvedimenti di restrizione alla mobilità e con i significativi effetti di
scoraggiamento causati dalla pandemia. La diminuzione è stata più marcata nel Mezzogiorno, dove
il tasso di attività ha subito un calo di 2,3 punti percentuali nel complesso del primo semestre
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente125
.
Il tasso di attività femminile è sceso più di quello maschile. Sull’ampliamento del differenziale
di genere potrebbero aver influito, oltre al peggioramento delle prospettive occupazionali in settori
in cui prevale la presenza femminile, anche le accresciute esigenze di cura dei familiari e dei figli,
specialmente a seguito della chiusura delle scuole. La diminuzione di partecipazione femminile è
stata più contenuta nel Nord: -2,0 punti percentuali nel primo semestre sul periodo corrispondente,
a fronte del -2,7 e del -2,9126
, rispettivamente, nel Centro e nel Mezzogiorno. Questo risultato
potrebbe trovare riscontro anche nelle maggiori possibilità di conciliazione tra vita lavorativa e
familiare consentite dal lavoro a distanza che, in base alla tipologia di mansioni mediamente svolte,
è più facilmente attuabile nelle regioni settentrionali.
Anche l’offerta di lavoro dei giovani e di chi ha più bassi livelli di istruzione si è fortemente
ridotta. Il calo dell’offerta di lavoro ha determinato un aumento significativo del tasso di
disoccupazione, collocatosi nel secondo trimestre al 5,5 per cento nel Nord, al 6,0 nel Centro e al
15,1 nel Mezzogiorno. Proprio per le difficoltà e per gli effetti di scoraggiamento indotti
dall’emergenza sanitaria, il numero di persone che non cercano un impiego ma sarebbero
disponibili a lavorare, che si era ridotto negli anni precedenti, è tornato ad aumentare,
raggiungendo nel secondo trimestre il 6,2 per cento delle forze lavoro al Nord, il 10,0 al Centro e
il 31,3 nel Mezzogiorno.
Nell’anno in corso le ripercussioni della crisi sanitaria sono state significative in tutte le
macroaree, ma con intensità eterogenea; il numero di occupati è diminuito marcatamente nel
Mezzogiorno, dove era più elevata la quota di lavoratori impiegati in posizioni temporanee e in
settori più esposti agli effetti della pandemia, come quelli legati al turismo. I vincoli ai
125
Istat, il mercato del lavoro. Settembre 2020:
https://www.istat.it/it/files/2020/09/Mercato-del-lavoro-II-trim_2020.pdf
126
Istat, occupati e disoccupati. Luglio 2020:
https://www.istat.it/it/files//2020/07/CS_Occupati_disoccupati_GIUGNO_2020.pdf
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L'economia italiana dopo il covid 19 - the italian economy after covid-19

  • 1. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’AMMINISTRAZIONE E DELL’ORGANIZZAZIONE SALVATORE SPADARO L’economia italiana dopo il Covid-19 The Italian economy after Covid-19 TESI DI LAUREA RELATORE Chiar.mo Prof. Vincenzo Asero ANNO ACCADEMICO 2020 - 2021
  • 2.
  • 3. INDICE INTRODUZIONE.......................................................................................................................................5 CAPITOLO 1: Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19.................................................8 1.1.Gli effetti macroeconomici della crisi Covid-19.................................................................................8 1.2. Il sostegno alle imprese e all’occupazione.......................................................................................12 1.3. L’impatto sul settore produttivo.......................................................................................................18 1.4 Alcune considerazioni di politica economica europea......................................................................20 1.5 Le risposte dell’Unione Europea alla crisi pandemica: NGEU & PNRR.........................................22 1.6 Le conseguenze economiche per il Mezzogiorno.............................................................................27 1.7. La digitalizzazione come chiave per promuovere la crescita a lungo termine.................................30 CAPITOLO 2: La sfida al mercato del lavoro.........................................................................................35 2.1. L’impatto iniziale.............................................................................................................................36 2.2 I gruppi più vulnerabili .....................................................................................................................43 2.3 Il divario tra Nord e Sud ...................................................................................................................46 2.4 Misure di welfare e politiche per il lavoro........................................................................................49 2.5 Nuovi modelli di contratti per il futuro.............................................................................................52 CAPITOLO 3: La Digitalizzazione ..........................................................................................................55 3.1 La spinta verso il digitale..................................................................................................................55 3.2 La crescita delle forme di e-commerce.............................................................................................58 3.3 Alcune modalità in cui le imprese hanno reagito al lockdown .........................................................62 3.4 I pagamenti digitali ...........................................................................................................................65 3.5 Le professioni digitali .......................................................................................................................66 3.6 Il PNRR e la sfida della trasformazione digitale...............................................................................69 CONCLUSIONI........................................................................................................................................76 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI.....................................................................................................80
  • 4. A chi mi ha insegnato cosa vuol dire portare a compimento ogni aspetto della vita, e a chi continua ad insegnarmelo, giorno dopo giorno
  • 5. Introduzione • 5 INTRODUZIONE Tra dieci anni, gli storici considereranno la crisi del Covid-19 come un importante punto di rottura nella storia dell’Italia, dell’Europa e del sistema globale. Come la descriveranno? Certamente in termini di vastità e profondità, si tratta della crisi più grave dopo la Grande Depressione, ma sottolineando anche la sua natura particolare. A differenza della Grande Crisi Finanziaria del 2008-10, quella del Covid-19 è una “doppia crisi”, con un immenso impatto sia sulla salute, sia sull’economia. È l’interazione tra queste due componenti che ha reso il Covid-19 un evento senza precedenti (almeno nella storia contemporanea). L’interazione e i trade-off sono stati tali che per favorire il miglioramento delle condizioni di salute della popolazione è stato necessario un deterioramento delle condizioni economiche, e viceversa. Ciò ha necessariamente portato a dare priorità alle misure di contenimento del virus e ad “accettare” gli inevitabili shock negativi sulla domanda e sull’offerta. Solo quando le condizioni sanitarie hanno raggiunto livelli accettabili la politica ha potuto orientare i suoi sforzi verso la ripresa. Nel frattempo, tuttavia, l’economia è stata fortemente colpita, in pratica, in tutte le sue componenti, come illustrato nei capitoli di questa elaborato. Ciò ha comportato costi enormi, nel breve e nel lungo termine. L’intervento pubblico è stato orientato al rapido ripristino della domanda aggregata, in modo da proteggere con la massima celerità imprese e individui alle prese con un calo enorme e improvviso della produzione e dell’occupazione. Esso è stato, inoltre, accompagnato da misure di più lungo termine, compresi anche l’ingresso temporaneo dello Stato nella compagine azionaria di società colpite dalla crisi. Decisioni giustificate dalla necessità di sostenerne la situazione di crisi, resta da vedere con quali tempistiche lo Stato ritornerà alle sue funzioni più tradizionali. Anche l’Europa ha modificato la sua strategia d’azione a lungo termine, dal green deal alle sfide della crisi. Sono stati introdotti diversi nuovi strumenti per realizzare tale strategia (MES, SURE, garanzie della BEI e in particolare il piano Next Generation EU che fa capo, per la prima volta, al debito comune), collegando l’emergenza con la ripresa e mobilitando notevoli risorse finanziarie, benché queste risorse siano importanti nel breve periodo, il loro impatto sulla crescita sarà visibile solo a lungo termine. A questo proposito, è bene evidenziare che il NGEU rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme, nonché di transizione verso un’economia digitale. La ripresa sarà una grande opportunità per perseguire un modello di crescita
  • 6. Introduzione • 6 diverso e più sostenibile e per modificare alcuni modelli di crescita, produzione e consumo del passato fondati sulla path dependency. L’Italia tra i paesi UE è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del NGEU, il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di Europa. Il Dispositivo per la RRF (Recovery and Resilience Facility) ha richiesto di presentare un pacchetto di investimenti e riforme, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Questo piano, che si articola in 6 Missioni e 16 Componenti, ha visto in questi mesi una stretta interlocuzione del nostro Governo con la Commissione Europea, sulla base del Regolamento RRF. Le sei Missioni del Piano sono: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Il nostro Piano è in piena coerenza con i sei pilastri del NGEU e soddisfa i parametri fissati dai regolamenti europei, con una quota di progetti ‘verdi’ pari al 38 per cento del totale e di progetti digitali del 25 per cento. Il 40 per cento circa delle risorse del Piano sono destinate al Mezzogiorno, caratterizzato non solo da un più basso livello di PIL pro capite rispetto al Centro-Nord, ma anche da una più bassa produttività, qualità e quantità del capitale umano, delle infrastrutture e dei servizi offerti dalla Pubblica amministrazione. Il nostro elaborato affronta il tema dell’impatto della crisi in Italia, evidenziando la rilevanza del legame tra l’economia nazionale e il sistema globale. In questo quadro, il PNRR, di recente approvato dal nostro Parlamento, costituisce un’occasione per il rilancio nazionale e per la ripresa del processo di convergenza del Sud Italia con le aree più sviluppate del Paese. Resta un interrogativo aperto se l’Italia sarà davvero in grado di sfruttare la crisi Covid-19 per accelerare le trasformazioni di cui ha tanto bisogno in adesione al progetto europeo.
  • 7.
  • 8. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 8 CAPITOLO 1: Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 1.1. Gli effetti macroeconomici della crisi Covid-19 La pandemia Covid-19 ha colpito l’economia e la società italiana in modo eccezionalmente duro. Nel 2020, si prevede che il PIL registrerà una delle più grandi cadute nella storia moderna, compensata solo parzialmente dal recupero atteso nel 2021. Il calo del PIL e le misure fiscali intraprese per sostenere le imprese e le famiglie faranno crescere il rapporto debito pubblico-PIL e il disavanzo di bilancio verso nuovi massimi, incrementando notevolmente il fabbisogno lordo di finanziamento pubblico nei prossimi anni. L’economia italiana è particolarmente esposta allo shock a causa della sua struttura industriale, degli squilibri territoriali e delle caratteristiche del mercato del lavoro. La stragrande maggioranza delle imprese sono di piccole e medie dimensioni e forniscono prodotti intermedi al settore manifatturiero e servizi professionali e personali. Le misure di confinamento stanno avendo effetti dirompenti sulle imprese manifatturiere “non-essenziali”, i loro fornitori e molti settori dei servizi. L’eliminazione graduale delle misure di confinamento permetterà presumibilmente al settore manifatturiero di attenuare le evidenti perdite ma le misure di distanziamento sociale rischiano di ostacolare la ripresa, in particolare dei servizi che richiedono prossimità fisica. Il rischio di una stagnazione prolungata è più forte nel Centro-Sud, la cui economia dipende, in misura maggiore rispetto a Nord, da servizi in settori quali commercio al dettaglio, turismo, ristorazione e servizi professionali e personali. Inoltre, la forza lavoro italiana è fortemente sbilanciata verso le forme atipiche (come lavoro autonomo, temporaneo, part-time e informale) più esposte agli effetti negativi di un calo prolungato dell’attività economica1 La profonda crisi causata da Covid-19 si aggiunge agli altri numerosi problemi che l’economia e la società italiana stanno già affrontando. A parte l’onere del debito pubblico, la radice dei problemi italiani risiede in ben note fragilità strutturali che hanno pesato per oltre due decenni sulla crescita economica. La crescita della produttività e il tasso di occupazione, nonostante i recenti aumenti, sono rimasti tra i più bassi nell’area OCSE dall’inizio del secolo, minando alla base la crescita del reddito pro capite. 1 Andrea Garnero. Sostenere posti di lavoro e aziende: un ponte verso la fase di ripresa. Marzo 2021 https://www.oecd.org/coronavirus/policy-responses/supporting-jobs-and-companies-a-bridge-to-the-recovery-phase- 08962553/
  • 9. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 9 Per invertire in modo durevole queste tendenze l’Italia deve affrontare due sfide correlate: migliorare la riallocazione delle risorse e irrobustire le competenze, in particolare della digitalizzazione; tali fragilità rischiano ora di aumentare il costo economico e sociale della crisi e ostacolano la ripresa economica. Tuttavia, affrontare queste fragilità può essere un’opportunità per le politiche pubbliche per recuperare i ritardi e affrontare le debolezze accumulate nel passato. Se ben concepite, politiche volte ad attenuare gli effetti della crisi possono contribuire a rimuovere gli ostacoli che per troppo tempo hanno frenato la crescita economica dell’Italia.2 Al momento della stesura di questo elaborato, il virus ha ucciso a livello mondiale circa 168 milioni di persone3 e nei paesi OCSE si stima che causerà nel 2020 un calo del PIL del 4,18%4 , con un raddoppio del tasso di disoccupazione, nonostante le misure di emergenza adottate in molti paesi per preservare l’occupazione. Secondo il Covid-19 Policy Tracker dell’OCSE, l’Italia ha adottato tra le più severe misure di confinamento tra tutti i paesi OCSE, riducendo notevolmente la mobilità di persone e merci, proibendo eventi pubblici, chiudendo scuole e università, oltreché imprese non essenziali. Il PIL italiano è diminuito di quasi il 5% nel primo trimestre 2020, il risultato del secondo trimestre ha fatto registrare il valore più basso dal primo trimestre 1995, periodo di inizio dell'attuale serie storica. La variazione per il 2020, espressa in termini di diminuzione del valore aggiunto in tutti i comparti produttivi, dall'agricoltura, silvicoltura e pesca, all'industria, al complesso dei servizi, è pari a -14,7%5 . Ciò riflette gli effetti diretti del blocco della produzione e il calo dei consumi privati, nonché il crollo della fiducia dei consumatori. Le misure di confinamento hanno determinato un blocco delle attività economiche che generano oltre il 50% del valore aggiunto industriale italiano e circa il 65% delle esportazioni. 2 Giuseppe Nicoletti, OECD (2001), OECD Reviews of Regulatory Reform: Regulatory Reform in Italy 2001 (Summary in Italian), OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/9789264192676-sum-it. 3 European Centre for Disease Prevention and Control, COVID-19 situation update for the EU/EEA https://www.ecdc.europa.eu/en/-distribution-2019-ncov-cases 4 Organitasion for economic co-operation and devolpment. Economic Outlook 2020: https://stats.oecd.org/viewhtml.aspx?datasetcode=EO108_INTERNET&lang=en 5 Istat, II trimestre 2020: ttps://www.istat.it/it/files//2020/08/CET_20q2.pdf
  • 10. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 10 Analogamente ai principali partner europei, per l’Italia si prevede una marcata contrazione del PIL nel 2020 (-8,9%) e una ripresa parziale nel 2021 (+4,0%)6 . L’evoluzione dell’input di lavoro, misurato in termini di ULA7 , seguirebbe quella del PIL, con un’ampia riduzione nel 2020 (-10,0%) e una ripresa parziale nel 2021 (+3,6%)8 . L’andamento del mercato del lavoro risentirebbe del processo di ricomposizione tra disoccupati e inattivi oltre che della progressiva normalizzazione dei provvedimenti a sostegno dell’occupazione. Come è evidente, l’attuale quadro previsivo risulta fortemente condizionato dall’evoluzione dell’emergenza sanitaria, dalla disponibilità e tempistica di somministrazione del vaccino. Allo stesso tempo la definizione delle misure legate al NGEU potrebbero rappresentare un ulteriore e robusto stimolo agli investimenti. FIGURA 1. Prodotto Interno Lordo, indici concatenati I trimestre 2008 – III trimestre 2020, indici destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario (anno di riferimento 2015) Fonte: Istat9 6 Istat, le prospettive per l’economia italiana nel 2020-21. Dicembre 2020 https://www.istat.it/it/files//2020/12/Previsioni-economia-dic-2020.pdf 7 Numero di unità-lavorative-anno 8 Istat, le prospettive per l’economia italiana nel 2020-21. Dicembre 2020: https://www.istat.it/it/files//2020/12/Previsioni-economia-dic-2020.pdf 9 Istat. Conti economici trimestrali. Dicembre 2020 https://www.istat.it/it/files//2020/12/CET_20q3.pdf
  • 11. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 11 Al momento della redazione di questo paragrafo10 , per attenuare gli effetti della crisi su imprese e famiglie, il governo italiano ha varato due pacchetti di misure economiche e sociali per un importo complessivo di 7,5 miliardi di euro (4,2% del PIL del 201911 ). Le misure mirano a migliorare la liquidità delle imprese attraverso il rinvio di scadenze del fisco, nonché tagli fiscali e crediti d’imposta mirati. Introducono una moratoria sulle istanze fallimentari, e mettono a disposizione oltre 530 miliardi di euro come garanzie sui crediti bancari. Tuttavia, se da un lato è vero che politiche economiche appropriate possono contribuire a una ripresa forte e sostenuta, rimettendo in pista l’economia e le finanze italiane, dall’altro bisogna considerare che le misure di sostegno e gli stimoli macroeconomici, sebbene necessari, non possono durare a lungo e devono essere accompagnati da riforme strutturali in diversi settori. Le misure attuali, puramente di emergenza, dovranno essere progettate per rafforzare la capacità e gli incentivi a produrre e lavorare12 nel nuovo contesto economico e sociale creato dal Covid-19. In questo scenario, i paesi, le impresi e gli individui che saranno in grado di adattarsi al nuovo contesto economico e sociale avranno maggiori probabilità di riprendersi più rapidamente. Per quanto riguarda l’Italia, ciò dipenderà anche dalla capacità di affrontare alcune debolezze strutturali del suo sistema economico. Come è noto, però, il processo di riallocazione delle risorse verso i settori e le imprese a più alta intensità di conoscenza, che sono i principali motori di crescita nelle economie avanzate, è ancora lento. A ciò si aggiunga per l’Italia l’insufficienza, sia dal lato dell’offerta sia del lato della domanda, di quelle competenze richieste dalla “knowledge economy13 ”, come attestato dal basso livello di digitalizzazione, sia del settore pubblico che del privato, rispetto ad altri paesi dell'OCSE, per cui si pone come necessario anche in questo ambito accelerare il processo di cambiamento. 10 Gennaio 2021 11 Istat, conti economici nazionali anni 2018-19. Settembre 2020: https://www.aranagenzia.it/attachments/article/10778/ContiNazionali_settembre_2020.pdf 12 Assolombarda e confindustria canavese. Investire sul capitale umano. Giugno 2020 .https://www.assolombarda.it/servizi/formazione/documenti/il-futuro-della-formazione 13 La conoscenza è crescita. Andrew Wyckoff. Direttore per la scienza,la tecnologia e industria. Ocse 2013: https://www.oecd.org/innovation/knowledge-is-growth.htm
  • 12. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 12 1.2. Il sostegno alle imprese e all’occupazione L’economia italiana ha tradizionalmente incontrato difficoltà nella riallocazione del lavoro e del capitale verso i settori e le imprese più produttive14 . Negli ultimi due decenni, il contributo della riallocazione tra settori alla crescita della produttività aggregata è stato pressoché nullo15 , mentre l’incapacità delle migliori imprese italiane di crescere a livelli simili a quelli di altri paesi avanzati ha limitato l’apporto alla crescita della produttività. Ciò ha contribuito ad aggravare il noto nanismo16 delle imprese italiane. Il problema dell’incapacità dell’impresa italiana di raggiungere le dimensioni grandi o medio- grandi che caratterizzano i paesi di più antica industrializzazione, era già stato chiaramente messo in evidenza da Giorgio Fuà, quarant’anni fa, in cui i motivi del ritardo dell’industria italiana erano dovuti soprattutto a due concomitanti carenze, quella organizzativa-imprenditoriale (fattore O-I) e quella delle “social capabilities”17 . Abramovitz ha sottolineato l'importanza delle capacità sociali nell'adozione e nella diffusione delle tecnologie. Ha inoltre affermato che la misura in cui il capitale umano contribuisce alla crescita economica dipenderà almeno in parte dalle capacità sociali di un Paese. Le capacità sociali includono fattori che consentono agli agenti economici di utilizzare il loro potenziale, come la qualità delle istituzioni, che si riflette, ad esempio, nella qualità della governance. In altre parole, affinché i paesi tecnologicamente in ritardo raggiungano i leader, hanno bisogno non solo di capitale umano, ma anche di istituzioni ben funzionanti18 La crisi da Covid-19 ha reso ancor più lampante la necessità di rendere efficiente la riallocazione delle risorse. La maggior parte delle imprese manifatturiere che operano sui mercati globali sta risentendo del calo generalizzato della domanda registrato in tutti i paesi e si confronta con possibili cambiamenti permanenti nelle catene globali del valore, ad esempio nel settore 14 Nicoletti G. (2018) “La produttività”, Il Mulino 15 Ocse, strategia per le competenze dell’ocse. Sintesi del rapporto Italia (2017): https://www.oecd.org/skills/nationalskillsstrategies/Strategia-per-le-Competenze-dell-OCSE-Italia-2017-Sintesi-del- Rapporto.pdf 16 Istituto Adriano Olivetti. Il nanismo delle imprese italiane di Valeriano Balloni (2019): http://istao.it/il-nanismo-delle-imprese-italiane/ 17 Ali, M .; Egbetokun, A .; Memon, MH Human Capital, Social Capabilities and Economic Growth. Economie 2018: https://www.mdpi.com/2227-7099/6/1/2/pdf 18 ISTAO – Facoltà di Economia “G. Fuà”. Crescita, benessere e compiti dell’economia politica Lezione Magistrale del Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. Novembre 2010 https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2010/draghi_51110_ancona.pdf
  • 13. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 13 sanitario e farmaceutico. Inoltre, alcuni settori, come quelli dei servizi legati al turismo (viaggi, ospitalità, ristorazione, arte e attività ricreativa) ed al commercio stanno conoscendo grandi cambiamenti considerando le misure di social distancing19 ed il cambiamento delle preferenze dei consumatori. Per questo motivo sarà opportuno riallocare le risorse dai settori in declino verso altri in grado di meglio assorbire lo shock, come i servizi che fanno un uso intensivo delle tecnologie digitali (informazione e comunicazione, piattaforme digitali, R&S), mentre all’interno dei singoli settori industriali, le risorse dovranno fluire verso quelle imprese che hanno un migliore capacità organizzative e maggiori prospettive di crescita. Sul piano della ricerca e innovazione ICT, secondo quanto si evince dal rapporto realizzato da Anitec-Assinform (Associazione per l’Information and Communication Technology di Confindustria) con la partecipazione di Apre (Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea), per guadagnare una posizione di leadership tecnologica ed essere competitiva con gli altri paesi europei l’Italia dovrà aumentare, nei prossimi 3 anni, l’investimento privato in ricerca, sviluppo e innovazione nel settore ICT di almeno 3,5 miliardi e gli stanziamenti pubblici per attività di R&S in ambito ICT di quasi mezzo miliardo. Serviranno, inoltre, almeno 6.500 ricercatori in più20 . All’interno di questo scenario si collocano le misure adottate dal governo per fronteggiare questa crisi, di cui tratteremo diffusamente nel prossimo capitolo. In relazione al mercato del lavoro, qui è sufficiente ricordare che tali misure hanno rafforzato e esteso la cassa integrazione a tutte le imprese e lavoratori dipendenti e sospeso i licenziamenti per motivi economici e/o organizzativi, e che il numero di lavoratori scoraggiati (coloro che hanno abbandonato la forza lavoro) è aumentato vertiginosamente, mentre le ore di lavoro sono diminuite del 25-30% durante il confinamento21 . Tuttavia, trovare il giusto equilibrio tra le misure volte a preservare i posti di lavoro esistenti e quelle per facilitare la riallocazione è difficile, sebbene l’esperienza 19 Johns Hopkins medicine. Coronavirus, Social and Physical Distancing and Self-Quarantine by Lisa Lockerd Maragakis. Giugno 2020: https://www.hopkinsmedicine.org/health/conditions-and- diseases/coronavirus/coronavirus-social-distancing-and-self-quarantine 20 Innovation post. Ict, per stare al passo con l’Europa servono 3,5 miliardi di investimenti all’anno in ricerca e innovazione di Michelle Crisantemi. Ottobre 2020: https://www.anitec-assinform.it/kdocs/1990734/2020101495205771.pdf 21 Inps, aggiornamento dati cassa integrazione al 23 Aprile 2020: https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=53629
  • 14. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 14 internazionale offre al riguardo alcuni suggerimenti, tra cui l’ampliamento della copertura dell’indennità di disoccupazione, almeno nella fase di ripresa 22 . Anche in Italia, il Jobs Act23 ha esteso l’indennità di disoccupazione, ma c’è ancora ampio spazio per migliorare ulteriormente la copertura (ad esempio ai lavoratori con contratti atipici)24 . Inoltre, le politiche attive di ricerca del lavoro e formazione potrebbero essere rafforzate25 , mentre i lavoratori che beneficiano della CIG o di qualsiasi altra misura di protezione potrebbero essere incoraggiati a intraprendere corsi di formazione per migliorare le competenze digitale e consentire loro di trovare nuovi lavori legati alle tecnologie digitali. La ricollocazione dei lavoratori verso le imprese e i settori con le migliori prospettive di crescita potrebbe poi prevenire un ulteriore ampliamento delle disparità regionali e persino contribuire a ridurle nel medio termine. Un altro ambito importante su cui si stanno concentrando le attenzioni del governo è quello delle PMI che in Italia sono state particolarmente esposte agli effetti di breve e lungo periodo delle misure di social distancing. La quota di microimprese, infatti, è circa del 95%26 , superiore di oltre 10 punti percentuali rispetto altri paesi OCSE, come USA e Francia. Tra queste imprese, la quota a gestione famigliare è del 66%27 , quasi sei volte più grande del Regno Unito. Molte di queste aziende in questa crisi stanno dovendo affrontare gravi problemi di liquidità causati dal calo dell’attività, oltre alle difficoltà di gestione dei loro occupati data la poca familiarità con le tecnologie digitale che non rende facile il ricorso a modalità operative come lo smart working). Al riguardo, recenti studi suggeriscono che una quota compresa tra 17% e 33% delle imprese italiane potrebbero far fronte a seri problemi di liquidità28 . Analogamente, il rapporto OCSE (2020) mostra 22 Oecd, Policy Responses to Coronavirus (Covid-19). Flattening the unemployment curve policies to support workers’ income and promote a speedy labour market recovery. Giugno 2020: http://www.oecd.org/coronavirus/policy-responses/flattening-the-unemployment-curve-policies-to-support-workers- income-and-promote-a-speedy-labour-market-recovery-3dbd4087/ 23 Jobs act, mlps: http://www.jobsact.lavoro.gov.it/Pagine/default.aspx 24 Isfol, l’Italia fra jobs act ed Europa 2020. Rapporto di monitoraggio del mercato del lavoro 2015. (2016): https://www.cliclavoro.gov.it/Barometro-Del- Lavoro/Documents/2016/Rapporto_monitoraggio_mercato_del_lavoro_ISFOL_2015.pdf 25 Ocde, Newsroom: L'Italia deve aumentare i fondi per le politiche attive e rafforzare la cooperazione e l’integrazione dei servizi per impiego per aiutare chi cerca lavoro: https://www.oecd.org/newsroom/l-italia-deve-aumentare-i-fondi-per-le-politiche-attive-e-rafforzare-la- cooperazione-e-l-integrazione-dei-servizi-per-impiego-per-aiutare-chi-cerca-lavoro.htm 26 Istat, censimenti permanenti imprese 2019 https://www.istat.it/it/files/2020/02/Report-primi-risultati- censimento-imprese.pdf 27 Aidaf, le imprese familiari in Italia (2018): https://www.aidaf.it/aidaf/le-imprese-familiari/ 28 OECD GFP Web Seminar, Friday, 5, June 2020. F. Schivardi: https://www.oecd.org/global-forum- productivity/webinars/SchivardiLiquidityOECD.pdf
  • 15. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 15 che la quota d’imprese italiane che si trova a fronteggiare problemi di liquidità è tra le maggiori dell’EU 27. Sia aggiunga che molte di queste imprese hanno un basso potenziale di crescita; di conseguenza le crisi di liquidità possono facilmente condurre ad uno stato di insolvenza. FIGURA 2. Gli effetti del Coronavirus sulle imprese Entro fine 2020, per classe di addetti, valori percentuali . Fonte: Istat29 29 Istat. Situazioni e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19. Dicembre 2020 https://www.istat.it/it/files/2020/12/REPORT-COVID-IMPRESE-DICEMBRE.pdf
  • 16. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 16 Il governo ha anche intrapreso specifiche azioni al fine di evitare che un elevato indebitamento da parte delle imprese possa compromettere la loro vita nel momento attuale e deprimere gli investimenti futuri. Questo è il caso, ad esempio, di Alitalia30, per cui con decreto è stata autorizzata la costituzione di una nuova società interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze ovvero controllata da una società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta, subordinando, ovviamente, l’efficacia della disposizione all'autorizzazione della Commissione europea. Altro intervento è l’istituzione di un fondo (Patrimonio destinato) da parte della Cassa Depositi e Prestiti che consentirà iniezioni di capitale pubblico per le imprese private in difficoltà31 I meccanismi di sostegno alle imprese in difficoltà devono, tuttavia, essere accompagnati da una velocizzazione delle procedure, al fine di garantire che le imprese in difficoltà possano essere rapidamente ristrutturate o liquidate. Da questo punto di vista appaiono rilevanti le disposizioni della direttive dell’Unione Europea32 del 2019. Purtroppo, però, l’Italia non ha ancora adottato le disposizioni dell'UE e si trova ad affrontare la potenziale ondata di insolvenze con un obsoleto codice fallimentare (in vigore da 70 anni) la cui adozione ha dimostrato di essere spesso lenta, costosa ed inefficace. Le iniezioni di capitale potrebbero essere un’opzione migliore, perché il rendimento sarebbe più strettamente legato alle prospettive di crescita e redditività delle imprese, consentendo quindi di discriminare meglio tra le imprese sane e quelle che non lo sono. Per questo motivo, sarebbe utile promuovere la trasformazione dei debiti in partecipazioni azionarie, anche se questi strumenti sono utilizzati più comunemente dalle grandi società quotate che dalle PMI. Le piccole e medie imprese potrebbero beneficiare di prestiti con rimborso legati agli utili futuri33 . 30 Decreto-legge 19 Maggio 2020 n34. Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonche' di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/05/19/20G00052/sg (Art 202 comma 4) 31 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/05/19/20G00052/sg (Art 26-27) 32 DIRETTIVA (UE) 2019/1023 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 20 giugno 2019 riguardante i quadri di ristrutturazione preventiva, l'esdebitazione e le interdizioni, e le misure volte ad aumentare l'efficacia delle procedure di ristrutturazione, insolvenza ed esdebitazione, e che modifica la direttiva (UE) 2017/1132 (direttiva sulla ristrutturazione e sull'insolvenza): https://www.chiomenti.net/public/files/0/Direttiva-2019-1023-ristrutturazione-e-insolvenza.pdf 33 Camera dei deputati, sevizio studi XVIII Legislatura. Gli aiuti di stato nell’auttuale epidemia da Covid, il quadro europeo: https://www.camera.it/temiap/documentazione/temi/pdf/1211696.pdf?_1586257783260 (Pag 13- 14)
  • 17. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 17 In linea con tale obiettivi si è proposta l’istituzione del Fondo Azionario Pandemico Europeo34 a supporto delle grandi imprese. Anche la creazione di fondi d’investimento presso Cassa Depositi e Prestiti finalizzati all’iniezione temporanea di capitale in imprese di medie e grandi dimensioni segue questa logica. A questo riguardo, Tomas Kozluk35 , senior economist presso l’OCSE a Parigi, ha raccomandato ai governi di imporre rigidi piani di risanamento alle imprese che beneficiano di interventi statali e al contempo di stabilire condizioni chiare ed esplicite per l'uscita dalla proprietà statale. 34 Commissione europea, piano per la ripresa dell’europa: https://ec.europa.eu/info/strategy/recovery-plan- europe_it 35 VoxEU.org by CEPR to promote "research-based policy analysis and commentary by leading economists. State ownership will gain importance as a result of COVID-19. Luglio 2020: https://voxeu.org/article/state-ownership-will-gain-importance-result-Covid-19
  • 18. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 18 1.3. L’impatto sul settore produttivo Come si diceva, l’economia italiana, al pari delle altre economie mondiali, è stata travolta a partire dal primo trimestre del 2020 da un forte shock da domanda e da offerta connesso al diffondersi del Covid-19. Tale shock, i cui effetti sono ancora in corso, è scaturito dal congiunto verificarsi di due eventi: la chiusura temporanea della maggior parte delle attività produttive e la riduzione della domanda della stragrande maggioranza di beni e servizi causata sia dalla crisi di reddito che da atteggiamenti prudenziali, considerando anche la concreta impossibilità di fruire di molti servizi. Sul piano dell’offerta, l’interruzione delle attività produttive è stata accompagnata da una riduzione della disponibilità sul mercato dei beni intermedi per molte filiere produttive che perciò sono state colpite nella loro interezza, malgrado alcuni loro segmenti avrebbero potuto eventualmente continuare ad operare. Tra il 23 ottobre e il 16 novembre 2020, è stata condotta la seconda edizione della rilevazione “Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-1936 ” con l’obiettivo di aggiornare le informazioni raccolte nella prima edizione e consentire nuove valutazioni in merito agli effetti della pandemia sull’attività delle imprese e le loro prospettive. In questo rapporto vengono fornite a cittadini, operatori economici e decisori pubblici, evidenze statistiche di elevata qualità su come le nostre imprese stanno vivendo questa difficile fase della storia del Paese, con particolare riferimento all’impatto economico, finanziario e alle prospettive future. Inoltre, una specifica attenzione è stata data alle conseguenze che l’emergenza sanitaria ha avuto sull’utilizzo delle tecnologie digitali da parte delle imprese, così come all’importanza per le imprese delle misure adottate fino a giugno 2020. I quattro quinti delle imprese oggetto di indagine (804 mila, pari al 78,9% del totale) sono microimprese (con 3-9 addetti in organico), 189 mila (pari al 18,6%) appartengono al segmento delle piccole (10-49 addetti) mentre sono circa 22 mila quelle medie (50-249 addetti) e 3 mila le grandi (250 addetti e oltre) che insieme rappresentano il 2,6% del totale. Più della metà delle imprese è attiva al Nord (il 52,7%) il 21,5% al Centro e il 25,9% nel Mezzogiorno. Nel corso della rilevazione, il 68,9% delle imprese ha dichiarato di essere in piena attività, il 23,9% di essere parzialmente aperta - svolgendo la propria attività in condizioni limitate in termini di spazi, orari 36 Istat, situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria covid-19. Dicembre 2020: https://www.istat.it/it/files//2020/12/REPORT-COVID-IMPRESE-DICEMBRE.pdf
  • 19. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 19 e accesso della clientela. Il 7,2% ha invece dichiarato di essere chiuso: si tratta di circa 73 mila imprese, che pesano per il 4,0% dell’occupazione. Tra le imprese che hanno dichiarato di essere chiuse, 55 mila prevedono di riaprire mentre 17 mila (pari all’1,7% delle imprese e allo 0,9% degli occupati) non prevedono una riapertura. L’85% delle unità produttive che si dichiarano chiuse sono microimprese e si concentrano nel settore dei servizi non commerciali (58 mila unità, pari al 12,5% del totale), in cui è elevata anche la quota di quelle parzialmente aperte (35,2%). Le attività sportive e di intrattenimento presentano la più alta incidenza di chiusura, seguite dai servizi alberghieri e ricettivi e dalle case da gioco. Una quota significativa di imprese attualmente non operative si riscontra anche nel settore della ristorazione (circa 30 mila imprese di cui 5 mila non prevedono di riprendere) e in quello del commercio al dettaglio (7 mila imprese). Il 28,3% degli esercizi al dettaglio chiusi non prevede di riaprire rispetto all’11,3% delle strutture ricettive, al 14,6% delle attività sportive e di intrattenimento e al 17,3% delle imprese di servizi di ristorazione non operative. Tra le imprese attualmente non operative, quelle presenti nel Mezzogiorno sono a maggior rischio di chiusura definitiva: il 31,9% delle imprese chiuse (pari a 6 mila unità) prevede di non riaprire, rispetto al 27,6% del Centro, al 23% del Nord-ovest e al 13,8% del Nord-est (24% in Italia). A settembre 2020, secondo i dati ANFIA37 , la produzione dell’industria auto motiva italiana nel suo insieme ha registrato un calo di circa il 4%, mentre ha chiuso i primi nove mesi del 2020 a -30,9%. Da notare il caso Tesla che, nonostante i mercati in contrazione, ha messo a segno il suo miglior risultato di sempre, in crescita del 36%38 rispetto al 2019, ponendo al centro delle sue vendite le vetture elettrificate (NEV - New Energy Vehicle) e il ruolo della sostenibilità. 37 Anfia, focus italia mercato autovetture. Novembre 2020: https://www.anfia.it/it/component/jdownloads/send/2-mercato-autovetture/234-112020-italia-focus-mercato-auto 38 Wallstreetitalia.it. Tesla sfiora il suo target: quasi 500mila le auto vendute nel 2020. Di Alberto Battaglia (2021): https://www.wallstreetitalia.com/tesla-vendite/
  • 20. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 20 1.4 Alcune considerazioni di politica economica europea Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, i danni che il Covid-19 sta causando in sono ben rilevati da diverse grandezze economiche. E quindi in Italia, come in ogni parte del mondo, si sta cercando di attivare le leve giuste per aiutare le economie dei diversi paesi, sia quelli avanzati che in via di sviluppo, perché l’impatto della pandemia in un mondo globalizzato implica che “isole felici” non ce ne saranno. Allo stesso tempo, a più di un decennio dall’ultima crisi finanziaria globale, la “cassetta degli attrezzi”, in termini di policy attualmente a disposizione dei decisori, sembra essere migliorata e affinata per timing e dimensione, sebbene tutto sembri troppo poco rispetto alla mole del problema da affrontare. A livello europeo, la Bce ha presentato un nuovo programma di acquisto titoli39 da 750 miliardi di euro. L’Unione Europea, dal canto suo, sta cercando di trovare nuove vie non solo allentando i vincoli del patto di stabilità e consentendo il ricorso a fondi pubblici a sostegno del capitale privato, ma anche attivando diverse modalità di intervento attraverso con meccanismi del tipo Sure40 , Esm41 , Recovery Fund42 , Solidary Fund43 , mentre i singoli paesi, liberi dai vincoli europei, stanno approntando massicci piani di sostegno agendo sui loro bilanci interni. In un quadro istituzionale così complesso, può essere perciò utile leggere le scelte di policy fatte dal Governo italiano rispetto alle azioni messe in atto dai principali paesi partner (Germania, Francia, Regno Unito, Belgio, Spagna, Olanda e USA). Ciò per comprendere meglio, almeno su di un piano generale, le azioni intraprese nel medio periodo rispetto a quelle di altri paesi. Questo confronto mostra chiaramente che l’Italia, dati gli elevati livelli di indebitamento pubblico, non ha potuto fare leva su manovre fiscali così vaste come quelle di altri paesi (USA, Germania, UK), né in termini assoluti, né in percentuale al PIL. 39 European Central Bank. Pandemic emergency purchase programme (PEPP): https://www.ecb.europa.eu/mopo/implement/pepp/html/index.en.html 40 European commission. SURE Lo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza: https://ec.europa.eu/info/business-economy-euro/economic-and-fiscal-policy-coordination/financial-assistance- eu/funding-mechanisms-and-facilities/sure_it 41 Esm.europa.eu. ESM PANDEMIC CRISIS SUPPORT: https://www.esm.europa.eu/content/europe-response-corona-crisis 42 European commission. Piano per la ripresa dell’europa: https://ec.europa.eu/info/strategy/recovery-plan-europe_it 43 European commision. Eu Solidarity Fund: https://ec.europa.eu/regional_policy/en/funding/solidarity-fund/
  • 21. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 21 Il quadro di bilancio indica che, includendo gli effetti dei prossimi provvedimenti, l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche quest’anno salirà al 10,4 per cento del PIL, mentre il debito pubblico raggiungerà il livello più alto della storia repubblicana, il 155,7 per cento del PIL44 . Tuttavia, il nostro Paese è uno di quelli che ha investito maggiormente su misure di differimento dei pagamenti e sulla leva dei prestiti, delle garanzie e del supporto alle esportazioni45 , agendo in percentuale sul PIL, su ordini di grandezza simili a quelli della Germania. Questo anche in ragione del fatto che il primo lockdown italiano è stato tra quelli più stringenti, per cui è stato necessario garantire ampie iniezioni di liquidità nei confronti di privati e di aziende in difficoltà. Un altro aspetto interessante è che, in generale, le misure dispiegate tendono ad assomigliarsi, per cui si osserva un elevato grado di convergenza “qualitativa”, anche se dal punto di vista “quantitativo” alcuni paesi come Germania e USA hanno potuto fare molto di più di tutti gli altri. Infatti, quasi tutte le misure includono: -Introduzione della cassa integrazione o misure similari -Supporto alle partite Iva -Differimento di scadenze fiscali/mutui/debiti -Azioni mirate ad iniettare liquidità nelle PMI tramite prestiti agevolati. -Potenziamento del sistema sanitario -Supporto alle startup (Francia, Germania) -Acquisti di partecipazione alle imprese (Germania, USA) -Allargamento/rifinanziamento di programmi di aiuti alimentari (Italia, Spagna, USA) -Supporto all’export e ai lavoratori domestici (Italia, Spagna). Naturalmente tutto ciò si basa su un’immane impulso fiscale, e dunque su interventi sul deficit di bilancio, che, come si accennava prima, è differente nei diversi paesi. In Germania tale impulso è stato infatti, del 7%, mentre negli Stati Uniti si è raggiunto il 9% del PIL. In Italia, il sostegno è stato invece poco inferiore al 5% del nostro PIL, e percentuali simili o più basse si sono avute anche negli altri paesi46 . 44 MEF, Documento di economia e finanza 2020: http://www.dt.mef.gov.it/modules/documenti_it/analisi_progammazione/documenti_programmatici/def_2020/DEF_ 2020_Sez-I-Programma_di_Stabilitx.pdf 45 Sace. Rapporto export 2020. Una ripartenza all’insegna dell’export https://www.sacesimest.it/docs/default- source/ufficio-studi/pubblicazioni/rapporto-export-2020_web.pdf?sfvrsn=bcb9dfbe_2 46 Confindustria.it. Consistenti le risposte di bilancio dei paesi all'emergenza Covid-19: in Italia lenta e frammentata. Di P.Carapella, A.Fontana e L.Scaperrotta. Giugno 2020: https://bit.ly/3fQnaFW
  • 22. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 22 1.5 Le risposte dell’Unione Europea alla crisi pandemica: NGEU & PNRR Quando il virus ha iniziato a prendere piede in Europa, bloccando milioni di persone a causa dei vari lockdown nazionali, la situazione è diventata insostenibile per i paesi membri dell’unione e dunque il Consiglio europeo al fine di sostenere gli stati colpiti dalla pandemia ha lanciato due pacchetti di misure: Coronavirus Response Investment Initiative47 e Coronavirus Response Investment Iniziative plus48 , che attingono alle risorse della politica di coesione. Attraverso una serie di modifiche legislative, la Commissione europea ha consentito a tutti gli Stati membri di riprogrammare le risorse già a disposizione nell’ambito dei programmi operativi cofinanziati, nazionali e regionali, verso nuovi interventi di supporto ai lavoratori e alle imprese. In particolare, l’UE ha consentito che il principale fondo di sostegno alle politiche sociali, il Fondo Sociale Europeo, possa supportare anche il finanziamento di sussidi alla disoccupazione, sebbene da agganciare anche ad interventi di politica attiva non appena la situazione lo consentirà. A questo proposito è stato istituito alla fine del vertice europeo del luglio 2020, il Next Generation EU, che per la prima volta nella storia europea sarà finanziato con emissione di debito comune49 . Il NGEU è un programma di portata e ambizione inedite, che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale; migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori; e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale. Il nostro Paese deve modernizzare la sua Pubblica amministrazione, rafforzare il suo sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze. Il fondo europeo può essere l’occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni poiché l’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del NGEU, il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di Europa (REACT-EU). Il solo RRF garantisce risorse per 191,5 miliardi 47 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, misure specifiche volte a mobilitare gli investimenti nei sistemi sanitari degli Stati membri e in altri settori delle loro economie in risposta all'epidemia di COVID-19 (Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus). Marzo 2020: https://eur-lex.europa.eu/legal- content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32020R0460 48 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, misure specifiche volte a fornire flessibilità eccezionale nell'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei in risposta all'epidemia di COVID-19. Aprile 2020: https://eur- lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32020R0558 49 Ec.europa.eu. Piano per la ripresa dell’Europa. https://ec.europa.eu/info/strategy/recovery-plan-europe_it
  • 23. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 23 di euro, da impiegare nel periodo 2021-2026, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto. Il Dispositivo RRF richiede agli Stati membri di presentare un pacchetto di investimenti e riforme - il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)50 . Nel settembre 2020, il Comitato interministeriale per gli Affari Europei (CIAE) ha approvato una proposta di Linee Guida per la redazione del PNRR51 , che è stata sottoposta all’esame del Parlamento italiano. Il 13 e 14 ottobre 2020 le Camere si sono pronunciate con un atto di indirizzo che invitava il Governo a predisporre il Piano garantendo un ampio coinvolgimento del settore privato, degli enti locali e delle forze produttive del Paese. Il Governo ha provveduto ad una riscrittura del Piano, anche alla luce delle osservazioni del Parlamento. Il 27 e 29 Aprile è stato approvato rispettivamente dal parlamento e dal governo52 ed è ora oggetto di valutazione da parte dell'Esecutivo UE, insieme ad altri 18 piani dei membri dell’unione. Da parte sua il Parlamento UE, con una risoluzione non legislativa approvata in plenaria il 20 maggio, chiede di esercitare un controllo democratico sul Recovery, visionando almeno una sintesi dei Piani nazionali presentati dagli Stati membri e verificando il buon utilizzo dei fondi europei. Per quanto concerne le prime iniezioni di liquidità, secondo quanto dichiarato dal vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, un primo gruppo di PNRR potrebbe arrivare già a giugno all'attenzione del Consiglio, che avrà un mese di tempo per approvarli e sbloccare così l'erogazione dei pre- finanziamenti entro luglio53 . 50 Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020 https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pdf 51 Politicheeuropee.gov.it Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. 16 Settembre 2020 http://www.politicheeuropee.gov.it/it/comunicazione/notizie/linee-guida-pnrr/ 52 Governo.it. Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 16. 29 Aprile 2021arriv https://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-16/16759 53 Europarl.europa.eu Risposte del vicepresidente esecutivo per un'economia al servizio delle persone, Valdis Dombrovskis, alle interrogazioni scritte del Parlamento europeo. 10 Maggio 2021 https://www.europarl.europa.eu/news/files/commissionners/valdis-dombrovskis/it-dombrovskis-written-questions- and-answers.pdf
  • 24. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 24 Lo sforzo di rilancio dell’Italia delineato dal presente Piano si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale. - La digitalizzazione e l’innovazione di processi, prodotti e servizi rappresentano un fattore determinante della trasformazione del Paese e devono caratterizzare ogni politica di riforma del Piano. L’Italia ha accumulato un considerevole ritardo in questo campo, sia nelle competenze dei cittadini, sia nell’adozione delle tecnologie digitali nel sistema produttivo e nei servizi pubblici. - La transizione ecologica, come indicato dall’Agenda 2030 dell’ONU e dai nuovi obiettivi europei per il 2030, è alla base del nuovo modello di sviluppo italiano ed europeo. Intervenire per ridurre le emissioni inquinanti, prevenire e contrastare il dissesto del territorio, minimizzare l’impatto sull’ambiente delle attività produttive è necessario per migliorare la qualità della vita e la sicurezza ambientale, oltre che per lasciare un Paese più verde e una economia più sostenibile alle generazioni future. Anche la transizione ecologica può costituire un importante fattore per accrescere la competitività del nostro sistema produttivo, incentivare l’avvio di attività imprenditoriali nuove e ad alto valore aggiunto e favorire la creazione di occupazione stabile. - Il terzo asse strategico è l’inclusione sociale. Garantire una piena inclusione sociale è fondamentale per migliorare la coesione territoriale, aiutare la crescita dell’economia e superare diseguaglianze profonde spesso accentuate dalla pandemia. Le tre priorità principali sono la parità di genere, la protezione e la valorizzazione dei giovani e il superamento dei divari territoriali. L’empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere, l’accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani e il riequilibrio territoriale lo sviluppo del Mezzogiorno non sono unicamente affidate a singoli interventi, ma perseguiti in tutte le componenti del PNRR.
  • 25. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 25 Il piano italiano si articola in 6 Missioni e 16 Componenti e beneficia della stretta interlocuzione avvenuta in questi mesi con il Parlamento e con la Commissione Europea, sulla base del Regolamento RRF. Le sei Missioni del Piano sono: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Queste missioni a loro volta comprendono una serie di componenti funzionali per realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo, articolate in linee di intervento che comprendono una serie di progetti, investimenti e riforme collegate54 . 54 Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020 https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pdf
  • 26. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 26 TABELLA 1. Allocazione delle risorse RRF a Missioni e composizione del PNRR per missioni e componenti Fonte: Governo.it. Piano Nazionale Di Ripresa e Resilienza55 55 Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020 https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pd
  • 27. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 27 1.6 Le conseguenze economiche per il Mezzogiorno Nessun territorio uscirà illeso da questa crisi, con ripercussioni negative differenti rispetto all’incidenza economica di alcuni settori nelle diverse regioni. Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna sono maggiormente penalizzate in relazione all’alta vocazione manifatturiera e alla specializzazione metalmeccanica, mentre l’elevato peso che il turismo ha per l’Italia sta condizionando negativamente il settore. Le Marche scontano anche gli effetti della crisi attraversata da qualche anno da alcuni importanti settori della regione come moda e casa. Cali del PIL elevati, ma di intensità inferiori alle altre regioni, sono attesi per il Lazio e gran parte delle regioni del Mezzogiorno, come Abruzzo, Molise, Sicilia, Sardegna, Puglia e Calabria56 , dove è più elevato il peso di attività non commerciali, come Pubblica amministrazione, istruzione, sanità e del settore agro-alimentare. Inoltre, alcune di queste regioni, pur essendo interessate al turismo, mostrano una prevalenza di presenza italiane, che si presume torneranno alla normalità prima di quelle straniere. In generale per il Mezzogiorno si stima una intensità inferiore del calo del PIL, 9% a fronte del 9,8% del Centro-Nord57. Considerando invece le stime per il 2021, si rileva una ripartenza disomogenea. È evidente che strutture regionali più mature, strutturate e integrate nei contesti internazionali se da un lato subiscono un maggior impatto negativo a causa della crisi, dall’altro riusciranno a ripartire con più slancio. Il Mezzogiorno sconta, quindi, il peso di molte debolezze della sua struttura economica che rallenteranno la capacità di ripresa, rischiando di ampliare le distanze dal Centro-Nord, alimentate anche durante la precedente crisi finanziaria e non ancora recuperate. Ricordiamo anche che l’economia meridionale ha ancora molto da riconquistare rispetto al 2007 e la sua capacità di spinta, apparsa pronunciata negli ultimi anni, si è poi affievolita. Posto pari a 500 il dato del 2007, l’indice sintetico dell’economia meridionale58 al 2019 è ancora al di sotto di questo valore, 56 Studi e Ricerche per il Mezzogiorno. Resilienza e sviluppo nel mezzogiorno: settori, aree e linee prospettiche. Dicembre 2020: https://www.sr-m.it/p/check-up-mezzogiorno-dicembre-2020/ 57 Agenzia per la coesione territoriale. Rapporto Svimez 2020: dalle risorse della politica di coesione e del Recovery Fund un’opportunità di rilancio per l’economia del Mezzogiorno: https://www.agenziacoesione.gov.it/news_istituzionali/rapporto-svimez- 2020/#:~:text=Secondo%20le%20previsioni%20Svimez%2C%20%E2%80%9Cnel,regioni%20meridionali%20sar% C3%A0%20del%209%25. 58 È un indice composito calcolato come somma dei valori indicizzati al 2007 di alcune importanti variabili macroeconomiche: PIL (valori concatenati, anno base 2015), Investimenti fissi lordi, imprese attive, Export, Occupati
  • 28. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 28 diversamente dal resto che Paese che con un indice di 509,5 mostra di aver recuperato le perdite registrate nel corso della precedente crisi. FIGURA 3. Indice sintetico delle principali variabili economiche tra il 2007 ed il 2019 Fonte: Confindustria e SRM su fonti varie59 Malgrado i timori sulle reali capacità di ripresa del Mezzogiorno per le note difficoltà economiche e le debolezze strutturali, per cui sarà molto più contenuta, la crisi può diventare una vera occasione di sviluppo per il Mezzogiorno se si considerano alcuni elementi. Il ruolo strategico del Mezzogiorno nell’ambito dei nuovi equilibri e tendenze delle catene globali del valore, per l’attrattività internazionale delle sue produzioni di punta anche e soprattutto da parte dei mercati vicini. Ciò vale ancora di più se si tiene conto non solo della sua partecipazione diretta agli cambi commerciali internazionali, ma anche indiretta (attraverso il rapporto di subfornitura con le imprese del Centro-Nord). Inoltre, alcuni fattori stanno incidendo in maniera importante sulle scelte localizzative delle imprese che, favorendo processi di regionalizzazione, stanno accentuando la centralità dell’area del Mediterraneo, divenuta strategica anche rispetto ad alcune infrastrutture di trasporto. 59 Sr-m.it Check-up Mezzogiorno, resilienza e sviluppo nel mezzogiorno settori aree e linee prospettiche. Dicembre 2020. https://www.sr-m.it/p/resilienza-e-sviluppo-nel-mezzogiorno-settori-aree-e-linee-prospettiche/
  • 29. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 29 Si aggiunga che, Il PNRR costituisce un’occasione per il rilancio del Sud Italia e per la ripresa del processo di convergenza con le aree più sviluppate del Paese. Il Piano, in complementarità con la programmazione dei fondi strutturali 2021-2027, mette disposizione del Sud una capacità di spesa e di investimento straordinaria per puntare, in coerenza con le linee guida di Next Generation EU, al riequilibrio territoriale e al rilancio del suo sviluppo. Di seguito i punti sui quali ci si propone di intervenire indicati nel documento come “missioni” che si intende perseguire La Missione 1 permette di intervenire sulla produttività delle PMI del Mezzogiorno e di migliorare la connettività nelle zone rurali e nelle aree interne. Gli interventi sulla transizione ecologica della Missione 2 contribuiscono al superamento dei divari territoriali. In particolare, le raccomandazioni specifiche della Commissione Europea sull’Italia invitano a investire al Sud sulle infrastrutture per la gestione dei rifiuti e le infrastrutture idriche. La qualità delle infrastrutture è al centro della Missione 3, che risponde anche alle raccomandazioni specifiche della Commissione Europea del 2019. Gli investimenti rafforzano le infrastrutture del Mezzogiorno, in particolare strade porti e alta velocità ferroviaria, per una quota di oltre il 50 per cento, contribuendo anche a migliorare l’occupazione in tutta la catena logistica. Nella Missione 4, i progetti relativi ad asili, lotta all’abbandono scolastico, edilizia scolastica e contrasto alla povertà educativa hanno un forte impatto al Sud. Nella Missione 5, le misure che rafforzano i servizi essenziali e incidono il divario di connettività e digitalizzazione nelle aree marginali sono diretti ad aumentare l’attrattività dei territori a maggior rischio di spopolamento, migliorare le opportunità di lavoro e costruire opportunità per le nuove generazioni. Nella Missione 6, la riorganizzazione delle politiche della salute attraverso investimenti e riforme contribuisce a superare i divari tra i diversi sistemi sanitari regionali60 . Siamo, dunque, di fronte ad una straordinaria opportunità che, se adeguatamente supportata dall’azione politica, potrebbe non solo rilanciare l’economia del Paese, ma anche di avviare quei profondi cambiamenti strutturali di cui il Mezzogiorno ha bisogno, tra cui il rafforzamento della struttura di impresa ed il potenziamento dei fattori strategici che fanno parte del nuovo paradigma competitivo ovvero innovazione, formazione, internazionalizzazione. 60 Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020 https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pdf
  • 30. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 30 1.7. La digitalizzazione come chiave per promuovere la crescita a lungo termine Le tecnologie digitali e le immobilizzazione immateriali associate, come le competenze e il capitale organizzativo sono i principali motori della crescita della produttività a lungo termine nelle economie avanzate61. Progettare la risposta alla pandemia con politiche capaci di promuovere la digitalizzazione è fondamentale per migliorare la resilienza del sistema produttivo62 e del mercato del lavoro, accelerare la ripresa e stimolare la crescita a lungo termine del PIL. Nei paesi OCSE, le tecnologie digitali stanno consentendo a imprese e famiglie di continuare a produrre e lavorare durante il confinamento, mitigando così il calo dell’attività economica e l’aumento della disoccupazione. Inoltre, stanno garantendo la continuità di molti servizi pubblici e facilitando l’accesso alle misure adottate per sostenere l’occupazione e alleggerire la carenza di liquidità delle imprese. In termini di digitalizzazione, l’Italia ha affrontato la crisi con un ampio ritardo rispetto alla maggior parte dei paesi OCSE63 . Le imprese e la Pubblica amministrazione, infatti, sono state più lente nell’adottare tecnologie digitali a causa di tre fattori principali. - In prima istanza, il management delle imprese italiane, in particolare delle PMI, è spesso riluttante ad adottare tecnologie digitali e trasformare di conseguenza il proprio sistema produttivo e lavorativo. Le imprese a conduzione famigliare devono superare difficili ostacoli per realizzare gli investimenti complementari in competenze e capitale organizzativo che le tecnologie digitali richiedono64 . Di conseguenza, l’Italia è ben al di sotto della medie UE-28 (collocandosi al 25° posto) nell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società65 61 Banca D’Italia, dipartimento di economia e statistica. Economia Digitale di Riccardo Cristadoro. Dicembre 2019: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/focus-on/2019/FocusOn_1_2019.pdf 62 Focusindustria.com. Resilienza e digitalizzazione, la trasformazione digitale come input per poter ripartire. Settembre 2020: https://www.focusindustria40.com/resilienza-e-digitalizzazione/ 63 OECD Skills Outlook 2019. L’Italia a confronto con altri paesi. https://www.oecd.org/italy/Skills-Outlook-Italy-IT.pdf 64 Andrews, D., G. Nicoletti and C. Timiliotis (2018), "Digital technology diffusion: A matter of capabilities, incentives or both?", OECD Economics Department Working Papers, No. 1476, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/7c542c16-en.Andrews: https://www.oecd-ilibrary.org/economics/digital-technology- diffusion_7c542c16-en 65 European commission, desi raking 2020 https://d110erj175o600.cloudfront.net/wp-content/uploads/2020/06/report-italia.pdf
  • 31. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 31 FIGURA 4. Indice di digitalizzazione dell’economia e della società Fonte: Indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI66 ) 2020 - In seconda istanza, l’Italia è tra i paesi dell’OCSE in cui è più alta la quota di individui privi di competenze digitale di base e che fanno poco uso delle tecnologie digitali. Solo il 44% degli adulti (di età compresa tra i 16 e i 74 anni) ha competenze digitali di base (contro il 57% dell’UE)67 e tre persone su dieci non utilizzano internet regolarmente. Anche il sistema scolastico italiano è in ritardo nell’integrare competenze e tecnologie digitali nei programmi di studio e nella pedagogia. Il numero di laureati in discipline STEM (Indagine sul profilo dei laureati 201868 ) è basso rispetto ad altri paesi OCSE. Inoltre, i sistemi di apprendimento permanente sono carenti e in generale fanno troppo poco per costruire e migliorare le competenze digitali degli adulti. - In terza istanza, la rete internet a banda larga e ad alta velocità, fondamentale per l’adozione delle tecnologie digitali, è ancora poco sviluppata. A metà 2019, l’Italia contava meno di 30 abbonamenti a internet a banda larga per 100 abitanti, misura decisamente rispetto ad altri paesi OCSE dove è di circa 45 (Svizzera, Francia, Danimarca e Paesi Bassi). Nello stesso anno, solo il 18% degli abbonamenti era ad alta velocità (superiore a 100 Mbits/s) contro una media 66 https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/policies/desi-italy 67 European commission, Human Capital. Digital inclusion and skills report 2019: https://ec.europa.eu/newsroom/dae/document.cfm?doc_id=59976 68 Almalaurea con il sostegno del miur. XX Indagine profilo dei laureati 2017. Sintesi del rapporto 2018: https://www.almalaurea.it/sites/almalaurea.it/files/docs/universita/profilo/profilo2018/almalaurea_sintesi_profilo_la ureati2018.pdf
  • 32. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 32 OCSE del 40% (Pubblicazione Desi, 2020). Il piano strategico per la Banda Ultra-Larga varato nel 2015, che mira ad estendere l’infrastruttura all'85% della popolazione entro il 2020, è fortemente in ritardo, tanto che ancora solo una percentuale molto bassa dei Comuni oggetto del Piano ha avuto accesso ai nuovi servizi. L’interazione di questi fattori ha contribuito a mantenere l’Italia in una posizione di basse qualificazioni e bassi livelli tecnologi, con conseguente bassa produttività e bassa crescita dei salari. Negli ultimi vent’anni, infatti, la crescita della produttività in Italia è rimasta stagnante e questo, insieme alla debolezza degli investimenti, ha pesato molto sulla crescita di lungo periodo (OCSE, 2019). Poiché le politiche hanno un ruolo importante nel promuovere la digitalizzazione69 , la Missione 1 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si pone l’obiettivo di dare un impulso decisivo al rilancio della competitività e della produttività del Sistema Paese. Per vincere una sfida di questa entità è necessario orchestrare un intervento profondo, che agisca su più elementi chiave del nostro sistema economico: partendo dalla connettività per cittadini, imprese e Pubblica amministrazione e coinvolgendo tutto il sistema produttivo, il vero motore dell’economia ed infine valorizzando nel miglior modo possibile gli ambiti di cultura e turismo, che sono l’immagine e il brand del Paese. I vantaggi in termini di produttività possono essere cospicui. Colmare il divario con i paesi aventi il maggior numero di connessioni ad internet a banda ad alta velocità e con le migliori competenze potrebbe migliorare in tre anni la produttività media a livello d’impresa del 3,5%, mentre una più ampia somministrazione di servizi pubblici attraverso tecnologie digitali può invece contribuire a stimolare la produttività dell’1%70. La digitalizzazione e l’innovazione sono centrali nel PNRR poiché riguardano trasversalmente tutte le missioni. La digitalizzazione è infatti una necessità pervasiva, come sottolineato dall’atto di indirizzo formulato dal Parlamento: riguarda il continuo e necessario aggiornamento tecnologico nei processi produttivi; riguarda le infrastrutture nel loro complesso, da quelle energetiche a quelle dei trasporti, dove i sistemi di monitoraggio con sensori e piattaforme dati rappresentano un archetipo innovativo di gestione in qualità e sicurezza degli asset (Missioni 2 e 3); riguarda la scuola nei suoi programmi didattici, nelle competenze di docenti e studenti, nelle 69 Andrews, D., G. Nicoletti and C. Timiliotis (2018), "Digital technology diffusion: A matter of capabilities, incentives or both?", OECD Economics Department Working Papers, No. 1476, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/7c542c16-en. 70 Sorbe, S., et al. (2019), "Digital Dividend: Policies to Harness the Productivity Potential of Digital Technologies", OECD Economic Policy Papers, No. 26, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/273176bc-en.
  • 33. Lo scenario economico di fronte alla sfida del Covid-19 • 33 sue funzioni amministrative, nei suoi edifici (Missione 4); riguarda la sanità nelle sue infrastrutture ospedaliere, nei dispositivi medici, nelle competenze e nell’aggiornamento del personale, al fine di garantire il miglior livello di sanità pubblica a tutti i cittadini (Missioni 5 e 6)71 . 71 Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020 https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pdf
  • 34.
  • 35. La sfida al mercato del lavoro • 35 CAPITOLO 2: La sfida al mercato del lavoro Premessa Le severe misure di contenimento introdotte da molti paesi allo scoppio della pandemia Covid- 19 per ridurre le occasioni di contagio sono riuscite a limitare la diffusione del virus e a contenere il numero di vittime, ma, insieme alla paura e all’incertezza legati alla crescita dei contagi, hanno inferto un duro colpo ai diversi settori produttivi, mettendo alla prova la tenuta dei mercati del lavoro di molti paesi. L’introduzione di forti limitazioni alla mobilità e all’attività economica a partire da marzo 2020 ha costretto migliaia di imprese a reinventare la propria organizzazione del lavoro, mentre le statistiche socioeconomiche hanno cominciato a registrare andamenti negativi. Negli Stati Uniti, cinque settimane di pandemia hanno cancellato dieci anni di ininterrotta crescita occupazionale, anche se la ripresa potrebbe essere più rapida rispetto a quando visto dopo le precedenti crisi, dal momento che la maggior parte dei licenziamenti è stata per ora temporanea. In Italia, le cifre sono state finora meno drammatiche, ma l’impatto è stato altrettanto forte. Il massiccio ricorso alla cassa integrazione e il divieto di licenziamento hanno evitato un’esplosione della disoccupazione, ma i dati sulle attivazioni e cessazioni dei contratti di lavoro mostrano come, nei primi mesi della crisi, siano stati cancellati posti di lavoro a una velocità maggiore che nelle settimane più dure della crisi del 2008. Fin da metà marzo, l’Italia ha messo in campo un insieme di misure senza precedenti per contenere gli effetti occupazionali e sociali della crisi, introducendo nuovi strumenti per sostenere la liquidità delle imprese, salvaguardare i posti di lavoro e sostenere i redditi delle famiglie. Tuttavia, l’attuazione di alcune di queste misure risulta di difficile attuazione, ponendo seri problemi per l’accesso degli aventi diritto. Questo capitolo presenta un primo quadro dell’impatto del Covid-19 sul mercato del lavoro italiano rispetto a quanto è avvenuto in altri paesi OCSE, nonché delle misure messe in campo da marzo a dicembre. Nel capitolo ci si sofferma anche a considerare alcune delle misure di politica economica che saranno necessarie nei prossimi mesi, tenendo in conto la grande incertezza che rimane sull’evoluzione futura della pandemia.
  • 36. La sfida al mercato del lavoro • 36 2.1. L’impatto iniziale L’International Labour Organisation (ILO) ha stimato che, nel picco della diffusione della pandemia tra marzo e aprile 2020, 2,7 miliardi di lavoratori (81% della forza lavoro globale) viva in paesi che hanno adottato misure totali o parziali di lockdown72 . Come diretta conseguenza, i dati dell’ILO mostrano che nel solo secondo trimestre del 2020 si è verificata una riduzione del monte ore lavorate del 6,7% a livello globale, con una perdita di 230 milioni di FTE73 , di cui 15 milioni riferibili al mercato europeo. D’altro canto, solo i quattro settori più esposti alla crisi74 – i servizi di alloggio e ristorazione, il trasporto e il magazzinaggio, la manifattura e il commercio (sia all’ingrosso che al dettaglio) – rappresentano il 38% della forza lavoro globale, ossia 1,25 miliardi di occupati. Per quanto concerne l’Italia, l’Istat ha stimato che gli occupati nei settori sospesi durante il primo lockdown75 sono stati 7 milioni e 332 mila (31,4% del totale76 ). In particolare, sono stati interessati il 78,6% degli occupati nel settore alberghi e ristorazione, il 72% degli occupati negli altri servizi per la collettività e le persone, il 60,7% nel settore delle costruzioni, il 56,4% nell’industria in senso stretto e il 43% nel commercio. Per converso, tutti i lavoratori dei cosiddetti servizi essenziali77 , sia pubblici che privati, sono rimasti attivi, insieme a tutti gli occupati della filiera alimentare, del settore dell’informazione e della comunicazione, dei trasporti e delle attività finanziarie e dei servizi professionali, per un totale di 16 milioni, sebbene molte attività sono state gestite da remoto per rispettare le misure di distanziamento sociale e limitare i contagi. Al di là dell’impatto macroeconomico del lockdown, è evidente che molti lavoratori sono anche a rischio di disoccupazione, non fosse altro perché la sospensione ha riguardato le attività dove sono proporzionalmente più concentrate le tipologie di lavoratori più deboli che, fra l’altro, sono quelle 72 ILO Monitor: COVID-19 and the world of work. Sixth edition. Updated estimates and analysis: https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---dcomm/documents/briefingnote/wcms_755910.pdf 73 “Full Time Equivalent”, unità di misura che equivale a una persona che lavora a tempo pieno (8 ore al giorno) 74 OECD, Dichiarazione congiunta del Comitato per l'assistenza allo sviluppo dell'OCSE sulla crisi del Covid- 19. Aprile 2020: https://www.oecd.org/dac/development-assistance-committee/daccovid19statement.htm 75 Dpcm 10 Aprile 2020: http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/Dpcm_20200410.pdf 76 10a Commissione industria, commercio e turismo. Congiuntura economica conseguente all’emergenza da Covid-19: https://www.istat.it/it/files//2020/04/Memoria-Istat-AS-445.pdf 77 Gazzetta Ufficiale Della Repubblica Italiana, Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale. 11 Marzo 2020: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2020/03/11/64/sg/pdf (Pag.6 – Art 1)
  • 37. La sfida al mercato del lavoro • 37 a più basso reddito78 . A titolo esemplificativo, i lavoratori a tempo determinato e part time, per i quali a livello nazionale fra marzo e aprile 2020 sono scaduti circa 400 mila79 contratti, sono più diffusi nei settori sospesi che in quelli rimasti attivi80 . Ed ugualmente vale per le categorie professionalmente più deboli (operai, apprendisti, giovani e lavoratori stranieri). A ciò si aggiunga il maggior rischio per tutti i lavoratori la cui attività difficilmente può essere svolta da remoto (ad esempio alcuni comparti del Manufacturing o del Retail, come risulta da una stima Inapp81 ). D’altro canto, il Centre for Economic Policy Research (CEPR82 ), in un suo recente studio sugli impatti del Covid sull’occupazione, riscontra che a livello globale sono i lavoratori con i redditi più bassi a subire di gran lunga il maggior rischio di disoccupazione, con importanti effetti distributivi di carattere regressivo, vale a dire di caduta di reddito maggiore per le famiglie a reddito più basso, e minore per quelle a reddito via via più elevato. E difatti, e almeno in Italia, la conseguenza di medio periodo del blocco delle attività produttive nella fase acuta della crisi, sarà l’inversione del fenomeno della polarizzazione asimmetrica83 del mercato del lavoro, nel senso che mentre tra il 2013 e 2017 il peso delle occupazioni poco qualificate sul totale è cresciuto quasi il doppio di quelle altamente qualificate, con una tendenziale dequalificazione della struttura occupazionale84 , è lecito ora attendersi che nei prossimi anni, almeno nei settori più colpiti dalla crisi Covid, i lavori a bassa qualifica diminuiranno mentre quelli ad alta qualifica rimarranno più stabili o continueranno a crescere in maniera marginale. 78 OECD: Coronavirus. From pandemic to recovery: Local employment and economic development. Aprile 2020: https://read.oecd-ilibrary.org/view/?ref=130_130810-m60ml0s4wf&title=From-pandemic-to-recovery-Local- employment-and-economic-development (Pag.7) 79 Banca d’Italia, bollettino economico numero 2/2020 Aprile https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/bollettino-economico/2020-2/boleco-2-2020.pdf (Pag.39) 80 Direzione Centrale Studi e Ricerche (DCSR) – INPS: Settori essenziali vs settori bloccati per la crisi pandemica:un’analisi dei rapporti di lavoro Uniemens https://www.inps.it/NuovoportaleINPS/default.aspx?itemdir=53804&lang=IT 81 Inapp Policy Brief, lavoratori a rischio di contagio da covid 19 e misure di contenimento dell’epidemia https://oa.inapp.org/xmlui/bitstream/handle/123456789/656/INAPP_Lavoratori_a%20rischio_contagio_Covid- 19_e_misure_contenimento_PB_16_2020-4.pdf?sequence=1&isAllowed=y. Aprile 2020 82 The large and unequal impact of COVID-19 on workers Abigail Adams-Prassl, Teodora Boneva, Marta Golin, Christopher Rauh 08 April 2020. https://voxeu.org/article/large-and-unequal-impact-covid-19-workers 83 Poles apart? How technology & globalisation have affected the global workforce. Andrea Salvatori and Paolo Falco. Sep05,2017 https://www.oecd-forum.org/posts/19894-poles-apart-how-technology-globalisation-have- affected-the-global-workforce 84 Occupazione in ripresa, però di bassa qualità. Emilio Reyneri, Settembre 2017: https://www.lavoce.info/archives/48649/occupazione-ripresa-la-qualita-bassa/
  • 38. La sfida al mercato del lavoro • 38 L’impatto iniziale del Covid-19 sul mercato del lavoro italiano è stato relativamente contenuto, come nella maggior parte degli altri paesi dell’Unione Europea85 . L’occupazione totale a marzo è diminuita solo dello 0,1% mentre ad aprile il calo è stato molto più consistente, 1,2%, come mai avvenuto durante la crisi finanziare globale del 2008, ma pur sempre limitato rispetto a quanto accaduto dall’altra parte dell’Atlantico. Negli Stati Uniti, il tasso di disoccupazione86 è balzato dal minimo storico di 3,5% di febbraio a 14,7% di aprile 2020, il livello più alto nella storia statistica (cioè dal Gennaio 1948). In Canada, il tasso di disoccupazione87 è aumentato da 5,6% a 13% tra febbraio e aprile. FIGURA 5. Tasso di disoccupazione Fonte: Istat88 Che cosa spiega numeri così diversi tra le due coste dell’Atlantico? Ci sono diversa ragioni. L’occupazione reagisce di solito con un certo ritardo al ciclo economico89 e benché questa volta l’impatto della crisi sul mercato del lavoro sia stato immediato, dato che molte imprese sono state 85 OECD Employment Outlook 2020 : Worker Security and the COVID-19 Crisis: https://www.oecd- ilibrary.org/sites/1686c758-en/1/2/4/index.html?itemId=/content/publication/1686c758- en&_csp_=fc80786ea6a3a7b4628d3f05b1e2e5d7&itemIGO=oecd&itemContentType=book 86 U.S. Bureau of Labor Statistics: https://www.bls.gov/web/laus/lauhsthl.htm 87 Statistics Canada, Labour Force Survey, November 2020: https://www150.statcan.gc.ca/n1/daily- quotidien/201204/dq201204a- eng.htm#:~:text=The%20unemployment%20rate%20fell%202.3,the%20lowest%20among%20the%20provinces. 88 Istat. Occupati e disoccupati. Marzo 2020 https://www.istat.it/it/files/2020/03/CS_Occupati-e-disoccupati_GENNAIO_2020.pdf 89 OECD Employment Outlook 2009, Tackling the Jobs Crisis: https://www.oecd- ilibrary.org/employment/oecd-employment-outlook-2009_empl_outlook-2009-en
  • 39. La sfida al mercato del lavoro • 39 costrette ad interrompere le loro attività per decreto governativo, la portata completa della crisi potrebbe non essere ancora pienamente visibile nei dati. La sorprendente eterogeneità tra i paesi OCSE90 , inoltre, riflette soprattutto differenze fondamentali nelle politiche messe in campo per attutire le ricadute economiche e sociali della crisi. Gli Stati Uniti puntano quasi tutto sulle indennità di disoccupazione per garantire un reddito a chi perde l’impiego, sperando che l’economia riprenda a crescere. Al contrario, la maggior parte dei paesi europei ha fatto ricorso massiccio a strumenti di mantenimento del posto di lavoro, come la cassa integrazione in Italia o il Kurzarbeit91 in Germania, che permettono ai lavoratori di restare legati alle imprese in temporanea difficoltà. Ci sono anche altre ragioni, più tecniche, per cui i tassi di disoccupazione in questa fase offrono solo un’indicazione parziale della portata della crisi del mercato del lavoro nei paesi dell’OCSE e dovrebbero essere letti con una certa cautela. In primo luogo, i dati basati su inchieste campionarie92 non sono necessariamente i più adatti a spiegare shock improvvisi, quale una pandemia, in termini di granularità e tempistica. La crisi Covid-19 ha generato problemi pratici anche alla produzione di statistiche sul mercato del lavoro in tutto il mondo. I call center, che raccolgono dati utilizzando la tecnica Cati93 , hanno dovuto ridurre la loro attività e le interviste faccia a faccia sono state interrotte. In Italia, ad esempio, ad aprile il numero di famiglie intervistate era inferiore del 10% rispetto agli anni precedenti, a causa delle restrizioni imposte per combattere la pandemia94 . In secondo luogo, le statistiche sulla disoccupazione risentono dei cambiamenti determinati dalle restrizioni imposte dai governi. Per essere considerati “disoccupati95 ” nelle statistiche ufficiali, una persona deve essere disponibile a lavorare e aver cercato attivamente un lavoro nella settimana di riferimento. Tra le restrizioni imposte dai governi e il timore di contagio, la ricerca fisica di un lavoro è stata fortemente ridotta; così, alcuni disoccupati sono diventati dal punto di vista statistico, inattivi. Infine, in tempi di crisi acuta, le statistiche sulla disoccupazione soffrono di un deficit di comparabilità96 tra paesi, perché i lavoratori che non sono al lavoro ma solo 90 OECD Unemployment Rates, News Release July 2020: https://www.oecd.org/sdd/labour- stats/unemployment-rates-oecd-09-2020.pdf (Pag. 3) 91 https://www.morningfuture.com/it/article/2020/07/15/kurzarbeit-sostegno-lavoro-germania/931/ 92 OpenEdition Journals, Le indagini campionarie del nuovo millennio: https://journals.openedition.org/qds/452#tocto1n2 93 IdSurvey, metodologie d’indagine cati: https://www.idsurvey.com/it/metodologie-indagine-cati/ 94 Istat, Occupati e disoccupati, 3 Giugno 2020: https://www.istat.it/it/files/2020/06/CS_Occupati_disoccupati_APRILE_2020.pdf (Pag. 16) 95 Istat, glossario: https://www.istat.it/it/files//2015/05/Glossario1.pdf 96 https://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/comparabilità/
  • 40. La sfida al mercato del lavoro • 40 temporalmente inattivi (in cassa integrazione, per esempio) sono classificati in maniera diversa: sono considerati “occupati” in Europa, ma disoccupati in Canada e negli Stati Uniti. Queste differenze metodologiche di solito non inficiano in maniera rilevante i dati ufficiali, tuttavia nel caso di crisi economiche di grande entità possono determinare scarti importanti nelle cifre che vengono pubblicate. Il panorama fin qui delineato fornisce alcune importanti indicazione relative al mercato del lavoro, soprattutto se considerato in parallelo agli effetti che si sono avuti sul PIL di cui si è detto nel capitolo precedente. Al riguardo, nel Documento di Economia e Finanza 202097 , approvato il 24 aprile dal Consiglio dei Ministri, si è stimato un aumento della disoccupazione98 fino al 11,6% nel 2020. Analogamente, il Fondo Monetario Internazionale99 parlava del 11.8%, stima poi abbassata al 9.8% (World Economic Outlook100 di ottobre 2020). Più in dettaglio, nel settore del turismo, dove si prevede la più alta percentuale di disoccupazione, secondo Unioncamere101 si concentrerà oltre la metà dei posti di lavori persi in Italia nel 2020. Nel settore dei trasporti, secondo Confetra102 , la crisi potrebbe causare la perdita di 300.000 posti di lavoro. Ed ancora, si stima che nel settore delle vendite di mezzi di trasporto vi sarà una contrazione delle immatricolazioni molto rilevante che metterà a serio rischio migliaia di aziende e circa 160.000 dipendenti103 . Nel settore dei pubblici esercizi104 , infine, si stima un rischio per oltre 50.000 imprese e i loro circa 350.000 posti di lavoro. Ad aprile 2020, il lockdown interessava circa oltre 4,5 miliardi di persone, accompagnata da una stima da parte del Fondo Monetario Internazionale105 di una caduta del PIL a livello globale del 97 MEF, documenti di finanza pubblica: https://www.mef.gov.it/documenti-pubblicazioni/doc-finanza- pubblica/index.html 98 Documento di economia e Finanza 2020: http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit-- i/Contabilit_e_finanza_pubblica/DEF/2020/Sez-II-AnalisiETendenzeDellaFinanzaPubblica.pdf (Pag. 20) 99 IMF, Unemployment rate: https://www.imf.org/external/datamapper/LUR@WEO/CZE/ITA 100 IMF, World economic outlook, a long and difficult ascent; Ottobre 2020: https://www.imf.org/- /media/Files/Publications/WEO/2020/October/English/text.ashx (Pag.75) 101 Unioncamere, coronavirus, lavoro: previsti oltre 420mila occupati in meno nel 2020; Aprile 2020: https://www.unioncamere.gov.it/P42A4434C160S123/coronavirus--lavoro--previsti-oltre-420mila-occupati-in- meno-nel-2020.htm 102 Confetra, Reagire subito. Il “dopoguerra” della logistica rischia di minare l’intera economia nazionale: https://www.confetra.com/wp-content/uploads/Confetra-aprile-2020.pdf 103 Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri. Aprile 2020: http://www.unrae.it/sala-stampa/altri- comunicati/4977/azzerato-il-mercato-delle-autovetture-in-italia-per-il-covid-19-unrae-stima-per-aprile-un-97-98-un- evento-senza-precedenti 104 FIPE, aprile 2020: https://www.fipe.it/comunicazione/note-per-la-stampa/item/7097-fipe-aperture-bar-e- ristoranti-dal-1-giugno-si-rischia-il-fallimento-della-ristorazione-italiana.html 105 World Economic Outlook Update, Giugno 2020: A Crisis Like No Other, An Uncertain Recovery https://bit.ly/3fGL0n
  • 41. La sfida al mercato del lavoro • 41 3% nel 2020 (flessione ben più acuta di quella dello 0,1% registrata nel 2009 a seguito della crisi finanziaria globale) e del 7,1% per l’Unione Europea, con una parziale ripresa del 4,8% nel 2021. Tabella 2. European Economies106 Fonte: IMF staff estimates107 106 Internation Monetary Found: World Economic Outlook, October 2020: A Long and Difficult Ascent. Imf.org https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2020/09/30/world-economic-outlook-october-2020 107 Real GDP: Real Gross Domestic Product è il Prodotto Interno Lordo reale (PIL) ed è una misura corretta per l'inflazione che riflette il valore di tutti i beni e servizi prodotti da un'economia in un dato anno (espresso in prezzi dell'anno base).
  • 42. La sfida al mercato del lavoro • 42 L’organizzazione Internazionale del Lavoro108 , dal canto suo, ha stimato per il primo trimestre 2020 rispetto all’ultimo trimestre 2019, una riduzione del 4,8% delle ore lavorate a livello globale (equivalente a circa 130 milioni di lavoratori a tempo pieno con una settimana lavorativa di 48ore), e per il secondo trimestre 2020, e sempre rispetto al trimestre pre-crisi, una riduzione globale ancor più marcata109 del 10.7% (equivalente a 305 milioni di lavoratori), infine abbiamo una diminuzione nel terzo trimestre che si attesta al 12,1%110 (pari a 345 milioni di posti di lavoro a tempo pieno). Anche l’export, infine, sarà penalizzato dalla riduzione generalizzata dei consumi, nonostante il 3% di crescita111 rilevato a Settembre 2020. Ed in fine, secondo il IV report pubblicato dall’Istat, nel quarto trimestre 2020, l’input di lavoro utilizzato complessivamente dal sistema economico (espresso dalle ore lavorate di Contabilità Nazionale) risulta in calo rispetto sia al trimestre precedente (-1,5%) sia allo stesso trimestre del 2019 (-7,5%); il PIL subisce una contrazione del - 1,9% e del -6,6%, rispettivamente112 . 108 ILO Monitor, COVID-19 and the world of work. Fourth edition. Updated estimates and analysis. Maggio 2020 https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---dcomm/documents/briefingnote/wcms_745963.pdf (Pag.4) 109 ILO Monitor, COVID-19 and the world of work. Fourth edition.Updated estimates and analysis. Maggio 2020 https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---dcomm/documents/briefingnote/wcms_745963.pdf (Pag.18) 110 Nota OIL COVID-19 e il mondo del lavoro. 6a edizione. Stime e analisi aggiornate. Settembre 2020: https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---europe/---ro-geneva/---ilo- rome/documents/publication/wcms_756017.pdf (Pag.5) 111 Istat, Commercio estero extra Ue. Settembre 2020: https://www.istat.it/it/files//2020/10/COE-extra- UE_senzaappr_settembre2020.docx.pdf
  • 43. La sfida al mercato del lavoro • 43 2.2 I gruppi più vulnerabili I gruppi di lavoratori più vulnerabili sono quelli che spesso si trovano maggiormente in difficoltà durante una crisi economica, in quanto sono i primi a perdere il lavoro e gli ultimi a ritrovarlo quando comincia la ripresa. La crisi ha accentuato le disuguaglianze preesistenti113 sul mercato del lavoro, specie nel caso di alcune categorie, come i lavoratori atipici, in quanto meno tutelati rispetto ai sistemi di protezione sociale esistenti114 . I lavoratori a basso salario, spesso anche con un basso livello di istruzione, sono tra quelli più colpiti della crisi. Eppure molti di loro hanno garantito la continuità dei servizi essenziali, spesso esponendosi al rischio di contagio nello svolgimento del lavoro115 . Da un altro lato, i lavoratori a basso salario che sono anche quelli più colpiti dalle chiusure imposte per legge perché occupati in funzioni meno suscettibili di essere svolte da casa. I lavoratori con contratti atipici116 , ovvero senza un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato e tempo pieno, sono particolarmente esposti alle perdite di lavoro e di reddito. Essi rappresentano fino al 470% del totale degli occupati nei settori più colpiti dalle restrizioni imposte dai governi dei paesi OCSE117 . I lavoratori autonomi, in particolare, sono sovra rappresentati in alcune dei settori sottoposti alle limitazioni o chiusi per decreto, ad esempio quelli dell’ospitalità e della cultura, e dei servizi alla persona. Lo stesso vale per molti lavoratori informali, compresi gli immigrati118 . 113 Intereconomics, Italy’s Political Upheaval and the Consequences of Inequality,2020: https://www.intereconomics.eu/contents/year/2020/number/1/article/italy-s-political-upheaval-and-the- consequences-of-inequality.html 114 Inca Cgil, progetto accessor. Il “posto” del lavoro atipico, un’analisi comparativa transnazionale. Novembre 2013: http://csdle.lex.unict.it/Archive/LW/Data%20reports%20and%20studies/Reports%20%20from%20Committee%20a nd%20Groups%20of%20Experts/20131203-095638_INCA_Dec13-ITpdf.pdf (Da pag. 2) 115 The lancet, The plight of essential workers during the COVID-19 pandemic, Maggio 2020: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)31200-9/fulltext 116 CISL, glossario del lavoro: https://www.cislpiemonte.it/glossario/atipico-lavoro/ 117 OECD, the impact of the covid-19 pandemic on jobs and icomes in G20 economies. Novembre 2020: https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---cabinet/documents/publication/wcms_756331.pdf (Pag.19) 118 European commission, Immigrant Key Workers: Their Contribution to Europe's COVID-19 Response. Aprile 2020: https://knowledge4policy.ec.europa.eu/publication/immigrant-key-workers-their-contribution-europes- covid-19-response_en
  • 44. La sfida al mercato del lavoro • 44 I giovani119 rischiano di essere, ancora una volta, tra i grandi perdenti della crisi, come avvenne per la crisi finanziaria del 2008. I laureati e diplomati del 2020 hanno terminato gli studi con scarse possibilità di trovare un’occupazione o un’esperienza lavorativa. Nel frattempo, molti trentenni stanno vivendo la seconda pesante crisi economica nella loro, ancora breve, carriera professionale. La letteratura economica mostra chiaramente come l’esperienza lavorativa dei primi anni abbia effetti di lunga durata nel prosieguo della carriera professionale in termini di minori opportunità occupazionali e salariali. I primi dati suggeriscono, infatti, che in Italia i giovani sono già stati pesantemente colpiti dagli effetti economici del Covid-19, in quando in genere occupano posti di lavoro meno sicuri, e sono sovra rappresentati tra i lavoratori dei settori maggiormente colpiti. Durante la crisi finanziaria del 2008, quasi un posto di lavoro su dieci occupato da giovani sotto i 30 anni è stato distrutto e la ripresa è stata molto lenta; ci è voluto un intero decennio120 , fino al 2017, prima che il tasso di disoccupazione giovanile tornasse al livello pre-crisi. Stando ai dati Istat di febbraio 2021, il tasso disoccupazione tra i 15-25enni è diminuito di 14,7 punti percentuali in un anno, oltre tre volte il valore nazionale. I 25-34enni hanno perso complessivamente 258 mila posti di lavoro dal febbraio scorso (-6,4 per cento) su un totale di 945 mila. Sono aumentati anche i giovani che non lavorano e non sono iscritti a nessun corso di studio o di formazione (Not in Education, Employment or Training - NEET). Se prima della pandemia i NEET erano circa 2.003.000, stando ai dati Istat riferiti al quarto trimestre del 2020, erano saliti a 2.066.000. La questione giovanile in Italia emerge nel confronto con gli altri Paesi europei. Secondo Eurostat, nella fascia di età tra 20-34 anni, l’Italia è il Paese con il più alto numero di NEET dell’Unione europea, il 27,8 per cento contro una media Ue del 16,4 per cento. La mancanza di prospettive certe e di opportunità di sviluppo si manifesta sia nell’elevato tasso di emigrazione giovanile, sia nei risultati dell’indagine OCSE-PISA che certificano i ritardi nelle competenze rispetto ad altri Paesi europei.121 Anche le donne sono particolarmente a rischio durante questa crisi, a differenza di quanto avvenne nel 2008, quando i settori più colpiti erano a predominanza maschile (in particolare 119 OECD, the impact of the covid-19 pandemic on jobs and icomes in G20 economies. Novembre 2020: https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---dgreports/---cabinet/documents/publication/wcms_756331.pdf (Pag. 17-18) 120 Statista, Tasso di disoccupazione in Italia 2008-2020: https://www.statista.com/statistics/531010/unemployment-rate-italy/ 121 Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020 https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pdf
  • 45. La sfida al mercato del lavoro • 45 l’edilizia e l’industria manifatturiera). Nonostante i notevoli progressi compiuti nella partecipazione femminile122 alla forza lavoro negli ultimi cinquant’anni, la posizione delle donne nel mercato del lavoro resta in media più debole rispetto a quella degli uomini, lasciandole più esposte al rischio di licenziamento. Inoltre, molti dei settori più direttamente colpiti dal Covid-19 sono anche quelli dove si trova il maggior numero di donne occupate, in particolare nei servizi. Alla luce di queste disuguaglianze, il Governo attraverso il Dipartimento per le Pari Opportunità intende lanciare entro il primo semestre 2021 una Strategia nazionale per la parità di genere 2021- 2026, in coerenza con la Strategia europea. La Strategia nazionale presenta cinque priorità (lavoro, reddito, competenze,tempo, potere) e punta, tra l’altro, alla risalita di cinque punti entro il 2026 nella classifica del Gender Equality Index dello European Institute for Gender Equality (attualmente l’Italia è al 14° posto, con un punteggio di 63,5 punti su 100, inferiore di 4,4 punti alla media UE)123 . Infine, la crisi determinata dal Covid-19 ha messo a nudo la vulnerabilità di molti posti di lavoro della Gig Economy (lavoratori a chiamata). Sebbene durante i periodi di confinamento alcune piattaforme hanno offerto nuove opportunità a lavoratori ed imprese questi lavori sono stati anche tra i più esposti allo shock dovuto alla crisi. Secondo un sondaggio condotto dall’AppJobs Institute, una piattaforma online per la ricerca di posti di lavoro via app in tutto il mondo, oltre la metà dei lavoratori della Gig Economy124 ha dichiarato di aver perso il lavoro; più di un quarto di essi ha visto diminuire le proprie ore di lavoro e quindi i propri introiti. Al tempo stesso, questi lavoratori “atipici” spesso non sono protetti dalle leggi sul lavoro, non possono accedere ai programmi di sostegno previsti per gli altri lavoratori e non hanno accesso all’indennità di disoccupazione o a congedi di malattia; in alcuni paesi, non possono neppure avere un’assicurazione sanitaria. 122 Istat, Febbraio 2020 https://www.istat.it/it/files//2020/02/Memoria_Istat_Audizione-26-febbraio-2020.pdf 123 Governo.it Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 30 Aprile 2020 https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pdf 124 Flexjobs, Cos'è la Gig Economy? Definizione, pro e contro, lavoro, 2020: https://www.flexjobs.com/blog/post/what-is-the-gig-economy-v2
  • 46. La sfida al mercato del lavoro • 46 2.3 Il divario tra Nord e Sud Come affermato, nella prima parte del 2020 l’offerta di lavoro si è drasticamente ridotta, anche in connessione con i provvedimenti di restrizione alla mobilità e con i significativi effetti di scoraggiamento causati dalla pandemia. La diminuzione è stata più marcata nel Mezzogiorno, dove il tasso di attività ha subito un calo di 2,3 punti percentuali nel complesso del primo semestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente125 . Il tasso di attività femminile è sceso più di quello maschile. Sull’ampliamento del differenziale di genere potrebbero aver influito, oltre al peggioramento delle prospettive occupazionali in settori in cui prevale la presenza femminile, anche le accresciute esigenze di cura dei familiari e dei figli, specialmente a seguito della chiusura delle scuole. La diminuzione di partecipazione femminile è stata più contenuta nel Nord: -2,0 punti percentuali nel primo semestre sul periodo corrispondente, a fronte del -2,7 e del -2,9126 , rispettivamente, nel Centro e nel Mezzogiorno. Questo risultato potrebbe trovare riscontro anche nelle maggiori possibilità di conciliazione tra vita lavorativa e familiare consentite dal lavoro a distanza che, in base alla tipologia di mansioni mediamente svolte, è più facilmente attuabile nelle regioni settentrionali. Anche l’offerta di lavoro dei giovani e di chi ha più bassi livelli di istruzione si è fortemente ridotta. Il calo dell’offerta di lavoro ha determinato un aumento significativo del tasso di disoccupazione, collocatosi nel secondo trimestre al 5,5 per cento nel Nord, al 6,0 nel Centro e al 15,1 nel Mezzogiorno. Proprio per le difficoltà e per gli effetti di scoraggiamento indotti dall’emergenza sanitaria, il numero di persone che non cercano un impiego ma sarebbero disponibili a lavorare, che si era ridotto negli anni precedenti, è tornato ad aumentare, raggiungendo nel secondo trimestre il 6,2 per cento delle forze lavoro al Nord, il 10,0 al Centro e il 31,3 nel Mezzogiorno. Nell’anno in corso le ripercussioni della crisi sanitaria sono state significative in tutte le macroaree, ma con intensità eterogenea; il numero di occupati è diminuito marcatamente nel Mezzogiorno, dove era più elevata la quota di lavoratori impiegati in posizioni temporanee e in settori più esposti agli effetti della pandemia, come quelli legati al turismo. I vincoli ai 125 Istat, il mercato del lavoro. Settembre 2020: https://www.istat.it/it/files/2020/09/Mercato-del-lavoro-II-trim_2020.pdf 126 Istat, occupati e disoccupati. Luglio 2020: https://www.istat.it/it/files//2020/07/CS_Occupati_disoccupati_GIUGNO_2020.pdf