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Cassazione Penale, Sez. 7, 03 novembre 2016, n. 46107 ­ Cantiere
non sicuro: plurime violazioni e responsabilità del legale
rappresentante della società esecutrice dei lavori di ristrutturazione
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Presidente: AMORESANO SILVIO Relatore: LIBERATI GIOVANNI Data Udienza: 07/10/2016
 
 
 
Fatto
 
Con la sentenza indicata in epigrafe il Tribunale di Varese, in esito a giudizio abbreviato, ha condannato F.R. alla pena di
euro 4.000,00 di ammenda in relazione a plurime violazioni alla normativa per la tutela della salute e della sicurezza nei
luoghi di lavoro (artt. 91, comma 1, lett. g); 122; 146, comma 3; 71, comma 4, lett. a), punto 1; 163; 108; 96, comma 1, lett.
a),  d.lgs.  81/2008  (index.php?option=com_content&view=category&id=73:aggiornamenti­dlgs­9­aprile­2008­n­
81&Itemid=59&layout=default)), commessi quale amministratore unico della S.r.l. I., esecutrice dei lavori di ristrutturazione
di un fabbricato.
Avverso tale sentenza l'imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando l'erronea esclusione della scriminante di
cui  all'art.  54  cod.  pen.,  evidenziando  di  aver  appreso  della  commissione  degli  illeciti  successivamente  alla  loro
verificazione  e  di  non  aver  potuto  provvedere  al  pagamento  delle  somme  dovute  a  titolo  di  oblazione,  che  avrebbe
comportato l'estinzione degli illeciti, a causa della crisi di liquidità che aveva colpito la propria impresa, anche a causa di un
furto di materiali e del fermo dei lavori che ne era derivato.
Ha inoltre lamentato l'esclusione della particolare tenuità del fatto e della applicabilità della causa di non punibilità di cui
all'art.  131  bis  cod.  pen.,  non  essendo  stata  adeguatamente  considerata  la  natura  solo  potenziale  della  situazione  di
pericolo  verificatasi  a  seguito  delle  omissioni  contestate,  nonché  l'eccessività  del  trattamento  sanzionatorio  e  l'omesso
riconoscimento della circostanza attenuante di cui all'art. 62, n. 6, cod. pen., avendo provveduto a regolarizzare il cantiere.
Ha  proposto  altro  autonomo  ricorso,  mediante  altro  difensore,  lamentando  l'erroneità  della  sentenza  di  primo  grado  nella
parte in cui aveva affermato la sussistenza del dolo in capo all'imputato, richiedendo nuovamente l'applicazione della causa
di non punibilità di cui all'art. 131 bis cod. pen., e lamentando ulteriormente l'eccessività della pena.
Con memoria del 26 agosto 2016 ha formulato motivi aggiunti, affermando la specificità dei motivi di ricorso già formulati e
ribadendo  i  vizi  già  denunciati,  con  particolare  riferimento  all'erroneo  riconoscimento  della  sussistenza  dell'elemento
soggettivo, stante la mancata dimostrazione della consapevolezza delle violazioni da parte dell'imputato, ed a proposito del
mancato  riconoscimento  della  causa  di  non  punibilità  di  cui  all'art.  131  bis  cod.  pen.  e  della  eccessività  della  pena.  Ha,
inoltre,  riproposto,  sviluppandole,  le  censure  di  vizio  di  motivazione  e  violazione  di  legge  in  relazione  alla  sussistenza
dell'elemento  soggettivo  delle  violazioni  ascrittegli,  di  violazione  dell'art.  131  bis  cod.  pen.  e  di  errata  ed  eccessiva
determinazione della pena.
 
 
Diritto
 
Entrambi i ricorsi, peraltro affidati a motivi generici e privi della necessaria specificità, non integrati neppure mediante la
memoria con motivi aggiunti, sono manifestamente infondati.
Il  primo  motivo,  mediante  il  quale  è  stata  denunciata  violazione  dell'alt.  54  cod.  pen.,  per  l'erronea  esclusione  di  tale
esimente, è manifestamente infondato, sia perché lo stato di difficoltà finanziaria dell'impresa del ricorrente non determina
la sussistenza dì un pericolo di danno grave alla persona per evitare il quale siano stati commessi gli illeciti, trattandosi di
situazione incidente esclusivamente sullo stato finanziario di una società di capitali; sia perché, come esattamente rilevato
dal  Tribunale,  con  motivazione  ampia  ed  esaustiva,  tale  situazione  si  è,  comunque,  verificata  successivamente  alla
consumazione  degli  illeciti,  non  potendo  il  relativo  momento  consumativo  essere  differito  a  quello  in  cui  l'imputato  ne
avrebbe  avuto  conoscenza,  posto  che  gli  elementi  costitutivi  della  esimente  devono,  necessariamente,  sussìstere,  nel
momento di consumazione del reato, che, nei reati omissivi contestati al ricorrente, va individuato nell'inizio della attività
soggetta alle prescrizioni e cautele antinfortunistiche in mancanza delle stesse.
Anche  la  censura  relativa  alla  errata  affermazione  della  sussistenza  dell'elemento  psicologico  risulta  manifestamente
infondata, avendo il Tribunale dato atto, sulla base di considerazioni del tutto logiche e coerenti, fondate sul numero e sulla
entità delle violazioni riscontrate, incidenti sulla complessiva organizzazione del cantiere, della necessaria consapevolezza
da parte dell'imputato delle stesse, da cui ha fatto discendere l'affermazione della sua responsabilità in ordine alle stesse (in
ogni caso ravvisabile anche a titolo di colpa per omesso controllo).
Le  altre  censure  sono  prive  della  necessaria  specificità,  in  quanto  consistono  nella  generica  doglianza  a  proposito  del
mancato riconoscimento della causa di non punibilità di cui all'art. 131 bis cod. pen. e della circostanza attenuante di cui
all'alt. 62 n. 6 cod. pen., ed in ordine alla eccessività della pena.
Quanto  alla  configurabilità  della  causa  di  esclusione  della  punibilità  per  particolare  tenuità  del  fatto  giova,  in  ogni  caso,
ricordare che le Sezioni Unite di questa Corte hanno poi chiarito il giudizio sulla tenuità richiede una valutazione complessa
e congiunta di tutte le peculiarità della fattispecie concreta, che tenga conto, ai sensi dell'art. 133, primo comma, cod. pen.,
delle modalità della condotta, del grado di colpevolezza da esse desumibile e dell'entità del danno o del pericolo (Sez. U, n.
13681  del  25/02/2016,  Tushaj,  Rv.  266590).  Tale  valutazione  può  essere  compiuta  anche  nel  giudizio  di  legittimità,  sulla
base  di  un  apprezzamento  limitato  alla  astratta  compatibilità  dei  tratti  della  fattispecie,  come  risultanti  dalla  sentenza
impugnata  e  dagli  atti  processuali,  con  gli  indici­criteri  e  gli  indici­requisiti  indicati  dal  legislatore,  cui  segue  in  caso  di
valutazione positiva, sentenza di annullamento con rinvio al giudice di merito (Sez. 3, Sentenza n. 38380 del 15/07/2015,
Ferraiuolo,  Rv.  264795,  che  in  motivazione  ha  sottolineato  come  ciò  consenta  di  contemperare  l'obbligo  di  rilevazione
d'ufficio,  discendente  dal  disposto  dell'art.129  cod.  proc.  pen.,  con  la  fisiologia  del  giudizio  di  legittimità,  che  preclude
valutazioni in fatto). 
Nel caso in esame non emerge alcuna particolare tenuità del fatto, essendo sufficiente, per escluderla, considerare che,
con  una  condotta  potenzialmente  assai  pericolosa  per  l'incolumità  dei  lavoratori,  l'imputato  ha  posto  in  essere  plurime
violazioni  alle  norme  in  materia  di  sicurezza  nei  luoghi  di  lavoro,  omettendo,  tra  l'altro,  di  dotare  il  cantiere  della  propria
impresa di vari presidi antinfortunistici (tra cui idonee impalcature o ponteggi od opere provvisionali atte ad evitare il pericolo
di  cadute  di  persone  o  cose  dall'alto,  nonché  tavole  parapetto  e  tavole  fermapiede  sulle  aperture  prospicienti  il  vuoto  al
primo  piano),  creando  dunque  una  situazione  di  potenziale  pericolo  in  più  parti  del  cantiere  e  per  più  lavoratori,  con  la
conseguenza  che  essere  esclusa  l'esiguità  del  pericolo  derivante  dai  reati  commessi  dall'imputato  e  con  essa  anche
l'esclusione della punibilità per la particolate tenuità del fatto.
La censura in ordine alla misura della pena è del tutto generica, a fronte della ampia ed esaustiva motivazione sul punto del
primo giudice, che ha dato atto della pluralità delle violazioni e tenuto conto del comportamento processuale dell'imputato e
della rimozione delle difformità riscontrate, considerando, dunque, in modo logico, tutti gli elementi contemplati dall'art. 133
cod. pen., mentre la doglianza relativa al mancato riconoscimento della circostanza attenuante di cui all'art. 62 n. 6 cod.
pen. è manifestamente infondata, non avendo comportato conseguenze pregiudizievoli sul piano patrimoniale le condotte
ascritte all'imputato, e non potendo, di conseguenza, la regolarizzazione del cantiere avere portata risarcitoria.
I ricorsi devono, in conclusione, essere dichiarati inammissibili, stante la manifesta infondatezza di tutti i motivi cui sono
stati affidati. 
Tenuto  conto  della  sentenza  13  giugno  2000,  n.  186,  della  Corte  costituzionale  e  rilevato  che,  nella  fattispecie,  non
sussistono elementi per ritenere che «la parte abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della
causa di inammissibilità», alla declaratoria dell'inammissibilità medesima consegue, a norma dell'art. 616 cod. proc. pen.,
l'onere  delle  spese  del  procedimento  nonché  quello  del  versamento  della  somma,  in  favore  della  Cassa  delle  ammende,
equitativamente fissata in € 2.000,00.
 
 
P.Q.M. 
 
 
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di € 2.000,00 in
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221 2016 cantiere non sicuro plurime violazioni società esecutrice dei lavori

  • 1. Cassazione Penale, Sez. 7, 03 novembre 2016, n. 46107 ­ Cantiere non sicuro: plurime violazioni e responsabilità del legale rappresentante della società esecutrice dei lavori di ristrutturazione di un fabbricato Dettagli Categoria: Cassazione penale (/index.php?option=com_content&view=category&id=17&Itemid=138) <  Visite: 92 Cassazione Penale, Sez. 7, 03 novembre 2016, n. 46107 ­ Cantiere non sicuro: plurime violazioni e responsabilità del legale rappresentante della società esecutrice dei lavori di ristrutturazione di un fabbricato   Cantiere Temporaneo e Mobile (index.php?option=com_content&view=article&id=745&Itemid=37) Lavori in Quota (index.php?option=com_content&view=article&id=774&Itemid=37) Presidente: AMORESANO SILVIO Relatore: LIBERATI GIOVANNI Data Udienza: 07/10/2016       Fatto   Con la sentenza indicata in epigrafe il Tribunale di Varese, in esito a giudizio abbreviato, ha condannato F.R. alla pena di euro 4.000,00 di ammenda in relazione a plurime violazioni alla normativa per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro (artt. 91, comma 1, lett. g); 122; 146, comma 3; 71, comma 4, lett. a), punto 1; 163; 108; 96, comma 1, lett. a),  d.lgs.  81/2008  (index.php?option=com_content&view=category&id=73:aggiornamenti­dlgs­9­aprile­2008­n­ 81&Itemid=59&layout=default)), commessi quale amministratore unico della S.r.l. I., esecutrice dei lavori di ristrutturazione di un fabbricato. Avverso tale sentenza l'imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando l'erronea esclusione della scriminante di cui  all'art.  54  cod.  pen.,  evidenziando  di  aver  appreso  della  commissione  degli  illeciti  successivamente  alla  loro verificazione  e  di  non  aver  potuto  provvedere  al  pagamento  delle  somme  dovute  a  titolo  di  oblazione,  che  avrebbe comportato l'estinzione degli illeciti, a causa della crisi di liquidità che aveva colpito la propria impresa, anche a causa di un furto di materiali e del fermo dei lavori che ne era derivato. Ha inoltre lamentato l'esclusione della particolare tenuità del fatto e della applicabilità della causa di non punibilità di cui all'art.  131  bis  cod.  pen.,  non  essendo  stata  adeguatamente  considerata  la  natura  solo  potenziale  della  situazione  di pericolo  verificatasi  a  seguito  delle  omissioni  contestate,  nonché  l'eccessività  del  trattamento  sanzionatorio  e  l'omesso riconoscimento della circostanza attenuante di cui all'art. 62, n. 6, cod. pen., avendo provveduto a regolarizzare il cantiere. Ha  proposto  altro  autonomo  ricorso,  mediante  altro  difensore,  lamentando  l'erroneità  della  sentenza  di  primo  grado  nella parte in cui aveva affermato la sussistenza del dolo in capo all'imputato, richiedendo nuovamente l'applicazione della causa di non punibilità di cui all'art. 131 bis cod. pen., e lamentando ulteriormente l'eccessività della pena. Con memoria del 26 agosto 2016 ha formulato motivi aggiunti, affermando la specificità dei motivi di ricorso già formulati e ribadendo  i  vizi  già  denunciati,  con  particolare  riferimento  all'erroneo  riconoscimento  della  sussistenza  dell'elemento soggettivo, stante la mancata dimostrazione della consapevolezza delle violazioni da parte dell'imputato, ed a proposito del mancato  riconoscimento  della  causa  di  non  punibilità  di  cui  all'art.  131  bis  cod.  pen.  e  della  eccessività  della  pena.  Ha, inoltre,  riproposto,  sviluppandole,  le  censure  di  vizio  di  motivazione  e  violazione  di  legge  in  relazione  alla  sussistenza dell'elemento  soggettivo  delle  violazioni  ascrittegli,  di  violazione  dell'art.  131  bis  cod.  pen.  e  di  errata  ed  eccessiva determinazione della pena.     Diritto  
  • 2. Entrambi i ricorsi, peraltro affidati a motivi generici e privi della necessaria specificità, non integrati neppure mediante la memoria con motivi aggiunti, sono manifestamente infondati. Il  primo  motivo,  mediante  il  quale  è  stata  denunciata  violazione  dell'alt.  54  cod.  pen.,  per  l'erronea  esclusione  di  tale esimente, è manifestamente infondato, sia perché lo stato di difficoltà finanziaria dell'impresa del ricorrente non determina la sussistenza dì un pericolo di danno grave alla persona per evitare il quale siano stati commessi gli illeciti, trattandosi di situazione incidente esclusivamente sullo stato finanziario di una società di capitali; sia perché, come esattamente rilevato dal  Tribunale,  con  motivazione  ampia  ed  esaustiva,  tale  situazione  si  è,  comunque,  verificata  successivamente  alla consumazione  degli  illeciti,  non  potendo  il  relativo  momento  consumativo  essere  differito  a  quello  in  cui  l'imputato  ne avrebbe  avuto  conoscenza,  posto  che  gli  elementi  costitutivi  della  esimente  devono,  necessariamente,  sussìstere,  nel momento di consumazione del reato, che, nei reati omissivi contestati al ricorrente, va individuato nell'inizio della attività soggetta alle prescrizioni e cautele antinfortunistiche in mancanza delle stesse. Anche  la  censura  relativa  alla  errata  affermazione  della  sussistenza  dell'elemento  psicologico  risulta  manifestamente infondata, avendo il Tribunale dato atto, sulla base di considerazioni del tutto logiche e coerenti, fondate sul numero e sulla entità delle violazioni riscontrate, incidenti sulla complessiva organizzazione del cantiere, della necessaria consapevolezza da parte dell'imputato delle stesse, da cui ha fatto discendere l'affermazione della sua responsabilità in ordine alle stesse (in ogni caso ravvisabile anche a titolo di colpa per omesso controllo). Le  altre  censure  sono  prive  della  necessaria  specificità,  in  quanto  consistono  nella  generica  doglianza  a  proposito  del mancato riconoscimento della causa di non punibilità di cui all'art. 131 bis cod. pen. e della circostanza attenuante di cui all'alt. 62 n. 6 cod. pen., ed in ordine alla eccessività della pena. Quanto  alla  configurabilità  della  causa  di  esclusione  della  punibilità  per  particolare  tenuità  del  fatto  giova,  in  ogni  caso, ricordare che le Sezioni Unite di questa Corte hanno poi chiarito il giudizio sulla tenuità richiede una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità della fattispecie concreta, che tenga conto, ai sensi dell'art. 133, primo comma, cod. pen., delle modalità della condotta, del grado di colpevolezza da esse desumibile e dell'entità del danno o del pericolo (Sez. U, n. 13681  del  25/02/2016,  Tushaj,  Rv.  266590).  Tale  valutazione  può  essere  compiuta  anche  nel  giudizio  di  legittimità,  sulla base  di  un  apprezzamento  limitato  alla  astratta  compatibilità  dei  tratti  della  fattispecie,  come  risultanti  dalla  sentenza impugnata  e  dagli  atti  processuali,  con  gli  indici­criteri  e  gli  indici­requisiti  indicati  dal  legislatore,  cui  segue  in  caso  di valutazione positiva, sentenza di annullamento con rinvio al giudice di merito (Sez. 3, Sentenza n. 38380 del 15/07/2015, Ferraiuolo,  Rv.  264795,  che  in  motivazione  ha  sottolineato  come  ciò  consenta  di  contemperare  l'obbligo  di  rilevazione d'ufficio,  discendente  dal  disposto  dell'art.129  cod.  proc.  pen.,  con  la  fisiologia  del  giudizio  di  legittimità,  che  preclude valutazioni in fatto).  Nel caso in esame non emerge alcuna particolare tenuità del fatto, essendo sufficiente, per escluderla, considerare che, con  una  condotta  potenzialmente  assai  pericolosa  per  l'incolumità  dei  lavoratori,  l'imputato  ha  posto  in  essere  plurime violazioni  alle  norme  in  materia  di  sicurezza  nei  luoghi  di  lavoro,  omettendo,  tra  l'altro,  di  dotare  il  cantiere  della  propria impresa di vari presidi antinfortunistici (tra cui idonee impalcature o ponteggi od opere provvisionali atte ad evitare il pericolo di  cadute  di  persone  o  cose  dall'alto,  nonché  tavole  parapetto  e  tavole  fermapiede  sulle  aperture  prospicienti  il  vuoto  al primo  piano),  creando  dunque  una  situazione  di  potenziale  pericolo  in  più  parti  del  cantiere  e  per  più  lavoratori,  con  la conseguenza  che  essere  esclusa  l'esiguità  del  pericolo  derivante  dai  reati  commessi  dall'imputato  e  con  essa  anche l'esclusione della punibilità per la particolate tenuità del fatto. La censura in ordine alla misura della pena è del tutto generica, a fronte della ampia ed esaustiva motivazione sul punto del primo giudice, che ha dato atto della pluralità delle violazioni e tenuto conto del comportamento processuale dell'imputato e della rimozione delle difformità riscontrate, considerando, dunque, in modo logico, tutti gli elementi contemplati dall'art. 133 cod. pen., mentre la doglianza relativa al mancato riconoscimento della circostanza attenuante di cui all'art. 62 n. 6 cod. pen. è manifestamente infondata, non avendo comportato conseguenze pregiudizievoli sul piano patrimoniale le condotte ascritte all'imputato, e non potendo, di conseguenza, la regolarizzazione del cantiere avere portata risarcitoria. I ricorsi devono, in conclusione, essere dichiarati inammissibili, stante la manifesta infondatezza di tutti i motivi cui sono stati affidati.  Tenuto  conto  della  sentenza  13  giugno  2000,  n.  186,  della  Corte  costituzionale  e  rilevato  che,  nella  fattispecie,  non sussistono elementi per ritenere che «la parte abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità», alla declaratoria dell'inammissibilità medesima consegue, a norma dell'art. 616 cod. proc. pen., l'onere  delle  spese  del  procedimento  nonché  quello  del  versamento  della  somma,  in  favore  della  Cassa  delle  ammende, equitativamente fissata in € 2.000,00.     P.Q.M.