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CONVEGNO DI STUDI 8 NOVEMBRE 2013
SCENARI FUTURI E FUTURIBILI PER PORTO MARGHERA:
tra bonifica, riconversione industriale e sviluppo sostenibile
Lunedì scorso abbiamo avuto un confronto utile e propositivo con la Commissione
Ambiente del Senato sul tema della Legge Speciale per la Salvaguardia di Venezia.
Al presidente Marinello e agli onorevoli senatori presenti, abbiamo sottolineato come
per Confindustria Venezia le finalità del risanamento e della salvaguardia ambientale
di Venezia e della sua laguna sono condivisibili soprattutto se si pongono, allo stesso
tempo, l’obiettivo di salvaguardare anche il suo tessuto produttivo.
In quest’ottica, il tema delle bonifiche troppo spesso viene trattato come un
problema a se stante, come se le bonifiche fossero solo un conto da saldare con il
passato senza alcun raccordo con le reali e specifiche scelte sul futuro.
Su questo tema, in fondo, si misura la considerazione di Porto Marghera
come sito strategico e di interesse nazionale per il Paese.
Il percorso per la bonifica di Porto Marghera è stato segnato da accordi e strumenti di
programma succedutisi nel tempo, che fissavano obiettivi più o meno simili e
coordinati.
1) l’accordo di programma per la chimica, del 1999 si proponeva:
- di risanare e tutelare l’ambiente con la messa in sicurezza e la bonifica;
- di consolidare e rilanciare le attività produttive di Porto Marghera.
2) l’atto integrativo dell’accordo di programma per la chimica del 2001,
fissava:
- i criteri per armonizzare le procedure amministrative di approvazione dei
progetti di bonifica e riqualificazione industriale;
- le direttive per gli interventi di messa in sicurezza e di bonifica dei suoli;
- la previsione di un master plan come strumento di governo delle attività
di bonifica;
3) il master plan, del 2004, individuava:
- le tipologie di interventi di risanamento da attuare a Porto Marghera;
- le modalità e soluzioni tecniche per il trattamento dei rifiuti derivanti
dalla bonifica;
- la temporalizzazione degli interventi;
- la valutazione dei costi degli interventi;
4) il protocollo di intesa su Porto Marghera, del 2006, si proponeva:
- di determinare una politica di sviluppo sostenibile;
- di dare continuità e competitività alle attività chimiche;
- di mantenere i livelli occupazionali;
Dopo 4 atti ufficiali di impegno congiunto di enti pubblici e privati, nel 2012 il rilancio
di Porto Marghera si poteva dire tutt’altro che avviato dato che si registrava:
- un calo sensibile degli occupati (dai 30mila del 2000 ai circa 13mila degli
ultimi anni;
- il disinteresse di investitori per nuove attività;
- percorsi amministrativi lunghi ed incerti.
Confindustria Venezia ha sollecitato - e pubblicamente sottolineato - le
criticità di una situazione di stallo che non trovava soluzione, sintetizzando in 4
punti le condizioni di base necessarie per dare impulso agli investimenti di
riqualificazione e bonifica a Porto Marghera:
1) la riduzione dell’area del SIN alla sola zona industriale;
2) il superamento della fase di caratterizzazione dei siti;
3) la standardizzazione delle tecniche di bonifica e di messa in sicurezza per
accelerare l’approvazione dei progetti;
4) l’integrazione tra gli interventi di bonifica o di messa in sicurezza e quelli di
riqualificazione o di edificazione, nel senso che i primi sono i presupposti dei
secondi e devono essere funzionali e temporalmente integrati.
La posizione di Confindustria Venezia partiva dalla convinzione che la bonifica delle
aree inquinate è presupposto per il loro futuro utilizzo, ma per arrivare alla bonifica è
necessario rendere appetibile questo futuro utilizzo, dando certezza di costi e di tempi
di investimento, includendo nell’investimento non solo la riconversione futura ma
anche la bonifica o la messa in sicurezza, condizione preliminare per il “riuso” delle
aree.
L’accordo di programma del 16 aprile 2012 ha recepito i principi che
Confindustria Venezia aveva sostenuto proponendosi:
- di semplificare le procedure amministrative sia per quanto riguarda le
caratterizzazioni dei siti che per quanto riguarda i progetti di bonifica e di
messa in sicurezza;
- di rivedere il perimetro del SIN, che è stato rideterminato con decreto
ministeriale del 24 aprile 2013;
- di favorire gli investimenti e le attività che potevano rilanciare l’area e
garantire occupazione e sviluppo.
L’accordo di programma si è concretizzato in 4 protocolli, firmati dal Ministro Clini
nel gennaio 2013, che hanno fissato i criteri per:
- la standardizzazione delle procedure di caratterizzazione;
- la standardizzazione delle tecniche di bonifica e di messa in sicurezza;
- la semplificazione per la sperimentazione di nuove tecniche di bonifica;
- la definizione dei criteri per la determinazione delle garanzie finanziarie.
Questi documenti hanno l’obiettivo di semplificare e velocizzare i percorsi
amministrativi fornendo una griglia precostituita di tecniche e di criteri applicativi.
Sicuramente tutti gli enti pubblici si sono sforzati al massimo per dare attuazione alle
previsioni dell’accordo di programma del 2012 e per applicare al meglio i protocolli di
semplificazione, ma ad oggi non possiamo registrare ancora un cambio di
tendenza, non possiamo certo dire che Porto Marghera è diventata un’area appetibile
per gli investimenti e per nuovi insediamenti produttivi, nonostante la sua strategicità
logistica e la dotazione infrastrutturale esistente.
Le cause di questo stallo si possono senz’altro attribuire alla difficile congiuntura
economica che dura ormai da parecchi anni, ma dipendono anche da incertezze non
ancora del tutto superate: nel 2012, alla data della firma dell’accordo di programma
- vi erano ben 35 progetti di bonifica da approvare;
il valore dei soli progetti di bonifica era di circa 52 milioni di euro;
- i progetti di investimento industriale nelle aree di Porto Marghera da
parte di soggetti privati ammontava a 850 milioni di euro (non è incluso il
progetto del Palais Lumiere).
Ad oggi si può dire che i progetti di bonifica sono stati per la maggior parte approvati,
anche se solo di recente, con la conferenza di servizi decisoria dello scorso 15 ottobre,
ma è sicuramente ancora troppo presto per poter valutare se effettivamente
l’approvazione dei progetti di bonifica porterà anche impulso alla realizzazione di
investimenti che potrebbero essere ormai non più attuali, a distanza di anni dalla loro
predisposizione, e in alcuni casi contenenti prescrizioni troppo onerose.
I dati attuali riguardano l’avvio di una decina di progetti di investimento per un
ammontare globale di 320 milioni di euro, che sono sicuramente un importante punto
di partenza, ma che, se rapportati agli 850 milioni che nel 2012 sembravano
potenzialmente pronti ad essere impiegati in nuovi investimenti, sono meno della
metà.
L’interesse delle aziende private che Confindustria Venezia rappresenta è
senza dubbio quello di sviluppare l’area, creando sinergie di comparto e di filiera,
sviluppando l’innovazione ed i processi produttivi ambientalmente sostenibili, ma per
far questo serve un impegno congiunto tra pubblico e privato che definisca
con trasparenza:
- i tempi dei procedimenti, tempi per i quali lo stesso Ministro Orlando si è
impegnato a lavorare per consentire ad investimenti futuri di essere
approvati prima di diventare obsoleti;
- i costi fissi e vincolanti per aree la cui bonifica dipende da tariffe
gestionali come quelle della depurazione della falda e che ancora non
sono state definite e rese pubbliche (PIF – Progetto Integrato Fusina). Su
questo problema Confindustria Venezia può avere un ruolo di
coordinamento a fianco e a supporto della Regione;
- gli oneri aggiuntivi determinati dai costi di marginamento ancora
incompleto e la cui realizzazione rimane completamente a carico degli
enti pubblici.
Le aziende private hanno ben chiare le responsabilità sociali ed ambientali che
ricadono su di loro in quest’area e potranno senz’altro realizzare e sviluppare le
proprie attività con maggiore tranquillità se saranno garantite in questo senso.
Confindustria Venezia si propone di promuovere, nell’ottica della condivisione e della
trasparenza, lo sviluppo dell’area individuando le modalità tecniche ed organizzative
migliori e più vicine alle necessità delle imprese e in merito alla Legge Speciale (di cui
le bonifiche sono parte fondamentale) vede con favore la devoluzione di tutte le
competenze amministrative alle autorità locali non certo per sfiducia nei
confronti del Ministero dell’Ambiente, ma per un’evidente applicazione del principio di
sussidiarietà che, allo stato, non giustifica più la centralizzazione di tali funzioni
amministrative.

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Zoppas - Convegno: scenari futuri e futuribili per porto Marghera

  • 1. CONVEGNO DI STUDI 8 NOVEMBRE 2013 SCENARI FUTURI E FUTURIBILI PER PORTO MARGHERA: tra bonifica, riconversione industriale e sviluppo sostenibile Lunedì scorso abbiamo avuto un confronto utile e propositivo con la Commissione Ambiente del Senato sul tema della Legge Speciale per la Salvaguardia di Venezia. Al presidente Marinello e agli onorevoli senatori presenti, abbiamo sottolineato come per Confindustria Venezia le finalità del risanamento e della salvaguardia ambientale di Venezia e della sua laguna sono condivisibili soprattutto se si pongono, allo stesso tempo, l’obiettivo di salvaguardare anche il suo tessuto produttivo. In quest’ottica, il tema delle bonifiche troppo spesso viene trattato come un problema a se stante, come se le bonifiche fossero solo un conto da saldare con il passato senza alcun raccordo con le reali e specifiche scelte sul futuro. Su questo tema, in fondo, si misura la considerazione di Porto Marghera come sito strategico e di interesse nazionale per il Paese. Il percorso per la bonifica di Porto Marghera è stato segnato da accordi e strumenti di programma succedutisi nel tempo, che fissavano obiettivi più o meno simili e coordinati. 1) l’accordo di programma per la chimica, del 1999 si proponeva: - di risanare e tutelare l’ambiente con la messa in sicurezza e la bonifica; - di consolidare e rilanciare le attività produttive di Porto Marghera. 2) l’atto integrativo dell’accordo di programma per la chimica del 2001, fissava: - i criteri per armonizzare le procedure amministrative di approvazione dei progetti di bonifica e riqualificazione industriale; - le direttive per gli interventi di messa in sicurezza e di bonifica dei suoli; - la previsione di un master plan come strumento di governo delle attività di bonifica; 3) il master plan, del 2004, individuava: - le tipologie di interventi di risanamento da attuare a Porto Marghera; - le modalità e soluzioni tecniche per il trattamento dei rifiuti derivanti dalla bonifica; - la temporalizzazione degli interventi; - la valutazione dei costi degli interventi; 4) il protocollo di intesa su Porto Marghera, del 2006, si proponeva: - di determinare una politica di sviluppo sostenibile; - di dare continuità e competitività alle attività chimiche; - di mantenere i livelli occupazionali;
  • 2. Dopo 4 atti ufficiali di impegno congiunto di enti pubblici e privati, nel 2012 il rilancio di Porto Marghera si poteva dire tutt’altro che avviato dato che si registrava: - un calo sensibile degli occupati (dai 30mila del 2000 ai circa 13mila degli ultimi anni; - il disinteresse di investitori per nuove attività; - percorsi amministrativi lunghi ed incerti. Confindustria Venezia ha sollecitato - e pubblicamente sottolineato - le criticità di una situazione di stallo che non trovava soluzione, sintetizzando in 4 punti le condizioni di base necessarie per dare impulso agli investimenti di riqualificazione e bonifica a Porto Marghera: 1) la riduzione dell’area del SIN alla sola zona industriale; 2) il superamento della fase di caratterizzazione dei siti; 3) la standardizzazione delle tecniche di bonifica e di messa in sicurezza per accelerare l’approvazione dei progetti; 4) l’integrazione tra gli interventi di bonifica o di messa in sicurezza e quelli di riqualificazione o di edificazione, nel senso che i primi sono i presupposti dei secondi e devono essere funzionali e temporalmente integrati. La posizione di Confindustria Venezia partiva dalla convinzione che la bonifica delle aree inquinate è presupposto per il loro futuro utilizzo, ma per arrivare alla bonifica è necessario rendere appetibile questo futuro utilizzo, dando certezza di costi e di tempi di investimento, includendo nell’investimento non solo la riconversione futura ma anche la bonifica o la messa in sicurezza, condizione preliminare per il “riuso” delle aree. L’accordo di programma del 16 aprile 2012 ha recepito i principi che Confindustria Venezia aveva sostenuto proponendosi: - di semplificare le procedure amministrative sia per quanto riguarda le caratterizzazioni dei siti che per quanto riguarda i progetti di bonifica e di messa in sicurezza; - di rivedere il perimetro del SIN, che è stato rideterminato con decreto ministeriale del 24 aprile 2013; - di favorire gli investimenti e le attività che potevano rilanciare l’area e garantire occupazione e sviluppo. L’accordo di programma si è concretizzato in 4 protocolli, firmati dal Ministro Clini nel gennaio 2013, che hanno fissato i criteri per: - la standardizzazione delle procedure di caratterizzazione; - la standardizzazione delle tecniche di bonifica e di messa in sicurezza; - la semplificazione per la sperimentazione di nuove tecniche di bonifica; - la definizione dei criteri per la determinazione delle garanzie finanziarie. Questi documenti hanno l’obiettivo di semplificare e velocizzare i percorsi amministrativi fornendo una griglia precostituita di tecniche e di criteri applicativi. Sicuramente tutti gli enti pubblici si sono sforzati al massimo per dare attuazione alle previsioni dell’accordo di programma del 2012 e per applicare al meglio i protocolli di semplificazione, ma ad oggi non possiamo registrare ancora un cambio di tendenza, non possiamo certo dire che Porto Marghera è diventata un’area appetibile
  • 3. per gli investimenti e per nuovi insediamenti produttivi, nonostante la sua strategicità logistica e la dotazione infrastrutturale esistente. Le cause di questo stallo si possono senz’altro attribuire alla difficile congiuntura economica che dura ormai da parecchi anni, ma dipendono anche da incertezze non ancora del tutto superate: nel 2012, alla data della firma dell’accordo di programma - vi erano ben 35 progetti di bonifica da approvare; il valore dei soli progetti di bonifica era di circa 52 milioni di euro; - i progetti di investimento industriale nelle aree di Porto Marghera da parte di soggetti privati ammontava a 850 milioni di euro (non è incluso il progetto del Palais Lumiere). Ad oggi si può dire che i progetti di bonifica sono stati per la maggior parte approvati, anche se solo di recente, con la conferenza di servizi decisoria dello scorso 15 ottobre, ma è sicuramente ancora troppo presto per poter valutare se effettivamente l’approvazione dei progetti di bonifica porterà anche impulso alla realizzazione di investimenti che potrebbero essere ormai non più attuali, a distanza di anni dalla loro predisposizione, e in alcuni casi contenenti prescrizioni troppo onerose. I dati attuali riguardano l’avvio di una decina di progetti di investimento per un ammontare globale di 320 milioni di euro, che sono sicuramente un importante punto di partenza, ma che, se rapportati agli 850 milioni che nel 2012 sembravano potenzialmente pronti ad essere impiegati in nuovi investimenti, sono meno della metà. L’interesse delle aziende private che Confindustria Venezia rappresenta è senza dubbio quello di sviluppare l’area, creando sinergie di comparto e di filiera, sviluppando l’innovazione ed i processi produttivi ambientalmente sostenibili, ma per far questo serve un impegno congiunto tra pubblico e privato che definisca con trasparenza: - i tempi dei procedimenti, tempi per i quali lo stesso Ministro Orlando si è impegnato a lavorare per consentire ad investimenti futuri di essere approvati prima di diventare obsoleti; - i costi fissi e vincolanti per aree la cui bonifica dipende da tariffe gestionali come quelle della depurazione della falda e che ancora non sono state definite e rese pubbliche (PIF – Progetto Integrato Fusina). Su questo problema Confindustria Venezia può avere un ruolo di coordinamento a fianco e a supporto della Regione; - gli oneri aggiuntivi determinati dai costi di marginamento ancora incompleto e la cui realizzazione rimane completamente a carico degli enti pubblici. Le aziende private hanno ben chiare le responsabilità sociali ed ambientali che ricadono su di loro in quest’area e potranno senz’altro realizzare e sviluppare le proprie attività con maggiore tranquillità se saranno garantite in questo senso. Confindustria Venezia si propone di promuovere, nell’ottica della condivisione e della trasparenza, lo sviluppo dell’area individuando le modalità tecniche ed organizzative migliori e più vicine alle necessità delle imprese e in merito alla Legge Speciale (di cui le bonifiche sono parte fondamentale) vede con favore la devoluzione di tutte le competenze amministrative alle autorità locali non certo per sfiducia nei confronti del Ministero dell’Ambiente, ma per un’evidente applicazione del principio di
  • 4. sussidiarietà che, allo stato, non giustifica più la centralizzazione di tali funzioni amministrative.