2. L’effetto gruppi minimali Gli studi sulla categorizzazione sociale di H. Tajfel (1971) hanno evidenziato la propensione degli individui a discriminare l’altro in quanto etichettato come appartenente ad un gruppo diverso dal proprio. Appartenenza che non si qualifica come effettiva interazione ma come mero riconoscimento categoriale. Le categorie e l’interazione con gli altri
5. L’effetto gruppi minimali Le categorie e l’interazione con gli altri Matrici di decisione (Tajfel, Esperimento dei gruppi Klee & Kandinskj, 1971) Matrice 1 19 1 18 3 17 5 16 7 15 9 14 11 13 13 12 15 11 17 10 19 9 21 8 23 7 25 Matrice 2 7 1 8 3 9 5 10 7 11 9 12 11 13 13 14 15 15 17 16 19 17 21 18 23 19 25
6. L’effetto gruppi minimali Le categorie e l’interazione con gli altri Tra le alternative consentite dalle matrici di decisione… • Massimo profitto comune possibile • Massimo vantaggio interno • Massimo vantaggio relativo … viene ad essere privilegiata l’ultima opzione ovvero quella che non consente il massimo vantaggio interno (guadagno o punteggio assoluto) ma che consente di incrementare la distanza tra il proprio risultato e quello dell’altro.
7. L’effetto gruppi minimali Le categorie e l’interazione con gli altri Questa tendenza attiva nel comportamento intergruppi può essere sfruttata in ambiti diversi: • nella propaganda attraverso processi di etichettamento dell’altro che incrementano la propensione al favoritismo sistematico interno ed alla discriminazione nei confronti dell’altro • nella pubblicità costruendo un gruppo ideale a cui se ne contrappone un altro con caratteristiche poco apprezzabili a cui nessuno amerebbe riconoscere di appartenere