Profili di fiscalità generale nei rapporti tra Italia e repubblica di San Marino
Lab. Integrazione, competenze di cittadinanza e cittadinanza globale.
1. LICEO MAZZINI LA SPEZIA
Roberto Antiga
Tutor Piano ISS – Miur –Regione Liguria
Docente classe di concorso A28
Geologo - Ordine dei Geologi della Toscana n. 580
antiga.roberto@libero.it
LABORATORIO 7:
integrazione, competenze di cittadinanza e cittadinanza globale
2. INSERIMENTO:
riconosce il diritto di ciascuna persona di sentirsi uguale agli altri.
Le Legge 104/92 riconosce e tutela la partecipazione alla vita sociale delle persone con
disabilità, in particolare nei luoghi per essa fondamentali: la scuola, durante l’infanzia e
l’adolescenza (artt. 12, 13, 14, 15, 16 e 17) e il lavoro, nell’età adulta (artt. 18, 19, 20, 21
e 22). Una ricostruzione dell’iter legislativo riguardante l’integrazione, e dei relativi
principi, è presente nelle “Linee guida per l’integrazione degli alunni con disabilità”,
diramate con nota del 4 agosto 2009.
DOCENTE PER LE ATTIVITÀ DI SOSTEGNO
il DPR 970/1975 con cui è stata istituita giuridicamente tale figura professionale (poi
meglio caratterizzata nella L. 517/77) lo definisce un insegnante “specialista”
3. La scuola italiana, vuole essere una comunità accogliente nella quale tutti gli alunni, a
prescindere dalle loro diversità funzionali, possano realizzare esperienze di crescita
individuale e sociale.
INTEGRAZIONE:
ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES) - Strumenti di intervento per alunni
con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica -
Chiarimenti - (Nota prot. n. 2563 del 22 novembre 2013)
STRANIERI
INCLUSIONE:
INCLUSIONE deve essere intesa come un’estensione del concetto di integrazione che
coinvolge non solo gli alunni con disabilità, formalmente certificati, ma tutti i compagni, con
le loro difficoltà e diversità. Oggi, nella scuola italiana, si presta particolare attenzione agli
alunni con Bisogni Educativi Speciali, ossia in generale a coloro che per vari motivi, anche
temporanei, non rispondono in maniera attesa alla programmazione della classe e
richiedono, quindi, una forma di aiuto aggiuntivo
4. IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE COINVOLGE TUTTI
DA PARTE DEGLI INSEGNANTI richiede prassi sempre nuove, soluzioni originali, adattate ai
singoli bambini e ai contesti, dal punto di vista didattico-pedagogico, comunicativo e
relazionale.
DA PARTE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI richiede un'istituzione attenta ad ogni dettaglio, ad
ogni aspetto organizzativo.
DA PARTE DELLE FAMIGLIE richiede partecipazione e collaborazione con il sistema
scolastico sul progetto educativo per il proprio bambino.
DA PARTE DELLA COMUNITÀ SCOLASTICA richiede l'individuazione e la valorizzazione di
tutti gli elementi utili a costruire un intervento coordinato di risorse e di possibilità di azioni.
Da parte del territorio richiede la costruzione di un lavoro di rete importante e ben
coordinato.
6. STRANIERO PER LA NORMATIVA ITALIANA
La legge e prevede quattro categorie di stranieri:
• i cittadini europei, o “comunitari” – per noi che siamo italiani sono stranieri
in questo senso i cittadini europei (che fanno parte dell’Unione europea) non
italiani: tedeschi, inglesi, polacchi, rumeni, eccetera;
• i cittadini di paesi cosiddetti “terzi”, cioè gli extracomunitari, che sono
cittadini di paesi che non appartengono all’Unione europea – cinesi, sudanesi,
peruviani, argentini, eccetera;
• gli “apolidi”, persone che non hanno nessuna cittadinanza, per cui sono
stranieri non solo in Europa ma dovunque, in qualsiasi paese;
• coloro che richiedono, per vari motivi, protezione internazionale e sono
identificati come “rifugiati”.
7. ALUNNI STRANIERI
Il diritto all’istruzione scolastica dei minori stranieri arrivati in Italia legalmente (assieme
ai genitori con permesso di soggiorno) o clandestinamente (assieme ad adulti privi di
permesso ovvero giunti ‘non accompagnati’) è affermato da:
• Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (adottata dall’Assemblea generale
dell’ONU il 10/12/1948.
art.26 : "Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita per
quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L’istruzione elementare deve
essere obbligatoria...".
• Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo ( ONU, 20 Novembre 1959)
art.28: "Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo ad avere
un’educazione [...] devono ... rendere l’istruzione primaria gratuita ed obbligatoria
per tutti..."
• Patto internazionale sui diritti civili e politici economici, sociali e culturali (ONU,
16/12/1966, entrato in vigore il 23/3/1976).
art.10: "Speciali misure di protezione devono essere prese in favore di tutti i fanciulli e
gli adolescenti senza discriminazione alcuna per ragioni di filiazione o per altre
ragioni. I fanciulli e gli adolescenti devono essere protetti contro lo sfruttamento
economico e sociale..."
art- 12 : "Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo
all’istruzione".
11. COME CONOSCERE REALMENTE L’ALTRO?
La via
ludica
La via
pragmatica
La via
narrativa
intercultura
La via
decostruttiva
12. LA VIA "DECOSTRUTTIVA"
nasce dalla consapevolezza che quando culture diverse si incontrano/scontrano, si
collocano il più delle volte in un rapporto "asimmetrico»
Che fare,
• "decostruzione" dei pregiudizi, degli stereotipi, dei luoghi comuni, delle
immagini deformanti, delle categorie linguistiche etnocentriche, delle nostre
distorsioni culturali ed impegnarci per la loro correzione.
La decostruzione va dunque intesa come promozione della capacità di mettersi in
questione, di rivisitare e rivedere le proprie idee.
Si tratta di un processo di revisione, di relativizzazione, di storicizzazione, di
decentramento delle proprie categorie concettuali, è un processo, di auto-
decostruzione che favorisce una nuova autocomprensione.
Ponendosi in una situazione di depotenziamento, l'altro è incitato a fare
altrettanto. Si crea così il principio della reciprocità: ognuno può dare e può
ricevere qualcosa.
13. LA VIA PRAGMATICA
Per formare "menti più accoglienti" e atteggiamenti interculturali è
importante anche promuovere iniziative, azioni, comportamenti,
gesti, forme cioè pragmatiche di cittadinanza attiva a misura di
bambini, ragazzi, giovani.
Facciamo un veloce elenco di esempi:
-invitare a scuola uno o più immigrati per un confronto diretto;
-organizzare un gemellaggio o altre forme di scambi culturali;
-impegnarsi in adozioni a distanza;
-capire le ragioni del commercio equo e solidale e poi scegliere
liberamente che cosa fare;
-sostenere i progetti di cooperazione e i gruppi territoriali di
accoglienza;
-partecipare ad iniziative di antirazzismo.
14. LA VIA LUDICA
• È uno strumento importante, il gioco, anche
per l'educazione interculturale.
Pensiamo soprattutto alla scuola dell'infanzia e
alla scuola elementare ma con opportuni
dosaggi e accorgimenti può essere utilizzato fino
ai cicli d’istruzione superiori.
15. LA VIA NARRATIVA
Attraverso la globalità dei linguaggi e il "racconto" diretto delle
esperienze è possibile realizzare uno scambio di valori culturali e
confrontare i "punti di vista" sulla realtà.
In questo modo la narrazione non è più intesa soltanto come
"oggetto" (il contenuto) dell'educazione ma come un suo nuovo e
originale "principio epistemico" (educare narrando).
In concreto, si potrebbe lavorare con:
-le storie di vita degli immigrati;
-le narrazioni che esprimono il punto di vista degli "altri" popoli sulla
nostra cultura o sugli argomenti che sono oggetto di studio nella
scuola;
-le fiabe, le favole, le leggende… di altri popoli e culture;
-i racconti, i romanzi e la poesia di autori stranieri;
-i diari dei viaggiatori;
-i film di registi stranieri (ed esempio il cinema africano); ecc..
17. TABELLA DELLE ABILITÀ DI BASE PER LA MEDIAZIONE
PENSARE SEMPRE AL CONFLITTO COME UN
PROBLEMA DA GESTIRE NON COME UNA
GUERRA DA COMBATTERE
riguarda il campo della PERCEZIONE,
una facoltà che nella Mediazione bisogna imparare a ristrutturare per
acquisire la capacità di affrontare le situazioni di conflitto non
contrastandole, ma assumendole sotto una prospettiva praticabile
fondata sul recupero di risorse da condividere.
18. FRENARE L’IMPULSIVITA’E PRIMA DI AGIRE
PROVARE OGNI VOLTA A CONTARE FINO A 10
legato al RITMO della RELAZIONE, in genere sempre accellerato e
superficiale. Nel conflitto è opportuno invece abituarsi a rallentare, si
entra così vicendevolmente in contatto
19. EVITARE DI METTERSI A FARE IL MURO
CONTRO MURO
ambito della TENSIONE. Le parti antagoniste desiderano prevalere ad ogni costo e
anziché privilegiare dinamiche di accordo, sviluppano strategie negative di superiorità.
E’ opportuno intervenire nell’edificazione di una COMPRENSIONE ALTRA del conflitto,
indispensabile per l’abbassamento del livello di tensione.
20. EVITARE DI RIMPROVERARE E IMPEGNARSI AD
ADOTTARE METODI DI CRITICA COSTRUTTIVA
riguarda l’area del (PRE)GIUDIZIO. Va evitato assolutamente un atteggiamento "che
bolla" in quanto porta a dinamiche di chiusura suscitando sensi di umiliazione. Si lavora
su osservazioni non lesive, mantenendo l’attenzione solo sul problema e non come
frequentemente accade sulla persona
21. NON AVERE PAURA DI DIRE DI NO QUANDO INVECE E’
NECESSARIO
l’ambito della RESPONSABILITA‘, condizione a cui è necessario educarsi per avere
atteggiamenti opportuni nei contesti adeguati. Gli educatori hanno il dovere di dire no,
favorendo così crescite di responsabilità adulte con il tempo visibili
22. VALORIZZARE E RISPETTARE LE RAGIONI
E I CONTENUTI ESPRESSI DALL’ ALTRO
dinamiche di COMUNICAZIONE del momento. Si consiglia di
evitare di fare riferimento a vicende passate e di avere soprattutto
riguardo per quanto l’altro esprime. Non farlo contribuisce a
generare ancor più fastidi e circuiti di disagio.
23. QUESTIONARIO SUL CLIMA SCOLASTICO
Alunno _________________________________
Sono in questa scuola da anni ___________
In questa classe da anni ________________
28. fondamentale conoscere le possibili modalità di risposta che possiamo
avere nei confronti del conflitto e ricondurle sostanzialmente a tre
distinte categorie:
1 Risposte morbide; relazioni tra persone amiche o che puntano ad essere
reciprocamente gentili e che spesso, per evitare il confronto, preferiscono prendere le
distanze dal conflitto, ignorando il problema emerso o negandone persino l’esistenza.
(accomodamento)che vede una delle parti antagoniste adattarsi alle posizioni dell’altra
senza cercare di far rispettare i propri interessi. E’ la classica situazione di passività che,
pur apparendo nell’immediato accettabile, con il tempo si complica portando a galla
sentimenti di disillusione, insicurezza, paura o ansia nel futuro.
RISPOSTE AL CONFLITTO
29. VANTAGGI DELLA MEDIAZIONE
ridurre le ostilità tra le parti;
aiutare nella ricostruzione del dialogo;
consentire ad ognuno di comprendere meglio i punti di vista dell’altro;
identificare i bisogni e le posizioni delle parti;
gettare le basi per lo sviluppo di una relazione nuova e attiva dopo il
conflitto;
offrire opportunità flessibili e non rigide;
coinvolgere direttamente gli antagonisti in un processo di matura
responsabilizzazione;
limitare al massimo danni e tempi nelle controversie.
30. 2 Risposte dure; implicano invece un rapporto relazionale tra parti avversarie
ed il cui unico obiettivo è la vittoria sull’altro.
Sono, infatti, caratterizzate da scontri che comprendono aggressioni e minacce e le
soluzioni, se in queste modalità di risposta se ne riescono a trovare, fanno spesso capo
a ritorsioni.
3 Risposte regolamentate. Consentono ai contendenti di riconoscersi come
reciproci artefici della composizione del conflitto e di poter raggiungere un obiettivo
comune e condiviso in modo amichevole. Questo consente di poter sviluppare la
necessaria interazione collaborativa grazie alla quale è poi possibile generare spazi di
ascolto, di accoglienza e di comprensione reciproca. Le risposte regolamentate al
conflitto hanno la grande caratteristica di rivelarsi infatti risposte attive e non reattive