1. ideepermestre
Green:
il
futuro di
Porto
Marghera
mercoledì 7 ottobre 2009
2. Green: il futuro di Porto Marghera
Fondazione Gianni Pellicani
Villa Settembrini, Via Carducci, 32
30171 Mestre-Venezia
Telefono e Fax 041 977992
fondazione@fondazionegiannipellicani.it
www.fondazionegiannipellicani.it
Documento a cura di Pierpaolo Favaretto e Giuseppe Saccà.
Si ringraziano per la collaborazione Laura D’Aprile (ISPRA), Marina Dragotto (AUDIS) e Carlo
Pagan.
Fondazione Gianni Pellicani, ottobre 2009 2
3. Green: il futuro di Porto Marghera
INDICE
PREMESSA .................................................................................................................. 4
GREEN ECONOMY........................................................................................................ 6
IMMAGINARE FUTURO.............................................................................................. 13
IL NODO DELLE BONIFICHE...................................................................................... 16
Guadagnare terra....................................................................................................... 18
Guadagnare tempo..................................................................................................... 22
Il bilancio aggiornato .................................................................................................. 29
Il rapporto tra bonifiche e progetti di sviluppo urbano: un problema italiano e europeo ........ 34
MARGREEN ............................................................................................................... 43
Produzione bioetanolo – Grandi Molini ........................................................................... 44
Green Oil Bioraffineria................................................................................................. 45
METAS - Metadistretto Veneto dell'Ambiente per lo Sviluppo Sostenibile............................. 46
Interuniversity National Consortium "Chemistry for the Environment" (INCA) ..................... 47
Polo Integrato di Fusina - Centrale CDR......................................................................... 48
Centrale ad Idrogeno .................................................................................................. 48
Hydrogen Park-Consorzio Marghera per l'idrogeno .......................................................... 49
Greenwood ............................................................................................................... 51
Green port - Autorità portuale...................................................................................... 51
Venice blue flag – Porto passeggeri a zero emissioni ....................................................... 52
eNave - Energia dalle alghe ......................................................................................... 53
Progetto Vallone Moranzani ......................................................................................... 53
Altri progetti a Porto Marghera ..................................................................................... 54
PORTO MARGHERA ................................................................................................... 62
Un quadro sintetico dell’area........................................................................................ 62
Trasformazioni su diversi Piani ..................................................................................... 65
Aziende ed addetti ..................................................................................................... 67
Produzioni e settori .................................................................................................... 72
Chimicamente instabili ................................................................................................ 73
UN PORTO PER L’ADRIATICO.................................................................................... 78
Traffico merci tra industria e commercio ........................................................................ 78
Tonnara Adriatica ....................................................................................................... 81
Venezia, terminal crocieristico...................................................................................... 83
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI.................................................................................. 85
SITI UTILI ................................................................................................................ 86
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4. Green: il futuro di Porto Marghera
PREMESSA
di Nicola Pellicani.
Green Economy è un’espressione solo di recente entrata a far parte del nostro lessico corrente.
Un tempo l’economia verde era riconducibile per lo più ad avventure imprenditoriali di nicchia,
oggi la Green Economy rappresenta un punto di partenza irrinunciabile per qualsiasi politica di
sviluppo. E’ ormai radicata in tutto il mondo la consapevolezza che ad essere in gioco è la
sopravvivenza stessa del pianeta.
Barack Obama è diventato il massimo interprete di quella rivoluzione verde che punta a
cambiare l’alfabeto dell’economia internazionale. Una sorta di Green Deal Globale, com’è stata
definita la scommessa del Presidente degli Stati Uniti. Una necessità per non restare travolti
dall’inquinamento che minaccia l’umanità. I pericoli arrivano dalle emissioni di Co2, come dai
veleni sepolti sottoterra e sottoacqua.
Una minaccia che giunge da ogni direzione: da cielo, terra e acqua di fronte alla quale è
impensabile non correre ai ripari. L’appello di Obama all’Onu non lascia spazio ad equivoci: “Il
tempo stringe, se non vogliamo lasciare alle generazioni future una catastrofe irreversibile”.
Cambiare rotta è dunque una necessità, ma anche una grande opportunità. Non solo un sogno,
ma un’occasione unica per migliorare le vite di milioni di persone.
I Grandi del mondo possono fare molto, ma non ce la faranno mai se non ci sarà un impegno
capillare in questa direzione, nazione per nazione, regione, per regione, città per città.
Per questo la Fondazione Gianni Pellicani ha voluto dedicare questo secondo ciclo di Idee per
Mestre al tema della Green Economy nel governo della città.
Una provocazione, che ha però l’obiettivo di valutare concretamente l’orientamento “Green”
dell’economia e della politica veneziana.
Partiamo con questa ricerca dettagliata su Porto Marghera prevedendo nei prossimi
appuntamenti un focus sulla città in chiave ecologica e uno sull’universo delle nuove
professioni. In altre parole la domanda cui cerchiamo di rispondere è: quanto pesa la Green
Economy in città? Quali sono gli indicatori di riferimento? Quante le risorse mobilitate?
Un ragionamento su Porto Marghera e la Green Economy non può prescindere dal tema delle
bonifiche, della riconversione delle aree dismesse di una zona affacciata su un waterfront unico
al mondo. Approfondire il tema delle bonifiche, significa affrontare il tema dell’impasse politico
e quindi della paralisi amministrativa che ha finora impedito di procedere all’immane opera di
riconversione.
La frammentarietà e la molteplicità dei soggetti coinvolti nelle bonifiche ha recentemente
portato a proporre l’istituzione di un “commissario” con poteri straordinari per la pulizia dei
suoli di Porto Marghera, sulla scorta delle esperienze positive che hanno consentito la
realizzazione del Passante di Mestre e all’escavo dei canali portuali. La soluzione appare però di
difficile applicazione, per mancanza di chiarezza politica sugli obiettivi da conseguire e per la
complessità della procedura amministrativa. Di certo bisognerà trovare un sistema per
accorciare i tempi di autorizzazione dei progetti di bonifica e rivedere i meccanismi per il
risarcimento dei danni ambientali. E’ auspicabile quanto meno l’istituzione di una sede unica
per il rilascio delle autorizzazioni.
La nostra ricerca ha individuato dieci diversi soggetti pubblici interessati all’esame dei progetti
di bonifica. Partendo dall’esperienza di un caso concreto, abbiamo ricostruito i tempi, i vari
passaggi e i costi necessari ad un imprenditore tipo per ottenere il rilascio delle autorizzazioni.
Una vera Odissea che nel migliore dei casi dura dai 18 ai 24 mesi per la realizzazione di un
capannone per ospitare un’azienda meccanica a basso impatto ambientale.
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5. Green: il futuro di Porto Marghera
La riqualificazione delle aree inquinate di Porto Marghera quindi non potrà decollare finché non
si scioglie il nodo delle procedure con il Ministero dell’Ambiente, ma a monte si avverte la
mancanza di scelte politiche chiare. Non si parte comunque da zero, oggi 361 ettari risultano
completamente bonificati. Moltissimo resta da fare, anche se sono in corso di realizzazione
progetti di riqualificazione molto ingenti a partire dal Vallone Moranzani che interessa un’area
di circa 500 ettari e comporta un investimenti di 477 milioni di euro.
Il tema centrale sono quindi le bonifiche. Anche il recupero alla città di un’area strategica come
quella della prima zona industriale non decollerà finché non sarà sciolto questo nodo. In tutte
le grandi città portuali del mondo le vecchie aree dismesse o non più strategiche diventano
eccezionali occasioni di rigenerazione urbana. Quali aree se non quelle comprese tra il Vega e i
depositi della Raffineria, possono essere destinate a questo scopo, restituendo alla città un
pezzo di waterfront che guarda verso la città antica?
Ma Green Economy a Porto Marghera non è solo sinonimo di bonifiche. Con MarGreen la ricerca
elaborata dalla Fondazione fotografa lo sviluppo di energie alternative e di produzioni
ecosostenibili presenti nella zona industriale. Stiamo parlando di progetti per circa mille milioni
di euro. Una cifra non trascurabile che comprende una decina d’iniziative, tra cui la centrale ad
idrogeno, un progetto unico al mondo, che rappresenta il punto più alto dell’economia verde di
Porto Marghera.
In cifre la Green Economy è difficile da valutare ma escludendo i costi della bonifica gli
investimenti nell’Economia Verde in atto o programmati a Porto Marghera sfiorano il 10% degli
investimenti complessivi previsti dal Piano Strategico comunale per tutto il territorio veneziano
e mestrino (10.707 milioni di euro). Se aggiungiamo i costi della bonifiche si arriva al 20% .
Qualcosa si muove quindi, ma per imprimere una svolta “verde” all’economia di Porto
Marghera bisogna fare molto di più. Gran parte dell’area di Porto Marghera deve restare a
vocazione industriale, ma per realizzare questo obiettivo bisogna partire dalla pulizia dei suoli
inquinati. E stabilire con chiarezza la loro destinazione futura. Finché non sarà risolto questo
problema sarà impossibile attrarre nuovi investimenti e far decollare un’area strategica della
città metropolitana che ruota attorno a Mestre e Venezia.
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6. Green: il futuro di Porto Marghera
GREEN ECONOMY
Ma cos’è la “Green Economy”? Non esiste una definizione soddisfacente di “Economia
Verde”; il termine comprende settori come l’efficienza energetica, la produzione e
distribuzione di energia rinnovabile, il trasporto sostenibile, la fornitura d’acqua, la
depurazione, la gestione dei rifiuti e l’agricoltura sostenibile oltre alle industrie che usano
risorse in modo efficiente, grazie a tecnologie “intelligenti”.
Nel deserto del New Mexico, non lontano dal pueblo indiano di Taos, c'è una specie di città
nascosta. La chiamano Earthship, «navicella Terra»: un centinaio di case che punteggiano a
perdita d'occhio una distesa di arbusti, completamente scollegate dai servizi pubblici eppure
energeticamente indipendenti. «Ognuna si produce l'elettricità, raccoglie l'acqua, regola la
temperatura e gestisce gli scarichi da sola», racconta fiero Michael Reynolds, l'architetto
ambientalista che, da fine anni 70, ha fatto crescere pian piano Earthship nel bel mezzo del
nulla. Una sorta di utopico paradigma della sostenibilità, spuntato nel ventre del Paese più
energivoro al mondo.
Michael Reynolds, Designer
www.greenhomebuilding.com/earthship.htm
Nel 2009, l'America - mille miglia lontana da quel modello – ha voltato idealmente lo sguardo
verso Earthship, per incamminarsi, anche solo un po', nella sua direzione. Barack Obama ha
detto: «I cambiamenti climatici e la nostra dipendenza dal petrolio d'importazione sono due
problemi che, se lasciati ancora senza risposta, continueranno a indebolire la nostra economia
e a minacciare la sicurezza nazionale. Tutto questo cambierà. Con la mia presidenza,
l'America guiderà la lotta ai cambiamenti climatici, rafforzando la nostra sicurezza e
creando in questo modo milioni di nuovi posti di lavoro». Anche la Cina non fa più
mistero di temere l'effetto-serra e di scommettere sul ritorno economico delle nuove energie. I
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7. Green: il futuro di Porto Marghera
Paesi del mondo, dopo anni di fallimenti, al vertice di Copenhagen (dicembre 2009) avranno
qualche chance in più di raggiungere un accordo sui tagli alle emissioni di CO2.
Così Obama nel suo programma di governo: “Dobbiamo raddoppiare la produzione di energie
alternative in 3 anni, modernizzare più del 75% degli edifici federali e sostenere l’efficienza
energetica di oltre 2 milioni di abitazioni americane. In questo processo metteremo gli
americani a fare lavori nuovi, ben pagati e che difficilmente possono essere
soppiantati: lavori di costruzione dei pannelli solari, turbine eoliche, automobili ad
alimentazione efficiente, tecnologie energetiche che porteranno altro lavoro, più risparmio e –
per sovrammercato– un pianeta più pulito e più sicuro.” E ancora: “Ciò significa svecchiare le
modalità con cui eroghiamo l’energia elettrica, cominciando a costruire una nuova rete
intelligente che faccia risparmiare denaro, protegga le centrali da blackout e attacchi e
distribuisca energie pulite e alternative in ogni angolo del paese.”
Come dice qualcuno, c'è da "decarbonizzare" l'economia. Per transitare da un mondo
dipendente da petrolio, gas e carbone - che all'atto della combustione producono anidride
carbonica - a un mondo energeticamente più sostenibile, c'è da fare una vera rivoluzione.
C'è da investire pesantemente sulle rinnovabili - sole, vento, maree, calore della Terra - ben
sapendo che, col progresso scientifico e le economie di scala, ogni tecnologia sarà sempre più
efficiente e meno costosa. «Il fotovoltaico è già abbastanza efficiente da risolvere il problema»,
ha assicurato Jeremy Leggett, fondatore dell'inglese SolarCentury, al recente vertice climatico
di Poznan. «Il silicio si fa dalla sabbia: con un piano coordinato a livello mondiale, potremmo
coprire il Pianeta di pannelli solari».
C’è una ragione in più oggi, se non bastasse, per operare in tal senso. Si chiama eco
bolletta ovvero tassazione dell’anidride carbonica emessa, secondo quanto delineato dalla
contrattazione e programmazione dell’accordo di Kyoto.
Nell’ambito di tale accordo potrebbe essere presentato all’Italia un conto di 550
milioni di euro per il 2009, che dal 2012 potrebbe salire a 840 milioni1. Secondo i limiti
imposti dall’accordo siglato a Bruxelles circa un anno e mezzo fa l’Italia ha la necessità di
liberare 230 milioni di tonnellate di anidride carbonica, il limite tuttavia è fissato in 201 milioni.
Per poterne liberare in eccesso dovrà acquistare i diritti di emissione da chi rispetta i
parametri, ad un prezzo medio di 12-15 euro per tonnellata. A rischio, in Italia ci sarebbe
anche il futuro di 86 impianti che non sarebbero più competitivi e a norma rispetto ai parametri
definiti.
Bisogna persuadersi ad investire nell'infrastruttura verde. Nuove soluzioni per il
trasporto di massa. Nuovi edifici sostenibili. E soprattutto una nuova rete elettrica,
resa intelligente dai microprocessori, capace di gestire la distribuzione della corrente in modo
da compensare le oscillazioni delle rinnovabili (di notte non c'è sole e anche il vento cala). «La
soluzione sta in una nuova rete che combini la trasmissione di elettricità da distanze remote,
per l'idroelettrico islandese o il futuribile solare del Sahara, con la gestione intelligente delle
microproduzioni di energia su scala locale», osserva Antonella Battaglini del Potsdam Institute
for Climate Research, inventrice di quest'idea, il Super-smart-grid, che ha già destato le
attenzioni di Bruxelles.
1
Sole 24 ore, Economia ed Imprese, 14 agosto 2009
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8. Green: il futuro di Porto Marghera
«Il solare sarà anche economicamente interessante, ma è l'efficienza che offre i ritorni
maggiori. Dalle soluzioni che abbiamo adottato per aumentare l'efficienza energetica, abbiamo
risparmiato quattro volte più del previsto: 7 milioni di dollari. E abbiamo risparmiato 70 milioni
di tonnellate di CO2 all'atmosfera», così assicura Russel Mills della Dow Chemical.
Da qui, discende un semplice insegnamento: si può consumare meglio. E riciclare di più. Il
riciclo su scala industriale risparmia energia - e quindi anche denaro e CO2 - e dà lavoro a più
braccia.
Obama assicura che la sua svolta verde produrrà «milioni di posti di lavoro». La sua idea è
quella di usare il pacchetto di stimoli all'economia - simile a quello previsto da tutti i Governi
occidentali - per cogliere al tempo stesso l'occasione di "decarbonizzare" l'economia americana.
A questa schematica roadmap verso l'economia verde o - a voler essere più pomposi - verso
una nuova rivoluzione industriale, ci permettiamo di aggiungere un ulteriore passaggio.
Perché non cogliere un'altra occasione e ridurre un po' le iniquità del Pianeta? Un
trasferimento tecnologico verso i Paesi poveri sarà quasi certamente incluso nel Protocollo di
Copenhagen. Ma grandi impianti nel deserto del Sahara, che mietono i fotoni solari e
spediscono elettroni verso l'Europa, potrebbero portare ricchezza e occupazione anche a quelle
latitudini. Per molti l’economia verde potrà generare un New Deal in grado di
contrastare le profonde diseguaglianze riscontrabili a livello mondiale2.
In questi dieci anni di dibattito politico sul climate change, la scienza e la tecnologia - sospinte
dai capitali privati e dagli incentivi pubblici - hanno già fatto passi da gigante.
Per capire il problema, bisogna dare un po' di numeri. Oggi, la concentrazione di CO2
nell'atmosfera è di 385 parti per milione (ppm). Secondo il consenso degli scienziati, non
bisogna superare le 450 ppm se vogliamo evitare che la temperatura media cresca di oltre due
gradi dall'era pre-industriale (è già salita di 0,7). Ma c'è chi dice che i due gradi sono già
inevitabili e che dovremmo puntare a 350 ppm. L'Unione Europea s'è data un obiettivo di
medio termine, il 2020, per avere il 20% di rinnovabili, un 20% di efficienza in più e
un 20% di emissioni in meno. Ma intanto ci sono Stati membri, come l'Irlanda, che giurano
di puntare al 40% di rinnovabili entro 12 anni. Obama proclama un taglio delle emissioni
dell'80% entro il 2050.
Secondo le stime dell'Agenzia Internazionale per l'Energia, a metà secolo il mondo avrà
bisogno di 14,3 milioni di tonnellate di petrolio o equivalenti, contro gli attuali 11,7. La stessa
Agenzia chiede ai Governi di investire sulle energie rinnovabili, in nome della sicurezza
climatica ed energetica. Danimarca e Germania hanno le imprese leader nell'eolico e nel
solare: l'hanno deciso oltre dieci anni fa.
Tra le imprese “virtuose” che in questi ultimi mesi sono riuscite a creare nuovi posti
di lavoro ci sono soprattutto imprese del settore manifatturiero e nell’economia
verde. La Véolia Environnement, impresa francese di riciclaggio, ha l’intenzione di assumere
tra 5 mila e 9 mila persone. A questa si aggiunge anche l’irlandese Electricity Supply Board che
ha comunicato la creazione di 3 mila e 700 nuovi impieghi grazie all’espansione dei suoi
investimenti nel settore delle tecnologie per l’energia pulita.
2
Le monde diplomatique, A quoi pourrait ressembler un véritable “new deal vert”, maggio 2009
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9. Green: il futuro di Porto Marghera
Secondo la relazione “Global Trends in Sustainable Energy Investment 2009″, pubblicata dal
programma ambientale delle Nazioni Unite, le società che stanno investendo nel settore delle
energie pulite hanno ricevuto investimenti per 155 miliardi di dollari nel 2008. Questo
rappresenta un livello quattro volte più alto di quello che avevano ricevuto nel 2004.
Nonostante le buone notizie sulla quantità di investimenti globali, la crisi si è fatta sentire
anche in questo settore in quanto nella seconda parte del 2008 c’è stata una diminuzione del
17% rispetto alla prima parte dell’anno e del 23% rispetto allo stesso periodo del 2007. Gli
investimenti in energie pulite nel 2008 hanno comunque superato quelli del 2007,
dimostrando che la crisi non blocca il progresso verde.
Secondo quanto diffuso dal WWF, in vista della riunione di Bruxelles del Consiglio europeo
(svoltasi il 18-19 giugno 2009), la Green Economy cresce a ritmi sostenuti in Europa.
Secondo il nuovo studio “Low Carbon Jobs for Europe”, 3,4 milioni di posti di lavoro creati dallo
sviluppo dell’economia verde, in una situazione in cui l’Unione Europea rischia di essere stretta
nella morsa di crisi e riscaldamento climatico.
Economia verde: futuro occupazionale?
www.treehugger.com
La riorganizzazione del sistema economico e produttivo, in particolare l’emergere prorompente
della Green Economy come risposta alle trasformazioni ambientali in atto, sta generando un
mutamento sul fronte occupazionale a tutto vantaggio del settore green job.
Nell’analisi contenuta nello studio “Green Jobs: Towards decent work in a sustainable, low-
carbon world”, appare certo l’aumento di nuovi posti di lavoro verdi sia nei paesi sviluppati che
in via di sviluppo. Allo stato attuale, 2 milioni e 300.000 unità trovano impiego nel settore delle
rinnovabili che ha grande potenzialità di crescita.
E dalla chimica possono giungere soluzioni per la Green Economy? Secondo
Federchimica la Green Economy non può prescindere dall’utilizzo dei prodotti chimici.
Interventi seri per una reale diminuzione delle emissioni e una gestione efficiente delle risorse
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10. Green: il futuro di Porto Marghera
energetiche devono infatti tener conto dei criteri della Life Cycle Analysis (LCA), che
consentano una valutazione complessiva dell’impatto industriale sulle emissioni. Occorre cioè
considerare l’intero ciclo di vita dei prodotti, dall’estrazione delle materie prime e dei
combustibili, alle emissioni dirette e indirette nella produzione, alla fase di smaltimento
(incenerimento, o recupero di calore, o riciclo, o discarica a terra) per valutarne seriamente
l’impatto ambientale.
L’effetto serra
E’ il criterio utilizzato da ICCA (International Council of Chemical Associations), l’Associazione
mondiale dell’Industria chimica, che con la consulenza McKinsey&Company ha realizzato lo
studio “Innovare per abbattere le Emissioni di Gas Serra”. La ricerca ha evidenziato come,
senza le tecnologie e i prodotti dell’industria chimica, nel 2005 sarebbero state emesse
nell’atmosfera 5,2 miliardi di tonnellate (Gt) di gas serra in più, pari all’11% della quantità
totale di CO2 emessa. Lo studio riguarda oltre 100 prodotti chimici, divisi in otto categorie di
applicazione: trasporto, riscaldamento, edifici, agricoltura, imballaggio, beni di consumo,
energia elettrica e illuminazione. Per ciascun prodotto sono stati considerati il ciclo di vita e le
emissioni ad esso collegate, valutando le possibili tecnologie alternative e i vantaggi, in termini
di riduzione delle emissioni, che l’utilizzo di questi prodotti comporta in altri settori industriali.
Le analisi LCA sono state validate da un noto, autorevole e indipendente think-tank come l’Öko
Institut, una delle istituzioni indipendenti leader in Europa in ricerca e consulenza ambientale.
Le analisi LCA considerate coprono il 70% delle emissioni di CO2 dei prodotti chimici
sostituibili. Sono state valutate le caratteristiche dei prodotti nel loro normale ciclo d’uso per
evitare sovrastime (ad esempio, per un’automobile è stata considerata una percorrenza totale
di 150.000 km).
Emerge pertanto come l’industria chimica possa contribuire significativamente alla
riduzione delle emissioni di gas serra, da una parte perché le tecnologie alternative
comporterebbero emissioni maggiori, dall’altra perché tecnologie e prodotti sarebbero utili
anche ad altri utilizzatori, amplificando così l’entità delle riduzioni. È stato calcolato che ogni
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11. Green: il futuro di Porto Marghera
tonnellata di CO2 equivalente emesso dall’industria chimica nel 2005 ha permesso di ridurre di
2,6 tonnellate la quantità di gas serra emessi da altre industrie o dagli utilizzatori finali.
Quindi, secondo gli studi, una più ampia ed organizzata diffusione di prodotti chimici innovativi
sarebbe anche un buon modo di favorire una diminuzione della dipendenza energetica.
Mentre le emissioni mondiali di gas serra dell’industria chimica ammontano a 3,3 miliardi di
tonnellate (Gt) di CO2 equivalente, le emissioni evitate dall’uso dei prodotti chimici (anziché
alternative non chimiche) sono comprese tra 6,9 e 8,5 Gt all’anno. Ciò equivale, per ogni
tonnellata emessa, ad emissioni evitate per 2,1 – 2,6 tonnellate.
I risparmi derivano da quattro principali canali:
- Isolamento termico in edilizia, 2,4 Gt (conta per il 40% dei risparmi individuati)
- Fertilizzanti e fitofarmaci, 1,6 Gt
- Illuminazione, 0,7 Gt
- Imballaggio, 0,22 Gt
In particolare, i valori relativi all’isolamento sono da paragonare con circa 8,6 Gt annue di
emissioni dagli edifici, considerando che il 14% del totale delle emissioni europee di gas serra
proviene dal riscaldamento.
Nel 2030, se poco o nulla cambierà, considerando la crescita del volume produttivo, i guadagni
di efficienza previsti e l’effetto della delocalizzazione verso paesi meno efficienti, le emissioni di
CO2 legate all’attività produttiva delle industrie chimiche raddoppierebbero: vengono stimate
infatti emissioni pari a 6,5 Gt di CO2 (o gas serra equivalenti), contro le 3,3 Gt del 2005.
In questo scenario, le tecnologie dell’industria chimica permetterebbero comunque una
complessiva riduzione delle emissioni di 11,3-13,8 Gt di CO2.
Nel 2030, se la lotta alle emissioni avrà successo, si prevedono nuove misure di
regolamentazione per l’abbattimento delle emissioni, un maggiore uso dell’isolamento termico,
una migliore efficienza dei sistemi di illuminazione, un maggiore utilizzo delle fonti rinnovabili
di energia e sistemi CCS (carbon capture and storage).
Le emissioni di CO2 previste sono di circa 5 Gt, cioè il 50% in più rispetto alle emissioni del
2005, a fronte però di una produzione industriale più che raddoppiata. In questo caso,
l’abbattimento globale delle emissioni reso possibile dall’industria chimica è di 16-18,5 Gt di
CO2.
La differenza nella riduzione delle emissioni di gas serra nei due scenari è di 4,7 Gt di CO2, una
quantità rilevante che conferma l’importante ruolo che l’industria chimica può avere nella de-
carbonizzazione dell’economia.
In Italia le esperienze e le applicazioni relative alla green economy si vanno
moltiplicando. Tra le più recenti il sistema fotovoltaico sperimentato a Ferrara (mille volte più
efficace dei pannelli tradizionali). Il sistema cattura tre fasci di luce ed è costruito con
nanotecnologie. Attraverso l’energia solare, e con moderati investimenti rispetto ad altri
sistemi, sarebbe possibile recuperare energia per il 10% del fabbisogno elettrico nazionale.
Tuttavia per il decollo di questa prospettiva servono incentivi pubblici e un riordino del sistema
delle autorizzazioni che permetta di passare da celle fotovoltaiche tradizionali (i cui maggiori
produttori sono Germania e Cina) a quelle più efficienti di nuova generazione.
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12. Green: il futuro di Porto Marghera
Sulla vocazione e sulle trasformazioni dell’area di Porto Marghera in questa
prospettiva vuole concentrarsi il presente contributo. Nell’ambito veneziano e nella zona
industriale di Porto Marghera, si stanno sviluppando da alcuni anni diversi progetti che,
partendo da un livello sperimentale puntano ad ottenere risultati nella produzione di energia e
nel trattamento dei rifiuti, nell’utilizzo di carburanti e di mezzi con minore impatto ambientale.
La situazione delle bonifiche, lungi dall’essere ultimate, assieme alla prolungata
indeterminatezza circa il destino di alcune produzioni industriali, segnano comunque
un’ipoteca sulla trasformazione di un’area strategica e sui progetti in corso.
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13. Green: il futuro di Porto Marghera
IMMAGINARE FUTURO
La zona portuale ed industriale rimane caratterizzata da uno scenario di sviluppo futuro
delineato dalle destinazioni d’uso prefigurate fin dalla fine degli anni Novanta. Per circa un
decennio le trasformazioni sono state guidate dalla Variante urbanistica per Porto Marghera
(VPRG). Lo stato attuale relativo alle svariate proposte progettuali lascia intravedere la
possibilità di una ampia zona di ri-collegamento alla città (I zona industriale e la fascia tra via
F.lli Bandiera e via Elettricità), la ricerca di cicli produttivi compatibili con l’ambiente
circostante, un’attività portuale strategicamente interessata allo sviluppo della crocieristica e
dei servizi logistici.
In questo contesto si può immaginare, a fronte di progetti ed attività in corso, di collocare
azioni e progetti che abbiano come riferimento la cosiddetta Green Economy.
L’approccio che si propone intende focalizzare le problematiche connesse ad un più equilibrato
sviluppo economico che parta anche, e soprattutto, dalla determinante ambientale: problema
delle emissioni inquinanti, delle bonifiche, delle fonti ed energie alternative e alle possibilità
offerte dalla “chimica verde”.
L’area di Porto Marghera si colloca in un waterfront come pochi al mondo3. La laguna
e la città antica entrano quotidianamente in relazione con la zona industriale ed il porto, ancora
importanti in senso strategico ed economico. In questa parte della metropoli sono cresciute nel
corso del novecento funzioni che hanno accresciuto la loro importanza internazionale.
Il waterfront della Metropoli
Fonte: elaborazione COSES 2009
La zona portuale ed industriale di Porto Marghera e le colmate a sud di essa sono frutto di una
intuizione che ancora oggi, a circa cent’anni dalla sua fondazione non cessa di creare dibattito
circa la sua attualità e sul suo futuro. Zona industriale e colmate sono divise dalla foce del
fiume Brenta, a Fusina. Un’area storicamente strategica dove si continua ad esprimere una
pressione progettuale continua e persistente.
L’insieme dei progetti di trasformazione in corso di valutazione o di attuazione, che
riguardano l’ambito di Porto Marghera sono riassunti nelle parti seguenti. Il quadro
evidenzia diverse complessità ma anche una tensione progettuale significativa che testimonia
la natura strategica di questa parte di territorio.
3
Vedi Rapporto Fondazione Pellicani, febbraio 2009
Fondazione Gianni Pellicani, ottobre 2009 13
14. Green: il futuro di Porto Marghera
Tra i più significativi quelli enumerati sotto ed evidenziati nell’immagine seguente, tratta dal
precedente ciclo di incontri organizzato dalla Fondazione Gianni Pellicani (febbraio 2009).
PORTO MARGHERA
Terminal Fusina
Terminal Autostrade del Mare
Progetto Integrato Fusina
Vallone Moranzani
Isola delle Tresse
Sviluppo funzione logistica
Rilancio funzione portuale commerciale
Espansione cantieristica navale
PST Vega, insediamenti 1-2-3-4
Area Pili San Giuliano
MESTRE
Area AEV via Torino
Forte Marghera
Parco San Giuliano
Polo nautico San Giuliano
Piano Integrato Campalto
Variante Urbanistica Campalto
Riqualificazione Passo Campalto
Collegamento in gronda tra parco San Giuliano e Campalto
TESSERA
Linea ferroviaria tracciato AV-AC
Collegamento sublagunare con Venezia
Master Plan aeroporto
Quadrante Tessera
Terminal Tessera
Progetto Venice Gateway
Bosco di Mestre
Osservatori naturalistici
SILE
Museo Archeologico di Altino
Parco Regionale fiume Sile
Progetto Marina di Portegrandi
Fondazione Gianni Pellicani, ottobre 2009 14
15. RILANCIO PORTO ESPANSIONE CANTIERISTICA Green: il futuro di Porto Marghera
LOGISTICA Progetti
PST-VEGA 1-2-3-4 MASTERPLAN
VALLONE AEROPORTO
MORANZANI
AREA AEV VIA TORINO
MUSEO
QUADRANTE
ARCHEOLOGICO
POLO NAUTICO TESSERA
LOGISTICA SAN GIULIANO
VAR. URB. CAMPALTO
RIQUAL. PASSO CAMPALTO
ORIAGO
MESTRE
MARGHERA
Waterfront 2009
MALCONTENTA
ALTINO
PORTEGRANDI
TESSERA
PARCO LAGUNA NORD
PILI
TERMINAL TESSERA
VENICE GATEWAY
ISOLA DELLE
BOSCO DI MESTRE MARINA
TRESSE PARCO
PIF SAN PORTEGRANDI
OSS. NATURA
GIULIANO PUNTA LONGA
TERMINAL LINEA FERROVIARIA AV-AC
AUTOSTRADE FORTE MARGHERA PARCO DEL SILE
MARE
PIANO INTEGRATO CAMPALTO COLLEGAMENTO SUBLAGUNARE
TERMINAL FUSINA COLLEGAMENTO
PARCO S.G. - CAMPALTO
TERMINAL DARSENA PAGNAN
CROCIERE
AMBITI E PROGETTI TRA TERRA ED ACQUA, dalle Colmate al Sile
Fonte: elaborazione COSES 2009
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16. Green: il futuro di Porto Marghera
IL NODO DELLE BONIFICHE
Della storia di Marghera, delle colmate realizzate, degli scarti di produzione ammassati sulla
gronda oggi si fa un bilancio. Si tratta di una storia produttiva complessa che ha generato e
genera, oltre al lavoro per migliaia di persone, anche esternalità negative. La necessità di
sanare tali esternalità ha richiesto interventi legislativi e finanziari ingenti soprattutto a partire
dalla fine degli anni Novanta. Bonifiche effettuate, o solo progetti, bloccati dai costi elevati;
accordi ed intese si sono susseguiti nell’ultimo decennio a partire da una pianificazione degli
interventi piuttosto complessa, che prima di tutto ha dovuto fare i conti con una scarsa
conoscenza strutturata del suolo di Marghera e dintorni, della sua storia produttiva.
Le procedure di bonifica (i relativi criteri e costi) costituiscono il nodo attuale di tutte le
trasformazioni previste nell’area. Ciò non ha impedito una elevata pressione progettuale e
nuove iniziative imprenditoriali che, in generale, tendono alla riconversione produttiva,
all’utilizzo marginale degli spazi ed alla compravendita di parti dell’area industriale di
Marghera. Le aree sottoposte, negli ultimi 15 anni, a diversi progetti di
riqualificazione e trasformazione sono riportate nella figura seguente.
Porto Marghera 1994-2006 - Stato delle trasformazioni
Fonte: documenti COSES
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17. Green: il futuro di Porto Marghera
Nello specifico si può così quantificare l’entità delle singole categorie:
Aree “critiche” 699,08 ettari
Aree consolidate 457,25 ettari
Aree in trasformazione 401,72 ettari
Aree trasformate 126,80 ettari
Aree Standard PRG 110,18 ettari
Nella fascia verde visualizzata nella figura precedente, il piano di riqualificazione
ambientale, paesaggistica, idraulica e viabilistica dell'area denominata Vallone Moranzani
(Malcontenta) prevede la messa in sicurezza dei fanghi scavati dai canali della zona industriale
di Marghera.
Ambito territoriale del Master Plan e suddivisione in macroisole
Fonte: Regione Veneto - Progetto Strategico Speciale, 2008
Ai sensi della Legge n. 426/1998, Porto Marghera è considerata tra le "aree industriali e
siti ad alto rischio ambientale" di interesse nazionale (S.I.N.). Monitoraggio ambientale,
bonifiche e risanamento ambientale, riconversione industriale sono pertanto aspetti che vanno
considerati in maniera integrata e sinergica. L’area è dotata di uno strumento di individuazione
e di pianificazione degli interventi di risanamento dei suoli e delle falde in un’ottica di sistema,
costituito dal Master Plan per la bonifica dei siti inquinati di Porto Marghera4, che
4
approvato nell’aprile 2004 dalla Conferenza di Servizi ex Accordo per la Chimica.
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18. Green: il futuro di Porto Marghera
considera diversi macroambiti con caratteristiche specifiche differenti in relazione alle
problematiche di risanamento ambientale: la zona industriale propriamente detta, ossia l’area
emersa comprendente in larga parte le aziende firmatarie dell’Accordo per la Chimica; le aree
emerse esterne alla zona industriale e le aree lagunari e canali industriali (cfr. figura
precedente). La legislazione prevede uno stanziamento di risorse pubbliche, poiché la bonifica
dei siti inquinati si pone come questione centrale, sia rispetto alle esigenze di tutela della
salute ed ambientale, sia rispetto alle esigenze di valorizzazione del territorio ai fini dello
sviluppo. I suoli e la falda sono inevitabilmente segnati dai circa 100 anni di storia
produttiva dell'area: un forte vincolo per qualsiasi trasformazione.
Guadagnare terra
Il Master Plan stima in circa 1.500 milioni di euro il costo di bonifica delle aree
ricomprese all’interno del Sito di Interesse Nazionale di “Venezia – Porto Marghera”.
In media, bonificare il terreno costerà 1,3 milioni di euro per ettaro e fino a 5 milioni nelle aree
che richiedono interventi più complessi. Gli interventi considerati dal Master Plan riguardano:
risanamento ambientale, caratterizzazioni di suolo e sottosuolo, risanamento dei canali
industriali tramite opera di dragaggio, bonifica avviata in parallelo alla realizzazione del
confinamento e al risanamento dei fondali dei canali industriali, marginamenti per impedire il
trasferimento di contaminanti in laguna.
Nell’ambito del Master Plan, la bonifica dei canali industriali portuali e la sistemazione delle
sponde sono attività a carico del Magistrato delle Acque e dell’Autorità Portuale di Venezia. Gli
interventi di marginamento in programma interessano complessivamente circa 70
chilometri di sponde.
Stato di espansione Isola delle Tresse – maggio 2009
Fonte: www.ccpv.it
La necessità di escavo dei canali portuali fino a 12 metri di profondità ha ulteriormente
mutato lo scenario. Di recente è stato concesso un altro anno di proroga all'attività del
Commissario delegato per l'emergenza canali portuali e per il conferimento dei fanghi
dragati in appositi siti a seconda del loro stato di contaminazione. Si tratta dello smaltimento di
un volume complessivo pari a circa 5.100.000 mc. di tonnellate di fanghi contaminati,
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19. Green: il futuro di Porto Marghera
due terzi dei quali classificati come non pericolosi (smaltiti nella ampliata discarica dell'isola
delle Tresse e al Molo dei Sali) (cfr. immagini).
Imbonimenti Can. ind. Nord Molo Sali – maggio 2009
Fonte: www.ccpv.it
Un terzo di questi fanghi, tossici e pericolosi, saranno collocati invece nel Vallone Moranzani
a Malcontenta (cfr. pagina seguente).
Il 2009 è pertanto un anno cruciale per il completamento del piano di escavo dei canali. Dopo il
Malamocco-Marghera, il Piano interessa i canali Ovest e Sud (cfr. figura seguente) e la
sistemazione in «sicurezza permanente» di circa 2 milioni di tonnellate di fanghi nel Vallone
Moranzani, come prevede l'Accordo di programma firmato da Ministero dell'Ambiente,
Magistrato alle Acque, Regione, Provincia e Comune di Venezia, Autorità Portuale di Venezia,
Syndial, Veneto Strade, Tema, San Marco Petroli e Consorzio di Bonifica Sinistra Medio Brenta.
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20. Green: il futuro di Porto Marghera
Aree di escavo (canali rossi) e di posa dei fanghi (aree arancio)
nell’ambito di Marghera - 2009
Fonte: www.ccpv.it
Nello specifico, il Progetto Integrato Fusina prevede la predisposizione di aree destinate
all'affinamento della qualità delle acque trattate nell'impianto di Fusina. Consente di stoccare
definitivamente, al di sotto dell'area umida, circa 3.000.000 di metri cubi di sedimenti
provenienti dal dragaggio dei canali portuali. Tale progetto è stato ulteriormente integrato con
il progetto di rimodellamento e bonifica del Vallone Moranzani.
L’Accordo di programma, denominato “Vallone Moranzani” 5 è stato sottoscritto in data
31.03.2008. Il progetto per il trattamento dei sedimenti di qualità oltre Colonna C/ protocollo
93, dimensionato sul conferimento di 2.500.000 mc, prevede operazioni di pretrattamento
(disidratazione dei fanghi non pericolosi ed inertizzazione e detossificazione di quelli pericolosi)
e deposito in apposita discarica (Vallone Moranzani) sul sito attualmente occupato da vecchie
discariche ed interessato dalle citate linee elettriche ad alta tensione.
5
Accordo di Programma per la riqualificazione ambientale, paesaggistica, idraulica e viabilistica dell’area di Venezia
Malcontenta.
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21. Green: il futuro di Porto Marghera
Vallone Moranzani: vista parziale del progetto
Fonte: www.ccpv.it
Il Vallone Moranzani è un’area di circa 500 ettari (di cui 200 di nuovi parchi urbani), tra
Marghera e Malcontenta, pesantemente degradata per la presenza di discariche tossiche, il
pesante traffico di camion, il grave dissesto idrogeologico che mette a rischio di alluvioni
un'ampia fetta di territorio ed elettrodotti ad alta tensione di Terna (che saranno interrati). Il
costo complessivo all’intervento ammonta a circa 477 milioni di euro, di cui circa 238
milioni per la realizzazione degli impianti di trattamento e di smaltimento dei sedimenti e per
gli indispensabili interventi sulle linee elettriche, e ben 239 milioni di euro per la realizzazione
di tutti gli altri interventi compensativi. Orizzonte 2016.
La proposta “Moranzani” si colloca a valle degli impianti di disidratazione dei fanghi di
dragaggio, la cui realizzazione è prevista a cura e spese del Magistrato alle Acque di Venezia
nell’area denominata “43 Ettari” (cfr. figura precedente).
Nel suo complesso l’area Moranzani ospiterà il parco di Malcontenta (più grande di quello di
San Giuliano), con una collina alta fino a 14 metri, con i seguenti obiettivi:
• restituzione all’uso pubblico di un’area oggi profondamente degradata sotto l’aspetto
ambientale e gravata da servitù di elettrodotto;
• realizzazione di una fascia verde che, raccordata con altri interventi sulle aree confinanti
a est e a ovest del Vallone Moranzani, separerà la zona industriale di Porto Marghera dal centro
abitato di Malcontenta.
Oltre a risolvere le problematiche sopra evidenziate, il progetto consente di realizzare tutta una
serie di altri interventi di riqualificazione ambientale dell’area di Malcontenta:
- interramento degli elettrodotti esistenti, con abbattimento dei fenomeni di elettrosmog;
- separazione del traffico pesante di transito dal traffico locale di collegamento fra Malcontenta
e Marghera;
- realizzazione di un’area di fitodepurazione e allagamento controllato, che contribuirà ad
assicurare un corretto assetto idraulico e una completa riqualificazione ambientale dell’area di
Marghera – Malcontenta, soggetta a periodici fenomeni di esondazioni. Le aree di allagamento
controllato costituiranno, di fatto, un ampliamento del parco che sarà realizzato dalla Provincia
di Venezia;
- miglioramento della qualità delle acque sollevate all’idrovora Malcontenta e scaricate in
Laguna di Venezia attraverso il canale Lusore;
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22. Green: il futuro di Porto Marghera
- realizzazione di un parco lineare da Fusina a Malcontenta, che comprende il sedime della
discarica di nuova realizzazione.
- realizzazione di un “corridoio ecologico” della lunghezza di circa 4 Km, con funzione di
separazione fisica, di tipo naturalistico, della zona industriale di Marghera dal centro abitato di
Malcontenta e dagli insediamenti abitativi collocati a sud del Naviglio Brenta;
- delocalizzazione del deposito prodotti petroliferi della “San Marco Petroli”.
Guadagnare tempo
Appare evidente come la pianificazione e la legislazione che si susseguono dall’inizio degli anni
’90 abbiano impostato un sistema operativo, relativo alle trasformazioni territoriali nell’area di
Marghera, che non ha permesso di raggiungere i risultati attesi. Ciò sia in ordine alla quantità
di aree che è stato possibile mettere in sicurezza o bonificare fino ad oggi, sia relativamente ai
tempi ed ai costi che le complesse procedure di caratterizzazione ed analisi dei suoli, e la
stessa valutazione dei progetti di riutilizzo delle aree, hanno richiesto.
Le questioni dei tempi e dei costi della bonifica dei terreni appaiono tipicamente centrali per la
definizione di un autentico scenario di rigenerazione dell’area di Marghera.
Il Master Plan (che ha preso avvio nel 2004) ha fissato il termine di 10 anni per la bonifica
delle aree prioritarie e di altri 3-5 anni per il completamento complessivo della bonifica della
zona industriale. Nel corso dell’ultimo decennio si sono confrontate metodologie e prassi
operative assieme ad approcci legislativi che non hanno contribuito a rendere agevole
un’operazione che si presenta tuttora complessa.
Prova ne sono i quadri seguenti, nei quali sono rappresentati i soggetti pubblici coinvolti nel
procedimento di bonifica in ambito Sito di Interesse Nazionale (SIN) e le procedure che in
sequenza debbono essere affrontate da un progetto di trasformazione a Marghera per quanto
riguarda la tipologia di intervento pubblico a carattere non sostitutivo. Ovvero, una situazione
in cui il pubblico interviene su area di propria pertinenza. A tali procedure che tendono ad
assicurare la bonifica dell’area oggetto dell’intervento, debbono essere aggiunte le procedure
ordinarie e specifiche della progettazione edilizia ed urbanistica caratteristiche di ogni progetto
di trasformazione.
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23. Green: il futuro di Porto Marghera
SOGGETTI PUBBLICI COINVOLTI
NEL PROCEDIMENTO DI BONIFICA IN AMBITO S.I.N.
1. MINISTERO DELL’AMBIENTE - presiede le Conferenze di Servizi, approva i progetti e
predispone i decreti;
2. MINISTERO DELLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE - partecipa alla predisposizione dei decreti;
3. A.P.A.T. (Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) - supporta tecnicamente il
Ministero dell’Ambiente, partecipa alle Conferenze di Servizi istruttorie;
4. I.S.S. (Istituto Superiore di Sanità) - supporta tecnicamente il Ministero dell’Ambiente,
partecipa alle Conferenze di Servizi istruttorie;
5. A.R.P.A.V. (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) - supporta tecnicamente il
Ministero dell’Ambiente, esercita funzioni di controllo, partecipa alle Conferenze di Servizi
istruttorie;
6. REGIONE VENETO - presiede la Segreteria Tecnica dell’Accordo di Programma per la Chimica
di Porto Marghera, partecipa alle Conferenze di Servizi istruttorie;
7. MAGISTRATO ALLE ACQUE DI VENEZIA - predispone i progetti di
marginamento/retromarginamento previsti dal Master Plan;
8. PROVINCIA DI VENEZIA - partecipa alle Conferenze di Servizi istruttorie, esercita funzioni di
controllo, certifica l’avvenuta bonifica;
9. U.S.S.L. - contribuisce a definire le modalità di attuazione dei monitoraggi e ne valuta gli
esiti in relazione agli aspetti di ordine sanitario;
10. COMUNE DI VENEZIA - partecipa alle Conferenze di Servizi istruttorie, predispone ed attua
i piani ed i progetti per le aree attribuite alla sua competenza.
Fonte: Sistema Informativo Ambientale Comune di Venezia, Assessorato Ambiente
Il percorso, assai articolato, ha i suoi passaggi essenziali nella progettazione degli interventi,
nella caratterizzazione dei suoli (di progetto ed esecutiva), nell’approvazione del progetto e nel
suo finanziamento, nell’analisi di rischio sanitario ed ambientale. I singoli passaggi vengono
messi al vaglio della Segreteria Tecnica Accordo di programma per la Chimica e della
Conferenza dei Servizi. Seguono le procedure di gara per l’esecuzione dei relativi lavori. Alla
certificazione della avvenuta bonifica, ed al successivo svincolo delle aree e certificazione
urbanistica, viene contestualmente avviata l’attività di monitoraggio post bonifica e relativi
controlli ambientali.
È evidente come il “guadagnare tempo” si scontri con la complessa serie di adempimenti e di
soggetti che molto spesso, pur nella necessità di trovare modalità di lavoro comuni e soluzioni
condivise, soffrono della presenza di pesanti procedure e della mancanza di un fattivo
coordinamento.
LA SOLUZIONE COMMISSARIALE
La soluzione “commissariale” utilizzata nella gestione di programmi di realizzazione
infrastrutturale nell’area veneziana (Passante ed escavo dei canali portuali) sembra avere
generato effetti positivi in ordine al rispetto dei tempi. Tuttavia, va compiuta una riflessione se
tale sistema possa essere applicato anche per la gestione di un programma di opere complesso
come quello prevedibile per Porto Marghera, finalizzato ad una complessiva riqualificazione e
rilancio produttivo dell’area.
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24. Green: il futuro di Porto Marghera
Per quanto concerne la riqualificazione e le prospettive di rilancio di Porto Marghera, il recente
Programma Regionale di Sviluppo dispone l’istituzione di una “Autorità speciale” con il
compito di presiedere allo svolgimento degli interventi. Quanto enunciato nel Programma
Regionale di Sviluppo è stato riaffermato da Enti locali e parti sociali e di categoria nel
‘Protocollo di condivisione delle linee strategiche per la riqualificazione e lo sviluppo di Porto
Marghera’ del 30 ottobre 2007, laddove le parti hanno riconosciuto la necessità che venga
costituito un apposito organismo per la gestione delle azioni di riconversione di Porto
Marghera. Con l’Intesa su Porto Marghera del 14 dicembre 2006, ENI stessa si era peraltro
impegnata a partecipare a nuovi strumenti societari destinati a garantire lo sviluppo dell’area.
La necessità di guadagnar tempo è quindi una priorità inderogabile. Soffermiamoci su quanto
può costare in tempo e denaro ad un imprenditore tipo investire a Porto Marghera.
Come abbiamo sottolineato, l’attuale normativa ambientale (D. Lgs. n. 152/06 e s.m.i.)
stabilisce tempistiche e modalità di esecuzione delle varie procedure atte all’ottenimento della
bonifica di un sito contaminato.
In sintesi l’art. 242 prevede la realizzazione della seguente documentazione:
- Piano della caratterizzazione;
- Analisi del rischio sito specifico;
- Progetto di bonifica.
Ogni singolo documento deve essere approvato dalla Conferenza dei Servizi che ne giudica il
merito e prescrive eventuali integrazioni/modifiche. Inoltre per poter edificare qualsiasi
manufatto nell’area della conterminazione lagunare -e quindi in tutta l’area SIN- è necessaria
l’autorizzazione della Commissione di Salvaguardia che è competente per la valutazione dei
titoli edilizi.
UN ESEMPIO CONCRETO: I TEMPI
Ecco quali sono i passi e la tempistica che un imprenditore tipo deve affrontare per la
realizzazione di un capannone per ospitare un’azienda meccanica a basso impatto ambientale
ed anche un’azienda impegnata in attività ad alto valore tecnologico. Mettiamo che il Sig. Mario
Rossi acquisti un terreno all’interno dell’area S.I.N. subito dopo la pausa natalizia ossia il 7
gennaio 2009.
12-01-2009
Conferisce l’incarico ad un professionista Architetto od Ingegnere per dare vita ad un generale
progetto di riconversione della sua area all’interno della quale intende realizzare un nuovo
edificio per svolgere le sue attività.
19-01-2009
Conferisce incarico ad uno specialista, ingegnere Ambientale, che avvia una analisi del terreno
al fine di redigere un progetto di caratterizzazione dei suoli secondo quanto previsto dalla
vigente normativa.
26-01-2009
Viene avviato e depositato in Comune di Venezia un progetto per la realizzazione di un nuovo
edificio. Il Permesso di Costruire inizia il suo iter amministrativo.
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25. Green: il futuro di Porto Marghera
06-04-2009
Il permesso di costruire, dall’ufficio Suap (Sportello Unico Attività Produttive) del Comune di
Venezia (ufficio c/o la Carbonifera), viene inviato per parere di competenza all’Ufficio Ambiente
del Comune di Venezia (Campo Manin).
20-04-2009
L’ufficio Ambiente invia al Suap la richiesta di caratterizzazione del suolo secondo la vigente
normativa che viene trasmessa alla ditta titolare del Permesso di Costruire.
30-04-2009
Il professionista, appena redatto il “Progetto di Caratterizzazione del Suolo” lo trasmette ai
dieci enti competenti in area S.I.N. Si attende la convocazione della Prima Conferenza dei
Servizi.
30-07-2009
Prima Conferenza dei Servizi.
24-07-2009
Indagini diagnostiche ai suoli secondo quanto previsto dal Progetto di caratterizzazione
approvato in Conferenza dei Servizi.
28-08-2009
- Indagine chimica sui campioni;
- Indagine sui campioni “in contraddittorio” con ARPAV;
- Relazione tecnica riferita ai risultati trasmessi;
28-08-2009
Invio della relazione e dell’esito dei campionamenti avvenuti agli undici enti presenti in
Conferenza dei Servizi.
28-09-2009
Preparazione del Progetto di Bonifica.
07-01-2010
Convocazione della seconda Conferenza dei Servizi.
Presa d’atto dei risultati e deliberazione riferita al Progetto di Bonifica.
Messa in atto del Progetto di Bonifica.
01-02-2010
L’ufficio Ambiente del Comune di Venezia prende atto dell’avvenuta Bonifica dei suoli ed invia
al SUAP il suo parere favorevole alla realizzazione di opere fondazionali che implichino la
manomissione dei suoli.
02 -02-2010
Invio del materiale alla Commissione della Salvaguardia per ottenimento del parere favorevole.
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26. Green: il futuro di Porto Marghera
01-04-2010
Il Suap completa l’istruttoria e firma il procedimento conclusivo.
01-05-2010
Il Comune trasmette all’ufficio il provvedimento di “Rilascio il Permesso di Costruire” ed il
titolare del permesso, dopo aver pagato gli oneri di urbanizzazione ed i costi di costruzione
ritira il titolo edilizio.
02-05-2010
La ditta può formalmente depositare l’inizio dei lavori.
03-05-2010
Cominciano le opere edilizie.
Quindi il sig. Mario Rossi potrà iniziare a costruire sul suo terreno dopo 18 mesi
dall’acquisto, sempre che nell’iter non nascano intoppi quali il rinvio delle pratiche per errori
di forma o sostanza in uno dei molti passaggi previsti, eventualità assai probabile. I tempi
quindi lievitano facilmente ad almeno 24 mesi.
UN ESEMPIO CONCRETO: I TEMPI
Inoltre tutto ciò prevede dei costi si devono affrontare unicamente in area SIN.
Ad esempio per la redazione della documentazione richiesta (Piano della Caratterizzazione,
Analisi del Rischio, Progetto di Bonifica) a seconda della complessità la spesa sarà di € 70.000
circa (stime prudenziali). Per quanto riguarda l’effettiva bonifica dei terreni (se l’ipotesi
progettuale prevede lo smaltimento in discarica):
- rifiuto inerte; €/t 40;
- rifiuto non pericoloso; €/t 100;
- rifiuto pericoloso; €/t 150.
Per quanto riguarda la bonifica delle acque nelle aree S.I.N. il Ministero dell’Ambiente chiede la
realizzazione del marginamento sul modello di quello in esecuzione dal Magistrato alle Acque o
in alternativa il contributo economico per finanziare le opere in esecuzione (costo variabile
da 15 a oltre 100 €/mq).
Ecco quindi che Porto Marghera pur mantenendo dei fattori oggettivi per attrarre capitali in
particolare un’eccellente dotazione infrastrutturale e una localizzazione geografica privilegiata
presenta anche delle complessità che spiegano il perché molti imprenditori preferiscano
localizzare le loro imprese in altri siti.
Oltre alla possibilità che abbiamo paventato per risolvere questa situazione (la soluzione
commissariale e/o un’Autorità Speciale) recentemente anche il consiglio comunale di Venezia
ha approvato un Ordine del Giorno a prima firma di Carlo Pagan. L’obiettivo è richiedere “una
decisa ed immediata azione presso il Ministro dell’Ambiente orientata alla formulazione di un
provvedimento di competenza (del Ministro medesimo) che consenta, nel corso dello
svolgimento complessivo dell’iter della bonifica, l’immediato utilizzo, anche parziale, delle aree
risultate non contaminate per la matrice suolo nell’ambito del processo di caratterizzazione
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27. Green: il futuro di Porto Marghera
dell’area stessa, e consenta altresì all’amministrazione procedente in materia edilizia-
urbanistica il legittimo rilascio dei titoli edilizi su base endoprocedimentale”.
Se le richieste contenute nell’ODG fossero accolte dal Ministero dell’Ambiente non solo chi
acquistasse un terreno in area S.I.N. potrebbe incominciare immediatamente i lavori nelle parti
di terreno non inquinate, ma il disbrigo delle pratiche burocratiche sarebbe più veloce per una
maggiore autonomia nel rilasciare permessi da parte del Comune di Venezia.
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28. Green: il futuro di Porto Marghera
Fonte: Sistema Informativo Ambientale Comune di Venezia, Assessorato Ambiente
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29. Green: il futuro di Porto Marghera
Il bilancio aggiornato
L’intervento sull’inquinamento passato non è sufficiente a garantire il risanamento ambientale
di suolo, acque sotterranee, acque e sedimenti lagunari, atmosfera, se non è accompagnato da
un insieme di misure che intervengano sulle attuali fonti di inquinamento. Il riferimento è
soprattutto alle emissioni in atmosfera, agli scarichi idrici e ad una corretta gestione dei rifiuti
industriali prodotti. Le compromissioni ambientali riguardano pertanto, oltre ai suoli, anche
acqua ed aria.
Il grafico seguente evidenzia, per il solo contributo PM10 – polveri sottili, le fonti di
generazione relative in Comune di Venezia. Appare evidente il contributo della
componente industriale nel suo complesso e lo stesso contributo dell’attività
portuale. Proprio su queste funzioni si deve concentrare lo sforzo di innovazione tecnologica,
insito nei criteri della Green Economy, capace di ridurre gli impatti di tali attività al fine di
renderle ancor più compatibili con il contesto metropolitano e la sua crescente espansione.
Fonte: Rapporto Annuale Aria Comune di Venezia, Arpav 2007
L’avvio della bonifica a Porto Marghera costituisce pertanto solo uno degli aspetti prioritari
nelle strategie di intervento messe a punto. Il Master Plan definisce le tecniche per procedere
con gli interventi di messa in sicurezza di emergenza di terreni e falde (compreso il
marginamento dei canali industriali) e gli interventi di bonifica. Il 30% della zona industriale
appare interessato da progetti di bonifica o messa in sicurezza approvati in via definitiva (e
quindi immediatamente eseguibili). Le responsabilità degli interventi di bonifica sono del
Comune di Venezia, Provincia di Venezia, Regione Veneto, Magistrato alle Acque, Autorità
Portuale, Ministero dell’Ambiente e soggetti privati insediati.
Le valutazioni quantitative più recenti indicano per la zona industriale di Porto
Marghera6 il seguente quadro di avanzamento:
• Superficie interessata da interventi di caratterizzazione/bonifica in itinere: 962 ettari;
• Superficie interessata da interventi di messa in sicurezza permanente conclusi
(interventi in corso di realizzazione o terminati): 668 ettari;
6
Fonte: Arpav 2006.
Fondazione Gianni Pellicani, ottobre 2009 29
30. Green: il futuro di Porto Marghera
• Superficie interessata da discariche autorizzate: 32 ettari;
• Superficie interessata da procedimenti di caratterizzazione/bonifica ancora da attivare:
216 ettari.
Rispetto a tale situazione lo stato di aggiornamento delle operazioni di bonifica più
recente è rappresentato dalle mappe alle pagine seguenti7. In esse, per l’intero territorio
del Sito di Interesse Nazionale di Porto Marghera, è riportata sia la situazione amministrativa
dei siti, che lo stato degli interventi - in corso o realizzati - nei siti stessi.
Ciò che risulta dalle mappe è il rilevante insieme di piani e progetti, sia di investigazione,
caratterizzazione e bonifica, già approvati. Tuttavia risultano ancora limitate le aree con
progetto di bonifica o messa in sicurezza realizzati (cfr. figura seguente, colore rosso e viola
pieno), riguardanti l’area del parco di San Giuliano, le aree del Vega nel loro insieme (1-2-3),
l’isola delle Tresse, parte dell’interporto di Venezia, l’area del Consorzio Darsena nel retroporto
dell’isola del porto commerciale e la parte di ingresso alla penisola del Petrolchimico, parte dei
43 ettari. La gran parte di tali realizzazioni riguardano aree dove sono già previsti utilizzi
alternativi delle aree o sono già attive aziende che utilizzano le aree stesse per funzionai affini
a quella logistica. Fanno eccezione le aree Vega, come noto collegate all’ampliamento dell’area
terziaria e direzionale collegata al Parco Scientifico.
Più estesa la categoria di aree riguardante i progetti di bonifica approvati, verosimilmente si
tratta di circa il 50% degli ettari della zona industriale. Tutta la penisola della chimica, l’ex
petrolchimico e l’area operativa del Centro Intermodale Adriatico, le aree delle centrali Enel,
l’area del Terminal Rinfuse Marghera sul canale ind. Nord. Si tratta, in generale, di aree che
risultano interessate da programmi di deindustrializzazione avviata già da tempo o in corso.
Anche in questo caso gli utilizzi alternativi di alcune di queste sono legati all’espansione della
funzione logistica legata alla presenza del porto commerciale.
La gran parte dell’area industriale risulta significativamente interessata da piani di
caratterizzazione e progetti di bonifica.
Rispetto allo stato dei procedimenti (cfr. figura seguente) nell’intero Sito di Interesse
nazionale di Porto Marghera, a febbraio 2009, sono individuabili:
• 361 ettari con bonifica/messa in sicurezza permanente realizzata;
• 695 ettari con procedimento concluso;
• 1736 ettari con procedimento in itinere;
• 148 ettari con procedimento da attivare.
Più complessa appare una valutazioni dei costi effettivi finora sostenuti nel complesso delle
opere, specialmente riguardo agli investimenti riguardanti gli interventi a carico dei privati.
7
Stato dell’aggiornamento alla Conferenza dei Servizi Decisoria del 27 febbraio 2009, fornito da Unità Operativa Piani
Ambientali - Comune di Venezia, agosto 2009.
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31. Green: il futuro di Porto Marghera
Sito di Interesse Nazionale Porto Marghera - Situazione amministrativa dei siti
Fonte: Comune di Venezia 2009
Fondazione Gianni Pellicani, ottobre 2009 31
32. Green: il futuro di Porto Marghera
Sito di Interesse Nazionale Porto Marghera - Interventi nei siti
Fonte: Comune di Venezia 2009
Fondazione Gianni Pellicani, ottobre 2009 32
33. Green: il futuro di Porto Marghera
Sito di Interesse Nazionale Porto Marghera – Stato dei procedimenti
Fonte: Comune di Venezia 2009
Fondazione Gianni Pellicani, ottobre 2009 33
34. Green: il futuro di Porto Marghera
Il rapporto tra bonifiche e progetti di sviluppo urbano: un problema italiano e
europeo
a cura di
Laura D’Aprile (ISPRA) e Marina Dragotto (AUDIS)
Il tema delle bonifiche in relazione alla rigenerazione urbana è sorto anche nel nostro paese a
partire dalla metà degli anni ’90, quando la questione della dismissione o della riconversione
industriale si è esteso a tutte le città italiane.
Tuttavia esso non è stato immediatamente percepito come un “problema” dirimente che
potesse ostacolare o addirittura impedire la realizzazione dei progetti di trasformazione urbana
e territoriale.
Da un lato, infatti, la normativa nazionale era in formazione e le regioni si attenevano, secondo
un orientamento di buon senso, ai principi proposti nelle normative dei paesi europei con più
grande esperienza in materia di bonifiche (Olanda in testa); dall’altro le città e gli operatori che
in esse agivano, erano molto concentrati sulla definizione delle nuove funzioni da collocare
nelle aree dismesse, piuttosto che sulle procedure da attuare (anch’esse tutte da inventare).
Il clima generale che si respirava in quegli anni nelle città italiane - grazie anche
all’innovazione introdotta dall’elezione diretta dei sindaci (energie, progetti e persone molto
motivati), ai programmi europei (Urban in primis) e ministeriali (PRU, PRUSST, ecc), destinati
a finanziare progetti complessi di rigenerazione urbana - era di grande riscoperta del ruolo e
delle potenzialità delle città.
E’ in quegli anni, infatti, che Napoli progetta la riconversione di Bagnoli, Torino “le Spine”,
Venezia una parte di Porto Marghera e delle aree di archeologia industriale nella città antica,
Sesto San Giovanni le aree Falck e Breda.
Grandi progetti che prefiguravano assetti urbani profondamente trasformati, nuovi servizi,
nuove residenze, nuovi posti di lavoro che accompagnavano il passaggio anche dell’economia
italiana dall’industria ai servizi.
In questo sforzo generale di trasformare la drammatica crisi industriale in corso in
un’opportunità per le città, il problema delle bonifiche è stato sottovalutato e l’introduzione di
una normativa nazionale (DM 471/99 poi evoluto nel Dlgs 52/06) forse troppo rigida ha avuto
un impatto durissimo sulle procedure di trasformazione già avviate.
Alla difficoltà di ricalibrare i progetti in base alle esigenze di una normativa sulle bonifiche
cambiata in corsa, si sono aggiunti, come è ovvio, tutti i problemi di interpretazione, di ruolo e
di assunzione delle responsabilità che i diversi enti coinvolti hanno dovuto maturare, in una
situazione in cui mancava personale competente e esperienza pratica.
Oggi, nonostante una continua evoluzione della normativa e la maggiore esperienza sviluppata
in campo pubblico e privato, molte aree sono ancora bloccate per due ordini di ragioni
(compresenti o alternative):
- progetti sbagliati nella previsione di funzioni o usi del suolo (scavi) non adeguati al tipo di
contaminazione presente;
- errori nella valutazione preliminare delle difficoltà tecniche, dei costi (diretti e indiretti) e
dei tempi.
Fondazione Gianni Pellicani, ottobre 2009 34
35. Green: il futuro di Porto Marghera
Per cercare di valutare le responsabilità di questo stato delle cose AUDIS – Associazione Aree
Urbane Dismesse – ha svolto una ricerca sostenuta da BagnoliFutura spa8 che ha messo a
confronto da un lato la legislazione italiana con quella di nove paesi europei (Austria, Belgio,
Danimarca, Francia, Germania, Olanda, Regno Unito, Spagna, Svezia), arricchita dalla
presentazione di alcuni casi-studio e dall’altro sei casi-studio italiani di rigenerazione di aree
industriali contaminate (Bagnoli a Napoli, la Spina 4 a Torino, la Fiera di Rho-Pero, il Vega a
Venezia, l’area Breda a Sesto San Giovanni e l’area Buzzi a Piacenza).
La ricerca è in corso di chiusura e anticipiamo qui, per gentile concessione della BagnoliFutura
spa, alcune valutazioni.
Planovolumetrico del Pue di Coroglio-Bagnoli, ex Eternit e Italsider
Alcune considerazioni sulla normativa europea e il raffronto con la normativa italiana
La direttiva europea per la gestione dei siti contaminati
La gestione dei siti contaminati rappresenta ancora oggi uno dei maggiori problemi ambientali
per i paesi europei. Recenti dati della European Environmental Agency (EEA) mostrano come la
contaminazione del suolo derivante da attività industriali, stoccaggio di rifiuti, attività
minerarie, perdite da serbatoi e linee di trasporto degli idrocarburi, rappresenti una delle più
importanti minacce. E’ riconosciuto da tutti i paesi membri che la presenza di sostanze
potenzialmente pericolose nel suolo, sottosuolo, nei sedimenti e nelle acque sotterranee può
portare ad effetti negativi sulla salute dell’uomo e sugli ecosistemi.
La rilevanza del problema nelle normative comunitarie si è concretizzata prima nella Strategia
Tematica sul Suolo (Soil Thematic Strategy) e poi nella recente proposta di Direttiva Europea
8
Confronto e studio di casi di bonifica in aree inquinate da recuperare in Italia e Europa, Ricerca coordinata da Marina
Dragotto (AUDIS). Collaborazioni: per la parte urbanistica: Carmela Gargiulo, Universitò Federico II di Napoli; per la
parte di legislazione e casistica europea: Laura D’Aprile, responsabile Settore Siti contaminati, Servizio
Interdipartimentale per le Emergenze Ambientali dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale; per
la parte di analisi delle bonifiche dei siti italiani: Marcello Carboni, Elisa Condini e Paola Goria, Claudio Sandrone del
Gruppo TRS.
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36. Green: il futuro di Porto Marghera
sul Suolo (Soil Framework Directive), attualmente in discussione, nella quale uno dei temi più
importanti e controversi è proprio la contaminazione del suolo.
Nell’ambito del 6th EU Environmental Action Programme, che descrive le politiche ambientali
della Commissione per il periodo 2006-2011, sono state stabilite sette strategie tematiche,
incluse quelle inerenti la qualità dell’aria, l’ambiente marino, i pesticidi e il suolo.
La Commissione si era già occupata di molti di questi temi: fa eccezione quello del suolo.
Infatti, se la normativa comunitaria esistente interviene in molti aspetti inerenti la protezione
del suolo, la Strategia Tematica sul Suolo (EC, 2006a) interviene su alcuni ambiti che
risultavano totalmente o parzialmente non coperti dalla normativa comunitaria vigente quali:
contaminazione del suolo, frane, desertificazione, biodiversità del suolo, perdita di sostanza
organica (vedi tabella 1 dove queste voci sono vuote o quasi). Tali ambiti vengono inclusi tra le
sette minacce principali identificate dalla Commissione: contaminazione, erosione, perdita di
sostanza organica, compattazione, salinizzazione, impermeabilizzazione del suolo e frane.
I quattro obiettivi della politica europea sul suolo possono essere così sintetizzati:
1. incrementare la consapevolezza della necessità di proteggere il suolo;
2. intensificare la ricerca sul suolo;
3. integrare la protezione del suolo nella formulazione e nell’implementazione delle politiche
nazionali e comunitarie in tema di agricoltura, sviluppo regionale, trasporti e ricerca;
4. mettere in atto una legislazione quadro per la protezione e l’uso sostenibile del suolo.
Allo scopo di rispondere a questi obiettivi, la Commissione Europea ha proposto nel mese di
settembre 2006 una Direttiva Quadro sul Suolo (Soil Framework Directive, SFD).
La proposta di SFD non detta norme comuni per il suolo, ma stabilisce un quadro per la
protezione del suolo con lo scopo di mantenere la capacità di assolvere alle proprie
funzioni ecologiche, economiche, sociali e culturali. In particolare richiede che gli Stati
Membri adottino misure per la riduzione delle sette minacce principali del suolo identificate
dalla Commissione. Si richiede inoltre di includere la protezione del suolo nelle politiche di
settore, riempiendo i vuoti esistenti nella normativa comunitaria (tabella seguente).
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37. Green: il futuro di Porto Marghera
Tabella - Normativa europea e principali tematiche legate alla protezione del suolo
Organica
Locale del Suolo
Diffusa
del suolo
suolo
Perdita di Sostanza
Contaminazione
Contaminazione
Impermeabilizzazione
Compattazione del
Biodiversità del Suolo
Salinizzazione
Alluvioni
Frane
Erosione
Desertificazione
Politica Agricola
Comune (PAC): misure
ambientali in campo X X X X X
agricolo e di sviluppo
rurale
Direttiva Quadro Acque:
piani per la gestione dei
X X
bacini fluviali, delle
acque sotterranee
Legislazione sui nitrati,
pesticidi ed X X
inquinamento dell’aria
Direttiva alluvioni X X X
Legislazione sui rifiuti:
applicazioni utili,
riduzione del
X X
conferimento in
discarica, rifiuti
biodegradabili
Fonte: ISPRA 2009
Dopo il voto negativo del Parlamento nel dicembre 2007, la definizione della Direttiva Quadro
sul Suolo sta seguendo un percorso molto controverso che vede sostanzialmente gli stati
membri schierati su due diverse posizioni.
Da una parte Francia, Regno Unito, Austria, Olanda, Germania e Lussemburgo propendono per
un testo poco definito negli obblighi e negli obiettivi perseguiti dalla proposta, che lasci ampi
margini di discrezionalità nella definizione delle strategie di gestione dei siti contaminati,
invocando una stretta applicazione del principio di sussidiarietà. Dall’altra, gli altri 22 Stati
Membri (tra cui l’Italia) auspicano una approvazione in tempi brevi della direttiva, allo scopo di
dare consistenza alle politiche nazionali.
La Francia, che ha avuto la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea nella seconda metà
del 2008, ha presentato in tal senso un testo che mirava a sostituire completamente la
proposta già elaborata dalla precedente presidenza portoghese e che era stata ampiamente
condivisa negli elementi tecnici discussi in riunioni ad hoc, da numerosi altri Stati Membri (in
particolare Italia, Spagna, Danimarca, Romania, Portogallo, Grecia, Belgio), che hanno mosso
decise critiche alla proposta francese.
A fronte di tali critiche, la presidenza francese, pur ribadendo la validità delle strategie
proposte nella bozza da lei presentata, ha elaborato un nuovo testo che è stato inviato alle
rappresentanze e che è stato discusso dal Gruppo Ambiente, con un nulla di fatto, alla fine
della presidenza francese (dicembre 2008).
Fondazione Gianni Pellicani, ottobre 2009 37
38. Green: il futuro di Porto Marghera
Nel 2009 la presidenza della Repubblica Ceca non è riuscita, come invece si sperava, a
dirimere la questione e ora la presidenza svedese non l’ha nemmeno messa in agenda.
Bisognerà attendere il gennaio del 2010 per capire se la Spagna riporterà il tema nel vivo del
dibattito comunitario.
Il confronto tra le leggi europee
La ricerca ha rilevato che le diverse legislazioni dei paesi europei si distinguono per alcuni
aspetti fondamentali:
- i criteri utilizzati per la definizione degli interventi e delle priorità (valori tabellari, valori di
screening, analisi di rischio9);
- la presenza/assenza di una programmazione nazionale di interventi di bonifica;
- le istituzioni coinvolte nei processi di analisi, programmazione e controllo;
- la presenza o meno di finanziamenti statali;
- le modalità di applicazione dell’analisi di rischio.
I limiti e i vantaggi delle diverse procedure europee confrontate con l’impostazione italiana
possono essere così riassunti:
- Il Dlgs 152/06, consentendo un più largo ricorso all’analisi di rischio sito-
specifica sicuramente avvicina l’approccio italiano a quello già utilizzato da
numerosi paesi europei (derivazione di obiettivi di bonifica attraverso l’analisi di
rischio). Occorre tuttavia rilevare come, in Italia, la valutazione del rischio è mirata
9
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) fornisce le seguenti definizioni:
Valori tabellari: valori di concentrazione per le sostanze inquinanti nel suolo, sottosuolo e acque sotterranee che
costituiscono limiti oltre i quali sono necessari interventi di bonifica.
Valori di screening: valori di concentrazione per le sostanze inquinanti nel suolo, sottosuolo e acque sotterranee che
costituiscono soglie di attenzione oltre le quali sono necessari ulteriori approfondimenti di indagine o l'elaborazione di
analisi di rischio sito-specifica per la definizione di veri e propri valori di intervento (obiettivi di bonifica). Nella
legislazione italiana vigente i valori di screening sono costituiti dalle CSC (Concentrazioni Soglia di Contaminazione), i
valori di intervento sono invece costituiti dalle CSR (Concentrazioni Soglia di Rischio).
Analisi di Rischio: la Valutazione del Rischio è stata definita in modi diversi da molti autori che hanno affrontato la
materia (Rowe, 1977; NRC, 1983; OTA, 1993; US EPA, 1984; Bowles et al., 1987; Asante-Duah, 1990); in termini
estremamente tecnici il Risk Assessment viene definito come "processo sistematico per la stima di tutti i fattori di
rischio significativi che intervengono in uno scenario di esposizione causato dalla presenza di pericoli". In termini meno
tecnici la Valutazione del Rischio è la stima delle conseguenze sulla salute umana di un evento potenzialmente
dannoso, in termini di probabilità che le stesse conseguenze si verifichino. Il processo di valutazione, per sua natura,
fornisce il grado di importanza dei rischi potenziali esaminati per il caso specifico, da confrontare con una base di
riferimento univoca; tale base di giudizio è il livello di accettabilità/attenzione/necessità di bonifica, fissato in linee
guida stabilite da parte di Enti ed Organismi di programmazione e salvaguardia ambientale, nazionali e/o
internazionali. Lo strumento “Analisi di Rischio” per la valutazione dei siti contaminati, è in uso da alcune decine di anni
ed ha ricevuto un forte impulso negli USA con il Programma Superfund ed in Europa con l'emergere del problema del
risanamento di un numero molto ampio di siti e con l'avvio di programmi di collaborazione internazionale.
La valutazione del rischio, o analisi di rischio, connessa ad un sito inquinato, è al momento una delle procedure più
avanzate per la valutazione del grado di contaminazione di un’area e per la definizione delle priorità e modalità di
intervento nel sito stesso. Il criterio dell’analisi assoluta conduce ad una valutazione del rischio connesso ad un sito, in
termini di verifica delle possibili conseguenze legate alla sua situazione qualitativa e di definizione degli obiettivi di
risanamento vincolati alle condizioni specifiche del singolo sito. Tale valutazione di rischio si effettua, in genere, su siti
che rappresentano un pericolo cronico per l'uomo e/o l’ambiente, stimando un livello di rischio e, conseguentemente,
dei valori limite di concentrazione, determinati in funzione delle caratteristiche della sorgente dell'inquinamento, dei
meccanismi di trasporto e dei bersagli della contaminazione.
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39. Green: il futuro di Porto Marghera
esclusivamente alla salute umana, mentre in altri Paesi (ad esempio Olanda, Spagna,
Germania, Svezia) vengono presi in considerazione anche gli effetti eco-tossicologici.
- Rispetto agli approcci risk-based utilizzati negli altri Paesi, quello italiano
presenta alcune anomalie. Prima tra tutte l’utilizzo di valori tabellari non derivati,
per alcune sostanze, dall’analisi di rischio come valori di screening (Concentrazioni
Soglia di Contaminazione, CSC). Tale circostanza porta, in numerosi casi, ad ottenere
obiettivi di bonifica sito-specifici (Concentrazioni Soglia di Rischio, CSR) costantemente
inferiori alle CSC (è questo, ad esempio, il caso dell’Arsenico per il percorso “ingestione da
suolo superficiale”).
- Nella normativa italiana sui siti contaminati è pressoché assente l’aspetto di
prevenzione della contaminazione che viene demandato ad altre parti della normativa
ambientale. Particolarmente interessante è in questo senso la normativa tedesca sulla
protezione del suolo che individua in primo luogo le azioni di prevenzione della
contaminazione e le relative soglie e poi definisce un percorso flessibile “step by step” per
l’individuazione degli interventi sui casi in cui il fenomeno di contaminazione è avvenuto.
- Laddove la gestione delle attività di bonifica è demandata alle autorità amministrative locali
(ad es: Germania con i Länder) possono verificarsi difformità di approccio a parità di
condizioni. Il fatto di avere una normativa nazionale garantisce il rispetto di “livelli minimi”
di tutela ambientale. In questo senso, nonostante le difficoltà applicative, la
normativa italiana presenta il vantaggio di essere applicata su tutto il territorio
nazionale.
- Particolare attenzione è rivolta, nella normativa di gran parte dei Paesi Europei, al
monitoraggio dei siti che presentano valori di contaminazione non particolarmente rilevanti
da necessitare un intervento, ma comunque apprezzabili. L’aspetto del monitoraggio da
parte degli Enti di Controllo sui siti potenzialmente contaminati è appena
accennato nel Dlgs 152/06.
- Ai fini della corretta individuazione degli obiettivi di bonifica di un suolo, occorrerebbe
definire quali funzioni del suolo si intende preservare. Tale aspetto è preso in
considerazione nella normativa olandese e svedese.
- Elemento comune della normativa sui siti contaminati di quasi tutti i Paesi Europei è la forte
attenzione per l’influenza che la contaminazione del suolo può avere sulle risorse idriche
sotterranee: in questo senso il Dlsg 04/08, correttivo del Dlsg 152/06 ha sanato alcune
incongruenze tra la normativa sui siti contaminati e quella sulla protezione delle risorse
idriche, anche se molto lavoro deve essere ancora fatto in Italia sulla definizione dei Piani di
Tutela Regionali previsti dalla Direttiva 2000/60 e sulla definizione dei valori di fondo
(background values) per le sostanze di origine geochimica. Tale aspetto è
particolarmente rilevante in quanto, nei siti di bonifica, possono verificarsi
situazioni in cui i valori di fondo per alcuni metalli (ad es: Fe, Mn) sono più elevati
dei valori di CSC o di CSR; in questi casi se il valore di fondo più elevato non viene
certificato dagli Enti di Controllo, il soggetto proponente è comunque obbligato ad
intervenire.
- Occorre osservare come nei Paesi nei quali la cultura ambientale è più consolidata,
anche sotto il profilo sociale, l’approccio di gestione dei siti contaminati è molto
più pragmatico e flessibile. I valori di riferimento per il suolo vengono infatti utilizzati
congiuntamente ad altre tipologie di valutazioni sito-specifiche quali: analisi costi-benefici
ambientali delle opzioni di bonifica a supporto delle decisioni (ad es: Belgio, Inghilterra),
analisi di Life Cycle Assessment (LCA) delle tecnologie di bonifica, valutazione degli impatti
economici e sociali dei vari tipi di intervento a fronte dell’ipotesi di non intervento.
Vengono, ad esempio, applicate restrizioni all’uso del suolo nei casi in cui gli interventi,
Fondazione Gianni Pellicani, ottobre 2009 39
40. Green: il futuro di Porto Marghera
oltre ad essere economicamente poco sostenibili, non porterebbero ad effettivi benefici
ambientali. E’ ovvio che questo approccio per poter essere applicato in Italia necessiterebbe
prima di tutto di una evoluzione sociale e culturale.
- Nella maggior parte dei Paesi analizzati la selezione degli interventi di bonifica è
guidata, oltre che da fattori legati all’applicabilità delle tecnologie, da limiti legati
alla tempistica e ai costi degli interventi. E’ comune l’utilizzo di interventi di scavo e
smaltimento in discarica in caso di necessità di riutilizzo immediato (a scopo
urbanistico/residenziale e/o industriale) delle aree. In questi casi la tempistica degli
interventi è fortemente condizionata dagli investimenti previsti e dall’incremento di valore
delle aree.
- Dal punto di vista dell’informazione ambientale in tema di siti contaminati, esperienze
positive di coinvolgimento della cittadinanza vengono da Belgio, Inghilterra, Finlandia e
Spagna. In particolare in Belgio, Inghilterra e Spagna si hanno positive esperienze di
coinvolgimento delle popolazioni locali nella progettazione degli interventi di bonifica e di
riqualificazione di brownfields, in Finlandia le informazioni sui siti contaminati devono
essere rese pubbliche in tutti gli atti di compravendita. Sul tema dell’informazione
ambientale in generale, ma, in particolare, sui siti contaminati dobbiamo,
purtroppo registrare ancora una volta un ritardo dell’Italia.
In sintesi si deduce che la grande differenza tra l’approccio italiano e quello dei paesi europei
considerati, non sta tanto nelle legislazioni specificamente dedicate agli interventi di bonifica
ambientale e negli obiettivi di risanamento che queste prevedono (tutti volti a preservare la
salute dei cittadini), ma nella gestione e nell’organizzazione dei rapporti tra gli enti.
Da un punto di vista procedurale si potrebbe dire che, anche alla luce degli schieramenti che si
stanno fronteggiando per la definizione della Direttiva Quadro sul Suolo della UE, la vera
differenza corre tra i paesi che, avendo un’organizzazione dello Stato orientata ad un forte
decentramento (è certamente il caso dell’Italia) mirano a definire un quadro di riferimento
normativo relativamente rigido al quale ricondurre l’azione di tutti gli enti preposti alla
programmazione e al controllo e i paesi che, avendo una struttura decisionale e
programmatoria molto centralizzata (tra questi certamente Francia e Regno Unito), affidano
con maggiore fiducia agli enti preposti una interpretazione elastica delle norme di riferimento.
La situazione italiana
Dalla ricerca si deduce che la differenza tra le capacità di agire (attuare i progetti di bonifica e
riconversione) dell’Italia e quella di altri paesi europei, dunque, non è dovuta tanto alle
differenze legislative (che pure ci sono), ma alla gestione delle procedure.
Nel nostro Paese, dove il decentramento è particolarmente forte, tutti i soggetti tendono a
restare barricati all’interno del proprio ruolo e non si sviluppa, generalmente, una
collaborazione attiva che consenta di superare gli ostacoli che, inevitabilmente, si incontrano
nella realizzazione di progetti complessi.
La numerosità degli enti coinvolti e la capacità di interdizione che ognuno di essi esercita
certamente non facilita le cose, lasciando ampio spazio alla discrezionalità che le capacità
tecniche e politiche dei soggetti coinvolti sono in grado di esercitare.
Pur potendo registrare, nei progetti avviati dopo il 2000, una maggiore consapevolezza e
preparazione da parte degli enti pubblici (in termini di procedure) e dei soggetti privati (in
termini di programmazione economico-finanziaria) e una maggiore capacità di mettere in
relazione la programmazione urbanistica (destinazioni d’uso) e le condizioni reali dei suoli
(tempi e costi di bonifica), molti restano i problemi in campo.
Fondazione Gianni Pellicani, ottobre 2009 40
41. Green: il futuro di Porto Marghera
Nuova Fiera di Milano a Rho-Pero – ex Agip Petroli
Le principali aree problematiche rilevate dalla ricerca sono cinque:
A. la catena dei rapporti tra gli enti preposti alla guida e al controllo dei progetti di bonifica:
comuni, province, arpa, soprintendenze e ministero non lavorano in modo coordinato tra
loro. In questo senso le Conferenze dei Servizi sono da considerare come un’esperienza
non soddisfacente nella quale, nella maggior parte dei casi, nessuno prende decisioni vere
in quella sede e tutti tendono a spostare la decisione più avanti;
B. più che le complicazioni delle legge, risulta “fatale” l’assenza di un obiettivo politico
(recuperare l’uso di quella particolare area) e progettuale (dotarla di definite destinazioni
d’uso) condiviso. Nei casi analizzati dalla ricerca, sono risultati vincenti i progetti sui quali si
è determinato un forte allineamento degli enti pubblici tra loro e con i privati per trovare la
soluzione ai problemi che via via si presentavano (Fiera di Rho-Pero, aree delle Spine a
Torino, Greenwinch a Londra, Bilbao, Ghent)
Riconversione delle Spine a Torino
ex SNOS, ora centro polifunzionale
C. gli Enti intermedi (province e arpa) non hanno ancora assunto procedure in linea con le
direttive ministeriali e omogenee sul territorio italiano. La mancanza di certezze nelle
procedure di collaudo, per esempio, crea notevoli difficoltà che si traducono in pesanti
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