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LA VALUTAZIONE FUNZIONALE DEL
   CARDIOPATICO E L’IDONEITÀ
         LAVORATIVA



        Il punto di vista
     del medico del lavoro
      Dr.ssa Donata Serra SPSAL Modena
           Modena, 19 ottobre 2012
RUOLO DEL MEDICO
COMPETENTE

 Espressione del giudizio di idoneità
 specifica alla mansione in un soggetto
 cardiopatico
RUOLO DEL MEDICO
COMPETENTE
Compito molto delicato e importante:

Il rientro al lavoro dopo un evento cardiaco
• È un vantaggio economico per l’individuo
   e la comunità
• Migliora l’equilibrio psicologico e la qualità
   di vita dei pazienti e dei loro familiari
RUOLO DEL MEDICO
    COMPETENTE


•   Un giudizio di non idoneità alla mansione o
    con prescrizioni che limitano molto la stessa,
    può tradursi in un grave problema sociale per
    perdita del posto di lavoro, perdita della
    capacità di guadagno e difficoltà estrema di
    ricollocazione lavorativa
INVALIDITA’ CIVILE

•   Sistema tabellare con percentualizzazione
    dell’invalidità
•   Le cardiopatie sono valutate relativamente
    poco, è difficile arrivare al 75%, percentuale
    minima per avere una pensione
•   Un lavoratore con patologia cardiaca che ne
    diminuisca realmente la capacità lavorativa
    può avere una invalidità civile relativamente
    bassa
INVALIDITA’ CIVILE

•   Anche la commissione che si riunisce ex
    Legge 68 per effettuare la valutazione
    funzionale del soggetto disabile per patologia
    cardiaca deve prestare particolare attenzione
    nell'espressione del giudizio sulla sua
    capacità lavorativa
CARDIOPATIE E PATENTE
   DI GUIDA

Il codice della strada stabilisce che la patente di
   guida non deve essere rilasciata o
   confermata ai candidati o conducenti colpiti
   da un’affezione cardiovascolare ritenuta
   incompatibile con la sicurezza della guida…la
   commissione medica locale terrà conto i
   rischi o pericoli addizionali connessi con la
   guida di veicoli conducibili con le patenti delle
   categorie C, D, E.
“PERCEZIONE “ DI MALATTIA
Spesso i lavoratori cardiopatici hanno una
  percezione distorta delle loro condizioni,
  possono:
• Sottovalutare le loro condizioni, più o
  meno consapevolmente
• Sopravvalutare le loro condizioni, molto
  più frequentemente
RUOLO DEL MEDICO
   COMPETENTE
Esprimere un giudizio di idoneità alla mansione
specifica nel caso di un lavoratore cardiopatico
significa

esprimere un giudizio circa la compatibilità fra
  le condizioni clinico-funzionali del lavoratore
                e i rischi lavorativi

indagando entrambe le componenti e integrandole
VALUTAZIONE FUNZIONALE
Capire come funziona il cuore di quel
  lavoratore per valutare se può svolgere
  quella specifica mansione

Esistono margini di errore, che però si
  riducono drasticamente con il corretto
  inquadramento clinico-diagnostico e la
  stratificazione del rischio
STRATIFICAZIONE DEL
     RISCHIO
Elementi da tenere in considerazione:
• Mansione del soggetto e incidenza funzionale della
  specifica cardiopatia su di essa
• Analisi della mansione e dell’ambiente di lavoro
• Stabilità clinica della malattia, probabilità che
  avvengano altri eventi cardiaci significativi
  INDIPENDENTEMENTE dalla mansione svolta
• Eventuale ipersuscettibilità che può diminuire la
  performance e/o aumentare la probabilità di
  insorgenza di eventi acuti
VALUTAZIONE PROGNOSTICA (1)
Le cardiopatie possono avere
  conseguenze di vario tipo:

•   Possono ridurre la tolleranza allo
    sforzo, limitando la capacità di
    performance (ad es. cardiopatia
    ischemica, valvulopatie, cardiomiopatie)

•   Possono determinare uno stato di
    ipersuscettibilità verso agenti fisici,
    chimici, o condizioni organizzative (ad
    es. cardiopatica ischemica)
VALUTAZIONE PROGNOSTICA (2)


•   Possono determinare un rischio di
    perdita di coscienza con conseguenze
    sulla sicurezza dei lavoratori o di terzi
    (ad es. cardiopatia ischemica, s. di
    WPW, s. di Brugada, s. del QT lungo)
RUOLO DEL MEDICO
COMPETENTE
Altre patologie possono complicare il
quadro clinico-funzionale:

•   Patologie osteo-articolari
•   Diabete
•   Vasculopatie
RISCHI LAVORATIVI

La patologia cardiaca causa molto
  frequentemente depressione,
  altrettanto frequentemente il lavoratore
  non è stato valutato dal punto di vista
  psicologico
RISCHI LAVORATIVI

La depressione:

•   peggiora la prognosi della cardiopatia
•   rende il reinserimento al lavoro molto più
    difficile
GIUDIZIO DI IDONEITA’

Non esistono criteri scientifici univoci e
  condivisi, sui quali esista un consenso,
  che permettano di stabilire l’idoneità alla
  mansione nel caso delle varie cardiopatie
GIUDIZIO DI IDONEITA’

Non esiste un metodo che permetta di pesare il
  rischio lavorativo e che consenta, nelle varie
  cardiopatie e in presenza eventualmente di
  altre patologie, di indicare quale sforzo può
  essere sopportato e quali limitazioni
  all’idoneità siano necessarie nelle varie
  cardiopatie.
VALUTAZIONE FUNZIONALE

Abbiamo a disposizione esami diagnostici
che permettono di eseguire la valutazione
clinico-funzionale del soggetto cardiopatico

Ecg, Holter Ecg, prova da sforzo, test
cardiopolmonare, ecocardiogramma
GIUDIZIO DI IDONEITA’
    Un buon giudizio di idoneità per un
    lavoratore cardiopatico deve scaturire dalla
    sintesi effettuata dal medico del lavoro fra

•   valutazione clinico-funzionale, compito del
    cardiologo
•   valutazione della specifica mansione,
    compito del medico del lavoro
GIUDIZIO DI IDONEITA’


  il cardiologo e il medico
competente devono imparare
         a dialogare
GIUDIZIO DI IDONEITA’
Questo dialogo va costruito insieme:

Il cardiologo deve imparare a fornire al medico
   competente le informazioni che gli permettono di
   esprimere il giudizio di idoneità

Il medico competente deve acquisire maggiori
   competenze sulle cardiopatie dal punto di vista
   clinico-funzionale e trasferirle nel giudizio di
   idoneità alla mansione
OBIETTIVI DELLA COOPERAZIONE
   CARDIOLOGO-MEDICO DEL LAVORO
Corretto reinserimento lavorativo tramite:

  Misura della capacità funzionale residua
  Stratificazione prognostica e individuazione
  delle condizioni di ipersuscettibilità
VALUTAZIONE DELLO STATO
  FUNZIONALE

Test da sforzo
Test cardiopolmonare
(meglio se il lavoratore è
esposto a particolari
condizioni microclimatiche
e/o impegno fisico)
Ecocardiogramma
TEST CARDIOPOLMONARE

 Fornisce in modo standardizzato una
 misura della capacità aerobica di lavoro
 del soggetto
 Registra il tracciato ECG, misura la
 ventilazione e i gas espirati
TEST CARDIOPOLMONARE

La capacità di lavoro viene misurata
e espressa in termini quantitativi in
unità metaboliche o MET
TEST CARDIOPOLMONARE

Il MET è un'unità di misura che permette
   di esprimere il costo di un esercizio in
   termini di energia e di consumo di
   ossigeno
TEST CARDIOPOLMONARE


 1 MET = fabbisogno di ossigeno a
 riposo : 3,5 ml/kg/min
TEST CARDIOPOLMONARE

La capacità di lavoro del singolo
lavoratore ottenuta col test
cardiopolmonare può essere confrontata
con il dispendio metabolico richiesto
dallo svolgimento di alcune attività
lavorative anch’esse espresse in numero
di MET
DISPENDI ENERGETICI
Tipo di attività   MET   Esempi

Molto leggera      <3    Attività impiegatizia, cameriere, commesso, guida di
                         autocarro, guida di gru
Leggera            3-5   Riparazione auto, montaggio macchinari, lavori leggeri
                         in saldatura e carpenteria, applicare carta da parati

Moderata           5-7   Lavori di muratura, montare un pneumatico

Pesante            7-9   Scavare un fossato, spalare

Molto pesante      >9    Taglialegna, manovale
DISPENDIO ENERGETICO
I dispendi energetici misurati per le
attività lavorative sono indicativi

Il dispendio energetico può aumentare in
caso di:
   Sforzo isometrico
   Prolungato utilizzo di braccia
   Stress
   Sbalzi termici
RIPRESA DELL’ATTIVITA’
 LAVORATIVA

La ripresa del lavoro può essere
  consigliata quando la capacità
  funzionale del lavoratore è più
  del doppio della domanda
  energetica della specifica attività
  lavorativa
RIPRESA DELL’ATTIVITA’
 LAVORATIVA

Un soggetto normale è in grado di
  svolgere per 6-8 ore un’attività
  lavorativa con un consumo di
  ossigeno pari a circa il 35-40%
  della capacità aerobica massima
ESERCIZIO FISICO

Non sempre l’esercizio fisico è
negativo, dipende, distinguiamo:

•   Esercizio fisico dinamico, isotonico
•   Esercizio fisico statico, isometrico
ESERCIZIO FISICO

Esercizio fisico dinamico
La forza muscolare impegnata è
relativamente modesta, i movimenti
articolari sono ampi.
Viene utilizzato principalmente il
metabolismo aerobico
ESERCIZIO FISICO

Esercizio fisico statico
La forza muscolare impegnata è notevole,
i movimenti articolari sono minimi.
Viene utilizzato principalmente il
metabolismo anaerobico
SFORZO FISICO
                      ESERCIZIO FISICO         ESERCIZIO FISICO
                      DINAMICO ISOTONICO       STATICO ISOMETRICO
FORZA MUSCOLARE       Modesta                  Elevata

MOVIMENTI ARTICOLARI Ampi                      Minimi

METABOLISMO           Aerobico                 Anaerobico

FREQUENZA CARDIACA    Aumenta                  Aumenta

PRESSIONE ARTERIOSA   Aumenta nei primi 15’,   Aumentano PAS e PAD
                      poi diminuisce per       per vasocostrizione
                      vasodilatazione          periferica
IPERTROFIA DEL        No                       Si
VENTRICOLO SINISTRO
SFORZO FISICO
Nel dubbio che una mansione
esponga ad uno sforzo non tollerabile
dal lavoratore cardiopatico:

•   Test da sforzo “on site” (uso di
    ergospirometro portatile)
•   Applicazione di
    cardiofrequenzimetro portatile
•   Applicazione di Holter Ecg
VALUTAZIONE CON
 CARDIOFREQUENZIMETRO
Serve a completare la valutazione
clinico-funzionale del lavoratore
cardiopatico
Non si sostituisce ad essa
La frequenza cardiaca massima che
non deve essere superata è pari a
220 – età del soggetto
VALUTAZIONE CON
  HOLTER ECG

Serve a completare la valutazione clinico-
funzionale del lavoratore cardiopatico
Non si sostituisce ad essa
Permette la registrazione continua dell’ Ecg e
quindi può mettere in evidenza alterazioni
del tracciato durante lo sforzo
RISCHI LAVORATIVI
Potenzialmente aggravanti la patologia cardiaca:

•   Ambientali: microclima, agenti fisici, chimici,
    biologici
•   Intrinseci alla mansione: impegno fisico
•   Organizzativi: carichi di lavoro, ritmo, turni,
    responsabilità
ESPOSIZIONE A BASSE
TEMPERATURE
Provoca:
• diminuzione della frequenza cardiaca
• aumento della PA
• aumento di produzione di calore
  mediante produzione di adrenalina,
  noradrenalina, tiroxina
• interferenza con l'aggregazione
  piastrinica
• effetto proaritmico
• potenziale vasocostrizione coronarica
ESPOSIZIONE A BASSE
    TEMPERATURE
E’ stata ipotizzata una corrispondenza fra
vasospasmo periferico dovuto al freddo e
quello coronarico

Attenzione per esempio
• alle aritmie

• alla cardiopatia ischemica

• cardiomiopatie in fase dilatativa

• ipertensione
ESPOSIZIONE A BASSE
      TEMPERATURE
Attenzione

•   Al lavoro in celle frigo ( a -20°C) meglio
    escludere
•   Al lavoro in celle frigo ( a +4°C), da valutare
    caso per caso, escludere se la cardiopatia
    non stabilizzata
•   Al lavoro all’esterno, da valutare caso per
    caso, limitare eventualmente la durata di
    permanenza all'esterno
ESPOSIZIONE A BASSE
     TEMPERATURE
Attenzione!!!!

•   L’esposizione a basse
    temperature si può associare allo
    sforzo fisico aumentando il
    rischio in molte cardiopatie
ESPOSIZIONE AD ALTE
  TEMPERATURE

Provoca un aumento del lavoro cardiaco, un
aumento del fabbisogno di ossigeno, una
vasodilatazione con deplezione di elettroliti,
disidratazione con tendenza all’ipotensione,
tachicardia compensatoria
ESPOSIZIONE AD ALTE
      TEMPERATURE
Attenzione:
• Cardiopatia ischemica



Attenzione!!!!

•   L’esposizione ad alte temperature si può
    associare allo sforzo fisico aumentando il
    rischio in molte cardiopatie
ESPOSIZIONE AD ALTE
      TEMPERATURE
    Attenzione, valutare caso per caso:

•   Al lavoro in esterno
•   Al lavoro vicino a forni o sorgenti di calore,
    da valutare caso per caso
•   Lavanderie, stirerie e/o altri ambienti caldi
    da valutare caso per caso
LAVORO A TURNI
    LAVORO NOTTURNO

Sono causa di perturbazione diretta dei ritmi
  circadiani con reazione di adattamento allo stress
  con aumento della secrezione di catecolamine

Espongono a condizioni di vita meno favorevoli,
  deprivazione di sonno, stress
LAVORO A TURNI
  LAVORO NOTTURNO

Aumenta il rischio di patologia coronarica del
  30-40%, molto di più se il soggetto fuma o è
  obeso

Non è causa esclusiva di patologia coronarica
LAVORO A TURNI
    LAVORO NOTTURNO
Nell’espressione del giudizio di idoneità al lavoro
  notturno bisognerà considerare

•   L’eventuale coesistenza di sforzo fisico
•   Orario di lavoro
•   Numero di notti
LAVORO A TURNI
  LAVORO NOTTURNO

Il lavoro notturno non è una controindicazione
   assoluta in caso di cardiopatia, dipende dal
   tipo e dalla gravità

Potrebbe essere consigliata una sorveglianza
  sanitaria più ravvicinata
LAVORO A TURNI
    LAVORO NOTTURNO
Escludere una persona dal lavoro a turni può
esporla ad uno stress maggiore

Nell’espressione del giudizio di idoneità al lavoro
a turni bisognerà considerare

•   L’eventuale coesistenza di sforzo fisico e altri
    rischi
•   Orario di lavoro, tipo di turno
LAVORO A TURNI
  LAVORO NOTTURNO

Il lavoro a turni non è una controindicazione
   assoluta in caso di cardiopatia

Potrebbe essere consigliata una sorveglianza
  sanitaria più ravvicinata
ESPOSIZIONE A RUMORE

•   Aumenta le resistenze vascolari periferiche
•   Aumenta l’increzione di catecolamine

Non è causa esclusiva di ipertensione o
  vasospasmo coronarico ma può causare un
  peggioramento in soggetti già ammalati
ESPOSIZIONE A RUMORE

Misura di tutela: uso di mezzi audioprotettivi
RISCHIO DI PERDITA DI
     COSCIENZA O MALORE

Importante nello svolgimento di
attività lavorative caratterizzate da:

•   Elevato rischio infortunistico
•   Responsabilità verso terzi
RISCHIO DI PERDITA DI
   COSCIENZA O MALORE

Possono essere eseguiti test
provocativi che hanno un elevato
valore predittivo negativo e che
Permettono quindi di attribuire un
rischio di eventi cardiaci molto basso
o trascurabile
RISCHIO DI PERDITA DI
COSCIENZA O MALORE

ECG da sforzo, CPET, eco-stress,
ecocardio, ECG dinamico permettono di
valutare

• Ischemia residua
• Funzione residua del ventricolo
  sinistro
• Condizioni di instabilità elettrica

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104 cardiopatie e lavoro

  • 1. LA VALUTAZIONE FUNZIONALE DEL CARDIOPATICO E L’IDONEITÀ LAVORATIVA Il punto di vista del medico del lavoro Dr.ssa Donata Serra SPSAL Modena Modena, 19 ottobre 2012
  • 2. RUOLO DEL MEDICO COMPETENTE Espressione del giudizio di idoneità specifica alla mansione in un soggetto cardiopatico
  • 3. RUOLO DEL MEDICO COMPETENTE Compito molto delicato e importante: Il rientro al lavoro dopo un evento cardiaco • È un vantaggio economico per l’individuo e la comunità • Migliora l’equilibrio psicologico e la qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari
  • 4. RUOLO DEL MEDICO COMPETENTE • Un giudizio di non idoneità alla mansione o con prescrizioni che limitano molto la stessa, può tradursi in un grave problema sociale per perdita del posto di lavoro, perdita della capacità di guadagno e difficoltà estrema di ricollocazione lavorativa
  • 5. INVALIDITA’ CIVILE • Sistema tabellare con percentualizzazione dell’invalidità • Le cardiopatie sono valutate relativamente poco, è difficile arrivare al 75%, percentuale minima per avere una pensione • Un lavoratore con patologia cardiaca che ne diminuisca realmente la capacità lavorativa può avere una invalidità civile relativamente bassa
  • 6. INVALIDITA’ CIVILE • Anche la commissione che si riunisce ex Legge 68 per effettuare la valutazione funzionale del soggetto disabile per patologia cardiaca deve prestare particolare attenzione nell'espressione del giudizio sulla sua capacità lavorativa
  • 7. CARDIOPATIE E PATENTE DI GUIDA Il codice della strada stabilisce che la patente di guida non deve essere rilasciata o confermata ai candidati o conducenti colpiti da un’affezione cardiovascolare ritenuta incompatibile con la sicurezza della guida…la commissione medica locale terrà conto i rischi o pericoli addizionali connessi con la guida di veicoli conducibili con le patenti delle categorie C, D, E.
  • 8. “PERCEZIONE “ DI MALATTIA Spesso i lavoratori cardiopatici hanno una percezione distorta delle loro condizioni, possono: • Sottovalutare le loro condizioni, più o meno consapevolmente • Sopravvalutare le loro condizioni, molto più frequentemente
  • 9. RUOLO DEL MEDICO COMPETENTE Esprimere un giudizio di idoneità alla mansione specifica nel caso di un lavoratore cardiopatico significa esprimere un giudizio circa la compatibilità fra le condizioni clinico-funzionali del lavoratore e i rischi lavorativi indagando entrambe le componenti e integrandole
  • 10. VALUTAZIONE FUNZIONALE Capire come funziona il cuore di quel lavoratore per valutare se può svolgere quella specifica mansione Esistono margini di errore, che però si riducono drasticamente con il corretto inquadramento clinico-diagnostico e la stratificazione del rischio
  • 11. STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO Elementi da tenere in considerazione: • Mansione del soggetto e incidenza funzionale della specifica cardiopatia su di essa • Analisi della mansione e dell’ambiente di lavoro • Stabilità clinica della malattia, probabilità che avvengano altri eventi cardiaci significativi INDIPENDENTEMENTE dalla mansione svolta • Eventuale ipersuscettibilità che può diminuire la performance e/o aumentare la probabilità di insorgenza di eventi acuti
  • 12. VALUTAZIONE PROGNOSTICA (1) Le cardiopatie possono avere conseguenze di vario tipo: • Possono ridurre la tolleranza allo sforzo, limitando la capacità di performance (ad es. cardiopatia ischemica, valvulopatie, cardiomiopatie) • Possono determinare uno stato di ipersuscettibilità verso agenti fisici, chimici, o condizioni organizzative (ad es. cardiopatica ischemica)
  • 13. VALUTAZIONE PROGNOSTICA (2) • Possono determinare un rischio di perdita di coscienza con conseguenze sulla sicurezza dei lavoratori o di terzi (ad es. cardiopatia ischemica, s. di WPW, s. di Brugada, s. del QT lungo)
  • 14. RUOLO DEL MEDICO COMPETENTE Altre patologie possono complicare il quadro clinico-funzionale: • Patologie osteo-articolari • Diabete • Vasculopatie
  • 15. RISCHI LAVORATIVI La patologia cardiaca causa molto frequentemente depressione, altrettanto frequentemente il lavoratore non è stato valutato dal punto di vista psicologico
  • 16. RISCHI LAVORATIVI La depressione: • peggiora la prognosi della cardiopatia • rende il reinserimento al lavoro molto più difficile
  • 17. GIUDIZIO DI IDONEITA’ Non esistono criteri scientifici univoci e condivisi, sui quali esista un consenso, che permettano di stabilire l’idoneità alla mansione nel caso delle varie cardiopatie
  • 18. GIUDIZIO DI IDONEITA’ Non esiste un metodo che permetta di pesare il rischio lavorativo e che consenta, nelle varie cardiopatie e in presenza eventualmente di altre patologie, di indicare quale sforzo può essere sopportato e quali limitazioni all’idoneità siano necessarie nelle varie cardiopatie.
  • 19. VALUTAZIONE FUNZIONALE Abbiamo a disposizione esami diagnostici che permettono di eseguire la valutazione clinico-funzionale del soggetto cardiopatico Ecg, Holter Ecg, prova da sforzo, test cardiopolmonare, ecocardiogramma
  • 20. GIUDIZIO DI IDONEITA’ Un buon giudizio di idoneità per un lavoratore cardiopatico deve scaturire dalla sintesi effettuata dal medico del lavoro fra • valutazione clinico-funzionale, compito del cardiologo • valutazione della specifica mansione, compito del medico del lavoro
  • 21. GIUDIZIO DI IDONEITA’ il cardiologo e il medico competente devono imparare a dialogare
  • 22. GIUDIZIO DI IDONEITA’ Questo dialogo va costruito insieme: Il cardiologo deve imparare a fornire al medico competente le informazioni che gli permettono di esprimere il giudizio di idoneità Il medico competente deve acquisire maggiori competenze sulle cardiopatie dal punto di vista clinico-funzionale e trasferirle nel giudizio di idoneità alla mansione
  • 23. OBIETTIVI DELLA COOPERAZIONE CARDIOLOGO-MEDICO DEL LAVORO Corretto reinserimento lavorativo tramite: Misura della capacità funzionale residua Stratificazione prognostica e individuazione delle condizioni di ipersuscettibilità
  • 24. VALUTAZIONE DELLO STATO FUNZIONALE Test da sforzo Test cardiopolmonare (meglio se il lavoratore è esposto a particolari condizioni microclimatiche e/o impegno fisico) Ecocardiogramma
  • 25. TEST CARDIOPOLMONARE Fornisce in modo standardizzato una misura della capacità aerobica di lavoro del soggetto Registra il tracciato ECG, misura la ventilazione e i gas espirati
  • 26. TEST CARDIOPOLMONARE La capacità di lavoro viene misurata e espressa in termini quantitativi in unità metaboliche o MET
  • 27. TEST CARDIOPOLMONARE Il MET è un'unità di misura che permette di esprimere il costo di un esercizio in termini di energia e di consumo di ossigeno
  • 28. TEST CARDIOPOLMONARE 1 MET = fabbisogno di ossigeno a riposo : 3,5 ml/kg/min
  • 29. TEST CARDIOPOLMONARE La capacità di lavoro del singolo lavoratore ottenuta col test cardiopolmonare può essere confrontata con il dispendio metabolico richiesto dallo svolgimento di alcune attività lavorative anch’esse espresse in numero di MET
  • 30. DISPENDI ENERGETICI Tipo di attività MET Esempi Molto leggera <3 Attività impiegatizia, cameriere, commesso, guida di autocarro, guida di gru Leggera 3-5 Riparazione auto, montaggio macchinari, lavori leggeri in saldatura e carpenteria, applicare carta da parati Moderata 5-7 Lavori di muratura, montare un pneumatico Pesante 7-9 Scavare un fossato, spalare Molto pesante >9 Taglialegna, manovale
  • 31. DISPENDIO ENERGETICO I dispendi energetici misurati per le attività lavorative sono indicativi Il dispendio energetico può aumentare in caso di: Sforzo isometrico Prolungato utilizzo di braccia Stress Sbalzi termici
  • 32. RIPRESA DELL’ATTIVITA’ LAVORATIVA La ripresa del lavoro può essere consigliata quando la capacità funzionale del lavoratore è più del doppio della domanda energetica della specifica attività lavorativa
  • 33. RIPRESA DELL’ATTIVITA’ LAVORATIVA Un soggetto normale è in grado di svolgere per 6-8 ore un’attività lavorativa con un consumo di ossigeno pari a circa il 35-40% della capacità aerobica massima
  • 34. ESERCIZIO FISICO Non sempre l’esercizio fisico è negativo, dipende, distinguiamo: • Esercizio fisico dinamico, isotonico • Esercizio fisico statico, isometrico
  • 35. ESERCIZIO FISICO Esercizio fisico dinamico La forza muscolare impegnata è relativamente modesta, i movimenti articolari sono ampi. Viene utilizzato principalmente il metabolismo aerobico
  • 36. ESERCIZIO FISICO Esercizio fisico statico La forza muscolare impegnata è notevole, i movimenti articolari sono minimi. Viene utilizzato principalmente il metabolismo anaerobico
  • 37. SFORZO FISICO ESERCIZIO FISICO ESERCIZIO FISICO DINAMICO ISOTONICO STATICO ISOMETRICO FORZA MUSCOLARE Modesta Elevata MOVIMENTI ARTICOLARI Ampi Minimi METABOLISMO Aerobico Anaerobico FREQUENZA CARDIACA Aumenta Aumenta PRESSIONE ARTERIOSA Aumenta nei primi 15’, Aumentano PAS e PAD poi diminuisce per per vasocostrizione vasodilatazione periferica IPERTROFIA DEL No Si VENTRICOLO SINISTRO
  • 38. SFORZO FISICO Nel dubbio che una mansione esponga ad uno sforzo non tollerabile dal lavoratore cardiopatico: • Test da sforzo “on site” (uso di ergospirometro portatile) • Applicazione di cardiofrequenzimetro portatile • Applicazione di Holter Ecg
  • 39. VALUTAZIONE CON CARDIOFREQUENZIMETRO Serve a completare la valutazione clinico-funzionale del lavoratore cardiopatico Non si sostituisce ad essa La frequenza cardiaca massima che non deve essere superata è pari a 220 – età del soggetto
  • 40. VALUTAZIONE CON HOLTER ECG Serve a completare la valutazione clinico- funzionale del lavoratore cardiopatico Non si sostituisce ad essa Permette la registrazione continua dell’ Ecg e quindi può mettere in evidenza alterazioni del tracciato durante lo sforzo
  • 41. RISCHI LAVORATIVI Potenzialmente aggravanti la patologia cardiaca: • Ambientali: microclima, agenti fisici, chimici, biologici • Intrinseci alla mansione: impegno fisico • Organizzativi: carichi di lavoro, ritmo, turni, responsabilità
  • 42. ESPOSIZIONE A BASSE TEMPERATURE Provoca: • diminuzione della frequenza cardiaca • aumento della PA • aumento di produzione di calore mediante produzione di adrenalina, noradrenalina, tiroxina • interferenza con l'aggregazione piastrinica • effetto proaritmico • potenziale vasocostrizione coronarica
  • 43. ESPOSIZIONE A BASSE TEMPERATURE E’ stata ipotizzata una corrispondenza fra vasospasmo periferico dovuto al freddo e quello coronarico Attenzione per esempio • alle aritmie • alla cardiopatia ischemica • cardiomiopatie in fase dilatativa • ipertensione
  • 44. ESPOSIZIONE A BASSE TEMPERATURE Attenzione • Al lavoro in celle frigo ( a -20°C) meglio escludere • Al lavoro in celle frigo ( a +4°C), da valutare caso per caso, escludere se la cardiopatia non stabilizzata • Al lavoro all’esterno, da valutare caso per caso, limitare eventualmente la durata di permanenza all'esterno
  • 45. ESPOSIZIONE A BASSE TEMPERATURE Attenzione!!!! • L’esposizione a basse temperature si può associare allo sforzo fisico aumentando il rischio in molte cardiopatie
  • 46. ESPOSIZIONE AD ALTE TEMPERATURE Provoca un aumento del lavoro cardiaco, un aumento del fabbisogno di ossigeno, una vasodilatazione con deplezione di elettroliti, disidratazione con tendenza all’ipotensione, tachicardia compensatoria
  • 47. ESPOSIZIONE AD ALTE TEMPERATURE Attenzione: • Cardiopatia ischemica Attenzione!!!! • L’esposizione ad alte temperature si può associare allo sforzo fisico aumentando il rischio in molte cardiopatie
  • 48. ESPOSIZIONE AD ALTE TEMPERATURE Attenzione, valutare caso per caso: • Al lavoro in esterno • Al lavoro vicino a forni o sorgenti di calore, da valutare caso per caso • Lavanderie, stirerie e/o altri ambienti caldi da valutare caso per caso
  • 49. LAVORO A TURNI LAVORO NOTTURNO Sono causa di perturbazione diretta dei ritmi circadiani con reazione di adattamento allo stress con aumento della secrezione di catecolamine Espongono a condizioni di vita meno favorevoli, deprivazione di sonno, stress
  • 50. LAVORO A TURNI LAVORO NOTTURNO Aumenta il rischio di patologia coronarica del 30-40%, molto di più se il soggetto fuma o è obeso Non è causa esclusiva di patologia coronarica
  • 51. LAVORO A TURNI LAVORO NOTTURNO Nell’espressione del giudizio di idoneità al lavoro notturno bisognerà considerare • L’eventuale coesistenza di sforzo fisico • Orario di lavoro • Numero di notti
  • 52. LAVORO A TURNI LAVORO NOTTURNO Il lavoro notturno non è una controindicazione assoluta in caso di cardiopatia, dipende dal tipo e dalla gravità Potrebbe essere consigliata una sorveglianza sanitaria più ravvicinata
  • 53. LAVORO A TURNI LAVORO NOTTURNO Escludere una persona dal lavoro a turni può esporla ad uno stress maggiore Nell’espressione del giudizio di idoneità al lavoro a turni bisognerà considerare • L’eventuale coesistenza di sforzo fisico e altri rischi • Orario di lavoro, tipo di turno
  • 54. LAVORO A TURNI LAVORO NOTTURNO Il lavoro a turni non è una controindicazione assoluta in caso di cardiopatia Potrebbe essere consigliata una sorveglianza sanitaria più ravvicinata
  • 55. ESPOSIZIONE A RUMORE • Aumenta le resistenze vascolari periferiche • Aumenta l’increzione di catecolamine Non è causa esclusiva di ipertensione o vasospasmo coronarico ma può causare un peggioramento in soggetti già ammalati
  • 56. ESPOSIZIONE A RUMORE Misura di tutela: uso di mezzi audioprotettivi
  • 57. RISCHIO DI PERDITA DI COSCIENZA O MALORE Importante nello svolgimento di attività lavorative caratterizzate da: • Elevato rischio infortunistico • Responsabilità verso terzi
  • 58. RISCHIO DI PERDITA DI COSCIENZA O MALORE Possono essere eseguiti test provocativi che hanno un elevato valore predittivo negativo e che Permettono quindi di attribuire un rischio di eventi cardiaci molto basso o trascurabile
  • 59. RISCHIO DI PERDITA DI COSCIENZA O MALORE ECG da sforzo, CPET, eco-stress, ecocardio, ECG dinamico permettono di valutare • Ischemia residua • Funzione residua del ventricolo sinistro • Condizioni di instabilità elettrica