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Consiglia 9
"Ero il piccolo Buddha
adesso copio Eminem"
A sette anni, nel '95, prese i voti a Pomaia come ventitreesima incarnazione di Lama Gomo Rimpoce. Oggi
Gomo Tulku ha registrato il primo singolo r'n'b uscito pochi giorni fa insieme a un videoclip
di FULVIO PALOSCIA
Lo avevamo lasciato piccolo Budda, nel 1995. Lo
ritroviamo rapper. Tenzin, alias Gomo Tulku, come si
chiama oggi, aveva sette anni quando prese i voti a
Pomaia. L´Italia non aveva mai assistito, sino ad allora, ad
una cerimonia del genere: ancora sotto l´effetto suggestivo
del film di Bertolucci, si buttò con curiosità maniacale
sull´iniziazione di un bambino alla vita di Lama, di maestro
supremo.
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Lui, ventitreesima reincarnazione di Lama Gomo Rimpoce, si trovò al centro di una curiosità feroce: il centro
nel pisano fu preso d´assalto da fotografi, giornalisti, telecamere, magazine colti e giornaletti scandalistici
(più un centinaio di fedeli), tutti con gli occhi rivolti a quello scricciolo con l´abito da monaco, i capelli rasati e
una gran voglia di videogiochi. Oggi Gomo Tulku - così il suo nome post monacale - rivela che in lui già
fremeva quella passione per la musica, che lo ha spinto a sciogliere ben 252 voti (compresa la castità) e a
entrare in uno studio di registrazione e a realizzare Photograph, il suo primo singolo tutto pimpante r´n´b,
uscito pochi giorni fa su iTunes insieme ad un videoclip che lo ritrae di pelle vestito, circondato da ragazze
col sorriso compiacente. Cos´è successo? «Quando ero bambino - racconta Gomo, in questi giorni ospite di
Pomaia, suo frequente
rifugio per la meditazione - ascoltavo tantissima musica, e adoravo la danza. In
India, dove mi trasferii a sette anni per un lungo periodo di studi e meditazione
lontano dalla mia città natale, Montreal, e dalla mia famiglia, entrai in contatto
con tanti tipi diversi di musica: quella cinese, le canzoni di Bollywood, il Punjab
style. A 16 anni, però, coltivavo un amore segreto per 50 cents ed Eminem».
La curiosità cominciò a divorarlo: com´era quel mondo che i suoi idoli
raccontavano? Che odore, sapore, forma, contenuto aveva questo Occidente
seducente e bastardo? «Volevo scoprirlo ad ogni costo, e fu così che raggiunsi la mia famiglia negli Stati
Uniti. Ci ho vissuto un anno laggiù, in incognito, frequentando una high school nello Utah. Nessuno doveva
sapere che ero il piccolo Budda, dovetti celare la mia identità altrimenti mi sarei trovato circondato da
paparazzi e giornalisti». Avrebbe potuto essere la fine di un´educazione culturale, e sentimentale, che di fatto
ha cambiato la vita a Lama Gomo Tulku: «Entrando in profondità nella cultura hip hop, complici i miei
compagni di scuola, capii che il mio futuro era la musica». Una volta tornato in India, in monastero,
l´irrevocabile decisione: l´abbandono dei voti e la «fuga» in quella stessa Italia che aveva celebrato la sua
magnifica iniziazione. Qui i primi contatti con la Daigo Music di Padova, poi con la Universal e soprattutto
con Deleterio, produttore hip hop, un nuovo maestro che lo ha accompagnato in un nuovo cammino dove
Gomo Tulku non è la reincarnazione di nessuno. Ma semplicemente se stesso. «Ho smesso di indossare gli
abiti da monaco in Francia nel 2009 - racconta Gomo - restituendoli a Lama Zopa Rinpoche, il mio "boss" (è
fondatore e massima autorità della Fondazione per la preservazione della tradizione Mahayana, ndr). Gli ho
spiegato del mio amore per la musica, di come volevo organizzare la mia vita e lui mi ha incoraggiato,
infondendomi una grande energia. Certo, io mi sono sentito un po´ strano in quel momento, ma il suo parere
mi ha confortato. E anche i miei confratelli non sono mai stati contrari: nella società tibetana non ci si
oppone a chi sceglie di seguire un destino opposto a quello che aveva imboccato, l´importante è che ci sia
una motivazione autentica e che ci si impegni per raggiungere un obiettivo».
Le sue canzoni parlano della vita e delle esperienze di un ragazzo di 22 anni. Niente spiritualità, né
insegnamenti buddisti formato hip hop: «Il mio viaggio spirituale continua, nonostante abbia lasciato i voti
sono ancora un Lama. Ma la mia musica è universale: parla di me, dei miei amori con parole e musica in cui
tutti possono riconoscersi. Voglio che i ragazzi di tutto il mondo, ascoltandomi, si divertino, ballino. Può darsi
che in futuro tratti anche temi più vicini alla spiritualità buddista come la non violenza, la pace. Ma la pace
non è una canzone. È una pratica di vita. La pace dobbiamo costruirla giorno per giorno e non può essere
solo un gorgheggio. Io non posso che condurre una vita che sia d´esempio». Una dichiarazione che suona
strana in questi giorni ancora sconvolti dalla morte di Amy Winehouse «ma un artista va giudicato per quello
che fa, e non per come vive. Non è facile essere famosi» dice Gomo, che si ricorda «timidissimo» in quella
cerimonia di iniziazione del ‘95, «sballotato tra il silenzio della meditazione e i flash dei fotografi». La
timidezza, però, non si addice ad una popstar: «Io voglio fare solo il mio lavoro. E bene. Non ho il desiderio
di essere famoso, perché lo sono già stato. In quell´altra vita».
(11 agosto 2011) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Consiglia Istituto Lama Tzong Khapa e altri 8 consigliano questo elemento. 0
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