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History as we know itHistory as we know it
Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
Ruolo e significato della Storia nelle teorie del complotto
(it) Ontologie della Storia
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Storia come insieme di ciò che è avvenuto...
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… La disciplina e il discorso che lo ricostruisce
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Sovrapposizione tra Oggetto, disciplina e
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Esempio non-storico
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Deus ex (2000): futuro cyberpunk (2052),
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Lotman, la doppia funzione del potere modellizzante:
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Lotman, la Cronaca medievale russa come non-Storia;
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Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
Bibliografia essenziale:
Aaronovitch, Voodo histories
Barkun, A culture of Conspiracy
Barthes, Il discorso della Storia
De certeau, l'operazione storica
Dentith, In defense of Conspiracy theories
Fenster, Conspiracy theories, secrecy and powers
Greimas, Sulla storia evenemenziale e la storia fondamentale
Knight, Conspiracy theories in American history
Lozano, Il discorso Storico
Lotman, La cultura e l'esplosione
Madison, Semiotics of conspiracy theories
Uspenskij, Storia e semiotica
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  • 1. History as we know itHistory as we know it Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015 Ruolo e significato della Storia nelle teorie del complotto
  • 2. (it) Ontologie della Storia  Storia come insieme di ciò che è avvenuto...  … La disciplina e il discorso che lo ricostruisce  Sovrapposizione tra Oggetto, disciplina e discorso (Greimas, Lozano) Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 3. (know) Processo conoscitivo  Logica della costruzione sottesa alla disciplina storica  Rappresentazione culturale della comunità, auto- descrizione della cultura (Lotman) Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 4. (we) Soggettività e comunità  Rapporto tra l'immaginario storico e la comunità  Selezione degli eventi, interpretazione e criteri di valore  Comunità degli storici Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 5. Deus ex: Human Revolution (DE:HR)  Oggetto teorico (Damisch, Calabrese)  Rapporto tra ambientazione, estetica e gameplay  Esempio non-storico Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 6. La saga di Deus Ex  Deus ex (2000): futuro cyberpunk (2052), nanotecnologie, Illuminati, epidemia globale  DE: Invisible War (2004): dark age, collasso rete globale, organizzazioni transnazionali, città-stato  DE: Human Revolution (2011): prequel Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 7. Prequel e narrazione  Ambientato nel 2027 (25 anni prima DE)  Vantaggi: interazione con i finali multipli dei predecessori  Nuove problematiche: continuità vs identità  Visione vichiana della storia? play play Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 8. Cyber Renaissance  Evoluzione cibernetica come stato precedente alle nanotecnologie  Ambientazione rinascimentale-barocca: orizzonte estetico e autodescrizione culturale Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 9. Quattro temporalità  Rilettura della contemporaneità in chiave rinascimentale  Rielaborazione orizzonte mitico  Anteriorità nella linea temporale della saga  Riferimento ad eventi della nostra contemporaneità Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 10. L'estetica del Cyber Renaissance  Rinascimento come studio della macchina umana  Citazioni: Da Vinci, Rembrandt, Vesalius, Brueghel...  Tinte e geometrie  Estetiche in conflitto: cyberpunk e contemporaneismo Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 11. Il carattere del Rinascimento  Homo faber suae fortunae: progettualità, agentività  Umanità come concetto universale, totalità senza distinzioni  ...Eppure, discorso figurativo contraddittorio Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 12. Il complotto  Diverse posizioni o livelli di complotto  Complotto assodato/rivelato  Noi, i complottisti  Complotti nell'ombra play Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 13. I personaggi e le fazioni  Adam Jensen  David Sarif  William Taggart  Hugh Darrow Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 14. (it) Il tempo in DE:HR  Uspenskij, tipologia delle logiche temporali: tempo storico e tempo cosmologico  Lotman, la doppia funzione del potere modellizzante: descrizione e selezione  Lotman, la Cronaca medievale russa come non-Storia; multitestualità e principio di causalità  DE:HR, Foucault e Didi-Hubermann; eterocronia e anacronismo della rappresentazione temporale Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 15. (know) costruzione del sapere  Cinema classico sul complotto: legame tra narrazione, pdv soggettivo, percorso di ricerca e conoscenza  Eco, Lozano, Peirce: paradigma indiziario e abduzione  Ginzburg: Morelli, Holmes, Freud come storici  Ragionamento storico e logica del complotto: frame, ruolo della fiducia, necessità dell'Avvenimento (de Certeau) Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 16. (we) percezione della comunità  Uspenskij: attribuzione di significato agli eventi da parte della collettività sociale  DE:HR, impossibilità di attribuzione unica narrativa  Lotman: momenti di conflitto generano traduzioni contrastanti  DE:HR, criteri di selezione degli Avvenimenti e delega culturale ai media Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 17. Sviluppi della trama  Il piano dei Tyrant  Il doppiogioco di Darrow  La missione del protagonista: messaggio e complotto Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 18. Storia, narrazione, complotto  Il pdv privilegiato e la logica della pertinenza narrativa  La narrazione come chiusura testuale della fuga degli interpretanti  La chiusura narrativa come strategia delle Tdc e del discorso disciplinare della Storia Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 19. I finali: montaggio e messaggio  Messaggio finale come motivazione della scelta  Montaggio di discorso, video e immagini di repertorio  Momenti storici come mezzo per l' interpretazione della storia umana Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 20. Quarto livello di complotto  Il complotto del discorso storico  Cyber Renaissance come immagine della contemporaneità  Al tempo stesso, critica interna e “superamento” cronologico  Discorso finale: più situato, pragmatico. Ma in qualche modo “destoricizzato” play Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 21. Storia e TdC: prime conseguenze  Benjamin, Uspenski, Lotman: la Storia passata si legge in base alle necessità del presente  Jameson, Fenster, Aaronovitch: l'adeguatezza simbolica del discorso (storico e delle TdC)  Il complotto del discorso storico: paradosso della storia che non può mai dirsi, ma solo darsi alla lettura  Le logiche dell'interpretazione tra identità e alterità Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 22. (we) Società, storia, complotto  L'adeguatezza simbolica > alterità della Storia. La Storia finisce  La fine della Storia corrisponde al fine della Storia  Barkun, Fenster: Improvisational millenarism, Popular eschatology (TdC)  La comunità, alla fine dei tempi Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 23. (know) Logica del discorso  Escatologia come storiografia popolare  Narrazione totalizzante  TdC vs approccio storico: visione problematica, situata, interpretativa  Avvenimento, significato, interpretazione, alterità Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 24. (it) l'essere della storia e TdC  Postmoderno: la Fine della Storia e delle Grandi narrazioni  Alla fine della Storia non corrisponde la fine delle storie  Il discorso storico lascia il posto alla narrazione della Storia; necessità della chiusura della Storia stessa  L'alterità della storia si riduce a vantaggio dell'identità; schiacciamento sulle valorizzazioni del presente; discorso paranoico Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015
  • 25. Bibliografia essenziale: Aaronovitch, Voodo histories Barkun, A culture of Conspiracy Barthes, Il discorso della Storia De certeau, l'operazione storica Dentith, In defense of Conspiracy theories Fenster, Conspiracy theories, secrecy and powers Greimas, Sulla storia evenemenziale e la storia fondamentale Knight, Conspiracy theories in American history Lozano, Il discorso Storico Lotman, La cultura e l'esplosione Madison, Semiotics of conspiracy theories Uspenskij, Storia e semiotica Vincenzo Idone Cassone - Incontri sul Senso – 28 maggio 2015

Editor's Notes

  1. Innanzitutto ringrazio tutti coloro che hanno parlato prima di me, fornendomi spunti e materiali fondamentali per il mio discorso di oggi; spero di riuscire a dialogare a distanza con i vostri interventi e recuperare dei punti e delle osservazioni a mio avviso significative. Il mio intervento di oggi vuole essere una riflessione sul rapporto tra le teorie del complotto e la Storia. Partendo dalla banale osservazione che moltissime teorie del complotto si sviluppano a partire da eventi o momenti storici significativi (o contribuiscono a renderli tali), e che apparentemente assistiamo ad una recente moltiplicazione delle teorie del complotto negli ultimi quaranta-cinquant'anni, in particolare nel mondo occidentale. Per indicare come procedere vorrei partire dal titolo History as we know it; possiamo porre l'accento (lo stress) su ognuno degli ultimi tre elementi di questo titolo, in ordine opposto (it / know / we) per affrontare il rapporto tra teorie del complotto e storia. Vorrei quindi portare avanti alcune premesse iniziali prima di passare avanti.
  2. passiamo a KNOW: ovvero i processi attraverso cui conosciamo il passato e il suo svolgersi; anche qui abbiamo almeno una duplicità; da un lato il processo conoscitivo del discorso storico disciplinare, i suoi criteri, le sue caratteristiche, che ha come risultato la forma del discorso utilizzata per questa ricostruzione (saggio storico etc). Dall'altro abbiamo la rappresentazione culturale della Storia che ogni comunità umana crea, con i suoi criteri e le sue caratteristiche, che ha come risultato lo sviluppo di narrazioni storiche e l'integrazione di queste ultime nella memoria e nella cultura di una società. Come sappiamo, per Lotman e Uspenskij, questo processo corrisponde ad un momento fondamentale dell'autodescrizione della cultura.
  3. passiamo a KNOW: ovvero i processi attraverso cui conosciamo il passato e il suo svolgersi; anche qui abbiamo almeno una duplicità; da un lato il processo conoscitivo del discorso storico disciplinare, i suoi criteri, le sue caratteristiche, che ha come risultato la forma del discorso utilizzata per questa ricostruzione (saggio storico etc). Dall'altro abbiamo la rappresentazione culturale della Storia che ogni comunità umana crea, con i suoi criteri e le sue caratteristiche, che ha come risultato lo sviluppo di narrazioni storiche e l'integrazione di queste ultime nella memoria e nella cultura di una società. Come sappiamo, per Lotman e Uspenskij, questo processo corrisponde ad un momento fondamentale dell'autodescrizione della cultura.
  4. entrambi ci portano al primo punto, il WE: alle soggettività collettive implicate in questo programma conoscitivo. Principalmente al rapporto tra l'immaginario storico e la comunità che concepisce questa immagine della storia, e come la selezione e la memoria degli eventi dipenda dalle caratteristiche della comunità di riferimento; e in seconda battuta per Noi intendiamo la comunità degli aderenti alla disciplina della storia, con la sua organizzazione, i criteri in base alla selezione del discorso e l'elaborazione di teorie della storia legate alle caratteristiche dell'uomo stesso.
  5. Questi tre elementi (le ontologie della Storia, i processi di comprensione della Storia e i discorsi che si costruiscono su di essa, il rapporto tra la Storia e le soggettività che la vivono) saranno i punti su cui baserò il mio intervento, che vorrei strutturare a partire da un oggetto/caso non storico di complotto. Per affrontare questo discorso, vorrei partire da un videogioco recente: Deus Ex Human Revolution, considerato come Oggetto Teorico che, attraverso il rapporto tra narrazione, estetica e meccaniche di gioco si costituisce come momento di riflessione del rapporto tra Storia e Complotto. Oggetto teorico nel senso delineato dalla posizione di Calabrese sulla posizione di Damisch, ovvero «an object that obliges you to do theory but also furnishes you with the means of doing it. Thus, if you accept it on theoretical terms, it will produce effects around itself.» Ritengo che sia più utile partire da un oggetto di studio di questo tipo che non dai discorsi a partire da un evento storico e le sue letture cospirazioniste, e spero di mostrarvi il motivo durante questo intervento.
  6. Cosa è Deus ex:HR? Terzo titolo dell'omonima serie di W-RPG, costituisce a tutti gli effetti un prequel della storia raccontata nel capostipite. La storia della saga si sviluppa in un mondo cyberpunk, nel 2052, in cui il protagonista (JC Denton) è uno dei primi soldati geneticamente modificati dell'UNATCO, incaricato di debellare la minaccia terroristica dell'NSF e di impedire la propagazione del virus La morte Grigia, che ha infettato gran parte della popolazione mondiale. Naturalmente nulla è come sembra, il protagonista scopre che il virus è in realtà prodotto dagli stessi autori del vaccino, un gruppo segreto degli Illuminati (Majestic 12) che utilizza entrambi per ottenere il controllo globale. Nel seguito, che rielabora le possibili scelte finali del giocatore in un unico futuro, il mondo è caduto in una Dark Age, nota come “Il collasso”, in cui alcune organizzazioni para-religiose (la WTO, l'Ordine, i Templari, Apostlecorp) hanno ottenuto potere transnazionale a discapito delle entità statali, che si sono ridotte a Stati-città a causa della cessazione della rete di comunicazione globale. Diverse organizzazioni tramano nell'ombra per utilizzare il protagonista, un clone di JC Denton, al fine di portare avanti i loro piani di dominazione mondiale.
  7. All'interno della cronologia della saga fu deciso che il terzo capitolo sarebbe stato un prequel, ambientato 25 anni prima di Deus Ex (nell'anno 2027). Da una parte questa scelta liberava dai problemi di interagire con i numerosi finali multipli dei predecessori, dall'altra lasciava con il compito difficile di immaginare un mondo e un'ambientazione che fossero al tempo stesso coerenti con gli stilemi e l'evoluzione della saga e dotati di una loro personalità “storica”; una trama che si inserisse nel continuum ma al tempo stesso desse una svolta alla storia narrata. La saga di Deus ex presenta da questo pdv alcuni paralleli con la teoria dei corsi e ricorsi storici di Vico; se il capostipite è ambientato in un mondo che segue gli stilemi del cyberpunk, quindi un “Età degli uomini” che è soggetta alla corruzione, il suo seguito è stato rappresentato declinando il cyberpunt in chiave “barbara, da età oscura”, in cui culti religiosi alla ricerca di un Dio assumono potere economico e politico in risposta alla frammentazione sociale e istituzionale; il prequel doveva interagire con queste ambientazioni e garantire un senso di continuità nella storia narrata. Vorrei farvi vedere le caratteristiche dell'ambientazione attraverso il Teaser ed il Trailer di gioco.
  8. Come è possibile intuire dalla visione dei due filmati la decisione del team Eidos Montreal è stata di tornare allo stato precedente dell'evoluzione dell'universo di DE, quella cibernetica, legata a impianti meccanici che, nel primo episodio, stavano per essere soppiantati dalla nuova (e meno invasiva) tecnologia delle nanomacchine. Ma la scelta più interessante è stata di legare questo “periodo storico” ad un preciso riferimento temporale, quello di un Rinascimento (dalle tinte baroccheggianti, in realtà) che costituisce non solo un orizzonte estetico quanto culturale: è il modo in cui lo stesso mondo di DE si legge e si interpreta. Nei primi anni degli impianti cibernetici, il mondo vive una seconda Human Revolution, che i creatori di gioco hanno chiamato Cyber Renaissance.
  9. Anche solo osservando il trailer, ci rendiamo conto che l'ambientazione per costruire l'orizzonte del gioco fa interagire diversi rappresentazioni temporali: possiamo identificare quattro Temporalità, ognuna legata ad un rapporto specifico con le altre: - rilettura del presente in chiave rinascimentale: il Cyber Renaissance, Rembrandt, Veermer, Bruegel) ne parlerò tra poco - rielaborazione e allusione mitica: il trailer gioca con il mito di Icaro, in parte confermandolo e in parte rovesciandolo (avere un corpo cibernetico è una punizione?), e in tutta la serie il parallelo Biblico da un lato e quello della mitologia classica dall'altro sono all'ordine del giorno; basti pensare che il protagonista del primo DE si chiama JC, suo fratello Paul, il nostro protagonista è Adam; che le IA adiuvanti e opponenti sono Dedalus e Icarus, che si fondono in Helios, e così via. - anteriorità rispetto alla linea temporale della saga, frutto della lettura e interpretazione dei fan: come dicevo prima, le manipolazioni cibernetiche sono il precedente di quelle nanotecnologiche ed eugenetiche. Torna anche il parallelo vichiano. - riferimento costante a eventi della nostra contemporaneità, al presente etico-politico dei fatti contemporanei alla pubblicazione di gioco. Nel 2010 infatti, tra gli argomenti centrali del dibattito pubblico non è possibile dimenticare le proteste di Occupy Wall Street e la preoccupazione crescente per le cellule staminali e in genere la manipolazione cellulare (OGM, clonazione etc), recentemente tornate alla ribalta con la discussione sulla cura Stamina in Italia.
  10. Mi concentro ora sulla rappresentazione rinascimentali: Gli sviluppatori del gioco, come abbiamo visto, hanno coniato il concetto di Cyber Renaissance per caratterizzare al tempo stesso il periodo storico e l'estetica del gioco. La scelta, secondo l'Art Director J.J. Belletéte, è stata evidente dopo aver realizzato che il rinascimento può essere considerato il momento in cui si inizia a studiare la macchina umana, l'uomo in quanto meccanismo centrale di un complesso sistema. Nel trailer vediamo la citazione delle Lezioni di Anatomia del Dr. Tulp (1632); meno in vista è presente sul tavolo una copia del De humanis corporis fabrica librorum epitome di Andrea Vesalius (1542), e appeso alla parete il Rembrandt in questione; tutta questa serie di riferimenti iniziali facevano coppia con la velocissima sequenza (nel teaser iniziale) di pochi secondi in cui si alternavano gli Studi Anatomici di Da Vinci, l'Icaro di Draper e altre immagini legate al futuro immaginato in Deus ex (discriminazione tecnologica etc), infine la scritta h+, simbolo del Transumanismo. Sia negli interni, che nel gusto di vestire e nelle architetture, è stato fatto un complesso lavoro per adeguare un ottica cyberpunk ad un'estetica rinascimentale e baroccheggiante, con tinte cromatiche tra oro e nero (con forti riprese dal film Blade Runner,), nella riproduzione dei caratteri geometrici e semplici del rinascimento, oppure un taglio più sgargiante e “d'impatto” attraverso la ripresa di elementi barocchi e seicenteschi; unendo questi caratteri alle influenze contemporanee nel dress design dei videogiochi. Questa tendenza non è però totalizzante: sono molti gli elementi di continuità, anche grafici, che hanno il compito di riagganciare il gioco ad un futuro prossimo e, ancora di più, ad una filiazione con l'universo cyberpunk. Possiamo così osservare luoghi, abiti, interni che, in opposizione allo stile sopracitato, presentano dei tratti underground, più metallici che tecnici, più simili al presente industriale e al futuro di decadenza, spesso per personaggi che si oppongono ideologicamente a questa visione.
  11. Il mondo di DE:HR si considera essere un nuovo Rinascimento, considerato quale periodo in cui la figura dell'uomo non solo è al centro dell'universo, ma ha la capacità di stabilire il proprio destino (l'homo faber suae fortunae). Questo particolare è evidente già dal teaser, non solo per la presenza di tutta un'ideologia della progettualità, dell'agentività senza limiti («who we are is but a stepping stone to who we can become»; «they cannot stop us, they can not stop the future») la retorica pro-potenziamento di Sarif, magnate delle Sarif Industries, è legata alla certezza di creare un futuro migliore per l'umanità tutta, futuro che eliminerà le disuguaglianze biologiche e le differenze del destino, che permetterà all'uomo di essere davvero padrone del proprio sviluppo. Eppure le immagini stesse, legate alle differenti temporalità, continuano a contraddirla o a rovesciarla. Su tutto questo si staglia il tema del complotto.
  12. Secondo elemento. Esiste fin dal trailer il riferimento del complotto, ma nel gioco questo si sviluppa su tre livelli: - Il complotto rivelato: la trama del gioco inizia con l'aggressione da parte di misteriosi soldati al laboratorio di cui siamo i capi della sicurezza, che ha come conseguenza la morte degli scienziati della sarif, la nostra morte scampata grazie alla trasformazione in cyborg; il che crea un motivo per la vendetta e la missione del giocatore... Notiamo che questo primo evento è tutt'altro che misterioso, a non essere chiari sono i mandanti e gli obiettivi... - noi siamo i complottisti: il secondo livello è che esistono dei teoristi del complotto nel gioco, i Purity first, che ritengono che noi (Sarif industries) stiamo complottando per asservire tutti con la tecnologia; vorrei farvi vedere il video, osservate come funzionano le loro retoriche nel viral trailer che vi mostro. - i complotti inattesi: uno dei plot twist della storia è l'ingresso del complotto sistemico, con una moltiplicazione di trame nascoste da parte di agenti diversi; vi mostro brevemente i principali personaggi della storia, e spiegarvi la trama nello specifico prima di proseguire.
  13. Adam Jensen: (1993) poliziotto, poi Agente Swat, fu assunto dalle Industrie Sarif come capo della sicurezza dopo l'esonero dal servizio in polizia, poiché rifiutò l'ordine di uccidere un ragazzo potenziato. Trasformato in un cyborg in seguito all'attacco delle Sarif, ha il compito di scoprire l'identità dei terroristi responsabili. É l'unico essere umano immune al rigetto da potenziamenti (a sua insaputa). David Sarif: (1970) discendente di una famiglia di immigrati di Boston. Salva la vita ad Adam trasformandolo in un cyborg. Egli è un convinto Transumanista e appoggia con tutti i mezzi la ricerca su esseri umani, inoltre è grande amico di Hugh Darrow. William Taggart: (1976) fondatore del Fronte Umanitario per la lotta Antipotenziamento e uomo politico molto abile; costituisce il principale movimento di opinione per la regolamentazione e la messa al bando dei potenziamenti. Fondò il FU dopo l'assassinio della moglie per opera di un tossico-potenziato. Hugh Darrow: (1970) inventore della tecnologia di biopotenziamento e premio Nobel, egli è uno dei pochi esseri umani che possiede un DNA totalmente incompatibile con i biopotenziamenti. Nel 2020 costruisce il progetto Panchaea per bloccare il riscaldamento globale. Ha dei legami con gli Illuminati, che tradisce per generare un segnale in diretta mondiale che causa pazzia nei potenziati.
  14. Iniziamo ora a trarre alcune riflessioni all'insegna dei tre punti a cui ho accennato. La prima riflessione è legata all'ontologia fondamentale del tempo (IT) che ogni società sviluppa all'interno dell'autodescrizione culturale; Uspenski ha parlato di queste logiche temporali ed in particolar modo dell'opposizione tipologica tra un tempo lineare-orientato, tipico del discorso storico, ed un tempo cosmologico, circolare e tipico del discorso mitologico. Qui possiamo vedere alcuni delle conseguenze di una descrizione tipologica della cultura; spesso essa termina con la classificazione delle classi e l'assegnazione ad un dato oggetto o momento di una dominante; Uspenskij in realtà ci ricorda che tempo lineare e tempo cosmologico possono coincidere, ma la visione del trailer finora ci induce a pensare che ogni società può non limitarsi a costruire una sola rappresentazione temporale, ma può generare un intreccio di temporalità differenti, talvolta surcodificate da una dominante, altre volte non integrabili e addirittura in contraddizione; pensiamo alla diversità degli andamenti economico, tecnologico, ambientale, sociale nel mondo occidentale, e a come ognuno possa determinare o essere determinato da una propria rappresentazione ontologica del tempo. Forse una differenza si situa ad un livello superiore; ricordiamo due affermazioni di Lotman; 1) l'auto-descrizione di una cultura è un potere modellizzante che «deve cioè o descrivere la più ampia cerchia possibile di oggetti... oppure essere in grado di dichiarare inesistenti gli oggetti che tale capacità modellizzante non permette di descrivere.» (Tipologia della cultura) 2) l'esempio della Cronaca medievale russa, attraverso le parole di Lozano (Il discorso storico) «Esiste una differenza fondamentale con la storia: se per la coscienza contemporanea la storia, intesa come somma di avvenimenti reali, si riflette in un insieme di vari testi, ciascuno dei quali presenta soltanto un aspetto determinato della realtà, per il Medioevo russo la cronaca era invece il testo, l'equivalente scritto della vita nella sua totalità […] La cronaca era isomorfa alla realtà: la registrazione annuale dei fatti permetteva di costruire un testo senza limite finale, che cresceva costantemente lungo l'asse del tempo (cioè della terra). Al contrario, la modellizzazione fondata sul principio di causa ed effetto costrinse a segnare la fine del testo: è il passaggio dalla cronaca alla storia ed al romanzo.» Se seguiamo questo ragionamento, la Storia in quanto discorso richiederebbe l'esistenza di più di un testo capace di descrivere l'andamento del tempo nella sua interezza, e in secondo luogo la Storia rimpiazzerebbe un testo senza limite finale con un principio di conclusione, la narrazione, basato su principi Causa ed effetto. Torneremo su questi punti. In DEHR abbiamo quindi una molteplicità di temporalità non immediatamente riconducibili ad una singola Rappresentazione della Storia. Ma come funziona l'interazione dei tempi in Deus ex? Utilizzando Foucault e Didi-Hubermann, possiamo dire che qui vediamo all'opera un ragionamento eterocronico e anacronistico, che mette in scena la problematica della rappresentazione della storia in quanto tale attraverso la moltiplicazione, il rovesciamento e lo scontro di rappresentazioni temporali che seguono logiche sintagmatiche differenti, e sottoposte a valorizzazioni opposte: lineari, circolari, oscillatorie, euforiche, disforiche, tensive etc
  15. Il secondo punto è legato a quello del processo conoscitivo (KNOW); come abbiamo visto grazie a Dario Martinelli, nel cinema classico del complotto, il protagonista diventa (in questo caso ritorna) un detective che cerca le tracce delle macchinazioni, il cui punto di vista coincide quasi completamente con quello del giocatore. Il racconto del complotto diviene possibile proprio attraverso il legame tra percorso di ricerca e omologazione del punto di vista. In questo senso, la narrazione del complotto ci promette di svelarcene la storia (intesa in senso ambiguo, ricordiamo l'affermazione di Lotman di poco fa). Ora, sia Eco che Lozano, rifacendosi a Peirce, hanno rintracciato questo carattere del paradigma indiziario come caratteristico non solo della narrazione gialla, ma al tempo stesso strettamente legato al lavoro conoscitivo dello storico; cito da Eco, nella sua prefazione a Il discorso Storico: «Leggendo il libro, io che non ho mai scritto nulla di specifico sul discorso storico, mi sono accorto che esso presenta molte parentele con altre tipologie discorsive a cui mi sono invece dedicato. Penso anzitutto all'interpretazione dei testi letterari... poi ci sono le congetture dei detective e le congetture dello scienziato, così come le descrive Peirce elaborando il concetto di abduzione. Queste due procedure presentano molte analogie, perché il detective cerca di ricostruire lo sviluppo di una eccezionale serie di eventi passati sino a ritrovare il loro autore, il quale fa di tutto per restare defilato, mentre lo scienziato cerca di far congetture sulle cause di altri eventi, che o si sono verificati eccezionalmente o ancora e regolarmente si verificano...» Lozano, d'altra parte, discute la somiglianza del lavoro storico e di quello del detective a partire dal concetto di Paradigma indiziario elaborato da Ginzburg e Poli: «Ginzburg e Poni (1981) sostengono che se le fonti tacciono e/o deformano sistematicamente la realtà sociale delle classi subalterne, un documento veramente eccezionale – cioè statisticamente infrequente – può essere infinitamente più rivelatore che non mille documenti stereotipati. Come ha dimostrato Kuhn, i casi marginali mettono in causa l'antico paradigma e aiutano al tempo stesso a costruirne uno nuovo, più ricco e meglio articolato. Funzionano allora come le tracce o gli indizi di una realtà occulta e generalmente non apprezzabile se non mediante la documentazione esistente.» Ciò che Ginzburg sostiene nel suo articolo Spie. Radici di un paradigma indiziario, partendo dall'esempio di tre “storici” come Giovanni Morelli, Sherlock Holmes e Freud, è la necessità di osservare ed elaborare a partire dai particolari più insospettabili, meno convenzionali, sugli scarti, che sarebbero meno soggetti a falsificazione ideologica o volontaria. Tutto questo (attenzione, non è la totalità della logica storica) però sembra avvicinarsi stranamente ad alcuni dei caratteri tipici della logica del ragionamento complottista; l'uso di particolari apparentemente insignificanti, al di fuori dei frame del buon senso, viene spesso considerato come uno degli elementi che dimostrano l'illogicità della ricostruzione complottista; in secondo luogo, l'ipotesi della mistificazione delle tracce o delle fonti è spesso un implicito del discorso complottista, un punto di partenza. Giusto per aggiungere un quarto soggetto al paradigma indiziario, ripensiamo a Dr House (ce ne ha parlato Perissinotto) e al suo motto, everybody lies. In senso etimologico l'applicazione vale ai corpi della medicina come alle tracce e alle confessioni delle persone, storiche o meno. Il nostro oggetto teorico permette un ulteriore ragionamento; se il ragionamento storico e il lavoro del detective coincidono, e la cornice logica del complottismo sembra avvicinarsi a molte delle procedure tipicamente utilizzate dal paradigma indiziario, alla base c'è in entrambi i casi la fiducia e la fede nell'esistenza del “qualcosa”, di cui si stanno seguendo ed elaborando le tracce; qualcosa è successo, e questo qualcosa sviluppa un senso di missione, uno scopo nel soggetto di ricerca. La fiducia nell'avvenimento è il primo elemento che autorizza la possibilità di pensare un quadro di pertinenze tale da utilizzare elementi statisticamente infrequenti, generalmente marginali e strutturalmente frammentarie. Il concetto di “avvenimento” è un minimo comune denominatore a partire da cui si sviluppano questi processi interpretativi, come abbiamo visto nella citazione di Eco. L'uso dell'avvenimento come base per il ragionamento storico è evidenziato da De Certeau: «Che cos'è dunque l'avvenimento, se non ciò che bisogna supporre affinchè un'organizzazione di documenti sia possibile? Esso è ilmezzo grazie al quale si passa dal disordine a un ordine. Esso non spiega affatto: permette la spiegazione. Autorizza a porre un'intelligibilità. E' lo strumento - ma spesso anche la spiegazione troppo facile - della comprensione. «Deve essere successo qualcosa>> là, e grazie a questo qualcosa si possono costruire delle serie, o passare da una regolarità all'altra. Lontano dall'essere il piedistallo o il punto di riferimento fondamentale intorno al quale si disporrebbe la documentazione, l'avvenimento è il supporto ipotetico di un ordine determinato, e contemporaneamente una semplice localizzazione del disordine. Con questo procedimento, una volta posta l'«inquietante familiarità» nella casella vuota chiamata «avvenimento», diviene pensabile una «ragione» della storia.» (De Certeau, l'operazione Storica) Lozano ha mostrato come la storia novecentesca continui ad interrogarsi con la problematicità dell'avvenimento, e sia soggetta a posizioni opposte riguardanti l'importanza dell'avvenimento, il suo rapporto con l'interpretazione, la possibilità di una storia strutturale non evenemenziale, e il fondamentale rapporto dell'avvenimento con un principio di narrazione, il che ci riporta alla questione della forma narrativa della storia per spiegare, collegare e motivare gli avvenimenti.
  16. Il terzo punto è legato alla percezione narrativa della comunità; prima mi sono limitato a discutere del processo di conoscenza storica della disciplina stessa, ma l'elaborazione storica è elemento fondamentale per la costruzione dell'identità culturale, come abbiamo già visto; utilizzando le parole di Uspenskij: «Così agli avvenimenti si attribuisce un significato: il testo degli avvenimenti viene letto dalla collettività sociale. Si può dire allora che nella sua fase elementare il processo storico si presenta come un processo di generazione di nuove frasi in una certa lingua e come la lettura da parte del destinatario sociale la quale ne determina la reazione di risposta. La lingua in questione da una parte unifica la collettività sociale e consente di considerarla come personalità collettiva... d'altra parte, in qualche modo essa organizza l'informazione stessa, determinando la selezione dei fatti significativi e instaurando dei nessi fra di loro: ciò che non viene descritto in questa lingua è come non venisse recepito dal destinatario sociale, esula dal suo campo visivo.» Nel mondo di Deus ex, non è possibile l'attribuzione di una narrativa unica alla collettività sociale che permetta di leggere gli avvenimenti contemporanei: il senso di missione del protagonista è ciò che gli permette di leggere diversamente l'orizzonte contemporaneo, ma questo quadro non sia condivisibile dagli altri. Inoltre la presenza dei complotti rende il testo degli avvenimenti contemporanei meno limpido, più torbido e meno facile da decifrare. In questo senso le diversi gruppi sociali leggono il mondo differentemente a seconda di quale retorica della storia stiano appoggiando, e ipotizzano continui complotti che distruggono la fiducia nelle informazioni ricevute... Proprio Uspenskij e Lotman ci ricordano come nei momenti di maggiore conflitto il grado di semioticità di un sistema aumenta, proprio perché le situazioni conflittuali (leggi: esplosive) possono essere lette a partire da diverse interpretazioni/traduzioni, che finiscono coll'attribuire significati opposti agli stessi avvenimenti. E come conseguenza si frammenta la comunità e si acuiscono la stratificazione sociale. C'è una nota ulteriore da aggiungere; come ci ha suggerito Perissinotto, il cambiamento nel rapporto tra esperienza e conoscenza rende in qualche modo più mediato (e mediatizzato) il ruolo di selezione degli avvenimenti (ma non modifica i criteri di valorizzazione); il telegiornale mondiale della Picus diviene il frame globalizzato di selezione degli eventi; all'opposto la situazione delle rivolte locali che prenderanno piede a Detroit, e le chiacchiere da strada che si possono ascoltare durante le missioni, che agiscono solo a livello locale, di sentito dire. L'impossibilità per le persone di selezionare la totalità degli avvenimenti fa sì che al ruolo di mediatore delle trasmissioni si deleghi buona parte dei criteri di costruzione dell'avvenimento e quindi indirettamente di selezione del materiale su cui basare le proprie interpretazioni. La frammentazione sociale è legata all'assenza di condizioni di fiducia preliminari, garantite dalla possibilità di negoziazione della selezione degli avvenimenti, aprendo la strada alla logica del complotto e del dubbio sistemico (o del suo opposto, la fede in ogni narrazione coerente).
  17. Tornando alla trama, durante le indagini il giocatore scopre che dietro l'attacco ai laboratori Sarif si cela un piano degli Illuminati per il controllo totale delle augmentations, ottenuto attraverso un intreccio sistematico di manipolazione mediatica, diffusione della retorica anti-potenziamenti, controllo del mercato dei potenziamenti (Tai Young medical), azioni militari di eliminazione dei rivali (Belltower associated); a conoscenza di questo complotto, Hugh Darrow, padre della tecnologia dei potenziamenti, finge di allearsi con loro per ordire un proprio complotto attraverso cui fa impazzire parte della popolazione di potenziati e scatena una crisi globale durante il suo discorso di inaugurazione di una piattaforma artica per il controllo del surriscaldamento globale, a cui sono presenti i più importanti personaggi del dibattito sulle augmentations. Il giocatore raggiungerà la piattaforma, confrontandosi con le posizioni delle varie fazioni, dopo aver sventato la minaccia dovrà decidere quale messaggio trasmettere in mondovisione e in definitiva quale verità rivelare per spiegare la follia dei potenziati, in qualche modo avendo la possibilità di partecipare di un complotto noi stessi, generando un quarto tipo di complotto, su cui torneremo.
  18. Prima considerazione sul rapporto tra storia narrata e complotto; come in tutti i processi di narrazione, il punto di vista privilegiato dello spettatore si lega ad una logica della pertinenza narrativa, e alla chiusura del cerchio delle vicende, anche se in equilibro precario: la narrazione, sia essa filmica o testuale, conclude quel processo infinito di interpretazione che Fenster, rifacendosi alla fuga degli interpretanti peirceana, attribuisce alla logica delle TdC. Questo processo di chiusura testuale di un programma narrativo che si caratterizza come processo continuo del desiderio (ricordate nel trailer “I'll never stop looking” del trailer) non è però tipico solo delle TdC, ma anche della ricerca disciplinare e della disciplina storica in particolare; non esiste un momento in cui il discorso disciplinare si esaurisce o si completa, così come non esiste una TdC sistemica che spieghi tutto il movimento del complotto nella storia; la forma narrativa tipica di entrambi questi processi ha quindi lo scopo di chiudere e soddisfare almeno temporaneamente questo processo infinito di interpretazione e scrittura.
  19. Vorrei farvi vedere ora i video finali del gioco; le ideologie sottese all'azione del giocatore sono trasformate in un messaggio finale (scelto tra quattro possibili) attraverso un montaggio di immagini e video di repertorio, con in sottofondo la voce di Adam, che spiega i motivi dietro le sue azioni e la sua ultima scelta sulla verità da rivelare, a seconda della fazione di cui il giocatore accetta di trasmettere il messaggio: se il pensiero di Darrow, di Sarif, di Taggart, o il proprio. Sullo schermo, oltre il suo discorso, compaiono video e immagini di repertorio, tratti dalla storia più o meno recente, che hanno il compito di inquadrare e costituire un rafforzamento retorico del discorso del protagonista. Ognuno di essi ha il compito di portare avanti una lettura e interpretazione della storia umana, utilizzando frammenti di fonti storiche (immagini, video) inseriti in un discorso come prove per la verità/realtà del discorso stesso.
  20. Mi sto avvicinando a ciò che intendevo prima per un quarto tipo di complotto: possiamo affermare che esista un livello ulteriore rispetto a quelli che ho citato all'inizio della mia narrazione, e che possiamo etichettare Il complotto del discorso storico. Ognuno dei protagonisti che vi ho citato da un lato appoggia la retorica del Cyber renaissance per fare appello ad alcuni valori da portare avanti nel presente (siano essi la tecnologia, la morale umana, l'uguaglianza) ma, allo stesso tempo segretamente rompe dall'interno tale retorica superandolo in un ottica “futura”: durante le ultime conversazioni (opzionali) con questi personaggi, ognuno confessa la propria posizione privata, differente da quella pubblica: Darrow rilegge la Dialettica dell'illuminismo e si affida alla saggezza dei miti, Sarif motiva una visione darwinista del progresso in opposizione al pan-umanesimo rinascimentale, Taggart difende un'idea di Dispotismo illuminato che rompe con l'egualitarismo umanista. Ognuna di queste posizioni in qualche modo “supera” cronologicamente il mito del Rinascimento e distrugge alla base quel ragionamento metaforico su cui si fondava la realtà del presente del mondo di Deus ex; il Rinascimento è una autodescrizione della propria storia al tempo stesso simbolicamente adeguata e necessaria, ma ideologica, nel senso di falsa coscienza. Vorrei farvi vedere ora i video. Riletti attraverso queste conversazioni, la retorica dei finali che osserveremo sembra una retorica meno splendente, più pragmatica e situata. Al tempo stesso è un'ottica destoricizzata, la Storia diventa un supporto argomentativo per fare leva su valori morali, etici e pragmatici che vengono ipostatizzati in un tempo assoluto, addirittura in un tempo da Fine della storia (pensate alla frase del trailer: «this is not the end of the world. But you can see it from there»)
  21. Abbiamo qui due ordini di riflessioni sul rapporto tra rappresentazione storica e teoria del complotto: la prima è che questo processo si ricollega a quel fenomeno descritto da Walter Benjamin nelle Tesi di filosofia della storia, e semioticamente descritto da Uspenskij nel suo Semiotica e Storia, e corrispondente al momento di traduzione dell'Esplosione di Lotman, la rilettura della storia passata in base alle necessità del presente: «Gli eventi semioticamente marcati inducono quindi a vedere la storia, ad allineare gli avvenimenti precedenti in una serie storica. Così si forma l'esperienza storica, che non si identifica con le reali conoscenze depositate (accumulate) gradualmente nel tempo... ma consiste nei rapporti di causa ed effetto individuati dal punto di vista sincronico (attuale in un certo momento)... In seguito possono verificarsi altri avvenimenti, tali da suggerire una nuova lettura dell'esperienza storica, una sua reinterpretazione...» Questo ci porta al secondo ordine di riflessioni, riguardo a quella che ho chiamato l'adeguatezza simbolica del discorso delle teorie del complotto, riportata qui da Fenster, il quale legge Jameson: «The relationship between the individual and history within the conspiracy narrative is allegorical, Jameson argues, and may “be taken to constitute an unconscious, collective effort at trying to figure out where we are and what landscapes and forces confront us in a late twentieth century whose abominations are heightened by their concealment and their bureaucratic impersonality.” The conspiracy narrative, in other words, is one of the few socially symbolic attempts in contemporary culture to confront and represent the totality of social relations, to reject the ideological divisions among social, economic, and political realms on which a liberal democracy exists.» Un altro esempio ci viene offerto da Aaronovitch (Voodo Theory) con il suo esempio legato alle reazioni al documentario di Spike Lee, When the leeves broke, sulle devastazioni dell'uragano Katrina a New Orleans: «A number of critics, while praising Spike Lee’s film, were disturbed by the conspiracy claims. … Kulish soon found himself under fire in the letters page. He had missed the point, according to several correspondents, including a professor of African-American studies at Columbia University, which was that Lee offered “alternative perspectives from other residents, journalists, and scholars. That so many black residents believe that the levees were purposely blown up is a result of their historical experience and their continuing sense that their safety and well-being will be sacrificed.” In other words, the possible untruth of the allegations was far less important than the bigger truths revealed by them. » Il complotto del discorso storico è il paradosso secondo cui la Storia non può dire mai il proprio significato, ma può solo essere letta e interpretata in forma testuale (narrativa) per legittimare, contraddire o trasmettere messaggi che vengono costruiti dalla società in base a logiche di adeguatezza simbolica, utili a costruire la propria identità e non a indagare un'alterità a noi sconosciuta, come vorrebbe la disciplina storica.
  22. Possiamo a questo punto giungere ad alcune conclusioni, tornando a parlare del rapporto tra la Storia, il complotto e l'auto-descrizione delle comunità (WE): nei filmati precedenti, il materiale storico viene utilizzato come appoggio per un discorso che liquida la Storia stessa, che la utilizza e la dissolve nell'etica. La costruzione di una adeguatezza simbolica nell'orizzonte storica è più importante della preservazione dell'alterità della storia. Nel caso di DE:HR, ciò avviene solo nell'ambito di un discorso da fine del mondo. Potremmo dire che la fine della Storia corrisponde al fine della Storia. Per esprimere un significato, essa si deve concludere/chiudere narrativamente, e funzionare come mezzo per l'attivazione di un discorso non-storico da parte della comunità, rinunciando alla sua alterità. Dal punto di vista delle teorie del complotto, la fine della Storia è spesso elemento centrale supposto del discorso complottista: Barkun considera le TdC come una forma di Improvisational milleniarism, Fenster come popular eschatology. Questi sistemi di credenze leggono la storia, immaginandone la fine, per fondare una comunità rappresentabile, presente o futura, fondano al tempo stesso un Senso di missione che nasce dalla condivisione delle credenze, e dal corretto comportamento e preparazione ad esse; riflettono l'immagine culturale che la comunità crea di se stessa a partire dal presupposto di un orientamento leggibile, orientato, chiaro del processo storico, un percorso che porta alla fine della storia come la conosciamo. Lo stesso Barkun cita come forme secolarizzate di millenarismo alcune ideologie della storia come il positivismo, il marxismo o il nazismo: visioni secolari di un futuro perfetto, alimentate dalla fede in una forza trascendente non religiosa, ognuna promettendo l'avvenire a qualche gruppo particolarmente degno. Dal punto di vista della costruzione dell'identità delle comunità, un certo tipo di narrazione Storica e le recenti teorie sistemiche del complotto condividono questa tendenza all'eliminazione della Storia da parte della Storia stessa, come mezzo di rafforzamento o creazione della comunità. É interessante notare come, secondo Knight, ciò spiegherebbe come mai gli USA siano il paese in cui negli ultimi quarant'anni le TdC hanno attecchito di più, come il Senso di Missione rappresentato dal Sogno americano: Conspiracy thinking draws power by merging with and reinforcing traditional American values and beliefs: a sense of mission, Protestant supremacy, concern about encroachments on liberty, antielitism, maintenance of the racial order, and the sanctity of private property. Inthe midst of diversity, conspiracy theories nurture, a sense of peoplehood while discovering the enemies of the American dream. Siamo partiti dall'osservazione che la mancanza di una rappresentazione storica condivisa acuisse la percezione frammentaria dell'identità sociale; stiamo ora osservando come complotto e storia siano accomunati dalla possibilità, attraverso la creazione di una narrativa intellegibile e orientata, a rafforzare il senso di comunità nella liquidazione della complessità della narrazione (storica), e nella necessità di postulare una sua chiusura o conclusione, contraddicendo in parte la logica del suo funzionamento.
  23. Se passiamo dalla costruzione della comunità ai processi conoscitivi caratteristici delle teorie del complotto e della narrazione storica (KNOW), il quadro diventa più articolato; da un lato le TdC, sempre secondo Fenster, utilizzano questa escatologia popolare per: «... provide an accessible and comprehensible, all-encompassing narrative frame or metanarrative that can explain the past, the present, and the future for a mass audience... Popular eschatology thus serves as a form of historiography, articulating and circulating a method of historical interpretation, a general theory of historical agency, and an underlying conceptual structure that makes human history intelligible. This historiography is distinct, however, from the theory and method of research practiced by professional historians; rather, much of contemporary eschatology serves as a form of popular historiography that seeks to provide an overarching theory of history in an accessible format in order to call readers to action in the practice of interpreting history. Popular eschatology also contradicts dominant historical narratives of human progress by asserting that human events are supernaturally determined and that human agency is ultimately ineffectual in curbing sin and improving the world. Indeed, it seems explicitly to deny the ability of humans to know and fully understand what human history is at all.» Da un lato abbiamo quindi una narrazione totalizzante in quanto quadro capace di descrivere la totalità della storia recente; dall'altro abbiamo una disciplina che proprio nel novecento è passata ad una visione problematico della storia come discorso locale, situato, interpretativo; e che si fonda nell'interazione tra discorso scientifico con capacità narrativa, basato sulla problematicità del concetto di Avvenimento, abbandonando i tentativi di naturalizzazione e aprendosi alla problematicità del senso degli avvenimenti tentando di comprendere il significato di una lettura ora statistica, esemplare, simbolica. Da questo punto di vista, le TdC, incapaci di distinguere la storia nei discorsi dalla storicità del discorso, finiscono per dare per fondato l'avvenimento, naturalizzandolo e per schiacciare i criteri di valorizzazione della comunità del presente con i criteri di selezione degli avvenimenti passati, segnando il distacco dal discorso storico come Disciplina, avvicinandosi casomai alla narrazione storica come lettura e memoria irriflessa della comunità.
  24. Arriviamo all'ultimo punto, quello che avevamo chiamato IT: cosa rimane della storia in quanto tale (o meglio delle ontologie della storia) in questo incontro tra teoria del complotto, costruzione della collettività, molteplicità delle rappresentazioni temporali e discorso disciplinare? Quanto detto finora mi permette di riflettere sul rapporto tra l'ontologia della storia postmoderna (ciò che è stata chiamata Fine della storia, o fine delle grandi narrazioni); l'emergere delle teorie del complotto; e il legame con il millenarismo e con processi fideistici. L'idea di postmoderno ha tra i suoi punti centrali la fine delle Grandi narrazioni; ad esso si è spesso collegata La fine della storia propugnata da Francis Fukuyama, che sembrava appoggiare questa idea di un momento storico in cui la comunità non è più in grado di ricostruire narrative unitarie, e non può porre le basi per una rappresentazione del processo storico. Mi chiedo se l'emergere delle TdC non ci permetta di affrontare la questione sotto un altro punto di vista. Se, come ho detto prima, alla fine della storia corrisponde il fine della Storia (ovvero, arriva un momento in cui lo scopo della Storia è quello di finire per soddisfare l'adeguatezza simbolica della comunità) possiamo dire che alla fine della Storia non corrisponde la fine delle storie, ovvero delle narrazioni egemoniche. Le quali però subiscono una doppia trasformazione: 1) il discorso storico-disciplinare lascia il posto alla narrazione storica-comunitaria, le sue procedure vengono sempre più parassitate dalla logica della narrazione e dalla narrazione filmica, in un cortocircuito che abbiamo già visto nei precedenti incontri; cortocircuito che, aggiungo, è necessario alla chiusura della storia stessa. 2) la narrazione storico-comunitaria si appiattisce sugli schemi di valorizzazione del contemporaneo, o dell'astorico; per quanto difficile da dimostrare, sembra plausibile che siano i modelli della logica mitica del racconto (la temporalità che Uspenski descrive) da un lato, e le strutture di valori contemporanee dall'altro, a determinare il senso della storia facendo economia delle valorizzazioni precedenti. Tutto questo propagare e continuare quel carattere tipico del mito e delle narrazioni, la ricerca di un frame univoco che risponda all'adeguatezza simbolica, punti centrale del successo e dell'importanza delle TdC come forma destoricizzata di narrazione della storia, e al tempo stesso come suo superamento, liquidazione, e riproduzione.