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IL “MIO” GHS

Il Comitato di Esperti ONU sul trasporto di merci pericolose (UNCETDG) decise, nel 1991, di
inviarmi (ma a spese dell’ente, l’allora ENEA/DISP, per il quale lavoravo) alla Conferenza ONU di
Rio de Janeiro su “Sviluppo e ambiente” (UNCED), prevista per il giugno 1992.

I problemi che incontrai per la registrazione, la partecipazione, ecc., alla Conferenza potrebbero
essere oggetto di un articolato, divertente ma disperante, racconto (l’incontro/scontro con
burocrazia ONU, esercito brasiliano, sicurezza ONU, albergatori, tassisti, hostess, conducenti di
autobus, ecc., meriterebbe effettivamente un racconto a parte). Ma naturalmente non ne tratterò qui.
Solo una notazione di “colore”: nei giornalieri viaggi di andata e ritorno fra l’albergo (zona
Copacabana, ma tariffe accettabili) e il centro dove si svolgeva la conferenza (a qualche decina di
chilometri), a metà percorso, su una collina, sede di una delle tante “favelas”, si scorgeva una scritta
luminosa, evidentemente dedicata a noi che discutevamo dei problemi ambientali: “Save humans
first !”.

La conferenza (devo riconoscerlo, senza alcun mio significativo intervento: era già stato tutto già
discusso, sia pur in maniera preliminare, nelle riunioni preparatorie) approvò l’Agenda 21 che,
come è ormai noto, conteneva, nel capitolo 19, il seguente impegno:

          Un sistema globale armonizzato di classificazione dei pericoli e di etichettatura,
          comprese le schede di sicurezza e simboli facilmente riconoscibili, dovrebbe
          essere disponibile, se fattibile, per l’anno 2000.

Naturalmente al mio ritorno riferii al UNCETDG e, altrettanto naturalmente, fu deciso che
l’UNCETDG doveva monitorare, seguire ed essere attivamente presente nelle future attività in
materia.

Per adempiere all’impegno assunto con l’Agenda 21, in ambito ONU fu creato l’IOMC (Inter-
Organization programme for the sound Management of Chemicals), costituito da WHO (World
Health Organization), ILO (International Labour Organization), UNEP (United Nations
Environment Programme), FAO (Food and Agriculture Organization), OECD (Organization for
Economic Cooperation and Development) e UNIDO (United Nations Industrial Development
Organization) che, a sua volta, incaricò il CG/HCCS (Co-ordinating Group for the Harmonization
of Chemical Classification Systems) di promuovere e monitorare i lavori necessari per mettere a
punto un sistema globale armonizzato di classificazione ed etichettatura dei prodotti chimici (GHS).

Il CG/HCCS individuò a sua volta, tre strutture di riferimento per lo sviluppo del GHS:
- l’OECD, per la classificazione di sostanze e miscele pericolose per la salute delle persone e
dell’ambiente
- un gruppo di lavoro ILO/UNCETDG per le sostanze e le miscele pericolose dal punto di vista del
rischio fisico (infiammabilità, reattività, ecc.)
- l’ILO per le etichette e le schede di sicurezza

Per una serie di ragioni (un mio sentito e responsabile interesse professionale in queste questioni,
un mio ruolo crescente nel UNCETDG, un assenso dell’ente in cui lavoravo) riuscii ad essere
presente con continuità alle riunioni degli organismi sopra citati (ai posteri l’ardua sentenza se le
spese relative, certo non stratosferiche, in termini di missioni, siano, “a posteriori” giustificabili),
ed anche ad alcune riunioni di “coordinamento europeo”, nelle quali si cercava di mettere a punto
una posizione unitaria dell’Unione Europea.

Essendo notoriamente (se non lo sapevate, lo sapete adesso) una persona alla quale piace “mettere i
piedi nel piatto”, la mia partecipazione a quelle riunioni fu tutt’altro che silenziosa.

Naturalmente il mio ruolo nelle discussioni sul GHS fu accentuato dal fatto che, nel frattempo,
dicembre 1996, fui nominato Chairman del UNCETDG.

Allora, cosa ho detto, proposto, ottenuto ?
Ecco qua !
1) il sistema di classificazione per i pericoli di tipo fisico (esplosività, infiammabilità, comburenza,
ecc.) deve basarsi sui criteri definiti dalla normativa sul trasporto di merci pericolose, che è
armonizzata a livello mondiale
2) il sistema di etichettatura deve basarsi su quello adottato nel trasporto di merci pericolose per
quanto applicabile, fermo restando che altre etichette possono essere previste per le merci non
considerate pericolose ai fini del trasporto
3) per quanto riguarda la tossicità acuta, per le miscele deve essere adottata una formula “pesata”
per tener conto della tossicità dei diversi componenti, come previsto per la classe 6.1 (materie
tossiche) del trasporto
4) ogni discussione sui pericolo di tipi fisico-chimico deve essere effettuata nell’ambito del
UNSCETDG (vedi dopo)
4) l’aspetto forse più rilevante: NO alla proposta USA di inserire il GHS nel sistema World Trade
Organization (WTO); la proposta USA era di fare del GHS uno degli elementi del WTO e quindi un
meccanismo soggetto a “regole”, quantomeno dal mio punto di vista, discutibili.

Naturalmente tutto ciò è stato ottenuto perché molti altri paesi si sono ritrovati sulle posizioni che
avevo enunciato.

Ad onor del vero devo dire che le mie proposte erano, appunto “mie” proposte. E le mie proposte
erano presentate (sempre da me) in nome dell’Italia.
Qualcuna/o può giustamente chiedersi: ma l’Italia (almeno le persone interessate) erano d’accordo ?
La mia risposta sincera è: non lo so.
Posso solo dire che ho tentato di discuterne nelle (poche) sedi nelle quali ciò era possibile: ma, in
genere, devo dire, si prendeva atto di quello che dicevo e tutto finiva lì.

Peraltro, quando parlavo a nome del UNCETDG (cioè quando “difendevo” le competenze del
mondo dei trasporti), ne discutevo e ne riferivo in tale sede (anche se, ad onor del vero, devo dire
che nelle riunioni sul GHS non è che le delegazioni degli altri paesi, che ovviamente
rappresentavano gli interessi, non solo del settore dei trasporti, ma anche quello di altri settori,
come il lavoro, i consumatori, l’ambiente, ecc., fossero sempre al mio fianco).

Mentre si discuteva sui contenuti del futuro GHS (criteri di classificazione, etichette, schede di
sicurezza, modalità di implementazione nei diversi settori e nei diversi paesi), si iniziò anche a
discutere di quale struttura organizzativa in ambito ONU (avendo “sconfitto l’idea USA del WTO)
dovesse, e come, gestire il futuro GHS.

Fu quindi deciso, per evitare di creare una struttura ex-novo, di prevedere una riorganizzazione
dell’esistente UNCETDG (ormai eravamo riusciti ad affermare l’esperienza consolidata di
armonizzazione a livello globale nel trasporto come un solido punto di riferimento) nei seguenti
termini: creazione di un Comitato di esperti ONU su trasporto di merci pericolose e sul GHS, con
due SottoComitati, uno sul trasporto di merci pericolose (UNSCETDG) e uno sul GHS
(UNSCEGHS).
Dopo lunghe discussioni fu deciso che il Comitato avrebbe avuto solo un ruolo di coordinamento
fra i due SottoComitati, limitandosi quindi, dal punto di vista sostanziale, a ratificare il lavoro dei
due SottoComitati.
E, naturalmente, i due SottoComitati avrebbero funzionato (e funzionano) così come funzionava il
UNCETDG e quindi: due riunioni all’anno, aggiornamento biennale, nomina dei membri da parte di
ECOSOC (il Consiglio Economico e Sociale dell’ONU), ecc.

Adesso però devo ricordare un aspetto del quale mi sento particolarmente orgoglioso: la nomina di
Chairperson e ViceChairperson del Comitato e dei SottoComitati.
Fu infatti accettata la mia proposta, che era la seguente: dal momento che l’esistente UNCETDG,
che sarebbe diventato il UNSCETDG, era presieduto da me, un europeo/italiano, maschio, con un
vicepresidente americano/USA, maschio, allora il UNSCEGHS doveva essere presieduto da una
donna americana/canadese, con una vicepresidente donna europea/non italiana (un giusto
bilanciamento geopolitico e di genere).
Quanto al Comitato sarebbe stato alternativamente presieduto dal Chairman del UNSCETDG e
dalla Chairperson del UNSCEGHS
La proposta fu accettata !

Il resto è storia recente: nel 2000 si riunì per la prima volta il UNSCEGHS e, a dicembre 2002, fu
varata la 1^ edizione del GHS, che fu pubblicata nel 2001.

E, col Regolamento CE 1272/2008, adesso il GHS è il riferimento armonizzato nell’Unione
Europea, non solo per il trasporto !

Solo un’ultima notazione (che forse è un’implicita promessa di un prossimo”racconto”):
nell’ottobre del 2001 l’ing. Cesari, direttore dell’ANPA (l’Agenzia per la protezione dell’ambiente,
nella quale lavoravo), chiese al Capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio di sostituirmi in qualità di esperto italiano alle riunioni di UNSCETDG e degli altri
gruppi di lavoro internazionali ai quali partecipavo (non chiedetemi adesso di spiegarvi il perché:
posso solo dire che probabilmente era una questione di stupidità “politica”). Per fortuna (mia, non
so vostra), dopo incredibili vicende burocratiche, e soprattutto grazie all’intervento diretto del
Ministro dei trasporti USA e di quello del Canada, ottenni di poter continuare a partecipare alle
riunioni internazionali, e di mantenere una significativa presenza italiana col mio ruolo di presidente
del UNSCETDG, fino al dicembre 2006 (nel 2007 sono andato in pensione). No comment !




                                                                                      sergio benassai

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  • 1. IL “MIO” GHS Il Comitato di Esperti ONU sul trasporto di merci pericolose (UNCETDG) decise, nel 1991, di inviarmi (ma a spese dell’ente, l’allora ENEA/DISP, per il quale lavoravo) alla Conferenza ONU di Rio de Janeiro su “Sviluppo e ambiente” (UNCED), prevista per il giugno 1992. I problemi che incontrai per la registrazione, la partecipazione, ecc., alla Conferenza potrebbero essere oggetto di un articolato, divertente ma disperante, racconto (l’incontro/scontro con burocrazia ONU, esercito brasiliano, sicurezza ONU, albergatori, tassisti, hostess, conducenti di autobus, ecc., meriterebbe effettivamente un racconto a parte). Ma naturalmente non ne tratterò qui. Solo una notazione di “colore”: nei giornalieri viaggi di andata e ritorno fra l’albergo (zona Copacabana, ma tariffe accettabili) e il centro dove si svolgeva la conferenza (a qualche decina di chilometri), a metà percorso, su una collina, sede di una delle tante “favelas”, si scorgeva una scritta luminosa, evidentemente dedicata a noi che discutevamo dei problemi ambientali: “Save humans first !”. La conferenza (devo riconoscerlo, senza alcun mio significativo intervento: era già stato tutto già discusso, sia pur in maniera preliminare, nelle riunioni preparatorie) approvò l’Agenda 21 che, come è ormai noto, conteneva, nel capitolo 19, il seguente impegno: Un sistema globale armonizzato di classificazione dei pericoli e di etichettatura, comprese le schede di sicurezza e simboli facilmente riconoscibili, dovrebbe essere disponibile, se fattibile, per l’anno 2000. Naturalmente al mio ritorno riferii al UNCETDG e, altrettanto naturalmente, fu deciso che l’UNCETDG doveva monitorare, seguire ed essere attivamente presente nelle future attività in materia. Per adempiere all’impegno assunto con l’Agenda 21, in ambito ONU fu creato l’IOMC (Inter- Organization programme for the sound Management of Chemicals), costituito da WHO (World Health Organization), ILO (International Labour Organization), UNEP (United Nations Environment Programme), FAO (Food and Agriculture Organization), OECD (Organization for Economic Cooperation and Development) e UNIDO (United Nations Industrial Development Organization) che, a sua volta, incaricò il CG/HCCS (Co-ordinating Group for the Harmonization of Chemical Classification Systems) di promuovere e monitorare i lavori necessari per mettere a punto un sistema globale armonizzato di classificazione ed etichettatura dei prodotti chimici (GHS). Il CG/HCCS individuò a sua volta, tre strutture di riferimento per lo sviluppo del GHS: - l’OECD, per la classificazione di sostanze e miscele pericolose per la salute delle persone e dell’ambiente - un gruppo di lavoro ILO/UNCETDG per le sostanze e le miscele pericolose dal punto di vista del rischio fisico (infiammabilità, reattività, ecc.) - l’ILO per le etichette e le schede di sicurezza Per una serie di ragioni (un mio sentito e responsabile interesse professionale in queste questioni, un mio ruolo crescente nel UNCETDG, un assenso dell’ente in cui lavoravo) riuscii ad essere presente con continuità alle riunioni degli organismi sopra citati (ai posteri l’ardua sentenza se le spese relative, certo non stratosferiche, in termini di missioni, siano, “a posteriori” giustificabili),
  • 2. ed anche ad alcune riunioni di “coordinamento europeo”, nelle quali si cercava di mettere a punto una posizione unitaria dell’Unione Europea. Essendo notoriamente (se non lo sapevate, lo sapete adesso) una persona alla quale piace “mettere i piedi nel piatto”, la mia partecipazione a quelle riunioni fu tutt’altro che silenziosa. Naturalmente il mio ruolo nelle discussioni sul GHS fu accentuato dal fatto che, nel frattempo, dicembre 1996, fui nominato Chairman del UNCETDG. Allora, cosa ho detto, proposto, ottenuto ? Ecco qua ! 1) il sistema di classificazione per i pericoli di tipo fisico (esplosività, infiammabilità, comburenza, ecc.) deve basarsi sui criteri definiti dalla normativa sul trasporto di merci pericolose, che è armonizzata a livello mondiale 2) il sistema di etichettatura deve basarsi su quello adottato nel trasporto di merci pericolose per quanto applicabile, fermo restando che altre etichette possono essere previste per le merci non considerate pericolose ai fini del trasporto 3) per quanto riguarda la tossicità acuta, per le miscele deve essere adottata una formula “pesata” per tener conto della tossicità dei diversi componenti, come previsto per la classe 6.1 (materie tossiche) del trasporto 4) ogni discussione sui pericolo di tipi fisico-chimico deve essere effettuata nell’ambito del UNSCETDG (vedi dopo) 4) l’aspetto forse più rilevante: NO alla proposta USA di inserire il GHS nel sistema World Trade Organization (WTO); la proposta USA era di fare del GHS uno degli elementi del WTO e quindi un meccanismo soggetto a “regole”, quantomeno dal mio punto di vista, discutibili. Naturalmente tutto ciò è stato ottenuto perché molti altri paesi si sono ritrovati sulle posizioni che avevo enunciato. Ad onor del vero devo dire che le mie proposte erano, appunto “mie” proposte. E le mie proposte erano presentate (sempre da me) in nome dell’Italia. Qualcuna/o può giustamente chiedersi: ma l’Italia (almeno le persone interessate) erano d’accordo ? La mia risposta sincera è: non lo so. Posso solo dire che ho tentato di discuterne nelle (poche) sedi nelle quali ciò era possibile: ma, in genere, devo dire, si prendeva atto di quello che dicevo e tutto finiva lì. Peraltro, quando parlavo a nome del UNCETDG (cioè quando “difendevo” le competenze del mondo dei trasporti), ne discutevo e ne riferivo in tale sede (anche se, ad onor del vero, devo dire che nelle riunioni sul GHS non è che le delegazioni degli altri paesi, che ovviamente rappresentavano gli interessi, non solo del settore dei trasporti, ma anche quello di altri settori, come il lavoro, i consumatori, l’ambiente, ecc., fossero sempre al mio fianco). Mentre si discuteva sui contenuti del futuro GHS (criteri di classificazione, etichette, schede di sicurezza, modalità di implementazione nei diversi settori e nei diversi paesi), si iniziò anche a discutere di quale struttura organizzativa in ambito ONU (avendo “sconfitto l’idea USA del WTO) dovesse, e come, gestire il futuro GHS. Fu quindi deciso, per evitare di creare una struttura ex-novo, di prevedere una riorganizzazione dell’esistente UNCETDG (ormai eravamo riusciti ad affermare l’esperienza consolidata di armonizzazione a livello globale nel trasporto come un solido punto di riferimento) nei seguenti termini: creazione di un Comitato di esperti ONU su trasporto di merci pericolose e sul GHS, con
  • 3. due SottoComitati, uno sul trasporto di merci pericolose (UNSCETDG) e uno sul GHS (UNSCEGHS). Dopo lunghe discussioni fu deciso che il Comitato avrebbe avuto solo un ruolo di coordinamento fra i due SottoComitati, limitandosi quindi, dal punto di vista sostanziale, a ratificare il lavoro dei due SottoComitati. E, naturalmente, i due SottoComitati avrebbero funzionato (e funzionano) così come funzionava il UNCETDG e quindi: due riunioni all’anno, aggiornamento biennale, nomina dei membri da parte di ECOSOC (il Consiglio Economico e Sociale dell’ONU), ecc. Adesso però devo ricordare un aspetto del quale mi sento particolarmente orgoglioso: la nomina di Chairperson e ViceChairperson del Comitato e dei SottoComitati. Fu infatti accettata la mia proposta, che era la seguente: dal momento che l’esistente UNCETDG, che sarebbe diventato il UNSCETDG, era presieduto da me, un europeo/italiano, maschio, con un vicepresidente americano/USA, maschio, allora il UNSCEGHS doveva essere presieduto da una donna americana/canadese, con una vicepresidente donna europea/non italiana (un giusto bilanciamento geopolitico e di genere). Quanto al Comitato sarebbe stato alternativamente presieduto dal Chairman del UNSCETDG e dalla Chairperson del UNSCEGHS La proposta fu accettata ! Il resto è storia recente: nel 2000 si riunì per la prima volta il UNSCEGHS e, a dicembre 2002, fu varata la 1^ edizione del GHS, che fu pubblicata nel 2001. E, col Regolamento CE 1272/2008, adesso il GHS è il riferimento armonizzato nell’Unione Europea, non solo per il trasporto ! Solo un’ultima notazione (che forse è un’implicita promessa di un prossimo”racconto”): nell’ottobre del 2001 l’ing. Cesari, direttore dell’ANPA (l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, nella quale lavoravo), chiese al Capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio di sostituirmi in qualità di esperto italiano alle riunioni di UNSCETDG e degli altri gruppi di lavoro internazionali ai quali partecipavo (non chiedetemi adesso di spiegarvi il perché: posso solo dire che probabilmente era una questione di stupidità “politica”). Per fortuna (mia, non so vostra), dopo incredibili vicende burocratiche, e soprattutto grazie all’intervento diretto del Ministro dei trasporti USA e di quello del Canada, ottenni di poter continuare a partecipare alle riunioni internazionali, e di mantenere una significativa presenza italiana col mio ruolo di presidente del UNSCETDG, fino al dicembre 2006 (nel 2007 sono andato in pensione). No comment ! sergio benassai