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ETNOGRAFIA DELLA
COMUNICAZIONE 2018/2019
Gli occhi del
macro:
Cuomo Gaetano 1847827
se questi muri potessero parlare, cosa racconterebbero?
cuomo.1847827@studenti.uniroma1.it
Questo progetto di ricerca nasce dalla
domanda "Cosa vede il Macro durante le sue
giornate?".
Per rispondere a ciò è stato effettuato un
reportage fotografico basato sugli stilemi della
street photography, cercando quindi di ricercare
la spontaneità e fotografando dal punto di vista
delle opere, rimanendo quindi in bella vista
rispetto ai visitatori del museo.
Il risultato è poi stato accompagnato da un
testo ironico in prima persona, dove il narratore
è lo stesso Macro.
Il quale tramite i suoi commenti e le sue critiche
pone l’accento sulle caratteristiche peculiari del
museo, sulle sue particolarità e criticità.
This research project stems from the question
"What does the Macro see during its days?"
To respond to this, a photographic reportage
based on the stylistic features of street
photography was carried out, seeking therefore
to seek out spontaneity and photographing from
the point of view of the works, thus remaining in
plain sight compared to the visitors of the
museum.
The result was then accompanied by an ironic
first-person text, where the narrator is the same
Macro.
Which through his comments and his criticisms
puts the accent on the peculiar characteristics
of the museum, on its particularities and
criticalities.
ABSTRACT (ITA) ABSTRACT (ENG)
La domanda da cui sono partito per lo sviluppo di questo
soggetto è: "Cosa vedono le opere di un museo durante la
giornata?".
La domanda di ricerca è stata poi riformulata tenendo conto
conto della particolarità di un museo come il Macro all'interno
del panorama artistico e museale.
Quindi la domanda è diventata: "Cosa vede il Macro durante
le sue giornate?".
Il modo migliore che ho trovato per rispondere a questa
domanda è tramite un reportage fotografico; ovviamente non
essendo un fotografo professionista ho cercato di fare del mio
meglio per rendere le fotografie il più significative possibili.
Ho quindi scelto un genere fotografico di riferimento, la street
photography, cercando di seguire come meglio potevo gli
stilemi e le regole compositive che caratterizzano questo
genere fotografico, in particolar modo ho ricercato nelle mie
fotografie la spontaneità dei gesti e degli sguardi nei soggetti,
pur senza nascondermi, in quanto essendo io fotografo il
museo, o meglio, provando a fotografare dal suo punto di vista
ho cervato di essere il quanto più visibile possibile, dato  che il
museo e le sue opere sono ciò che è sempre sotto gli occhi dei
visitatori.
Dopo aver editato e selezionato le fotografie ho deciso di
raccontarle in chiave ironica dal punto di vista dello stesso
Macro.
Quindi al "cosa vede" si è aggiunto il "cosa prova".
Ovviamente per evitare di essere pretenzioso ho deciso
arbitrariamente quali caratteristiche dare al narratore,
rendendolo un personaggio giovane e un pò acido, sempre in
vena di critiche, pronto a rimproverare i visitatori in ogni
momento, ma con la consapevolezza che senza di loro lui non
sarebbe nulla, aggiungendo a questo una caratteristica:
l'ospitalità, che rende il Macro diverso dagli altri musei, più
aperto e più "facile", ma che il museo stesso sembra accettare
con riluttanza, in quanto volente o nolente sembra sempre
ritornare al suo status symbol di museo, e in quanto tale, di
spazio di difficile interpretazione.
La narrazione è stata improntata in chiave ironica in modo da
dare al personaggio del Macro un'ulteriore caratteristica: oltre
ad essere critico ed acido sembra non comprendere sempre
bene ciò che accade, e ciò porta a commenti strani e
stranianti nei confronti di ciò che è rappresentato nelle
fotografie.
S A L V E A T U T T I , S I G N O R E E S I G N O R I .
S O N O I L M A C R O .
M I È S T A T O C H I E S T O D I S C R I V E R E Q U A L C O S A P E R
P U B B L I C I Z Z A R M I .
I M I E I C A P I D I C O N O C H E A V O L T E S O N O T R O P P O S O L O , C H E
E N T R A T R O P P A P O C A G E N T E D E N T R O D I M E .
O R A , D I T E M I V O I , C H I V O R R E B B E F A R E N T R A R E T U T T A ‘ S T A
G E N T E N E L P R O P R I O C O R P O ?
C ’ È C H I L O F A P E R L A V O R O , M A N O N È I L M I O C A S O .
V E D E S T E C H E S T R A N A G E N T E G I R O N Z O L A P E R L E M I E S T A N Z E ,
G E N T E C H E E N T R A , G E N T E C H E E S C E , G E N T E C H E F A C O S E
S T R A M B E ,   C H E P I A N G E , C H E R I D E , C H E F U G G E D A L L A
P O L I Z I A , C H E U C C I D E , G E N T E C H E S I È P E R S A ; P E R C H É Q U I S I
P U Ò F A R E T U T T O E S I P U Ò F A R E N I E N T E , I L M A C R O È I L M U S E O
O S P I T A N T E , O S P I T A L E , O S P I T E , O S P I Z I O , I N S O M M A Q U A C I S I
D I V E R T E , C I S I S E N T E A C A S A , S I A C H E A B I T I A T E I N U N A T T I C O
I N C E N T R O , S I A C H E S I A T E A P P E N A U S C I T I D A L L A V O S T R A
R I D E N T E B A R A C C O P O L I .
Non voglio sembrare acido e
antipatico già dall'inizio, ma ci
sono cose che a volte non riesco
proprio a comprendere, ad
esempio: perchè entrare dentro di
me se poi non si vuole fare nulla?
Ci sono così tante cose belle, ma
la gente preferisce starsene
seduta a guardare i social sul
cellulare.
Che almeno mi fotografassero per
postarmi su internet e prendere
qualche like.
Datemi almeno 'sta soddisfazione.
DID YOU KNOW?
Addirittura c'è chi mi
da le spalle per
fotografare altro.
Certa gente è proprio
maleducata, al posto
di godere della mia
bellezza si mette a
giocare al cellulare,
bah.
Per fortuna che c'è sempre
chi di bellezza ne capisce.
Sono timido, è vero,
arrossisco quando
fotografano me o le mie
opere, ma in fondo la cosa
mi fa sentire bene.
E'bello essere apprezzati da
sguardi vogliosi e gentili.
So che state pensando
che me la tiro e che sono
altezzoso.
Ma mettetevi nei miei
panni, chiunque sarebbe
così ogni tanto se le
gente venisse a posta
per farsi fotografare
davanti a te.
Sono proprio delle belle
soddisfazioni.
Sapeste quanti "mi
piace" sui social.
Non sono un museo,
sono un influencer.
Mi è stato suggerito di dirvi che sono un
museo giovane, dinamico e pieno di vita,
tanto per essere originali.
Addirittura mi hanno affibbiato anche un
altro aggettivo: ASILO.
Si, asilo, quel posto dove le madri
abbandonano i figli per farli pascolare in
una apparente ma supervisionata libertà. 
O almeno così dicono.
E invece questi esserini fanno solo casino
toccandomi e guardandomi dappertutto.
Niente contro gli asili, sia chiaro, ma
ho tanto contro i bambini.
Non tutti ovviamente, solo quelli sotto
il metro e trenta.
Sporcano, gridano, rompono, saltano,
si prendono a sberle con i miei
cuscini, ora ditemi voi se dovrei
accettare una cosa del genere, sono
un museo, non uno stadio.
E spesso si perdono.
Per fortuna che ho una bella
mappa grossa, così riescono
subito a ritrovare la propria
casa e a lasciarmi in pace.
A volte ho bisogno dei miei
spazi solo per me.
E pensare che ci sono
persone che dovrebbero
pensare alla mia sicurezza,
visto che lavorano per me.
Ma non c’è niente da fare,
Instagram ha un potere
persuasivo enorme.
Così mentre loro si fanno un
selfie per qualche like, i
bambini si potrbbero
facilemente cacciare nei
guai e fare danni.
Ogni tanto capita però che qualcuno sano di mente decida di tenere i marmocchi al guinzaglio, facendoli
studiare.
Essere produttivi è importante per creare un futuro migliore, quindi bambini studiate e non date fastidio al
Macro.
C ’ È T A N T A G E N T E S T R A N A
C H E E N T R A D E N T R O D I M E ,
V I O L A N D O L A M I A
S A C R A L I T À .
M A T R A T U T T I , I P E G G I O R I
S O N O Q U E L L I C H E ,
A T T E G G I A N D O S I A D
E S P E R T I S I F E R M A N O A
F I S S A R E C O S E C H E
N E M M E N O P E R I L P I Ù
A R Z I G O G O L A T O C R I T I C O
D ’ A R T E S O N O
C O N S I D E R A B I L I O P E R E .
I O C A P I S C O C H E L E P O R T E
P O S S O N O E S S E R E B E L L E E
P A R T I C O L A R I , M A N O N
C O M P R E N D O P E R C H E '
F I S S A R L E P E R O R E E O R E .
Ad esempio, l’altro giorno una
coppia di ragazzi è rimasta a
guardare per un buon 10 minuti
un muro in costruzione,
sforzandosi di capire il pensiero
dell’artista.
Era semplice, Mauro il muratore
stava cercando di capire che
tipo di calcestruzzo utilizzare.
Sarebbero addirittura capaci di
pensare a questa giacca
abbandonata come ad un'opera
d'arte.
Trasformare gli oggetti così come
sono in opere d'arte, Duchamp
sarebbe fiero di loro.
Anche se io, nonostante sia un
museo, spesso non riesco a
capire come si faccia a
viaggiare così tanto con la
mente.
Ma va bene così, contenti loro.
L'arte non la capisco proprio certe volte.
Dovrebbe essere qualcosa di bello no?
Si dovrebbe entrare in un museo per svagarsi,
credo.
Posso anche sbagliarmi, ma resta il fatto che
certi artisti siano davvero pesanti; come
quella volta che ho visto un poster in un
atelier che più che un'avvertimento sembrava
volesse portare sfiga.
Poi ho capito che
l'obiettivo non era portare
sfiga, loro volevano fare la
rivoluzione.
Anche se io al TG vedo
sempre rivoluzionari che
scendono in piazza con i
forconi, i rivoluzionari che
entrano qui invece li vedo
quasi sempre seduti.
Oppure li vedo mangiare dolci
e dolcini.
Ma sono giustificati, la
rivoluzione mette appetito!
Anche se alla fine sono riusciti a
prendere coraggio e a
manifestare.
E io non posso che essere
d'accordo con loro; le rivoluzioni
mi fomentano tantissimo.
Come quando si facevano le
occupazioni a scuola, bei ricordi.
L'unica cosa su cui non transigo è la violenza, quella non va bene per niente, fa solo
danni.
Quindi quella volta che ho visto lui tentare di sparare riparato dietro una trincea mi sono
davvero arrabbiato , poi ho capito che era soltanto una rosa.
Le simbologie non sempre si comprendono al volo ahimè.
Non pensate però che visto che
simpatizzo per la rivoluzione e le
occupazioni io sia un tipo che
non ama le regole.
Ci sono cose che mi
infastidiscono esageratamente.
Come quella volta che degli
studenti hanno tentato di rubare
delle installazioni dalla stanza
delle parole.
Ma non avevano fatto i conti con
i miei occhi, io vedo tutto.
Che poi mi chiedo cosa se ne
farebbero della refurtiva, non
sono mica il Louvre.
DID YOU KNOW?
Pensate che capita
addirittura che degli
squilibrati si introducano in
me e passino le ore chiusi
nei miei cubi mentre altri
squilibrati li osservano e li
riprendono con i telefonini
e le telecamere.
Io non riesco a
capacitarmi, la gente è
davvero strana.
Oppure capita che i visitatori
pensino che una volta entrati
io sia di loro proprietà, e
quindi iniziano a toccarmi
dappertutto senza nemmeno
chiedere il permesso.
Vorrei ricordargli che c'è una
definizione giuridica ben
precisa per queste cose.
DID YOU KNOW?
A volte capita addirittura
che la dicitura “ospitale”
venga presa così alla lettere
che mi ritrovo barboni a
dormire dentro di me.
Figuratevi, non ho nulla
contro di loro, ma vorrei
almeno un grazie prima di
andare via, mi sento così
usato.
Per dovere di cronaca devo
ammettere, però, di essere un
pochino troppo paranoico in
alcune situazioni.
Come quella volta in cui
pensavo ci fosse stato un
omicidio, dopo aver visto
aggirarsi per la sala una
persona che pensavo facesse
parte della scientifica.
Invece era semplicemente
una giornata di pioggia.
Come vedete si può fare davvero
di tutto dentro di me, addirittura
dormire e rilassarsi.
In tanti si tolgono le scarpe e lo
fanno nell'installazione che c’è
nella sala principale, e a me fa
davvero tanto piacere, se almeno
si lavassero i piedi, perchè ok che
sono un museo, ma gli odori li
sento.
Avete quindi sicuramente capito
che sono buono e caro, ma che
alcune cose mi fanno davvero
girare i nervi, per non dire altro.
Come quando becco i visitatori a
sparlare di me.
Mi chiedo perchè la gente non
abbia il coraggio di dirmi le cose
in faccia, forse sembro un pò
troppo intelligente per loro.
Negli ultimi giorni ho pensato di
chiudere i miei ingressi e non far
entrare più nessuno.
Il perchè è semplice, sono buono e
caro, sono ospitante e ospitale, sono
asilo, ma non sono un gabinetto, quindi
se qualcuno viene a fare i suoi bisogni
dentro di me non lo accetto, non mi sta
bene, è una cosa orribile da fare senza
aver chiesto prima l'autorizzazione.
Non ho gusti così particolari.
DID YOU KNOW?
Per fortuna che a fine
giornata c'è sempre il
buon Franco che mi
cura e amorevolmente
pulisce tutte le scorie
che gli altri lasciano.
Non so come farei
senza di lui, io amo
quell'uomo.
La gente mi piace, ma allo stesso modo amo la pace e il silenzio quando a fine
giornata chiudo e posso dedicarmi solo a me stesso.
S i g n o r e e s i g n o r i , s o d i p o t e r s e m b r a r e p e s a n t e e p e t u l a n t e
n e i c o n f r o n t i d e i m i e i o s p i t i .
C o m p r e n d e t e m i , e s s e r e a p e r t o a t u t t i , s e n z a c o n o s c e r e l a l o r o
s t o r i a c l i n i c a p u ò p o r t a r e u n p o ' d ' a n s i a .
D a o g g i p r o v e r ò a p r e n d e r e l e m i e p r e c a u z i o n i , c o s ì s a r ò p i ù
r i l a s s a t o e a c c o m o d a n t e .
O v v i a m e n t e a n c h e i o h o i m i e i d i f e t t i , i l p r o b l e m a n o n s o n o
s o l o g l i o s p i t i .
A v o l t e m e l a t i r o u n p o ' t r o p p o , n o n q u a n t o i m i e i c o l l e g h i , m a
a n c h e i o h o i m i e i m o m e n t i d i f f i c i l i d a i n t e r p r e t a r e p e r u n
v i s i t a t o r e , n o n h o g u i d e e n o n d o s p i e g a z i o n i , c i c r e d o c h e l a
g e n t e s i r i t r o v a a d o s s e r v a r e i m u r i b i a n c h i , s e c i s c r i v e s s i
" q u e s t o è s o l o u n m u r o " p r o b a b i l m e n t e p a s s e r e b b e r o o l t r e .
P e r ò , p a r l i a m o c i c h i a r o , s o n o d a v v e r o u n b e l p o s t o i n c u i
p a s s a r e i l t e m p o , a n c h e s e n o n s i v u o l e v i v e r e d i a r t e , s i e n t r a
d e n t r o e c i s i r i l a s s a , g o d e n d o d e l l a b e l l e z z a d e i m i e i s p a z i e
r i d e n d o d e l l e m i e p a r t i c o l a r i t à .
F o r s e è l a d e f i n i z i o n e d i m u s e o c h e m i s t a s t r e t t a , m i
p i a c e r e b b e e s s e r e q u a l c o s a i n p i ù , c o s a n o n l o s o a n c o r a , u n
g i o r n o v e l o d i r ò .
P e r o r a v i i n v i t o a d e n t r a r e e g o d e r v i i l v i a g g i o , t a n t o o f f r e l a
c a s a , p e r o r a .
GRAZIE PER L'ATTENZIONE

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  • 1. ETNOGRAFIA DELLA COMUNICAZIONE 2018/2019 Gli occhi del macro: Cuomo Gaetano 1847827 se questi muri potessero parlare, cosa racconterebbero? cuomo.1847827@studenti.uniroma1.it
  • 2. Questo progetto di ricerca nasce dalla domanda "Cosa vede il Macro durante le sue giornate?". Per rispondere a ciò è stato effettuato un reportage fotografico basato sugli stilemi della street photography, cercando quindi di ricercare la spontaneità e fotografando dal punto di vista delle opere, rimanendo quindi in bella vista rispetto ai visitatori del museo. Il risultato è poi stato accompagnato da un testo ironico in prima persona, dove il narratore è lo stesso Macro. Il quale tramite i suoi commenti e le sue critiche pone l’accento sulle caratteristiche peculiari del museo, sulle sue particolarità e criticità. This research project stems from the question "What does the Macro see during its days?" To respond to this, a photographic reportage based on the stylistic features of street photography was carried out, seeking therefore to seek out spontaneity and photographing from the point of view of the works, thus remaining in plain sight compared to the visitors of the museum. The result was then accompanied by an ironic first-person text, where the narrator is the same Macro. Which through his comments and his criticisms puts the accent on the peculiar characteristics of the museum, on its particularities and criticalities. ABSTRACT (ITA) ABSTRACT (ENG)
  • 3. La domanda da cui sono partito per lo sviluppo di questo soggetto è: "Cosa vedono le opere di un museo durante la giornata?". La domanda di ricerca è stata poi riformulata tenendo conto conto della particolarità di un museo come il Macro all'interno del panorama artistico e museale. Quindi la domanda è diventata: "Cosa vede il Macro durante le sue giornate?". Il modo migliore che ho trovato per rispondere a questa domanda è tramite un reportage fotografico; ovviamente non essendo un fotografo professionista ho cercato di fare del mio meglio per rendere le fotografie il più significative possibili. Ho quindi scelto un genere fotografico di riferimento, la street photography, cercando di seguire come meglio potevo gli stilemi e le regole compositive che caratterizzano questo genere fotografico, in particolar modo ho ricercato nelle mie fotografie la spontaneità dei gesti e degli sguardi nei soggetti, pur senza nascondermi, in quanto essendo io fotografo il museo, o meglio, provando a fotografare dal suo punto di vista ho cervato di essere il quanto più visibile possibile, dato  che il museo e le sue opere sono ciò che è sempre sotto gli occhi dei visitatori. Dopo aver editato e selezionato le fotografie ho deciso di raccontarle in chiave ironica dal punto di vista dello stesso Macro. Quindi al "cosa vede" si è aggiunto il "cosa prova". Ovviamente per evitare di essere pretenzioso ho deciso arbitrariamente quali caratteristiche dare al narratore, rendendolo un personaggio giovane e un pò acido, sempre in vena di critiche, pronto a rimproverare i visitatori in ogni momento, ma con la consapevolezza che senza di loro lui non sarebbe nulla, aggiungendo a questo una caratteristica: l'ospitalità, che rende il Macro diverso dagli altri musei, più aperto e più "facile", ma che il museo stesso sembra accettare con riluttanza, in quanto volente o nolente sembra sempre ritornare al suo status symbol di museo, e in quanto tale, di spazio di difficile interpretazione. La narrazione è stata improntata in chiave ironica in modo da dare al personaggio del Macro un'ulteriore caratteristica: oltre ad essere critico ed acido sembra non comprendere sempre bene ciò che accade, e ciò porta a commenti strani e stranianti nei confronti di ciò che è rappresentato nelle fotografie.
  • 4. S A L V E A T U T T I , S I G N O R E E S I G N O R I . S O N O I L M A C R O . M I È S T A T O C H I E S T O D I S C R I V E R E Q U A L C O S A P E R P U B B L I C I Z Z A R M I . I M I E I C A P I D I C O N O C H E A V O L T E S O N O T R O P P O S O L O , C H E E N T R A T R O P P A P O C A G E N T E D E N T R O D I M E . O R A , D I T E M I V O I , C H I V O R R E B B E F A R E N T R A R E T U T T A ‘ S T A G E N T E N E L P R O P R I O C O R P O ? C ’ È C H I L O F A P E R L A V O R O , M A N O N È I L M I O C A S O . V E D E S T E C H E S T R A N A G E N T E G I R O N Z O L A P E R L E M I E S T A N Z E , G E N T E C H E E N T R A , G E N T E C H E E S C E , G E N T E C H E F A C O S E S T R A M B E ,   C H E P I A N G E , C H E R I D E , C H E F U G G E D A L L A P O L I Z I A , C H E U C C I D E , G E N T E C H E S I È P E R S A ; P E R C H É Q U I S I P U Ò F A R E T U T T O E S I P U Ò F A R E N I E N T E , I L M A C R O È I L M U S E O O S P I T A N T E , O S P I T A L E , O S P I T E , O S P I Z I O , I N S O M M A Q U A C I S I D I V E R T E , C I S I S E N T E A C A S A , S I A C H E A B I T I A T E I N U N A T T I C O I N C E N T R O , S I A C H E S I A T E A P P E N A U S C I T I D A L L A V O S T R A R I D E N T E B A R A C C O P O L I .
  • 5. Non voglio sembrare acido e antipatico già dall'inizio, ma ci sono cose che a volte non riesco proprio a comprendere, ad esempio: perchè entrare dentro di me se poi non si vuole fare nulla? Ci sono così tante cose belle, ma la gente preferisce starsene seduta a guardare i social sul cellulare. Che almeno mi fotografassero per postarmi su internet e prendere qualche like. Datemi almeno 'sta soddisfazione.
  • 6. DID YOU KNOW? Addirittura c'è chi mi da le spalle per fotografare altro. Certa gente è proprio maleducata, al posto di godere della mia bellezza si mette a giocare al cellulare, bah.
  • 7. Per fortuna che c'è sempre chi di bellezza ne capisce. Sono timido, è vero, arrossisco quando fotografano me o le mie opere, ma in fondo la cosa mi fa sentire bene. E'bello essere apprezzati da sguardi vogliosi e gentili.
  • 8. So che state pensando che me la tiro e che sono altezzoso. Ma mettetevi nei miei panni, chiunque sarebbe così ogni tanto se le gente venisse a posta per farsi fotografare davanti a te. Sono proprio delle belle soddisfazioni.
  • 9. Sapeste quanti "mi piace" sui social. Non sono un museo, sono un influencer.
  • 10. Mi è stato suggerito di dirvi che sono un museo giovane, dinamico e pieno di vita, tanto per essere originali. Addirittura mi hanno affibbiato anche un altro aggettivo: ASILO. Si, asilo, quel posto dove le madri abbandonano i figli per farli pascolare in una apparente ma supervisionata libertà.  O almeno così dicono. E invece questi esserini fanno solo casino toccandomi e guardandomi dappertutto.
  • 11. Niente contro gli asili, sia chiaro, ma ho tanto contro i bambini. Non tutti ovviamente, solo quelli sotto il metro e trenta. Sporcano, gridano, rompono, saltano, si prendono a sberle con i miei cuscini, ora ditemi voi se dovrei accettare una cosa del genere, sono un museo, non uno stadio.
  • 12. E spesso si perdono. Per fortuna che ho una bella mappa grossa, così riescono subito a ritrovare la propria casa e a lasciarmi in pace. A volte ho bisogno dei miei spazi solo per me.
  • 13. E pensare che ci sono persone che dovrebbero pensare alla mia sicurezza, visto che lavorano per me. Ma non c’è niente da fare, Instagram ha un potere persuasivo enorme. Così mentre loro si fanno un selfie per qualche like, i bambini si potrbbero facilemente cacciare nei guai e fare danni.
  • 14. Ogni tanto capita però che qualcuno sano di mente decida di tenere i marmocchi al guinzaglio, facendoli studiare. Essere produttivi è importante per creare un futuro migliore, quindi bambini studiate e non date fastidio al Macro.
  • 15. C ’ È T A N T A G E N T E S T R A N A C H E E N T R A D E N T R O D I M E , V I O L A N D O L A M I A S A C R A L I T À . M A T R A T U T T I , I P E G G I O R I S O N O Q U E L L I C H E , A T T E G G I A N D O S I A D E S P E R T I S I F E R M A N O A F I S S A R E C O S E C H E N E M M E N O P E R I L P I Ù A R Z I G O G O L A T O C R I T I C O D ’ A R T E S O N O C O N S I D E R A B I L I O P E R E . I O C A P I S C O C H E L E P O R T E P O S S O N O E S S E R E B E L L E E P A R T I C O L A R I , M A N O N C O M P R E N D O P E R C H E ' F I S S A R L E P E R O R E E O R E .
  • 16. Ad esempio, l’altro giorno una coppia di ragazzi è rimasta a guardare per un buon 10 minuti un muro in costruzione, sforzandosi di capire il pensiero dell’artista. Era semplice, Mauro il muratore stava cercando di capire che tipo di calcestruzzo utilizzare.
  • 17. Sarebbero addirittura capaci di pensare a questa giacca abbandonata come ad un'opera d'arte. Trasformare gli oggetti così come sono in opere d'arte, Duchamp sarebbe fiero di loro. Anche se io, nonostante sia un museo, spesso non riesco a capire come si faccia a viaggiare così tanto con la mente. Ma va bene così, contenti loro.
  • 18. L'arte non la capisco proprio certe volte. Dovrebbe essere qualcosa di bello no? Si dovrebbe entrare in un museo per svagarsi, credo. Posso anche sbagliarmi, ma resta il fatto che certi artisti siano davvero pesanti; come quella volta che ho visto un poster in un atelier che più che un'avvertimento sembrava volesse portare sfiga.
  • 19. Poi ho capito che l'obiettivo non era portare sfiga, loro volevano fare la rivoluzione. Anche se io al TG vedo sempre rivoluzionari che scendono in piazza con i forconi, i rivoluzionari che entrano qui invece li vedo quasi sempre seduti.
  • 20. Oppure li vedo mangiare dolci e dolcini. Ma sono giustificati, la rivoluzione mette appetito!
  • 21. Anche se alla fine sono riusciti a prendere coraggio e a manifestare. E io non posso che essere d'accordo con loro; le rivoluzioni mi fomentano tantissimo. Come quando si facevano le occupazioni a scuola, bei ricordi.
  • 22. L'unica cosa su cui non transigo è la violenza, quella non va bene per niente, fa solo danni. Quindi quella volta che ho visto lui tentare di sparare riparato dietro una trincea mi sono davvero arrabbiato , poi ho capito che era soltanto una rosa. Le simbologie non sempre si comprendono al volo ahimè.
  • 23. Non pensate però che visto che simpatizzo per la rivoluzione e le occupazioni io sia un tipo che non ama le regole. Ci sono cose che mi infastidiscono esageratamente. Come quella volta che degli studenti hanno tentato di rubare delle installazioni dalla stanza delle parole. Ma non avevano fatto i conti con i miei occhi, io vedo tutto. Che poi mi chiedo cosa se ne farebbero della refurtiva, non sono mica il Louvre.
  • 24. DID YOU KNOW? Pensate che capita addirittura che degli squilibrati si introducano in me e passino le ore chiusi nei miei cubi mentre altri squilibrati li osservano e li riprendono con i telefonini e le telecamere. Io non riesco a capacitarmi, la gente è davvero strana.
  • 25. Oppure capita che i visitatori pensino che una volta entrati io sia di loro proprietà, e quindi iniziano a toccarmi dappertutto senza nemmeno chiedere il permesso. Vorrei ricordargli che c'è una definizione giuridica ben precisa per queste cose.
  • 26. DID YOU KNOW? A volte capita addirittura che la dicitura “ospitale” venga presa così alla lettere che mi ritrovo barboni a dormire dentro di me. Figuratevi, non ho nulla contro di loro, ma vorrei almeno un grazie prima di andare via, mi sento così usato.
  • 27. Per dovere di cronaca devo ammettere, però, di essere un pochino troppo paranoico in alcune situazioni. Come quella volta in cui pensavo ci fosse stato un omicidio, dopo aver visto aggirarsi per la sala una persona che pensavo facesse parte della scientifica. Invece era semplicemente una giornata di pioggia.
  • 28. Come vedete si può fare davvero di tutto dentro di me, addirittura dormire e rilassarsi. In tanti si tolgono le scarpe e lo fanno nell'installazione che c’è nella sala principale, e a me fa davvero tanto piacere, se almeno si lavassero i piedi, perchè ok che sono un museo, ma gli odori li sento.
  • 29. Avete quindi sicuramente capito che sono buono e caro, ma che alcune cose mi fanno davvero girare i nervi, per non dire altro. Come quando becco i visitatori a sparlare di me. Mi chiedo perchè la gente non abbia il coraggio di dirmi le cose in faccia, forse sembro un pò troppo intelligente per loro.
  • 30. Negli ultimi giorni ho pensato di chiudere i miei ingressi e non far entrare più nessuno. Il perchè è semplice, sono buono e caro, sono ospitante e ospitale, sono asilo, ma non sono un gabinetto, quindi se qualcuno viene a fare i suoi bisogni dentro di me non lo accetto, non mi sta bene, è una cosa orribile da fare senza aver chiesto prima l'autorizzazione. Non ho gusti così particolari.
  • 31. DID YOU KNOW? Per fortuna che a fine giornata c'è sempre il buon Franco che mi cura e amorevolmente pulisce tutte le scorie che gli altri lasciano. Non so come farei senza di lui, io amo quell'uomo.
  • 32. La gente mi piace, ma allo stesso modo amo la pace e il silenzio quando a fine giornata chiudo e posso dedicarmi solo a me stesso.
  • 33. S i g n o r e e s i g n o r i , s o d i p o t e r s e m b r a r e p e s a n t e e p e t u l a n t e n e i c o n f r o n t i d e i m i e i o s p i t i . C o m p r e n d e t e m i , e s s e r e a p e r t o a t u t t i , s e n z a c o n o s c e r e l a l o r o s t o r i a c l i n i c a p u ò p o r t a r e u n p o ' d ' a n s i a . D a o g g i p r o v e r ò a p r e n d e r e l e m i e p r e c a u z i o n i , c o s ì s a r ò p i ù r i l a s s a t o e a c c o m o d a n t e . O v v i a m e n t e a n c h e i o h o i m i e i d i f e t t i , i l p r o b l e m a n o n s o n o s o l o g l i o s p i t i . A v o l t e m e l a t i r o u n p o ' t r o p p o , n o n q u a n t o i m i e i c o l l e g h i , m a a n c h e i o h o i m i e i m o m e n t i d i f f i c i l i d a i n t e r p r e t a r e p e r u n v i s i t a t o r e , n o n h o g u i d e e n o n d o s p i e g a z i o n i , c i c r e d o c h e l a g e n t e s i r i t r o v a a d o s s e r v a r e i m u r i b i a n c h i , s e c i s c r i v e s s i " q u e s t o è s o l o u n m u r o " p r o b a b i l m e n t e p a s s e r e b b e r o o l t r e . P e r ò , p a r l i a m o c i c h i a r o , s o n o d a v v e r o u n b e l p o s t o i n c u i p a s s a r e i l t e m p o , a n c h e s e n o n s i v u o l e v i v e r e d i a r t e , s i e n t r a d e n t r o e c i s i r i l a s s a , g o d e n d o d e l l a b e l l e z z a d e i m i e i s p a z i e r i d e n d o d e l l e m i e p a r t i c o l a r i t à . F o r s e è l a d e f i n i z i o n e d i m u s e o c h e m i s t a s t r e t t a , m i p i a c e r e b b e e s s e r e q u a l c o s a i n p i ù , c o s a n o n l o s o a n c o r a , u n g i o r n o v e l o d i r ò . P e r o r a v i i n v i t o a d e n t r a r e e g o d e r v i i l v i a g g i o , t a n t o o f f r e l a c a s a , p e r o r a .