1. L’ALIMENTAZIONE
Mangiare bene,non è sempre una cosa
facile,pertanto esistono diversi tipi di
alimentazione,a seconda dei diversi paesi in
cui ci troviamo.
Però c’è una cosa che accomuna tutti i paesi:
i disturbi alimentari,che sono
comportamenti inadeguati che riguardano
l'assunzione del cibo.
2. Alimentazione negli Stati Uniti
La giornata americana prevede tre pasti principali:La colazione
( breakfast ), il pranzo(lunch) e la cena (dinner )
-Il breakfast è una prima colazione molto sostanziosa,
solitamente composta da: un buon bicchiere di succo
d’arancia, cereali con latte, pane tostato con burro e
marmellata, uova al tegamino, salsicciotti, bacon fritto,
pankakes con sciroppo d’acero, caffè lungo o tè.
-Il lunch, è generalmente un pasto secondario, consumato
piuttosto rapidamente, spesso sul lavoro . Pertanto, molte
persone si portano qualcosa di già pronto da casa: un
thermos con la minestra, oppure un panino, cui fanno
seguire frutta o yogurt . Il pranzo, tuttavia, almeno nei
giorni festivi o comunque quando si è a casa oppure
durante pranzi di affari o in occasioni formali, viene
consumato con più calma e preparato con più attenzione e
cura . Diventa allora una via di mezzo tra la colazione ed il
lunch, che prende il nome di brunch.
-Il dinner in America non ha regole molto rigide: si varia a
seconda dei posti, delle usanze familiari e delle stagioni .
La portata principale è comunque sempre il secondo,
solitamente a base di carne (o pesce), accompagnate da
patate e da altre verdure .Generalmente si mangia anche il
tipico “Hot dog o “hamburger “con patatine fritte.
Fondamentale è poi il dolce: una torta casalinga, oppure
dei biscotti.
3. Alimentazione in Francia
-colazione:la colazione francese è molto simile a
quella italiana:Di solito consiste infatti in una
bevanda calda (caffè, tè, latte), pane con burro e
marmellata o cereali. Oppure si mangiano i
viennoiseries,che sono dolci da forno, tipici
della cucina francese, la cui realizzazione si
avvicina molto a quella del pane. Ne sono un
esempio le brioche, i croissant.
-pranzo: L’antipasto è chiamato entrée(si tratta di un
piatto costituito da verdura cruda o salumi
anche se può includere alcuni tipi di frutta); il
piatto principale è rappresentato da carne o
pesce presentati insieme a verdure cotte, pasta
o riso. Il pranzo è a volte accompagnato da vino
o, occasionalmente, da birra.
- La cena francese, è molto simile a quella del
pranzo. Spesso al posto dell'antipasto viene
servita una zuppa. Due tipici dolci: il croissant e
il pain au chocolat. Il croissant è una pasta dolce
a forma di mezzaluna, simile ai nostri cornetti.
4. Alimentazione in Italia
-la colazione:la colazione la tradizionale tipica
italiana con cappuccino, o caffè nelle sue
possibili varianti (macchiato, corto, lungo,
decaffeinato, di orzo, e al Ginseng), e cornetti,
biscotti, cereali, cioccolata, latte, tè, succhi di
frutta, crostatine, fette biscottate, marmellate,
miele e frutta
-il pranzo: primo:pasta con moltissimi tipi di
sughi(pomodoro,ragù,
funghi,pesce,…)e molti tipi di
pasta(spaghetti,ciavattoni,pennette,gnocchi,…),
secondo: carne,verdure,sottaceti,
frutta e frutta secca.
-cena: pizza o carne con contorno di verdure
oppure,gli italiani,usano mangiare cibi tipici
degli altri paesi,quello
cinese,americano,messicano.
5. Il modo di mangiare e ciò che si mangia,
non sono elementi casuali o marginali nella vita,
ma rivestono una grande importanza anche
per il benessere. Il rapporto che le persone
instaurano col cibo è complesso e legato a
fattori diversi: è senza dubbio un fatto
culturale poiché il modo di pensare il cibo è
mediato culturalmente dall’ambiente e dalla
società in cui si vive . Tra gli elementi culturali
che influenzano il modo di alimentarsi c’è
anche la religione.
6. L’alimentazione legata alla religione
ebraica
nel libro del Levitico (Antico Testamento) c’è una lunga disamina dei cibi
vietati perché ”empi”.Quindi vengono indicati i cibi permessi (kashèr) e il
modo di prepararli, seguendo gli insegnamenti della Torah (Legge).
Secondo l’ebraismo queste norme, che limitano la libertà dell'uomo
nella scelta fra animali puri (kashèr) e impuri (tarèf) sono importanti
perché ricordano che il Signore è il padrone dell'universo e che bisogna
avere pietà anche verso gli animali. Solo per fare qualche esempio di
norme: vengono considerati animali puri i quadrupedi ruminanti, con
l'unghia spaccata (bovini, ovini, caprini) e sono kashèr anche molti
gallinacei, oche, anatre. Sono proibiti i volatili rapaci e notturni. Un'altra
norma importante è quella di non cibarsi del sangue degli animali, in
quanto esso è il simbolo della vita. Ecco perché, per prima cosa,
l'animale deve essere ucciso con un sistema speciale (shechità) atto non
solo a non farlo soffrire, ma anche a eliminare più sangue possibile.
Vietato è anche cibarsi di carne e latte (o latticini) insieme. Dopo la
carne, devono passare almeno sei ore prima di mangiare dei latticini;
dopo i latticini prima di mangiare la carne bisogna lavarsi bene la bocca.
Bisogna avere recipienti e stoviglie separate per cibi di carne e di latte.
7. L’alimentazione legata alla religione
islamica
Nel mondo islamico, esistono Centri di Certificazione di
Qualità Halāl, che hanno il compito di garantire
l’osservanza delle norme alimentari. Halāl è una parola
araba che significa "lecito" e, in Occidente, si riferisce
principalmente al cibo preparato in modo accettabile per la
legge islamica. Questa parola include tutto ciò che è
permesso secondo l'Islam, la condotta e le norme in
materia di alimentazione, in contrasto a ciò che è harām,
“proibito”. Secondo coloro che aderiscono a questa visione,
perché il cibo possa essere considerato ḥalāl non deve
essere una sostanza proibita e la carne deve essere stata
macellata secondo le linee guida tradizionali indicate nella
Sunna (gli animali devono essere coscienti al momento
dell'uccisione che deve essere procurata recidendo la
trachea e l'esofago e sopravvenire per il dissanguamento
completo dell'animale).
8. L’alimentazione,secondo la religione
cristiana
Nella religione cristiana a differenza di quella ebraica e islamica, non esistono
regole o tabù alimentari se non quelli legati alla moderazione e a evitare gli
eccessi e i peccati di gola. Questo perché l’insegnamento di Gesù Cristo, per
quanto riguarda i divieti alimentari, si discosta da quello ebraico. Nella Chiesa
cattolica fa eccezione a questa regola generale il divieto di consumare carne nel
venerdì santo insieme all’obbligo del digiuno in alcune circostanze particolari
come il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo. Nel medioevo, e in qualche
misura ancora oggi, tra i cristiani, la passione per il cibo (gola) rappresenta uno
dei sette vizi capitali, perché può essere occasione di cedimento al piacere. Per
i monaci, per esempio, se la gola era di ostacolo alla salvezza il digiuno era la
regola per rinforzare la virtù e redimersi. Un valore, questo, ancora in uso in
alcune forme di ascetismo cristiano. Tuttavia, è importante notare che, nella
religione cristiana, l’evento culmine della salvezza, cioè l’istituzione
dell’Eucarestia, si svolge intorno al tavolo dell’ultima cena, durante la
celebrazione della Pasqua ebraica, mentre gli apostoli e Gesù mangiano
l’agnello, il pane azzimo, le erbe amare e bevono il vino rosso: un evento che i
cattolici ricordano e rivivono ogni giorno nella Santa Messa.
9. L’alimentazione secondo la religione
buddhista
Nel buddhismo è raccomandata l’astinenza dalle carni per
rispetto alla vita degli animali. Anche se non direttamente
prescritta, comunque, l'astensione dalla carne è
considerata nel buddhismo come un valore finalizzato a
salvare la vita a un essere senziente: è chiaro, infatti, che,
se una persona si astiene dal mangiar carne per tutta una
vita, un certo numero di animali non verranno uccisi per
lei. Una frase del XIV Dalai Lama sintetizza efficacemente
questo principio: "Gli animali uccidono solo quando hanno
fame, e questo è un atteggiamento assai diverso da quello
degli uomini, che sopprimono milioni di animali solo in
nome del profitto".
10. L’evoluzione del cibo nella storia
-gli egizi: All'epoca degli antichi
egiziani, la dieta comprendeva
molto pane. Fatto con farina di
frumento o, più spesso, di orzo,
questo era infatti alla base
dell'alimentazione degli antichi
egizi. Gli egiziani
non usavano quasi mai la
carne; così insieme al pane si
mangiava del pesce sotto sale,
affumicato o seccato al sole,
formaggio, legumi e frutta.
Cruda, oppure sotto forma di
focaccia dolce con frutta e
miele. Da bere c'era già il vino e
la birra, però era un po' diversa
da quella che conosciamo oggi:
non aveva bollicine.
11. L’alimentazione secondo i sumeri
La dieta dei Sumeri era
largamente vegetariana
in quanto i bovini erano
considerati animali da
lavoro e macellati solo al
temine della loro vita
lavorativa. Le materie
prime della dieta dei
Sumeri comprendeva
orzo, frumento, ceci,
miglio, cipolle, lattuga. Il
pesce veniva consumato
normalmente.
12. L’alimentazione secondo i babilonesi
Più o meno nello stesso periodo,
però in Mesopotamia, si
praticava molto la lessatura dei
cibi. I babilonesi bollivano
tutto, quindi probabilmente la
dieta consisteva di un buon
lesso di carne preparato con
cipolla, porri, aglio, sangue,
formaggio fresco e magari
anche samidu e shuhutinnu:
due qualità di piante
aromatiche. Come condimento
avremmo usato olio di sesamo
o di oliva, e come dolcificante
il miele o la frutta, che
avremmo mangiato anche
cruda, proprio come oggi. I
BABILONESI MASTICAVANO I
SEMI PRIMA DELLE BATTAGLIE.
13. L’alimentazione secondo gli ebrei
Anche per questo popolo il pane era
alla base dell'alimentazione, e oltre
al pane lievitato veniva preparato
anche un pane senza lievito, detto
pane azimo. La carne era
prevalentemente di montone, di
vitello o di bue; quella di maiale no,
perché era proibita. Queste
pietanze venivano lessate o
arrostite, ma si trattava di cibi non
comuni e riservati ai giorni di festa.
Quindi non avremmo trovato molto
spesso la carne in tavola, in
compenso legumi, frutta e
formaggio. Da bere anche qui c'era
il vino, e insieme a questo bevande
ricavate dalla fermentazione
dell'orzo, del miele e delle mele.
14. L’alimentazione secondo i greci
Nall'antica Grecia, all'ora dell'ariston, il pranzo, il pasto sarebbe stato veloce:
olive, pesce fritto o formaggio e pane di orzo. In un panificio greco
avremmo trovato tantissimi tipi diversi di pane Se ne conoscono
addirittura 72, tra cui il daraton, che era un pane senza lievito; il phaios,
un pane scuro; il semidelites, fatto con fior di grano; il caibanites, un pane
composto da varie farine. E poi pani con olive, uva passa e fichi secchi.
Anche qui non si mangiava molta carne, i greci la consideravano un cibo
di lusso e compariva solo sulle tavole dei ricchi; la preferita era la carne di
maiale, anche perché il pollame fece la sua apparizione solo nell'età
classica. Una famiglia ricca avrebbe mangiato principalmente pane e
legumi, oppure pesci sotto sale o affumicati, e forse il garon, una specie di
salsina a base di pesce e erbe aromatiche. Una famiglia molto povera si
sarebbe dovuta accontentare di pane e frutta. Ciliegie, uva e fragole
erano molto comuni, mentre le pesche, di origine persiana, furono
portate in Grecia dopo il IV secolo avanti Cristo. Da bere, anche qui, c'era
il vino, che si consumava anche nei thermopolia, i bar dell'epoca. C'era
anche un'altra bevanda, di dubbio gusto: si chiamava kikeon ed era a base
di farina d'orzo, semi di coriandolo e lino, vino, formaggio grattugiato e
foglioline di menta.
I greci ritenevano che il momento del pasto fosse occasione di nutrimento
non solo del corpo, ma anche dello spirito. La loro moderazione, però non
impedì loro di inoltrarsi nel campo delle sperimentazioni e delle novità.
cominciarono a mescolare diverse sostanze e cibi, cercando di
compensare sapori più forti. i greci introdussero l'uso dell'olio e
dell'aceto, ritenuto curativo. Per attenuare o esaltare i sapori usavano
aromi e miele, mentre facevano capolino alcune spezie, provenienti dal
Medio Oriente e dall'Africa. tra i cereali spiccava l'uso dell'orzo, quasi
sempre bollito, ma con il passare del tempo la coltivazione del frumento
portò alla produzione del pane a pasta lievitata.
15. L’alimentazione secondo i fenici
Nella tavola dei fenici era spesso presente una buona zuppa
di farro o legumi come lenticchie, fave o ceci. Insieme
al pane, fatto con farina di orzo, avremmo mangiato
cipolle, radici, cetrioli o lattuga. In una famiglia ricca
anche dell'ottima selvaggina; in una povera, invece, del
pesce. I fenici usavano conservare le pietanze
facendole essiccare o mettendole sotto sale, quindi in
occasione di una scampagnata si mangiava, per
esempio, della carne secca, fichi, uva, datteri o
melagrane. Come condimenti venivano usati olio,
sesamo e miele per i dolci. Da bere birra e vino. La birra
era una bevanda molto diffusa in tutta l'Asia Minore e
in Egitto, terre in cui orzo e grano venivano coltivati in
abbondanza; questa veniva consumata
quotidianamente come dissetante e, in certi casi,
anche come ricostituente. Il vino era di buona qualità e
veniva consumato in tutto il Mediterraneo Orientale.
16. L’alimentazione secondo gli etruschi
A pranzo, tanto per cominciare, una bella farinata di
cereali, un piatto tradizionale, e insieme a questa
anche farro, orzo, fave, piselli, fichi, frutti selvatici,
latte e formaggio di capra. La carne più usata era
quella di maiale, ma venivano arrostiti anche cervi,
lepri e qualche orso. Nelle città della costa si
mangerebbe del pesce: piccoli tonni, pesci spada e
razze. Nelle lagune di Maccarese e di Orbetello non
mancavano le anguille e i capitoni, le spigole e le
orate. Ma questi erano piatti per i ricchi. Il menù di
una famiglia del popolo, invece comprendeva:
pane e olive, polenta e verdure cotte o crude, pesci
in salamoia, frattaglie, conserve sotto aceto e
castagne. Il vino era la bevanda preferita anche se
spesso veniva annacquato e poi c'era un'altra
bevanda molto rinfrescante, fatta con latte
fermentato.
17. L’alimentazione secondo i romani
i romani primitivi i pasti erano decisamente frugali, me se nelle epoche successive, e in particolare in quella imperiale, i cambiamenti furono notevoli. I
romani avevano per la buona tavola un amore che non risparmiava cure e non badava a spese. Anche per loro il pane era alla base dei pasti, però il
suo uso si diffuse solo verso il II secolo avanti Cristo. Prima si mangiava una specie di pappa di farro e grano, detta puls. Questa veniva consumata
con legumi come fave, lenticchie e ceci, oppure con la carne allo spiedo. Tra i romani, oltre alle solite carni come bue, agnello e vitello, si usava anche
quella di asino, di ghiro, di cinghiale, di fagiano e di pavone. Nelle villae si allevavano i pesci, la selvaggina e gli uccelli che venivano poi cucinati con
maestria dai cuochi: i funghi venivano cucinati col miele; i piccioni con datteri, pepe, miele, aceto, vino, olio e senape; e le pesche venivano
preparate come noi facciamo le anguille marinate. Si trattava di una cucina in cui venivano mescolati sapori pungenti e sapori dolciastri: nelle stesse
pietanze, accanto all'aceto e alla menta, si usavano il miele, il mosto cotto e la frutta ridotta a purè. Anche qui il vino era la bevanda preferita, e si
beveva caldo anche nei bar, che, a giudicare da Pompei, erano diffusi come ai giorni nostri.
Nell'antica Roma
Dalla frugalità all'abbondanza
Agli inizi della civiltà di Roma la cucina degli antichi romani era certamente frugale. Non bisogna dimenticare che la civiltà romana si sviluppò da un
piccolo villaggio di agricoltori. Furono i contatti con la Magna Grecia a far iniziare l'evoluzione di nuove coltivazioni e quindi di nuove preparazioni.
All'inizio erano soprattutto polente a base di cereali, primi tra tutti l'orzo, il miglio, e poi il farro, la base dell'alimentazione. Il sale era usato
pochissimo perchè bene assai prezioso e costoso e a volte il cereale veniva fatto bollire nell'acqua di mare. La carne era poca, soprattutto di maiale e
si preparava nei giorni di festa. Le polente potevano essere arricchite con formaggi, miele oppure uova. Progressivamente, con le conquiste e la
possibilità di conoscere nuovi prodotti dell'agricoltura, nuove spezie e nuove abitudini alimentari, la cucina romana si trasformò con un'abbondanza
di ingredienti e preparazioni da far tremare i dietologi.
Salse e cottura
Dietologi veri e propri tra i Romani non esistevano, ma ben presto ci si rese conto che gli eccessi alimentari erano fonte di un gran numero di
malattie. Così, accanto ai primi trattati di gastronomia, nacquero alcuni rudimentali trattati di dietetica, i cui principi rimasero in voga fino al
Medioevo. ed erano ben giustificati, se si pensa che i banchetti del periodo imperiale potevano annoverare fino a cento e più portate. Due le
caratteristiche principali nelle preparazioni dei Romani: l'introduzione delle salse, che avevano il compito di "coprire" il gusto dei cibi mal conservati,
ma che in seguito divennero elementi distintivi delle ricette, e la cottura dei pesci che venivano, infatti, bolliti prima di essere fritti o arrostiti.
Lentamente il pane sostituì le polente di cereali. Dal pane alla pasticceria, anche se primitiva, il passo fu breve: bastò aggiungere miele, uvetta e noci
e nocciole.
Peccati di gola
Quali erano i cibi più ricercati tra gli antichi? Come ai giorni nostri, era la scarsità a decretare il successo di un particolare alimento. Così anche tra i
Greci e i Romani i tartufi e i funghi erano prelibatezza riservata ai ricchi. Alcune verdure, come gli asparagi o i fichi, erano oggetto di alcune leggi
speciali. I Romani impararono le tecniche della conservazione delle carni e della produzione dei salumi, che poiché erano lavorati con il sale e le
spezie, beni preziosi, erano una vera prelibatezza. Ostriche e aragoste erano i più apprezzati tra i prodotti ittici. E, a proposito di salse, una
squisitezza che compare in tutti i trattati di cucina era il garum o liquamen. Era un condimento ricavato da interiora di pesce impastate con sale e con
erbe odorose.
18. Una scorretta
alimentazione,
porta a delle malattie
anche gravi!
19. OBESITà
Patologia caratterizzata dall'accumulo di eccessive quantità di tessuto adiposo a livello sottocutaneo, e da un
peso corporeo molto al di sopra dei valori normali. Lo sviluppo dell’obesità a partire da uno stato iniziale
di sovrappeso può avvenire più o meno gradualmente, a seconda dell’individuo colpito. Il sovrappeso
può manifestarsi nell’infanzia, infatti hamburger e patatine sono uno dei piatti preferiti dai bambini. Per
non parlare delle merendine, bevande zuccherate gassate e gelati. Molti genitori utilizzano questi
alimenti per premiare i figli. L’obesità può anche comparire in età avanzata. La deposizione di lipidi nelle
cellule adipose, che forniscono circa il doppio dell'energia dei carboidrati o delle proteine, rappresenta
un efficiente sistema con cui l’organismo accumula una riserva energetica di cui poter disporre. I lipidi,
dunque, completano la funzione energetica, svolta innanzitutto dai carboidrati. La deposizione eccessiva
di grasso corporeo è però un fenomeno anomalo, le cui cause non sono ancora del tutto chiarite.
L’obesità è probabilmente una patologia multifattoriale, scatenata cioè da cause differenti, che, a
seconda dell’individuo, possono rivestire un significato più o meno preponderante. Spesso si riscontra un
regime alimentare scorretto, a cui possono essere associati altri fattori: in alcuni soggetti vi è uno
squilibrio del sistema endocrino; in altri sembra che la causa vada ricercata in una storia familiare di
obesità. Possono anche essere presenti disturbi a livello dell’apparato digerente, che alterano la capacità
di assorbimento delle sostanze nutritive. Alcuni ricercatori hanno dimostrato che gli individui di peso
normale compensano eventuali eccessi alimentari in modo fisiologico, alimentandosi in minore quantità,
mentre gli obesi non sembrano in grado di attuare questo controllo. In alcuni di questi, la massa
corporea può raggiungere un valore superiore alla norma perché, anche se i meccanismi che controllano
il metabolismo energetico sono efficienti, vengono ”regolati” su un valore di equilibrio troppo alto. In tal
caso, la causa della patologia può risidere in un’alterazione dei centri di controllo nervosi. Si è anche
verificato che l’obesità può insorgere dopo alcuni eventi scatenanti, quali la gravidanza, un’attività fisica
forzatamente ridotta e disturbi psicologici. I soggetti obesi vanno incontro a possibili complicazioni del
loro stato di salute generale, perché il sovrappeso ha effetti negativi soprattutto sull’apparato scheletrico
e sull’apparato circolatorio. Le malattie che più di frequente insorgono, come conseguenza dell’obesità,
sono il diabete, l’insufficienza coronarica, l’infarto del miocardio, l’arteriosclerosi, l’ipertensione,
l’insufficienza respiratoria e l’artrosi.
20. ANORESSIA
Anoressia Patologia caratterizzata da perdita dell’appetito e progressivo rifiuto del cibo e,
talvolta, anche dell’acqua. È una malattia che porta ad un dimagrimento smisurato e
spaventoso. La persona affetta da anoressia non mangia e non vuole mangiare. Cosicché
dimagrisce, deperisce, e spesso deve essere ricoverata in ospedale per
un’alimentazione forzata. In qualche caso la persona non cela fa a recuperare peso e le forze
e sopravviene la morte. L’anoressia non è dovuta ad un semplice disagio, ma è una vera e
propria malattia mentale. Non ci sono farmaci idonei a curarla in quanto la persona
anoressica è ferma nel suo proposito di non mangiare. L’anoressia non è una malattia
moderna. Essa può avere diverse cause; può essere organica, e costituire una manifestazione
di gravi malattie, come alcune forme di cancro e l’ipertiroidismo, o essere concomitante a
forme di gastrite, all’alcolismo, o ad alcune affezioni associate all’AIDS. L’anoressia determina,
se si protrae nel tempo, carenze nutrizionali; può condurre a uno stato di vera e propria
malnutrizione. Un particolare tipo di anoressia è quella denominata anoressia mentale o
nervosa. ANORESSIA MENTALEL’anoressia mentale costituisce una forma di anoressia tipica
soprattutto delle ragazze adolescenti. Sembrano particolarmente colpite le ragazze tra i 12 e
i 18 anni, appartenenti a classi sociali medio-alte. Essa viene considerata più un disturbo
psicologico che una malattia organica; questo aspetto rende spesso più difficile la sua
individuazione, almeno nelle sue fasi iniziali, e più complesso il trattamento terapeutico. In
molti casi l’anoressia non è riconosciuta come un “problema” da parte del soggetto che ne è
affetto o dei suoi familiari; di conseguenza, la consultazione di un medico viene effettuata
spesso per il trattamento di disturbi che non sembrano in relazione con l’anoressia e che, in
realtà, ne sono conseguenti.
21. BULIMIA
Bulimia Disturbo dell’alimentazione in cui il paziente sembra colpito da fame
insaziabile e ingerisce alimenti in grande quantità e in modo non bilanciato.
In molti casi, dopo il pasto si provoca il vomito o ingerisce lassativi, allo
scopo di ingerire nuovamente cibo; in altri casi, la bulimia può alternarsi con
periodi di anoressia, in cui il soggetto rifiuta il cibo.
DISTURBI ORGANICI. Il quadro clinico dei soggetti bulimici rivela lesioni a
diversi organi: erosione dei denti, dovuta ai ripetuti episodi di vomito;
lesioni della mucosa esofagea; aumento del volume delle ghiandole
paratiroidi; infiammazione del tubo digerente; alterazione del bilancio idrico
e dei sali, soprattutto del potassio, derivante dall’uso prolungato dei
lassativi, da cui possono derivare estrema debolezza, paralisi e anomalie
della contrazione cardiaca. Altri disturbi possono derivare dagli effetti
collaterali dei farmaci assunti frequentemente dai bulimici, quali i lassativi,
sostanze emetiche che inducono il vomito e, nel caso dei bulimici-
anoressici, gli anoressizzanti per ridurre l’appetito e i diuretici. In generale,
le prospettive di guarigione sono migliori per i bulimici che per gli
anoressici.
22. ORTORESSIA
L’ortoressia ( dal greco orthos- corretto-e orexis-
appetito-) è una forma di attenzione eccessiva alle
regole alimentari, alla scelta del cibo e alle sue
caratteristiche. Può essere dovuta a una paura, a
volte maniacale, d’ingrassare o di non essere in
perfetta salute, e conduce proprio, di norma, ad un
risultato opposto con conseguenze negative sul
sistema nervoso, avvertite con difficoltà dal
soggetto colpito e in modo evidente da chi lo
circonda. È classificata come disturbo
dell’alimentazione, ma non ancora ufficialmente
riconosciuta dal mondo psichiatrico.