3. Quando usare i mock object?
● I mock sono consigliati quando l'oggetto reale da
rimpiazzare:
– ha un comportamento non deterministico
– è difficile da inizializzare
– ha un comportamento difficile da riprodurre
– è lento
– ha un'interfaccia grafica
– non esiste
● Oppure, quando il test necessita di invocare dei metodi
che nell'oggetto reale non esistono
4. Usare oggetti mock
● Abbiamo già visto come usare semplici oggetti mock
● Crearne di numerosi è però complicato
● Per fortuna, esistono numerosi framework già pronti
all'uso:
– JMock
– EasyMock
– rMock
● In generale, i mock sono utili per effettuare test out-
container... ma possono essere usati anche per i test in-
container
● Il problema è sempre il solito: controllare le dipendenze
5. In-Container testing
● È il testing “a motore acceso”
● Si testano componenti il cui ciclo di vita è gestito da un
soggetto terzo (il container)
● Ci sono casi, infatti, in cui non è possibile fare a meno
del container (es: HttpSession...)
● Oppure, quando non abbiamo stub abbastanza buoni o
● Tool: Cactus
6. Cactus
● Cactus è un framework per il testing di componenti J2EE
● Tipicamente, test unitari
● Spesso usato con Jetty, servlet container leggero e
veloce
– parte in circa 1s (Tomcat e altri impiegano di più)
● Poggia su JUnit ed estende alcuni suoi metodi
● La filosofia è simile a JUnit (setup, esecuzione,
teardown...) ma distribuita tra client e server
7. Nota
● Cactus è disponibile nella versione 1.7.2
– per container J2EE 1.2
– per container J2EE 1.3
● Non è disponibile espressamente per J2EE 1.4, anche se
si può usare quello per la versione per la 1.3
● Testato con Tomcat 5.x
● NO JavaEE 5 --e non ci sono date, al riguardo :-(
● Alternative: JUnitEE, HttpUnit (incluso in Cactus),
EJB3Unit...
8. Purtroppo...
● Non è ancora compatibile con JUnit 4.x, anche se c'è un
piccolo workaround...
“I found out that it's possible to run the JUnit 4.x (annotated) tests with
Cactus 1.7.2 minimaly with functionality of JUnit 3.8 tests.
It's need to use: JUnit4TestAdapter that automatically makes JUnit 3.8
compatible test from JUnit 4.x test.
There is only problem with displaying names of the tests but it's easy to
repair it in source class (JUnitVersionHelper) of Cactus.”
10. Sul client
● C'è la console
● Vengono eseguiti i metodi di inizializzazione
– beginXXX e endXXX
● Sono esposte interfacce che ricalcano request,
response, sessione...
● Serializza la chiamata e la spedisce ad un
ProxyRedirector sul server
● In risposta, vengono raccolti gli output
11. ●setUp() Classi del container
●testXxx() TestCase sul server Classi del container
●tearDown()
Classi del container
cfg
(es: web.xml)
Server JVM Proxy redirector
Client JVM HttpRequest
●beginXxx()
TestCase sul client ●endXxx()
12. Sul server
● Vive il Proxy redirector
– ServletTestRedirector
– JSPTestRedirector
– FilterTestRedirector
● “Sente” la chiamata, deserializza le informazioni e le
interpreta
– capisce che TestCase invocare (testXxx() )
● Lo inizializza con setUp()
● Lo finalizza con tearDown()
● Vivono gli oggetti del container
13. Sul client (configurazione)
● Deve essere resa disponibile una proprietà di sistema
cactus.contextURL per consentire a Cactus di
chiamare il container
● Tre modi:
– via command line
( java ... -Dcactus.contextURL=http://myhost/mypath )
– via System.setProperty() nel codice di inizializzazione
dei test
– via file di configurazione (cactus.properties) messo nel
classpath (equivale alle properties)
● Allo stesso modo, va specificato il nome della classe da
usare come Proxy
– cactus.servletRedirectorName = ServletTestRedirector
14. Sul server (configurazione)
● Va modificato il web.xml con opportune entry per i
proxy utilizzati:
<servlet>
<servlet-name>ServletTestRedirector</servlet-name>
<servlet-class>
org.apache.cactus.server.ServletTestRedirector
</servlet-class>
</servlet>
...
<servlet-mapping>
<servlet-name>ServletTestRedirector</servlet-name>
<url-pattern>/ServletTestRedirector</url-pattern>
</servlet-mapping>
15. Sul server (attenzione)
● I componenti di Cactus non andrebbero inclusi nella
distribuzione in produzione
– rimarrebbero disponibili dall'esterno, con gravi problemi di
sicurezza
● Ricordarsi di modificare il web.xml al momento del
deploy!
– Sugg.: Usare un web.xml parametrico, modificato da Ant
quando serve
– Nota: usare due web.xml differenti prima o poi porta al
disallineamento
● http://jakarta.apache.org/cactus/faq.html#faq_webxml_test_prod
18. Testare le servlet
● Cactus mette a disposizione una serie di oggetti impliciti
● Tali oggetti hanno interfacce conformi alla Servlet API
ma l'implementazione è wrappata da Cactus
– request
● request.setURL(host, ctx, path)
● request.addCookie(name, value)
● request.setRemoteUser(...) / .setHost(...)
● request.setRemoteIPAddres(...)
– config
● config.setInitParameter / .setServletName
– config.getServletWrapper()
● Non wrappati, ma a disposizione
– response
– session
19. Esercizio
● Creare una servlet di controllo del flusso
● La servlet controlla la presenza di un parametro page
nella request
● page rappresenta il nome di una pagina da caricare
● inserisce un attributo nella request
– Se page inizia per “/private/”, il valore dell'attributo è il
nome della JSP di autenticazione
– Altrimenti, mette page
● Verificare il funzionamento con Cactus
20. Esercizio
● Modificare la servlet precedente in modo tale che
effettui direttamente la redirezione
– non solo controllo, ma anche dispatching...
● Testare con Cactus... si può?
● Sì, ma non direttamente:
● Posso testare l'output della servlet
● Posso verificare che il target della redirezione esista
21. Esercizio
● Testare che una servlet riceva correttamente i dati di un
form multipart/data
● Per la spedizione dei dati dal TestCase:
● http://jakarta.apache.org/cactus/faq.html#faq_send_multipart
● Per la ricezione dei dati dalla servlet:
– Si può utilizzare la libreria Commons FileUpload
– http://www.javastaff.com/article.php?
story=20060628011504263
22. Testare le JSP
● A differenza delle Servlet, che dovrebbero contenere
solamente logica, le JSP possono presentare anche
grafica
● Pertanto, si distinguono 3 casi:
– test dell'HTML / XHTML generato a seguito della logica
– test delle TagLib JSP
– test della logica, ma in isolamento
23. Caso 1: test dell'HTML
● Banale, estende ServletTestCase
● Dal metodo testXXX si invoca il dispatching alla JSP
RequestDispatcher disp = config.getServletContext().
getRequestDispatcher(quot;/pagina.jspquot;);
disp.forward(request, response);
● Nel metodo endXXX si verifica l'output nella response
● Esistono però tool più specializzati
24. Caso 2: TagLib
● Sono classi Java, che vivono in un contesto di pagina
● Il testcase estende JspTestCase
● Si utilizzano gli oggetti impliciti per inizializzare il test
● Si crea un'istanza del tag e le si passa l'oggetto implic.
pageContext
● Si chiamano i metodi del CdV del tag
– doStartTag(), doAfterBody(), doEndTag()...
● Si verifica che restituiscano il valore corretto
● Si controlla l'output (HTML, ...) del tag nel metodo
endXXX()
25. Caso 3: test logico
● Le JSP in genere utilizzano JavaBean creati dalle Servlet,
che glieli passano attraverso la request. Perciò:
● Si estende JSPTestCase
● Nel testXXX(), si creano tutti i bean necessari e si
mettono nella request.
● Si fa il forward alla JSP
● Nel endXXX(), si controlla l'output
27. Problemi
● Il test dei db, o con i db, è uno dei più complessi
● Il db è un'entità esterna
– No codice Java. No refactoring...
– Altri tool, altre interfacce, altre policy
● Il db è lento
● Il db è spesso condiviso
– i test rischiano di sovrapporsi
● Il db è distribuito
– Quali e quanti db testare?
● Il db è persistente
– lo stato del db influisce sui test
28. Considerazioni
● Un buon db test deve essere autosufficiente
– non deve essere sensibile, nel bene o nel male, alle
modifiche al db effettuate da un altro test
● Un buon test crea tutti i dati che gli servono
– il db deve essere inizializzato ad uno stato noto prima di
eseguire il test
● Serve quindi almeno un db completamente separato da
quello di produzione
● Non è necessario che il test ripulisca il db quando ha
terminato
● Non è necessario cancellare / creare tutto il db per ogni
test
29. “You need four databases”
● Un'organizzazione con quattro livelli di db consente un
testing efficace
DEV
Integrazione Pre-produzione Produzione
DEV
DEV
30. Level one: development
● Ogni sviluppatore dovrebbe avere un db a sua
disposizione
– Preferibilmente in locale
● Lo sviluppatore dovrebbe avere libertà totale su
start/stop/manage della propria istanza
● I dati sono privi di utilità e significato pratico, se non per
i test
● Il db può rimanere in uno stato inconsistente
● Per ragioni di efficienza, è preferibile utilizzare db
lightweight
– In-memory db (Hypersonic, Derby...)
31. Level two: integration
● È il livello dove si eseguono i test d'integrazione e
funzionali
● I responsabili sono sempre gli sviluppatori
● I dati sono ancora poco significativi
● Lo stato precedente del db non è significativo
● Le differenze di schema o errori vengono subito al
pettine e vanno armonizzate
32. Level three: pre-production
● Qui si testa l'ultima versione integrata funzionate, con
dati (o partizioni di db) reali, provenienti dal db di
produzione
● Prima dei test, il db va riallineato con la produzione
● La responsabilità di eseguire i test è del Q&A
● Non si fa integrazione.
● Test di carico e di accettazione
34. Java Db Testing
● Serve quindi qualcosa che semplifichi ed automatizzi il
pià possibile:
– lo start start/stop dell'istanza del db
– le modifiche allo schema
– l'immissione e la cancellazione dei valori d'inizializzazione
– ripeta le operazioni precedenti per ogni test case
● Per aiutarci in questo, esiste DbUnit
– basato su JUnit
35. Caso tipico: Business Logic o Data
Access Logic da testare
● Approccio suggerito:
– Mantenere i dati di inizializzazione su file (xml, plain text,
excel, ...) o hard coded
● Database In-Memory
● Inizializzare il db con dbUnit
● Invocare la logica da testare nel corpo del test
● Verificare il risultato:
– verifica di comportamento della logica (può essere fatta
anche senza dbUnit, con un mock / stub!!)
– verifica delle azioni compiute sul db
● sempre con dbUnit, o via codice con delle SELECT
36. Importante
● NON concentrarsi a testare il framework di persistenza
– Hibernate, iBatis....
● Il test è della propria applicazione, non di quelle degli
altri
37. Esercizi
● Testare una classe di business che scrive direttamente
sul database
● La classe ha un metodo che legge un campo di una
tabella e ne aggiorna il valore in base ad un criterio da
lei stabilito (es: se maggiorenne pone il flag a Y)
● Esercizio 2:
– Introdurre l'uso di un Data Access Object (DAO)
– Testare anche il DAO
38. Licenza Creative Commons (sunto)
Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo
3.0 Unported
Tu sei libero di modificare, riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in
pubblico, rappresentare, eseguire e recitare quest'opera.
Alle seguenti condizioni:
● Attribuzione. Devi attribuire la paternità dell'opera nei modi indicati dall'autore
o da chi ti ha dato l'opera in licenza e in modo tale da non suggerire che essi
avallino te o il modo in cui tu usi l'opera.
● Non commerciale. Non puoi usare quest'opera per fini commerciali.
● Condividi allo stesso modo. Se alteri o trasformi quest'opera, o se la usi per
crearne un'altra, puoi distribuire l'opera risultante solo con una licenza identica o
equivalente a questa.
● Testo completo della licenza completa su:
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/legalcode