3. PARALIMPIADI DI LONDRA 2012:
ICARO SPORT DISABILI C’ERA, NON CON I SUOI ATLETI,
MA CON IL SUO FOTOGRAFO UFFICIALE EDOARDO CUNSOLO,EX GIOCATORE DI
BASKET IN CARROZZINA E VICE PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE.
PER OTTO GIORNI EDOARDO E IL SUO ACCOMPAGNATORE MARCO ROSSI
HANNO SEGUITO LE COMPETIZIONI SPORTIVE CATTURANDONE LE IMMAGINI PIÙ
SIGNIFICATIVE ED EMOZIONANTI.
IMMAGINI CHE ENTRERANNO A FAR PARTE DI UNA MOSTRA ITINERANTE CHE,
CON IL PATROCINIO DELLA PROVINCIA DI BRESCIA E DELLA REGIONE LOMBARDIA,
VERRÁ OSPITATA IN GALLERIE ESPOSITIVE, PALAZZETTI DELLO SPORT E SCUOLE
IN TUTTA ITALIA.
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5. EMOZIONARE CHI GUARDA: LA MOSTRA
LA MOSTRA RACCONTERÀ,ATTRAVERSO GLI SCATTI FOTOGRAFICI, NON L’ASPETTO
COMPETITIVO DELLE PARALIMPIADI,MA LE EMOZIONI FORTI E CONTRASTANTI CHE
ACCOMPAGNANO GLI ATLETI IN OGNI DISCIPLINA SPORTIVA (BASKET, SCHERMA,
TENNIS, TENNIS TAVOLO, RUGBY, HAND BIKE...)
QUESTA MOSTRA APRIRÀ GLI OCCHI DEI VISITATORI SU UN ASPETTO DIVERSO
DELLO SPORT, PRESENTERÀ LE PARALIMPIADI DAL PUNTO DI VISTA DELLE
EMOZIONI, QUELLE DEGLI ATLETI CHE SI IMPEGNANO TANTO OGNI GIORNO DELLA
LORO VITA NELLE DIFFICOLTÀ QUOTIDIANE E NEI GIORNI DELLE GARE METTONO
ANCORA DI PIÙ IL LORO IMPEGNO.
C’È ANCORA TROPPO POCO INTERESSE PER LO SPORT DEI DISABILI,DOBBIAMO
FARE QUALCOSA PER ATTIRARE L’ATTENZIONE,MUOVERE PENSIERI E COSCIENZE.
QUESTO È LO SCOPO DELLA MOSTRA: EMOZIONARE CHI GUARDA.
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14. EDO FOTO
Dopo l’epoca della riproducibilità tecnica, l’arte si trova nella situazione di doversi
confrontare con una nuova frontiera: la riproducibilità digitale. Oggi bastano mezzi
elementari per riuscire ad appropriarsi della realtà: il caso maggiormente lampante
è sicuramente il fatto che ogni cellulare possa diventare, all’occorrenza, una
macchina fotografica. Ogni istante della nostra vita è costantemente esposto al
raggio di azione di migliaia di potenziali “occhi”, nascosti o palesi che siano.
Questo potere, insito nella fotografia, quello cioè di riprodurre la realtà, è così
diventato rapidamente un qualcosa di scontato, una banalità. Per certi versi, però, è
giusto che sia così. Perché riprodurre la realtà, forse, è l’aspetto più facile, in quanto
reso possibile unicamente attraverso il mezzo, ossia la macchina fotografica. Quello
che invece non può’ e non deve passare in secondo piano, è lo sguardo dietro il
mezzo, ossia l’occhio che guida l’obbiettivo della macchina fotografica. E’ questo
sguardo il vero valore aggiunto alla riproduzione della realtà: l’occhio che non si
limita a cogliere, ma che interpreta ciò’ che vede. E da qui, ecco l’importanza della
fotografia, intesa in questo senso, e del fotografo.
15. Edoardo cunsolo sviluppa la propria passione per la fotografia intesa proprio
in questo senso, l’interpretazione personale di qualcosa che si pone di fronte
all’obbiettivo. Non un qualcosa da riprendere così come è, ma un soggetto da capire,
da comprendere a fondo. Ed è per questo motivo che, sin da subito, edoardo fa
del ritratto la sua forma prediletta di fotografia. Prima di ogni scatto, il soggetto
va studiato, va capito; ogni singolo scatto porta alla luce un volto unico, con quei
particolari che sono il frutto di un’intera storia. Ed è proprio questa storia, quella che
si cela dietro il volto di ogni personaggio, che deve essere compresa. Perché è solo
capendo ciò’ che racconta un volto che si può portare alla luce qualcosa di unico e
irripetibile: quella che walter benjamin chiama “aura”, ossia quel valore aggiunto,
senza il quale ogni scatto è un banale gesto meccanico.
Portare alla luce l’essenza: è questo l’intento di edoardo cunsolo; lo sguardo dietro
l’obbiettivo, per uscire dalla quotidiana ripetitività della riproducibilità.