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Il web 2.0 avvicina la politica al territorio

Si è svolto il 16 marzo all’Hotel Golden Palace di Torino un convegno organizzato da
Società Aperta sul tema “Dalla rete sul territorio al territorio sulla rete?” a cui hanno
partecipato esponenti della politica e della comunicazione digitale

Torino, 20 marzo – Il web 2.0 può essere utile alla politica? A questa domanda hanno
risposto politici ed esperti di comunicazione digitale intervenuti lunedì 16 marzo al
convegno “Dalla rete sul territorio al territorio sulla rete?” organizzato da Società Aperta.
Angelo Burzi, Presidente del Gruppo FI-PDL della Regione Piemonte, ha introdotto i
partecipanti e moderato l’incontro sostenendo che “il web 2.0 è una piazza molto
frequentata specialmente dai giovani e i suoi canali possono risultare estremamente utili
alla politica a patto che si utilizzino con la massima libertà e responsabilità”.

                                   Claudia Porchietto, l’imprenditrice candidata alla
                                   Presidenza della Provincia di Torino per il PdL, è stata
                                   la prima ad intervenire esprimendo la sua fiducia nei
                                   confronti del web 2.0. “La rete” – ha dichiarato – “offre
                                   ad un politico numerose e nuove opportunità, soprattutto
                                   dal punto di vista del dialogo con i cittadini e con il
                                   territorio a 360°. I miei contatti in Facebook, ad
                                   esempio, sono arrivati in pochi giorni a 1.400 e ho
riscontrato che la platea di questo social network è attenta e interessata alla politica.
La condivisione è ciò che rende gli strumenti web 2.0 estremamente preziosi; consentono
di conoscere facilmente i pensieri dei potenziali elettori e attraverso di essi si può avviare
un processo di scambio di opinioni costruttivo, ad esempio sul proprio programma,
rivolgendosi ad un numero molto ampio di persone, che a loro volta hanno la possibilità
di partecipare anche alla sua redazione”.

L’On. Daniele Capezzone, portavoce nazionale FI-PDL e Enzo Ghigo, coordinatore
regionale FI-PDL, hanno espresso attraverso le loro esperienze sul campo la convinzione
riguardo l’utilità del web 2.0, con qualche riserva.
“Il web 2.0” ha affermato L’On. Daniele Capezzone “ha portato ad un collegamento con
il mondo prima impensabile, ma anche a qualche nevrosi per la perenne raggiungibilità e
l’eliminazione della privacy. E’ uno strumento di comunicazione che si sommerà a quelli
tradizionali anzichè soppiantarl, ma. per utilizzare il web nel modo giusto in campo
politico si deve tenere presente che in Italia sono soprattutto gli haters, quelli contro, ad
intervenire online, perciò i politici devono prepararsi più ai fischi che agli applausi”.
“Alcune considerazioni” - ha suggerito poi Capezzone – “ritengo infine importanti nel
rapporto tra web e politica: la comunicazione deve essere in parte digitale e in parte
tradizionale, senza esclusione né dell’una né dell’altra e va organizzata per via prima
territoriale, poi tematica ed infine telematica; piuttosto che top down, cioè verticale e
generata dall’alto verso il basso, come è avvenuto nella campagna di Obama o come
accade nel blog di Beppe Grillo, l’interazione dovrebbe essere maggiormente down-
down; per avere maggiore concretezza e misurabilità l’obiettivo deve essere molto
specifico e focalizzato; il vero salto nello sdoganamento di internet può avvenire, più che
con il computer, tramite il telefono mobile che tutti sanno utilizzare”.

“Il web – ha affermato Enzo Ghigo - è ancora poco utilizzato dai politici: su 630
parlamentari solo 231 hanno un sito personale e soltanto 133 sono presenti in Facebook.
Questo social network può essere invece estremamente utile in politica perché
rappresenta uno spaccato della società in cui si trovano commenti spontanei. Se in
passato pochi pensatori hanno formulato idee universali, non è ipotizzabile che le
prossime vengano create dal basso, magari dalla rete?” si è chiesto concludendo Enzo
Ghigo.

Fabrizio Bellavista, consulente di comunicazione digitale, ha illustrato il cambiamento
generato dagli strumenti web 2.0.
“Quella attuale è un’era caratterizzata da grandi cambiamenti, ma nello stesso tempo da
paura e caos; bisogna cavalcare l’onda di questo nuovo Rinascimento se si considera che
in Italia sono 26 milioni e mezzo gli utenti di Internet, 16 milioni quelli delle
communities e che Facebook in due mesi ha registrato 2 milioni di iscritti arrivando ad un
totale di 8 milioni e 400mila.
La comunicazione è profondamente cambiata: prima era verticale, con Internet è divenuta
orizzontale ed con il web 2.0 e la condivisione, circolare.
La relazione, caratterizzata da nuovo modo di incontrarsi ed esprimersi, rappresenta il
futuro, perché agisce velocemente attraverso una cassa di risonanza globale. Interattività
e personalizzazione sono gli elementi fondanti di questo cambiamento, anche se Internet
non soppianterà i vecchi media ma convivrà accanto ad essi in un mix multilevel.
La rete rappresenta una nuova mentalità, un water thinking secondo la definizione di
Edward De Bono, fatta di interazioni dentro ad un unico ambiente in cui ogni uomo è
connesso con il mondo e in cui tutti possono partecipare volontariamente”.

Chiara De Caro, fondatrice di Pickwicki.com (una web community legata a libri che fa da
ponte tra un network di librerie indipendenti e i potenziali clienti), ha testimoniato le
propria esperienza in rete e ha tracciato la storia della comunicazione pre e post web 2.0:
“alla nascita di Internet i siti erano statici e i messaggi avevano una direzione verticale
dall’alto verso il basso; con l’avvento del web 2.0 i portali sono invece diventati strutture
dinamiche, redatte e aggiornate dagli utenti. Sul web si condividono esperienze e
conoscenze e ciò è stato possibile su ampia scala grazie alla banda larga e a strumenti
estremamente semplici che non necessitano di conoscenze di programmazione.
Dal punto di vista politico il web può quindi diventare un bacino di idee e un
amplificatore di esigenze che deve però essere misurato su ogni Paese. L’Italia è
culturalmente diversa dagli USA, il digital divide è profondo sia dal punto di vista
territoriale che anagrafico, per cui la sfida che i politici italiani dovranno affrontare sarà
quella di portare innovazione e cambiare la mentalità dei propri elettori attraverso
l’invenzione e non l’imitazione”.

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  • 1. Il web 2.0 avvicina la politica al territorio Si è svolto il 16 marzo all’Hotel Golden Palace di Torino un convegno organizzato da Società Aperta sul tema “Dalla rete sul territorio al territorio sulla rete?” a cui hanno partecipato esponenti della politica e della comunicazione digitale Torino, 20 marzo – Il web 2.0 può essere utile alla politica? A questa domanda hanno risposto politici ed esperti di comunicazione digitale intervenuti lunedì 16 marzo al convegno “Dalla rete sul territorio al territorio sulla rete?” organizzato da Società Aperta. Angelo Burzi, Presidente del Gruppo FI-PDL della Regione Piemonte, ha introdotto i partecipanti e moderato l’incontro sostenendo che “il web 2.0 è una piazza molto frequentata specialmente dai giovani e i suoi canali possono risultare estremamente utili alla politica a patto che si utilizzino con la massima libertà e responsabilità”. Claudia Porchietto, l’imprenditrice candidata alla Presidenza della Provincia di Torino per il PdL, è stata la prima ad intervenire esprimendo la sua fiducia nei confronti del web 2.0. “La rete” – ha dichiarato – “offre ad un politico numerose e nuove opportunità, soprattutto dal punto di vista del dialogo con i cittadini e con il territorio a 360°. I miei contatti in Facebook, ad esempio, sono arrivati in pochi giorni a 1.400 e ho riscontrato che la platea di questo social network è attenta e interessata alla politica. La condivisione è ciò che rende gli strumenti web 2.0 estremamente preziosi; consentono di conoscere facilmente i pensieri dei potenziali elettori e attraverso di essi si può avviare un processo di scambio di opinioni costruttivo, ad esempio sul proprio programma, rivolgendosi ad un numero molto ampio di persone, che a loro volta hanno la possibilità di partecipare anche alla sua redazione”. L’On. Daniele Capezzone, portavoce nazionale FI-PDL e Enzo Ghigo, coordinatore regionale FI-PDL, hanno espresso attraverso le loro esperienze sul campo la convinzione riguardo l’utilità del web 2.0, con qualche riserva. “Il web 2.0” ha affermato L’On. Daniele Capezzone “ha portato ad un collegamento con il mondo prima impensabile, ma anche a qualche nevrosi per la perenne raggiungibilità e l’eliminazione della privacy. E’ uno strumento di comunicazione che si sommerà a quelli tradizionali anzichè soppiantarl, ma. per utilizzare il web nel modo giusto in campo politico si deve tenere presente che in Italia sono soprattutto gli haters, quelli contro, ad intervenire online, perciò i politici devono prepararsi più ai fischi che agli applausi”. “Alcune considerazioni” - ha suggerito poi Capezzone – “ritengo infine importanti nel rapporto tra web e politica: la comunicazione deve essere in parte digitale e in parte tradizionale, senza esclusione né dell’una né dell’altra e va organizzata per via prima territoriale, poi tematica ed infine telematica; piuttosto che top down, cioè verticale e generata dall’alto verso il basso, come è avvenuto nella campagna di Obama o come accade nel blog di Beppe Grillo, l’interazione dovrebbe essere maggiormente down- down; per avere maggiore concretezza e misurabilità l’obiettivo deve essere molto
  • 2. specifico e focalizzato; il vero salto nello sdoganamento di internet può avvenire, più che con il computer, tramite il telefono mobile che tutti sanno utilizzare”. “Il web – ha affermato Enzo Ghigo - è ancora poco utilizzato dai politici: su 630 parlamentari solo 231 hanno un sito personale e soltanto 133 sono presenti in Facebook. Questo social network può essere invece estremamente utile in politica perché rappresenta uno spaccato della società in cui si trovano commenti spontanei. Se in passato pochi pensatori hanno formulato idee universali, non è ipotizzabile che le prossime vengano create dal basso, magari dalla rete?” si è chiesto concludendo Enzo Ghigo. Fabrizio Bellavista, consulente di comunicazione digitale, ha illustrato il cambiamento generato dagli strumenti web 2.0. “Quella attuale è un’era caratterizzata da grandi cambiamenti, ma nello stesso tempo da paura e caos; bisogna cavalcare l’onda di questo nuovo Rinascimento se si considera che in Italia sono 26 milioni e mezzo gli utenti di Internet, 16 milioni quelli delle communities e che Facebook in due mesi ha registrato 2 milioni di iscritti arrivando ad un totale di 8 milioni e 400mila. La comunicazione è profondamente cambiata: prima era verticale, con Internet è divenuta orizzontale ed con il web 2.0 e la condivisione, circolare. La relazione, caratterizzata da nuovo modo di incontrarsi ed esprimersi, rappresenta il futuro, perché agisce velocemente attraverso una cassa di risonanza globale. Interattività e personalizzazione sono gli elementi fondanti di questo cambiamento, anche se Internet non soppianterà i vecchi media ma convivrà accanto ad essi in un mix multilevel. La rete rappresenta una nuova mentalità, un water thinking secondo la definizione di Edward De Bono, fatta di interazioni dentro ad un unico ambiente in cui ogni uomo è connesso con il mondo e in cui tutti possono partecipare volontariamente”. Chiara De Caro, fondatrice di Pickwicki.com (una web community legata a libri che fa da ponte tra un network di librerie indipendenti e i potenziali clienti), ha testimoniato le propria esperienza in rete e ha tracciato la storia della comunicazione pre e post web 2.0: “alla nascita di Internet i siti erano statici e i messaggi avevano una direzione verticale dall’alto verso il basso; con l’avvento del web 2.0 i portali sono invece diventati strutture dinamiche, redatte e aggiornate dagli utenti. Sul web si condividono esperienze e conoscenze e ciò è stato possibile su ampia scala grazie alla banda larga e a strumenti estremamente semplici che non necessitano di conoscenze di programmazione. Dal punto di vista politico il web può quindi diventare un bacino di idee e un amplificatore di esigenze che deve però essere misurato su ogni Paese. L’Italia è culturalmente diversa dagli USA, il digital divide è profondo sia dal punto di vista territoriale che anagrafico, per cui la sfida che i politici italiani dovranno affrontare sarà quella di portare innovazione e cambiare la mentalità dei propri elettori attraverso l’invenzione e non l’imitazione”.