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“Industria dell'audiovisivo:
una prospettiva economica ed occupazionale per l'innovazione culturale”
Ogni qualvolta si affronta la tematica culturale dal punto di vista del mercato e della sua capacità di
sostenersi o di produrre ricchezza, si ha il problema di identificare la natura tangibile del prodotto a cui si applica quel
valore aggiunto che il mercato dovrebbe ripagare. Questa incomprensione di fondo, in Italia storicamente più radicata
e grave che in altri paesi occidentali, ha reso sempre molto difficile una politica di valorizzazione e di investimento
nella cultura che andasse oltre al finanziamento diretto da parte del soggetto pubblico. Oggi, che andiamo incontro
alla formalizzazione dei processi produttivi del mondo culturale e li avviciniamo sempre di più a procedure lontane dal
finanziamento diretto, la sfida che ci troviamo di fronte e di determinare e ripagare quel valore aggiunto.
Il mondo dell'audiovisivo, essendo nato in epoca contemporanea, ha una naturale predisposizione per i
processi di tipo industriale. A livello terminologico parlare di prodotti finiti, processi, compravendita di prodotti e
servizi, risorse umane, innovazione tecnologica e altri termini provenienti dal lessico del mondo industriale e aziendale
non risulta in conflitto con la natura del processo creativo. Estremizzando, si potrebbe dire che l'industria audiovisiva
sia il punto di incontro tra le procedure industriali delle società contemporanee e la sempre più diffusa capacità
creativa. Ogni forma d'arte, d'altronde, ha sempre rispecchiato le modalità economiche e sociali della propria epoca.
Pertanto, a differenza delle altre forme d'arte che costituiscono il nostro orizzonte culturale, la natura economica
dell'oggetto artistico proprio dell'audiovisivo contiene in sé l'idea di un ritorno economico. Inoltre la maggior parte
delle nostre informazioni oggi passano per strumenti audiovisivi: questo implica che i vantaggi portati
dall'implementazioni a questo settore ricadano indirettamente anche sugli altri settori del mondo culturale e artistico.
I prodotti del mondo dell'industria audiovisiva sono figli di un processo produttivo caratterizzato da una
grandissima componente di innovazione tecnologica ad alto valore aggiunto, processi di formazione continua dovuta al
veloce cambiamento delle tecnologie applicate e comportano la valorizzazione dei territori, sia dal punto di vista
lavorativo, sia da quello della crescita di filiere non direttamente connesse con l'industria in questione, e aumentano
l'attrattività dei territori che sono oggetto del prodotto aumentandone in primis la fruizione turistica. La filiera diretta
di prodotti e servizi - e quella indiretta dell'indotto e del ritorno turistico - rappresentano un'occasione unica
soprattutto dal punto di vista del suo potenziale occupazionale.
Il tema dell'industria audiovisiva è quindi un tema che affronta olisticamente le sfide economiche, sociali,
artistico-culturali del nostro tempo.
Il ruolo delle Film Commission:
Le Film Commission sono organismi che provvedono all'erogazione di servizi tra i quali l'assistenza logistica,
l'accesso alle risorse finanziarie locali, la concessione di permessi, l'elenco di maestranze, di fornitori dei territori e di
foto di location, con l'obbiettivo dello sviluppo territoriale in cui sono locate. A livello nazionale 17 Film Commissions
sono associate nell'Italian Film Commission (www.italianfilmcommissions.it).
L'analisi della situazione nazionale è direttamente legata con le criticità ed i meriti delle organizzazioni locali.
A Dicembre 2012 si è tenuto il primo Film Commissions Training con la finalità di determinare le prospettive future
1
del comparto e delle Film Commissions stesse. Per quello che riguarda l'analisi della situazione le urgenze che sono
state individuate sono:
• La necessità di dotarsi al più presto presto di uno standard nazionale unico di qualità del servizio erogato.
• L'esigenza di superare la divisione legislativa tra televisione e cinema. Ad oggi la direzione dell'audiovisivo
non è soggetta ad un unico referente: compete al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) la gestione
dell'audiovisivo e al Mibac (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali) quella del cinema.
• Occorre inoltre una formalizzazione del sistema delle Film Commission e definizione delle competenze
regionali. Nel D. l. 28/2004 (riforma della disciplina in materia di attività cinematografiche) non sono
menzionate le Film Commission e non viene riconosciuto alle Regioni un ruolo come supporto alla
produzione. Considerando che ad oggi i fondi regionali sono il 24% delle risorse totali del settore la mancanza
è grave. Inoltre questo riconoscimento legislativo è fondamentale per essere preparati al piano europeo
“Creative Europe” che stanzierà 1,3 miliardi per 7 anni portando l'investimento nei settori culturali al 4,5%
del PIL Europeo in un settore che oggi impiega il 3,8% della forza lavoro in Europa. (L'On. Silvia Costa e
l'On. Gianni Pittella sono i membri del Partito Democratico che lavorano nella commissione preposta).
• Risulta fondamentale per le prospettive del settore confrontarsi ed utilizzare i New Media. La relazione a
riguardo è stata presentata da Dino Amenduni (www.dinoamenduni.com– http://www.slideshare.net/doonie?
utm_campaign=profiletracking&utm_medium=sssite&utm_source=ssslideview) responsabile della sezione
Nuovi Media di Proforma ( che ha curato le campagne di Nichi Vendola per la Regione Puglia e per le
Primarie 2012 www.proformaweb.it).
Genova Liguria Film Commission:
La nostra Film Commission è costituita da 3 dipendenti e ha un contributo pubblico di gestione delle attività
di Euro 230.000 (190.000 dalla Regione Liguria) con un indotto di circa 4.000.000 di Euro*
. Il Polo Produzioni
Audiovisive di Cornigliano (PPAC) con i suoi, 27 uffici, 34 aziende ha un fatturato stimato in circa 2,3 milioni di
Euro.
L'attività della GLFC è caratterizzata da:
• costi fissi bassi
• un ricorso a risorse non pubbliche per il 35%
• il costante ricorso ai bandi europei (soprattutto per la parte relativa alla Formazione Professionale)
• l'utilizzo del cineporto che comporta dei margini di utile
Partendo da un rapido confronto con alcune altre realtà emerge subito una sostanziale differenza. Come anche notato
durante il Film Commission Training le film commission sono sostanzialmente divise in due categorie.
• Quelle dotate di uno o più fondi di investimento dal quale attingere per incentivare direttamente i progetti e che
quindi sono attrattive anche perché “pagano” parte dei costi di produzione direttamente o indirettamente.
• Quelle che essendo dotate di fondi forniscono solo servizi.
*fonte Genova>Liguria Film Commission 2011/2012 Bilancio e prospettive http://www.genovaliguriafc.it/files/documents/20120727124557.pdf
2
Un esempio delle appartenenti alla prima categoria sono:
• Torino Piemonte Film Commission:
◦ Gestione delle attività: 3.000.000
◦ Film Investment Piedmont (FIP): 2.500.000
◦ Doc film fund: 360.000
• Toscana Film Commission
◦ Gestione delle attività: 430.000
◦ Fondo per il Cinema e l'Audiovisivo: 3.538.000
• Friuli Venezia Giulia Film Commission
◦ Gestione delle attività: 270.000
◦ FVG film fund: 680.000
◦ Fondo regionale per l'Audiovisivo: 500.000
• Apulia Film Commission (Regione Puglia)
◦ Gestione delle attività: 785.000
◦ AFC film fund: 1.025.000*
Appare immediatamente evidente come il disporre di fondi da milioni di euro costituisca una differenza
notevole: non a caso le Film Commission di cui sopra sono considerate, dall'opinione pubblica e dagli addetti ai lavori
che non approfondiscano le differenze specifiche, le migliori in Italia. A prescindere dal livello del servizio erogato -
che non è in discussione in questo documento ne vorrebbe esserlo – è ovvio che la possibilità di ricevere dei soldi è
attrattivo per un operatore del settore. É però interessante analizzare invece le stime del rapporto investimento
pubblico/indotto economico prodotto: confrontando i dati pubblicati dalle Film commission della Liguria e della Puglia
risulta che il rapporto è:
• Liguria 1:21a fronte di un investimento di 230.000 (dato 2011-2012 fonte GLFC
http://www.genovaliguriafc.it/files/documents/20120727124557.pdf)
• Puglia 1: 6,1 a fronte di un investimento di 2.848.000 (fonte AFC dato relativo al 2007-2010
http://www.apuliafilmcommission.it/cms-upload/report-fr-x-afc_30-giugno-2011.pdf)
Il dato riguardante il rapporto soldi pubblici investiti/indotto prodotto è indicativo del buon livello della nostra
Film Commission evidentemente in grado di valorizzare maggiormente gli investimenti. A livello di rapporto
investimento/indotto siamo sulla stessa linea della Torino Film Commission (1 : 20 a fronte di un investimento totale
di 287 milioni in dieci anni) secondo quanto dichiarato dal suo Direttore Steve Della Casa in un'intervista del 2011
(http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-05-20/torino-piemonte-film-commission-161208.shtml?uuid=Aa65pvYD).
Dall'intervista si evince come l'attività della FCTP sia finalizzata non solo al sostegno ma anche alla creazione di
imprese e anche ad intervenire direttamente nella produzione riscuotendo parte dei diritti e compartecipando alla ricerca
di soggetti come industrie, banche e società locali che coprano eventuali quote di tax credit. Ovviamente la maggiore
capacità di azione è anche dovuta alla molto maggiore disponibilità di investimenti.
É bene anche notare un altro fattore messo in evidenza nello stesso studio sull'Apulia Film Commission
*fonte: Italian Film Commission
3
(http://www.apuliafilmcommission.it/cms-upload/report-fr-x-afc_30-giugno-2011.pdf) ovvero che in un solo caso il
ritorno commerciale delle opere sostenute ha superato quelle di produzione. É il caso di Mine Vaganti di Ozpetek che, a
fronte di 5 milioni di spese di produzione (di cui 100.000 di contributo AFF) ne ha incassati 8 milioni al botteghino.
Criticità e Prospettive
La nostra Film Commission è un istituzione di buon livello e con dei grandi margini di crescita. Riesce ad
offrire i suoi servizi e a tenere un alto rapporto investimento/indotto. Molte delle sue difficoltà operative sono dovute
alla differenza di investimenti che ha rispetto a quelle che sono effettivamente - o che sono considerate - realtà migliori.
Inoltre è importante rilevare che Andrea Rocco – Direttore di GLFC – è di recente entrato a far parte del direttivo
dell'European Film Commission Network (EUFCN) dove ha ricevuto l'incarico di coordinare le attività di
formazione e training a livello europeo. Il fatto che sia l'unico italiano presente nel direttivo porta a pensare che il suo
lavoro e le sue competenze siano – perlomeno - tra le migliori in Italia.
In futuro il rifinanziamento dei fondi di sostegno che garantiscono l'attività delle film commission è in
discussione in molte regioni. La sensazione comune è che si vada comunque verso un ridimensionamento dei fondi
erogati. Inoltre il recente decreto Valore Cultura si è limitato a confermare i 90 milioni di Euro per il Tax Credit,
raccogliendo l'istanza degli operatori di settore. Insomma ci si è limitati a non togliere quello che c'era – e di questi
tempi non è poco – ma non si è operato per creare una prospettiva di sviluppo del settore e di una sua conseguente
riforma.
Se quindi in futuro non sarà la capacità di finanziare direttamente le produzioni a costituire l'attrattività di un
territorio lo saranno i suoi servizi, le sue maestranze locali e la capacità di creare reti di risorse, di partner e di clienti a
tutti i livelli: locale, nazionale ed internazionale. Abbiamo il margine e le potenzialità per essere un punto di riferimento
importante nel panorama della produzione audiovisiva. Occorrono volontà politica, creatività nelle soluzioni ai
problemi di finanziamento e la ricerca di nuovi spazi di espansione oggi non considerati.
In primo luogo si deve superare la predisposizione a separare le questioni della produzione da quelle della
distribuzione. Molti prodotti audiovisivi hanno grandissima difficoltà ad essere distribuiti sia nei circuiti commerciali
che in quelli esclusivamente culturali. La creazione di una rete distributiva non solo può essere occasione di attrattività
per alcune produzioni più piccole e giovani ma potrebbe essere redditizia attraverso la trattenuta di una parte dei ricavi
della distribuzione stessa. Tale rete inoltre consentirebbe di avere uno sfogo per chi opera sul territorio della Liguria e si
trova costretto ad uscirne per trovare degli sbocchi distributivi. Insomma la Film Commission potrebbe partecipare
direttamente, anticipando dei servizi, alla produzione di alcuni prodotti e poi partecipare degli utili (sul modello di
quanto avviene per Torino). Inoltre, nel suo ruolo di co-produzione potrebbe coinvolgere le Film Commission che
hanno fondi di finanziamento in Italia e all'estero. Un'attenzione particolare al coinvolgimento di potenziali distributori
o produttori internazionali e quantomai opportuna. Molte produzioni indipendenti vivono e guadagnano ignorando
completamente il panorama locale e, spesso, anche quello europeo, vendendo direttamente sul mercato americano i
propri prodotti. C'è un grande interesse per prodotti made in Italy negli Stati Uniti e in Canada e, nel mio periodo a
Roma, io stesso mi sono imbattuto in progetti pilota per la vendita di prodotti in quel mercato.
Sono inoltre convinto che anche le produzioni non-professionale, quelle semi-amatoriale e più in generale tutto
il mondo del no-profit e dell'associazionismo culturale, se opportunamente formalizzati e correttamente gestiti, siano
mercati potenzialmente redditizi. Operare per creare un network di “serie b” - un circuito in cui distribuire i prodotti
4
Off, quelli di ricerca e simili - ha ottime prospettive economiche anche grazie al contributo delle tecnologie digitali e del
web che permettono distribuzioni low-cost a grande componente aggregativa. Se il crow founding è ormai una realtà del
panorama contemporaneo, la creazione di progetti ad alta “aggregazione tematica” e con sviluppi e-commerce basati
sull'affiliazione è un settore agli albori ma che ha già prodotto realtà molto interessanti dal punto di vista anche del
ritorno economico. É l'occasione per trasformare una criticità del nostro sistema in un'opportunità per essere
all'avanguardia. Inoltre un circuito “minore” a basso costo diventerebbe un'occasione importante per far crescere e
sperimentare i giovani del territorio che si affacciano al mercato culturale.
A prescindere dalle prospettive da me proposte, la Film Commission dovrebbe operare per la ricerca di
potenziali sponsor per le produzioni da integrare nei suoi servizi.
Nel breve termine su dovrebbe ragionare circa la possibilità di anticipare, invece che contributi in denaro, le
attrezzature. Un piano di valorizzazione del territorio in cui, ai progetti vincitori, vengano garantite tutte le attrezzature
di livello professionale.
Un problema di percezione?
Confrontandomi con molti operatori indipendenti ho riscontrato alcune criticità circa la percezione che si ha
della Film Commission. In primo luogo è diffusa la percezione di una certa distanza dai servizi. Molti degli operatori da
me interrogati sentono che le finalità della Film Commission non li riguarda o che è loro contrapposta. Questo è in parte
dovuto alle inevitabili difficoltà che nei primi anni si sono trovate nel percorso di creazione dell'istituzione stessa ma
che è prioritario superare per evitare la dispersione delle potenziali risorse umane e imprenditoriali della nostra regione.
Uno dei fattori che alimenta questo pregiudizio è l'esistenza a Genova ed in Liguria di operatori indipendenti che,
completamente ignorati a casa propria, vendono i propri prodotti sulle più importanti piazze internazionali o
collezionano premi Internazionali venendo puntualmente esclusi da ogni iniziativa locale. Non è certamente una
responsabilità della Film Commission se questa esclusione – reale o presunta – avviene ma certamente la Film
Commission dovrebbe operare per raccogliere e valorizzare queste eccellenze locali sconosciute. Ovviamente il periodo
storico, che vede una grave crisi della credibilità della politica, si ripercuote a livello percettivo in tutte le attività
pubbliche. Pertanto vi è anche una questione di inclusione sociale e di riduzione della distanza tra servizi pubblici e
cittadino nel cercare di valorizzare questi produttori indipendenti.
É stata segnalata anche la mancanza di servizi di assistenza per la modulistica relativa ai contributi quali “opere
prime”, “tax credit” e “tax shelter”.
Viene anche segnalata la richiesta di creazione di banche dati con gli elenchi dei Festival Nazionali ed
Internazionali per la distribuzione dei prodotti del territorio. Questo di lega al tema dei servizi alla distribuzione di cui si
è scritto prima.
Nicola Camurri
5

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Industria dell'audiovisivo: una prospettiva economica ed occupazionale per l'innovazione culturale

  • 1. “Industria dell'audiovisivo: una prospettiva economica ed occupazionale per l'innovazione culturale” Ogni qualvolta si affronta la tematica culturale dal punto di vista del mercato e della sua capacità di sostenersi o di produrre ricchezza, si ha il problema di identificare la natura tangibile del prodotto a cui si applica quel valore aggiunto che il mercato dovrebbe ripagare. Questa incomprensione di fondo, in Italia storicamente più radicata e grave che in altri paesi occidentali, ha reso sempre molto difficile una politica di valorizzazione e di investimento nella cultura che andasse oltre al finanziamento diretto da parte del soggetto pubblico. Oggi, che andiamo incontro alla formalizzazione dei processi produttivi del mondo culturale e li avviciniamo sempre di più a procedure lontane dal finanziamento diretto, la sfida che ci troviamo di fronte e di determinare e ripagare quel valore aggiunto. Il mondo dell'audiovisivo, essendo nato in epoca contemporanea, ha una naturale predisposizione per i processi di tipo industriale. A livello terminologico parlare di prodotti finiti, processi, compravendita di prodotti e servizi, risorse umane, innovazione tecnologica e altri termini provenienti dal lessico del mondo industriale e aziendale non risulta in conflitto con la natura del processo creativo. Estremizzando, si potrebbe dire che l'industria audiovisiva sia il punto di incontro tra le procedure industriali delle società contemporanee e la sempre più diffusa capacità creativa. Ogni forma d'arte, d'altronde, ha sempre rispecchiato le modalità economiche e sociali della propria epoca. Pertanto, a differenza delle altre forme d'arte che costituiscono il nostro orizzonte culturale, la natura economica dell'oggetto artistico proprio dell'audiovisivo contiene in sé l'idea di un ritorno economico. Inoltre la maggior parte delle nostre informazioni oggi passano per strumenti audiovisivi: questo implica che i vantaggi portati dall'implementazioni a questo settore ricadano indirettamente anche sugli altri settori del mondo culturale e artistico. I prodotti del mondo dell'industria audiovisiva sono figli di un processo produttivo caratterizzato da una grandissima componente di innovazione tecnologica ad alto valore aggiunto, processi di formazione continua dovuta al veloce cambiamento delle tecnologie applicate e comportano la valorizzazione dei territori, sia dal punto di vista lavorativo, sia da quello della crescita di filiere non direttamente connesse con l'industria in questione, e aumentano l'attrattività dei territori che sono oggetto del prodotto aumentandone in primis la fruizione turistica. La filiera diretta di prodotti e servizi - e quella indiretta dell'indotto e del ritorno turistico - rappresentano un'occasione unica soprattutto dal punto di vista del suo potenziale occupazionale. Il tema dell'industria audiovisiva è quindi un tema che affronta olisticamente le sfide economiche, sociali, artistico-culturali del nostro tempo. Il ruolo delle Film Commission: Le Film Commission sono organismi che provvedono all'erogazione di servizi tra i quali l'assistenza logistica, l'accesso alle risorse finanziarie locali, la concessione di permessi, l'elenco di maestranze, di fornitori dei territori e di foto di location, con l'obbiettivo dello sviluppo territoriale in cui sono locate. A livello nazionale 17 Film Commissions sono associate nell'Italian Film Commission (www.italianfilmcommissions.it). L'analisi della situazione nazionale è direttamente legata con le criticità ed i meriti delle organizzazioni locali. A Dicembre 2012 si è tenuto il primo Film Commissions Training con la finalità di determinare le prospettive future 1
  • 2. del comparto e delle Film Commissions stesse. Per quello che riguarda l'analisi della situazione le urgenze che sono state individuate sono: • La necessità di dotarsi al più presto presto di uno standard nazionale unico di qualità del servizio erogato. • L'esigenza di superare la divisione legislativa tra televisione e cinema. Ad oggi la direzione dell'audiovisivo non è soggetta ad un unico referente: compete al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) la gestione dell'audiovisivo e al Mibac (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali) quella del cinema. • Occorre inoltre una formalizzazione del sistema delle Film Commission e definizione delle competenze regionali. Nel D. l. 28/2004 (riforma della disciplina in materia di attività cinematografiche) non sono menzionate le Film Commission e non viene riconosciuto alle Regioni un ruolo come supporto alla produzione. Considerando che ad oggi i fondi regionali sono il 24% delle risorse totali del settore la mancanza è grave. Inoltre questo riconoscimento legislativo è fondamentale per essere preparati al piano europeo “Creative Europe” che stanzierà 1,3 miliardi per 7 anni portando l'investimento nei settori culturali al 4,5% del PIL Europeo in un settore che oggi impiega il 3,8% della forza lavoro in Europa. (L'On. Silvia Costa e l'On. Gianni Pittella sono i membri del Partito Democratico che lavorano nella commissione preposta). • Risulta fondamentale per le prospettive del settore confrontarsi ed utilizzare i New Media. La relazione a riguardo è stata presentata da Dino Amenduni (www.dinoamenduni.com– http://www.slideshare.net/doonie? utm_campaign=profiletracking&utm_medium=sssite&utm_source=ssslideview) responsabile della sezione Nuovi Media di Proforma ( che ha curato le campagne di Nichi Vendola per la Regione Puglia e per le Primarie 2012 www.proformaweb.it). Genova Liguria Film Commission: La nostra Film Commission è costituita da 3 dipendenti e ha un contributo pubblico di gestione delle attività di Euro 230.000 (190.000 dalla Regione Liguria) con un indotto di circa 4.000.000 di Euro* . Il Polo Produzioni Audiovisive di Cornigliano (PPAC) con i suoi, 27 uffici, 34 aziende ha un fatturato stimato in circa 2,3 milioni di Euro. L'attività della GLFC è caratterizzata da: • costi fissi bassi • un ricorso a risorse non pubbliche per il 35% • il costante ricorso ai bandi europei (soprattutto per la parte relativa alla Formazione Professionale) • l'utilizzo del cineporto che comporta dei margini di utile Partendo da un rapido confronto con alcune altre realtà emerge subito una sostanziale differenza. Come anche notato durante il Film Commission Training le film commission sono sostanzialmente divise in due categorie. • Quelle dotate di uno o più fondi di investimento dal quale attingere per incentivare direttamente i progetti e che quindi sono attrattive anche perché “pagano” parte dei costi di produzione direttamente o indirettamente. • Quelle che essendo dotate di fondi forniscono solo servizi. *fonte Genova>Liguria Film Commission 2011/2012 Bilancio e prospettive http://www.genovaliguriafc.it/files/documents/20120727124557.pdf 2
  • 3. Un esempio delle appartenenti alla prima categoria sono: • Torino Piemonte Film Commission: ◦ Gestione delle attività: 3.000.000 ◦ Film Investment Piedmont (FIP): 2.500.000 ◦ Doc film fund: 360.000 • Toscana Film Commission ◦ Gestione delle attività: 430.000 ◦ Fondo per il Cinema e l'Audiovisivo: 3.538.000 • Friuli Venezia Giulia Film Commission ◦ Gestione delle attività: 270.000 ◦ FVG film fund: 680.000 ◦ Fondo regionale per l'Audiovisivo: 500.000 • Apulia Film Commission (Regione Puglia) ◦ Gestione delle attività: 785.000 ◦ AFC film fund: 1.025.000* Appare immediatamente evidente come il disporre di fondi da milioni di euro costituisca una differenza notevole: non a caso le Film Commission di cui sopra sono considerate, dall'opinione pubblica e dagli addetti ai lavori che non approfondiscano le differenze specifiche, le migliori in Italia. A prescindere dal livello del servizio erogato - che non è in discussione in questo documento ne vorrebbe esserlo – è ovvio che la possibilità di ricevere dei soldi è attrattivo per un operatore del settore. É però interessante analizzare invece le stime del rapporto investimento pubblico/indotto economico prodotto: confrontando i dati pubblicati dalle Film commission della Liguria e della Puglia risulta che il rapporto è: • Liguria 1:21a fronte di un investimento di 230.000 (dato 2011-2012 fonte GLFC http://www.genovaliguriafc.it/files/documents/20120727124557.pdf) • Puglia 1: 6,1 a fronte di un investimento di 2.848.000 (fonte AFC dato relativo al 2007-2010 http://www.apuliafilmcommission.it/cms-upload/report-fr-x-afc_30-giugno-2011.pdf) Il dato riguardante il rapporto soldi pubblici investiti/indotto prodotto è indicativo del buon livello della nostra Film Commission evidentemente in grado di valorizzare maggiormente gli investimenti. A livello di rapporto investimento/indotto siamo sulla stessa linea della Torino Film Commission (1 : 20 a fronte di un investimento totale di 287 milioni in dieci anni) secondo quanto dichiarato dal suo Direttore Steve Della Casa in un'intervista del 2011 (http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-05-20/torino-piemonte-film-commission-161208.shtml?uuid=Aa65pvYD). Dall'intervista si evince come l'attività della FCTP sia finalizzata non solo al sostegno ma anche alla creazione di imprese e anche ad intervenire direttamente nella produzione riscuotendo parte dei diritti e compartecipando alla ricerca di soggetti come industrie, banche e società locali che coprano eventuali quote di tax credit. Ovviamente la maggiore capacità di azione è anche dovuta alla molto maggiore disponibilità di investimenti. É bene anche notare un altro fattore messo in evidenza nello stesso studio sull'Apulia Film Commission *fonte: Italian Film Commission 3
  • 4. (http://www.apuliafilmcommission.it/cms-upload/report-fr-x-afc_30-giugno-2011.pdf) ovvero che in un solo caso il ritorno commerciale delle opere sostenute ha superato quelle di produzione. É il caso di Mine Vaganti di Ozpetek che, a fronte di 5 milioni di spese di produzione (di cui 100.000 di contributo AFF) ne ha incassati 8 milioni al botteghino. Criticità e Prospettive La nostra Film Commission è un istituzione di buon livello e con dei grandi margini di crescita. Riesce ad offrire i suoi servizi e a tenere un alto rapporto investimento/indotto. Molte delle sue difficoltà operative sono dovute alla differenza di investimenti che ha rispetto a quelle che sono effettivamente - o che sono considerate - realtà migliori. Inoltre è importante rilevare che Andrea Rocco – Direttore di GLFC – è di recente entrato a far parte del direttivo dell'European Film Commission Network (EUFCN) dove ha ricevuto l'incarico di coordinare le attività di formazione e training a livello europeo. Il fatto che sia l'unico italiano presente nel direttivo porta a pensare che il suo lavoro e le sue competenze siano – perlomeno - tra le migliori in Italia. In futuro il rifinanziamento dei fondi di sostegno che garantiscono l'attività delle film commission è in discussione in molte regioni. La sensazione comune è che si vada comunque verso un ridimensionamento dei fondi erogati. Inoltre il recente decreto Valore Cultura si è limitato a confermare i 90 milioni di Euro per il Tax Credit, raccogliendo l'istanza degli operatori di settore. Insomma ci si è limitati a non togliere quello che c'era – e di questi tempi non è poco – ma non si è operato per creare una prospettiva di sviluppo del settore e di una sua conseguente riforma. Se quindi in futuro non sarà la capacità di finanziare direttamente le produzioni a costituire l'attrattività di un territorio lo saranno i suoi servizi, le sue maestranze locali e la capacità di creare reti di risorse, di partner e di clienti a tutti i livelli: locale, nazionale ed internazionale. Abbiamo il margine e le potenzialità per essere un punto di riferimento importante nel panorama della produzione audiovisiva. Occorrono volontà politica, creatività nelle soluzioni ai problemi di finanziamento e la ricerca di nuovi spazi di espansione oggi non considerati. In primo luogo si deve superare la predisposizione a separare le questioni della produzione da quelle della distribuzione. Molti prodotti audiovisivi hanno grandissima difficoltà ad essere distribuiti sia nei circuiti commerciali che in quelli esclusivamente culturali. La creazione di una rete distributiva non solo può essere occasione di attrattività per alcune produzioni più piccole e giovani ma potrebbe essere redditizia attraverso la trattenuta di una parte dei ricavi della distribuzione stessa. Tale rete inoltre consentirebbe di avere uno sfogo per chi opera sul territorio della Liguria e si trova costretto ad uscirne per trovare degli sbocchi distributivi. Insomma la Film Commission potrebbe partecipare direttamente, anticipando dei servizi, alla produzione di alcuni prodotti e poi partecipare degli utili (sul modello di quanto avviene per Torino). Inoltre, nel suo ruolo di co-produzione potrebbe coinvolgere le Film Commission che hanno fondi di finanziamento in Italia e all'estero. Un'attenzione particolare al coinvolgimento di potenziali distributori o produttori internazionali e quantomai opportuna. Molte produzioni indipendenti vivono e guadagnano ignorando completamente il panorama locale e, spesso, anche quello europeo, vendendo direttamente sul mercato americano i propri prodotti. C'è un grande interesse per prodotti made in Italy negli Stati Uniti e in Canada e, nel mio periodo a Roma, io stesso mi sono imbattuto in progetti pilota per la vendita di prodotti in quel mercato. Sono inoltre convinto che anche le produzioni non-professionale, quelle semi-amatoriale e più in generale tutto il mondo del no-profit e dell'associazionismo culturale, se opportunamente formalizzati e correttamente gestiti, siano mercati potenzialmente redditizi. Operare per creare un network di “serie b” - un circuito in cui distribuire i prodotti 4
  • 5. Off, quelli di ricerca e simili - ha ottime prospettive economiche anche grazie al contributo delle tecnologie digitali e del web che permettono distribuzioni low-cost a grande componente aggregativa. Se il crow founding è ormai una realtà del panorama contemporaneo, la creazione di progetti ad alta “aggregazione tematica” e con sviluppi e-commerce basati sull'affiliazione è un settore agli albori ma che ha già prodotto realtà molto interessanti dal punto di vista anche del ritorno economico. É l'occasione per trasformare una criticità del nostro sistema in un'opportunità per essere all'avanguardia. Inoltre un circuito “minore” a basso costo diventerebbe un'occasione importante per far crescere e sperimentare i giovani del territorio che si affacciano al mercato culturale. A prescindere dalle prospettive da me proposte, la Film Commission dovrebbe operare per la ricerca di potenziali sponsor per le produzioni da integrare nei suoi servizi. Nel breve termine su dovrebbe ragionare circa la possibilità di anticipare, invece che contributi in denaro, le attrezzature. Un piano di valorizzazione del territorio in cui, ai progetti vincitori, vengano garantite tutte le attrezzature di livello professionale. Un problema di percezione? Confrontandomi con molti operatori indipendenti ho riscontrato alcune criticità circa la percezione che si ha della Film Commission. In primo luogo è diffusa la percezione di una certa distanza dai servizi. Molti degli operatori da me interrogati sentono che le finalità della Film Commission non li riguarda o che è loro contrapposta. Questo è in parte dovuto alle inevitabili difficoltà che nei primi anni si sono trovate nel percorso di creazione dell'istituzione stessa ma che è prioritario superare per evitare la dispersione delle potenziali risorse umane e imprenditoriali della nostra regione. Uno dei fattori che alimenta questo pregiudizio è l'esistenza a Genova ed in Liguria di operatori indipendenti che, completamente ignorati a casa propria, vendono i propri prodotti sulle più importanti piazze internazionali o collezionano premi Internazionali venendo puntualmente esclusi da ogni iniziativa locale. Non è certamente una responsabilità della Film Commission se questa esclusione – reale o presunta – avviene ma certamente la Film Commission dovrebbe operare per raccogliere e valorizzare queste eccellenze locali sconosciute. Ovviamente il periodo storico, che vede una grave crisi della credibilità della politica, si ripercuote a livello percettivo in tutte le attività pubbliche. Pertanto vi è anche una questione di inclusione sociale e di riduzione della distanza tra servizi pubblici e cittadino nel cercare di valorizzare questi produttori indipendenti. É stata segnalata anche la mancanza di servizi di assistenza per la modulistica relativa ai contributi quali “opere prime”, “tax credit” e “tax shelter”. Viene anche segnalata la richiesta di creazione di banche dati con gli elenchi dei Festival Nazionali ed Internazionali per la distribuzione dei prodotti del territorio. Questo di lega al tema dei servizi alla distribuzione di cui si è scritto prima. Nicola Camurri 5