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Manuale delle linee guida 2
realizzato nell’ambito del progetto Interreg 
“Argento vivo. Fotografia patrimonio culturale”
L’immagine: diritto e Creative 
Commons in fotografia
AUTONOME
PROVINZ
BOZEN
SÜDTIROL
PROVINCIA
AUTONOMA
DI BOLZANO
ALTO ADIGE
PROVINZIA AUTONOMA DE BULSAN
SÜDTIROL
Il progetto Interreg “Argento vivo. Fotografia patri­
monio culturale” è un progetto realizzato grazie alla 
collaborazione di diversi partner: l’Associazione Archi­
vio Tirolese per la documentazione e l’arte fotografica 
(TAP) di Lienz, la Città di Brunico, l’Ufficio Film e media e 
la Ripartizione Musei della Provincia autonoma di Bolza­
no­Alto Adige.
Il team del progetto “Argento vivo” è composto da: Martin 
Kofler, Rosemarie Bachmann e Helene Ladstätter (TAP), 
Sonja Hartner ed Elisa Mair (Città di Brunico), Marlene 
Huber, Oscar La Rosa e Notburga Siller (Ufficio Film e 
media), Gertrud Gasser e Verena Malfertheiner (Riparti­
zione Musei).
Del  team  fanno  inoltre  parte  alcuni  collaboratori  che 
rappresentano i partner associati: Alessandro Campaner 
dell’Archivio  provinciale  di  Bolzano,  Roland  Sila  e 
www.lichtbild­argentovivo.eu
info@lichtbild­argentovivo.eu
Editore: team Argento vivo
Sostenuto dal Fondo europeo di sviluppo regionale 
e da Interreg V-A Italia-Austria 2014-2020
Traduzione: il contributo di Aliprandi dall’italiano al 
tedesco: Oscar La Rosa, Ufficio Film e media, Bolzano; 
i contributi di Piock, Beck, Planötscher/Malfertheiner,
Siller dal tedesco all’italiano: Roberta Cattoni, Predaia 
Realizzazione, coordinamento: Cooperativa Ex Libris, 
Bolzano
Grafica copertina: Mugele’s Brand Identity, Bolzano
Foto copertina: Andreas Oberhammer di 
Monguelfo-Tesido, 1942 circa (fotografo: Josef
 Oberstaller; Collezione Thomas Oberstaller – TAP)
Questa pubblicazione è rilasciata sotto licenza  
Creative Commons attribuzione, versione 4.0
International (CC BY 4.0). Escluse le foto alle pagine 12
(© Brigitte Niedermair) e 27 (per gentile concessione
del titolare dei diritti).
Tutte le condizioni di licenza sono disponibili al se­
guente indirizzo online: https://creativecommons.org/
licenses/by/4.0/it/legalcode
Una rappresentazione schematica delle varie licenze 
con le rispettive condizioni è disponibile al seguente 
indirizzo online: https://creativecommons.org/ 
licenses/by/4.0/deed.it
Lienz­Brunico­Bolzano
2018
 Claudia  Sporer­Heis  dei  Musei  Regionali  Tirolesi  e 
 Bern hard  Mertelseder  del  Tiroler  Bildungsforum  di 
Innsbruck. Anche l’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino è
part ner associato.
L’obiettivo del progetto è definito dalle seguenti parole 
chiave:  competenze  nell’utilizzo,  accesso  libero,  stra­
tegie  innovative.  In  quest’ambito  verranno  definite  e 
pubblicate delle linee guida specifiche per un corretto 
utilizzo  delle  fotografie  storiche  nell’area  progettuale 
del Tirolo e dell’Alto Adige. Le linee guida verranno ela­
borate nel corso di diversi workshop. I risultati saranno
presentati  sulla  pagina  web,  tramite  un’applicazione 
mobile  per  smartphone  e  sotto  forma  di  e­learning. 
Inoltre, grazie a questo progetto, verranno messe a di­
sposizione per la prima volta fotografie storiche sotto 
forma di open data. 
1. Storia della fotografia in Tirolo e in Alto Adige
2. L’immagine: diritto e Creative Commons in fotografia
3. Archiviazione e catalogazione
4. Digitalizzazione ed elaborazione immagini
5. Archiviazione digitale a lungo termine 
10   L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA
Simone Aliprandi
Fotografia e diritti d’immagine nel 
diritto italiano
Per  dare  una  panoramica  completa  dei 
principi giuridici rilevanti nel mondo della 
fotografia bisogna innanzitutto tener conto 
dei soggetti che entrano in gioco e quindi 
dei diritti che l’ordinamento prevede a loro 
favore. Abbiamo da un lato i diritti di coloro 
che scattano le fotografie e dall’altro i dirit­
ti dei soggetti ritratti nelle fotografie (anche 
detti  più  genericamente  “diritti  d’immagi­
ne”).
1.  I diritti di coloro che scattano le 
 fotografie
La legge sul diritto d’autore italiano per la 
tutela delle fotografie prevede una distin­
zione che non è presente in buona parte 
degli altri ordinamenti; una distinzione raf­
finata e con una sua indiscutibile ratio ma 
che  complica  non  poco  la  situazione  ag­
giungendo un livello di incertezza interpre­
tativa:  mi  riferisco  alla  tanto  discussa  di­
stinzione tra opera fotografica e semplice 
fotografia.
In sostanza, secondo il diritto d’autore ita­
liano la fotografia che denota carattere cre­
ativo deve essere considerata opera dell’in­
gegno a tutti gli effetti ed è quindi tutelata 
da un pieno diritto d’autore (quindi con la 
presenza dei cosiddetti diritti morali e con 
una  durata  di  settant’anni  dalla  morte 
dell’autore per quanto riguarda i diritti di 
utilizzazione  economica);  mentre  la  foto­
grafia che non denota carattere creativo, e 
che  quindi  ha  unicamente  un  intento  di 
documentazione, è tutelata solo da un di­
ritto connesso, ben più limitato nella porta­
ta (la durata è di vent’anni dalla data dello 
scatto e non vi sono diritti morali).
opera fotografica
(con carattere creativo)
è tutelata da un pieno diritto 
d’autore, quindi
• coperta da diritti morali
• durata: 70 anni dalla morte
è tutelata da un mero diritto 
connesso, quindi
• non coperta da diritti morali
• durata: 20 anni dallo scatto
semplice fotografia 
(senza carattere creativo)
SIMONE ALIPRANDI · FOTOGRAFIA E DIRITTI D’IMMAGINE NEL DIRITTO ITALIANO   11
1.1.  Le norme italiane sulle semplici 
fotografie
Per comprendere meglio questa distinzio­
ne dobbiamo richiamare il dettato dell’arti­
colo 87, primo comma, legge 633/1941 che
definisce  appunto  che  cosa  debba  inten­
dersi per “semplici fotografie”:
“Sono considerate fotografie ai fini dell’ap­
plicazione delle disposizioni di questo capo 
le  immagini  di  persone  o  di  aspetti,  ele­
menti o fatti della vita naturale e sociale, 
ottenute  col  processo  fotografico  o  con 
processo analogo, comprese le riproduzio­
ni di opere dell’arte figurativa e i fotogram­
mi delle pellicole cinematografiche”.
Il  secondo  comma  dell’articolo  ci  ricorda 
invece che non sono comprese in questa 
definizione (e quindi non sono soggette ad 
alcuna particolare protezione) le fotografie 
di scritti, documenti, carte di affari, oggetti 
materiali,  disegni  tecnici  e  prodotti  simili; 
ne consegue che anche chi effettua sempli­
ci digitalizzazioni di scritti e documenti, poi­
ché non apporta alcun plusvalore creativo 
né  di  documentazione,  non  può  vantare 
alcun  particolare  diritto  secondo  la  legge 
italiana (al contrario di quanto invece molti 
cercano di sostenere).
Negli  articoli  appena  successivi  al  citato 
articolo 87 troviamo poi altre “eccezioni” e
regole particolari per le fotografie non crea­
tive, dalle quali si deduce la minore portata 
della  tutela  rispetto  a  quella  più  ampia  e 
solida prevista per le fotografie creative. Ad 
esempio nell’articolo 88 si precisa che, nel
caso  in  cui  le  fotografie  siano  realizzate 
nell’ambito di un contratto di lavoro subor­
dinato o anche di committenza, entro i limi­
ti dell’oggetto e delle finalità del contratto, 
il diritto esclusivo tendenzialmente compe­
terà al datore di lavoro o al committente. 
Mentre l’articolo 91 stabilisce che non è
considerata abusiva la riproduzione di foto­
grafie che non riportino il nome del foto­
grafo e l’anno della realizzazione.
1.2.  Come distinguere tra foto creative 
e foto non creative?
Ma come distinguere se vi sia o meno ca­
rattere creativo? Chi può dire l’ultima paro­
la a riguardo? La risposta a questi interro­
gativi può essere facilmente comprensibile 
per  chi  ha  una  formazione  giuridica  ma 
può  disorientare  chi  invece  proviene  da 
background diversi. Atteso che il diritto
non è una scienza perfetta, diciamo subito 
che non è possibile stabilire a priori e con 
assoluta certezza se una fotografia sia crea­
tiva o se non lo sia.
E l’ultima parola, se così si può dire, verrà 
detta solo dal giudice qualora emergesse 
una diatriba giudiziale sulla portata dei di­
ritti di tutela sulla singola immagine. In quel 
caso quindi il giudice e le parti incariche­
ranno  dei  periti  (esperti  di  fotografia,  di 
storia dell’arte, di design) e si arriverà a una 
decisione sul livello di creatività.
Fino a quel momento possiamo solo proce­
dere per supposizioni, rifacendoci alle indi­
cazioni fornite nei decenni dalla giurispru­
denza  (cioè  dalle  decisioni  delle  corti  più 
autorevoli)  e  dalla  dottrina  giuridica  (cioè 
gli articoli e le opinioni degli studiosi della 
materia).  La  questione  è  quindi  estrema­
mente complessa ed è difficilissimo sinte­
tizzarla in poche righe. Possiamo però pa­
rafrasare  il  sempre  utile  commentario  di 
Ubertazzi (CEDAM, 2012) dove si legge che
“la creatività viene individuata nell’origina­
lità  dell’inquadratura,  nell’impostazione 
dell’immagine,  nella  capacità   di  evocare 
suggestioni  che  trascendono  il  comune 
aspetto della realtà raffigurata, in generale 
nell’impronta personale dell’autore”. Dun­
que non è per nulla una questione di peri­
zia tecnica, di esperienza o di bravura del 
12   L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA
fotografo, come si potrebbe ingenuamente 
pensare. “Anche le fotografie non creative 
possono infatti rivelare elevata professio­
nalità nell’inquadratura e nella capacità di 
cogliere in maniera efficace il soggetto fo­
tografato, senza tuttavia assurgere ad ori­
ginale interpretazione personale dell’auto­
re.”
Vi sono comunque alcuni casi abbastanza 
chiari, in cui non vi è dubbio che le fotogra­
fie  siano  prive  di  carattere  creativo.  Un 
classico esempio è quello delle foto scatta­
te con qualche sistema automatizzato: pen­
siamo  alle  foto  aeree  scattate  per  docu­
mentare  talune  aree  geografiche  e  per 
realizzare delle mappe; in quel caso meno 
le foto sono creative meglio è, poiché il loro 
scopo è quello di riprodurre asetticamente 
la realtà. Un altro caso abbastanza classico 
e su cui non vi possono essere molti dubbi 
sulla carenza di creatività è rappresentato 
dalle foto realizzate per documentare degli 
scavi archeologici o l’evoluzione di un can­
tiere  oppure  la  dinamica  di  un  incidente 
stradale.
2. I diritti dei soggetti ritratti nelle 
 fotografie
Il diritto alla tutela della propria immagine 
è  sia  un  diritto  della  persona  tutelato 
dall’articolo 10 del Codice Civile (si veda il
testo  dell’articolo)  sia  un  diritto  connesso 
tutelato dalla legge 633/1941 agli articoli
96, 97 e 98 (che più propriamente parlano
di “diritto al ritratto”).
La legge condiziona lo sfruttamento dell’im­
magine di una persona fotografata o ritrat­
ta in altro modo al suo consenso, salvo al­
cuni casi specifici elencati nell’articolo 97:
Un’opera foto­
grafica dell’arti­
sta Brigitte 
 Niedermair: 
The Last Supper,
Parigi, 
2004/2005
(fotografa: Brigitte 
Nieder mair; Campagna 
pubblicitaria M+F 
 Girbaud)
(© Brigitte Niedermair, 
per gentile concessione 
della titolare dei diritti)
SIMONE ALIPRANDI · FOTOGRAFIA E DIRITTI D’IMMAGINE NEL DIRITTO ITALIANO   13
“Non  occorre  il  consenso  della  persona 
 ritratta  quando  la  riproduzione  dell’im­
magine  è  giustificata  dalla  notorietà  o 
dall’ufficio  pubblico  coperto,  da  necessità 
di giustizia o di polizia, da scopi scientifici, 
didattici o culturali, o quando la riproduzio­
ne è collegata a fatti, avvenimenti, cerimo­
nie di interesse pubblico o svoltisi in pub­
blico”.
E comunque, anche in questi casi, l’immagi­
ne non può essere diffusa quando la sua 
diffusione  rechi  pregiudizio  all’onore,  alla 
reputazione  o  al  decoro  della  persona  ri­
tratta.
In tutti gli altri casi invece il consenso alla 
diffusione  è  necessario  e  può  diventare 
anche  fonte  di  contrattazione  e  quindi  di 
remunerazione  a  favore  dei  soggetti  che 
prestano  la  loro  immagine:  pensiamo  a 
specifiche  categorie  professionali  che  si 
sorreggono economicamente proprio gra­
zie alla cessione dei diritti di utilizzo sulla 
propria immagine come le fotomodelle e i 
testimonial pubblicitari.
Il diritto alla tutela della propria immagine 
in  alcuni  casi  incrocia,  sovrapponendosi 
idealmente a esso, il diritto alla riservatez­
za (più comunemente detto “diritto alla pri­
vacy”).  In  alcuni  casi  infatti  un’immagine 
può essere considerata anche “dato perso­
nale” (in tal senso si leggano le sentenze di 
Cassazione n. 14346 del 9 agosto 2012 e n.
17449 del 2 settembre 2015) e dunque ri-
chiedere le cautele previste in caso di trat­
tamento di dati personali.
Inoltre, quando il soggetto ritratto è un mi­
nore, è consigliabile tenere in considerazio­
ne alcuni ulteriori accorgimenti in materia 
di tutela del minore. In tal senso, diventano 
rilevanti anche i principi di carattere deon­
tologico  della  professione  giornalistica  e 
nello specifico quelli sanciti dalla cosiddet­
ta Carta di Treviso del 1990.
Quest’articolo viene pubblicato sotto licenza 
Creative Commons BY SA 4.0.
L’autore
Dottore di ricerca Simone Aliprandi, 
nato nel 1979 a Lodi (Italia); dottore di
ricerca in Società dell’informazione e 
avvocato dedito ad attività di consu­
lenza, formazione e ricerca nell’ambito 
del diritto d’autore e più in generale 
del diritto dell’ICT. Partecipa costante­
mente a convegni e conferenze divul­
gative, tiene corsi di formazione e ha 
pubblicato alcuni libri, articoli e conte­
nuti multimediali, rilasciando tutte le 
opere con licenze open. Collabora con 
il team di legali specializzati Array
(www.array.eu) e tiene un blog su 
 aliprandi.blogspot.com.
I seguenti paragrafi sono una rielaborazione 
da “Il diritto d’autore e le licenze open nell’at­
tività didattica” di Simone Aliprandi, capitolo 
5 del libro “DidatticaDuePuntoZero. Scenari di 
didattica digitale condivisa” (Ledizioni, 2017). 
L’opera  originaria  è  disponibile  all’indirizzo 
https://aliprandi.org/books/didatticaduepun­
tozero/ ed è rilasciata sotto licenza Creative 
Commons Attribution 4.0 (CC BY 4.0).
Le licenze open (Creative Commons e 
simili)
Oltre ai casi di libera utilizzazione previsti 
dalla legge sul diritto d’autore, può succe­
dere che sia lo stesso titolare dei diritti a 
preferire che la sua opera circoli libera da 
alcuni dei principali vincoli del copyright. In 
tal caso egli può ricorrere all’applicazione 
di apposite licenze d’uso ispirate al modello 
che  comunemente  viene  chiamato  open 
content o copyleft, di cui le licenze Creative 
Commons rappresentano l’estrinsecazione 
più nota. Cerchiamo quindi di comprender­
ne  i  principi  di  fondo  e  il  funzionamento 
concreto. 
Radici storiche del fenomeno 
L’idea di utilizzare lo strumento della licen­
za  d’uso  per  “liberare”  un’opera  creativa 
dalle maglie del copyright nasce negli anni 
ottanta in ambito informatico e più precisa­
mente in seno al progetto GNU, inaugurato 
da  Richard  Stallman  (ricercatore  presso  il 
MIT  di  Boston).  In  quegli  anni  il  governo 
americano  aveva  approvato  la  legge  che 
sottoponeva  anche  il  software  alla  tutela 
del  copyright,  aprendo  la  strada  all’indu­
stria  del  software  proprietario  e  a  codice 
sorgente chiuso. Il gruppo di hacker guida-
to  da  Stallman  voleva  invece  trovare  il 
modo di contrastare questa deriva, facen­
do sì che comunque vi fosse del software 
liberamente  distribuibile,  modificabile  e 
corredato del codice sorgente (da cui “open 
source”). Da lì l’idea di redigere il testo della 
GNU  General  Public  License  (anche  nota 
con l’acronimo GPL), capostipite delle licen­
ze  open,  nonché  a  tutt’oggi  la  licenza  di 
software libero più utilizzata. Fu però solo 
con il nuovo millennio e con l’esplosione di 
internet  come  fenomeno  di  massa  che 
qualcuno  pensò  di  predisporre  un  set  di 
licen ze che potessero funzionare per tutti 
i  tipi di opere creative (a esclusione del
software)  e  che  risultassero  particolar­
mente intuitive e di facile utilizzo anche per 
i non esperti. Nacque così nel 2002 la pri-
ma  versione  delle  licenze  Creative  Com­
mons, oggi arrivate alla quarta versione e 
diventate in assoluto le licenze open con­
tent  più  utilizzate  dal  popolo  dei  creativi 
digitali. Nonostante le licenze per contenuti 
liberi  siano  numerose,  le  licenze  Creative 
Commons  si  stanno  imponendo  come  il 
modello  più  conosciuto  e  diffuso,  tant’è 
che  molti  progetti  dediti  alla  promozione 
della cultura aperta sfruttano proprio que­
ste licenze.
Il concetto di licenza e i meccanismi 
del licensing­
Genericamente, in ambito giuridico, con il 
termine licenza si indica un atto autorizza­
tivo, la concessione di un permesso; ricor­
diamo infatti l’etimologia latina di licenza, 
da licēre che appunto significa “permette­
re”, “autorizzare”. Nel diritto della proprietà 
intellettuale, una licenza è quindi l’atto con 
(Immagine tratta dal 
 libro “Creative 
 Commons: manuale 
operativo”, Simone 
 Aliprandi, 
www.aliprandi.org/
manuale­cc)
50 sfumature di… open
Copyright
Creative
Commons
Pubblico
dominio
tutti i diritti
riservati
alcuni diritti
riservati
nessun diritto
riservato
ALESSANDRO CAMPANER/MARLENE HUBER · L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA   29
cui il titolare dei diritti esclusivi su un’opera 
(licenziante) concede il permesso di utilizza­
re l’opera stessa a un altro soggetto (licen­
ziatario),  stabilendo  contestualmente  una 
serie  di  limiti  e  condizioni.  Il  mancato  ri­
spetto di questi termini d’uso comporta la 
violazione  del  rapporto  giuridico  e  quindi 
l’automatico venir meno dell’autorizzazione 
stessa. 
Nel modello open licensing, solo il licenzian­
te è un soggetto definito, mentre il licenzia­
tario è indefinito: cerchiamo ora di capire 
meglio in che senso. Il licenziante è normal­
mente colui che detiene i diritti sull’opera e 
solitamente è l’autore stesso oppure altro 
titolare dei diritti (come la casa editrice, l’e­
tichetta discografica…). Egli, quando diffon­
de la sua opera, vi allega il testo della licen­
za  d’uso  e  segnala  in  modo  chiaro  che 
chiunque  voglia  utilizzare  l’opera  dovrà 
semplicemente attenersi a quanto indicato 
nella licenza (oltre ovviamente a rispettare 
quanto più generalmente previsto dai prin­
cipi del diritto d’autore). Questo “chiunque”, 
facendosi implicitamente parte del rappor­
to contrattuale proprio per effetto dell’uti­
lizzo dell’opera, diventa così il licenziatario; 
si spiega ora perché poco sopra abbiamo 
parlato  di  un  licenziatario  indefinito.  In 
estrema sintesi possiamo quindi dire che la 
licenza rappresenta un permesso condizio­
nato  (e  concesso  a  priori)  per  l’utilizzo 
dell’opera. 
Le sei (+ una) licenze Creative  
Commons 
Come anticipato, le licenze Creative Com­
mons  sono  pensate  per  poter  funzionare 
con tutti i tipi di opere creative e in modo 
da poter essere tradotte e adattate ai vari 
ordinamenti giuridici; inoltre la loro struttu­
ra si articola in clausole modulari che per­
mettono  all’autore  di  decidere  quali  usi 
consentire per la sua opera, a quali condi­
zioni  e  in  quali  contesti:  in  poche  parole, 
consentono all’autore di graduare la libertà 
di utilizzo dell’opera, chiarendone le condi­
zioni. Attualmente le licenze Creative Com­
mons  sono  sei  e  prendono  il  nome  dalle 
clausole in esse contenute. 
Le  licenze  Creative  Commons  (come  per 
altro  gran  parte  delle  licenze  sul  modello 
open) si strutturano idealmente in due par­
ti: una prima parte in cui si indicano quali 
sono le libertà che l’autore vuole concedere 
sulla sua opera; e una seconda parte che 
chiarisce le condizioni che l’autore impone 
per utilizzare l’opera. 
Riguardo alla prima parte (libertà), tutte le 
licenze consentono la copia e distribuzione 
dell’opera, precisando: 
è consentito condividere – riprodurre, di­
stribuire, comunicare al pubblico, esporre 
in pubblico, rappresentare, eseguire e reci­
tare questo materiale con qualsiasi mezzo 
e formato.
Solo  alcune  invece  consentono  anche  di 
fare  modifiche  e  rielaborazioni  dell’opera 
(cioè di realizzare “opere derivate”), preci­
sando: 
è consentito modificare – remixare, tra­
sformare il materiale e basarsi su di esso 
per le successive opere per qualsiasi fine. 
Riguardo alla seconda parte (le condizioni 
imposte),  bisogna  notare  che  le  licenze 
Crea tive Commons si articolano in quattro 
clausole base, che l’autore può scegliere e 
combinare a seconda delle sue esigenze. 
Immagine tratta dal 
libro “Diritto e Creative 
Commons in fotografia”, 
Simone Aliprandi, 
24 gennaio 2018,
https://de.slideshare.
net/simonealiprandi/
diritto­e­creative­
commons­in­fotografia­ 
bolzano-gen-2017
Copyright libero utilizzo
stabilito
dal titolare
dei diritti
stabilito
dalla
legge
vedi artt. 65
e seguenti
scadenza
termini
pubblico
dominio
Copyright = Closed by default
regola eccezione
30   L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA
A  ognuna  di  esse  è  associato  un  simbolo 
grafico allo scopo di renderne più facile il 
riconoscimento. Vediamole nel dettaglio.
Attribuzione.  Si  deve  riconoscere  una 
menzione di paternità adeguata, fornire un 
link alla licenza e indicare se sono state ef-
fettuate delle modifiche. È consentito fare 
ciò in qualsiasi maniera ragionevole possi­
bile ma non con modalità tali da suggerire 
che il licenziante avalli l’utilizzatore o il suo 
utilizzo  del  materiale.  Questa  clausola  è 
presente di default in tutte le licenze. Essa 
indica che, ogni volta che utilizziamo l’ope­
ra, dobbiamo segnalare in modo chiaro chi 
sia l’autore così da evitarne usi distorti. 
Non Commerciale. Non si può utilizzare il 
materiale per scopi commerciali. Significa 
che, se distribuiamo copie dell’opera, non 
possiamo farlo in una maniera tale che sia 
prevalentemente intesa o diretta al perse­
guimento di un vantaggio commerciale o di 
un compenso monetario privato. Per farne 
tali usi, è necessario chiedere uno specifico 
permesso all’autore. 
Non Opere Derivate. Se si remixa, trasfor­
ma il materiale o ci si basa su di esso, non 
si può distribuire il materiale così modifica­
to. Quindi se vogliamo diffondere modifi­
che o rielaborazioni dell’opera, dobbiamo 
chiedere uno specifico permesso all’autore 
originario. 
Stessa Licenza (Share Alike). Se si remixa, 
trasforma  il  materiale  o  ci  si  basa  su  di 
esso, si devono distribuire i contributi con 
la  stessa  licenza  del  materiale  originario. 
Questa  clausola  garantisce  che  le  libertà 
concesse dall’autore sull’opera originaria si 
mantengano anche sulle opere derivate da 
essa  (e  su  quelle  derivate  dalle  derivate, 
con un effetto a cascata). 
Pubblicato sotto 
licenza Creative 
Commons: 
“In the hall of
the mountain 
king”, Lagundo,
11.04.2009
(fotografa: Notburga 
Siller, CC BY 4.0)
Elisa Mair, 
 Bolzano, 
09.08.2017
(fotografo: Konrad Falt­
ner; Ufficio Film e me­
dia, CC BY 4.0)
ALESSANDRO CAMPANER/MARLENE HUBER · L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA   31
Riassunto schematico delle clausole
Simbolo Sigla Condizione Descrizione
  BY
Attribuzione
Attribution
Permette ad altri di copiare, distribuire, mostrare ed 
eseguire copie dell’opera e dei lavori derivati da 
questa a patto che venga indicato l’autore dell’opera, 
con le modalità da questi specificate.
Ad esempio, potrebbe essere richiesto a chi cita 
un’opera di indicare oltre all’autore anche il link al
sito web dell’opera o dell’autore.
  NC 
Non commerciale
Non­Commercial
Permette ad altri di copiare, distribuire, mostrare ed 
eseguire copie dell’opera e lavori derivati da essa o 
sue rielaborazioni, solo per scopi non commerciali.
ND
Non opere 
 derivate
No Derivative 
 Works
Permette ad altri di copiare, distribuire, mostrare 
ed eseguire soltanto copie identiche (verbatim) 
 dell’opera; non sono ammesse opere derivate o 
sue rielaborazioni.
SA
Condividi allo 
stesso modo
Share­Alike
Permette ad altri di distribuire lavori derivati dall’o­
pera solo con una licenza identica (non maggiormen­
te restrittiva) o compatibile con quella concessa con 
l’opera originale (vedi anche copyleft).
La combinazione delle quattro clausole genera le sei licenze Creative Commons in uso, più 
la CC0 (o pubblico dominio) che consente di utilizzare le opere liberamente:
Simboli Sigla Descrizione
CC BY 
Permette di distribuire, modificare, creare opere derivate 
dall’originale, anche a scopi commerciali, a condizione che 
venga riconosciuta una menzione di paternità adeguata, for­
nito un link alla licenza e indicato se siano state effettuate
delle modifiche.
  CC BY SA
Permette di distribuire, modificare, creare opere derivate 
dall’originale, anche a scopi commerciali, a condizione che 
venga riconosciuta una menzione di paternità adeguata, for­
nito un link alla licenza e indicato se siano state effettuate
delle modifiche; e che alla nuova opera venga attribuita la 
stessa licenza dell’originale (quindi a ogni opera derivata verrà 
consentito l’uso commerciale).
Questa licenza, per certi versi, può essere ricondotta alle licen­
ze “copyleft” del software libero e open source.
32   L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA
Simboli Sigla Descrizione
  CC BY ND
Permette di distribuire l’opera originale senza alcuna modifica, 
anche a scopi commerciali, a condizione che venga riconosciu­
ta una menzione di paternità adeguata e venga fornito un link
alla licenza.
Quindi non consente la distribuzione di opere modificate, 
remixate o basate sull’opera licenziata con questa licenza.
  CC BY NC
Permette di distribuire, modificare, creare opere derivate 
dall’originale, ma non a scopi commerciali, a condizione che 
venga riconosciuta una menzione di paternità adeguata, forni­
to un link alla licenza e indicato se sono state effettuate delle
modifiche.
Chi modifica l’opera originale non è tenuto a utilizzare le stes­
se licenze per le opere derivate.
    CC BY NC 
SA
Permette di distribuire, modificare, creare opere derivate 
dall’originale, ma non a scopi commerciali, a condizione che 
venga riconosciuta una menzione di paternità adeguata, forni­
to un link alla licenza e indicato se sono state effettuate delle
modifiche; e che alla nuova opera venga attribuita la stessa 
licenza dell’originale (quindi a ogni opera derivata non verrà 
consentito l’uso commerciale) 
    CC BY NC 
ND
Questa licenza è la più restrittiva: consente soltanto di scarica­
re e condividere i lavori originali a condizione che non vengano 
modificati né utilizzati a scopi commerciali, sempre attribuen­
do la paternità dell’opera all’autore.
I diritti di condividere e/o modificare l’opera non sono revocabili dal licenziante finché ven-
gano rispettati i termini della licenza.
ALESSANDRO CAMPANER/MARLENE HUBER · L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA   33
Lo strumento CC Zero
ZERO
CC Zero (CC0) è uno strumento che per­
mette ai titolari dei diritti di rinunciare all’e­
sercizio dei loro diritti sull’opera (o quanto­
meno a tutti i diritti che sono rinunciabili). 
Questo strumento tecnicamente non è una 
licenza  ma  è  più  una  sorta  di  liberatoria 
totale  e  irrevocabile;  e  ha  l’effetto  di  rila­
sciare l’opera nel pubblico dominio anche 
prima della scadenza naturale dei diritti.
Si noti comunque che in alcune legislazioni 
risulta complesso se non impossibile rinun­
ciare ai propri diritti morali in quanto ap­
punto  sono  per  definizione  inalienabili  e 
irrinunciabili.
Altra peculiarità delle licenze Creative Com­
mons è quella di essere espresse in tre di­
verse  forme.  La  licenza  vera  e  propria  è 
detta  Legal  Code:  è  un  testo  abbastanza 
lungo, denso di concetti giuridici e tenden­
zialmente  comprensibile  per  coloro  che 
hanno una formazione di tipo giuridico. È 
questa la licenza che verrà esaminata dal 
giudice qualora emergesse una controver­
sia legale sull’uso dell’opera licenziata. Tut­
tavia, Creative Commons ha pensato anche 
di riassumere i concetti essenziali delle li­
cenze  in  versioni  sintetiche  (i  cosiddetti 
Commons Deed) facili da capire anche per i 
semplici utenti e contraddistinte da efficaci 
icone che richiamano graficamente il senso 
delle clausole presenti. Inoltre, ogni licenza 
è  contraddistinta  da  alcune  righe  di  lin­
guaggio  informatico  (il  cosiddetto  Digital 
Code) che fungono da metadati, ovvero da 
informazioni digitali da incorporare nei file 
delle opere, grazie alle quali i motori di ri­
cerca sono in grado di individuare e ricono­
scere correttamente le opere che li conten­
gono. 
Oltre  alle  succitate  sei  licenze,  Creative 
Commons mette a disposizione un apposi­
to tool utilizzabile per rilasciare opere crea­
tive in un regime di pubblico dominio artifi­
ciale.  Sappiamo  infatti  che  normalmente 
un’opera  dell’ingegno  diventa  di  pubblico 
dominio quando sono scaduti i settant’anni 
dalla morte dell’autore o quando la legge 
prevede che il diritto d’autore non sia appli­
cabile. Con lo strumento chiamato CC0 (CC
Zero) l’autore di un’opera può decidere di 
rilasciarla fin da subito in una condizione di 
pubblico  dominio;  ciò  avviene  allegando 
all’opera il testo o il link (al pari di quanto
avviene per le licenze) di un atto di rinuncia 
(waiver) con cui il detentore dei diritti d’au­
tore si impegna pubblicamente e irrevoca­
bilmente a non esercitarli. 
Come applicare una licenza Creative 
Commons alla propria opera
Abbiamo già spiegato che il principio di fon­
do è semplicemente quello di “allegare” la 
licenza all’opera, in modo che l’utilizzatore 
possa essere messo in condizione di cono­
scere  le  libertà  concesse  dal  licenziante 
nonché le relative condizioni d’uso. La pras­
si più diffusa e consigliabile è quella di ag­
giungere un chiaro disclaimer con il nome 
esteso della licenza e l’indirizzo web in cui è 
disponibile  il  testo  integrale  della  licenza. 
Nel caso di opere in formato digitale e dif­
fuse tramite internet il tutto risulta partico­
larmente facile, dato che è sufficiente ag­
giungere una nota nella pagina web in cui 
“risiede” il file dell’opera creativa. Teniamo 
presente che Creative Commons non pren­
de in deposito le opere e non tiene traccia 
degli utilizzi delle licenze; la corretta appli­
cazione delle sue licenze è quindi mera re­
sponsabilità dei licenzianti. Il sito ufficiale 
34   L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA
di Creative Commons (all’indirizzo https://
creativecommons.org/choose/) offre un’u-
tile procedura guidata che, attraverso una 
serie  di  domande,  accompagna  l’utente 
nella  scelta  della  licenza  più  opportuna  e 
genera automaticamente il codice html con 
il disclaimer e il link alla licenza. Non solo: il
codice  fornito  da  Creative  Commons  ha 
anche la funzione di metatag, cioè inserisce 
nel codice sorgente della pagina web delle 
informazioni aggiuntive sul tipo di licenza 
scelta  ma  anche  sull’autore  e  sul  tipo  di 
opera; queste informazioni, rispettando gli 
standard del cosiddetto “web semantico”, 
permettono ai motori di ricerca di reperire 
più facilmente ed efficacemente le opere. 
Fin  qui  abbiamo  parlato  dell’applicazione 
delle licenze CC a opere diffuse attraverso 
internet in formato digitale, essendo que­
sto  l’habitat  originario  di  licenze  come  le 
Creative Commons. Tuttavia, se invece l’o­
pera viene distribuita su supporto fisico, il 
disclaimer  può  essere  apposto  dove  nor­
malmente  si  trovano  i  dati  di  edizione  e 
produzione dell’opera; per esempio nel co­
lophon di un libro, nel booklet di un CD
musicale, nella cover di un DVD video – op­
pure nella didascalia di una fotografia. 
Corteo di 
 Krampus, Lienz, 
05.12.2017
(fotografo: Alessandro 
Campaner, CC BY SA)
Biscotti Zombie, 
Lagundo, 
21.12.2009
(fotografa: Notburga 
Siller, CC BY SA)
 
 
ALESSANDRO CAMPANER/MARLENE HUBER · L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA   35
Come trovare opere sotto licenza 
 Creative Commons 
Se il licenziante ha proceduto correttamen­
te, un qualsiasi motore di ricerca impostato 
per essere sensibile ai metatag (e i principa­
li hanno questa caratteristica) potrà trova­
re l’opera che stiamo cercando secondo le 
caratteristiche (anche di licenza) che desi­
deriamo. 
Per esempio, lo stesso Google in modalità
“Ricerca Avanzata” offre un’opzione di ricer­
ca basata sui diritti di utilizzo. In alternativa 
è possibile utilizzare un motore predispo­
sto specificamente da Creative Commons 
(https://ccsearch.creativecommons.org/)
oppure quello realizzato da Creative Com­
mons Corea (http://eng.letscc.net/). Ci sono
poi siti web che offrono servizi di hosting, 
pubblicazione e catalogazione di opere sot­
to licenze CC, quindi un’ulteriore alternativa 
è quella di cercare all’interno dei loro data­
base. 
Gli esempi più noti sono Jamendo per le
opere musicali, Flickr per le opere fotogra­
fiche, Wikimedia Commons più generica­
mente per immagini, filmati e testi, Vimeo 
per video, SlideShare per le presentazioni; 
anche lo stesso YouTube consente l’utilizzo 
di una sola delle sei licenze CC. Nel portale 
“Lichtbild – Argento vivo” (www.lichtbild­ar­
gentovivo.eu), le immagini scattate in alta 
risoluzione dai partner del progetto, sono 
gratuitamente a disposizione per il down­
load sotto licenza CC BY 4.0.
Workflow per l’utilizzatore di opere 
creative 
Sulla base dei principi sinteticamente illu­
strati fin qui, è possibile costruire un work-
flow basato su quesiti e risposte che gui­
dano  verso  un  comportamento  ottimale 
da parte di chi voglia riutilizzare un’opera
dell’ingegno creata da terzi. 
Una volta individuata l’opera da utilizzare, 
innanzitutto bisogna porsi le seguenti do­
mande.
Step 1) Si tratta di un’opera per cui la legge 
dispone  a  priori  che  non  vi  sia  un  diritto 
d’autore (“public domain by law”)? 
Sì: si usa senza problemi.
No: allora bisogna consultare un testo spe­
cializzato o un legale competente.
Step 2) Sono per caso scaduti tutti i diritti 
d’autore e connessi sull’opera? 
Sì: si usa senza problemi.
No: allora bisogna consultare un testo spe­
cializzato o un legale competente.
Step 3) Il tipo di utilizzazione che si deside­
ra fare ricade in uno dei casi di “fair use” o 
di “libera utilizzazione” previsti dalla legge 
(eccezioni al diritto d’autore)? 
Sì: si usa ma nei limiti imposti dalla legge 
per il singolo caso.
No: allora bisogna consultare un testo spe­
cializzato o un legale competente.
Step 4) L’opera proviene da una piattafor­
ma che definisce particolari condizioni d’u­
so per i contenuti creativi? 
Sì: verificare i termini d’uso e usare nei limi­
ti indicati.
No: allora bisogna consultare un testo spe­
cializzato o un legale competente.
Step 5) L’opera è rilasciata sotto una licenza 
pubblica  che  ne  consente  alcune  utilizza­
zioni (tipo Creative Commons)? 
Sì: si usa ma nei limiti descritti dalla licenza 
applicata.
No: contattare il titolare dei diritti e chiede­
re il permesso (scritto) di utilizzarla.
36   L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA

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Fotografia e diritti d'immagine nel diritto italiano (2018)

  • 2. Il progetto Interreg “Argento vivo. Fotografia patri­ monio culturale” è un progetto realizzato grazie alla  collaborazione di diversi partner: l’Associazione Archi­ vio Tirolese per la documentazione e l’arte fotografica  (TAP) di Lienz, la Città di Brunico, l’Ufficio Film e media e  la Ripartizione Musei della Provincia autonoma di Bolza­ no­Alto Adige. Il team del progetto “Argento vivo” è composto da: Martin  Kofler, Rosemarie Bachmann e Helene Ladstätter (TAP),  Sonja Hartner ed Elisa Mair (Città di Brunico), Marlene  Huber, Oscar La Rosa e Notburga Siller (Ufficio Film e  media), Gertrud Gasser e Verena Malfertheiner (Riparti­ zione Musei). Del  team  fanno  inoltre  parte  alcuni  collaboratori  che  rappresentano i partner associati: Alessandro Campaner  dell’Archivio  provinciale  di  Bolzano,  Roland  Sila  e  www.lichtbild­argentovivo.eu info@lichtbild­argentovivo.eu Editore: team Argento vivo Sostenuto dal Fondo europeo di sviluppo regionale  e da Interreg V-A Italia-Austria 2014-2020 Traduzione: il contributo di Aliprandi dall’italiano al  tedesco: Oscar La Rosa, Ufficio Film e media, Bolzano;  i contributi di Piock, Beck, Planötscher/Malfertheiner, Siller dal tedesco all’italiano: Roberta Cattoni, Predaia  Realizzazione, coordinamento: Cooperativa Ex Libris,  Bolzano Grafica copertina: Mugele’s Brand Identity, Bolzano Foto copertina: Andreas Oberhammer di  Monguelfo-Tesido, 1942 circa (fotografo: Josef  Oberstaller; Collezione Thomas Oberstaller – TAP) Questa pubblicazione è rilasciata sotto licenza   Creative Commons attribuzione, versione 4.0 International (CC BY 4.0). Escluse le foto alle pagine 12 (© Brigitte Niedermair) e 27 (per gentile concessione del titolare dei diritti). Tutte le condizioni di licenza sono disponibili al se­ guente indirizzo online: https://creativecommons.org/ licenses/by/4.0/it/legalcode Una rappresentazione schematica delle varie licenze  con le rispettive condizioni è disponibile al seguente  indirizzo online: https://creativecommons.org/  licenses/by/4.0/deed.it Lienz­Brunico­Bolzano 2018  Claudia  Sporer­Heis  dei  Musei  Regionali  Tirolesi  e   Bern hard  Mertelseder  del  Tiroler  Bildungsforum  di  Innsbruck. Anche l’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino è part ner associato. L’obiettivo del progetto è definito dalle seguenti parole  chiave:  competenze  nell’utilizzo,  accesso  libero,  stra­ tegie  innovative.  In  quest’ambito  verranno  definite  e  pubblicate delle linee guida specifiche per un corretto  utilizzo  delle  fotografie  storiche  nell’area  progettuale  del Tirolo e dell’Alto Adige. Le linee guida verranno ela­ borate nel corso di diversi workshop. I risultati saranno presentati  sulla  pagina  web,  tramite  un’applicazione  mobile  per  smartphone  e  sotto  forma  di  e­learning.  Inoltre, grazie a questo progetto, verranno messe a di­ sposizione per la prima volta fotografie storiche sotto  forma di open data.  1. Storia della fotografia in Tirolo e in Alto Adige 2. L’immagine: diritto e Creative Commons in fotografia 3. Archiviazione e catalogazione 4. Digitalizzazione ed elaborazione immagini 5. Archiviazione digitale a lungo termine 
  • 3. 10   L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA Simone Aliprandi Fotografia e diritti d’immagine nel  diritto italiano Per  dare  una  panoramica  completa  dei  principi giuridici rilevanti nel mondo della  fotografia bisogna innanzitutto tener conto  dei soggetti che entrano in gioco e quindi  dei diritti che l’ordinamento prevede a loro  favore. Abbiamo da un lato i diritti di coloro  che scattano le fotografie e dall’altro i dirit­ ti dei soggetti ritratti nelle fotografie (anche  detti  più  genericamente  “diritti  d’immagi­ ne”). 1.  I diritti di coloro che scattano le   fotografie La legge sul diritto d’autore italiano per la  tutela delle fotografie prevede una distin­ zione che non è presente in buona parte  degli altri ordinamenti; una distinzione raf­ finata e con una sua indiscutibile ratio ma  che  complica  non  poco  la  situazione  ag­ giungendo un livello di incertezza interpre­ tativa:  mi  riferisco  alla  tanto  discussa  di­ stinzione tra opera fotografica e semplice  fotografia. In sostanza, secondo il diritto d’autore ita­ liano la fotografia che denota carattere cre­ ativo deve essere considerata opera dell’in­ gegno a tutti gli effetti ed è quindi tutelata  da un pieno diritto d’autore (quindi con la  presenza dei cosiddetti diritti morali e con  una  durata  di  settant’anni  dalla  morte  dell’autore per quanto riguarda i diritti di  utilizzazione  economica);  mentre  la  foto­ grafia che non denota carattere creativo, e  che  quindi  ha  unicamente  un  intento  di  documentazione, è tutelata solo da un di­ ritto connesso, ben più limitato nella porta­ ta (la durata è di vent’anni dalla data dello  scatto e non vi sono diritti morali). opera fotografica (con carattere creativo) è tutelata da un pieno diritto  d’autore, quindi • coperta da diritti morali • durata: 70 anni dalla morte è tutelata da un mero diritto  connesso, quindi • non coperta da diritti morali • durata: 20 anni dallo scatto semplice fotografia  (senza carattere creativo)
  • 4. SIMONE ALIPRANDI · FOTOGRAFIA E DIRITTI D’IMMAGINE NEL DIRITTO ITALIANO   11 1.1.  Le norme italiane sulle semplici  fotografie Per comprendere meglio questa distinzio­ ne dobbiamo richiamare il dettato dell’arti­ colo 87, primo comma, legge 633/1941 che definisce  appunto  che  cosa  debba  inten­ dersi per “semplici fotografie”: “Sono considerate fotografie ai fini dell’ap­ plicazione delle disposizioni di questo capo  le  immagini  di  persone  o  di  aspetti,  ele­ menti o fatti della vita naturale e sociale,  ottenute  col  processo  fotografico  o  con  processo analogo, comprese le riproduzio­ ni di opere dell’arte figurativa e i fotogram­ mi delle pellicole cinematografiche”. Il  secondo  comma  dell’articolo  ci  ricorda  invece che non sono comprese in questa  definizione (e quindi non sono soggette ad  alcuna particolare protezione) le fotografie  di scritti, documenti, carte di affari, oggetti  materiali,  disegni  tecnici  e  prodotti  simili;  ne consegue che anche chi effettua sempli­ ci digitalizzazioni di scritti e documenti, poi­ ché non apporta alcun plusvalore creativo  né  di  documentazione,  non  può  vantare  alcun  particolare  diritto  secondo  la  legge  italiana (al contrario di quanto invece molti  cercano di sostenere). Negli  articoli  appena  successivi  al  citato  articolo 87 troviamo poi altre “eccezioni” e regole particolari per le fotografie non crea­ tive, dalle quali si deduce la minore portata  della  tutela  rispetto  a  quella  più  ampia  e  solida prevista per le fotografie creative. Ad  esempio nell’articolo 88 si precisa che, nel caso  in  cui  le  fotografie  siano  realizzate  nell’ambito di un contratto di lavoro subor­ dinato o anche di committenza, entro i limi­ ti dell’oggetto e delle finalità del contratto,  il diritto esclusivo tendenzialmente compe­ terà al datore di lavoro o al committente.  Mentre l’articolo 91 stabilisce che non è considerata abusiva la riproduzione di foto­ grafie che non riportino il nome del foto­ grafo e l’anno della realizzazione. 1.2.  Come distinguere tra foto creative  e foto non creative? Ma come distinguere se vi sia o meno ca­ rattere creativo? Chi può dire l’ultima paro­ la a riguardo? La risposta a questi interro­ gativi può essere facilmente comprensibile  per  chi  ha  una  formazione  giuridica  ma  può  disorientare  chi  invece  proviene  da  background diversi. Atteso che il diritto non è una scienza perfetta, diciamo subito  che non è possibile stabilire a priori e con  assoluta certezza se una fotografia sia crea­ tiva o se non lo sia. E l’ultima parola, se così si può dire, verrà  detta solo dal giudice qualora emergesse  una diatriba giudiziale sulla portata dei di­ ritti di tutela sulla singola immagine. In quel  caso quindi il giudice e le parti incariche­ ranno  dei  periti  (esperti  di  fotografia,  di  storia dell’arte, di design) e si arriverà a una  decisione sul livello di creatività. Fino a quel momento possiamo solo proce­ dere per supposizioni, rifacendoci alle indi­ cazioni fornite nei decenni dalla giurispru­ denza  (cioè  dalle  decisioni  delle  corti  più  autorevoli)  e  dalla  dottrina  giuridica  (cioè  gli articoli e le opinioni degli studiosi della  materia).  La  questione  è  quindi  estrema­ mente complessa ed è difficilissimo sinte­ tizzarla in poche righe. Possiamo però pa­ rafrasare  il  sempre  utile  commentario  di  Ubertazzi (CEDAM, 2012) dove si legge che “la creatività viene individuata nell’origina­ lità  dell’inquadratura,  nell’impostazione  dell’immagine,  nella  capacità   di  evocare  suggestioni  che  trascendono  il  comune  aspetto della realtà raffigurata, in generale  nell’impronta personale dell’autore”. Dun­ que non è per nulla una questione di peri­ zia tecnica, di esperienza o di bravura del 
  • 5. 12   L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA fotografo, come si potrebbe ingenuamente  pensare. “Anche le fotografie non creative  possono infatti rivelare elevata professio­ nalità nell’inquadratura e nella capacità di  cogliere in maniera efficace il soggetto fo­ tografato, senza tuttavia assurgere ad ori­ ginale interpretazione personale dell’auto­ re.” Vi sono comunque alcuni casi abbastanza  chiari, in cui non vi è dubbio che le fotogra­ fie  siano  prive  di  carattere  creativo.  Un  classico esempio è quello delle foto scatta­ te con qualche sistema automatizzato: pen­ siamo  alle  foto  aeree  scattate  per  docu­ mentare  talune  aree  geografiche  e  per  realizzare delle mappe; in quel caso meno  le foto sono creative meglio è, poiché il loro  scopo è quello di riprodurre asetticamente  la realtà. Un altro caso abbastanza classico  e su cui non vi possono essere molti dubbi  sulla carenza di creatività è rappresentato  dalle foto realizzate per documentare degli  scavi archeologici o l’evoluzione di un can­ tiere  oppure  la  dinamica  di  un  incidente  stradale. 2. I diritti dei soggetti ritratti nelle   fotografie Il diritto alla tutela della propria immagine  è  sia  un  diritto  della  persona  tutelato  dall’articolo 10 del Codice Civile (si veda il testo  dell’articolo)  sia  un  diritto  connesso  tutelato dalla legge 633/1941 agli articoli 96, 97 e 98 (che più propriamente parlano di “diritto al ritratto”). La legge condiziona lo sfruttamento dell’im­ magine di una persona fotografata o ritrat­ ta in altro modo al suo consenso, salvo al­ cuni casi specifici elencati nell’articolo 97: Un’opera foto­ grafica dell’arti­ sta Brigitte   Niedermair:  The Last Supper, Parigi,  2004/2005 (fotografa: Brigitte  Nieder mair; Campagna  pubblicitaria M+F   Girbaud) (© Brigitte Niedermair,  per gentile concessione  della titolare dei diritti)
  • 6. SIMONE ALIPRANDI · FOTOGRAFIA E DIRITTI D’IMMAGINE NEL DIRITTO ITALIANO   13 “Non  occorre  il  consenso  della  persona   ritratta  quando  la  riproduzione  dell’im­ magine  è  giustificata  dalla  notorietà  o  dall’ufficio  pubblico  coperto,  da  necessità  di giustizia o di polizia, da scopi scientifici,  didattici o culturali, o quando la riproduzio­ ne è collegata a fatti, avvenimenti, cerimo­ nie di interesse pubblico o svoltisi in pub­ blico”. E comunque, anche in questi casi, l’immagi­ ne non può essere diffusa quando la sua  diffusione  rechi  pregiudizio  all’onore,  alla  reputazione  o  al  decoro  della  persona  ri­ tratta. In tutti gli altri casi invece il consenso alla  diffusione  è  necessario  e  può  diventare  anche  fonte  di  contrattazione  e  quindi  di  remunerazione  a  favore  dei  soggetti  che  prestano  la  loro  immagine:  pensiamo  a  specifiche  categorie  professionali  che  si  sorreggono economicamente proprio gra­ zie alla cessione dei diritti di utilizzo sulla  propria immagine come le fotomodelle e i  testimonial pubblicitari. Il diritto alla tutela della propria immagine  in  alcuni  casi  incrocia,  sovrapponendosi  idealmente a esso, il diritto alla riservatez­ za (più comunemente detto “diritto alla pri­ vacy”).  In  alcuni  casi  infatti  un’immagine  può essere considerata anche “dato perso­ nale” (in tal senso si leggano le sentenze di  Cassazione n. 14346 del 9 agosto 2012 e n. 17449 del 2 settembre 2015) e dunque ri- chiedere le cautele previste in caso di trat­ tamento di dati personali. Inoltre, quando il soggetto ritratto è un mi­ nore, è consigliabile tenere in considerazio­ ne alcuni ulteriori accorgimenti in materia  di tutela del minore. In tal senso, diventano  rilevanti anche i principi di carattere deon­ tologico  della  professione  giornalistica  e  nello specifico quelli sanciti dalla cosiddet­ ta Carta di Treviso del 1990. Quest’articolo viene pubblicato sotto licenza  Creative Commons BY SA 4.0. L’autore Dottore di ricerca Simone Aliprandi,  nato nel 1979 a Lodi (Italia); dottore di ricerca in Società dell’informazione e  avvocato dedito ad attività di consu­ lenza, formazione e ricerca nell’ambito  del diritto d’autore e più in generale  del diritto dell’ICT. Partecipa costante­ mente a convegni e conferenze divul­ gative, tiene corsi di formazione e ha  pubblicato alcuni libri, articoli e conte­ nuti multimediali, rilasciando tutte le  opere con licenze open. Collabora con  il team di legali specializzati Array (www.array.eu) e tiene un blog su   aliprandi.blogspot.com.
  • 7. I seguenti paragrafi sono una rielaborazione  da “Il diritto d’autore e le licenze open nell’at­ tività didattica” di Simone Aliprandi, capitolo  5 del libro “DidatticaDuePuntoZero. Scenari di  didattica digitale condivisa” (Ledizioni, 2017).  L’opera  originaria  è  disponibile  all’indirizzo  https://aliprandi.org/books/didatticaduepun­ tozero/ ed è rilasciata sotto licenza Creative  Commons Attribution 4.0 (CC BY 4.0). Le licenze open (Creative Commons e  simili) Oltre ai casi di libera utilizzazione previsti  dalla legge sul diritto d’autore, può succe­ dere che sia lo stesso titolare dei diritti a  preferire che la sua opera circoli libera da  alcuni dei principali vincoli del copyright. In  tal caso egli può ricorrere all’applicazione  di apposite licenze d’uso ispirate al modello  che  comunemente  viene  chiamato  open  content o copyleft, di cui le licenze Creative  Commons rappresentano l’estrinsecazione  più nota. Cerchiamo quindi di comprender­ ne  i  principi  di  fondo  e  il  funzionamento  concreto.  Radici storiche del fenomeno  L’idea di utilizzare lo strumento della licen­ za  d’uso  per  “liberare”  un’opera  creativa  dalle maglie del copyright nasce negli anni  ottanta in ambito informatico e più precisa­ mente in seno al progetto GNU, inaugurato  da  Richard  Stallman  (ricercatore  presso  il  MIT  di  Boston).  In  quegli  anni  il  governo  americano  aveva  approvato  la  legge  che  sottoponeva  anche  il  software  alla  tutela  del  copyright,  aprendo  la  strada  all’indu­ stria  del  software  proprietario  e  a  codice  sorgente chiuso. Il gruppo di hacker guida- to  da  Stallman  voleva  invece  trovare  il  modo di contrastare questa deriva, facen­ do sì che comunque vi fosse del software  liberamente  distribuibile,  modificabile  e  corredato del codice sorgente (da cui “open  source”). Da lì l’idea di redigere il testo della  GNU  General  Public  License  (anche  nota  con l’acronimo GPL), capostipite delle licen­ ze  open,  nonché  a  tutt’oggi  la  licenza  di  software libero più utilizzata. Fu però solo  con il nuovo millennio e con l’esplosione di  internet  come  fenomeno  di  massa  che  qualcuno  pensò  di  predisporre  un  set  di  licen ze che potessero funzionare per tutti  i  tipi di opere creative (a esclusione del software)  e  che  risultassero  particolar­ mente intuitive e di facile utilizzo anche per  i non esperti. Nacque così nel 2002 la pri- ma  versione  delle  licenze  Creative  Com­ mons, oggi arrivate alla quarta versione e  diventate in assoluto le licenze open con­ tent  più  utilizzate  dal  popolo  dei  creativi  digitali. Nonostante le licenze per contenuti  liberi  siano  numerose,  le  licenze  Creative  Commons  si  stanno  imponendo  come  il  modello  più  conosciuto  e  diffuso,  tant’è  che  molti  progetti  dediti  alla  promozione  della cultura aperta sfruttano proprio que­ ste licenze. Il concetto di licenza e i meccanismi  del licensing­ Genericamente, in ambito giuridico, con il  termine licenza si indica un atto autorizza­ tivo, la concessione di un permesso; ricor­ diamo infatti l’etimologia latina di licenza,  da licēre che appunto significa “permette­ re”, “autorizzare”. Nel diritto della proprietà  intellettuale, una licenza è quindi l’atto con  (Immagine tratta dal   libro “Creative   Commons: manuale  operativo”, Simone   Aliprandi,  www.aliprandi.org/ manuale­cc) 50 sfumature di… open Copyright Creative Commons Pubblico dominio tutti i diritti riservati alcuni diritti riservati nessun diritto riservato ALESSANDRO CAMPANER/MARLENE HUBER · L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA   29
  • 8. cui il titolare dei diritti esclusivi su un’opera  (licenziante) concede il permesso di utilizza­ re l’opera stessa a un altro soggetto (licen­ ziatario),  stabilendo  contestualmente  una  serie  di  limiti  e  condizioni.  Il  mancato  ri­ spetto di questi termini d’uso comporta la  violazione  del  rapporto  giuridico  e  quindi  l’automatico venir meno dell’autorizzazione  stessa.  Nel modello open licensing, solo il licenzian­ te è un soggetto definito, mentre il licenzia­ tario è indefinito: cerchiamo ora di capire  meglio in che senso. Il licenziante è normal­ mente colui che detiene i diritti sull’opera e  solitamente è l’autore stesso oppure altro  titolare dei diritti (come la casa editrice, l’e­ tichetta discografica…). Egli, quando diffon­ de la sua opera, vi allega il testo della licen­ za  d’uso  e  segnala  in  modo  chiaro  che  chiunque  voglia  utilizzare  l’opera  dovrà  semplicemente attenersi a quanto indicato  nella licenza (oltre ovviamente a rispettare  quanto più generalmente previsto dai prin­ cipi del diritto d’autore). Questo “chiunque”,  facendosi implicitamente parte del rappor­ to contrattuale proprio per effetto dell’uti­ lizzo dell’opera, diventa così il licenziatario;  si spiega ora perché poco sopra abbiamo  parlato  di  un  licenziatario  indefinito.  In  estrema sintesi possiamo quindi dire che la  licenza rappresenta un permesso condizio­ nato  (e  concesso  a  priori)  per  l’utilizzo  dell’opera.  Le sei (+ una) licenze Creative   Commons  Come anticipato, le licenze Creative Com­ mons  sono  pensate  per  poter  funzionare  con tutti i tipi di opere creative e in modo  da poter essere tradotte e adattate ai vari  ordinamenti giuridici; inoltre la loro struttu­ ra si articola in clausole modulari che per­ mettono  all’autore  di  decidere  quali  usi  consentire per la sua opera, a quali condi­ zioni  e  in  quali  contesti:  in  poche  parole,  consentono all’autore di graduare la libertà  di utilizzo dell’opera, chiarendone le condi­ zioni. Attualmente le licenze Creative Com­ mons  sono  sei  e  prendono  il  nome  dalle  clausole in esse contenute.  Le  licenze  Creative  Commons  (come  per  altro  gran  parte  delle  licenze  sul  modello  open) si strutturano idealmente in due par­ ti: una prima parte in cui si indicano quali  sono le libertà che l’autore vuole concedere  sulla sua opera; e una seconda parte che  chiarisce le condizioni che l’autore impone  per utilizzare l’opera.  Riguardo alla prima parte (libertà), tutte le  licenze consentono la copia e distribuzione  dell’opera, precisando:  è consentito condividere – riprodurre, di­ stribuire, comunicare al pubblico, esporre  in pubblico, rappresentare, eseguire e reci­ tare questo materiale con qualsiasi mezzo  e formato. Solo  alcune  invece  consentono  anche  di  fare  modifiche  e  rielaborazioni  dell’opera  (cioè di realizzare “opere derivate”), preci­ sando:  è consentito modificare – remixare, tra­ sformare il materiale e basarsi su di esso  per le successive opere per qualsiasi fine.  Riguardo alla seconda parte (le condizioni  imposte),  bisogna  notare  che  le  licenze  Crea tive Commons si articolano in quattro  clausole base, che l’autore può scegliere e  combinare a seconda delle sue esigenze.  Immagine tratta dal  libro “Diritto e Creative  Commons in fotografia”,  Simone Aliprandi,  24 gennaio 2018, https://de.slideshare. net/simonealiprandi/ diritto­e­creative­ commons­in­fotografia­  bolzano-gen-2017 Copyright libero utilizzo stabilito dal titolare dei diritti stabilito dalla legge vedi artt. 65 e seguenti scadenza termini pubblico dominio Copyright = Closed by default regola eccezione 30   L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA
  • 9. A  ognuna  di  esse  è  associato  un  simbolo  grafico allo scopo di renderne più facile il  riconoscimento. Vediamole nel dettaglio. Attribuzione.  Si  deve  riconoscere  una  menzione di paternità adeguata, fornire un  link alla licenza e indicare se sono state ef- fettuate delle modifiche. È consentito fare  ciò in qualsiasi maniera ragionevole possi­ bile ma non con modalità tali da suggerire  che il licenziante avalli l’utilizzatore o il suo  utilizzo  del  materiale.  Questa  clausola  è  presente di default in tutte le licenze. Essa  indica che, ogni volta che utilizziamo l’ope­ ra, dobbiamo segnalare in modo chiaro chi  sia l’autore così da evitarne usi distorti.  Non Commerciale. Non si può utilizzare il  materiale per scopi commerciali. Significa  che, se distribuiamo copie dell’opera, non  possiamo farlo in una maniera tale che sia  prevalentemente intesa o diretta al perse­ guimento di un vantaggio commerciale o di  un compenso monetario privato. Per farne  tali usi, è necessario chiedere uno specifico  permesso all’autore.  Non Opere Derivate. Se si remixa, trasfor­ ma il materiale o ci si basa su di esso, non  si può distribuire il materiale così modifica­ to. Quindi se vogliamo diffondere modifi­ che o rielaborazioni dell’opera, dobbiamo  chiedere uno specifico permesso all’autore  originario.  Stessa Licenza (Share Alike). Se si remixa,  trasforma  il  materiale  o  ci  si  basa  su  di  esso, si devono distribuire i contributi con  la  stessa  licenza  del  materiale  originario.  Questa  clausola  garantisce  che  le  libertà  concesse dall’autore sull’opera originaria si  mantengano anche sulle opere derivate da  essa  (e  su  quelle  derivate  dalle  derivate,  con un effetto a cascata).  Pubblicato sotto  licenza Creative  Commons:  “In the hall of the mountain  king”, Lagundo, 11.04.2009 (fotografa: Notburga  Siller, CC BY 4.0) Elisa Mair,   Bolzano,  09.08.2017 (fotografo: Konrad Falt­ ner; Ufficio Film e me­ dia, CC BY 4.0) ALESSANDRO CAMPANER/MARLENE HUBER · L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA   31
  • 10. Riassunto schematico delle clausole Simbolo Sigla Condizione Descrizione   BY Attribuzione Attribution Permette ad altri di copiare, distribuire, mostrare ed  eseguire copie dell’opera e dei lavori derivati da  questa a patto che venga indicato l’autore dell’opera,  con le modalità da questi specificate. Ad esempio, potrebbe essere richiesto a chi cita  un’opera di indicare oltre all’autore anche il link al sito web dell’opera o dell’autore.   NC  Non commerciale Non­Commercial Permette ad altri di copiare, distribuire, mostrare ed  eseguire copie dell’opera e lavori derivati da essa o  sue rielaborazioni, solo per scopi non commerciali. ND Non opere   derivate No Derivative   Works Permette ad altri di copiare, distribuire, mostrare  ed eseguire soltanto copie identiche (verbatim)   dell’opera; non sono ammesse opere derivate o  sue rielaborazioni. SA Condividi allo  stesso modo Share­Alike Permette ad altri di distribuire lavori derivati dall’o­ pera solo con una licenza identica (non maggiormen­ te restrittiva) o compatibile con quella concessa con  l’opera originale (vedi anche copyleft). La combinazione delle quattro clausole genera le sei licenze Creative Commons in uso, più  la CC0 (o pubblico dominio) che consente di utilizzare le opere liberamente: Simboli Sigla Descrizione CC BY  Permette di distribuire, modificare, creare opere derivate  dall’originale, anche a scopi commerciali, a condizione che  venga riconosciuta una menzione di paternità adeguata, for­ nito un link alla licenza e indicato se siano state effettuate delle modifiche.   CC BY SA Permette di distribuire, modificare, creare opere derivate  dall’originale, anche a scopi commerciali, a condizione che  venga riconosciuta una menzione di paternità adeguata, for­ nito un link alla licenza e indicato se siano state effettuate delle modifiche; e che alla nuova opera venga attribuita la  stessa licenza dell’originale (quindi a ogni opera derivata verrà  consentito l’uso commerciale). Questa licenza, per certi versi, può essere ricondotta alle licen­ ze “copyleft” del software libero e open source. 32   L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA
  • 11. Simboli Sigla Descrizione   CC BY ND Permette di distribuire l’opera originale senza alcuna modifica,  anche a scopi commerciali, a condizione che venga riconosciu­ ta una menzione di paternità adeguata e venga fornito un link alla licenza. Quindi non consente la distribuzione di opere modificate,  remixate o basate sull’opera licenziata con questa licenza.   CC BY NC Permette di distribuire, modificare, creare opere derivate  dall’originale, ma non a scopi commerciali, a condizione che  venga riconosciuta una menzione di paternità adeguata, forni­ to un link alla licenza e indicato se sono state effettuate delle modifiche. Chi modifica l’opera originale non è tenuto a utilizzare le stes­ se licenze per le opere derivate.     CC BY NC  SA Permette di distribuire, modificare, creare opere derivate  dall’originale, ma non a scopi commerciali, a condizione che  venga riconosciuta una menzione di paternità adeguata, forni­ to un link alla licenza e indicato se sono state effettuate delle modifiche; e che alla nuova opera venga attribuita la stessa  licenza dell’originale (quindi a ogni opera derivata non verrà  consentito l’uso commerciale)      CC BY NC  ND Questa licenza è la più restrittiva: consente soltanto di scarica­ re e condividere i lavori originali a condizione che non vengano  modificati né utilizzati a scopi commerciali, sempre attribuen­ do la paternità dell’opera all’autore. I diritti di condividere e/o modificare l’opera non sono revocabili dal licenziante finché ven- gano rispettati i termini della licenza. ALESSANDRO CAMPANER/MARLENE HUBER · L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA   33
  • 12. Lo strumento CC Zero ZERO CC Zero (CC0) è uno strumento che per­ mette ai titolari dei diritti di rinunciare all’e­ sercizio dei loro diritti sull’opera (o quanto­ meno a tutti i diritti che sono rinunciabili).  Questo strumento tecnicamente non è una  licenza  ma  è  più  una  sorta  di  liberatoria  totale  e  irrevocabile;  e  ha  l’effetto  di  rila­ sciare l’opera nel pubblico dominio anche  prima della scadenza naturale dei diritti. Si noti comunque che in alcune legislazioni  risulta complesso se non impossibile rinun­ ciare ai propri diritti morali in quanto ap­ punto  sono  per  definizione  inalienabili  e  irrinunciabili. Altra peculiarità delle licenze Creative Com­ mons è quella di essere espresse in tre di­ verse  forme.  La  licenza  vera  e  propria  è  detta  Legal  Code:  è  un  testo  abbastanza  lungo, denso di concetti giuridici e tenden­ zialmente  comprensibile  per  coloro  che  hanno una formazione di tipo giuridico. È  questa la licenza che verrà esaminata dal  giudice qualora emergesse una controver­ sia legale sull’uso dell’opera licenziata. Tut­ tavia, Creative Commons ha pensato anche  di riassumere i concetti essenziali delle li­ cenze  in  versioni  sintetiche  (i  cosiddetti  Commons Deed) facili da capire anche per i  semplici utenti e contraddistinte da efficaci  icone che richiamano graficamente il senso  delle clausole presenti. Inoltre, ogni licenza  è  contraddistinta  da  alcune  righe  di  lin­ guaggio  informatico  (il  cosiddetto  Digital  Code) che fungono da metadati, ovvero da  informazioni digitali da incorporare nei file  delle opere, grazie alle quali i motori di ri­ cerca sono in grado di individuare e ricono­ scere correttamente le opere che li conten­ gono.  Oltre  alle  succitate  sei  licenze,  Creative  Commons mette a disposizione un apposi­ to tool utilizzabile per rilasciare opere crea­ tive in un regime di pubblico dominio artifi­ ciale.  Sappiamo  infatti  che  normalmente  un’opera  dell’ingegno  diventa  di  pubblico  dominio quando sono scaduti i settant’anni  dalla morte dell’autore o quando la legge  prevede che il diritto d’autore non sia appli­ cabile. Con lo strumento chiamato CC0 (CC Zero) l’autore di un’opera può decidere di  rilasciarla fin da subito in una condizione di  pubblico  dominio;  ciò  avviene  allegando  all’opera il testo o il link (al pari di quanto avviene per le licenze) di un atto di rinuncia  (waiver) con cui il detentore dei diritti d’au­ tore si impegna pubblicamente e irrevoca­ bilmente a non esercitarli.  Come applicare una licenza Creative  Commons alla propria opera Abbiamo già spiegato che il principio di fon­ do è semplicemente quello di “allegare” la  licenza all’opera, in modo che l’utilizzatore  possa essere messo in condizione di cono­ scere  le  libertà  concesse  dal  licenziante  nonché le relative condizioni d’uso. La pras­ si più diffusa e consigliabile è quella di ag­ giungere un chiaro disclaimer con il nome  esteso della licenza e l’indirizzo web in cui è  disponibile  il  testo  integrale  della  licenza.  Nel caso di opere in formato digitale e dif­ fuse tramite internet il tutto risulta partico­ larmente facile, dato che è sufficiente ag­ giungere una nota nella pagina web in cui  “risiede” il file dell’opera creativa. Teniamo  presente che Creative Commons non pren­ de in deposito le opere e non tiene traccia  degli utilizzi delle licenze; la corretta appli­ cazione delle sue licenze è quindi mera re­ sponsabilità dei licenzianti. Il sito ufficiale  34   L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA
  • 13. di Creative Commons (all’indirizzo https:// creativecommons.org/choose/) offre un’u- tile procedura guidata che, attraverso una  serie  di  domande,  accompagna  l’utente  nella  scelta  della  licenza  più  opportuna  e  genera automaticamente il codice html con  il disclaimer e il link alla licenza. Non solo: il codice  fornito  da  Creative  Commons  ha  anche la funzione di metatag, cioè inserisce  nel codice sorgente della pagina web delle  informazioni aggiuntive sul tipo di licenza  scelta  ma  anche  sull’autore  e  sul  tipo  di  opera; queste informazioni, rispettando gli  standard del cosiddetto “web semantico”,  permettono ai motori di ricerca di reperire  più facilmente ed efficacemente le opere.  Fin  qui  abbiamo  parlato  dell’applicazione  delle licenze CC a opere diffuse attraverso  internet in formato digitale, essendo que­ sto  l’habitat  originario  di  licenze  come  le  Creative Commons. Tuttavia, se invece l’o­ pera viene distribuita su supporto fisico, il  disclaimer  può  essere  apposto  dove  nor­ malmente  si  trovano  i  dati  di  edizione  e  produzione dell’opera; per esempio nel co­ lophon di un libro, nel booklet di un CD musicale, nella cover di un DVD video – op­ pure nella didascalia di una fotografia.  Corteo di   Krampus, Lienz,  05.12.2017 (fotografo: Alessandro  Campaner, CC BY SA) Biscotti Zombie,  Lagundo,  21.12.2009 (fotografa: Notburga  Siller, CC BY SA)     ALESSANDRO CAMPANER/MARLENE HUBER · L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA   35
  • 14. Come trovare opere sotto licenza   Creative Commons  Se il licenziante ha proceduto correttamen­ te, un qualsiasi motore di ricerca impostato  per essere sensibile ai metatag (e i principa­ li hanno questa caratteristica) potrà trova­ re l’opera che stiamo cercando secondo le  caratteristiche (anche di licenza) che desi­ deriamo.  Per esempio, lo stesso Google in modalità “Ricerca Avanzata” offre un’opzione di ricer­ ca basata sui diritti di utilizzo. In alternativa  è possibile utilizzare un motore predispo­ sto specificamente da Creative Commons  (https://ccsearch.creativecommons.org/) oppure quello realizzato da Creative Com­ mons Corea (http://eng.letscc.net/). Ci sono poi siti web che offrono servizi di hosting,  pubblicazione e catalogazione di opere sot­ to licenze CC, quindi un’ulteriore alternativa  è quella di cercare all’interno dei loro data­ base.  Gli esempi più noti sono Jamendo per le opere musicali, Flickr per le opere fotogra­ fiche, Wikimedia Commons più generica­ mente per immagini, filmati e testi, Vimeo  per video, SlideShare per le presentazioni;  anche lo stesso YouTube consente l’utilizzo  di una sola delle sei licenze CC. Nel portale  “Lichtbild – Argento vivo” (www.lichtbild­ar­ gentovivo.eu), le immagini scattate in alta  risoluzione dai partner del progetto, sono  gratuitamente a disposizione per il down­ load sotto licenza CC BY 4.0. Workflow per l’utilizzatore di opere  creative  Sulla base dei principi sinteticamente illu­ strati fin qui, è possibile costruire un work- flow basato su quesiti e risposte che gui­ dano  verso  un  comportamento  ottimale  da parte di chi voglia riutilizzare un’opera dell’ingegno creata da terzi.  Una volta individuata l’opera da utilizzare,  innanzitutto bisogna porsi le seguenti do­ mande. Step 1) Si tratta di un’opera per cui la legge  dispone  a  priori  che  non  vi  sia  un  diritto  d’autore (“public domain by law”)?  Sì: si usa senza problemi. No: allora bisogna consultare un testo spe­ cializzato o un legale competente. Step 2) Sono per caso scaduti tutti i diritti  d’autore e connessi sull’opera?  Sì: si usa senza problemi. No: allora bisogna consultare un testo spe­ cializzato o un legale competente. Step 3) Il tipo di utilizzazione che si deside­ ra fare ricade in uno dei casi di “fair use” o  di “libera utilizzazione” previsti dalla legge  (eccezioni al diritto d’autore)?  Sì: si usa ma nei limiti imposti dalla legge  per il singolo caso. No: allora bisogna consultare un testo spe­ cializzato o un legale competente. Step 4) L’opera proviene da una piattafor­ ma che definisce particolari condizioni d’u­ so per i contenuti creativi?  Sì: verificare i termini d’uso e usare nei limi­ ti indicati. No: allora bisogna consultare un testo spe­ cializzato o un legale competente. Step 5) L’opera è rilasciata sotto una licenza  pubblica  che  ne  consente  alcune  utilizza­ zioni (tipo Creative Commons)?  Sì: si usa ma nei limiti descritti dalla licenza  applicata. No: contattare il titolare dei diritti e chiede­ re il permesso (scritto) di utilizzarla. 36   L’IMMAGINE: DIRITTO E CREATIVE COMMONS IN FOTOGRAFIA