1. Il C.P.O. Regionale Lazio su un nuovo fenomeno che sta emergendo in Poste Italiane S.p.A.
La fascia di età dei nuovi assunti offre un’attenta e specifica riflessione su alcuni scenari che si
stanno aprendo e che sempre più avanzeranno negli anni futuri.
Tale fascia che, oggi, è stimabile in un range che va dai 28 ai 35 anni pone grossi interrogativi sulle
prospettive di miglioramento e progressione economico-professionale di quel personale.
Poiché, sembrerebbe, che l’Azienda abbia posto uno sbarramento alla crescita del personale in
prossimità dei 50 anni, a 50 o che li abbia appena superati, dobbiamo quindi ritenere quel personale
fuori da ogni excursus dopo appena 15/20 anni di attività lavorativa.
Un trend, quindi, manifestamente in controtendenza con quanto sta accadendo nel mondo del
lavoro; ovvero dell’innalzamento dell’età pensionabile, determinato dal modello di aspettativa di
vita, superiore decisamente ai parametri precedenti.
Essendo noto che l’età di più alta capacità intellettiva e professionale è determinata da una maturità
psico-intellettiva individuabile maggiormente negli individui con età compresa tra i 40-45/60-65
anni, si evidenzia come in un’azienda di servizi come quello Postale la scommessa per una
conquista dei mercati passi attraverso una valorizzazione di detto personale a tutti i livelli di
professionalità.
La riflessione è tanto più importante se consideriamo il mondo postale in cui la donna occupa un
posto numericamente e professionalmente importante.
Ma oltre ad essere soggetto di attività lavorativa la donna è detentrice di quel ruolo insostituibile
che è la maternità.
Il ciclo naturale della donna genitrice si esplica, oggi, in un arco di età compreso tra i 28-30/40-42 è
evidente quindi che il ruolo di maggiore proattività si esplicherà in pieno superato detto periodo.
2. Emerge, allora, che il potenziale della donna si fortifica nel tempo, quando affrancata dal suo ruolo
impegnativo di madre, proprio in quell’età, ad iniziare dai 45 ed in avanti, viene considerata di
minori capacità lavorative e posta in una situazione di stallo.
Se, oggi, l’entrata in azienda avviene tra i 28/35 anni, è possibile che dopo 15-20 anni di servizio si
possa considerare un dipendente al limite della sua capacità lavorativa?
L’attuale legislazione in materia pensionistica tende a dilatare i tempi di uscita, come possiamo,
semplicisticamente congelare le aspettative di crescita professionale degli over 50 quando la
prospettiva lavorativa e di altri 15 ???
Non sarebbe più adeguato che l’Azienda prevedesse percorsi di motivazione e miglioramento
professionale a partire da subito? E che questo laboratorio-progettuale getti le basi per vere
prospettive di immediato futuro e non resti una sperimentazione fine a se stessa?.
Servono allora iniziative sfidanti che possono anticipare uno scenario futuro che estenda le
prospettive del lavoro femminile oltre i livelli di età sempre più in movimento verso l’alto.
Non possiamo prescindere da quanto individuato ante se vogliamo considerare la donna come
opportunità competitiva in Poste Italiane S.p.A.
Comitato Pari Opportunità Lazio