RICADUTE OPERATIVE DELL’UTILIZZO DEL CSS
In Italia annualmente si producono oltre 32 mln,t di RU e il problema della loro gestione, già oggi particolarmente grave in alcune zone come la Campania – Lazio – Sicilia - Calabria, e destinato a peggiorare per la necessita di chiudere parte delle discariche dove attualmente vengono destinate 17 milioni di tonnellate annue.
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PROMEMORIA SULLE RICADUTE OPERATIVE DELL’UTILIZZO DEL CSS
In Italia annualmente si producono oltre 32 mln,t di RU e il problema della loro gestione, già oggi
particolarmente grave in alcune zone come la Campania – Lazio – Sicilia - Calabria, e destinato a
peggiorare per la necessita di chiudere parte delle discariche dove attualmente vengono destinate 17
milioni di tonnellate annue.
L’imperativo, perciò, e quello di ridurre drasticamente i quantitativi di RU avviati in discarica,
incrementando parallelamente il recupero di materia ed energia al pari di quanto avviene nei Paesi
europei più virtuosi.
Austria, Germania, Olanda e Svezia, i Paesi più virtuosi in Europa, combinano infatti elevati livelli
raccolta differenziata profondamente integrati ad alti tassi di recupero energetico.
In particolare, il mix ottimale per una gestione sostenibile dei rifiuti corrisponde circa ad un 50-60%
di recupero di materia (in primo luogo attraverso la raccolta differenziata per permettere il riuso, il
riciclo e il compostaggio delle rispettive frazioni), ed un 40-50% di recupero energetico.
In sostanza viene confermato come la soluzione del problema non può essere la semplice raccolta
differenziata, bensì occorre un insieme di azioni fra cui un ruolo decisivo e svolto dal recupero
energetico.
La produzione e combustione del CSS é sostenibile sotto il promo sociale perché la filiera del CSS
non e in contrasto con la raccolta differenziata. ed anzi si integra pienamente a questa ed al recupero
di maceria permettendo, durante la fase di produzione, di ricondurre al riciclo parte dei rifiuti
indifferenziati che sfuggono alla raccolta differenziata.
Per ogni tonnellata di rifiuti avviata alla produzione di CSS, circa un 25% é costituito da metalli,
vetro, plastiche pregiate e altri materiali che vengono recuperati nelle fasi di separazione.
Inoltre, l`uso di CSS nei cementifici si accompagna all`incremento di operatività dei
termovalorizzatori esistenti e non si pone in concorrenza a tali impianti poiché consente di portare a
recupero termico quelle frazioni di rifiuti che non vengono sfruttate dai termovalorizzatori, i quali
hanno funzione di recupero sulla frazione non differenziata dei rifiuti.
Il potere calorifico dei CSS, che varia sensibilmente, dipende dalla materia prima impiegata e viene
arricchito attraverso l’inserimento di plastiche, anche queste non più riciclabili; vengono spesso
impiegati anche rifiuti industriali.
Infine, il recupero energetico nei cementifici sfrutta impianti (forni e camini) già esistenti senza
doverne realizzare di nuovi: questo aspetto, legato alla sostituzione di combustibili fossili altrimenti
utilizzati, e da tenere in particolare attenzione anche rispetto alle attuali diffuse difficoltà di
accettazione sociale dei progetti energetici.
Sostenibilità ambientale
La filiera del CSS é sostenibile sotto il profilo ambientale, innanzitutto in termini di riduzione del
consumo di risorse naturali e di materie prime, consentendo di recuperare energia comunque
necessaria e prodotta a partire da fonti fossili. Ma è sostenibile dal punto di vista ambientale
soprattutto in termini di minori emissioni, perché sfrutta il semplice principio per cui la
combustione avviene direttamente a contatto con le materie prime, e molti composti, che
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in altri processi di combustione finirebbero nei fumi, sono in questo caso catturati dal prodotto
finale senza alternarne la qualità. Le analisi svolte presso l’impianto di Buzzi-Unicem a Robilante
in provincia di Cuneo confermano che non si verifica alcun rilascio di inquinanti dal prodotto e
dalle sue applicazioni.
Inoltre, grazie all`utilizzo di CSS negli impianti industriali che consumano i combustibili fossili, e
il caso del coke di petrolio nei cementifici, e possibile ottenere una sensibile riduzione delle
emissioni complessive di CO2:
ciò si accompagna peraltro ad un miglioramento della bolletta energetica nazionale.
Sostenibilità economica
Infine, la filiera del CSS non solo e sostenibile sotto il profilo economico, ma è addirittura virtuosa.
A livello macroeconomico. abbandonare in discarica ogni anno I7 m/t/a di rifiuti rappresenta uno
spreco economico enorme, oltre che un danno ambientale. ed assume connotati paradossali per un
Paese, come l’Italia, che ha da sempre un problema di forte dipendenza dalle importazioni di
energia dall`estero, aggravatosi negli ultimi armi a causa degli alti prezzi del petrolio.
Ogni anno in discarica vengono sprecate, tenendo conto del contenuto energetico dei rifiuti, circa
3,7 mln.tep (tonnellate equivalenti di petrolio), che equivalgono ad un valore di circa I,2 miliardi di
€ buttati in discarica ogni anno. Negli ultimi dieci anni la distruzione di ricchezza in discarica e
stata di 11 m/d.€.
Partendo da una stima del punto di indifferenza del CSS negli impianti industriali e dei costi di
conferimento dei rifiuti attualmente sostenuti dalle Amministrazioni Locali, si calcola che i
potenziali risparmi legati alla filiera del CSS siano di circa 40 €/t. Nella realtà spetterà alle
negoziazioni ad hoc e alle dinamiche del mercato locale stabilire i prezzi d’acquisto del CSS nei
cementifici, attribuendo ai diversi soggetti coinvolti parte di questi risparmi economici.
Complessivamente, i benefici economici del CSS sulla filiera di produzione e consumo ricadono per
La maggior parte (57-86% a seconda degli scenari) a vantaggio dei cittadini, riducendo i costi di
gestione dei rifiuti per le Amministrazioni Locali. Il resto dei benefici vanno a remunerare l’attività
di produzione dei CSS, nonché il loro utilizzo negli impianti industriali.
La produzione del CSS offre risparmi potenziali di costo molto ingenti soprattutto in Campania,
dove l’adeguamento degli impianti presenti ed una corretta produzione di CSS potrebbero portare a
riduzioni di costo per le Amministrazioni locali dell’ordine del 34-50%.
Le altre regioni che trarrebbero forti benefici sui costi di gestione dei RU sono Calabria (27-40%),
Lazio (24-35%) e Toscana (20-30%).
Mediamente, in Italia, i risparmi rispetto ai costi del 2009 sarebbero del 15-20%. I benefici nella
gestione dei RU si trasferiscono direttamente alle famiglie, poiché diminuiscono le tasse o tariffe
per i rifiuti, mediamente, in Italia, il beneficio per nucleo familiare sarebbe quasi del 20% sulla
tariffa media annuale per i rifiuti del 2009, per un valore medio nazionale di oltre un miliardo
€/anno.
In termini di sistema paese, ipotizzando una produzione nazionale a regime di 6,4 milioni di
tonnellate di CSS ottenuti da RU si otterrebbe un risparmio di circa 260 m|n.€/anno sulla bolletta
energetica del Paese, ed una riduzione delle emissioni di CO2 per circa 7,9 m/tanno.
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Sempre a livello macro, gli investimenti necessari nella filiera vengono stimati in circa 4 mld.€, e
sono in grado di attivare occupazione per oltre l5.000 addetti all’`anno sul periodo degli
investimenti. A questi occorre aggiungere gli occupati permanenti per l’attività di funzionamento
nei cementifici e negli stabilimenti di produzione del CSS valutati in oltre 1.000 unita.
La semplificazione delle procedure autorizzative, in parallelo ad una maggiore consapevolezza della
opinione pubblica circa gli effettivi benefici ambientali, sociali ed economici legati alla filiera del
CSS, potrebbero permettere di riallineare l’Italia alle best practices europee coerenti con gli
obiettivi individuati dalla UE in materia di gestione dei rifiuti.
Le possibilità di incenerimento dei rifiuti dopo la conversione in CSS, risiedono in:
• cementifici
• centrali termoelettriche alimentate a carbone;
• impianti dedicati per la combustione dei rifiuti (con o senza recupero termico).
le implicazioni ambientali ed economiche di una simile pratica.
Nell’ottica dell'ottimizzazione del ciclo di gestione dei RU tutte le soluzioni sono necessarie, poiché
nessuna di esse è in grado di essere risolutiva da sola. Inoltre, come principio fondamentale, é di or
sfruttare al meglio gli impianti di combustione già presenti sul territorio prima di procedere alla
realizzazione di nuove strutture.
Tuttavia, la combustione dei CSS nelle diverse tipologie di impianto assume caratteristiche molto
diverse in funzione:
• dei diversi processi tecnici di combustione;
• della diversa destinazione dei residui della combustione;
• del diverso grado di sostituzione di combustibili fossili.
Il diverso bilanciamento di questi fattori in ciascuna soluzione di combustione del CSS ha diverse
implicazioni sia sul piano ambientale che su quello economico e sociale.
La forte crescita della produzione di CSS dagli attuali 0,8 milioni di tonnellate ( anche se occorre
ancora chiamarli CDR) agli oltre 6 milioni di tonnellate all’anno del 2020 comporta numerosi
benefici sul ciclo di gestione dei rifiuti.
I benefici associati al maggior uso del CSS sono molteplici
• evitare il conferimento in discarica dei rifiuti (in diminuzione da I7 a 5 milioni di tonnellate);
• consentire un aumento della raccolta differenziata;
• contribuire al riciclo di materia (da 9.8 a I4 milioni di tonnellate);
• disporre di quei rifiuti non compatibili con la raccolta differenziata;
• stimolare l'attuazione della raccolta differenziata della frazione umida organica;
• ridurre i consumi dei combustibili fossili, in particolare di pet coke e carbone,
• incrementare la produzione di elettricità da fonti rinnovabili;
• ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera, per la parte biodegradabile di cui si compone il CSS.
La produzione di CSS da RU in Italia avviene in maniera bene distribuita in tutte le regioni. Il
quadro fornito di seguito, aggiornato all`ultimo anno disponibile (2009), evidenzia 58 impianti
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censiti (64 nel 2008), Gli impianti attivi sono tuttavia solamente 36 (40 nel 2008), mentre quelli
autorizzati ma che non hanno prodotto CSS sono 22.
La produzione effettiva di combustibile da rifiuti. a fronte di una potenzialità autorizzata di circa 6,4
milioni di tonnellate di rifiuti. e risultata nel 2009 pari a 792.682 tonnellate.
Una menzione particolare merita infine sicuramente il caso della Campania, soprattutto a seguito
dei purtroppo noti avvenimenti in materia gestione dei rifiuti. La situazione emergenziale che si è
riscontrata a Napoli in questi mesi e che perdura ormai da molti anni non si e risolta nemmeno
attraverso i numerosi interventi dello Stato e della Regione che hanno permesso la realizzazione di
sette impianti di trattamento dei rifiuti urbani e nei quali doveva essere prodotto anche CSS.
Questi impianti, a Battipaglia, Caivano, Calsalduni, Giugliano, Pianodardine, Santa Maria Capua
Vetere e Tufino, sono tuttavia attualmente destinati alla sola biostabilizzazione e selezione secco-
umido dei rifiuti urbani, e nonostante siano autorizzati a gestire complessivamente quasi 2,6 milioni
di t. di RU non possono, dunque, allo stato attuale, contribuire alla soluzione del problema dei rifiuti
in Campania né tantomeno alla conseguente riduzione delle tariffe legate al servizio di gestione dei
rifiuti. che potrebbe essere consistente.
In Italia, in particolare, l’incidenza del CSS nel mix energetico del settore cementiero, come è
ancora marginale e presenta ampi spazi di miglioramento. Nonostante il nostro Paese sia tra i
maggiori produttori mondiali di cemento, infatti, per quello che riguarda la diversificazione delle
fonti energetiche utilizzate negli impianti produttivi risulta ancora piuttosto arretrato, ponendosi
ancora lontano dai valori di sostituzione di combustibili fossili tradizionali con CSS registrati nei
Paesi Bassi (superiore all`80%), in Germania (oltre il 50%) e in Austria (quasi 40%).
Tali combustibili derivano da tecniche di trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti mirate
sostanzialmente ad ottenere uno o più prodotti finali che siano omogenei, stabili, igienizzati.
In pratica, la produzione di CSS avviene in tre fasi:
• una prima fase di blanda triturazione meccanica del rifiuto tal quale, per aumentarne la superficie
di evaporazione e di scambio della massa, ottenendo così un`accelerazione dei processi di bio
essiccamento successivi;
• una seconda fase di trattamento biologico della matrice precedentemente triturata, in cui avviene
una forte riduzione dell`umidità presente nel rifiuto in ingresso questo stadio avviene a mezzo di
aerazione forzata del rifiuto, sfruttando il calore sviluppato dalle reazioni biologiche aerobiche;
• una terza ed ultima fase, che in realtà consiste in una semplice raffinazione, anche attraverso la
separazione dei materiali ferrosi, non ferrosi e attraverso lettori ottici, anche della plastiche pregiate,
in cui il prodotto finale bioessiccato, dotato di buon potere calorifico, può essere utilizzato come
combustibile in impianti di combustione.
In generale e infatti possibile suddividere i processi di produzione di CSS in pre-trattamenti
meccanici (rompisacchi. triturazione, vagliatura), trattamenti biologici ( biossidazione e
maturazione) e post-trattamenti meccanici (vagliatura,separazione densimetrica, ottica e polare),
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II trattamento meccanico (pre e/o post trattamento del rifiuto) consiste essenzialmente in una
vagliatura del rifiuti tal quale per separare le diverse frazioni merceologiche e/o in un suo
condizionamento per raggiungere gli obiettivi di processo o gli standard di prodotto previsto dal
nuovo decreto.
Il trattamento biologico e invece un processo biologico volto a mineralizzare le componenti
organiche maggiormente degradabili (stabilizzazione) e a igienizzare per pastorizzazione del
prodotto.
Gli scopi dei trattamenti biologici sono quindi:
• raggiungere la stabilizzazione della sostanza organica (ossia la perdita di fermentescibilità)
mediante la mineralizzazione delle componenti organiche più facilmente degradabili, con
produzione finale di acqua ed anidride carbonica e loro allontanamento dal sistema;
• conseguire l'igienizzazi0ne della massa, debellando i fitopatogeni presenti nei residui vegetali,
nonché i patogeni umani veicolati presenti nel materiali di scarto (ad esempio nel fanghi civili);
• ridurre il volume e la massa dei materiali trattati.
Attualmente in Italia ed in Europa si possono identificare due tipologie di TMB delle frazioni
residue:
• trattamento a differenziazione di flussi in cui un pretrattamento meccanico del rifiuto in ingresso
all’impianto permette di ottenere una frazione "organica" (solitamente quella più fine) da destinarsi
a trattamento biologico e di una frazione secca (quella più grossolana) da destinarsi alla
valorizzazione energetica
• trattamento a flusso unico trattamenti meccanico biologici in cui tutto il rifiuto in ingresso
all'impianto subisce un trattamento biologico, mentre il trattamento meccanico si limita ad una
semplice frantumazione del rifiuto.
La perdita di peso del rifiuto tal quale avviene in parte durante la fase di essicazione, in cui il rifiuto
perde umidità per circa un 20-25% in peso, e in parte durante la fase finale di trattamento
meccanico, in cui il materiale già stabilizzato viene ulteriormente raffinato per una quota del 20-
32% in peso (ricavando le frazioni ferrose, non ferrose e inerti indesiderate ai fini della
combustione).
Lo spreco di energia nelle discariche
Le circa I7 mln.t di rifiuti che ogni anno finiscono in discarica rappresentano allo stesso tempo sia
un danno ambientale che uno spreco enorme di energia. Supponendo un contenuto medio dei RU di
2.200 kcal/kg, questo significa buttare 3.7 mln.t equivalenti di petrolio in discarica quando la
dipendenza italiana da importazioni di energia ammonta all’85%. Al valore del 2009 del petrolio di
322 €/t, si tratta di uno spreco di 1,2 mld. € all’anno; negli ultimi dieci anni, tenendo conto di una
produzione superiore e di prezzi del petrolio inferiori, lo spreco complessivo in discarica e stato di
11 miliardi di €. Lo stesso calcolo é possibile per il prossimo decennio, periodo per il quale, in
assenza di interventi più incisivi, e ipotizzabile una quantità annuale di rifiuti in discarica
dell’ordine delle 11 milioni t./anno che, con una previsione di prezzo del greggio medio nel futuro
di 548 €/t, porta ad un probabile spreco in discarica nel prossimo decennio di 13 miliardi di €.
Valorizzazione economica delle emissioni evitate di C0, sostituendo con il CSS il consumo di fonti
fossili
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Con un semplice calcolo del ciclo di vita del CSS circa le emissioni di CO2 nei cementifici e nelle
centrali e possibile stimare il risparmio di emissioni di CO2 a livello globale in base alle ipotesi di
impiego totale.
II calcolo della riduzione delle emissioni di CO2 nel cementifici viene effettuato in base ai seguenti
passaggi:
• il combustibile sostituito, coke da petrolio, ha un potere calorifico di 7.600 kcal/kg;
• supponendo un consumo nei cementifici di 2,3 mil.t di CSS, complessivamente il risparmio
potenziale di coke di petrolio raggiungerebbe 1,34 mln.t anno;
• le emissioni di CO2 per kg di coke sono ipotizzate a 2,96 kg, pertanto il risparmio di emissioni
per ogni kg di CSS é di l,75 kg CO2;
• a questo risparmio vanno sommate le maggiori emissioni per la combustione nel cementificio del
CSS e per la produzione di CSS, pari, rispettivamente, a 0,73 kg CO2/kg e a 0,1O kg CO2/kg;
• L’impiego dei rifiuti per la produzione del CSS, in misura di I,9 kg per kg di CSS, comporta
minori emissioni in discarica per 0,65 kg CO2 per kg CSS consumato;
• sommando al risparmio di emissioni da minor consumo di coke (1,75 kg CO2) quelle evitate
in discarica (0,65) e sottraendo le emissioni dovute alla combustione del CSS nel cementificio
(0,73) e quelle per la sua fabbricazione (0.10 ), si ottiene un risparmio netto di I,57 kg CO2 per
kg di CSS consumato;
• moltiplicando il precedente valore per i consumi potenziali di CSS nei cementifici di 2.3 mln.t, si
ottiene un risparmio potenziale di emissioni di CO2 di 3,56 mln.t. annue
Nelle centrali elettriche I riduzione di emissioni di CO2 é calcolata in base al seguente
procedimento:
• supponendo un potere calorifico del carbone di 6.728 kcal/kg, per ogni chilo di CSS impiegato, il
risparmio di combustibile fossile sarebbe di 0,67 kg: complessivamente, perciò, il risparmio
potenziale di combustibili fossili da centrali termoelettriche a carbone potrebbe raggiungere, in base
alle nostre stime, I,64 mln.t anno;
• le emissioni di CO2 per kg di carbone utilizzato sono di 2,62 kg, pertanto il risparmio di emissioni
per ogni kg di CSS in sostituzione del combustibile fossile é di 1,76 kg CO2;
• a questo risparmio vanno sommate le maggiori emissioni per la combustione in centrale del CSS e
per la produzione di CSS, pari, rispettivamente, a 0,73 kg CO2/kg e a 0,10 kg CO2/kg;
• l’impiego dei rifiuti per la produzione del CSS, in misura di 1,9 kg per kg di CSS, comporta
minori emissioni in discarica per 0,65 kg CO2 per kg CSS consumate;
• sommando al risparmio di emissioni da minor consumo di carbone (1,76 kg CO2) quelle evitate in
discarica (0,65 kg CO2) e sottraendo le emissioni dovute alla combustione del CSS in centrale
(0,73) e quelle per la sua fabbricazione (0,10), si ottiene un risparmio netto di 1,57 kg CO2 per kg
di CSS consumato;
• moltiplicando il precedente valore per i consumi potenziali di CSS in centrale di 2,46 mln.t, si
ottiene un risparmio potenziale di emissioni di CO2 di 3,86 mln.t.
Complessivamente il risparmio dell’impiego del CSS, 2.3 mln.t nei cementifici e 2.5 nelle centrali
elettriche, sarebbe di 7.4 mln.t. anno di CO2. In linea puramente teorica con riferimento al prezzo
della CO2 nel 2010 sul mercato internazionale di 15 €/t, il valore economico delle tonnellate di CO,
risparmiate grazie alla combustione di CSS è potenzialmente di 108 mln.€ all’anno.
Questo valore non costituisce fonte di ricavi per chi utilizza CSS, poiché si tratta di emissioni di
CO2 soggette ad assegnazione gratuita nell’ambito dell’Emission Trading Scheme (ETS).
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Tuttavia per l’Italia, in forte ritardo nel raggiungimento dei livelli obiettivo di emissione di Kyoto,
si tratterebbe di una misura particolarmente efficace e vantaggiosa in vista delle nuove assegnazioni
per il periodo 2013- 2020 perché, avvicinando la situazione italiana a quella europea dove si
consuma molto CSS, permetterebbe di evitare eventuali penalizzazioni per il sistema paese in sede
di assegnazione delle quote di emissione.
L’Italia, fra i Paesi industrializzati, e quello più dipendente da importazioni dall'estero di energia, il
cui valore negli ultimi anni è in continua crescita per le tensioni sui mercati del petrolio e del
carbone. Nel 2011 verrà raggiunto un nuovo record a 65 mld.€, valore pari al 4,5% del PIL.
Tutte le politiche energetiche degli ultimi anni hanno puntato alla riduzione di tale dipendenza,
mentre lo spreco di energia buttata in discarica con il conferimento dei rifiuti va nella direzione
opposta. Moltiplicando i risparmi di carbone e petroleum coke per i rispettivi prezzi, si ottiene un
risparmio di 259 mln.€ all’anno, ovvero una cifra di 2,6 mld.€ nei prossimi 10 anni a parità di altre
condizioni.
L'impiego del CSS nei cementifici e nelle centrali comporterebbe investimenti e attività di
personale che rappresentano tipici investimenti sulla sostenibilità e su un'economia verde.
Ipotizzando che ogni milione di investimento richieda 5 addetti anno, gli occupati creati sono pari a
10.700 di addetti da spalmare sul periodo dell'investimento.
A questi vanno aggiunti gli addetti permanenti per attività di funzionamento nei cementifici e negli
stabilimenti di produzione del CSS, complessivamente pari a 789 unita.
Distribuzione dei benefici economici del CSS
Una stima del beneficio economico del CSS sulla filiera di produzione e consumo porta ad un
valore di 210 €/t, dovuto alle seguenti voci principali elencate in ordine di importanza
• risparmio per il mancato conferimento in discarica (100 €/t di RU), al netto dei costi di produzione
del CSS stimati in 10 €/t di RU;
• valore energetico nei processi industriali, cementifici e centrali, per risparmio di combustibile,
coke da petrolio e carbone;
• valore aggiunto incamerato dai produttori del CSS.
La valorizzazione economica della filiera del CSS viene fatta considerando che per ottenere una
tonnellata di CSS sono mediamente necessarie 1,89 t di RU.
Questo valore e compatibile con la normativa tecnica e riflette lo stato attuale dei processi
industriali per la produzione di CSS.
Per procedere alla ripartizione dei 210 €/t di CSS fra gli operatori coinvolti, sono stati sviluppati tre
scenari ipotetici di valorizzazione del CSS in ingresso ai cementifici o alle centrali elettriche,
corrispondenti ad un diverso valore di conferimento (0 di guadagno) per l’Amministrazione
Pubblica al netto dei costi di produzione del CSS.
Nel dettaglio, i tre scenari sono:
• scenario -20 €/t: in questo caso cementifici o centrali elettriche ricevono una somma pari a 20 €
per ogni tonnellata di CSS utilizzata ciò implica un costo di conferimento per |’Amministrazione
Pubblica di 68,9 €/t di CSS ovvero 36,5 €/t di RU con un risparmio di 63,5 €/t di RU rispetto agli
attuali costi di conferimento in discarica;
• scenario 0: in questo caso cementifici o centrali elettriche non ricevono né pagano alcuna somma
per ogni tonnellata di CSS utilizzata ciò implica un costo di conferimento per l’Amministrazione
Pubblica di 38,9 €/t di CSS ovvero 20.6 €/t di RU con un risparmio di 79.4 €/t di RU rispetto agli
attuali costi di conferimento in discarica;
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• scenario +20 €/t: in questo caso cementifici o centrali elettriche pagano una somma pari a 20 € per
ogni tonnellata di CSS combusto, ciò implica un costo di conferimento per l’Amministrazione
Pubblica di 8,9 €/t di CSS ovvero 4.7 €/t di RU con un risparmio di 95,3 €/t di RU rispetto agli
attuali costi di conferimento in discarica.
Di conseguenza, al variare degli scenari, ogni tonnellata di CSS prodotta e valorizzata in impianti
industriali in sostituzione di fonti fossili genera un plusvalore economico che può andare da 20 a
180 €/t di CSS per le Amministrazioni Pubbliche. Come già indicato, tale valore riduce i costi
per la gestione dei RU e di riflesso il prelievo nel confronti dei cittadini.
La restante parte dei benefici economici va a remunerare l’attività di trasformazione dei RU
necessaria alla produzione del CSS nel rispetto dei rigidi standard tecnici ed ambientali, nonché una
valorizzazione per il cementificio o la centrale elettrica in funzione della sostituzione di
combustibili fossili. Rispettivamente, il beneficio sarà da 30 a 10 €/t per il produttore di CSS, e da
60 a 20 €/t per il cementificio o la centrale elettrica.
E' da notare come, anche qualora cementifici e centrali elettriche ricevono una cifra pari a 20 €/t di
CSS, la maggior parte dei benefici (120 €/t) resterebbe ancora in capo all' Amministrazione
Pubblica e, di conseguenza, ai cittadini.
Percentualmente, la maggior parte dei benefici (dal 57% al 86%) resta a vantaggio delle
Amministrazioni Pubbliche, sotto forma di minori costi. con potenziale riduzione diretta delle tasse
o tariffe per la gestione dei RU a carico dei cittadini. Il 10-29% di questi benefici rimane
all`impianto industriale dove si compie la combustione del CSS mentre il 5- 14% e la quota per
l’impianto di produzione del CSS.
Nel caso di una combustione del CSS in termovalorizzatori, il totale dei benefici sarà minore poiché
viene a mancare l’effetto sostituzione con altri combustibili fossili, diversamente dai casi di
cementifici o centrali elettriche. Questo rende l’opzione della termovalorizzazione leggermente
subottimale rispetto alle altre soluzioni; resta tuttavia un elemento necessario al raggiungimento
degli obiettivi di best practices nella gestione dei RU, da integrare alla combustione dei CSS in
cementifici e centrali elettriche, con notevoli benefici rispetto al conferimento in discarica.
Quantificazione dei risparmi per le Amministrazioni locali derivanti dalla produzione di CSS
La produzione di CSS comporta un mix di benefici, tra i quali il principale consiste nell’evitare il
conferimento in discarica dei rifiuti.
Attualmente, il costo per lo smaltimento in discarica dei RU e di circa 100 €/t. Tale costo viene
pagato dalle Amministrazioni locali come remunerazione delle attività di gestione delle discariche,
per lo più private.
Dirottare ingenti quantitativi di RU dal conferimento in discarica alla produzione di CSS ha come
primo ed innegabile impatto un risparmio dei costi dl conferimento in discarica. Questo, a
prescindere dalle diverse forme di valorizzazione dei RU una volta avviati alla produzione di CSS e
reinseriti in un ciclo produttivo industriale che gli consenta di riconquistare
in qualche modo la qualifica di prodotto.
Sulla base dei tre scenari analizzati, si può prevedere un costo che varia da circa 5 €/t di RU a 37 €/t
per le Amministrazioni Pubbliche per alimentare la filiera del CSS in sostituzione al conferimento
in discarica, e destinato a remunerare sia la produzione di CSS che la combustione finale.
Questo porta quindi a realizzare un risparmio complessivo a vantaggio delle Amministrazioni
intorno a 64-96 €/t di RU.
I benefici derivanti da questo semplice calcolo per le Amministrazioni sono evidenti, e
conferiscono una forte valenza economica e sociale alla produzione di CSS, oltre ai forti
benefici ambientali in termini sia dl minori emissioni alla combustione che di non ricorso alle
discariche.
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Mediamente, in Italia al 2020, il risparmio sui costi di gestione dei RU dovuto al CSS e compreso
fra il 14 ed il 25%.
Questo dato nasconde una forte variabilità sul territorio che risente non solo dei diversi livelli di
costo attuali per la gestione del RU, ma anche delle potenzialità di ricorrere alla produzione di CSS
anche per effetto di impianti di trattamento già presenti sul territorio.
Tale proiezione é stata fatta considerando le potenzialità previste al 2020 degli impianti di
produzione di CSS. Per quanto riguarda la regione Campania, si e considerato l`apporto dei 7
impianti Stir attualmente non autorizzati alla produzione di CSS. Tuttavia, si ritiene che tali
impianti possano essere qualificati ed autorizzati alla produzione di CSS, contribuendo quindi al
processamento di ingenti quantità di rifiuti da destinare alla termovalorizzazione sotto forma di
CSS.
Si è inoltre ritenuto di non prevedere la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di CSS in
quelle regioni che attualmente non ne presentano. Tale premessa e alla base di risparmi nulli in
Abruzzo, Basilicata, Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta. Questo tuttavia non significa che in cali
regioni non ci siano margini di riduzione delle tariffe, ma qualunque ipotesi di riduzione delle
tariffe per effetto della produzione di CSS dipenderà dalla volontà di realizzare nelle regioni stesse
impianti di trattamento dei RU per la produzione di CSS.
Resta particolarmente significativo, nella varietà dei casi locali, vedere come i maggiori benefici
economici derivanti dalla produzione di CSS si avrebbero proprio in quelle regioni dove la gestione
e smaltimento dei RU e maggiormente critica, come la Campania (34-50%), la Calabria (27-40%)
ed il Lazio (24-35%).
In base alle proposte di autorizzazione in essere per impianti di produzione di CSS, possiamo
affermare che, grazie all’impianto in provincia di Catania di 800.000 tonnellate annue,
possiamo superare agevolmente la crisi dei rifiuti e questo discorso vale anche per la Calabria.
Se si autorizzasse i sette impianti esistenti in Campania per la produzione di FOS, anche per
produrre CSS, si supererebbe abbondantemente il fabbisogno esistente, considerando che
quello che viene scartato negli impianti CSS si potrebbe bruciarlo nell’impianto di Acerra.
Potenziali riduzioni delle tariffe in termini totali e per i singoli cittadini
Essendo i costi di gestione dei RU coperti per la quasi totalità da tariffe (o tasse) locali gravanti
sulle famiglie, i minori costi per le Amministrazioni Pubbliche nella gestione dei RU si
tradurrebbero in una riduzione delle tariffe per i cittadini.
Prendendo a riferimento il caso di una famiglia media di circa due persone e mezzo, e possibile
quindi stimare il beneficio economico che deriverebbe dalla produzione di CSS, in termini di
riduzione delle tariffe di igiene ambientale.
II risparmio medio in Italia sarebbe di circa 38-56 €/anno a famiglia, quasi il 20% dell`attuale spesa
per famiglia, con valori massimi anche di l92 €/anno in Campania, o di 146 €/anno in Lazio. I 24
€/anno in Toscana e 100 €/anno in Calabria.
I benefici multipli associati alla produzione di CSS hanno sempre come comune denominatore
quello di creare benefici con ricadute dirette sul territorio e sulle popolazioni locali, sia sul piano
ambientale e paesaggistiche (con chiusura delle discariche) sia su quello economico per effetto dei
minori costi di gestione dei RU.